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Tratto dalla Rivista quadrimestrale di studi vittoriesi - IL FLAMINIO n°12 - 1999 - Edita dalla Comunità Montana delle
Prealpi Trevigiane
Ivo LORENZON
ŠTÉPÀN ZAVREL
IVO LORENZON. Amico personale di Štèpàn Zavrel è tra gli ideatori e gli
organizzatori della Mostra di Illustrazione per l'Infanzia
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pennello ed i colori che stava usando per delle illustrazioni e mi dipinse sul viso
un paio di baffetti tipo "ufficiale austriaco" disse lui. Ed entrambi fummo molto
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disegnò una tigre in modo così realistico che poi lui stesso ne ebbe paura.
Ma il carattere forte ed indipendente che lo contraddistinse durante tutta la sua
vita era già evidente nel fanciullo che cresceva. Eravamo un pochino più grandi -
continua la sorella nel suo racconto - ed io avevo i capelli ricci e biondi. Stepàn
decise che avremmo giocato alle pecorelle e che lui sarebbe stato il pastore.
Prese un paio di forbici e tosò tutti i miei riccioli nel modo in cui si tosano le
pecore. La mamma ne fu terrorizzata...
Quando nella nostra famiglia arrivò la sorellina più piccola, Ludmilla, le
volevamo tutti un gran bene. Stepàn la stava portando a fare una passeggiata in
carrozzina a Vysehrad. Alcune vecchine curiose si misero a sbirciare nella
carrozzina e ad attaccare discorso: "Questa bambina é piena di vita! " dissero e
Stepàn: "Mi pare chiaro, signore, un cadavere non me lo porterei a spasso in
carrozzina...".
A Stepàn piaceva trovare le soluzioni ai problemi che si presentavano nella vita
di tutti i giorni ed una volta che la nostra sorellina più piccola piangeva e non
c'era verso di calmarla, la ficcò con tutta la copertina nel forno elettrico spento.
Un attimo dopo la bambina ammutolì e subito Stepàn si terrorizzò all'idea che
fosse rimasta soffocata nel forno. La tirò fuori immediatamente. Non era rimasta
soffocata, si era solo addormentata!
La giovinezza di Stepàn si svolge a Praga, con la scuola, il liceo e le vacanze
estive con gli scouts, un periodo felice e pieno d'avventure, com'ebbe a dirmi
una volta.
La situazione politica della Cecoslovacchia però era cambiata e la spensieratezza
della giovinezza doveva lasciare spazio alla severità del nuovo regime che si era
fatto strada tra le pieghe della giovane democrazia nata nel 1918.
Nel 1948 K.Gottwald forma un governo prevalentemente comunista e costringe
il presidente Benes alle dimissioni. Jan Masaryk, ministro degli Esteri, muore
misteriosamente ed il passo verso la collettivizzazione delle campagne e la totale
eliminazione del settore privato é definitivamente compiuto. Si instaura un
regime oppressivo e rigidamente stalinista.
Per Stepàn, dopo la licenza liceale, la facoltà d'Arti Cinematografiche e poi il
servizio militare. Lo presta in una caserma vicino Praga ma il suo rapporto con
questo mondo é alquanto conflittuale.
Il suo aspetto é trasandato e l'atteggiamento insofferente. Disattende anche le
regole più banali, quali il lavarsi ed il cambiarsi, ma lo fa per provocazione e con
ironia, e quando gli ufficiali lo mettono al centro della piazza d'armi e gli fanno
marciare attorno il resto della compagnia additandolo quale esempio di soldato
da non seguire assolutamente, egli ride e si diverte. Gli ufficiali dell'esercito
della caduta democrazia sono stati tutti privati del comando ed al loro posto sono
nominati ufficiali dei fanatici "bolscevichi" che si infuriano per le trovate del
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persona alla quale, anni dopo, confiderà l'intenzione di fuggire dalla sua patria.
Dopo il servizio di leva e fino al 1959 Stepàn lavorerà presso lo studio del film
d'animazione "Bratri v triku" (-Fratelli in maglietta-), diretto dal famoso maestro
Jiri Trnka, dal quale apprenderà il senso poetico delle immagini ed il metodo per
realizzarle.
Il lavoro é interessante e stimolante ma il regime é soffocante, insopportabile e
nell'estate del 1959 la decisione é presa.
Un viaggio di quindici giorni in Albania, a Tirana, é l'occasione cercata.
Nessuno della sua famiglia deve sapere per non metterli in pericolo, é chiaro che
il non conoscere é la loro migliore garanzia di sicurezza.
Le due settimane che seguirono l'atterraggio dell'aereo in territorio albanese,
vedono Stepàn e l'amico Milan K. compiere vari tentativi di fuga ma nessuno
che offra sufficienti garanzie di sicurezza e riuscita.
Arriva il giorno della partenza, sono all'aeroporto, ancora sperano che si presenti
loro l'opportunità agognata, ma non succede nulla. Salgono sull' aereo sconfitti.
Hanno fallito ed ora tornano nel paese dal quale avrebbero voluto fuggire.
L'aereo, per un qualche motivo, forse un guasto od un rifornimento, écostretto a
fare uno scalo non previsto a Belgrado ed i passeggeri sono fatti scendere e
condotti in una sala d'aspetto dell'aeroporto dove attenderanno l'ora della
partenza.
Stepàn capisce che deve tentare ancora, cerca gli occhi del compagno ma questi
é scoraggiato, forse ha paura, insomma non ci sta.
Che fare?
Tra i passeggeri forse c 'é una spia o un collaboratore, degli accompagnatori
incaricati di sorvegliarli. Ma non c'é più tempo, é il momento di rischiare.
Chiede di andare al bagno e così inizia la sua fuga. Da una porta secondaria
raggiunge l'esterno e senza correre cerca di raggiungere la recinzione
dell'aeroporto. E' visto ed inseguito dalla polizia jugoslava ma riesce a
dileguarsi.
Per gli altri giunge l'ora della partenza ma all'appello manca Zavrel Stepàn. Gli
accompagnatori non credono ai loro orecchi, richiamano Zavrel, urlano,
interrogano i compagni di viaggio, passano prima i minuti, poi alcune ore,
cercano ancora Zavrel ovunque, non riescono a credere che uno di loro abbia
potuto tradire. Chiamano ancora una volta Zavrel, ma Stepàn Zavrel non
risponde, non risponderà più a loro, ha fatto la sua scelta di vita, ora, anche se
solo, corre verso la libertà.
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Ma non sarà subito libero, verrà ancora una volta catturato dalla polizia
iugoslava e condotto in un campo di prigionia dal quale fuggirà attraversando un
fiume a nuoto come quando - mi disse - con i suoi amici scouts nuotava nei
torrenti e fiumi della Boemia.
Attraversa il confine italiano alla fine dell'estate del '59, nei pressi di
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Trieste e chiede asilo politico a quel paese che poi sarà la sua casa per tanti anni
e fino alla sua morte (25 febbraio 1999).
Il Campo Profughi di San Sabba, a Trieste, lo ospita in questo primo periodo.
Scrive alla madre, priva di sue notizie, che riceve la lettera dopo tre mesi
dall'inizio di quel fatidico viaggio.
Lettera che la madre deve consegnare alla polizia che la interrogherà, come
diverse volte farà anche in futuro: "La sicurezza della famiglia rimasta a Praga
non sarà compromessa - le dicono - finché suo figlio in occidente si occuperà
solo dei suoi pennelli!".
Stepàn riprende a disegnare, ma in bianco e nero, a penna, cdi suoi disegni
esprimono la precarietà del momento.
Si trasferisce a Roma dove frequenta l'Accademia delle Belle Arti
specializzandosi nel film d'animazione ed entra nello studio del cinema
d'animazione di Emanuele Luzzati e Giulio Giannini. Qui lavora alacremente e
questo lo aiuta a ritrovare una serenità ed una sicurezza che lo renderanno più
disteso, anche allegro e con un futuro da uomo libero con tante avventure da
vivere.
Inizia a viaggiare in Europa, a Monaco di Baviera frequenta alla Kunst
Akademie il corso di scenografia e costume teatrale.
Realizza con R. Seifert alcuni cortometraggi pubblicitari e nel 1966 illustra il
suo primo libro "Der Zauberfisch" ("Il pesce magico") di Mafra Gagliardi
nell'edizione tedesca e poi in quella inglese.
Vive anche a Londra, dove per un periodo lavora nello studio di film
d'animazione di Richard Williams.
Il suo libro successivo dal titolo "Sie folgen dem Stem" ("Seguendo la stella")
del 1967, é premiato fra i dieci migliori libri dell'anno in Germania.
Nel frattempo viaggia in vari paesi anche d'oltremare: amava molto viaggiare,
conoscere altre culture, persone nuove con le quali fare un po' di strada insieme.
Imparate lingue dei paesi dove vive e negli annidi gestazione prima e di vita poi,
della Mostra Internazionale d'Illustrazione per l'Infanzia noi tutti avremmo avuto
modo di stupirci nel vederlo e sentirlo parlare, con gli amici attorno al fuoco del
camino di casa o in giro peri! mondo, oltre alle lingue s!ave, anche quelle
europee e farci così venire la voglia naturale di comunicare con tutti coloro che
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vino sempre raso all'orlo del bicchiere. Persone ospitali - diceva - come mai
prima aveva trovato nelle sue peregrinazioni per il mondo.
Nel 1971 fonda con Otakar Bozejovsky von Rawennoff, anch'egli praghese e
profugo, la casa editrice Bohem Press specializzata nei libri per l'infanzia e ne
diviene il direttore artistico. L'inizio é difficile, tutto da costruire dal nulla, solo
con la passione per l'arte e per il libro illustrato per l'infanzia. Ma la formula é
quella giusta ed il successo arriverà negli anni che seguiranno.
Nell 975 fonda con M. Vigiak a Conegliano la galleria Quadragono Arte, ma già
dall'anno prima con la Casa Editrice Quadragono Libri, sempre di Vigiak,
illustra il meraviglioso libro "Il ritorno di Ano. Da Ciro il Grande a
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Disegna, illustra e viaggia. Ogni volta che ci rincontravamo dopo un suo viaggio
o che io tornavo da un periodo all'estero per lavoro, ci scambiavamo le
impressioni e le esperienze. Quanti paesi che non ho mai visto ho conosciuto
attraverso le sue parole, e quanti ho meglio capito dopo averli visti e raccontati a
lui ed agli altri amici, la sera, attorno al "larin"!
Fui a Praga diverse volte tra il 1984 ed il 1987: era in aria quello che poi la
caduta del muro di Berlino avrebbe reso evidente a tutti. Bisognava cominciare a
riallacciare i rapporti, c'era in lontananza la possibilità per Stepàn di tornare.
Andai a trovare sua madre ormai anziana che attraverso le mie parole si
convinse che il figlio tanto amato quanto poco visto stava bene ed aveva
successo. Conobbi le sorelle e le loro famiglie. Andai anche a trovare due suoi
cari amici degli anni del liceo, Antonin B. ed Alexander N.. La strada
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