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Kurt Wolff

FRANZ K AFK A

Traduzione di Franca Cavagnoli

Adelphiana
www.adelphiana.it 19 ottobre 2001

Kurt Wolff ha scritto alcuni eccellenti libri, per la maggior parte dedicati ai suoi autori. Si tratta di lettere, ricordi, oppure ritratti, come quello che presentiamo qui. Ma la sua opera de$nitiva da considerare il catalogo delle edizioni Kurt Wolff, che fra il 1913 e il 1930 attrasse a s nomi e titoli che oggi non si possono scorrere senza un brivido. Nel 1913, ad esempio, Wolff pubblic Kokotschka, Walser e Trakl, oltre al Fuochista di Kafka. Nel 1915 Werfel, Blei e il Golem di Meyrink. Nel 1916, in sequenza, Cervelli di Benn, La condanna di Kafka e Parole in versi di Kraus. E si potrebbe continuare almeno $no al 1930, anno di liquidazione della casa editrice e di inizio di un lungo esilio volontario fra Londra, Signa, Parigi e New York, dove nel 1941 Wolff avrebbe fondato la Pantheon Books.

Sembra che il frangersi dei marosi sulla persona e l'opera di Kafka si sia a poco a poco calmato. Sopravvissuta agli slogan, la sua diventata unopera classica. Di Kakfa si discute meno di quanto non lo si legga. Parlare di cifre in tale contesto non forse del tutto privo di interesse: mezzo secolo fa, pi precisamente nell'agosto del 1912, Franz Kafka mi mand diciotto prose brevi che, raccolte in un volume dal titolo Meditazione, vennero stampate nello stesso anno in 800 esemplari e pubblicate come opera prima in assoluto di Kafka. I libri successivi vennero stampati in mille esemplari e, $nch Kafka fu in vita, non ricordo fosse necessaria una seconda edizione di una qualsiasi delle sue opere. Nel novembre del 1917 Kafka scrive a Max Brod: arrivato oggi da Wolff il rendiconto per 102 copie della Meditazione 16/17, quantit stupefacente...1 ma con quella quantit stupefacente di 102 copie, dopo cinque anni la tiratura di 800 e1. F. Kafka, Lettere, a cura di F. Masini, Mondadori, Milano, 1996, p. 230.

semplari era tuttaltro che esaurita. Oggi, a cinquant'anni di distanza, ho davanti a me un tascabile dell'editore Fischer: La condanna e altri racconti di Franz Kafka; esso reca lindicazione che questo volume, nel marzo del 1961, ha raggiunto il 347 migliaio, e a tale cifra vanno aggiunte le numerose ristampe in edizioni singole, antologiche e complete. Altri libri di Kafka sono stati nel frattempo diffusi dalla medesima casa editrice in centinaia di migliaia di copie. Eccezioni a parte, possibile di solito constatare che il successo editoriale esplosivo, immediato va per lo pi a un'opera dalla vita breve; se il successo sopraggiunge invece a distanza di anni o di decenni dalla pubblicazione, sar allora generalmente di lunga durata. Nel caso di Kafka, la cui influenza si estesa al mondo intero dopo la $ne della guerra ne esiste addirittura un'edizione completa in giapponese , si pu senzaltro affermare che egli rientra oggi fra i classici della letteratura universale e che nessuno scrittore del Novecento ha esercitato una maggiore influenza sulla letteratura contemporanea di quanto non abbia fatto l'autore praghese, morto giovane e sconosciuto, nella pi assoluta riservatezza. Senza Kafka sarebbero impensabili l'opera di Camus, di Buzzati, di... ma no, meglio evitare gli aspetti pertinenti la storia della letteratura... Non ricordo quante volte mi sono visto con Kafka. Ma il primo incontro l'ho ancora davanti agli occhi, nitido come unapparizione. Era il 29 giugno del 1912. Kafka era in vacanza con Max Brod: i due 4

avevano lasciato Praga il giorno precedente e stavano facendo una sosta a Lipsia prima di proseguire il viaggio per Weimar. Nel pomeriggio Max Brod, gi in rapporti con noi, condusse Kafka nel piccolo, modesto uf$cio della casa editrice che avevamo preso in af$tto dalla gloriosa tipogra$a Drugulin. Ernst Rowohlt e io facemmo gli onori di casa le nostre strade si sarebbero divise soltanto alcuni mesi pi tardi. Voglia Max Brod perdonarmi, sono certamente l'ultimo che intenda sminuire i suoi meriti inestimabili nei confronti dell'amico morto e pur sempre vivo, ma $n dal primo momento ebbi un'impressione incancellabile: ecco l'impresario che viene a presentare la star da lui scoperta. Certo, era anche cos, e se questa impressione suscitava disagio, ci era dovuto al carattere di Kafka, il quale sarebbe stato incapace di affrontare quella presentazione con disinvoltura, in tono scherzoso. Ah, come soffriva. Taciturno, impacciato, tenero, vulnerabile, timido come un liceale davanti agli esaminatori, convinto dell'impossibilit di soddisfare le aspettative suscitate dagli elogi dell'impresario. E poi, come aveva mai potuto acconsentire a farsi presentare a un acquirente, quasi fosse una merce! Era proprio d'accordo che si pubblicassero le sue irrilevanti inezie| No, no, e poi no. Tirai un sospiro di sollievo quando la visita termin e presi congedo da quegli occhi cos belli, da quell'espressione cos toccante di un essere senza et, allora nel trentesimo anno di vita ma che, a causa del suo aspetto perennemente in bilico tra sofferenza e ma5

lattia, per me rimase sempre senza et; sembrava un ragazzo che non fosse mai entrato nell'et adulta. Congedandosi, in quel giorno di giugno del 1912, Kafka disse una frase che non ho mai udito, n prima n dopo, da nessun altro autore e che pertanto rimasta indissolubilmente legata a quella personalit unica che era Kafka: Le mostrer sempre maggior gratitudine per la restituzione dei miei manoscritti che non per la loro pubblicazione. Nella biogra$a dell'amico, Max Brod racconta l'incontro e le sue conseguenze: Il viaggio a Weimar ebbe la sua importanza anche perch passammo da Lipsia dove presentai Franz a Ernst Rowohlt e a Kurt Wolff che allora dirigevano insieme la casa editrice Rowohlt. Da molto tempo infatti ardevo dal desiderio di vedere stampato un libro dell'amico. Di fronte a questo desiderio Franz era di parere discorde. Un po' voleva e un po' non voleva. Talvolta prevaleva l'ostilit, specialmente quando, ritornato a Praga, dovette mettersi a raccogliere dal mucchio dei suoi manoscritti e particolarmente dalle pagine dei Diari le brevi prose che, secondo lui, meritavano di essere stampate, e quando si tratt di limarle con molto scrupolo consultando il Grimm e disperandosi per l'incertezza delle norme sull'interpunzione e di certi particolari ortogra$ci. Dopo i saggi che avevo portato a Lipsia l'editore si era dichiarato disposto a pubblicare (erano tempi beati!), e Franz doveva soltanto inviare il manoscritto de$nitivo. Allora si mise a fare i capricci, vedeva brutto tutto ci che aveva scritto e affermava che il lavoro di raccolta dei vecchi pezzi senza 6

valore gli impediva di produrre opere migliori. Ma io non mollai. I suoi Diari testimoniano delle ribellioni contro di me che per non gli giovarono a nulla. Bisognava terminare il libro, e il libro fu terminato.2 chiaro che senza le infaticabili e insistenti pressioni di Max Brod il manoscritto non sarebbe mai stato redatto n spedito. Quattro settimane pi tardi arrivarono i primi brevi lavori, che apparvero nellinverno del 1912-1913 con il titolo Meditazione. Ma gi pochi giorni dopo l'invio del manoscritto, Kafka avrebbe voluto che la cosa non fosse mai successa, e nel diario esprimeva la speranza che la casa editrice glielo rimandasse indietro cos tornerei a essere infelice come prima. Il dubbio tormentoso se far pubblicare qualcosa oppure no accompagna Kafka per tutta la vita. La pubblicazione di una mia scribacchiatura mi rende sempre inquieto dice a un giovane connazionale, il quale ribatte: E allora perch la fa stampare|. Risponde Kafka: Questo il punto! Max Brod, Felix Weltsch, tutti i miei amici s'impadroniscono di qualche mio scritto e mi sorprendono poi col contratto di edizione bell'e pronto. Non voglio procurar loro seccature e cos si arriva alla pubblicazione di cose che, a rigore, sono appunti privati o trastulli. Si stampano e si vendono persino documentazioni personali della mia debolezza umana perch i miei amici, con Max Brod alla testa, si so2. M. Brod, Kafka, trad. it. di E. Pocar, Mondadori, Milano, 1978, pp. 111-12.

no $tti in capo di farne letteratura, e io non ho la forza di distruggere quelle testimonianze della solitudine. Ci che ho detto beninteso un'esagerazione e una piccola malignit verso i miei amici. In realt sono cos corrotto e spudorato da contribuire io stesso alla pubblicazione di questi scritti. Per giusti$care la mia debolezza immagino il mondo che mi circonda pi forte di quanto non sia in realt. Che beninteso un inganno. Ma non per nulla sono laureato in legge. Perci non so liberarmi dal male.3 Non ho mai avuto il minimo dubbio che questa ambivalenza tra paura e desiderio di pubblicare avesse radici genuinamente profonde nella natura di Kafka; tuttavia il suo ri$uto mi pareva assai pi marcato, e io l'ho sempre percepito come un ri$uto non tanto della notoriet letteraria quanto del mondo esterno. Mentre gli altri autori tentavo sovente di incoraggiarli, a voce e per lettera, nella loro attivit, cercando di ottenerne i manoscritti, di fronte a Kafka mi sono sempre sentito come bloccato, non disposto ad addentrarmi nel suo mondo. Dato che il rapporto tra noi era stato favorito da Max Brod, il dialogo tra autore e editore si svolse principalmente tramite Brod e non in modo diretto. Il fatto che, cos facendo, andassi incontro ai desideri di Kafka, trova conferma in un'osservazione contenuta in una lettera di Kafka a Brod del 28 gennaio 1918: Ti
3. F. Kafka, Confessioni e diari, a cura di E. Pocar, Mondadori, Milano, 1972, p. 1071.

ringrazio ... anche di avermi ricordato a Wolff. Mi molto pi piacevole farmi vivo per tuo tramite che direttamente (premesso che non dispiaccia a te), poich in questo caso, se non ha voglia di fare una cosa, lo pu dire apertamente, mentre in altri casi (questa almeno la mia impressione) non parla apertamente, almeno nelle lettere; di persona pi schietto.4 Riuscii comunque, una volta soltanto, a superare la timidezza che mi impediva di scrivere direttamente a Kafka qualcosa di pi di brevi messaggi su fatti di ordinaria amministrazione, inviandogli una lettera nel novembre del 1921. Credo sia l'unica lettera di corteggiamento che abbia mai mandato a Kafka; casualmente anche l'unica lettera di cui mi sia rimasta copia. Eccone il contenuto essenziale: Lo scambio epistolare tra noi raro e occasionale. Nessuno degli autori con i quali siamo in rapporto si rivolge a noi cos di rado con desideri o richieste come fa Lei e nessuno ci d la sensazione che il destino dei libri pubblicati gli sia cos indifferente quanto lo a Lei. Perci assai opportuno che, di tanto in tanto, l'editore dica all'autore che questa sua mancanza di interesse per la sorte dei propri libri non impedisce all'editore di credere e nutrire $ducia nella particolare qualit dellopera pubblicata. Dal profondo del cuore attingo la certezza di avere soltanto con due o tre altri autori, fra quelli che noi rappresentiamo e pubblichiamo,
4. F. Kafka, Lettere, cit., pp. 275-76.

un rapporto cos appassionato e intenso come quello che ho con Lei e con il Suo lavoro.

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Non deve considerare i successi estrinseci da noi conseguiti con i Suoi libri come la misura del lavoro che dedichiamo alla distribuzione e alla vendita. Lei sa, quanto noi, che in genere sono proprio le cose migliori e di maggior pregio a trovare una propria eco non gi nellimmediato ma a distanza di tempo; noi crediamo che i lettori tedeschi sapranno riservare a questi libri l'accoglienza che essi meritano. Sarebbe per me una gioia assai grande se Lei volesse darci la possibilit di dimostrare in modo concreto al mondo esterno la $ducia che ci lega a Lei e alla Sua opera, inviandoci altri libri da pubblicare. Qualunque manoscritto Lei decida di farci avere sar il benvenuto e come libro verr pubblicato con amore e cura particolare. Se nel corso del tempo, oltre a raccolte di prose brevi, potesse mandarci un racconto lungo e in s conchiuso o un romanzo so da Lei stesso e da Max Brod quanti manoscritti di questo genere siano in fase di ultimazione o addirittura gi ultimati saluteremmo la Sua decisione con particolare gratitudine. A ci bisogna aggiungere che la disponibilit del pubblico ad accogliere unopera narrativa di ampio respiro e in s conchiusa per sua natura maggiore rispetto a quella accordata a raccolte di prose brevi. Si tratta di un atteggiamento banale e insensato da parte del lettore, ma purtroppo un dato di fatto. La risonanza di una simile opera narrativa consentirebbe in ogni caso una diffusione di gran lunga superiore a quella raggiunta $nora, e il successo di un libro del genere offrirebbe nel con11

tempo la possibilit di ridar vita alla diffusione delle opere gi uscite. La prego, caro Signor Kafka, di essere cos gentile da farmi sapere se e in che cosa ci lecito sperare per il prossimo futuro. Mi auguro che si sia discretamente ristabilito e, porgendole i miei migliori saluti, rimango con sincerit e cordialit il sempre devotissimo Suo Kurt Wolff. Questa lettera, per, si riferisce gi a un periodo successivo torniamo alla pubblicazione dei primi libri di Kafka. Nel maggio del 1913 la casa editrice Kurt Wolff inaugur una nuova collana. Per me era importante che, fra i primi volumi usciti nella collana, che recava lintestazione Der Jngste Tag, ci fosse un contributo di Kafka. Glielo chiesi e Kafka propose di stampare come racconto a s stante il primo capitolo di un romanzo che non aveva intenzione di pubblicare; era Il fochista, il primo capitolo del romanzo America. Richiesi il manoscritto a quanto pare con la massima urgenza e Kafka rispose: Proprio questa sera tardi ricevo la Sua gentilissima lettera. Naturalmente, nemmeno con la migliore volont mi possibile farle avere i manoscritti entro domenica, anche se accetterei molto pi facilmente di consegnare una cosa non $nita anzich far sorgere sia pure il sospetto che io non voglia farle un favore. Non capisco, vero, in che modo e in che senso questi manoscritti possano signi$care un 12

favore; tanto pi quindi glieli dovrei mandare. Il primo capitolo del romanzo glielo mando effettivamente subito, dato che gi da prima copiato per la maggior parte; luned o marted arriva a Lipsia. Non so se possa essere pubblicato a s; veramente non si notano le 500 pagine successive e del tutto fallite, ma in ogni caso non abbastanza conchiuso; un frammento e tale rimarr, questo avvenire conferisce al capitolo la massima conclusione.5 Da questa e molte altre affermazioni risulta evidente che Kafka non avrebbe mai permesso, $nch era vivo, la pubblicazione delle 500 pagine del tutto fallite a cui accennava nella lettera, in altre parole del romanzo America. Non intendo qui riproporre la tanto dibattuta questione se Max Brod abbia fatto bene o no a pubblicare i romanzi del lascito di Kafka in spregio della volont e delle indicazioni dell'autore. Dopo la morte di Kafka, pubblicai tra mille esitazioni e dubbi America e Il castello, bench fossi consapevole del fatto che soltanto questi romanzi rendano accessibile tutto il signi$cato di Kafka in quanto fenomeno del pensiero, un fenomeno $loso$co-mitico. Oggi, a distanza di quasi quarant'anni, mi pare davvero inimmaginabile che questi romanzi, i quali aggiungono una nuova dimensione all'insieme dell'opera, dovessero essere dati alle $amme in ossequio alla volont di Kafka. Ma, allora come oggi, le opere di Kafka pi deliziose sul piano poetico e pi perfette quanto a bellezza del linguaggio erano e rimangono per me le grandi prose brevi dei
5. Ibid., p. 136.

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volumetti Meditazione e Un medico di campagna. (Lo so, la reazione di un esteta edonista, non quella di un esistenzialista). Sempre mi procura una dolorosa sensazione il fatto che la maggior parte dei lettori di Kafka in cui mi imbatto di persona o leggendone i libri conoscano meglio i suoi romanzi che non le prose brevi. (Basti leggere, per esempio, nell'autobiogra$a di Simone de Beauvoir come lei e Sartre abbiano scoperto Kafka). C' forse, in tutta la letteratura tedesca del Novecento e, risalendo pi indietro, dell'Ottocento, una prosa che per nitore e perfezione si possa paragonare a queste brevi opere di Kafka| Penso, per esempio, ad alcuni racconti da Un medico di campagna quali Undici $gli o In galleria, un gioiello in prosa di 2 (due!) paragra$! La sua era una lotta incessante per riuscire a lavorare, a scrivere. Leggendo i diari si capisce a quali tormenti e resistenze fosse esposta l'attivit creatrice di Kafka. A prescindere dal fatto che negli anni migliori della sua vita quattordici lunghi anni di una breve esistenza fu completamente assorbito dalla sua attivit presso l'Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, con sede a Praga, la vita di Kafka stata una lotta eroica, disperata contro la malattia, la debolezza $sica, l'insonnia. A ci si aggiunse una situazione familiare oltremodo sfavorevole, che mai gli consent di vivere solo e indisturbato. soltanto grazie alla sollecitudine di Max Brod se gi nel 1913 altre opere poetiche di Kafka vennero date alle stampe: Il fochista, terzo volume della collana 14

Der Der Jngste Tag, e il racconto La condanna, uscito in Arkadia, un annuario a cura di Max Brod. La condanna probabilmente l'unico racconto per il quale lo stesso autore trova parole di approvazione, un'opera che amerebbe veder pubblicata. In una lettera dell'agosto 1916 alla casa editrice Kafka scrive: ... il racconto pi poetico che narrativo, quindi per poter fare effetto ha bisogno di spazio libero intorno. anche lopera che mi pi cara e perci ho sempre avuto il desiderio che, se possibile, si facesse valere isolata.6 La condanna usc in prima edizione nell'annuario Arkadia, ma in seguito anche come volume a s stante nella collana Der Jngste Tag. Meditazione, Il fochista, l'annuario Arkadia passarono del tutto inosservati si pu dire senza esagerazione che quanto fu dato alle stampe mentre Kafka era ancora in vita apparve in assenza di pubblico. Da quel che ricordo, nessun critico allora era in grado di comprendere ci che Kafka aveva da dire e il modo in cui lo diceva. Nemmeno Musil oggi accostato dalla storia della letteratura a Kafka , il quale nel 1914, a proposito di Meditazione, scrisse sulla Neue Rundschau di Fischer parole che denotavano scarsa comprensione nei confronti di un testo ... per cui uno scrittore di cinquant'anni fa avrebbe sicuramente ideato il titolo Bolle di sapone,7 e, a proposito dei racconti di Kafka, Musil parla ancora di vuoto e di nullit.
6. Ibid., p. 176. 7. R. Musil, Lettere e saggi, a cura di B. Cetti Marinoni, Einaudi, Torino, 1995, p. 208.

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In seguito, i primi a riconoscere l'aspetto unico e originale del genio kafkiano furono Thomas Mann e Hermann Hesse. Hesse coni per Kafka la bella de$nizione di sovrano occulto della lingua tedesca. E nel 1922 Rilke mi scrive da Muzot: Non ho mai letto una riga di questo autore che non mi abbia riguardato o stupito nel pi singolare dei modi. Ci accadeva un anno e mezzo prima della morte di Kafka. La fama mondiale giunse molto pi tardi, e tra gli ingegni pi illustri degli ultimi decenni non vi stato n vi nessuno che non abbia riconosciuto l'importanza di Kafka. Il poeta W.H. Auden ha dichiarato con profonda convinzione: Se qualcuno mi domandasse quale poeta sia pi vicino allo spirito del suo tempo nel senso in cui lo furono Dante, Shakespeare, Goethe, dovrei mettere al primo posto Kafka ... cos importante per noi perch i suoi problemi sono i problemi dell'uomo di oggi.

eredi di kurt wolff

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