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Mauro G.

Sanna Il regnum Sardinie et Corsice nellazione politica di Bonifacio VIII* Posto super reges et regna,1 Bonifacio VIII, il 4 aprile 1297 infeudava il regnum Sardinie et Corsice a Giacomo II dAragona. Con questo atto il papa chiudeva dal punto di vista formale un processo iniziato due anni prima con i trattati di Anagni del giugno 1295 tramite il quale il pontefice, posto davanti a quello che Pietro Corrao ha definito il nodo mediterraneo2, poteva pensare di aver fatto meglio di Alessandro Magno davanti a quello di Gordio: anzich tagliarlo, lui era riuscito a scioglierlo. Tuttavia, per comprendere come si fosse giunti alla concessione di quella bolla di infeudazione che avrebbe segnato il destino della Sardegna e non della Corsica e si vedr subito perch per i successivi quattro secoli necessario risalire rapidamente indietro nel tempo allXI secolo quando Gregorio VII per la prima volta affermava esplicitamente la propriet della Sede apostolica nei confronti della Corsica. Tuttavia la povert delle fonti non consente di ripercorrere analiticamente le fasi dellevoluzione del pensiero e della politica pontificia su questisola sino al pontificato di Bonifacio VIII. A dire il vero, gi nella II met dellXI secolo, la Corsica, priva di entit istituzionali e politiche proprie, era divenuta luogo privilegiato di espansione economica ma anche militare e politico istituzionale di Pisa e Genova, un fatto, questo, che unito alle enormi difficolt che avrebbero caratterizzato la concretizzazione della parte sarda del regnum, trascinatasi per quasi un secolo, spiega perfettamente perch la bolla bonifaciana non ebbe alcun valore pratico per la terza isola maggiore del Mediterraneo. Diversa era la situazione della Sardegna, dove si erano affermati forse solo allinizio dellXI secolo quattro piccoli regni e per la quale la prima affermazione della propriet della Sede apostolica fu compiuta da Alessandro III nel 116611673 come risultato di una serie di avvenimenti che non potevano lasciarlo indifferente. Dalla met del XII secolo, infatti, le mire di Pisa e di Genova nei confronti dellisola si spostarono dal piano puramente economico a quello

In corso di stampa presso il Bullettino dellIstituto Storico Italiano per il Medioevo. SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 21, Roma (S. Pietro), 4 aprile 1297, p. 22; il concetto della assoluta superiorit della carica pontificia rispetto a qualsiasi autorit laica molto caro a Bonifacio e ritorner, con le stesse parole, anche allincancrenirsi definitivo della sua disputa con Filippo IV il Bello re di Francia, quando nella Ausculta filii del 5 dicembre 1301, richiamando il re francese ai suoi doveri di principe cristiano gli ricorda che Dio constituit nos [] super reges et regna: cfr.: DUPR THESEIDER, Bonifacio VIII. 2 Corrao, Il nodo mediterraneo. 3 CDS, I, LXVIII, p. 223; datato dal Tola al 1162 ma da correggere in 1166-67: J. V. PFLUGK-HARTTUNG, Acta pontificum Romanorum inedita, I-III, Stuttgart 18886, III, pp. 214-215. La datatio sbagliata del Tola induce in errore anche PETRUCCI, Storia politica, cit., p. 115 e MOORE, Pope Innocent III, Sardinia, cit., p. 84.
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politico-istituzionale4. A favorire queste intenzioni e nel contempo a fare da terzo incomodo s'inser, per la prima volta, limperatore. Il Barbarossa infatti intendeva ricondurre sia la Corsica sia la Sardegna nellambito dellImpero5; per un tentativo, compiuto nel 1158, da parte di Federico I, di inviare in Sardegna due ambasciatori6 fall a causa dellopposizione delle due citt marinare, troppo interessate allisola per lasciare che limpegno profuso in essa nel corso di almeno un secolo e mezzo andasse perduto per compiacere i disegni del Barbarossa.7 noto che Genova fu la prima a cercare di legittimare e rafforzare le proprie posizioni in Sardegna presso limperatore, approfittando delle ambizioni del giudice dArborea Barisone8 mentre Federico, di rimando, vide la possibilit di utilizzare il giudice e la citt ligure come strumento per portare lisola, seppure indirettamente, nella sua sfera dinfluenza. Tuttavia laver nominato, nel 11649, Barisone dArborea re di Sardegna si rivel immediatamente un fallimento: se ne

A questo proposito si confronti anche: G. PISTARINO, Genova e la Sardegna nel secolo XII, in La Sardegna nel mondo mediterraneo (Atti del primo convegno internazionale di studi. Sassari, 7-9 aprile 1978), II vol., Sassari 1981, pp. 33-125, pp. 74 ss. 5 R. TURTAS, Larcivescovo di Pisa legato pontificio e primate in Sardegna nei secoli XIXIII, in Nel IX centenario della Metropoli ecclesiastica di Pisa, (Atti del Convegno di Studi, 7-8 maggio 1992), Pisa 1995, pp. 183-233, p. 217; gi nel 1152 Guelfo di Toscana aveva ricevuto lautorizzazione da parte dellimperatore a nominarsi rector o princeps Sardiniae: PISTARINO, Genova e la Sardegna, cit. p. 75. 6 MGH, Scriptores, XX, edidit G. H. PERTZ, Hannoverae 1868, p. 450; gli ambasciatori erano episcopum [] Conradum Eistetensem et comitem Emiconem ovvero Corrado di Eichstadt e Amicone di Linningen, cfr.: BESTA, La Sardegna, cit., I, p. 114 e PISTARINO, Genova e la Sardegna, cit., p. 75. 7 Il titolo concesso a Guelfo era privo di effettiva consistenza e dimostrava limpossibilit pratica da parte dellimperatore di dare concretezza alle proprie mire senza laiuto di chi gi possedeva una posizione di potere nellisola: PISTARINO, Genova e la Sardegna, cit., p. 75. Giustamente osserva anche BESTA, La Sardegna, cit., I, p. 114: Quando si trattava del suo tornaconto anche Pisa, che pur si atteggiava a rocca dellImpero, sapeva ben dividere la propria politica da quella de Cesari. 8 Gi agli inizi degli anni Trenta del secolo il giudice arborense Comita si era legato al Comune genovese con una cospicua donazione alla chiesa cattedrale della citt e con un giuramento con il quale si consegnava, insieme al figlio e al regno tutto, a Genova: trado memet ipsum et filium meum una cum regno et omni mea substantia, Ottoni Gontardo Januensium consuli vice totius comunis Janue: CDS, I, sec. XII, docc. XLI e XLII, [dicembre 1131], pp. 207209; per la citazione doc. LXII p. 208. Per le relazioni tra lArborea e il Comune di Genova in questi anni cfr. anche E. CAU, Peculiarit e anomalie della documentazione sarda, in corso di stampa. Lalleanza ineguale con Genova favor le aspirazioni espansionistiche di Comita che attacc il giudicato di Torres negli anni Quaranta attirandosi anche la scomunica del legato pontificio Baldovino di Pisa intervenuto a favore di Gonnario di Torres fidelis della Chiesa metropolitana di Pisa ormai dal 1131; cfr.: E. BESTA, Il Liber judicum turritanorum con altri documenti logudoresi inediti, Palermo 1906, p. 16 e TURTAS, Storia della Chiesa, cit., pp. 248254. 9 BESTA, La Sardegna, cit., I, pag. 120 e ss.

accorsero sia gli stessi genovesi sia il Barbarossa che appena un anno dopo, decise di cambiare alleato concedendo lisola in feudo a Pisa10. Forse perch linvestitura concessa a questa citt rischiava di avere maggiori possibilit di riuscita, gi lanno successivo entr in scena per la prima volta il pontefice Alessandro III, che scriveva allarcivescovo di Genova preoccupato per un tentativo dei Pisani di sottrarre la Sardegna al dominio et iurisdictioni Sancti Petri11. Questa , appunto, la prima attestazione documentaria conosciuta nella quale un pontefice dichiara apertamente i diritti della Sede apostolica sullisola.12 certo che n Alessandro III n i suoi successori chiarirono mai su quali basi giuridiche originarie rivendicassero per la Sede apostolica la propriet dellisola. possibile che i fondamenti risalissero alle donazioni carolinge ma impossibile affermarlo sulla base della documentazione conservata ed anche la interessante ricostruzione di Luis Weckmann, che riconduce ad una teoria giuridica che egli definisce omninsulare- che, basandosi su elementi giuridici forniti dalla donazione di Costantino, sarebbe stata elaborata dalla corte pontificia alla fine dellXI secolo ed enunciata esplicitamente per la prima volta da Urbano II, e per la quale tutte le isole apparterrebbero alla especial jurisdiccin de San Pedro, si scontra con il silenzio delle fonti documentarie.13 Certo invece che dal 1166 in poi le prese di posizione dei papi su questo argomento furono sempre pi nette e continue e tutte volte allaffermazione dei diritti in temporalibus della Sede apostolica sullisola e, durante tutto lo scorcio del XII secolo e lo sviluppo XIII a causa anche del continuo deteriorarsi dei rapporti con Pisa e degli scontri con limperatore, uno dei principali obiettivi della Sede apostolica nei confronti della Sardegna fu quello di legittimare giuridicamente e rendere effettiva la propriet dellisola. Una propriet che la Sede apostolica rivendic in modo diverso rispetto ai territori dellItalia centrale, contrariamente a quanto afferma John Moore, quasi certamente sia per la distanza che la separava dalla Sardegna sia per la presenza sullisola di realt istituzionali preesistenti. Non quindi come dominio diretto, dato che Lucio III, stando alla

MGH, Diplomata regum et imperatorum Germaniae, tomus X pars II, Friderici I. diplomata, bearbeitet von H. APPELT, Hannoverae 1979, doc. 477, pp. 389-392, Francoforte 17 aprile 1165; e CDS, I, LXXXI, 17 aprile 1165, pp. 232-233. 11 CDS, I, LXVIII, p. 223; sulla datatio cfr. supra n. 37. Nella lettera il pontefice chiedeva che larcivescovo si facesse suo tramite presso i consoli della citt affinch prenominatam terram a Pisanorum impugnatione protegant, manuteneant viriliter atque defendant, ita quod in alterius dominium minime possit transferri, sed in nostra debeat prout dictum est fidelitate plenius conservari. 12 A questo proposito si confronti: TURTAS, LArcivescovo di Pisa legato, cit., pp. 217218. 13 Per le donazioni carolinge si veda C. MORRIS, The papal monarchy. The western Church from 1050 to 1250, in Oxford History of the Christian Church, Oxford 1989-1991, pp. 417-451; p. 420; per le teoria omninsulare: WECKMANN, Las bulas alejandrinas, cit., per la citazione pp. 32-33, per la Sardegna pp. 171-179 e passim.

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documentazione, fu lultimo ad affermare che lisola apparteneva specialiter al patrimonio di S. Pietro.14 La Sede apostolica non si preoccup di giustificare i suoi diritti sullisola e durante tutto il XIII secolo afferm semplicemente che era di sua propriet richiedendo la prestazione di uno specifico attestato di fedelt feudo-vassallatico da parte dei giudici sardi e ottenendo il riconoscimento dei suoi diritti dallo stesso Federico II.15 Con la prestazione di tali giuramenti ottenuti con certezza gi a partire dal 1203-1205 con Innocenzo III e riformulati in modo sempre pi specifico durante larco del XIII secolo, la Sede apostolica ottenne le basi giuridiche necessarie a dar effettivo fondamento alle sue affermazioni circa la propriet dellisola.

Il concetto di Regnum Sardinie16 Le affermazioni di sovranit della Sede apostolica sulla Sardegna furono almeno sino alla met del XIII secolo sempre rivolte alla sua totalit ma espressa
Il pontefice, scrivendo ai Genovesi e ai Pisani asseriva che insula illa specialiter in p a t r i m o n i o B e a t i P e t r i consistit: CDS, I, LII, p. 214, il doc. viene attribuito a Lucio II e datato 26 ottobre 1144 mentre risale al 1183, cfr.: P. LISCIANDRELLI, Trattati e negoziazioni politiche della repubblica di Genova (958-1797), Genova 1960, p. 28, n. 119 e anche Italia Pontificia, X, Calabria-Insulae, in Regesta pontificum Romanorum, cong. P. F. KEHR, a cura di D. GIERGENSOHN, Zurich 1975, p. 385, n. 53; la datazione sbagliata induce in errore MOORE, Pope Innocent III, Sardinia, cit., p. 84. Per linterpretazione data dallo storico americano alla politica di Innocenzo III nei confronti della Sardegna, che egli ritiene di poter assimilare a quella dello stesso Innocenzo per lItalia centrale, cfr.: MOORE, Pope Innocent III, Sardinia, cit., p. 98 e passim, e le osservazioni dello scrivente in M. G. SANNA, Il dominium eminens della Sede apostolica sulla Sardegna nella teoria e nella prassi politica di Innocenzo III, in Innocenzo III Urbs et Orbis, Atti del Congresso Internazionale (Roma 9-15 settembre 1998), a cura di A. Sommerlechner, (Istituto storico italiano per il Medioevo Societ romana di storia patria), Roma 2003, II, pp. 954-970. 15 I giuramenti di fedelt alla Sede apostolica furono ottenuti con certezza gi entro il 1205 (ARCHIVIO SEGRETO VATICANO (da ora in poi ASV), Reg. Vat. 7, f. 26, 29 maggio 1205) da Innocenzo per i giudicati di Torres, Gallura e Arborea, mentre probabilmente fu ottenuto solo nel 1215 per il giudicato di Cagliari (ASV, A. A., Arm. XVIII, t. II, f. 408, 20 agosto 1215; edita in CDS, II, pp. 489-490 con data errata al 18 novembre 1215 e in forma di regesto, sempre con datazione errata, in D. SCANO, Codice diplomatico delle relazioni tra la Santa Sede e la Sardegna ( da ora in poi CDRS) 2 voll. Cagliari 1940 (Pubblicazioni della R. Deputazione di Storia patria per la Sardegna, 2), I, doc. XLVIII. I riconoscimenti del dominio eminente della Sede apostolica sulla Sardegna e la Corsica da parte di Federico II nel 1213 e poi nel 1219 si trovano il primo in MGH, Leges 5, Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, 2, Hannoverae 1896, p. 62, 12 luglio 1213 e Ibidem p. 78 e ss., (e sotto forma di regesto in CDRS, I, doc. LXX) datato settembre 1219. Per i successivi giuramenti di fedelt sotto Onorio III e la loro ulteriore specificazione in senso feudale sotto Gregorio IX, si rimanda alla bibliografia. 16 Sul lento processo di coagulazione del concetto di regnum Sardiniae, si veda, dello scrivente, Enzo rex Sardiniae, in corso di stampa negli atti del convegno Bologna Re Enzo e il suo mito, tenutosi a Bologna l11 giugno 2000; sui nuovi scenari mediterranei nella seconda met del Duecento si veda soprattutto ABULAFIA, I regni del Mediterraneo; TANGHERONI, La situazione politica pisana; PISTARINO, Politica ed economia nel Mediterraneo.
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ed intesa in senso geografico, e la loro concretizzazione affidata a giuramenti di fedelt prestati dai soggetti politico istituzionali gi presenti nellisola, mentre si visto che il concetto di regnum legato allisola era nato in contesto imperiale presso Federico I. Un titolo questo, ripreso dal nipote del Barbarossa oltre 70

anni dopo, quando decise di inviare in Sardegna il proprio figlio naturale Enzo, come marito della giudicessa Adelasia di Torres col titolo di rex Sardinie. La permanenza di Enzo di Hohenstaufen sullisola si ridusse a soli dieci
mesi dopo i quali fu richiamato dal padre in Italia, dapprima come legato generale in Romagna e poi come legatus totius Italiae, a partire dal 25 luglio 1239.17 La brevit del soggiorno e la scarsit della documentazione hanno portato generalmente ad attribuire poca importanza al ruolo che il giovane rampollo imperiale ebbe per la storia della Sardegna, eppure, pi ancora dei risultati ottenuti effettivamente sullisola, forse ci che veramente importante quel titolo di rex Sardinie che il padre gli aveva concesso, dato che esso, pure mai trasformatosi in una sovranit di fatto, contribu al coagularsi, al formarsi o riaffermarsi definitivo di un concetto, quello della esistenza di un regnum Sardinie appunto, che meno di un secolo prima era sopravvissuto per lo spazio di quattro soli anni tra il 1164 e il 1168 quando Federico I aveva concesso i diritti del regno a Barisone di Arborea.18 Nel riprendere il vecchio progetto di affermazione universalistica del potere imperiale del Barbarossa, veniva riportato in vita un titolo che da quel momento, attraverso un processo frammentato, mai univoco e coerente, che vedeva nella ricomposizione imposta dallesterno dellunit politica ed istituzionale apparentemente irraggiungibile con processi endogeni, il destino ultimo di quella che era gi una unit geografica drasticamente definita dalla sua insularit, avrebbe assunto sempre pi concretezza fino a materializzarsi definitivamente nella forma di regnum Sardinie et Corsice sessantanni pi tardi e, da allora, durare, almeno nella forma di regnum Sardinie, fino al 1847.19 Per quanto infatti Enzo prefer intitolarsi quasi sempre rex Turrium et Gallurae, mutuando con tutta probabilit il titolo di Ubaldo Visconti che gli derivava dalla moglie Adelasia, tuttavia con il lento formarsi del concetto di stati nazionali a livello europeo, e paradossalmente in direzione opposta, con il
MGH, Constitutiones, II, p. 301 e ss., per la nomina a legato in Romagna e Historia Diplomatica Friderici Secundi, V, p. 357 e ss, per la nomina a legato generale in Italia, cfr.: TROMBETTI BUDRIESI, La figura di Enzo; PINI, Enzo, in DBI, p. 2. 18 Per quanto gi lanno successivo alla concessione del titolo il Barbarossa si fosse reso conto del fatto che il giudice di Arborea era assolutamente impossibilitato a rendere effettivo lesercizio del potere sulla Sardegna a nome dellimperatore e quindi decise di concedere totam insulam Sardiniae a Pisa, Barisone continu a titolarsi rex Sardinie fino al 1168: BESTA, La Sardegna, I, pp. 120 e ss.; per il continuo intitolarsi come rex Sardiniae da parte di Barisone dArborea: CDS, I, docc. LXXV-LXXIX e LXXXIII, LXXXVI-XC; per la concessione dellisola a Pisa da parte del Barbarossa: CDS, I, LXXXI; BESTA, La Sardegna, I, p. 120 e ss. 19 La lunga durata del concetto di regnum Sardinie stata pi volte giustamente sottolineata da Francesco Cesare Casula in tutti i suoi lavori a partire dalla Introduzione alle Genealogie fino al suo ultimo La terza via.
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parcellizzarsi del quadro politico istituzionale in Sardegna a causa dello sfaldamento delle istituzioni giudicali, i tempi per la nascita del regnum Sardiniae apparivano lentamente maturare e, dopo la scomparsa dalla scena degli Hohenstaufen, furono altre e ben pi nuove e forti realt politico istituzionali ad utilizzare questa espressione per cercare di ottenere i diritti sullisola, e gli stessi pontefici non esiteranno, a partire dal 1267, ad utilizzarla.

Il Regnum Sardiniae e la Sede apostolica La nascita del concetto di regnum Sardiniae in ambito imperiale non parve implicare per la Sede apostolica una contrapposizione terminologica preconcetta e anzi, forse a causa della morte di Federico II e della successiva vacanza del titolo imperiale, o per laccennato parcellizzarsi e per il frequente mutamento del quadro politico istituzionale dellisola che impediva ai pontefici di avere dei punti di riferimento istituzionali validi e stabili in Sardegna, forse anche per la comodit che questa nuova espressione giuridica presentava nel definire lisola istituzionalmente nella sua totalit, si giunse alla recezione del concetto di regnum Sardiniae anche presso la cancelleria pontificia. Non solo, dato il succedersi degli avvenimenti relativi allisola sui quali non possibile soffermarsi e che portarono al rapido disfacimento istituzionale dei due giudicati di Cagliari e Torres entro gli anni 50 del secolo, doveva gi da allora iniziare a formarsi lentamente nella mente di coloro che sedevano sul trono pontificio lidea della necessit di delegare i diritti di sovranit sullisola a qualcuno che fosse poi in grado di farli valere concretamente, beninteso con la garanzia di una sicura fedelt alla Sede apostolica. La prima manifestazione del processo di recezione terminologica presso la Sede apostolica si verific tra il 1266 e il 1267 quando lisola, appunto sotto forma di regnum Sardiniae, fu richiesta a Clemente IV per tre volte in un anno. Prima alla fine del 1266 da Enrico di Castiglia, fratello del re Alfonso X, buon amico di Carlo I dAngi, che aveva forse progettato di ottenere linfeudazione dellisola da parte del pontefice dopo la battaglia di Benevento alla quale aveva partecipato fornendo anche grosse somme di denaro allAngioino per la riuscita della spedizione siciliana.20 possibile che liniziativa del Castigliano fosse avvallata dallAngi. A favorire laccoglimento della richiesta avrebbe dovuto contribuire il fatto che proprio nel 1266, prima del luglio, Ugolino della Gheradresca di Donoratico aveva invaso il Logudoro cum Tucio Ruffo et aliis perfidis ledendo ancora una volta i diritti della Sede apostolica sullisola.21 Ma il
GALASSO, Il regno di Napoli, p. 29, e n. 2: Enrico aveva rotto totalmente i rapporti con il fratello Alfonso non avendo potuto ottenere nessuna partecipazione al governo del Regno castigliano. 21 Les registres de Clement IV, 1100, 19 luglio 1266; Clemente, coinvolgendo il Comune come responsabile di uniniziativa che sembra essere stata personale (PETRUCCI, Re in Sardegna, p. 95), minacci di scomunica i Pisani nel caso, aiutando il Gherardesca, iudicatum seu regnum
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pontefice, certamente intimorito dal rapido espandersi della potenza nel Mediterraneo di Carlo dAngi, del quale Enrico era come si visto buon amico, neg, il 5 gennaio del 1267, la concessione al Castigliano, adducendo, paradossalmente, proprio la scusa che avrebbe avuto i Pisani come adversarios, qui positi e vicino et ingredientem impedire valerent.22 Nello stesso torno di tempo anche Giacomo I dAragona aveva richiesto la Sardegna alla Sede apostolica, sia perch proseguiva la lotta dinastica tra le case di Aragona e di Angi, sia perch progettava, dopo la sua morte, la costituzione di un regno balearico indipendente dalla Corona e, come spiegava al figlio secondogenito Giacomo, pur avendo lintenzione di tenere lisola per s toto tempore vite nostre, aveva deciso di lasciare Regnum predictum cum eiusdem dominio et juribus ac omnibus ad eundem spectantibus francum et liberum in perpetuum post dies nostros a quegli, futuro re di Maiorca, proprio nella prospettiva di rendere pi forte il regno insulare che nelle sue intenzioni sarebbe dovuto nascere separato dal resto della Corona.23 Il papa, oppostosi gi a Enrico di Castiglia, si ritrov nella condizione di non poter e non voler favorire nessuno dei contendenti, suscitando inter personas nobiles grave scandalum, che avrebbero tutti avuto motivo di lamentarsi della sua scelta, e per motivare la propria opposizione alle richieste fattegli su quello che egli stesso, mutuando i termini usati dai pretendenti, chiamava ora regnum Sardiniae, addusse ancora una volta il pretesto che, inter moras, amisimus judicatum videlicet Turritanum per quem dare poteramus ingressum, alludendo evidentemente alla invasione compiuta lanno precedente dai Pisani.24 N furono accolte favorevolmente le richieste dei marchesi di Malaspina Manfredi e Moruello i quali il 9 febbraio del 1268 si videro negare dal pontefice la concessione della vicaria sullisola. Il papa insisteva, come lanno prima, sul fatto che non possedeva la terra in pace e che non gli sarebbe parso opportuno comunque procedere a concederla a loro.25
Turritanum invaserint, vel alias partes Sardinee: Les registres de Clement IV, 1100, 19 luglio 1166; cfr. anche ABULAFIA, Le relazioni fra il regno di Maiorca, p. 15; e BESTA, La Sardegna, I, p. 235. 22 MARTENE DURAND, Thesaurus, III, p. 438, ep. 423, 5 gennaio 1267. 23 ABULAFIA, Le relazioni fra il regno di Maiorca, pp. 13-15. Resta naturalmente il dubbio sui mezzi con i quali Giacomo I avrebbe poi portato a termine la conquista dellisola se son vere le affermazioni del figlio Pietro III del 1281 con le quali affermava che la casa dAragona non aveva mai posseduto un tesoro reale: HILLGARTH, El problema del Imperio, p. 149. 24 MARTENE DURAND, Thesaurus, III, p. 438 ep. 423 e p. 510 ep. 506. 25 CDRS, I, CCXXX, pp. 139-140: Sane quod secundo petistis committere vobis in terra Sardiniae vicariam, exaudire nequivimus, cum nec nos terram possideramus, in pace, nec si possideremus ad plenum eamdem conveniens videretur quod vos nostros constitueremus vicarios, qui pro parte non modica petitores estis eiusdem; interessante notare che i due Malaspina si proponevano non come titolari di uninfeudazione ma come vicari del pontefice, cio come suoi ufficiali che avrebbero in linea teorica fatto parte di un progetto di applicazione di un dominium directum da parte del pontefice e non di un dominium eminens come sarebbe invece avvenuto tramite uninfeudazione appunto. forse tra laltro lindice che comunque ancora chi aveva avuto modo di avere rapporti diretti con la realt dellisola non era abituato a pensare alla Sardegna come

La Sardegna e il Vespro Il regnum Sardiniae ricomparve nel 1293: erano ormai trascorsi undici anni dallinizio della guerra del Vespro e si pensava sempre pi concretamente alla necessit di porre fine alle ostilit attraverso la diplomazia.26 Giacomo II dAragona si era ormai reso conto della impossibilit di mantenere la Sicilia e si cercava in ambito diplomatico una possibile compensazione alla sua rinuncia allisola. Fu probabilmente lo stesso Giacomo a pensare di riprendere il progetto che era stato del nonno poco pi di ventanni prima e a cercare di inserire la Sardegna nelle trattative con lAngi. Un progetto aragonese datato Tarazona 26 agosto 1293 prevedeva tra laltro, in cambio della restituzione della Sicilia, la cessione a Federico dAragona, fratello di Giacomo, de lo regne de Cerdeyna per [dona]cio de la Esgleya e il matrimonio dello stesso con la figlia di Carlo II dAngi.27 Allatto pratico le trattative avrebbero portato a delle modificazioni dei progetti aragonesi, e l8 maggio dellanno successivo un messo aragonese, di ritorno da un colloquio con i cardinali Colonna presso la curia romana, riunita in conclave riferiva che a parere degli stessi Colonna Carlo II dAngi e Giacomo II dAragona avrebbero dovuto invadere la Sardegna per poi cederla a Federico di Sicilia che a quel punto avrebbe lasciato questultima isola per occupare la Sardegna, mentre la Sicilia sarebbe andata finalmente a Carlo II dAngi. Successivamente Giacomo II e Carlo II avrebbero dovuto conquistare limpero bizantino per lo stesso Federico che avrebbe passato la Sardegna al fratello Giacomo II nel momento in cui, secondo il progetto che si proponeva, si fosse riusciti a conquistare Costantinopoli.28 Come si visto, durante le trattative alle quali si appena accennato la Sede apostolica era vacante e questi progetti venivano elaborati sostanzialmente in ambito laico tra la Casa di Francia e quella di Aragona. Ma la stessa natura del problema, la risoluzione cio di un conflitto con il quale si era sottratto alla legittima proprietaria, la Sede apostolica, il diritto sulla Sicilia, implicava il necessario coinvolgimento nelle trattative e lapprovazione degli accordi da parte del pontefice; e lo stesso cercare il consiglio delle fazioni cardinalizie chiuse in conclave era indice che la Sede apostolica continuava a rappresentare la suprema istanza istituzionale alla quale si doveva obbligatoriamente fare riferimento per poter risolvere la guerra del Vespro. N si trattava, per il futuro pontefice di
ad un regnum, con una concezione di tipo imperiale o comunque di un potere temporale di tipo laico. 26 La bibliografia sul Vespro e sulla conquista catalana della Sardegna amplissima e in continuo aumento. Per le problematiche del Vespro si rimanda a RUNCIMAN, I Vespri siciliani; per lespansione mediterranea della corona dAragona e il ruolo giocatovi dalla Sardegna insostituibile SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin mediterrnea de la Corona; si veda anche CADEDDU, Giacomo II dAragona, pp. 251-316, con una rassegna completa delle problematiche storiografiche e con interessanti apporti di notizie inedite. 27 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, p. 99; e II, pp. 11-12, doc. 13. 28 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 15, Perugia 8 maggio 1294.

svolgere un ruolo puramente ratificatorio (o di arbitrato) nel confermare gli accordi presi dai pretendenti, ma nella sua qualit di legittimo e riconosciuto detentore dei diritti giuridici sulla Sicilia e sulla Sardegna, era parte imprescindibile dellintera operazione.29 Non c inoltre dubbio che se Giacomo II dAragona appunt le proprie attenzioni sulla Sardegna lo fece certamente sia per interessi dinastici, sia perch gli pareva una valida compensazione alla rinuncia della Sicilia, sia perch, forse, poteva rappresentare un tassello importante lungo quella ruta de las islas che i mercanti catalani desideravano percorrere con profitto, ma anche perch, non si sottovaluti, i legittimi diritti giuridici sulla Sardegna egli e lAngi - oltre che la Sede apostolica ovviamente - ritenevano risiedere nelle mani del papa che avrebbe quindi potuto a pieno diritto girarli allAragonese. I trattati di Anagni e linfeudazione Il progetto di Giacomo II di ottenere dalla Sede apostolica la Sardegna rimase tale anche dopo lelezione di Bonifacio VIII e il 17 marzo del 1295, inviando suoi rappresentanti a Roma per iniziare le trattative di pace che si sarebbero poi rivelate risolutive con i trattati di Anagni del giugno, lAragonese prospettava ancora una volta la possibilit che lisola venisse concessa dalla Esgleysa de Roma a Federico che avrebbe dovuto sposare la figlia di Carlo II dAngi e possedere la dita terra per la dita Esglesia.30 Per quanto i suoi piani dovessero cambiare ancora e nonostante nei trattati di Anagni non si facesse alcuna menzione della Sardegna, molto probabile che durante le trattative tra Aragona e Angi si fosse addivenuti ad un accordo segreto per il quale il re dAragona avrebbe rinunciato al derecho del reino de Sicilia por las islas de Cerdea y Corsega, de las cuales el papa haba de hacer donacin.31 Un riscontro delleffettiva esistenza di questo accordo data da un documento del 28 giugno dello stesso anno nel quale si accennava al fatto che rex Aragonum debet habere regimen Sardiniae et rex Karolus et papa debent iubare ipsum ad habendum Sardanie [cos] regnum.32 Ed in effetti, pochi mesi dopo, l8 settembre 1295, Carlo II dAngi si impegnava ufficialmente con Giacomo II dAragona affinch questi potesse, a seguito degli accordi intercorsi ad Anagni alla presenza del pontefice, ottenere dal papa il regnum Sardiniae cum Corsica in pheudum.33 Durante le trattative il pontefice aveva pensato ai fini principali dellincontro di Anagni, cio la risoluzione della guerra del Vespro, la restituzione dei legittimi diritti sulla Sicilia alla Sede apostolica, nonch a cercare di
Non si condivide perci limpostazione data dal SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, p. 100 che afferma che le decisioni prese dai due sovrani avevano necessit di una semplice ratificazione da parte della Sede apostolica. 30 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 16, Barcellona 17 (?) marzo 1295. 31 ZURITA, Anales, II, p. 464. 32 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, p. 115 e nota 3. 33 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 18, Perpignano 8 settembre 1295.
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trasformare lAragonese in un alleato34 anche in prospettiva di una nuova crociata35. La situazione imponeva , mutuo le parole da Pietro Corrao, una riconfigurazione dellarea cristiano-occidentale del Mediterraneo e se i predecessori di Bonifacio si erano ostinati nel perseguimento della restaurazione angioina egli era invece profondamente consapevole della necessit di una redistribuzione dei poteri e delle egemonie su scala internazionale36. Perci, se pur vero che la concessione del regnum Sardiniae et Corsicae veniva rimandata e legata ad un atto segreto al fine di non dare limpressione che la restituzione della Sicilia al suo legittimo padrone, il Papato, fosse un atto che necessitasse o meritasse un compenso,37 altrettanto certo che nella sostanza Bonifacio VIII avvall e conferm tutti gli accordi che tra le due parti erano stati presi circa le isole e, nominando nel gennaio dellanno successivo Giacomo II gonfaloniere, ammiraglio e capitano generale della Chiesa, trasformandolo in sostanza in un crociato38, gi faceva riferimento agli impegni che lo stesso re dAragona avrebbe

SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, p. 122-126. Gi dal 1291 si era dovuta abbandonare S. Giovanni dAcri e, nonostante gli sforzi di Bonifacio VIII per organizzare una controffensiva, nel 1303 sarebbe passata in mani musulmane anche lisola di Arwad di fronte a Tortosa, ultimo avamposto cristiano dellOutremer (RUNCIMAN, A History of the Crusades, III, pp. 420-423; cfr.: TURTAS, Storia della Chiesa, p. 301); quale importanza rivestisse per il pontefice la crociata e quale influsso nella soluzione della guerra del Vespro la sua organizzazione avesse portato, testimoniato dalla stessa Redemptor mundi, la bolla con la quale, il 20 gennaio 1296, Bonifacio VIII riammetteva nel seno della Chiesa, nominandolo capitano e ammiraglio generale e vessillifero della Chiesa e promettendogli per la prima volta in modo esplicito linfeudazione del regnum Sardinie et Corsice, Giacomo II dAragona che risultava essere il pi adatto, per le forze che gli provenivano dai suoi regni , a portare aiuto alla Terra Santa che si trovava depopulatam immaniter incolis Christi fidelibus, expositam debachantum incursibus et a propriis defensoribus derelictam: SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 19, Roma 20 gennaio 1296; cfr. anche: DUPR THESEIDER, Come Bonifacio VIII, p. 92, il quale per sbaglia la datazione della bolla riportandola allanno successivo. 36 Corrao, Il nodo mediterraneo, p. 147. 37 SALAVERT Y ROCA, Giovanna di Gallura, p. 95; SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, p. 122-126. In questo senso sembra invece esprimersi lamica e collega Maria Eugenia Cadeddu per la quale la Sardegna avrebbe dovuto rappresentare nei piani del pontefice una sorta di compensazione territoriale per Giacomo II in cambio della sua rinuncia alla Sicilia: CADEDDU, Giacomo II dAragona e la conquista del regno, p. 253; ma se pur certo che cos la intendesse Giacomo II, non altrettanto voleva fare il papa che se ne riserv leffettiva infeudazione per altri due anni e la leg piuttosto alla guerra fratricida tra Giacomo II dAragona e suo fratello Federico nel 1298-99: SALAVERT, Giovanna di Gallura, p. 95; ed in effetti quando nel 1297 Bonifacio VIII se decide a dar realidad a sus ofrecimientos no es puro azar, creemos, que el solemne acto de la investidura y la jura de sus oficios por parte de Jaime coincidan con el momento en que ste se obligaba a ir al frente de sus galeras contra Sicilia, senza dimenticare, ancora, che Bonifacio si riservava, se lo sviluppo degli avvenimenti legati alla questione siciliana lo avessero reso necessario, di ritirare i diritti sulla Sardegna e la Corsica a Giacomo entro la festa di Ognissanti dello stesso 1297: SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, pp. 122-126, per la citazione p. 124. 38 Corrao, Il nodo mediterraneo, p. 155.
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dovuto prendere prossimamente pro regno Sardinie et Corsice ab eadem Ecclesia sibi concedendo.39 Daltro canto, nonostante come si visto lidea di concedere le isole a Giacomo II dAragona fosse nata proprio, pare, in ambito aragonese, non v dubbio che durante le trattative non solo Angi ed Aragona ma anche Bonifacio VIII considerarono la Sardegna e la Corsica semplicemente una carta il cui gioco doveva rendere il massimo40. Si detto che la bolla di infeudazione del regnum Sardiniae et Corsicae da parte di Bonifacio VIII a favore di Giacomo II dAragona fu emessa il 4 aprile 1297; il papa nellincipit del documento affermava il suo diritto assoluto non solo nel sopprimere i regni o nel trasferirne le rispettive corone da un titolare allaltro, ma anche nel crearne di nuovi questo era il nostro caso - per consegnarli a figli devoti della Chiesa,41 eppure, linnegabile elemento di novit giuridica che risiedeva nella denominazione del regno che, almeno con quel preciso nome, nasceva nel momento della realizzazione della bolla, veniva fortemente limitato dallaffermazione contenuta nella bolla stessa con la quale si diceva che il regnum Sardinie et Corsice era iuris et proprietatis ipsius Ecclesie [Romane]. Il pontefice dunque, non riteneva di fare altro, che unire in una nuova entit istituzionale da quel momento resa indissolubile,42 dando loro una veste o una forma giuridica nuova, due res43 (le isole di Sardegna e Corsica appunto) che riteneva appartenere alla Sede apostolica e le concedeva in perpetuum pheudum al devoto filio Giacomo II dAragona.44 Non solo, linfeudazione a favore di Giacomo consentiva alla Sede apostolica di sperare di veder finalmente rispettati i propri diritti sulle isole che, ormai da decenni nel caso della Sardegna e da secoli nel caso della Corsica, erano nella pratica controllate dai Genovesi e dai Pisani.45 Che Bonifacio VIII basasse il proprio diritto a infeudare il regnum Sardinie et Corsice sui giuramenti di fedelt alla Sede apostolica prestati dai giudici e accumulati dai suoi predecessori, testimoniato da una lettera del 9 dicembre 1301 dellabate di Foix a Giacomo II dAragona con la quale questi
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SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 19, S. Pietro in Roma 20 gennaio

1296. SALAVERT Y ROCA, Giovanna di Gallura, pp. 98-99. TURTAS, La lunga durata della bolla. 42 Si ricordi che uno dei motivi che avevano convinto Bonifacio VIII della opportunit dellinfeudazione alla Corona della due isole risiedeva nella possibilit di vedere cos riaffermati i diritti che la Sede apostolica vantava sulle due isole, perci rendere indissolubile il regnum avrebbe assicurato alla stessa Sede lesercizio dei suoi diritti su entrambe le isole. La clausola si rendeva tanto pi necessaria in quanto le istituzioni aragonesi prevedevano la regola per la quale i domini ereditari erano inalienabili e indivisibili, mentre di quelli recentemente acquistati o conquistati i sovrani avevano sempre liberamente disposto a favore dei figli cadetti: FASOLI, Lunione della Sicilia allAragona, p. 297. 43 Su questo argomento, oltre al I capitolo si veda anche: BIROCCHI, La questione, p. 134. 44 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 21, Roma (S. Pietro), 4 aprile 1297. 45 BESTA, La Sardegna, I, p. 263.
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faceva presente al proprio re che il pontefice, contrario ad un accordo tra Aragona e Arborea per una spartizione dellisola, era paratus hostendere per testamentum iudicis Guilelmi [II di Arborea (1250-1264)] quod iudicatus pertinebat nullo medio ad Ecclesiam Romanam et per consequens ad vos, propter donationem vobis factam.46 Per il papa, dunque, le singole istituzioni presenti sullisola, il cui supremo diritto risiedeva comunque nelle mani della Sede apostolica oppure non esisteva affatto, avrebbero dovuto essere assorbite e cancellate dalla nuova forma del regnum Sardinie et Corsice con il quale si dava una nuova veste istituzionale ad un concetto, quello della appartenenza alla Sede apostolica delle due isole mediterranee appunto, vecchio di pi di due secoli per la Corsica e di ben pi dun secolo per la Sardegna. Contestazione dei diritti Le affermazioni di papa Caetani riportate dal de Foix erano contenute in un documento la cui lettura d lattestazione non solo dellovvio convincimento del papa sulla legittimit dei diritti concessi a Giacomo e sulla sua assoluta volont che il sovrano esercitasse direttamente il potere conferitogli su tutto il regnum, ma d lo spunto allanalisi degli inevitabili problemi sorti dalla concessione dei diritti feudali sulle due isole compiuta dal pontefice. Gi a seguito dellinfeudazione infatti, il 4 ottobre 1297,47 i Pisani avevano mandato, evidentemente preoccupati, unambasciata a Giacomo, con la quale cercavano di instillargli il dubbio sulla legittimit della concessione pontificia,48 ma questi, due mesi dopo, rispose perentoriamente e per nulla intimorito che la Sede apostolica, quod ad ius et proprietatem [] spectabat, gli aveva concesso il regnum Sardiniae, absque alicuius preiuditio - con ci stesso affermando che i Pisani pur potendo vantare vari diritti in Sardegna non potevano vantarne alcuno sulla Sardegna - e che su tale concessione egli non intendeva in aliquo derogare.49

SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 39, 9 dicembre <1301>; sui motivi che avevano spinto Bonifacio a far notare questo particolare a Giacomo II si veda in questo capitolo la nota 15. 47 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 26, Pisa 4 ottobre 1297. 48 Non si pu affermarlo con certezza ma non bisogna escludere che gli ambasciatori pisani si fossero presentati al re aragonese con una consistente documentazione accumulata nellarco di due secoli e con la quale avevano intenzione di far rispettare quelli che ritenevano essere i loro diritti su varie parti dellisola. Diritti attestati dai giuramenti di fedelt che gi a partire almeno dal 1131 (il primo attestato fu Gonnario giudice di Torres il 6 marzo di quellanno appunto) il Comune era riuscito ad ottenere direttamente o tramite la figura del proprio arcivescovo, da parte di numerosi giudici. Per il giuramento di Gonnario cfr.: CDS, I, doc. 40, pp. 206-207; pi in generale sui giuramenti di fedelt prestati dai giudici sardi a Pisa e Genova si veda TURTAS, Storia della Chiesa, pp. 245-260. 49 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 29, 5 dicembre 1297: Giacomo aggiungeva non senza ironia che il Comune di Pisa non admirari sed gaudere debet magis quam regnum ipsum alicui aliter Romana ecclesia contulisset, qui non tantum comune predictum diligeret quantum diligit rex predictus; cfr. anche SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, pp. 214-216.

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E che, per quanto con la dovuta prudenza,50 il sovrano aragonese non avesse alcuna intenzione di derogare ai suoi diritti e che volesse procedere ad esercitarli concretamente attestato dai contatti diplomatici che egli condusse sia con Pisa che con lArborea a partire dallindomani della concessione51 e che lo avevano portato nel 1301 ad inviare al giudice di Arborea Giovanni de Bas, che forse Giacomo riteneva allora essere pi malleabile dei Pisani, unambasciata con la quale gli ordinava di sottomettersi a lui tanquam regi. La reazione del giudice fu diversa da quella che Giacomo si sarebbe dovuto legittimamente aspettare visto che questi afferm sprezzante che egli e la sua famiglia si erano conquistati il giudicato con la spada e con la spada si sarebbero difesi da chi avrebbe cercato di portarglielo via.52 Il re aragonese non aveva in quel momento intenzione di iniziare una guerra contro lArborea visto che probabilmente era a conoscenza del fatto che Giovanni aveva chiesto aiuto ai Pisani in caso di un attacco degli Aragonesi.53 Fu questo temporeggiare e questo timore del re aragonese che spinse Bonifacio a pronunciarsi nel modo che si visto contro qualsiasi possibilit di accordo che prevedesse delle concessioni da parte dellAragona allArborense e esortando anche Giacomo ad essere pi deciso e a recarsi con duobus militibus tantum in Sardegna dove il giovane giudice che nichil valet non avrebbe, secondo il Caetani, saputo opporgli resistenza.54 Le parole del pontefice dovevano servire non solo a rimproverare Giacomo per il suo atteggiamento che per un uomo della personalit di Bonifacio doveva apparire quanto meno rinunciatario, ma dovevano servire anche da esortazione ad agire presto e avrebbero dovuto rassicurarlo circa la sua ferma volont di confermare allAragonese i diritti sulla Sardegna, anche perch, a causa delle divisioni interne alla Curia romana si cercava da pi parti con cavilli giuridici di dimostrare la non validit della bolla di infeudazione nella quale non erano presenti le firme del Collegio cardinalizio.55
Prudenza che lo indusse a non utilizzare il titolo di rex Sardiniae et Corsicae almeno fino al 1301 nonostante il pontefice lo nominasse cos sin dal dicembre 1297, probabilmente considerando finalmente definitiva la concessione di quel regnum che si era riservato di destinare a altra persona entro lOnnisanti di quello stesso anno, cfr.: SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, p. 225 51 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, pp. 214-224. 52 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 39, 9 dicembre <1301>. 53 Ibidem; Probabilmente timoroso di una possibile alleanza pisano-arborense, Giacomo II non prese ulteriori iniziative nei confronti del giudice dArborea anche se pare che la missione diplomatica a Pisa del giudice Giovanni avesse incontrato una certa freddezza nel Comune (non habuit bonam responsionem aggiungeva il de Foix) che forse continuava a considerarlo un usurpatore visto che il padre Mariano II aveva forse ceduto con il suo testamento lo stesso giudicato a Pisa, Ibidem; sulla possibile cessione a Pisa del giudicato dArborea da parte di Mariano II: BESTA, La Sardegna, I, pp. 264-266. 54 Ibidem. 55 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, pp. 231 e ancora II, doc. 39, 9 dicembre <1301>; non altrettanto sicuro appariva il de Foix che chiedeva preoccupato al suo re se fosse certo che i cardinali subscripserunt in donacione regni, quia quidam cardinalis dicit quod non; et si verum dicit credo quod expediret quod provideritis vobis antequam inchoaretis negocium, Ibidem.
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La successiva politica di Bonifacio VIII e dei suoi successori La volont di papa Caetani non cambi durante tutto il tempo del suo pontificato durante il quale cerc di favorire lelezione, presso le sedi episcopali dellisola, di persone non legate ai Comuni di Pisa e Genova56 e che anzi forse si rafforzava proprio in quei primi giorni di dicembre quando prendeva drammaticamente forma lo scontro con la casa di Francia,57 convincendolo della necessit di appoggiarsi ancor pi allAragona e di chiudere definitivamente la via del Mediterraneo agli Angi. Certo, come osservava Giovanni Tabacco la Corona non pot mai rappresentare una forza alla quale la Sede apostolica potesse ricorrere per tentare di ripetere con la dinastia francese lesperienza fatta con gli Svevi58, e non mancarono con Giacomo motivi di scontro legati soprattutto al comportamento profondamente e naturalmente ambiguo che il re aragonese mantenne nei confronti del fratello Federico III di Sicilia. Tuttavia data la tensione con lo schieramento angioino doveva necessariamente prevalere sulla diffidenza nei confronti delle ambiguit del re dAragona59. Papa Caetani riconferm il proprio favore alla casa di Barcellona due anni pi tardi quando il 20 aprile del 1303, su richiesta di Giacomo II, concesse per tre anni le decime per la conquista del regnum Sardinie et Corsice al re aragonese, nominando contemporaneamente il vescovo di Valenza legato apostolico nel regnum col compito di indurvi ecclesiastici e laici a riconoscere re Giacomo.60
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BESTA, La Sardegna, I, p. 264 e SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, p. 229 e

n. 50. Lo scontro, notissimo, gi delineatosi il 24 febbraio del 1296 con la pubblicazione della Clericis laicos da parte del pontefice, aveva ripreso virulenza a causa della elevazione a sede diocesana nel settembre del 1301 di Pamiers e della elezione a suo vescovo di Bernard Saisset amico di papa Caetani, senza che questultimo si fosse consultato con il vescovo di Tolosa (nella cui diocesi Pamiers fino ad allora si trovava) n con il re. Larresto del Saisset e la confisca dei beni diocesani che Filippo il Bello ordin per reazione, port Bonifacio VIII alla pubblicazione, il 5 dicembre del 1301 delle tre bolle (la Nuper ex rationalibus causis, la Ante promotionem nostram e la pi importante Ausculta filii) che aprivano la seconda fase del contrasto che si sarebbe concluso solo con la morte del pontefice: cfr.: DUPR THESEIDER, Bonifacio VIII, alla cui bibliografia si rimanda per gli approfondimenti sul tema. 58 Presso la quale dinastia erano forti le tendenze anticuriali che la spingevano a ricollegarsi alla tradizione sveva: TABACCO, La casa di Francia, p. 28. 59 Su questo vedi Corrao, Il nodo aragonese, pp. 163-166. 60 A premessa della concessione delle decime, nel documento il pontefice non mancava di ricordare ancora una volta, se mai ve ne fosse stato bisogno, che ritornato Giacomo II nel seno della Chiesa come carissimo figlio, il papa, volendolo onorare munificentia Apostolice Sedis, gli aveva concesso regnum Sardinie ac Corsice, quod ipsius Ecclesie iuris et proprietatis existit: SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 49, Roma 20 aprile 1303; cfr. anche: SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, I, pp. 231-237; FABREGA Y GRAU, Ayuda econmica de la Iglesia, pp. 13-19. Papa Caetani nominava il vescovo di Valenza legato per il regnum Sardinie et Corsice, nella stessa occasione del 20 aprile: SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 43, Roma 20 aprile 1303; cfr.: FODALE, Il regno di Sardegna, p. 129. Ancora, sempre nella stessa data, in deroga alla clericis laicos il papa permetteva a Giacomo di poter chiedere agli ecclesiastici del propri stati iberici dei sussidi per la conquista delle due isole:
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Il privilegio riguardante la decima prevedeva tuttavia una clausola che non facilitava la sua attuazione essendo condizionato a che la maggior parte dei prelati dei regni della Corona fossero daccordo sulla esazione,61 e le successive disposizioni pontificie, prese entro il 9 maggio dello stesso anno, con le quali si stabiliva che i collettori della decima, i vescovi di Vich e Saragozza consegnassero al pi presto il denaro al vescovo di Valenza62 che lo avrebbe immediatamente dovuto devolvere al proprio re, rimasero, forse, solo sulla carta vista la improvvisa morte di Bonifacio VIII e la necessit da parte degli ambasciatori del re, di farsi rinnovare le concessioni dal nuovo pontefice.63 Lintesa fra la Corona e la Sede apostolica fu comunque riconfermata durante i due pontificati di Benedetto XI e Clemente V che elimin la clausola che subordinava la concessione della decima al consenso della maggior parte del clero catalano-aragonese il 17 ottobre 1305 con lobbligo che i due terzi dei proventi fossero destinati alla conquista della Sardegna e della Corsica.64 Laccordo tra Clemente V, e Giacomo II sembr rimanere saldo durante tutto il pontificato, anche quando il re chiese di poter usare i proventi della decima per fini diversi da quelli per i quali gli era stata concessa, come la tentata conquista di Granada che, comunque, lAragonese cercava di far intendere al pontefice come previa ed indispensabile per la successiva conquista delle isole, ottenendo dal papa il permesso il 21 marzo 1309.65 O come quando nel 1312, fallita limpresa granadina,66 il re pensava finalmente di condurre a buon esito loperazione acariciada durante tantos aos, dovendosi invece nuovamente fermare a causa della improvvisa morte del re di Castiglia Ferdinando IV per chiedere la concessione della decima non pi per la spedizione sardo-corsa ma perch, ut clare conspicimus, nobis incumbet Yspanie totum honus.67 Non si conosce la risposta del pontefice alle richieste regie anche perch queste cambiarono nuovamente ben presto vista la rapida risoluzione del problema castigliano che
SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 47, Roma 20 aprile 1303 e FODALE, Il regno di Sardegna, p. 129. 61 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 49, Roma 20 aprile 1303, si poteva procedere alla riscossione solo se ad essa maioris partis uestrum prelati accedat assensum. 62 Il vescovo di Saragozza era Ximenes de Luna, quello di Vich Pon de Vilar, mentre quello di Valenza era il legato pontificio Ramn: FABREGA Y GRAU, Ayuda econmica de la Iglesia, p. 18. 63 FABREGA Y GRAU, Ayuda econmica de la Iglesia, pp. 18-19. 64 FABREGA Y GRAU, Ayuda econmica de la Iglesia, pp. 29-30. Il rimanente terzo veniva concesso al re per il recupero delle spese fatte per compiere il viaggio a Montpellier dove era avvenuto lincontro con il pontefice. Si prevedeva inoltre la possibilit che il denaro cos ottenuto dal re potesse essere distratto su unaltra impresa militare volta a combattere gli infedeli purch ci avvenisse de mandato dicte Sedis [vid. Apostolice], Ibidem. 65 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 348, Avignone, 21 marzo 1309; FABREGA Y GRAU, Ayuda econmica de la Iglesia, p. 35. 66 Sulla spedizione a Granada, risoltasi con un disastroso assedio ad Almera si veda: GIMNEZ SOLER, Expedicin de Jaime II a la ciudad de Almera, pp. 292 e ss. 67 SALAVERT Y ROCA, Cerdea y la expansin, II, doc. 469, Barcellona 22 settembre 1312; FABREGA Y GRAU, Ayuda econmica de la Iglesia, pp. 35-36

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lasciava nuovamente spazio al progetto del re di conquistare la Sardegna e la Corsica,68 ma allora questi dovette arrendersi allidea di dover aspettare a lungo per ottenere nuove concessioni dalla Sede apostolica: Clemente V era infatti morto il 20 aprile del 1314 e il suo successore Giovanni XXII, nominato pi di due anni dopo, il 7 agosto 1316, si sarebbe rivelato molto meno ben disposto nei confronti della Corona dAragona rispetto ai suoi predecessori. Ma questa, unaltra storia.

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Ibidem.

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