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MITO E TRAGEDIA

Il mito, quello che domina la poesia da Omero ad Esiodo ai tragici, una teofania, cio una manifestazione del divino, il soprannaturale che entra, irrompe nel mondo. Lirruzione, lapparizione incontrastabile del divino genera una storia che per luomo antico sacra, vera, reale. Pensiamo, ad esempio, alla narrazione mitica dellorigine del mondo. Il mondo ha inizio quando alcune forze, divinit stabiliscono lOrdine (in greco kosmos da cui cosmo, mondo) contro il Caos originario. Nei poemi omerici troviamo due caratteristiche della storia (nel senso di vicenda) di uomini e dei che si svolge nella storia (nel senso di svolgersi di eventi): 1. la distanza tra luomo e gli dei; 2. la totale dedizione delluomo agli dei. Nella tragedia questa lontananza e al tempo stesso questa dedizione raggiungono il loro vertice attraverso lesperienza dellestremo dolore. Un grande studioso del mito greco, W.F. Otto, afferma: Alla base della tragedia sta una certezza ultima e di tale grandezza e gloria che tutte le opposizioni in essa si equilibrano cos che anche gli elementi pi terribili sfociano in una meravigliosa calma e contenutezza. E la certezza che gli dei esistono, che Zeus, che abbraccia in s tutto il divino, esiste. Questa certezza significa che tutto, fortuna o disgrazia, gioia o dolore, di divina origine: anzi, nella loro verit e profondit, gioie dolori disgrazie hanno essi stessi una natura divina, un divino essere. Per quanto possa essere spaventoso il destino che colpisce luomo, non appena egli pensa che disposto dagli Dei, cio che appartiene al cosmo della gloria che si chiama Dio, lo inondano la pace e la calma anche se deve morire senza aspettare risarcimento. Luomo accetta con dignit ci che gli tocca vivere. La grande tragedia manifesta la vittoria del divino, ma le dolorose domande che rimangono aperte (quella di Antigone, ad esempio, che sente ingiusta la sua morte; quella del coro che invoca la venuta di qualcuno che strappi Alcesti dalla morte; o quella di Edipo che sa di non aver meritato tanto dolore) sono il desiderio pi puro dellantichit greca di una salvezza sconosciuta ma necessaria. Nelle vicende degli eroi del mito o nelle voci dei protagonisti delle tragedie si esprimono le domande che ogni uomo sempre si fa: che scopo (destino) ha la mia esistenza; posso essere felice; perch devo soffrire, che colpa ne ho; perch c il male, chi paga per questo; possibile la giustizia. Di qui deriva la sfolgorante bellezza della tragedia e di tutta la grande arte greca, della quale Otto dice: Questo bello non semplicemente lattraente o il piacevole o una qualche specie di ornamento, splendore o eccellenza ma proprio il contrario, perch essa (la bellezza greca) vera, della verit della forma che circonfusa della luce della gloria delleterno. La bellezza della tragedia consiste nella verit delle domande che esprime, una verit che trova la sua origine e la sua luce nella certezza che ci sono gli dei. E significativo il fatto che, quando in Grecia il mito decade, decadono anche larte e la poesia. Tuttavia, grazie alle immortali opere che ha generato, il mito greco ha nutrito la civilt occidentale.

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