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Luigi de Seta, ingegnere e uomo politico.

Da Giovanni de Seta, esponente di un'antica famiglia di nobilt marchesale, e da Giuseppina Marchian dei duchi albanesi di San Demetrio Corone, nacquero ad Intavolata (frazione di Acquappesa) otto figli, di cui sei maschi e due femmine. Fra i maschi Davide, nato nel 1848, professore di filosofia e letterato; Cesare, nato nel 1854, magistrato ordinario pervenuto al grado di primo presidente della Cassazione; Luigi, nato nel 1857, ingegnere civile, deputato e uomo di governo; Demetrio, nato nel 1859, ginecologo e medico condotto, ultimo signore della propriet de Seta. Luigi si dette sin da giovanissimo alla vita politica, con una scelta contro corrente per la famiglia, militando nel Partito Radicale dellepoca ed affiliandosi alla Massoneria. Si trattava della osservanza c.d. di rito scozzese, o Grand'Oriente d'Italia, cui avevano aderito anche i sovrani della dinastia sabauda Umberto I e Vittorio Emanuele III, dopo Carlo Alberto, che era cattolicissimo, cos come lo fu l'ultimo re, Umberto II. Allora - come ora - l'affiliazione alla Massoneria si rivel importantissima per poter acquisire posizioni di potere nella societ. Era un belluomo, l'ing.Luigi, con occhi molto espressivi e con capelli neri ondulati, un po crespi, con la scriminatura a sinistra e con baffi. La caratteristica maggiore degli appartenenti a questa famiglia sempre stata quella degli occhi, grandi, scuri, vivi e con un lampo di intelligente fascino che si potrebbe definire orientale. Fu candidato nel collegio elettorale di Paola e fu pi volte eletto deputato. Anche prima del Patto Gentiloni del 1913 aveva ricevuto il suffragio dei suoi conterranei cattolici osservanti del collegio, presso i quali era viva la stima e lammirazione per la sua famiglia. Questo accordo consent ai cattolici di partecipare alla vita politica, dopo il lungo periodo del Non expedit proclamato nel 1870 da Pio IX (il gran prigione come lo definisce Carducci - ristrettosi entro il perimetro delle mura leonine, futura Citt del Vaticano), che aveva interdetto ai fedeli di partecipare alla vita politica del regno dItalia, stato usurpatore, e non solo del regno del Papa. L'On.Luigi, pur essendo radicale e massone, non era un mangiapreti, come molti dei protagonisti del Risorgimento, anche per il peso della massiccia educazione cattolica ricevuta in famiglia, che aveva lasciato in lui pi di una traccia, anche se non aveva pi praticato il culto. Era diremmo oggi un laico con un forte sostrato di naturale generosit e moralit cristiana. In famiglia questa sua scelta venne recepita con qualche riserva, anche se i parenti nutrivano molta ammirazione per il suo ruolo politico. A Cetraro si ricordava che, allarrivo nella stazione proveniente da Roma del deputato locale, molto amato dagli elettori, erano spesso ad accoglierlo intere scolaresche che sventolavano bandierine tricolori. Strinse sincera amicizia con un collega deputato lombardo, nato in una famiglia di agricoltori, Luigi Credaro, di qualche anno pi giovane di lui, anchegli radicale e massone. Come noto, Credaro, illustre studioso e docente di discipline filosofiche e pedagogiche, fu ministro della pubblica istruzione dal 1910 al 1914 e fece parte, con il nostro ing.Luigi, dello stesso governo Giolitti. Si deve anche al prof.Credaro la proposta, formulata su iniziativa del deputato Giovanni Daneo, per lemanazione della celebre legge del 1911, che porta i loro nomi, sulla statizzazione delle scuole elementari, sino ad allora gestite in modo del tutto insufficiente dai comuni, e limpegno decisivo nella lotta contro lanalfabetismo. Molti di questi uomini politici dell 800, che costituivano la sinistra del tempo, che erano radicali, massoni e in gran parte non credenti, si rivelavano in definitiva dei veri apostoli civili. Crearono molte associazioni di assistenza e beneficenza per i poveri in un'epoca in cui lo Stato non aveva ancora sufficienti strutture. La prima legge organica sull'assistenza e beneficenza pubblica fu la legge Crispi n.6972 del 1890. La loro entusiastica e disinteressata attivit legislativa e di governo ha giovato al Paese non meno delle tante iniziative politiche promosse in tutti i campi da molti altri rappresentati del popolo, credenti veri o sedicenti tali per opportunismo, che si sono sempre battuto il petto e continuano a batterselo a ragione o a torto sino ad oggi.

Da deputato lOn.de Seta sedeva nella Camera a sinistra, pur contando, in tutti i settori stima e solide amicizie. Aveva ricoperto ben quattro Legislature, dalla XXI alla XXIV. Nella XXIII Legislatura fu anche Segretario della Giunta Generale del Bilancio, dalla quale pass a far parte del Governo, dal 1 aprile 1910, in qualit di Sottosegretario di Stato al Ministero dei Lavori Pubblici, prima con la Presidenza dell'On.Luzzatti e poi con quella dell'On. Giolitti, che lo riconferm nellincarico. Fu prezioso collaboratore del Ministro dei Lavori Pubblici Ettore Sacchi. A lui si deve la proposta di legge per lesercizio della professione di ingegnere, architetto e perito-agrimensore, proposta che diede luogo a tante discussioni in Parlamento e fuori e che non riscosse subito l'approvazione, ma che costitu il maggior precedente per il varo della legge professionale del 1923. Malgrado avesse scelto per pura passione civile la vita politica, dovette sostenere strenue battaglie per la realizzazione delle mete ideali che si era prefisse, prima di tutte lammodernamento della rete ferroviaria e stradale e le infrastrutture idriche, condizioni indispensabili per la crescita economica e civile della sua terra. Il suo temperamento schietto e adamantino lo portava, spesso, ad indignarsi giustamente per i subdoli attacchi diffamatori che gli venivano mossi tramite la stampa dagli avversari politici. Si rivolgeva allora al Presidente del Consiglio, che era Giovanni Giolitti, facendogli presente che intendeva sporgere querela per le diffamazioni ricevute. Ma quel volpone di Giolitti, piemontese e consumato politico, lo rasserenava e lo dissuadeva, consigliandogli di lasciar correre. Caro Luigi - gli ripeteva spesso - se io avessi dovuto dar querela a tutti i miei detrattori, avrei oggi una mole di cartacce alta come quella antonelliana di Torino! E il mio prestigio non sarebbe certo maggiore. Tu che sei un intellettuale calabrese, avrai ben fatto tesoro della saggezza dei filosofi e uomini politici dell'antichit che operarono nella Magna Grecia. Lasciali friggere nella loro bile! Se non dai loro spago, si stancheranno presto!. LOn. de Seta impersonava quella classe ancora risorgimentale di idealisti e disinteressati patrioti anche allora una minoranza! - che pensavano di cambiare con lazione riformatrice di governo le condizioni di arretratezza della loro terra e di estrema povert della classe contadina, per certi aspetti, di vera e propria negazione di Dio, come il Primo Ministro britannico Gladstone ebbe a definire il regno delle Due Sicilie alla met dell 800 facendo andare in bestia il re Ferdinando II. Egli si era formato, in famiglia, con gli insegnamenti e lesperienza del padre Giovanni, che pur essendo uno dei maggiori proprietari terrieri della zona, aveva ricoperto incarichi presso l'Intendenza borbonica di Cosenza (l'attuale Prefettura) per la sua vasta cultura giuridica, e, malgrado ci, era stato nominato dal nuovo governo, all'indomani dell'Unit d'Italia, titolare della Sottoprefettura di Paola per la particolare competenza in discipline amministrative. Del regno delle Due Sicilie don Giovanni aveva perci conosciuto fatti e misfatti, ma aveva anche presagito lavidit di rapina di molti che pervenivano alla classe dirigente dellItalia Unita e che non sarebbero stati molto comprensivi e disposti ad elevare la condizione umana delle popolazioni meridionali, nelle citt, e pi ancora nelle campagne, n di adoperarsi per leliminazione di quella negazione. Nella primavera del 1914 accus i primi sintomi del male che lo condusse ad immatura fine e nellestate, per consiglio dei medici, avendo bisogno di riposo assoluto present le sue dimissioni e si ritir ad Intavolata per curarsi. Ma l'On. Giolitti non le accett. Si deve a lui la realizzazione del tratto ferroviario Paola-Cosenza in origine una semplice cremagliera di montagna ad unica rotaia - e molte altre importanti opere pubbliche locali in tutta la Provincia, come l'acquedotto di Cetraro. Le condizioni da Terzo Mondo della viabilit interna in Calabria erano spaventose. Egli, purtroppo, non vide realizzata linfrastruttura ferroviaria, importantissima per i tempi. Soltanto la striscia costiera tirrenica, infatti, era servita dalla linea ferroviaria fino a Reggio Calabria e il capoluogo di Cosenza era raggiungibile soltanto in carrozza o a cavallo dalla costa attraverso un tortuoso valico appenninico. Linaugurazione avvenne nellagosto del 1915, a circa un anno di distanza dalla sua scomparsa. A lui intitolato il Lungocrati di Cosenza e, ancora oggi, gli vengono dedicate piazze e strade nei comuni della Provincia.

Aveva ricevuto da una sua zia, Rosaria, sorella del padre Giovanni rimasta nubile, una donazione di immobile con obbligo di vitalizio. Evidentemente le spese dell'ing. Luigi, datosi alla politica, erano ingenti, per cui queste propriet non sopravvissero al nipote donatario. Da qualificato esponente della deputazione calabrese, egli frequentava a Roma i migliori ambienti dellepoca. I nipoti, da bambini, spesso andavano a fargli visita al Ministero dei Lavori Pubblici ed egli, dopo averli riempiti di dolciumi, li faceva accompagnare a casa con la carrozza. Contrariamente allantico difetto di diversi membri della sua famiglia, piuttosto avidi e litigiosi, era generoso e disponibile con tutti i parenti, gli amici, gli elettori e i semplici conoscenti. Era rimasto scapolo e aveva frequentato molte nobildonne. Mor il 2 luglio del 1914 a Napoli (non si sa come e perch avesse affittato unabitazione, oltre che a Roma, anche a Napoli: forse per star vicino a qualche sua fiamma?..), ad appena 58 anni, del male che allora distingueva chi aveva molto amato (non vi era ancora lAIDS). Il fratello Cesare, che gli fu vicino negli ultimi giorni di vita e, agli sgoccioli (il male trasmesso dal mitico pastore Sfilo gli aveva anche attaccato la mente, tanto che, qualche volta non riconosceva nemmeno il fratello e lo confondeva con colleghi parlamentari), pens bene di chiamare il parroco per la somministrazione dei Sacramenti. Ma sotto il palazzo, in via Morghen, al Vomero, stazionavano i frammassoni che volevano impedire al parroco di recarsi dal moribondo. Venivano cos meno, questi massoni, a quei principi di liberalesimo da essi tanto sbandierati, nel settario intento di impedire al confratello di cedere a quella che essi consideravano lultima, ma pi grande delle debolezze umane: il ritorno alla fede cattolica di nascita di fronte al mistero e al terrore della morte. Questo fratello che in quel periodo era Procuratore generale del re presso la Corte dappello di Roma - minacci di chiamare i carabinieri. L'On. Luigi pot ricevere cos i conforti religiosi in una societ che vedeva laici e cattolici aspramente divisi e contrapposti, per contingenze storiche, e che ancora oggi non ha trovato il suo punto ottimale d'equilibrio, sin dai tempi di Dante Alighieri, con molti ambienti coinvolti in interessi non religiosi e non conformi ai principi evangelici. Vi fu ununanime commemorazione alla Camera dei deputati, nella seduta pomeridiana dello stesso 2 luglio 1914, nel corso della quale il Presidente di turno, l'On. Cappelli, espresse sentimenti di commosso rimpianto per il nostro diletto Collega, che diede nella sua breve vita esempio di animo virtuoso e di grande rettitudine. E l'On. Fera, a nome della deputazione calabrese, rivolse un mesto saluto alla sua memoria definendolo nobile esempio di pubbliche e private virt e del pi assoluto disinteresse, tanto che morto in onorata, austera povert. Espressioni che furono seguite da viva e generale approvazione. Egli era morto povero, cio senza aver accresciuto di una lira, come si dice, il proprio modestissimo patrimonio personale. In quei tempi non vi erano molte provvidenze per chi era chiamato a ricoprire incarichi elettivi e poi di governo, che venivano svolti in gran parte a proprie spese, provenendo essi da famiglie abbienti. Per molti anni, sin dalla fine dell' '800 e all'inizio del '900, il maggior privilegio dei rappresentanti del popolo era l'uso gratuito di tutti i mezzi di trasporto, il c.d. tesserino permanente. La tradizione di questi uomini politici, nutriti degli ideali di altruismo e di disinteresse individuale portati avanti dalle lites risorgimentali, sembra essersi definitivamente arrestata con i De Nicola, i De Gasperi, gli Einaudi, i Pertini, per ricordarne solo alcuni.

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