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Liberazione animale e critica della societ.

Intervista a John Sanbonmatsu Asinus Novus

10/01/13 11.31

Asinus Novus
Liberazione animale e critica della societ. Intervista a John Sanbonmatsu
Pubblicato da MM il gennaio 9, 2013 1 commento a cura di M. Maurizi Traduzione di Irene Della Pina Lei il curatore di Critical Theory and Animal Liberation, opera che rappresenta uninteressante novit nel campo degli studi sui diritti animali. Pu spiegarci quali sono i limiti del pensiero di Singer e Regan? Per quanto io ammiri e rispetti gli importanti contributi di Singer e Regan, sia come filosofi che come difensori degli animali, ritengo che la filosofia analitica morale abbia dei limiti se usata come porta di accesso primaria al discorso generale sulle nostre relazioni con gli altri esseri. Il problema principale di buona parte delletica la tendenza a ridurre lo specismo essenzialmente a una questione di pensiero morale errato. Questo paradigma parte da una concezione distorta sia della psicologia umana, dal momento che individua le basi della coscienza nella razionalit, piuttosto che nei sentimenti e nei desideri su tutti il desiderio di potere in senso nietzschiano sia della societ stessa. Trattandosi infatti di un approccio essenzialmente liberale, le questioni di potere, autorit, stato, capitalismo etc. restano periferiche rispetto alla questione delletica, destinata a restare isolata rispetto al disordine terreno per meglio chiarire le sue questioni concettuali. Da tutto ci nasce lidea che sia possibile lavorare sui cambiamenti sociali educando le persone e facendo appello alla ragione. Ma dove si trova questa ragione a cui dovremmo fare appello? Non sto insinuando che la ragione non sia importante, o che non dovrebbe costituire un ideale normativo qualcosa a cui aspirare come individui e come societ. Ci sono per vari motivi per cui lo specismo sopravvissuto per pi di diecimila anni, e non tutti hanno a che fare con la disinformazione delle persone, o col loro essere in qualche modo alloscuro sui fatti. Una delle mie ultime ricerche aveva infatti come oggetto il ruolo della malafede nella psicologia dello specismo. Nellaccezione del filosofo francese Jeanhttp://asinusnovus.wordpress.com/2013/01/09/liberazione-animale-e-critica-della-societa-intervista-a-john-sanbonmatsu/ Pagina 1 di 14

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malafede nella psicologia dello specismo. Nellaccezione del filosofo francese JeanPaul Sartre il termine malafede (mauvaise foi) essenzialmente un tipo di auto illusione con cui nascondiamo la verit da noi stessi, cos da non assumerci la responsabilit delle nostre scelte e azioni in quanto esseri auto-determinanti. Lo specismo si avvale della malafede in svariati modi, non solo a livello individuale ma anche a livello della societ stessa. Come risaputo tra tutti gli attivisti per i diritti animali, in pochi vanno alla ricerca di filmati su, ad esempio, allevamenti industriali o vivisezione. Molti dicono di sapere gi da dove viene la loro carne, quando in realt non lo sanno veramente e non lo vogliono sapere. Quindi, al posto di approfondire largomento, per non dire leggere della filosofia morale, preferiscono razionalizzare lindustria animale affermando che il consumo di carne naturale, che i vegetariani uccidono le piante e cos via. Tutto ci sta a dimostrare che, pur essendoci sicuramente un posto per il tipo di filosofia morale sviluppata da Singer e Regan nel corso delle loro carriere, laffidamento esclusivo sul ragionamento morale non pu portarci molto lontano. Lo specismo non esclusivamente pubblica ignoranza, o assenza di principi morali corretti, invece un sistema materiale, unideologia totalitaria e una struttura esistenziale: in altre parole, un modo di produzione. E inoltre un sistema patriarcale. Studiose femministe quali Carol Adams e Josephine Donovan hanno attirato lattenzione su alcuni dei problemi causati dalla natura maschilista della tradizione analitica. Singer, Regan ed altri tendono a mettere da parte sentimenti ed empatia, trattando la questione animale come un problema di puro e semplice ragionamento analitico. Questa scarsa considerazione per la compassione e il coinvolgimento pu solo contribuire ad un sistema patriarcale che trae la sua forza dallisolamento e dalla denigrazione dei valori tradizionalmente poco mascolini. Adams ha inoltre illustrato come il dominio degli umani sugli altri animali sia strettamente connesso con il dominio degli uomini sulle donne. La critica analitica tende invece a trascurare questi elementi chiave, le dimensioni sociali e affettive del problema. Vorrei aggiungere qualcosa di pi specifico sullopera di Singer. In un certo senso credo che i suoi legami con la tradizione analitica lo abbiano reso miope verso la natura esistenziale della coscienza e dellessere-nel-mondo dei non-umani. Questestate, ascoltando lintervento di Singer nella conferenza Minding Animals di Utrecht, nei Paesi Bassi, fui scioccato dalla sua ipotesi che gli esseri non-umani non abbiano una forte preferenza per la vita. Ora, nessun esponente del movimento che abbia seguito il pensiero di Singer negli anni sar del tutto sorpreso. Da utilitarista preferenziale quale , Singer ha sempre sostenuto che non nel nostro interesse
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causare sofferenza o dolore agli esseri non-umani, a meno che tale sofferenza non conduca a un bene superiore. Ed sempre stato chiaro nel dimostrare quanto poco ci sia di giustificabile nella gamma di usi che in quanto umani attribuiamo ai nonumani, siano essi legati al cibo, alla scienza o al capitale. Non vi nulla, in poche parole, che possa dimostrare la necessit di causare sofferenza ad altri esseri. Ciononostante, il problema delluccisione ha sempre rappresentato il tallone di Achille della posizione di Singer, la cui devozione allutilitarismo gli rende praticamente impossibile trovare qualcosa di erroneo nelluccisione di un animale, anche umano, se questa condotta in modo indolore. (Per lo stesso motivo stato duramente criticato -e a ragione, a mio avviso- dai movimenti per i diritti dei disabili, dopo essersi espresso a favore delleutanasia per i neonati con gravi disabilit destinati a una vita dolorosa). Non solo: Singer, questo arcicritico dello specismo, ha affermato che le vite degli esseri superiori come scimmie e umani hanno un valore maggiore rispetto agli altri animali, vista la loro abilit di anticipare e programmare il futuro. Personalmente, non ho mai letto nulla che offra a questa posizione un sostegno adeguato. Anche se Singer potesse dimostrare che solo un numero ridotto di animali hanno coscienza di se stessi come identit continua nel tempo e sono proiettati nel futuro cosa che finora non ha fatto non subito evidente come e perch questo criterio sia importante. Posso dirvi che mio figlio di dieci anni finora ha vissuto perlopi al momento, giorno per giorno, e in generale non mai stato capace di proiettarsi nel futuro oltre poche ore. Forse questo rende la sua vita meno importante di quella di un amministratore delegato che ha gi pianificato il suo pensionamento e composto un portafoglio di investimenti per assicurare il futuro della sua discendenza? E perch? Non dovremmo piuttosto dire che le nostre vite da bambini, quando davvero vivevamo ogni attimo, quando il mondo era una vivida distesa di stimoli, possibilit e misteri, erano pi ricche e piene delle nostre vite da adulti tormentati, obbedienti a ci che Freud chiamava il principio di realt? Quando penso alla vita di Cynthia, un gatto che vive con dei miei amici, non posso che invidiarla. Ogni giorno per lei unavventura selvaggia, piena di misteri, delizie dei sensi, intrighi, sfide, sensazioni intense, amicizie e, senza dubbio, amore. Sentendo Singer parlare con tanta calma e distacco della dolorosa uccisione delle pecore tramite un colpo di pistola alla testa non che lo stesse auspicando, stava solo dicendo che gli animali possono essere uccisi senza dolore ho avuto limpressione di ascoltare qualcuno con un disturbo dissociativo. Ed era cos, in un certo senso: la
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filosofia analitica morale si fonda sulla prospettiva cartesiana che pone il filosofo al di l della cortina di ferro del suo stesso intelletto, da cui guarda il mondo come dallestremo sbagliato di un telescopio, tenendosi a distanza. Da un lato, lutilitarismo e il kantismo, in quanto paradigmi e modi di vedere, sono potenti strumenti per analizzare nel dettaglio questioni delicate e concetti relativi alle nostre vite morali. Tuttavia, come ha dimostrato Thomas Kuhn, focalizzare in tal modo il nostro sguardo pone degli schermi, dei filtri tra noi e il regno fenomenico. Vediamo solo ci che il paradigma ci permette di vedere. Nel caso di Singer, penso che sia stata proprio la forza del suo sistema utilitario a portarlo ad abbracciare una visione ugualmente miope della coscienza, dellattivismo e della soggettivit nonumana. In quel discorso, rispetto alle altre occasioni in cui ho potuto ascoltarlo, Singer si spinto pi in l del solito nellaffermare che gli altri animali non hanno una forte preferenza per la vita. Questa, pensai, era unaffermazione sconvolgente, per varie ragioni. Prima di tutto, svalutando le vite degli animali Singer ha inavvertitamente aperto la strada ad ogni istituzione abusiva, ad ogni pratica a cui gli umani gi sottopongono i non-umani. C il detto, attribuito a Dostoevskij, che se Dio morto tutto permesso Bene, quando si dice che alla totalit degli animali non importa la distinzione tra libert e prigionia, tra vita e morte, allora davvero tutto permesso. E molto facile poi creare un percorso razionale verso le pratiche di sterminio, poco importa se gli animali sono (o possono essere) uccisi in modo indolore questo nella mente degli uccisori sar sempre secondario. Non mia intenzione ritrarre Singer come uno specista: la sua convinzione che gli altri animali sperimentino i loro mondi e siano capaci di provare dolore e sofferenza sempre stata inamovibile. E tuttavia si ritrova, direi a causa delle sue predilezioni filosofiche, ad abbracciare una concezione riduzionistica ed alienata della coscienza non-umana, vedendo gli altri esseri come veicoli essenzialmente vuoti che contengono esperienze quali piacere e dolore, e non come persone la cui esistenza nel mondo costituita dalle loro esperienze. Nel mondo di Singer, gli animali hanno s interessi, ma di natura quasi sempre comportamentale: interesse per le comodit, interesse per il buon cibo, interesse nel non provare terrore, e cos via. Non lho mai sentito riconoscere che le altre, le molte altre specie, siano interessate ad amare ed essere amate, sebbene non ci sia motivo di escludere lamore dalla gamma di emozioni che molte specie sono capaci di sperimentare. Ma pi di ogni altra cosa, direi, linteresse che Singer non disposto a concedergli linteresse a non essere uccisi.
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Ad Utrecht, Singer sembrava implicare che gli esseri non-umani siano avversi al dolore e non alla morte. Ora, chiunque abbia mai tenuto tra le braccia un animale morente, o guardato animali in pericolo di morte violenta lottare per la loro vita, non avr problemi a distinguere tra un comportamento di rifiuto del dolore e un istinto primordiale comune a tutti gli esseri senzienti di evitare la propria morte. Certo, anche questo istinto legato al contesto e funzionale ai mezzi e alle situazioni degli organismi (ci spiega perch alcuni animali muoiono di dispiacere, o si indeboliscono talmente dopo una perdita che soccombono alla malattia o ai predatori in poco tempo, avendo letteralmente perso la volont di vivere). Questo non esclude il fatto che vivere sia una preferenza comune a tutti gli esseri senzienti, preferenza che in ultima analisi sovrasta tutte le altre. Migliaia, se non milioni, di osservazioni di animali effettuate nel corso degli anni ci dimostrano che questi possono scegliere volontariamente un dolore intenso, o anche la tortura, se credono che lalternativa sia la morte. Sappiamo di animali con una gamba chiusa in una trappola che affrontando unintensa agonia si sono staccati gli arti a morsi per salvare la propria vita. Ed strano che la visione di Singer si discosti in tal modo non solo da Freud e Nietzsche ma anche da tutto ci che abbiamo imparato dalla biologia evoluzionistica e, in senso lato, dal Darwinismo. Se fossimo obbligati ad identificare una singola direttiva primaria di tutte le forme di vita, inclusi i vegetali, sarebbe semplicemente il vivere. Poco importa che lorganismo in questione sia un lupo grigio, una tartaruga di Ridley, un essere umano o un topo di campagna: lessere vivente accetter ogni privazione e sofferenza, anche estrema, al fine di sopravvivere. Lesperienza di campi di concentramento nazisti o situazioni analoghe ha dimostrato oltre ogni dubbio questo assunto: seppur derubati della nostra identit di esseri umani, privati di ogni cosa, torturati e costretti ad assistere allomicidio delle nostre famiglie, lotteremo per una briciola in pi da mangiare, un giorno in pi da vivere. La stessa fiera volont di vivere pu essere rintracciata in quasi tutte le specie animali la cui vita minacciata, siano essi pesci, mammiferi marini, volatili o scimmie. Potrei spingermi pi in l, affermando che molti animali, se non tutti, sappiano cosa sia la morte, e che quando stanno per morire ne hanno la consapevolezza. Sanno inoltre quando stanno per essere uccisi. Se questo provochi in loro orrore o disperazione, come per gli umani, una domanda destinata a rimanere senza risposta. Di sicuro, per, coloro che hanno assistito o preso parte alluccisione di animali riportano di aver intravisto nei loro occhi emozioni e pensieri complessi. Alla fine dellintervento di Singer, andai a chiedergli come potesse negare questa preferenza primaria di tutti gli animali. Quando gli feci notare come non avesse
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preferenza primaria di tutti gli animali. Quando gli feci notare come non avesse provato che gli altri animali non abbiano una preferenza per la vita, la sua risposta fu che neanche io avevo provato che lavessero. Solo pi tardi pensai che avrei dovuto rispondere: Daccordo, ma la mia posizione filosofica non si basa esclusivamente sul fatto che non abbiano questa preferenza, al contrario della sua. In che senso lo specismo pu essere definito un modo di produzione? Lo specismo un modo di produzione poich il principio organizzativo basilare per la produzione e la riproduzione della vita umana, se non altro per la sua centralit nella costituzione di identit, scopo, politiche e vita sociale umani, della cultura di genere e della divisione sessuale del lavoro. Il termine modo di produzione viene ovviamente da Karl Marx, che svilupp questo concetto con Friedrich Engels per descrivere strutture storiche relativamente stabili, coerenti e ben radicate, che possono per un certo periodo organizzare la produzione materiale e la riproduzione della vita quotidiana. Il feudalesimo era un modo di produzione che ha determinato valori sociali, credo religioso e, soprattutto, la vita economica in Europa per un periodo relativamente lungo. Il capitalismo, un sistema economico che organizza societ e coscienza attorno a beni e valori di scambio ovvero attorno alla propriet privata e alla divisione della societ tra classe possidente e classe lavoratrice ne un altro esempio. Senza approfondire la complessa definizione marxista dei modi di produzione (n le controversie che la circondano) basti dire che Marx privilegiava laspetto economico su quello culturale, e trovava nella produzione e nella divisione del lavoro la chiave per capire tutti gli altri aspetti della societ. Ebbene, per me lo specismo non solamente un modo di produzione, ma il modo di produzione la modalit di produrre vita umana per eccellenza. Il mio personale uso di questa espressione tuttavia differisce significativamente da quello di Marx. Prima di tutto, come ho detto, per Marx ed Engels il modo di produzione di una societ era definito dallorganizzazione della sua attivit economica. Lintero apparato culturale, incluse istituzioni politiche, morale e coscienza, derivava pi o meno inevitabilmente dalla forma specifica di produzione materiale attorno a cui si organizzava la vita quotidiana. Ma lo specismo un modo di produzione in un senso molto pi ampio, quasi esistenziale, in quanto funziona da terreno o cornice universale per la nostra identit ontologica di esseri-nel-mondo. Con questo non intendo negare la centralit o limportanza delleconomia nello specismo. Molti studiosi, inclusi Platone, Rousseau ed Engels, hanno elaborato come laccumulazione di beni economici si sia sviluppata primariamente sullo sfruttamento di animali
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addomesticati, che diventarono cos la prima forma di propriet privata. Se parliamo poi di economia in senso lato come sfera in cui avvengono produzione e scambio, allora la produzione e luccisione di esseri non-umani una questione fondamentalmente economica. Di sicuro la produzione e riproduzione dei corpi animali ha luogo allinterno di un sistema economico: i corpi, le menti ed il lavoro animale sono sempre centrali nellapparato capitalista, sia come materiali grezzi per la realizzazione del profitto, sia come strumenti finanziari derivati, sia, il caso degli animali transgenici, come vere e proprie biofabbriche per la produzione di beni. E tuttavia chiaro come gli esseri non-umani siano molto pi indispensabili per la societ e lidentit umana di quanto suggerisca una descrizione puramente economistica del loro ruolo. I non-umani, in perenne alterit rispetto agli esseri umani, giocano un ruolo davvero fondamentale nelle nostre vite psichiche, inconsce e simboliche. Al pari dei lavoratori umani, alcuni animali non-umani sono ancora sfruttati per le loro fatiche come cavalli da lavoro, buoi da traino, cani da guida o antiesplosivo e via dicendo. Il nostro comportamento di umani verso i non-umani non per del tutto analogo al comportamento della classe dominante verso la classe lavoratrice, perch i capitalisti non mangiano letteralmente i lavoratori. Cos, quando descriviamo la nostra relazione verso gli esseri non-umani, dobbiamo parlare in termini extra-economistici. Ci che gli esseri umani ottengono dagli altri animali non si limita ai beni materiali, anche un sollievo esistenziale. Lo specismo uno scudo metafisico, per cos dire, contro ogni possibile dubbio sul nostro posto nelluniverso o sulla superiorit dellimpresa umana. Noi siamo importanti perch gli altri esseri non lo sono. Lo specismo dunque un sistema totale che produce la vita e definisce lidentit umana, ed tanto simbolico ed esistenziale quanto un sistema materiale o economico. Come ho detto, Marx ed Engels si riferivano principalmente ai modi di produzione come ai vari tipi di organizzazione del lavoro umano, per poi descrivere le stratificazioni di classe e tutta la serie di relazioni sociali dialettiche relative a tali stratificazioni. Daltra parte lo specismo come modo di produzione non pu essere ridotto alle sole contraddizioni o gerarchie delle societ umane, per quanto queste siano significative nelle diverse forme che pu assumere. Pur essendo possibile (e necessario) parlare ad esempio di una forma capitalista di specismo, o di una forma comunista totalitaria, tutte queste modalit sono da ritenersi secondarie rispetto ad un modo primario, anzi, primordiale, di produzione della vita nel quale noi esseri umani ci comportiamo da classe tra di noi e per noi stessi; trattiamo tutti gli altri esseri come oggetti di cui appropriarci, usare e sterminare; ci arroghiamo infine il
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esseri come oggetti di cui appropriarci, usare e sterminare; ci arroghiamo infine il diritto politico di farlo. E indiscutibile che il capitalismo e il sistema di valori patriarcali che denigrano la compassione e santificano la violenza ed il sadismo siano il motore di tutti gli omicidi di massa, ma lo specismo non pu essere ridotto al capitalismo o al patriarcato. La frattura che crea tra la cultura umana da un lato e lessere-nel-mondo non-umano dallaltro rende la sua esistenza sostanzialmente autonoma. Per i marxisti laspetto pi problematico della mia definizione di specismo come modo di produzione sar forse il mio indicare gli esseri umani in quanto tali come una classe di oppressori. Questo significa non solo che tra gli esseri umani anche gli oppressi, inclusi lavoratori, persone di colore e donne siano complici dello specismo. Significa che i nostri attuali modelli di prassi storica ed attivismo sociale sono pi o meno inutili, dato che per duecento anni si sono sviluppati attorno alla nozione di un soggetto storico che arrivi a prendere coscienza e si organizzi collettivamente, qualcosa che i milioni di specie diverse di esseri non-umani non potranno mai fare (escludendo Gli Uccelli di Alfred Hitchcock, film che mi ha sempre entusiasmato come fantasia di rivoluzione non-umana). Come possiamo quindi teorizzare un cambiamento sociale rivoluzionario in questo contesto? Io ho solo presentato alcuni punti brevi e schematici, ma sta a noi che lavoriamo in questo campo sviluppare un trattamento teoretico appropriato dello specismo come modo di produzione, in particolare delle sue contraddizioni e delle sue possibili debolezze strategiche.

In molti ritengono i diritti animali e la liberazione animale totalmente indipendenti dalla liberazione umana. Quale relazione c tra le due? E possibile mettere fine alla schiavit animale senza la liberazione umana? Lei pensa che la liberazione umana porter automaticamente alla liberazione animale? Gli attivisti per i diritti animali che credono possibile sconfiggere lo specismo senza sconfiggere il patriarcato come struttura di potere e sistema di socialit, o senza superare in qualche modo il capitalismo, si stanno semplicemente sbagliando. Se ci interroghiamo sulle origini della violenza verso gli altri esseri, inclusa lestinzione forzata di migliaia di specie intere, troviamo nella maggior parte dei casi il capitalismo come sistema mondiale. Allo stesso modo, la distruzione della vita nonumana legata ad un sistema sociale patriarcale che disprezza la compassione e che oggettifica le donne al pari dei non-umani. La relazione tra liberazione umana e liberazione animale quindi fondamentale: possiamo fare riferimento allimportante
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liberazione animale quindi fondamentale: possiamo fare riferimento allimportante libro di David Nibert, Animal Rights / Human Rights, che, pur essendo pervaso da un certo economismo marxista, ci fornisce unottima analisi sociologica di alcuni tratti storici, materiali, strutturali ed ideologici che connettono lo specismo a varie forme di oppressione umana o sociale. La liberazione umana porter quindi automaticamente alla liberazione animale? La risposta dipende dallarea della sinistra a cui ci rivolgiamo, e da cosa intendiamo per liberazione umana. Se intendiamo esseri umani liberati dalla violenza e dalla disuguaglianza sociale e liberi di spartirsi democraticamente i frutti della natura allora no, assolutamente no. Le tradizionali definizioni socialiste ed anarchiche di liberazione sono estremamente problematiche, si basano infatti su di un forte pregiudizio antropocentrico che non prende in considerazione lesperienza e la coscienza non-umana. Nel XIX secolo Marx lanci il famoso appello allumanizzazione della natura ed a uno sviluppo economico che non mettesse in pericolo gli ecosistemi. Eppure, come Ted Benton ed altri hanno dimostrato, n Marx n altri socialisti hanno mai preso seriamente in considerazione gli interessi degli esseri non-umani, al di l della loro utilit relativa di materiale grezzo per il nostro sistema produttivo. Purtroppo oggi la sinistra non pi vicina ai diritti animali di quanto non lo fosse un secolo fa. Anzi, se diamo unocchiata alloperato della sinistra in Europa, Nord America e America Latina troviamo politiche alimentari incentrate sulla schiavit e luccisione sostenibile di esseri umani, movimenti come lo Slow Food, lacquacoltura (allevamento intensivo di pesci), il locavorismo etc. In un articolo della rivista statunitense Nation dedicato alle politiche alimentari globali dellultimo anno nessuno dei vari contributi faceva il minimo riferimento agli animali o criticava gli allevamenti. Sarebbe ahim troppo facile immaginare un progetto di sinistra le cui istanze liberazioniste vadano nella stessa direzione del tradizionale umanismo radicale e liberale per quanto riguarda la natura e gli altri esseri che ne fanno parte. Tralasciando la squallida e implacabile misoginia della PETA, vedo generalmente molta pi apertura da parte del movimento per i diritti animali nel fare proprie cause di giustizia sociale tradizionalmente di sinistra, che da parte degli attivisti di sinistra nel ripensare il loro consumo di carne, per non parlare dello specismo come sistema totale. Ci sono diverse ragioni per la riluttanza generale della sinistra ad occuparsi della questione animale: in parte dipende dal suo maschilismo e dalla sua avversione ad accettare lempatia e lamore come elementi necessari per la nostra prassi. Questa avversione legata allambivalenza storica della sinistra e al malinteso sul problema
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avversione legata allambivalenza storica della sinistra e al malinteso sul problema della violenza. Tra le persone di sinistra, i pi non vedono alcuna contraddizione tra la creazione di un futuro anarchico o socialista o anche solo democratico e, allo stesso tempo, lallevamento e luccisione degli animali da fattoria, la sperimentazione animale o portare al circo i loro beb progressisti. Perch la sinistra dovrebbe preoccuparsi degli animali? Sappiamo che gli umani giustificano la violenza che si infliggono tra di loro con la scusa dellanimalizzazione individuando cio negli altri esseri la fonte di un valore negativo assoluto. Sappiamo anche che, storicamente, la maggior parte delle tecnologie per la violenza e loppressione furono usate prima su popolazioni ed individui non-umani per poi essere sfruttate su quelli umani dalla fionda, larco e le frecce (usati per cacciare), al filo spinato, ai mattatoi meccanizzati, allo Zyklon B (un insetticida) elementi usati dai nazisti per creare i campi di concentramento. La riproduzione e il controllo degli animali da reddito diventarono il modello per la schiavit umana; lo sterminio dei parassiti in agricoltura ispir lo sterminio di gruppi rivali in guerra. Sappiamo anche, infine, che la crisi ecologica globale strettamente legata allo specismo come sistema di essere-nel-mondo. Non mi riferisco solo ai danni ecologici catastrofici che lagricoltura animale sta recando alle foreste pluviali, alle risorse idriche e alla biosfera in generale con i gas serra. Mi riferisco al fatto che lo sviluppo e lindustria umana nella loro interezza presuppongano che gli altri esseri con cui condividiamo la terra non abbiano importanza, non abbiano valore. Guardiamo fuori dalla finestra e vediamo la Natura unastrazione che sta a significare semplicemente un posto senza umani. Cos come gli europei avevano svuotato gli altri continenti dagli esseri umani, prima concettualmente riferendosi ad essi come selvaggi, poi nella pratica con il colonialismo e laccumulazione primitiva, la societ umana svuota il mondo intero dagli esseri viventi non-umani e dalle loro miriadi di coscienze e culture, prima di tutto nel dominio del pensiero. Cos lidea che sia possibile una vera liberazione umana senza una liberazione animale tradisce unignoranza del valore intrinseco della coscienza, dellessere-nel-mondo e delle forme di cultura non-umane, ma soprattutto della storia della violenza umana e del ruolo degli animali e dellanimalizzazione nei sistemi sociali e semiotici umani. Lasciando da parte i collegamenti strutturali e discorsivi/semiotici tra lo specismo e le modalit di violenza tra umano e umano, aggiunger soltanto che lidea di poter raggiungere una liberazione genuina per noi stessi sulla base della schiavit o della non libert di miliardi di altri esseri incoerente metafisicamente, a livello esistenziale. Anche se fosse possibile creare una societ egualitaria, socialista o
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comunista accanto a mattatoi e laboratori che traboccano di topi in cattivit e di scimmie cappuccine, alla fine dovremo pur sempre fare i conti con noi stessi, e chiederci che razza di esseri siamo? Che razza di esseri, vale a dire, costruirebbe intenzionalmente una societ sulla base del degrado e della violenza per poi definirsi libera? In che modo potremo mai illuderci che una tale societ sia liberata? Lidea che potremmo o dovremmo fondare la societ nuova su di un sistema di violenza totalitaria, terrore e tecnologie di sterminio di massa pura follia, un principio di coscienza ed attivismo storico che completamente auto-contraddittorio per non dire grottesco. Di certo dobbiamo alzare i nostri obiettivi, e concepire lemancipazione umana in termini molto pi ampi di quanto finora ci stato possibile, intrappolati nella nostra hybris antropocentrica. Una parte sostanziale della nostra alienazione dovuta allauto-straniamento rispetto alla nostra stessa condizione di animali incarnati, sensoriali, sofferenti. Quando umiliamo ed uccidiamo gli altri animali, e screditiamo la nostra animalit come non essenziale a chi e che cosa siamo, stiamo anche denigrando delle caratteristiche importanti dellesistenza umana. Qual la relazione tra antispecismo e veganesimo? Il veganesimo letteralmente il minimo che possiamo fare per gli altri animali. Ad una femminista non verrebbe mai in mente di aiutare degli uomini ad aggredire sessualmente una donna; ad un attivista bianco per i diritti civili non verrebbe mai in mente di fare battute razziste (o di partecipare ad un linciaggio). Chiunque abbia a cuore la vita e la morte dei non-umani non dovrebbe quindi mangiare o indossare prodotti di origine animale. Il veganesimo rientra nellambito di una coscienza antispecista. Detto ci, non sono personalmente daccordo con il fatto che sia di per s una forma di attivismo, anche se praticato in certi modi pu esserlo (ad esempio come opportunit di stimolare ed ampliare la coscienza dei non vegani). Conosco molti vegani che si astengono religiosamente (o meglio devotamente) dal consumo di qualsiasi tipo di prodotto animale. Io stesso sono uno di loro. Queste pratiche per non cambiano nulla per gli animali, e diventare vegani noi stessi non porter necessariamente ad un cambiamento generale nella coscienza pubblica. Pur essendo convinto che dovremmo tutti comportarci da buoni Kantiani ed evitare lipocrisia e la cattiva fede, a volte mi chiedo se non stiamo cadendo nel tranello di un pensiero magico che ci illude che per migliorare la societ e trasmettere il messaggio sia sufficiente cambiare la nostra dieta o evitare di portare i nostri figli allo zoo e allacquario.
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Mi preoccupo anche di come tutto questo interesse verso la dieta vegana possa distogliere lattenzione dalle politiche implicite di sterminio, poich sposta il fulcro del discorso dalla produzione al consumo. Il problema, ovviamente, non mangiare la carne luccisione degli animali al fine di mangiarla. Il nostro movimento ha bisogno di darsi da fare per creare un miglior dibattito pubblico sullo specismo in s, vale a dire in primo luogo sul sistema totale di violenza che caratterizza le nostre relazioni con gli altri esseri, e in secondo luogo sullabolizionismo, la cura per la malattia. Non difficile capire perch gli attivisti siano tanto legati al veganesimo, in questo periodo storico in cui le modalit di azione e resistenza collettiva sono in declino, e il capitalismo ha penetrato le coscienze tanto che lunico modo in cui possiamo concepire un cambiamento sociale sia attraverso unaltra forma di consumismo. Penso sia un errore concentrarsi soltanto su di un cambiamento di dieta nellottica di unesclusione virtuale dello specismo dal sistema mondiale. La vulnerabilit che deriva da questo approccio si riflette oggi nella crescita e nel successo spettacolare dei vari movimenti Slow Food e locavoristi, che hanno similmente enfatizzato un cambiamento nei modelli di consumo come chiave alla trasformazione sociale, ma con lo scopo di stabilizzare la carne come bene naturale. Eppure n il locavorismo n il veganesimo possono mettere in crisi da soli il potere dei mezzi di produzione: il capitalismo pi che felice di vivere con venti milioni di vegani e cinque miliardi di mangiatori di carne.

Pensa che gli attivisti per i diritti animali dovrebbero unirsi al movimento anticapitalista se e solo se tutti gli attivisti umanisti diventassero loro stessi vegani? E proprio il contrario, dobbiamo unirci al movimento anticapitalista per mettere al suo centro gli interessi degli animali, cos come dobbiamo verificare che gli eventi di sinistra siano vegani, che includano delle commissioni su tematiche animali, etc. Gli intellettuali impegnati nellantispecismo hanno una responsabilit speciale nello spingere i colleghi di sinistra e femministi ad analizzare le loro posizioni in merito agli esseri non-umani in merito a chi sono, alla violenza su di essi. Con il nostro isolamento invece ci assicuriamo che la comprensione che la sinistra ha di s non cambi mai. Inoltre non c la minima possibilit che il nostro movimento si faccia strada fintanto che il capitalismo non sia raso al suolo o almeno indebolito, visto che il responsabile della grande, grande maggioranza della sofferenza animale nel
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Liberazione animale e critica della societ. Intervista a John Sanbonmatsu Asinus Novus

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mondo. Quindi dobbiamo fare tutto il possibile per assicurarci che questo movimento abbia successo. Come arrivato ad occuparsi di liberazione animale? Quando ero al college ho letto Liberazione Animale di Peter Singer, che mi ha convinto a diventare vegetariano. Ma questo non risponde in realt alla sua domanda, perch spesso andiamo alla ricerca di libri e punti di vista che corrispondano a qualcosa che sentiamo gi dentro di noi. Il personale politico, come si dice, e la mia storia personale ha molto a che vedere con il mio interesse per la liberazione animale. A questo proposito, nel film sui diritti animali The Witness, c una scena interessante in cui il protagonista Eddie Lama descrive come una sera fu picchiato con violenza per strada, sentendosi completamente isolato e solo con il suo trauma. Lama traccia poi un parallelo tra quellesperienza e la sua empatia verso gli animali che noi come societ traumatizziamo. Allo stesso modo sono convinto che i traumi nella mia crescita, in particolare il razzismo e la violenza che ho sperimentato quale unico asiatico-americano della scuola (i genitori di mio padre emigrarono negli USA dal Giappone allinizio del XX secolo) mi abbiano sensibilizzato alla sofferenza degli altri offrendomi una visione generale della natura dellemarginazione e della violenza collettiva, sia verso gli esseri umani che verso gli altri esseri. Sospetto che in molti nel nostro movimento potrebbero condividere storie simili sullo sviluppo della consapevolezza verso le persone non-umane attraverso le loro esperienze di oppressione, emarginazione o trauma. Un secondo elemento, senza dubbio, stato il fatto che la mia famiglia ha sempre avuto cani e gatti, e li trattava bene. Vivere a cos stretto contatto con altri esseri mi ha educato non solo alle potenzialit degli esseri-nel-mondo non-umani alle straordinarie personalit e capacit di questi esseri ma anche alle potenzialit della comunicazione, della compagnia e dellamore tra specie. Nessuna delle due esperienze per crescere da emarginato e vivere con gli animali mi ha spinto a riflettere sistematicamente sulle nostre relazioni con gli altri esseri: da qui limportanza leggere il libro di Singer nel mio secondo anno di college. Prima di aver scelto Liberazione Animale avevo gi sviluppato un notevole rispetto per la filosofia morale di Singer, avendo letto il suo famoso saggio Carestia, Ricchezza e Morale (sulla crisi alimentare del Bangladesh nel 1970) per un corso di filosofia. Ero quindi aperto alle sue opinioni su un argomento che ho sempre faticato a digerire in tutti i sensi quale letica del consumo di carne. Tuttavia, anche dopo la lettura di Singer, ho
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impiegato degli anni per iniziare a vedere oltre la questione del vegetarianesimo e riconoscere lo specismo come una struttura violenta, addirittura come un modo di produzione della vita. In questo caso devo ringraziare la teoria critica, il movimento femminista e pi in generale la cultura di sinistra, per avermi istruito sulla natura del potere e dellingiustizia e sui modi in cui si possono impadronire di una societ. Sta lavorando ad un nuovo libro? Sto lavorando ad un breve libro sul locavorismo e sulle politiche dei movimenti per lagricoltura sostenibile. La mia tesi che questo movimento, pur non rappresentando nessun tipo di minaccia per lagricoltura industrializzata, la rappresenti invece per labolizionismo e per i diritti animali in generale. C un altro libro che ho iniziato ma su cui devo tornare a lavorare, On the Animal Question, in cui provo a riprendere il discorso iniziato da Marx nella Questione Ebraica e nei Manoscritti del 1844, ad esempio il suo tentativo di stabilire una base filosofica per lemancipazione umana universale. La mia idea di ripensare la libert universale ponendo la coscienza non-umana al centro anzich alla periferia del nostro modo di pensare allemancipazione e alla prassi. Infine ho iniziato un libro pi lungo che riguarda la tecnologia e lordine tecnologico allinterno del capitalismo, ma per ora non tra le mie priorit.

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