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Stefano

FERRARI Appunti per il corso di Difesa del suolo e gestione delle acque (C.d.L.M. Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Paesaggistico-Ambientale)

Modelli idrologici dei deflussi fluviali In che modo tradurre la percezione in capacit di stima?
Lo scopo tecnico di unanalisi idrologica finalizzata alla programmazione del territorio di stimare landamento di una grandezza idrologica al verificarsi di assegnati scenari di contesto. Alcuni esempi: lumidit del suolo durante una stagione irrigua (ed il conseguente rischio di perdita di raccolto), i volumi di piena a seguito di piogge molto intense (ed i conseguenti rischi per le persone), le portate idriche disponibili durante la stagione di magra, ... Per fare questo necessaria di una procedura di calcolo che, partendo dagli elementi noti dello scenario, ci consenta di stimare il risultato che ci interessa con un margine di errore accettabile. Per giungere alla procedura di calcolo occorrono per due passaggi intermedi: la definizione di un modello concettuale del fenomeno e la traduzione matematica del modello concettuale. In sintesi: modello percettivo: descrizione e riconoscimento dei fenomeni; modello concettuale: schematizzazione dei legami di causa-effetto; modello matematico: descrizione di operatori e procedure di calcolo; modello di calcolo: trascrizione della procedura in software.

Percezione del fenomeno di formazione del deflusso.


Lidrogramma delle portate superficiali di un corso dacqua, misurate in una sezione dello stesso, Q=Q(t), dipende da numerosi fattori: i pi intuitivi sono la precipitazione antecedente, la temperatura, la geologia e la pedologia del bacino, luso del suolo, gli usi idrici. Ma il fenomeno davvero complesso: per quanto possa apparire strano anche gli animali che vivono sui versanti possono influire nella modalit di formazione dellidrogramma. La percezione che losservatore ha della trasformazione nel tempo delle piogge in portate si traduce in un modello concettuale: necessariamente un tentativo dellosservatore di sintetizzare il fenomeno. Il modello concettuale poi tradotto in una procedura operativa, adatta per i calcoli. Dato di ingresso la precipitazione sul bacino, variabile nel tempo e nello spazio. Il prodotto di uscita dovrebbe essere una stima affidabile della portata che fluirebbe nella sezione di chiusura del bacino reale. Il legame funzionale tra le due serie deve (o dovrebbe) tenere conto dei diversi fattori, anchessi tutti variabili nello spazio e nel tempo.

Le scale spaziali e temporali

Qualunque sia il modello percettivo occorre in primo luogo definire le scale di rappresentazione del fenomeno indagato. Sia gli afflussi al bacino sia le portate sono volumi che fluiscono nel tempo: la scala temporale del modello la prima scelta da fare, a secondo dello scopo che ci si pone: la stima dellandamento

delle medie annue, mensili, decadiche, giornaliere, orarie, istantanee (ossia mediate su pochi secondi) si fa a seconda di quella che la destinazione di uso del modello. La distribuzione spaziale delle grandezze in gioco, si riconduce, di norma, allelemento elementare di formazione dei volumi di acqua. Nel caso della trasformazione della pioggia in deflusso, lelemento un sotto-bacino ovvero una porzione di territorio versante nella stessa sezione di chiusura ed avente pedologia, uso, pendenza adeguatamente omogenee. Nel caso della analisi di campi di precipitazione lelemento la cella di pioggia caratterizzata da adeguata omogeneit della precipitazione. E chiaro che intendiamo adeguato con riferimento alla accuratezza del modello e dei dati di cui disponiamo. E quindi importante che ogni modello sia usato per le scale spaziali e temporali per cui stato concepito e tradotto in procedura. I dati forniti, o i parametri che descrivono il bacino, possono essere lumped, mediati ed omogenei, oppure distributed, distribuiti, diversi per ogni elemento elementare.

Casualit

In natura gli eventi casuali che portano alla trasformazione della pioggia in portata in uscita dal bacino fanno s che la stessa pioggia generi idrogrammi diversi. In un modello concettuale questo si traduce in un approccio stocastico. Si distinguono allora i modelli deterministici, ossia che danno sempre la stessa risposta con gli stessi dati di ingresso, da quelli stocastici, che rispondono diversamente al ripetersi degli stessi dati di ingresso, anche se sempre allinterno di un certo campo di variazione.

La similitudine idrologica

Ogni bacino chiuso in una determinata sezione di un corso dacqua deve essere inteso come un unicum individuale. Analizzando la regressione dei dati sperimentali alcune variabili sintetiche mostrano notevoli andamenti simili. Il concetto generale di similitudine idrologica quindi che i bacini che presentano alcuni parametri simili (superficie, copertura, uso del suolo, geologia e pedologia,...) rispondano in modo simile se sottoposti a serie climatiche (piogge, temperature,...) simili. Le similitudini pi semplici correlano variabili macroscopiche (ad esempio la superficie drenata) a singole grandezze. Ad esempio la formula usata nelle sistemazioni idraulico-forestali alpine in Italia dai primi del 900, detta di Valentini, lega la portata di piena Q del bacino alla sua area A: Qp = 27 * sqrt( A ). La semplicit della formula tale da escludere addirittura il ruolo della precipitazione e chiaramente la capacit predittiva di tale similitudine modesta. Il concetto di similitudine idrologica sotteso alla prassi di taratura dei parametri di un modello in un bacino monitorato e la loro applicazione per le stime in un altro bacino non monitorato, ma simile al primo per le caratteristiche considerate.

Cosa percepiamo della trasformazione della pioggia in deflusso?

I fenomeni naturali sperimentalmente riconoscibili nella trasformazione della pioggia in portata in un elemento elementare sono elencati qui di seguito. precipitazione: lacqua raggiunge la superficie in forme diverse: pioggia , neve, galaverna; intercettazione: lacqua resta aderente al suolo, agli edifici ed alle piante, poi destinata a gocciolare a terra o ad evaporare nel tempo;

piccoli invasi: un volume di acqua resta sul suolo in forma di pozzanghere, destinata a raccogliersi in rivi maggiori, ad evaporare o ad infiltrarsi nel tempo; infiltrazione: un volume di acqua penetra nel suolo, il suo destino incerto: potr scorrere fuori dal bacino senza emergere come deflusso superficiale, oppure riemergere ai piedi del versante e rientrare nel deflusso superficiale, o anche essere trattenuta nel suolo sino alla evapotraspirazione; contenuto idrico del suolo: il volume di acqua che presente nel suolo, dipende dal clima antecedente; il suo valore influenza profondamente linfiltrazione, destinato, in parte a permanere nel suolo trattenuto, in parte ad evaporare, ad evapotraspirare, a trasferirsi in altri volumi di suolo; deflusso ipodermico: acqua che scorre verso il piede del versante nel primo orizzonte di suolo, molto permeabili o lungo percorsi preferenziali, spesso tane di animali, per riemergere a valle; evaporazione: acqua che evapora dalla superficie; evapotraspirazione: acqua che entra nel ciclo suolo/pianta e traspira dalle foglie ruscellamento superficiale: la formazione di rivoli sul versante, destinati a versare in corpi dacqua a valle in un certo tempo; invaso: lacqua, prima di raggiungere la sezione di chiusura permane in pozze, stagni, laghi, negli stessi corsi dacqua; laminazione: un invaso svolge, rispetto agli ideogrammi in entrata la funzione di un volano: lidrogramma in uscita dura di pi e raggiunge minori valori di portata al colmo; deflusso nel corso dacqua: lacqua si raccoglie e scorre verso valle lungo la rete di drenaggio superficiale con velocit dipendenti dallidraulica; turbolenza: il movimento delle molecole di acqua sottoposto a casualit tali da produrre un continuo miscelamento della corrente; ad esempio se versiamo in un canale un secchio di colorante lo vediamo diffondersi durante il moto verso valle sino a perdere riconoscibilit. tempi medi di trasporto: anche se nei canali vi turbolenza e nei versanti lincertezza del ruscellamento, con i traccianti possibile determinare un tempo medio di trasporto da una sezione di monte ad una di valle. deflusso sub alveo: acqua che filtra verso valle nei meati presenti nel materiale di fondo alveo, destinata ad emergere come deflusso superficiale in corrispondenza di soglie impermeabili di fondo o a defluire oltre la sezione di chiusura senza partecipare al deflusso superficiale; trattenimento o fusione nivale: acqua caduta nella stagione fredda, destinata al rilascio totale nel corso dellanno per fusione con laumentare delle temperature o alla sublimazione in atmosfera; trattenimento o fusione nei ghiacciai: lacqua nei ghiacciai, rilasciata o trattenuta al di fuori del bilancio annuale; derivazioni: sottrazioni (antropiche) di acqua dal ciclo naturale con restituzione pi o meno conservativa; condizioni climatiche: ogni grandezza coinvolta nei fenomeni sopra descritti deriva dalla storia antecedente il periodo di analisi del modello: una stagione di deflussi diversa se segue un periodo normale o di magra estrema, dopo un inverno caldo, e privo di neve, le magre estive saranno pi gravi; levoluzione stessa dei fenomeni dipende poi dalle condizioni climatiche che evolvono. Si comprende come questi elementi del ciclo idrologico diventano pi o meno significativi a seconda della scala temporale. Un elemento presente nel modello percettivo potrebbe essere ininfluente in un modello concettuale e decisivo in un altro. Ad esempio levapotraspirazione o la fusione nivale: a scala temporale di singolo evento di pioggia sono spesso del tutto trascurabili, mentre diventano importanti a scala temporale stagionale o annuale.

In ogni modello concettuale i fenomeni sopra descritti sono tradotti in una successione di principali trasformazioni funzionali: sebbene i fenomeni nella realt avvengono contemporaneamente, pi semplice concettualizzarli come successivi o sovrapponibili.

Modello concettuale del fenomeno


La pioggia efficace
In primo luogo: definita la scala spaziale e lintervallo di tempo del modello, non tutta lacqua precipitata esce dal bacino nel corso della durata temporale che ci interessa. Di fatto per un osservatore emerge la differenza tra il volume di pioggia totale caduta e il deflusso, ossia il volume totale delle portate defluenti. Il volume di pioggia che corrisponde al deflusso si chiama pioggia efficace (ma, attenzione, non affatto detto che sia la stessa acqua che entrata). La rappresentazione intuitiva pi semplice quella di una scatola con un foro dingresso e diversi fori di uscita: se la scatola vuota le palline infilate dentro potrebbero anche non uscire neppure. Poi pi la scatola diventa piena pi le palline che entrano spingono fuori altre gi presenti e vicine alluscita. Se lingresso dura abbastanza, anche quelle che stanno entrando potrebbero uscire. Ma ci possono essere anche biglie finite in angoli tranquilli, che una volta entrate non sono spinte fuori ma restano nella scatola. Negli ultimi tre secoli la ricerca idrologica si molto concentrata su questo fenomeno: quanta pioggia diviene pioggia efficace per il deflusso, in che modo ed in che tempi? Oggi siamo in grado di riconoscere che non tutta lacqua precipitata partecipa al successivo deflusso, anche se, di norma, nel corso della stagione viene comunque coinvolta. Alcuni studi hanno mostrato ora come nel suolo radicato dei boschi sia possibile che una parte significativa dellacqua precipitata allinizio della stagione sia trattenuta a tempo indefinito, ovvero sino a quando essa non esce dal sistema come evapotraspirazione della pianta. Fate le dovute semplificazioni, losservazione di questi fenomeni, quando tradotta in modello concettuale, porta al modello di formazione del deflusso efficace o al modello delle perdite, secondo il lato da cui si guarda. La generazione del deflusso efficace fortemente influenzata dalle condizioni iniziali e segue leggi non lineari.

Breve storia dei modelli concettuali della trasformazione della precipitazione in deflusso superficiale concentrato (da Phillips, 2010).
HORTON (1933): leccesso di capacit di infiltrazione corrisponde al deflusso superficiale; WHIPKEY (1965): le osservazioni sperimentali visive mostrano che le piene dei torrenti si verificano anche senza che ci sia scorrimento superficiale visibile: nasce il concetto di deflusso ipodermico (DUNNE) e di trasferimento attraverso il suolo. SKLASH, FARVOLDEN (1979): Le osservazioni sperimentali tramite traccianti mostrano che lacqua che defluisce nel torrente dopo o durante una pioggia non necessariamente la stessa acqua che appena caduta: quindi il deflusso formato da acqua gi invasata nel suolo del bacino che viene espulsa per larrivo della nuova acqua della pioggia pi recente (deflusso traslatorio). BEVAN, GERMANN (1982): i percorsi dellacqua sono divisi in due tipi: percorsi veloci (macropori) come fratture del suolo, tane, canali radicali, ed un lento deflusso nella matrice di suolo omogeneo. La ricerca dal 1980 in poi si concentra su questi aspetti.

WEILER, MCDONNEL (2007) : con i traccianti dimostrano anche che durante le precipitazioni intense il deflusso trova vie pi rapide. VACHE, MCDONNELL, (2006), MCGUIRE, WEILER,MCDONNELL, (2007): Il sistema di versante viene visto come un canale discontinuo (il percorso veloce) che forma meandri in un fondovalle pianeggiante: se linvaso modesto, lacqua stagna nelle lanche, poi viene sospinta avanti dallarrivo di nuova acqua. I tempi di residenza dellacqua nei versanti variano da poche settimane a diversi mesi. BROOKS BARNARD, COULOMBE, MCDONNELL (2010): usando isotopi diversi durante le stagioni dellanno, in un bacino sperimentale rilevano che gran parte dellacqua presente nella matrice di suolo separata da quella che defluisce attraverso la matrice stessa. La matrice di suolo invasa dalla prima pioggia intensa autunnale; questa alimenta gli apparati radicali mentre le successive piogge defluiscono e non si fermano. (Questo accade probabilmente per la minore permeabilit di questi orizzonti dopo la prima pioggia.) Durante la stagione siccitosa estiva questo invaso di acqua nella matrice di suolo utilizzato pienamente sino alla prima pioggia autunnale. Riprendendo lanalogia del corso dacqua, il suolo si comporterebbe quindi come un canale che scorre a fianco di bacini regolati da valvole di non-ritorno al primo passaggio di acqua questa riempie i bacini, ma nei successivi i bacini sono saturi e lacqua scorre nel canale. Dai bacini lacqua esce solo per suzione radicale. In un sistema simile il volume di deflusso maggiore rispetto al precedente concetto, infatti quando i bacini sono chiusi tutta lacqua transita. Inoltre i bacini sono punti morti sia per lacqua sia per i nutrienti trasportati. Per contro tutti i nutrienti che sono disciolti dopo le prime pioggie autunnali sono verosimilmente trasportati via e non entrano nella disponibilit delle piante. Importanti quindi le conseguenze per la maggiore efficacia dei trattamenti colturali. Infine le concentrazioni di traccianti del deflusso non sono pi sufficienti per determinare il percorso ed il tempo di residenza dellacqua, perch una parte di questa scompare. Questo modello concettuale per potrebbe non applicarsi nei climi che non presentano variazioni stagionali forti o per i suoli che non hanno una matrice sufficientemente fine da assorbire umidit quando sono asciutti e non assorbirla in condizioni di saturazione. In sostanza il modello concettuale pi avanzato oggi risente sia della variabilit climatica sia di quella del geopedologica.

Il trasporto o routing

Se ogni elementare parcella di formazione di deflusso fornisce nel tempo alla rete dei rivi e dei canali la propria acqua efficace, resta da vedere come rappresentare il trasporto di questa sino alla sezione di chiusura. A questa trasformazione funzionale il nome in italiano pi intuitivo modello della risposta idrologica, immaginando la pioggia come un impulso dato al sistema bacino che risponde con lidrogramma in uscita. Questa definizione per pu generare confusione in quanto ci si riferisce anche agli elementi elementari di formazione del deflusso come unit distribuite di formazione della risposta. Pi chiaro adottare il termine usato nella letteratura anglosassone, che si riferisce a questa trasformazione come runoff routing to the outlet. Il routing fenomeno implicitamente dipendente dalle caratteristiche del moto idraulico, se pensiamo semplicemente alle velocit di trasferimento delle portate lungo la rete di drenaggio. Altra trasformazione durante il routing la laminazione dellonda di piena. Per questo anche il routing un fenomeno non lineare, ma si sono sviluppati molti modelli legati alla teoria dei sistemi lineari che portano a risultati giudicati soddisfacenti.

Il modello di trasporto pi semplice quello basato sul concetto Time-Area (trasporto puramente cinematico dei volumi di deflusso prodotti da singole aree, secondo velocit determinate), ma lo stesso concetto di fatto applicato anche nei modelli distribuiti pi recenti, basati su GIS, dove si determinano molteplici parametri distribuiti nelle singole celle, o unit, di risposta idrologica. La risposta di ogni cella poi trasferita ad una o pi celle a valle, modificandone sia il routing sia la formazione del deflusso. Modelli distribuiti molto accurati necessitano per di informazioni dettagliate ed ugualmente distribuite sul bacino, per essere adeguatamente tarati. Se gli strumenti di calcolo consentono una complessit procedurale notevole, cos non per le informazioni realmente traibili dal territorio o tecnicamente disponibili. Pertanto vi molto interesse tecnico per i modelli con parametri distribuiti a scala di versante o di sottobacino, e dove la rappresentazione concettuale ed il numero di parametri siano sufficienti a consentire una corretta taratura del modello.

Dati disponibili
I dati disponibili per la modellazione afflussi deflussi sono dati puntuali, sia per la precipitazione sia per la portata defluente. Inoltre sono di norma puntuali anche le informazioni riferite ai profili pedologici del suolo, mentre sono pi diffuse le informazioni di uso e copertura del suolo, substrato geologico, temperatura. I dati distribuiti di pioggia sono acquisibili tramite trattamento di dati provenienti da radar o immagini da satellite, e necessitano quindi di un modello interpretativo che, per ora, pu essere fonte di errori nella applicazione idrologica. Anche i modelli digitali del terreno possono essere interpretati per fornire informazione ideologicamente utile, in particolare per la definizione delle pendenze dei versanti e per la rete di drenaggio. Diverse risoluzioni del modello del terreno e diversi metodi di analisi portano a rappresentazioni differenti sia delle pendenze dei versanti, sia della rete di drenaggio. Per una predizione adeguata i dati dovrebbero riferirsi a periodi climaticamente simili a quelli per i quali si lavora; per questo sarebbe bene conoscere eventuali trend o oscillazioni nelle grandezze idrologiche, rilevabili dalla analisi di serie storiche. Alcuni dati sono oggi relativamente semplici da misurare ed acquisire (pioggia, portate, geometria, geologia); altri restano piuttosto complessi (evapotraspirazione, tempi di trasporto) ed incerti. Vi sono numerosi dati disponibili relativamente alla pedologia ed alluso del suolo, che possono risultare utili per i modello afflussi deflussi, ma solo dopo una adeguata interpretazione.

Modelli empirici, o modelli basati sui dati.


Alcuni modelli derivano direttamente dalla analisi dei dati osservati, senza alcuna considerazione concettuale a mediare tra il processo naturale ed il risultato numerico. In particolare in idrologia sono ampiamente diffuse relazioni basate sulla analisi di regressione di una o pi variabili. Lipotesi necessaria per la validit di tali modelli che esista una similitudine idrologica tra i bacini considerati e che questa sia sufficientemente spiegata dalle variabili indipendenti utilizzate: ad esempio volendo stimare la portata media annua in un bacino, una semplice regressione basata sulla superficie del bacino non sar verosimilmente sufficiente: occorre anche avere informazioni sulla geologia, sul clima, altitudine, precipitazione media, ed altre variabili. Altre tecniche basate unicamente sui dati sono quelle che ricercano un operatore di trasformazione funzionale tra la rappresentazione temporale delle piogge e quella delle portate. In pratica il problema, con una similitudine elettronica, quello di costruire un opportuno filtro tra

la funzione ietogramma e la funzione idrogramma. Anche loriginale metodo IUH deve intendersi come un operatore funzionale, che si presta ad essere interpretato anche in forma concettuale. I parametri possono infatti essere fatti derivare da misure geomorfologiche della rete di drenaggio o essere organizzati in modo da tenere conto delle non linearit dei fenomeni di formazione del deflusso e di routing. Ultimo metodo di previsione della trasformazione afflussi-deflussi derivato dai dati quello delle reti neurali, che ha un limite applicativo nellelevato numero di parametri e nel fatto che, al di fuori dai set di taratura, le risposte possono essere non accurate.

Modelli basati sulla descrizione dei processi


Altra famiglia quella dei modelli che intendono descrivere i processi, in forma pi o meno semplificata, traducendoli in procedure di calcolo. Lambizione di comprendere, e quindi descrivere, il fenomeno di trasformazione afflussi deflussi grazie allo sviluppo dei sistemi di calcolo, giunto alla possibilit di rappresentazioni tridimensionali dei flussi di superficie e sotterranei. SI tratta di applicazioni limite; nella maggior parte dei casi la tecnica consiste nella rappresentazione del bacino come una rete di sotto bacini (unit di formazione del deflusso) connessi tra loro tramite unit di trasferimento. Le due funzioni possono coesistere. In pratica in tali modelli, che sarebbero del tutto adeguati a descrivere il fenomeno a scala di bacino, permangono i limiti legati alla discretizzazione delle parcelle elementari. I progressi nei mezzi di calcolo hanno consentito di aumentare la definizione delle disomogeneit del suolo, dei processi di deflusso ipodermico, di percorsi preferenziali o irregolarit della superficie. I limiti divengono quindi quelli della taratura di un numero sempre maggiore di parametri. Esistono, tra i modelli di processo, alcuni considerati standard di riferimento mondiali. In questo caso, anche se la predizione pu essere non accurata quanto si vorrebbe, ladozione di uno standard procedurale consente di valutare in modo omogeneo le alterazioni nelle predizioni idrologiche conseguenti ad alterazioni dei dati di ingresso. Ad esempio, per la rappresentazione della formazione del deflusso efficace il modello SCS-CN sempre di pi affermato. Si sono quindi sviluppati sotware, che sono divenuti standard (HEC-HMS in primis, stante la diffusione tecnica) che si rivelano strumenti particolarmente utili e flessibili per le stime idrologiche. HMS, ad esempio, consente di adottare agevolmente diversi tipi di rappresentazioni concettuali dei fenomeni, di confrontarne i risultati, di tarare i parametri in base a data-set noti. --------

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