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Gramsci nel ventunesimo secolo


di Partha Chatterjee

1. La societ contadina oggi


Il primo volume di Subaltern Studies fu pubblicato nel 1982, venticinque anni or sono1. Ho fatto parte del gruppo editoriale che, sotto la guida di Ranajit Guha, si impegnato in un confronto critico con la modernit postcoloniale a partire dalla prospettiva delle classi subalterne, specialmente quelle contadine. Nel quarto di secolo oramai trascorso, avvenuto, io credo, un mutamento fondamentale nella situazione storica della postcolonialit. Le nuove condizioni che regolano i flussi globali dei capitali, delle merci, dellinformazione e della gente un sistema complesso di fenomeni generalmente raggruppati nella categoria di globalizzazione hanno creato sia nuove opportunit sia nuovi ostacoli per i paesi postcoloniali. La vecchia idea di Terzo Mondo, retta sulla condivisione di una storia comune fatta doppressione coloniale e arretratezza, non pi persuasiva come poteva esserlo negli anni sessanta. La traiettoria di crescita economica dei paesi dellAsia differisce radicalmente da quella della maggior parte dei paesi africani. Negli ultimi anni la fenomenale crescita economica della Cina e dellIndia, coinvolgendo due degli stati pi popolosi del pianeta, ha messo in movimento un processo di cambiamento sociale di scala e di velocit senza precedenti nella storia dellumanit. noto che i Subaltern Studies sono stati ispirati dai quaderni del carcere di Antonio Gramsci nei quali egli delineava un quadro metodologico per una storia delle classi subalterne. Nei Quaderni Gramsci utilizzava la parola subalterno in almeno due accezioni diverse. Nel primo senso, intendeva usarla come etichetta per il proletariato industriale. Egli, per, si contrapponeva allassunto essenziale del pensiero marxista ortodosso, enfatizzando come la borghesia, nella sua ascesa al potere, non imponeva semplicemente una dominazione attraverso gli
1 Il presente saggio basato sulla relazione che lautore ha presentato e discusso con Nadia Urbinati e Paolo Capuzzo in occasione del convegno di studi organizzato dalla Fondazione Istituto Gramsci Emilia-Romagna, Gramsci nel ventunesimo secolo, il 15 novembre 2007 alla John Hopkins University di Bologna.

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STUDI CULTURALI - ANNO V, N. 2, AGOSTO 2008

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apparati coercitivi dello stato, ma piuttosto trasformava le istituzioni culturali e ideologiche della societ civile al fine di costruire unegemonia sulla societ nel suo insieme, guadagnando spesso il consenso delle classi subalterne. Nellanalisi gramsciana della societ capitalista, il luogo centrale occupato da questioni quali la relazione tra lo stato e la societ civile, le connessioni tra la nazione, il popolo, la borghesia e le altre classi dominanti, il ruolo degli intellettuali nel costituire legemonia sociale della borghesia, le strategie per costruire unalleanza contro-egemonica, etc. Nel secondo senso, Gramsci parlava delle classi subalterne nelle formazioni sociali pre-capitaliste. Qui si riferiva alla relazione pi generale dei rapporti di dominazione e di subordinazione presenti nelle societ divise per classi. Egli, in particolare, scrisse sulla subordinazione dei contadini nel contesto specifico dellItalia meridionale. Gramsci era molto critico verso lattitudine negativa ed evasiva che i marxisti europei dimostravano nei confronti della cultura, delle credenze, delle pratiche e del potenziale politico dei contadini. Schierandosi contro tale atteggiamento, egli dedic molte pagine alle caratteristiche che rendevano distintive le pratiche e le credenze religiose, il linguaggio e i prodotti culturali, le vite quotidiane e i conflitti dei contadini, indicando agli intellettuali rivoluzionari lo studio e la comprensione di questi fenomeni come dei compiti necessari. Daltra parte, egli evidenzi anche i limiti della coscienza contadina, che appariva frammentaria, passiva e dipendente al confronto delloriginalit, della capacit analitica e dellattivo dinamismo storico delle classi dominanti. La coscienza contadina, anche nei momenti di resistenza, rimaneva obnubilata dalle ideologie delle classi dominanti. Queste riflessioni di Gramsci hanno trovato un utilizzo produttivo negli anni ottanta ispirando gli scritti di alcuni storici dellAsia meridionale. A distanza di venticinque anni credo che sia importante per gli intellettuali asiatici rivisitare la questione dei contadini nelle societ postcoloniali. Non perch io pensi che il progresso della crescita industriale capitalista, come stato predetto innumerevoli volte negli ultimi centocinquanta anni, abbia inevitabilmente lacerato le comunit contadine e trasformato i contadini in operai industriali. Al contrario, io sostengo che le forme di crescita del capitale industriale nel ventunesimo secolo possano, in paesi fortemente agricoli come la Cina, lIndia e gli stati dellAsia sud-orientale, fare spazio per la conservazione della produzione e delle culture contadine, anche se in condizioni del tutto alterate. Lanalisi di queste forme emergenti del capitalismo postcoloniale richiede un nuovo lavoro concettuale, in cui, questa la mia opinione, gli scritti di Gramsci continuano a rivestire un importante valore analitico. Concedetemi di prendere le mosse da una serie di episodi avvenuti in diverse regioni dellIndia, violente agitazioni di protesta contro lacquisizione di terra agricola per lindustria. Il pi discusso tra questi avvenimenti capitato in un luogo chiamato Nandigram, che si trova in unarea del Bengala occidentale

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su cui era stata lanciata unofferta dacquisto di quattordicimila acri2 di terra agricola per stabilire unarea industriale speciale destinata allindustria chimica. Nel gennaio del 2007, quando le notizie di un possibile acquisto si stavano diffondendo, gli abitanti del villaggio si sono armati e hanno cacciato tutti i funzionari governativi, i poliziotti e i sostenitori del Partito comunista, che al potere in quella regione, hanno divelto le strade e distrutto i ponti in modo da sigillare lintera area dalla presenza degli stranieri. Si venuta a creare una situazione di stallo durata due mesi. Quando la polizia e i sostenitori del governo hanno tentato di entrare con la forza, quattordici persone sono state uccise dal fuoco della polizia. Tuttora larea continua a essere disturbata e a niente valso lannuncio del governo secondo cui la zona industriale chimica sarebbe stata situata altrove. Se questi incidenti avessero avuto luogo venticinque anni fa, li avremmo sicuramente interpretati come classici segni dellinsurrezione contadina. Avremmo utilizzato le categorie a lungo invalse secondo cui le culture contadine sarebbero legate alla terra e allagricoltura di piccola scala, sarebbero unite dai vincoli culturali e morali della comunit locale rurale, e sarebbero pronte a opporre resistenza agli agenti di uno stato esterno e alle istituzioni commerciali urbane utilizzando mezzi sia pacifici che violenti. La nostra analisi si sarebbe allora riallacciata a una lunga tradizione di studi antropologici delle societ contadine, concentrandosi sulle forme peculiari di dipendenza delle economie contadine sia da istituzioni esterne come lo stato che da classi dominanti come i proprietari terrieri, i creditori e i commercianti, e non avrebbe trascurato lindividuazione di alcune forme di autonomia culturale basate sulla solidariet della comunit morale locale. Avremmo anche ricondotto la nostra discussione nel solco della lunga tradizione dei dibattiti politici sul ruolo storico dei contadini nello sviluppo capitalistico, iniziando con lanalisi marxista dellEuropa occidentale dellinevitabile dissoluzione della classe contadina quale risultato del processo daccumulazione primitiva3 del capitale, e proseguendo con i dibattiti di Lenin con i Nardoniks, lanalisi di Mao Zedong del ruolo dei contadini nella rivoluzione cinese, e gli ancora attuali dibattiti sulla visione di Gandhi di unIndia liberata, secondo cui i contadini dei villaggi, mobilitandosi, avrebbero resistito con successo al diffondersi del capitalismo industriale e alla violenza dello stato moderno. Infine, utilizzando le intuizioni degli scritti di Antonio Gramsci, avremmo potuto parlare della coscienza dei contadini attraversata da una contraddizione che la rendeva dominata dalle forme della cultura elitaria delle
Lequivalente nel sistema metrico decimale pari a circa cinquemilaseicento ettari, NdT. Si fa qui riferimento alla categoria marxiana di Ursprngliche Akkumulation, la cui traduzione comunemente adottata in lingua inglese, primitive accumulation, non restituisce appieno il riferimento allorigine (Ursprung), che invece mantenuto nellespressione accumulazione originaria ampiamente utilizzata in lingua italiana, NdT.
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classi dominanti e, al contempo, a esse resistente. Venticinque anni fa, avremmo letto queste agitazioni rurali nei termini dellanalisi presentata da Ranajit Guha nel suo classico lavoro Elementary Aspects of Peasant Insurgency in Colonial India (Guha 1983). Credo che questa analisi, oggi, risulti inappropriata per pi di una ragione. Primo, la diffusione delle tecnologie governamentali nel mondo postcoloniale negli ultimi tre decenni, esito di un approfondimento dellazione dello stato sviluppista asiatico4, ha determinato una situazione in cui lo stato non pi unentit esterna alla comunit contadina. Le agenzie governamentali, gestendo listruzione, i servizi alla salute, le strade e distribuendo cibo, acqua, elettricit, le tecnologie agricole, le cure di emergenza e dozzine di altri servizi, sono penetrate a fondo nella vita quotidiana contadina. Non solo i contadini sono dipendenti dalle agenzie statali per questi sevizi, essi hanno anche acquisito una capacit considerevole, anche se in varia misura rispetto alle differenti aree, nel manipolare e nel fare pressione sulle agenzie affinch provvedano a questi servizi. Le istituzioni dello stato, o almeno le agenzie governamentali (sia statali sia non-statali), sono oramai diventati degli elementi interni delle comunit contadine. Secondo, il flusso massiccio di riforme nella struttura della propriet agraria, rivoluzionaria come in Cina oppure graduale come in gran parte dellIndia e negli altri paesi dellAsia sud-orientale, ha implicato che, a parte qualche area particolare, per la prima volta dopo secoli i contadini non si confrontassero pi direttamente con una classe sfruttatrice interna al villaggio, come accadeva nelle condizioni feudali o semi-feudali. Le conseguenze sono completamente innovative per la gamma di strategie della politica contadina. Terzo, da quando la tassa sulla terra o sui prodotti agricoli non rappresenta pi una entrata significativa dei governi moderni, la relazione tra lo stato e i contadini non pi direttamente estrattiva, come era invece nel passato. Quarto, con la rapida crescita delle citt e delle regioni industriali la possibilit del passaggio a occupazioni urbane e non agricole non pi una funzione della loro pauperizzazione e della loro separazione forzata dalla terra, bens spesso una scelta volontaria dettata dalla percezione di nuove opportunit e nuovi desideri. Quinto, la diffusione dellistruzione scolastica e lampia esposizione ai mezzi di comunicazione moderni, come il cinema, la televisione e la pubblicit, hanno propagato tra i membri pi giovani, sia maschi che femmine, delle famiglie contadine un forte desiderio di cambiamento, per cui, piuttosto che fare la vita da contadino del villaggio, sembra preferibile trasferirsi, pur esponendosi a privazioni e incertezze, in paesi o in citt che offrono il miraggio dellanonimit e dellascesa sociale. Questo particolarmente significativo in paesi come
4 Si traduce in questo modo lespressione developmental state, una categoria che in economia politica indica il fenomeno della pianificazione statale ampiamente diffuso alla fine del secolo in Asia sud-orientale e in particolare in India, NdT.

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lIndia, dove la vita dei contadini poveri nella societ rurale segnata non solamente dagli svantaggi di classe, ma anche dalle discriminazioni di casta, nei cui confronti la mera anonimit della vita urbana spesso percepita come un fattore demancipazione.

2. Un nuovo quadro concettuale


Potrei avere eccessivamente enfatizzato la novit della presente situazione; in realt i cambiamenti sono indubbiamente intervenuti nel tempo con una maggiore gradualit. Io credo, per, che in questo momento la novit richieda di essere accentuata allo scopo di chiedersi come tali caratteri della vita contadina influenzino le (nostre) teorie invalse del posto dei contadini nei paesi postcoloniali. Kalyan Sanyal, un economista che insegna a Calcutta, ha tentato una revisione fondamentale di queste teorie in una recente pubblicazione, Rethinking Capitalist Development (Sanyal 2007). Penso che questo lavoro rappresenti bene una nuova fase dellutilizzo di Gramsci che ci aiuta a comprendere i cambiamenti politici ed economici intervenuti nelle societ postcoloniali del ventunesimo secolo. Il concetto chiave dellanalisi di Sanyal laccumulazione primitiva del capitale talvolta chiamata anche accumulazione originaria o primaria del capitale. Come Sanyal, anchio preferisco riprendere questo termine in senso marxiano per riferirmi alla dissociazione dei lavoratori dai mezzi del lavoro5. Non c alcun dubbio che questo processo storico ha un ruolo chiave nel determinare la crisi delle societ contadine nel momento dellaffermazione del modo di produzione capitalista. Lanalisi di Marx negli ultimi capitoli del Libro primo del Capitale mostra che lemergenza della produzione industriale capitalista moderna invariabilmente associata al processo parallelo della perdita dei mezzi di produzione da parte dei produttori primari, i contadini e gli artigiani. Lunit del lavoro e dei mezzi di produzione, alla base della maggior parte dei modi pre-capitalisti di produzione, si scinde, facendo emergere una massa di lavoratori che non sono pi titolari degli strumenti di lavoro. Inutile dire che lunit del lavoro e dei mezzi di produzione in economia politica lequivalente concettuale dellunit organica della maggior parte delle societ rurali pre-capitaliste, in virt della quale i contadini e gli artigiani di una comunit locale rurale si considerano legati da stretti legami di solidariet. Questa la descrizione antropologica familiare delle societ contadine, nonch una feconda fonte dispirazione per molti scrittori e artisti romantici che dipingono la vita
5 Il referente polemico a cui si riferisce lautore costituito dalle teorie marxiste dello sviluppo che interpretano laccumulazione come un trasferimento del surplus economico dai settori pre-capitalisti, per lo pi agricoli, verso quelli capitalisti industriali (Sanyal 2007, pp. 50-52), NdT.

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rurale. Questa anche lunit che viene scissa nel processo di accumulazione primitiva del capitale, gettando le societ contadine nella crisi. Lanalisi di questa crisi ha prodotto, come ho gi indicato in precedenza, una variet di narrazioni storiche che vanno dallinevitabile dissoluzione delle societ contadine agli slogan dellunit di operai e contadini nella costruzione di una futura societ socialista. Nonostante le loro differenze, vi qualcosa che accomuna tutte queste narrazioni, lidea di transizione. I contadini e le societ contadine nelle condizioni dello sviluppo capitalista sono perennemente in uno stato di transizione o dal feudalesimo verso il capitalismo o dallarretratezza pre-capitalista verso la modernit socialista. Unargomentazione centrale proposta da Sanyal che nelle condizioni attuali dello sviluppo postcoloniale allinterno di uneconomia globalizzata, la narrazione della transizione non pi valida. In altre parole, sebbene la crescita capitalista in una societ postcoloniale come lIndia sia inevitabilmente accompagnata dallaccumulazione primitiva del capitale, i mutamenti sociali che vengono a determinarsi non possono essere compresi dalla categoria di transizione. Com possibile tutto questo? La spiegazione risiede nelle trasformazioni che negli ultimi due decenni hanno investito il modo di comprendere le funzioni minime del governo e le sue tecnologie disponibili a partire dalla loro disseminazione globale. Oggi presente un senso comune diffuso che interpreta alcune condizioni di vita basilari come dei requisiti minimi che dovrebbero essere forniti alle persone ovunque esse si trovino e che, nel caso in cui i governi nazionali o locali non siano in grado di farlo, considera legittimo lintervento sostitutivo di qualsiasi altro attore altri stati, agenzie internazionali oppure organizzazioni non governative. Quindi, mentre dominante il discorso centrato sullimportanza della crescita, che in tempi recenti andata identificandosi quasi esclusivamente con lo sviluppo capitalistico, , al contempo, considerata inaccettabile la presenza di coloro che, privati dei loro strumenti di lavoro a causa dellaccumulazione primitiva del capitale, non abbiano alcun mezzo di sussistenza. La situazione produce, dice Sanyal, un curioso processo in cui, da un lato, i produttori primari, i contadini, gli artigiani e i piccoli produttori, perdono la loro terra e i loro mezzi di produzione, ma, dallaltro, sono anche beneficiari da parte di agenzie governamentali che provvedono le condizioni minime per sopperire alle esigenze basilari di sostentamento. Laccumulazione primitiva, prosegue Sanyal, avviene parallelamente al processo di rovesciamento degli effetti dellaccumulazione primitiva. Sar utile illustrare questo processo con qualche esempio. Storicamente il processo dindustrializzazione in tutti i paesi agricoli ha implicato lespulsione dei contadini dalla terra, talvolta perch la terra era occupata dallo sviluppo urbano o industriale, talaltra perch i contadini non disponevano pi degli

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strumenti per lavorarla. Le forze del mercato possedevano di solito una forza sufficiente da obbligare i contadini a rinunciare alla terra, ma spesso era utilizzata la coercizione diretta per mezzo dei poteri legali e fiscali dello stato. Dai tempi dellImpero le autorit coloniali in India avevano utilizzato il diritto del considerevole potere di espropriare le terre che erano utilizzate per fini pubblici, offrendo al massimo una mera compensazione simbolica. Lidea, secondo la quale i contadini che avevano perduto le terre dovevano essere insediati in unaltra area e reintegrati attraverso dei mezzi di sostentamento, era a malapena riconosciuta. stato affermato che, storicamente, lopportunit di migrare offerta alla sovrappopolazione europea con le colonie dinsediamento nelle Americhe, e non solo, ha reso possibile la gestione politica delle conseguenze dellaccumulazione primitiva in Europa nel diciottesimo e nel diciannovesimo secolo. Tali opportunit non si danno oggi per lIndia o la Cina. In modo ancora pi significativo le condizioni tecnologiche, che agli inizi dellindustrializzazione hanno creato la domanda per una massa sostanziale di lavoro industriale, sono state lungamente superate. Attualmente, la crescita capitalista caratterizzata da una maggiore intensit di capitali e da una pi stringente dipendenza tecnologica rispetto a qualche decina di anni fa. Larghi strati di contadini, che sono oggi le vittime dellaccumulazione primitiva del capitale, sono difficilmente destinati a essere assorbiti nei settori in espansione delleconomia capitalista. Perci, senza una politica governativa specifica di re-insediamento, i contadini privati della loro terra si troverebbero di fronte, senza alternative, alleventualit di una completa perdita dei loro mezzi di sostentamento. Secondo lordine delle idee normative prevalenti a livello globale, tale situazione considerata inaccettabile. In sostanza, il metodo di stroncare la resistenza contadina attraverso la repressione armata avrebbe scarse possibilit di guadagnare legittimit. Il risultato una diffusa domanda di reintegrazione dei displaced, coloro che hanno perduto i loro mezzi di sussistenza a causa dello sviluppo industriale e urbano. Non come se, dice Sanyal, laccumulazione primitiva si fosse arrestata o avesse anche solamente rallentato, poich laccumulazione primitiva linevitabile controparte della crescita economica. Piuttosto, le agenzie governamentali devono trovare le risorse capaci, o darne almeno limpressione, di rovesciare le conseguenze dellaccumulazione primitiva, erogando dei mezzi alternativi di sostentamento a coloro che li hanno perduti. noto che per gli stati sviluppisti non inusuale proteggere determinati settori della produzione, come si sta facendo in questo periodo per la sfera dei contadini, degli artigiani e dei piccoli produttori, dalla competizione delle grandi imprese. Ma questo pu essere interpretato come un tentativo di bloccare la stessa accumulazione primitiva precludendo il capitale dimpresa dallentrare in aree di produzione di ortaggi, di coltivazioni alimentari o di manifatture artigianali. Comunque, ci sono molti esempi in diversi stati, inclusa lIndia, di agenzie gover-

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native e non-governative che offrono prestiti agevolati per permettere a coloro che sono stati privati dei mezzi di sussistenza di trovare un qualche impiego redditizio. Tali prestiti sono spesso concessi senza alcuna seria indagine circa la produttivit o laspettativa che essi siano saldati, poich il denaro anticipato in questo caso non guidato dallintenzione di generare unulteriore accumulazione del capitale, ma piuttosto da quella di sopperire alle esigenze di sostentamento dei debitori vale a dire, dalla volont di capovolgere gli effetti dellaccumulazione primitiva. Negli ultimi anni, tali sforzi hanno acquisito lo status di una tecnologia che circola a livello globale: la gestione della povert. Un esempio notevole costituito dal movimento del micro-credito avviato in Bangladesh dalla Grameen Bank e dal suo fondatore, il premio Nobel Mohammed Yunus. Oramai suonano familiari le storie delle donne contadine che nel Bangladesh rurale formano gruppi per contrarre dei prestiti con la Grameen Bank allo scopo dintraprendere piccole attivit al fine di sopperire al loro sostentamento. altrettanto noto che esse esercitano un controllo reciproco allo scopo di ripagare il prestito ed essere cos qualificate per un nuovo credito. Attivit simili sono state introdotte in modo piuttosto diffuso in India negli ultimi anni. Infine, come in altri paesi, le agenzie del governo in India erogano dei servizi alla gente che, a causa della povert o di altre ragioni, non sono in grado di soddisfare i loro bisogni di consumo primari. Tali servizi assumono la forma di programmi speciali contro la povert, o di sistemi dimpiego garantito allinterno dei lavori pubblici, o ancora della distribuzione diretta di alimenti gratuiti o sovvenzionati. Quindi, ci sono programmi che erogano alimenti di cereali sovvenzionati a coloro che vivono al di sotto la linea della povert, garantiscono limpiego fino a cento giorni allanno a coloro che ne hanno bisogno, e forniscono pasti gratuiti ai bambini nelle scuole elementari. Queste misure, nei termini della nostra analisi, possono essere trattate come interventi diretti a revocare gli effetti dellaccumulazione primitiva. importante indicare che, a parte questi ultimi esempi di diretta somministrazione dei beni di consumo primari, la maggior parte degli altri meccanismi di rovesciamento degli effetti dellaccumulazione primitiva coinvolgono lintervento del mercato. questa laltra significativa differenza delle condizioni attuali della vita contadina rispetto ai modelli tradizionali che abbiamo conosciuto. A parte piccole aree peculiari e marginali, la produzione contadina e artigiana in India oggi un settore completamente integrato nelleconomia di mercato. A differenza di qualche decennio fa, non esiste o quasi un settore della produzione familiare che possa essere descritto come auto-consumo o scambio non monetario proiettato integralmente allinterno della comunit locale. In pratica, lintera produzione contadina e artigiana rivolta alla vendita e tutti i bisogni di consumo sono ottenuti dal mercato. Come vedremo la situazione influenza pesantemente le condizioni delle politiche contadine.

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3. Le trasformazioni strutturali del potere politico


Per collocare tali mutamenti allinterno di una cornice strutturale capace di descrivere il modo in cui il potere politico sia mantenuto ed esercitato nellIndia postcoloniale, devo fornire anche uno schema della trasformazione che io credo abbia avuto luogo negli ultimi anni nella struttura del potere politico. Anche in questo caso, ancora una volta, gli intellettuali indiani sono ricorsi allaiuto di Antonio Gramsci. Venticinque anni fa, la struttura del potere statuale in India era frequentemente descritta da loro nei termini di una coalizione tra le classi dominanti, pi precisamente, i capitalisti, i ricchi coltivatori e la burocrazia, che competevano e si sostenevano a vicenda allinterno di uno spazio politico sotto il controllo di uno stato relativamente autonomo (Bardhan 1984). Il modello della coalizione delle classi dominanti aveva ricevuto una solida forma teorica in un classico saggio di Sudipta Kaviraj (1988), in cui lautore, utilizzando lidea di Antonio Gramsci di rivoluzione passiva come una dialettica bloccata, stato in grado di attribuire la sua specifica dinamica al processo di dominazione di classe in India. Il potere doveva essere condiviso dalle classi dominanti perch nessuna di esse possedeva la capacit di esercitare legemonia per conto proprio. Ma la condivisione non stata altro che un incessante processo di tira e molla, da cui emergeva una classe con una relativa prominenza, presto destinata a essere perduta. Kaviraj ci ha lasciato una storia politica sinottica del dominio e del declino relativi dei capitalisti industriali, delle aristocrazie rurali e delllite burocratico-manageriale allinterno del quadro della rivoluzione passiva del capitale. Le caratteristiche peculiari della rivoluzione passiva in India, secondo questa descrizione vecchia di ventanni, poggiavano su una relativa autonomia dello stato preso nel suo complesso dalla borghesia e dalle lite terriere; la direzione dello stato da parte di un capo politico eletto, una burocrazia stabile e un potere giudiziario indipendente; la negoziazione degli interessi di classe attraverso un sistema elettorale multipartitico; un regime protezionistico volto a scoraggiare la penetrazione del capitale straniero e a promuovere la sostituzione delle importazioni; il ruolo guida del settore statale nellindustria pesante, nelle infrastrutture, nei trasporti, nelle telecomunicazioni, nel sistema bancario, etc.; il controllo dello stato sul settore manifatturiero privato attraverso un regime di concessioni; e la relativamente maggiore influenza degli imprenditori industriali sul governo centrale e quella delle elite terriere sui governi dei singoli stati. La rivoluzione passiva stata una forma segnata da una profonda differenza rispetto alle democrazie borghesi classiche. Ma nella misura in cui le democrazie capitaliste che si sono stabilite in Europa occidentale e nellAmerica settentrionale sono servite come modelli normativi della rivoluzione borghese, le discussioni della rivoluzione passiva in India hanno implicitamente trasmesso il senso di

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un sistema in transizione da regimi precoloniali o coloniali a una sorta di autentica modernit ancora in via di definizione. Io credo che i mutamenti introdotti negli anni novanta abbiano trasformato lassetto strutturale di dominio delle classi. Alcune cruciali differenze, ora, sono lo smantellamento del regime delle concessioni, un accesso pi facilitato dei capitali e dei beni di consumo stranieri, nonch lapertura ai capitali privati dei settori delle telecomunicazioni, dei trasporti, delle infrastrutture, delle miniere, delle banche, delle assicurazioni, etc. La situazione ha condotto a un cambiamento nella stessa composizione della classe capitalista. Al posto delliniziale posizione di dominio di poche aziende monopolistiche alimentate dal retroterra mercantile tradizionale e protette dal regime delle concessioni e della sostituzione delle importazioni, vi ora un numero assai maggiore di concorrenti che entrano a far parte della classe capitalista a tutti i livelli ed molto maggiore la mobilit nei meccanismi interni della sua formazione. A differenza del precedente timore per la concorrenza straniera, sembra esserci attualmente una fiducia pi solida negli imprenditori indiani che cercano di approfittare delle opportunit fornite dai flussi globali del capitale, dei beni e dei servizi, incluse, recentemente, delle significative esportazioni di capitale. Il fenomeno pi straordinario stata lesplosione dellindustria indiana delle tecnologie informatiche. Le manifatture e i servizi interni hanno ricevuto un impeto ancora maggiore, conducendo negli ultimi anni a una crescita economica complessiva su base annua dellotto o del nove percento. Il risultato ha riguardato un certo numero di mutamenti politici. Ecco una lista di quelli pi rilevanti per la nostra discussione. Primo, in corso lascesa del potere relativo della classe capitalista, il quale distinto da quello delle aristocrazie terriere. I mezzi politici attraverso cui questa posizione di dominio stata raggiunta recentemente richiedono unattenta analisi che sappia valutarli non semplicemente come una mera mobilitazione elettorale (che stata per lungo tempo la risorsa politica per eccellenza delle elite terriere). Secondo, lo smantellamento del sistema delle concessioni ha aperto un nuovo campo alla competizione tra i governi dei singoli stati per corteggiare gli investimenti di capitali sia interni sia stranieri. La situazione sfociata nel coinvolgimento dei partiti politici e dei leader a livello statale negli interessi delle imprese nazionali e internazionali in modi del tutto inauditi. Terzo, sebbene lo stato continui a essere il pi importante apparato di mediazione tra gli interessi divergenti e conflittuali delle classi, la sua autonomia in relazione alle classi dominanti sembra essere ridefinita. In modo cruciale si significativamente indebolito il ruolo iniziale della classe burocratico-manageriale o, pi generalmente, delle classi medie urbane, nel guidare e nel far funzionare sia socialmente sia ideologicamente le attivit di intervento svolte in piena autonomia dallo stato sviluppista. Esiste attualmente tra le classi medie urbane una tendenza ideologica che interpreta

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gli apparati dello stato come paralizzati dalla corruzione, dallinefficienza e dalla venalit politica, mentre riscuote una maggiore approvazione la professionalit e limpegno verso la crescita e lefficienza del settore imprenditoriale capitalistico. Le classi medie urbane, che una volta giocavano un ruolo cos cruciale nel produrre e gestire in modo autonomo lo stato sviluppista della rivoluzione passiva, sembrano ora essere in larga parte assoggettate al dominio politicomorale della borghesia. Sarebbe un errore, tuttavia, pensare che il risultato sia una mera convergenza del sistema politico indiano con i classici modelli della democrazia capitalista. La differenza critica, come ho indicato altrove, stata prodotta da una lacerazione nel campo del politico tra una sfera costituita essenzialmente dalla societ civile e una sfera attivata in modo contingente e non meglio definito dalla societ politica (Chatterjee 2004). La societ civile indiana attuale, abitata in larga parte dalle classi medie urbane, una dimensione che cerca di essere in linea con i modelli normativi della societ civile borghese, rappresentando la sfera dinfluenza dellegemonia capitalista. Se questa fosse lunica sfera politica rilevante, allora lIndia sarebbe probabilmente indistinguibile dalle altre democrazie capitaliste occidentali. Ma c anche unaltra sfera, quella che ho chiamato societ politica, che include ampi settori della popolazione rurale e dei poveri urbani. Queste persone, naturalmente, possiedono uno status formale di cittadini e sono perci in grado di esercitare il loro diritto di voto come uno strumento di contrattazione politica. Essi, per, non si rapportano agli organi dello stato nella stessa maniera delle classi medie, n le agenzie governamentali li trattano come veri e propri cittadini appartenenti alla societ civile. Coloro che fanno parte della societ politica avanzano le loro richieste ai governi e, a loro volta, sono da essi governati, ma non allinterno di una struttura stabile di diritti e di leggi definiti costituzionalmente, bens attraverso provvedimenti temporanei, contestuali e instabili, a cui si giunge attraverso negoziazioni politiche dirette. Questa sfera, che rappresenta la grande mole della politica democratica in India, non si trova sotto il comando della classe capitalista. Quindi, la mia tesi che la configurazione della rivoluzione passiva sia tuttora valida per lIndia. La sua struttura e la sua dinamica, per, hanno subito una modifica. La classe capitalista venuta ad acquisire una posizione di egemonia politico-morale nella societ civile, che formata principalmente dalle classi medie urbane. Esercita una considerevole influenza sia verso il governo centrale sia verso quello degli stati, ma non attraverso la mobilitazione elettorale politica dei partiti e dei movimenti politici, bens attraverso la classe burocratico-manageriale, i mass media e la stampa, sempre pi influenti, il potere giudiziario e altri corpi di regolazione indipendenti. Lautorit della classe capitalista allinterno delle strutture statali nel loro complesso pu essere evinta dal consenso effettivo tra i maggiori partiti politici circa le priorit della crescita

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economica guidata dagli investimenti privati sia interni sia stranieri. Sorprendente che anche i partiti comunisti condividano, almeno in pratica se non addirittura in teoria, questo livello di consenso. Ci significa che, per quanto riguarda il sistema dei partiti, non importa quale particolare combinazione vada al potere o al governo centrale o nella maggior parte degli stati: il sostegno a un rapido sviluppo capitalistico comunque garantito. Questa la riprova dellattuale successo della rivoluzione passiva. Comunque, le pratiche dello stato includono anche lampia gamma di attivit svolte nella societ politica. In questo ambito esistono ancora degli interessi localmente dominanti, come quelli delle aristocrazie terriere, dei piccoli produttori e dei commercianti locali, che sono in grado di esercitare uninfluenza politica attraverso il loro potere di mobilitazione elettorale. Nel quadro della vecchia interpretazione della rivoluzione passiva, questi interessi sarebbero stati interpretati come potenzialmente opposti a quelli della borghesia industriale; i conflitti sarebbero stati temporaneamente risolti attraverso un compromesso raggiunto allinterno del sistema dei partiti e dellapparato autonomo dello stato. Ora, io credo che sia presente una nuova logica dinamica, che lega le operazioni della societ politica con il ruolo egemonico della borghesia nella societ civile e con la sua dominazione complessiva delle strutture statali. Questa logica determinata dalla richiesta, esposta in precedenza, di rovesciare gli effetti dellaccumulazione primitiva del capitale. Per descrivere come questa logica funziona integrando la societ civile e la societ politica nel quadro di una ristrutturazione della rivoluzione passiva, permettetemi di ritornare al tema dei contadini.

4. La societ politica e la gestione del capitale non orientato allaccumulazione6


Lintegrazione del mercato ha significato che ampi settori di ci che si era soliti chiamare economia di sussistenza, corrispondente alla classica descrizione dellagricoltura dei piccoli proprietari, siano ora venuti a trovarsi sotto il dominio del capitale. questo uno sviluppo chiave che deve influenzare in modo cruciale la nostra comprensione della societ contadina indiana attuale. ora presente un elevato grado di connessione tra le coltivazioni contadine, le reti di credito e di commercio delle merci agricole, le reti di trasporti e di servizi e le piccole lavorazioni nei mercati rurali e nei piccoli paesi, etc. Si pone la
6 Viene cos tradotto la categoria di non-corporate capital. Per rispettare la contrapposizione a cui si fa qui riferimento e ripresa da Rethinking Capitalist Development di Sanyal (2007), il polo opposto dellantitesi, corporate capital, tradotto in modo simmetrico con lespressione capitale orientato allaccumulazione.

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necessit di concettualizzare tutto questo come parte di un unico complesso. Comunemente questo settore descritto come uneconomia non organizzata o informale. Di solito, si definisce lunit appartenente al settore informale nei termini della piccola dimensione dellimpresa, del basso numero dei lavoratori impiegati, o della natura relativamente non regolata degli affari. Rispetto allinquadramento analitico che ho presentato qui, propongo una distinzione tra i settori formali e informali delleconomia attuale nei termini di una differenza tra le forme di capitale orientate allaccumulazione e quelle non orientate allaccumulazione. La ragione risiede nel fatto che le caratteristiche da me descritte delle societ contadine attuali sono comprese meglio se intese come segni del capitale non orientato allaccumulazione. Nella misura in cui la produzione contadina profondamente radicata allinterno delle strutture di mercato, i suoi investimenti e i suoi profitti sono condizionati da forze che provengono dalle operazioni del capitale. In questo senso, la produzione contadina offre molti collegamenti con le unit informali della manifattura, del commercio e dei servizi che operano nei mercati rurali, nelle piccole citt e anche nelle grandi citt. Ma possiamo delineare numerose distinzioni raffinate tra il capitale orientato allaccumulazione e quello non orientato allaccumulazione. La distinzione chiave che spero di riuscire a sottolineare la seguente. La logica fondamentale che costituisce il fondamento del capitale orientato allaccumulazione , per lappunto, laccumulazione senza fine del capitale, la quale di solito si riassume con la massimizzazione del profitto. Per le organizzazioni capitalistiche non orientate allaccumulazione, invece, se il profitto non irrilevante, unaltra logica a dominare quella di provvedere ai bisogni di sussistenza di coloro che lavorano nelle unit. La differenza cruciale per la comprensione della cosiddetta economia informale e, per esteso, come argomenter, della societ contadina. Lasciate che villustri un paio di esempi familiari tratti dal settore informale non agricolo, prima di ritornare al tema dei contadini. La maggior parte di noi conosce il fenomeno dei venditori di strada nelle citt indiane. Essi occupano dello spazio sulle strade, violando, di solito, le leggi municipali; spesso erigono dei banchetti permanenti, utilizzano i servizi municipali come lacqua e lelettricit e non pagano le tasse. Per portare avanti un tale commercio a queste condizioni, essi di solito si organizzano in associazioni che trattano con le autorit municipali, con la polizia, con le agenzie di credito come le banche e le aziende che producono e distribuiscono i prodotti venduti sulle strade. Tali associazioni assumono spesso dimensioni considerevoli e dispensano di un numero di membri e di un volume di affari importanti. Ovviamente, operando allinterno di una situazione di mercato pubblico e anonimo, i venditori sono soggetti alle condizioni standard della redditivit dei propri affari. Ma per assicurare che ognuno sia in grado di soddisfare le proprie esigenze primarie,

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lassociazione cerca spesso di limitare il numero di venditori che possono lavorare in una data area e, quindi, di evitare linsediamento dei nuovi arrivati. Daltro canto, ci sono molti altri esempi in cui, quando gli affari vanno a gonfie vele, i venditori, a differenza degli imprenditori orientati allaccumulazione, non pensano solo ad accumulare su una scala pi estesa, preferendo invece di accordarsi per estendere la loro organizzazione a nuovi membri e permettere lingresso di nuovi partecipanti. Per citare un altro esempio, in gran parte delle piccole citt dellIndia, il sistema di trasporto dipende pesantemente da operatori privati alla guida di un autobus o di un autorisci7. presente una violazione frequente dei regolamenti circa le concessioni, le misure di sicurezza e le norme sullinquinamento. Sebbene la maggior parte degli operatori possegga solamente uno o due veicoli a testa, essi formano delle associazioni per negoziare le tariffe e i percorsi con le autorit dei trasporti e la polizia, e controllano la frequenza dei servizi e lingresso di nuovi operatori per garantire un reddito minimo. Ed a tutti assicurato un guadagno di poco superiore a quello minimo. Nel mio libro Oltre la cittadinanza: la politica dei governati (Chatterjee 2004), ho descritto la forma della regolazione governamentale di questi gruppi di popolazione, i venditori di strada, gli occupanti abusivi di case e altri la cui dimora o sussistenza si avvicinano ai margini della legalit, considerandoli parte della societ politica. Nella societ politica, ho sostenuto, le persone non sono trattate dallo stato come veri e propri cittadini titolari di diritti e appartenenti alla societ civile propriamente costituita. Piuttosto, essi sono visti come parte di gruppi particolari di popolazione con determinate caratteristiche analizzate statisticamente ed empiricamente stabilite. Essi sono oggetto di particolari politiche governamentali. Poich negoziare con molti di questi gruppi implica il riconoscimento tacito di diverse pratiche illegali, le agenzie governamentali trattano spesso questi casi come eccezioni, che giustificano sulla base di circostanze speciali contemplate al fine di non compromettere la struttura delle regole e dei principi generali. Quindi, agli occupanti abusivi di case potranno anche essere concessi lacqua corrente o il collegamento alla rete elettrica, ma sempre su delle basi eccezionali, cosicch essi non possano essere considerati assieme agli utenti regolari aventi un titolo legale sulla loro propriet. Oppure ai venditori di strada sar permesso di commerciare in condizioni peculiari, distinguendoli dai negozi che fanno affari regolari rispettando le leggi e pagando le tasse. Tutto questo rende le pretese della gente della societ politica una questione che richiede una costante negoziazione politica, i cui risultati non sono mai n sicuri n permanenti. Le loro prerogative, anche una volta riconosciute, quasi mai diventano diritti sanzionati legalmente.
7 Gli autorisci sono i risci a motore che hanno sostituito pressoch in tutte le citt indiane i vecchi mezzi trainati a mano o da una bicicletta, NdT.

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Per collegare la questione della societ politica con la mia precedente discussione sullaccumulazione, desidero ora procedere con la seguente proposizione. La societ civile presente laddove il capitale orientato allaccumulazione egemonico, mentre la societ politica lo spazio di gestione del capitale non orientato allaccumulazione. Come ho sostenuto sopra, dagli anni novanta del secolo scorso il capitale orientato allaccumulazione, e con esso la classe dei capitalisti dimpresa, hanno raggiunto una posizione egemonica sulla societ civile indiana. Questo implica che la logica dellaccumulazione, espressa a sua volta nella domanda che la crescita economica nazionale sia mantenuta a un livello molto alto e che le richieste del capitale orientato allaccumulazione rappresentino le priorit dellagenda politica, impone il segno del suo dominio sulla societ civile, ovvero sulle classi medie urbane. Ci significa anche che le aspirazioni educative, professionali e sociali delle classi medie stanno venendo a intrecciarsi con le sorti del capitale orientato allaccumulazione. Esiste oggi una tendenza predominante nellinsistere sui diritti legali dei cittadini, nellimporre lordine civico nei luoghi e nelle istituzioni pubbliche, e nel trattare il caotico mondo del settore informale e della societ politica con un certo grado dintolleranza. Un sentimento vago, sebbene vigoroso, sembra prevalere tra le classi medie urbane, secondo cui una rapida crescita economica pu risolvere tutti i problemi della povert e dellineguaglianza delle opportunit. Il settore informale, pur non disponendo di una struttura aziendale e non funzionando principalmente secondo la logica dellaccumulazione, non comunque sprovvisto di organizzazione. Come ho indicato negli esempi, chi opera nel settore informale fa leva su ampie organizzazioni, che in molti casi sono piuttosto influenti ed efficienti. Essi hanno necessit di organizzarsi proprio per lavorare nel mercato moderno e negli spazi governamentali. Le organizzazioni tradizionali delle societ contadine e artigiane non sono adeguate per questo compito. Io credo che questo organizzarsi sia unattivit tanto politica quanto economica. Data la logica del capitale non orientato allaccumulazione che ho descritto sopra, la funzione di queste organizzazioni precisamente di operare con successo allinterno delle regole del mercato e dei regolamenti governamentali allo scopo di assicurare ai suoi membri le esigenze primarie di sussistenza. Molti di coloro, sia proprietari sia lavoratori, che offrono la loro leadership nellorganizzare la gente nella sfera del settore informale sono effettivamente o potenzialmente dei leader politici. Quindi non sbagliato affermare che la gestione del capitale non orientato allaccumulazione in tali condizioni una funzione politica espletata da capi politici. Lesistenza e la sopravvivenza del vasto assembramento delle cosiddette unit informali di produzione esistenti attualmente in India, includendo in esso anche la produzione contadina, direttamente dipendente dallazione di successo di certe funzioni politiche. Questa la situazione che stata agevolata dal processo democratico.

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Le organizzazioni che sostengono tali funzioni politiche devono essere innovative una necessit storica, dal momento che n la storia del movimento cooperativo n quella dellorganizzazione collettiva socialista hanno alcun modello da offrire alle organizzazioni del capitale non orientato allaccumulazione in India. Cosa notevole considerare a questo punto un forte senso di attaccamento alla propriet privata su piccola scala e, al contempo, una volont di organizzare e cooperare allo scopo di proteggere le fragili basi della sussistenza, che costantemente minacciata dallincedere delle forze del capitale orientato allaccumulazione. Comunque, sembra che queste organizzazioni del capitale non orientato allaccumulazione siano, almeno in questo frangente storico, pi forti nei settori informali non agricoli delle citt e dei paesi e meno tra i contadini. Ci significa che, mentre le organizzazioni del capitale non orientato allaccumulazione nelle aree urbane si sono sviluppate in forme relativamente stabili ed efficienti e sono in grado, attraverso la mobilitazione del supporto governamentale ottenuto con le attivit della societ politica, di sostenere i bisogni di sussistenza delle fasce povere urbane impiegate nei settori informali, i poveri rurali, perlopi piccoli contadini e lavoratori rurali, sono ancora dipendenti dal supporto diretto governamentale per i loro bisogni basilari e sono meno capaci di mettere in atto un uso organizzato efficiente del mercato per i prodotti agricoli. Questa sfida giunge al cuore sia delle recenti controversie sui suicidi degli agricoltori sia dei dibattiti sullacquisizione della terra agricola per lindustria. chiaro che il settore della produzione agricola destinato ad affrontare rapidi cambiamenti nel prossimo futuro e la democrazia indiana si trover obbligata a inventare nuove forme di organizzazione per garantire la sopravvivenza della vasta popolazione rurale.

5. La politica e la cultura contadine


Prima ho menzionato che le agenzie dello stato o, pi generalmente, le agenzie governamentali, di cui fanno parte anche le ONG o altre organizzazioni che espletano le funzioni governamentali, non sono pi unentit esterna rispetto alle societ contadine. Tale affermazione ha diverse implicazioni. Primo, a causa del fatto che diverse funzioni di welfare e di sviluppo sono ora ampiamente riconosciute come uno dei compiti necessari del governo dei poveri, tra cui ampie fasce di contadini, tali funzioni nei campi della salute, dellistruzione, degli aiuti basilari per la produzione agricola e dellerogazione dei beni di prima necessit sono ora rivendicati come una pretesa legittima dei contadini. Ci significa che i funzionari governativi e i rappresentanti politici nelle aree rurali sono costantemente assediati dalle richieste di sevizi di welfare e di sviluppo. Significa anche che i contadini apprendono a manovrare le leve dei sistemi governamentali, a

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fare pressione nei posti giusti o a negoziare delle condizioni migliori. questa la sfera in cui le attivit quotidiane della politica, dellorganizzazione e della leadership democratica vengono a giocare un ruolo fondamentale. Secondo, la risposta delle agenzie governamentali a tali domande di solito flessibile e derivata dal calcolo dei costi e dei benefici. Nella maggior parte dei casi, la strategia dividere coloro che pretendono dei benefici o dei servizi in gruppi pi piccoli definiti da determinate caratteristiche demografiche o sociali. Lobiettivo attuare una politica flessibile che non si rapporti allintera popolazione rurale come a una unica massa omogenea, ma piuttosto come a gruppi pi minuti. Dietro a esso c una precisa intenzione politica, frammentare coloro che fanno richiesta di servizi e, quindi, dividere lopposizione potenziale allo stato. Uno dei caratteri pi rilevanti delle recenti agitazioni in India sullacquisizione della terra per lindustria che, nonostante luso continuato della vecchia retorica della solidariet contadina, ci sono chiaramente dei settori significativi della popolazione di questi villaggi che non si uniscono a queste agitazioni, perch percepiscono di stare guadagnando qualcosa dalle politiche del governo. Terzo, il campo di negoziazione aperto dalle politiche flessibili di richiesta e di erogazione di servizi crea un nuovo spirito competitivo tra coloro che reclamano tali servizi. Poich i contadini ora affrontano non pi gli sfruttatori di un tempo, i proprietari terrieri o i commercianti, ma piuttosto le agenzie governamentali, da cui si attendono dei servizi, lo stato incolpato per la sperequazione nella distribuzione di tali benefici. I contadini, quindi, accusano i funzionari e i rappresentanti politici di favorire le citt alle spese della campagna, oppure alcune determinate fasce di contadini protestano per essere state penalizzate nello stesso momento in cui altre fasce appartenenti ad altre regioni o ad altri gruppi etnici o affiliazioni politiche sono state presumibilmente favorite. Quarto, a differenza delle vecchie forme dinsurrezione contadina, le quali hanno caratterizzato per secoli gran parte della storia delle societ contadine, esiste nella politica contadina contemporanea, io credo, una qualit piuttosto differente del ruolo della violenza. Le rivolte dei contadini subalterni del vecchio tipo avevano delle peculiari nozioni di strategia e di tattica. Esse erano caratterizzate, come Ranajit Guha ha mostrato nel suo classico lavoro, da una forte solidariet delle comunit da un lato, e dallaltro da unopposizione negativa verso chi era percepito come sfruttatore. Oggi, invece, luso della violenza nelle agitazioni contadine sembra avere una logica molto pi calcolatrice, quasi utilitaristica, essendo progettata per attrarre lattenzione su specifiche rivendicazioni e proiettata allottenimento dei servizi appropriati e dei benefici governamentali. Una vasta gamma di tattiche ha lo scopo deliberato di suscitare le reazioni previste nei funzionari, nei capi politici e in particolar modo nei mass media. Probabilmente questo il mutamento pi indicativo intervenuto nella natura della politica contadina negli ultimi due o tre decenni.

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Per quanto concerne lagricoltura contadina, comunque, queste dinamiche si sono sviluppate in una maniera molto meno netta. Lagricoltura dei piccoli contadini, anche se completamente immersa nei collegamenti con il mercato, appare contemporaneamente minacciata dal mercato. In particolare, serpeggia una scarsa familiarit al limite del sospetto nei confronti del capitale orientato allaccumulazione. I contadini sembrano molto meno abili nellaffrontare le incertezze del mercato di quanto lo siano nellassicurarsi i servizi governamentali. In questi ultimi anni, sono stati segnalati centinaia di suicidi di contadini che erano improvvisamente sprofondati nei debiti, perch non erano in grado di realizzare il prezzo atteso dai loro prodotti agricoli come il tabacco o il cotone. La percezione dei contadini che questi prodotti alimentari siano manipolati da profonde e misteriose forze completamente al di fuori del loro controllo. A differenza delle organizzazioni del settore informale non agricolo delle aree urbane, che hanno saputo effettivamente dialogare con le aziende industriali per offrire limmissione o la vendita dei loro prodotti, i contadini sono stati incapaci di costruire organizzazioni simili. Si tratta di una vasta area di gestione dellagricoltura contadina, una sfera che, appartenendo al capitale non orientato allaccumulazione e non alla produzione di sussistenza per lauto-consumo, una sfida aperta al futuro. importante enfatizzare che, contrariamente a quanto stato suggerito da unidea depoliticizzata di governamentalit, la qualit della politica nel dominio della societ politica senza mezzi termini una transazione meccanica di servizi e benefici. Anche se le agenzie di stato cercano, aggiustando continuamente le loro politiche flessibili, di dividere le grandi coalizioni di coloro che reclamano tali benefici, lorganizzazione delle richiese nella societ politica pu fare ricorso alle risorse altamente emotive della solidariet e dellazione militante. La politica democratica in India segnata quotidianamente da impetuose e violente agitazioni rivendicative e di protesta contro la discriminazione. Il fatto che gli obiettivi di tali agitazioni siano inquadrati dalle condizioni della governamentalit non una buona ragione per pensare che esse non possano suscitare un entusiasmo e unenergia emotiva travolgenti. Non possibile depoliticizzare le azioni collettive della societ politica inquadrandole allinterno della griglia della governamentalit, perch le attivit stesse della governamentalit influenzano le stesse condizioni di sussistenza e di esistenza sociale dei gruppi a cui sono rivolte. In modo interessante, anche se le rivendicazioni avanzate da diversi gruppi nella societ politica sono finalizzate ad aiuti governamentali, queste non possono essere realizzate da unapplicazione ordinaria delle leggi e frequentemente richiedono la dichiarazione dello stato deccezione. Quindi, quando un gruppo di persone, che abita e coltiva una terra occupata illegalmente o vende beni sulla strada, reclama il diritto di continuare le proprie attivit o richiede

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una compensazione per trasferirsi altrove, esso in realt propone allo stato di dichiarare loro stessi uneccezione alle regole universalmente applicabili. Essi non chiedono che il diritto alla propriet privata della terra sia abolito oppure che i regolamenti sulle concessioni commerciali e sulle tasse delle vendite siano accantonati. Piuttosto essi pongono una domanda precisa: che i loro casi siano trattati come eccezioni. Quando lo stato riconosce tali richieste, si trova costretto a farlo non per via di una semplice applicazione delle regole amministrative, bens prendendo una decisione politica e dichiarando lo stato deccezione. La risposta governamentale alle rivendicazioni della societ politica, quindi, irriducibilmente politica piuttosto che meramente amministrativa. Va enfatizzata, infine, unaltra caratteristica significativa delle modalit delle pratiche democratiche della societ politica. Si tratta della rilevanza dei numeri. Da quando Tocqueville la formul nel diciannovesimo secolo, oramai un luogo comune affermare che le democrazie elettorali alimentano la tirannia della maggioranza. Le mobilitazioni della societ politica, comunque, poggiano sulla manipolazione strategica dei relativi bacini elettorali piuttosto che sullaspettativa di comandare una maggioranza. A dire il vero, la qualit frequentemente spettacolare delle azioni della societ politica, incluso il ricorso alla violenza, un segno dellabilit che gruppi relativamente piccoli di persone hanno nel far sentire la propria voce e indicare alle agenzie governamentali le proprie rivendicazioni. Come dato di fatto, si potrebbe affermare che le attivit della societ politica rappresentano una critica incessante della realt paradossale che in tutte le democrazie capitaliste combina leguale cittadinanza e la regola della maggioranza da un lato, e la dominazione della propriet e dei privilegi dallaltro. Al di sotto della societ politica, per, c una marginalizzazione totale dei gruppi che non possono neppure fare leva sulla mobilitazione elettorale. In ogni regione dellIndia sono presenti dei gruppi marginali di persone che sono incapaci di guadagnare laccesso ai meccanismi della societ politica. Essi sono spesso caratterizzati dallesclusione dalla societ contadina. Sono gruppi delle caste inferiori che non partecipano allagricoltura oppure si tratta di quelle popolazioni tribali che dipendono pi dai prodotti delle foreste e dalla pastorizia che non dalla coltivazione della terra. La societ politica e la democrazia elettorale non hanno fornito a questi gruppi i mezzi per rendere efficaci delle rivendicazioni. In questo senso, questi gruppi marginalizzati rappresentano uno spazio esterno posto oltre i confini della societ politica. Limportante differenza rappresentata dalle attivit della societ politica rispetto alla comparazione che si pu fare con i movimenti di mobilitazione democratica a noi familiari la loro assenza di una prospettiva di transizione. Mentre suscitano molta passione le lotte per la fine delle discriminazioni di casta o di etnia o per la rivendicazione dei diritti dei gruppi marginali, vi un piccolo

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sforzo consapevolmente mirato a interpretare la direzione di queste agitazioni come se avvenissero nei giorni delle mobilitazioni nazionaliste o socialiste, e fossero tese a una trasformazione radicale dellassetto del potere politico. Al contrario, al massimo la borghesia che, essendo egemone nella societ civile e dominante nelle strutture complessive dello stato, propone ancora una narrazione della transizione dalla stagnazione alla rapida crescita, dallarretratezza e dalla povert alla modernit e alla prosperit, dallinsignificanza del terzo mondo al ruolo pi importante di potenza mondiale. La situazione, forse, non sorprendente se si rammenta la formazione di classe della rivoluzione passiva: con le aristocrazie terriere spinte in una posizione subordinata e la classe burocratico-manageriale vinta dalla borghesia, la classe capitalista che ha ora acquisito una posizione di vantaggio per stabilire i termini che le altre formazioni politiche sono costrette a rincorrere. Lunit del sistema statale nella sua interezza attualmente preservata grazie a una relazione tra la societ civile e la societ politica articolata attraverso la logica del rovesciamento degli effetti dellaccumulazione primitiva. Una volta che questa logica riconosciuta dalla borghesia come una condizione politica necessaria per il mantenimento della rapida crescita del capitale orientato allaccumulazione, lo stato, con il suo meccanismo di democrazia elettorale, diviene il campo di negoziazione politica delle richieste per il trasferimento di risorse, attraverso la leva fiscale o altri mezzi, dallaccumulazione economica ai programmi governamentali, che hanno lo scopo di sopperire ai bisogni di sussistenza dei poveri e dei marginalizzati. Lautonomia dello stato e quella della burocrazia risiedono ora nel loro potere di allocare la quantit e definire la forma dei trasferimenti di risorse al cosiddetto settore sociale della spesa. Le differenze ideologiche, come per esempio quelle tra la destra e la sinistra, sono abbondantemente trascritte nellammontare e nelle modalit della spesa rivolta al settore sociale per sostenere, ad esempio, i programmi di rimozione della povert. Queste differenze non mettono in questione la logica dinamica che lega la societ civile alla societ politica sotto la dominazione del capitale. Mi sia concesso, per concludere, di puntualizzare ancora una volta che la presente indagine dello sviluppo capitalistico postcoloniale nel ventunesimo secolo stata possibile in gran parte grazie alle intuizioni analitiche che Antonio Gramsci ci ha consegnato nei suoi scritti sul retroterra storico dellarretrato capitalismo italiano degli inizi del ventesimo secolo. una misura della potenza del suo pensiero, che si dimostra essere ancora una fonte di risorse che gli intellettuali postcoloniali di oggi impiegano per comprendere il loro mondo in rapida trasformazione. Forse altres significativo che questi intellettuali abbiano assunto seriamente il consiglio di Gramsci secondo cui non vi alcun merito nel rivendicare ciecamente lottimismo della volont senza prima fare i conti

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con le lezioni offerte dal pessimismo della ragione. Le dinamiche attuali della rivoluzione passiva rendono estremamente difficile proporre delle strategie contro-egemoniche. Una prospettiva della transizione non ancora disponibile. Tuttavia, utilizzando i concetti di Gramsci, la nostra analisi ci rende consapevoli dei molteplici spazi che, allinterno delle democrazie capitaliste postcoloniali, rimangono al di fuori della sfera egemonica del capitale orientato allaccumulazione e che, data lattuale configurazione della rivoluzione passiva, hanno scarse probabilit di esservi inclusi nel futuro. Ho anche suggerito che la distinzione tra capitale orientato allaccumulazione e non orientato allaccumulazione sembra essere coincidente con la separazione tra la societ civile e la societ politica. Seguendo, ancora una volta, Gramsci, che in prima persona ha vissuto e ha combattuto lascesa del fascismo, possiamo attenderci qualche infausta conseguenza. Abbiamo visto in diversi stati dellAsia ci che pu essere definita una rivolta degli autentici cittadini contro la mancanza di regole e la corruzione dei sistemi di rappresentanza politica popolare. In Tailandia, nel 2006 si consumato un colpo di stato guidato dallesercito che ha deposto un governo democraticamente eletto. Limpressione che questa azione abbia guadagnato il supporto delle classi medie urbane, che hanno espresso in questo modo il loro disagio verso il governo che consideravano un dispendio inefficiente, corrotto e populista diretto a guadagnare il supporto della popolazione rurale. Agli inizi di questanno c stato un simile colpo di stato spalleggiato dallesercito in Bangladesh, in cui, mentre le date per le elezioni parlamentari vengono indefinitamente posticipate, un governo ad interim prende le misure necessarie di emergenza per ripulire il sistema dai presunti politici corrotti. I resoconti suggeriscono che questa situazione stata inizialmente sostenuta dalle classi medie urbane. In India, una caratteristica rilevante degli ultimi anni stata lestromissione delle classi medie urbane dallattivit politica nel suo complesso. Si diffuso un risentimento strisciante nelle citt contro il populismo e la corruzione di tutti i partiti politici che, cos si dice, sono guidati principalmente dallaccaparramento di voti a spese della garanzia delle condizioni per una rapida crescita economica. Non vi alcun dubbio che questa situazione riflette legemonia della logica del capitale orientato allaccumulazione tra le classi medie urbane. Comunque, rimane il fatto che il grosso della popolazione in India vive al di fuori della zone regolari della societ civile. questo il dilemma della gestione politica da cui dipende il futuro della rivoluzione passiva nelle condizioni della democrazia. Oggi, speriamo di disporre delle risorse intellettuali e politiche migliori per combattere le forze della reazione rispetto a quelle esistenti nel periodo in cui vissuto Antonio Gramsci. (Traduzione di Mauro Turrini)

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Bibliografia
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