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LO SPIRITO E LA LETTERA Tutte le Opere - versione italiana > Polemici > Lo Spirito e la lettera

SANT'AGOSTINO LO SPIRITO E LA LETTERA Non tutto quello che possibile, anche reale. 1. 1. Vedo che hai letto, carissimo figlio Marcellino, i libri che ho compilato recentemente per te, sul battesimo dei bambini e sulla perfezione della giustizia dell'uomo, che sembra che in questa vita non sia stata mai raggiunta o non sar mai raggiunta da nessuno, eccettuato soltanto il Mediatore, il quale ha sofferto le condizioni umane nella somiglianza della carne del peccato senza nessun peccato. Ora mi scrivi di nuovo che ti ha sorpreso l'affermazione da me fatta nel secondo dei due libri ove dico che in teoria possibile l'esistenza di un uomo senza peccato, se non manca la volont umana aiutata dalla grazia divina, ma di fatto nego che sia esistito o sia per esistere qualcuno con tale perfezione in questa vita, eccettuato solo colui nel quale tutti risorgeranno 1. Ti sembra assurdo che si dica possibile ci che nella realt senza esempi, mentre non dubiti, come credo, che non sia mai accaduto a un cammello di passare per la cruna di un ago e tuttavia Ges l'ha detto possibile a Dio 2. Potresti leggere pure che dodicimila legioni di angeli avrebbero potuto combattere a favore del Cristo perch non patisse 3, e tuttavia non si avverato. Potresti leggere che era possibile lo sterminio in una sola volta di tutte le genti della terra che veniva data ai figli d'Israele 4, e tuttavia Dio volle che avvenisse a poco a poco 5; e altri infiniti esempi possono presentarsi di eventi che diciamo possibili nel passato o nel presente e di cui tuttavia non siamo in grado di addurre nessun esempio di realizzazione. La possibilit dunque che l'uomo sia senza peccato non la dobbiamo negare per il fatto che non esiste nessuno fra gli uomini, all'infuori di colui che non uomo soltanto ma per sua natura anche Dio, nel quale la possiamo dimostrare realizzata. Le buone opere dell'uomo sono insieme opere di Dio.

2. 2. Ora forse mi risponderai che nel caso di questi eventi da me ricordati come non avvenuti, pur essendo stati possibili, si tratta di opere di Dio e che invece essere senza peccato per l'uomo opera dell'uomo stesso ed precisamente la sua opera migliore che lo mette in possesso della giustizia piena e perfetta e assoluta proprio sotto tutti gli aspetti, e che quindi non credibile che nessuno o sia esistito o esista o sia per esistere in questa vita che abbia compiuto quest'opera, se pu essere compiuta da un uomo. Devi per riflettere che tale risultato, sebbene sia opera dell'uomo, altres un dono di Dio e quindi non devi dubitare che sia insieme opera divina. L'Apostolo dice appunto: Dio infatti che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni 6. E' un errore di ottimismo, ma non un grave errore, credere alla esistenza di uomini esenti assolutamente da ogni peccato. 2. 3. Perci non sono persone che diano tanta noia quelle che affermano tale esistenza e bisogna insistere con loro che documentino, se possono, per il presente e per il passato l'esistenza qui di uomini senza peccati di nessuna specie. Infatti ci sono le testimonianze delle Scritture, come per esempio: Non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun vivente davanti a te giusto 7, e tutti gli altri testi simili che, mi sembra, dnno per definito che nessun uomo vivente quaggi, bench abbia l'uso del libero arbitrio, si trova senza peccato. Ora se qualcuno riuscisse ad insegnare che si devono intendere diversamente da come suonano queste testimonianze, se dimostrasse che taluno o taluni sono vissuti qui senza peccato, la persona che, oltre a non opporsi minimamente a costui, non si congratulasse moltissimo con lui, sarebbe vittima di notevole malevolenza. Anzi, anche se, ed io ci credo di pi, nessuno esiste o esistito o esister con tale perfetta purezza e tuttavia qualcuno insiste a credere che esista o sia esistito o esister, in questo caso, per quanto ne posso giudicare io, non si sbaglia n grossolanamente n pericolosamente, quando ci si inganna per un certo ottimismo. Purch chi lo crede non lo creda di se stesso, a meno che non sia venuto a saperlo con tutta seriet e limpidit. Pi grave l'errore che nega nell'uomo la necessit della grazia divina per fare il bene.

2. 4. Viceversa ci si deve opporre con la massima decisione ed energia a coloro che attribuiscono alla forza della volont umana da sola senza l'aiuto di Dio la possibilit o di raggiungere la perfezione della giustizia o di tendere ad essa con profitto. Quando costoro sono incalzati a dire per quale ragione presumono che ci avvenga senza l'aiuto di Dio, si tirano indietro e non sanno fare pi tale affermazione, rendendosi conto quanto sia empia ed insopportabile. Quanto per alla ragione per cui tali risultati non si ottengono di fatto senza l'aiuto di Dio, affermano che duplice: perch Dio che ha creato l'uomo con il libero arbitrio della volont e perch Dio stesso che con i suoi precetti insegna all'uomo come deve vivere e certamente l'aiuta sottraendolo all'ignoranza con i suoi insegnamenti. In tal modo l'uomo nel suo operare sapr che cosa deve evitare e a che cosa deve mirare, e quindi per mezzo del libero arbitrio che gli innato per natura, imboccando la strada indicatagli e vivendo nella continenza e nella giustizia e nella piet, meriter d'arrivare alla vita beata e insieme eterna. L'uomo non fa il bene senza la carit soprannaturale che gliene d l'amore e il diletto. 3. 5. Noi al contrario diciamo che la volont umana viene aiutata da Dio a compiere le opere della giustizia nel modo seguente: oltre ad essere stato creato con il libero arbitrio [della volont], oltre a ricevere la dottrina che gli comanda come deve vivere, l'uomo riceve fin d'ora, mentre cammina nello stato di fede e non di visione, lo Spirito Santo, il quale suscita nel suo animo il piacere e l'amore di quel sommo e immutabile bene che Dio 8. Egli allora in forza di questa specie di caparra che gli stata data della gratuita munificenza divina arde dal desiderio d'obbedire al Creatore e s'infiamma nel proposito d'accedere alla partecipazione della vera luce di Dio 9, cosicch da dove gli viene l'essere gli viene anche il benessere. Infatti anche il libero arbitrio non vale che a peccare, se rimane nascosta la via della verit. E quando comincia a non rimanere pi nascosto ci che si deve fare e dove si deve tendere, anche allora, se tutto ci non arriva altres a dilettare e a farsi amare, non si agisce, non si esegue, non si vive bene. Ma perch tutto ci sia amato, la carit di Dio si riversa nei nostri cuori non per mezzo del libero arbitrio che sorge da noi, bens per mezzo dello Spirito Santo che stato dato a noi 10.

La lettera a volte il senso materiale, a volte la legge senza la grazia. 4. 6. La dottrina appunto dalla quale riceviamo il comandamento di vivere sobriamente e rettamente lettera che uccide, se non ci assiste lo Spirito che vivifica. Infatti le parole: La lettera uccide, lo Spirito d vita 11, non si devono intendere soltanto come ammonizione a non prendere in senso letterale ci che stato scritto in senso figurato e di cui sarebbe assurdo il senso letterale; ma, intuendo il loro significato simbolico, cerchiamo di nutrire l'uomo interiore con una interpretazione spirituale, perch la sapienza della carne porta alla morte, mentre la sapienza dello Spirito porta alla vita e alla pace 12. Ad esempio, se uno prendesse materialmente molte delle cose che sono state scritte nel Cantico dei cantici, non per gli effetti prodotti dalla luminosa carit, ma per gli affetti illeciti di una libidinosa volutt. Non dunque nel solo modo suddetto sono da intendersi le parole dell'Apostolo: La lettera uccide, lo Spirito d vita, ma anche e principalmente nel senso in cui dice in un altro passo: Non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare 13. E poco pi sotto dice: Il peccato, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte 14. Ecco che cosa significa: La lettera uccide. E certamente quando si dice: Non desiderare, non si dice qualcosa di figurato da non prendere letteralmente, ma un precetto apertissimo e salutarissimo, adempiendo il quale non si avr pi nessun peccato. Ecco perch l'Apostolo ha scelto il comandamento: Non desiderare a principio generale in cui abbraccia tutto, come se esso fosse la voce della legge che tiene lontani da ogni peccato, e di fatto nessun peccato si commette se non per concupiscenza: perci buona e lodevole la legge che comanda cos. Ma quando non aiuta lo Spirito Santo, suscitando al posto della concupiscenza cattiva la concupiscenza buona, ossia riversando nei nostri cuori la carit, allora quella legge, per quanto buona, con la sua proibizione accresce il desiderio del male. Come l'impeto dell'acqua che non cessa di riversarsi in una direzione, se viene ostacolato, diventa pi forte e, travolto l'ostacolo, precipita in basso con maggior massa e violenza. Non so infatti per quale ragione, ma ci che si desidera, si fa con pi piacere se vietato. Ed cos che il peccato mediante il comandamento seduce e uccide, se al comandamento accede anche la trasgressione, che non c' dove non c' la legge 15.

Prendo la lettera nel senso di pura legge. 5. 7. Ma, se piace, esaminiamo tutto questo passo della Lettera dell'Apostolo e spieghiamolo con l'aiuto del Signore. Voglio dimostrare, se ci riuscir, che le parole dell'Apostolo: La lettera uccide, lo Spirito d vita 16, non vanno riportate alle locuzioni figurate, bench anche a queste si possano ben adattare, ma vanno intese piuttosto della legge che espressamente proibisce il male. Quando l'avr dimostrato, allora apparir meglio che vivere bene un dono di Dio: non solo perch Dio ha dato all'uomo il libero arbitrio senza il quale non si vive moralmente n male n bene, non solo perch Dio ha dato la legge con la quale c'insegna come si deve vivere 17, ma perch mediante lo Spirito Santo diffonde la carit nel cuore di coloro 18 che ha preconosciuti per predestinarli, ha predestinati per chiamarli, ha chiamati per giustificarli, ha giustificati per glorificarli. Quando questo sar chiaro, vedrai, come spero, la falsit di affermare che soltanto le opere di Dio sono possibili senza nessun esempio di realizzazione, come dicevamo del passaggio d'un cammello per la cruna d'un ago e di tutte quelle operazioni che per noi sono impossibili, ma facili a Dio; vedrai quindi la falsit di non annoverare tra queste opere di Dio la giustizia umana, perch non dovrebbe computarsi come opera di Dio, bens come opera dell'uomo, e infine vedrai la falsit di dire che, se la perfezione della giustizia umana possibile in questa vita, non c' ragione di credere che essa sia senza nessun esempio di realizzazione. Che dunque tutto ci sia detto senza verit risulter sufficientemente chiaro, quando apparir evidente da una parte che la stessa giustizia umana deve attribuirsi ad operazione di Dio, sebbene non si attui senza la volont dell'uomo, e che d'altra parte non possiamo negare che la perfetta realizzazione della giustizia possibile anche in questa vita, perch tutte le cose sono possibili a Dio 19, tanto quelle che fa con la sua sola volont, quanto quelle che ha stabilito di fare con la cooperazione della volont della sua creatura. Perci ogni cosa che Dio non fa tra quelle che gli sono possibili, rimane certamente senza esempio tra le opere fatte, ma ha presso Dio la causa della sua possibilit nella potenza divina e la causa della sua mancata realizzazione nella sapienza divina. E anche se questa causa rimane nascosta all'uomo, egli non si dimentichi che un uomo e non attribuisca a Dio mancanza di sapienza per il fatto che non comprende appieno la sua sapienza. La legge uccide.

5. 8. Ascolta dunque attentamente l'Apostolo che nella Lettera ai Romani spiega ed evidenzia sufficientemente che le parole dette ai Corinzi: La lettera uccide, lo Spirito d vita 20 vanno intese preferibilmente nel senso detto sopra, perch la lettera della legge che insegna a non peccare uccide, se manca lo Spirito che d vita: essa in realt fa conoscere il peccato invece di farlo evitare e quindi fa addizione di peccato invece che sottrazione, accedendo alla concupiscenza cattiva anche la trasgressione della legge. Le parole dove abbond la colpa, ivi sovrabbond la grazia non premiano il peccato. 6. 9. L'Apostolo dunque volendo caldeggiare la grazia che venuta a tutte le genti per mezzo di Ges Cristo, perch i Giudei non si insuperbissero contro gli altri popoli d'aver ricevuto la legge, dopo aver detto che la colpa e la morte erano entrate nel genere umano a causa di un solo uomo e altres la giustizia e la vita eterna per mezzo di un solo uomo 21, indicando apertissimamente prima Adamo e poi il Cristo, scrive: La legge sopraggiunse, perch abbondasse la colpa, ma laddove abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia, perch, come il peccato aveva regnato con la morte, cos regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna per mezzo di Ges Cristo nostro Signore 22. Poi facendosi da s un'obiezione scrive: Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato, perch abbondi la grazia? assurdo 23. Si accorge infatti che in modo perverso poteva essere inteso da persone perverse quanto aveva detto con le parole: La legge sopraggiunse, perch abbondasse la colpa, ma laddove abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia 24, come se avesse detto che il peccato giova alla sovrabbondanza della grazia. Per risolvere la difficolt risponde: assurdo! e soggiunge: Noi che gi siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato 25? Cio: "Avendoci la grazia fatto morire al peccato, se vivessimo in esso, che altro faremmo se non essere ingrati alla grazia?". Chi loda i benefici di una medicina non dice che giovano le malattie e le ferite che essa fa guarire nell'uomo, ma quanto pi si esalta una medicina, tanto pi si fa risaltare la gravit e l'orrore delle ferite che la medicina cos lodata manda via. Ugualmente la lode e l'esaltazione della grazia sono biasimo e condanna dei peccati. Doveva essere mostrata la bruttezza del suo male all'uomo, al quale non giov contro il suo peccato nemmeno la legge santa e buona, che invece di diminuire fece aumentare il peccato, essendo

la legge sopraggiunta perch abbondasse la colpa. Convinto e confuso in tale maniera, l'uomo doveva sentire la necessit d'avere in Dio non solo un dottore, ma anche un soccorritore, che rendesse saldi i suoi passi, perch non prevalesse su di lui il male 26 ed egli guarisse ricorrendo all'aiuto della misericordia [divina] e cos laddove abbond la colpa sovrabbondasse la grazia, non per merito del peccatore, ma per aiuto del soccorritore. Opere dello Spirito sono la morte e la risurrezione di Ges. 6. 10. Con logica conseguenza l'Apostolo indica la medesima medicina misticamente presente nella passione e risurrezione del Cristo, scrivendo subito dopo: O non sapete che quanti siamo stati battezzati nel Cristo Ges, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perch, come il Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, cos anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio stato crocifisso con lui, perch fosse distrutto il corpo del peccato e noi non fossimo pi schiavi del peccato. Infatti chi morto, ormai libero dal peccato. Ma se siamo morti con il Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che il Cristo risuscitato dai morti non muore pi; la morte non ha pi potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte, egli mor al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Cos anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, nel Cristo Ges 27. Risalta bene che il mistero della morte e risurrezione del Signore simboleggia il tramonto della nostra vita vecchia e il sorgere della nostra vita nuova, e indica l'abolizione dell'iniquit e la rinnovazione della giustizia. Da dove se non solamente dalla fede in Ges Cristo potrebbe venire all'uomo questo cos grande beneficio attraverso la lettera della legge? Per fare il bene l'uomo non basta a se stesso. 7. 11. Questo santo modo di pensare salva i figli degli uomini che sperano nella protezione delle ali di Dio 28 per saziarsi dell'opulenza della sua casa e dissetarsi al torrente delle sue delizie: in lui c' infatti la sorgente della vita e nella sua luce noi vedremo la luce; egli spande la sua misericordia su coloro che lo conoscono e la sua

giustizia sui retti di cuore. Non spande la sua misericordia perch lo conoscono gi, ma anche perch lo conoscano; non spande la sua giustizia con la quale giustifica l'empio 29 perch sono retti di cuore, ma anche perch siano retti di cuore. Questo modo di pensare non leva in superbia. Il vizio della superbia nasce quando uno confida troppo in se stesso e crede d'essere da s fonte della propria vita. Con il sentimento della superbia ci si allontana da quella fonte di vita alla quale soltanto si beve la giustizia, cio la buona vita, e ci si allontana da quella luce immutabile della quale partecipa e in qualche modo si accende l'anima perch diventi anch'essa luce creata, come era Giovanni lampada che ardeva e splendeva 30. Egli tuttavia, riconoscendo chi lo faceva splendere, dice: Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto 31. Dalla pienezza di chi se non di colui a confronto del quale Giovanni non era la luce? Il Cristo infatti era la luce vera, quella che illumina ogni uomo, che viene in questo mondo 32. Perci il salmista, dopo aver pregato nel medesimo salmo: Spandi la tua misericordia su coloro che ti conoscono e la tua giustizia sui retti di cuore, dice: Non mi raggiunga il piede dei superbi, non mi disperda la mano degli empi. Ecco, sono caduti i malfattori, abbattuti, non possono rialzarsi 33. Per l'empiet appunto con la quale attribuisce a s ci che di Dio ciascuno viene ricacciato nelle sue tenebre, che sono le opere cattive. Queste infatti ben capace di fare e per farle basta a se stesso. Le opere della giustizia invece non le fa se non nella misura in cui riceve di farle da quella fonte e da quella luce dove c' la vita che non ha bisogno di nulla e dove non c' variazione n ombra di cambiamento 34. S. Paolo il predicatore della grazia. 7. 12. L'Apostolo cambi il suo nome Saulo con cui si chiamava 35 in Paolo, secondo me proprio per apparire piccolo, come l'infimo degli Apostoli 36. Il motivo per cui battagli lungamente e fortemente e fervorosamente a difesa ed esaltazione della grazia di Dio contro coloro che, superbi ed arroganti, presumevano delle proprie opere, fu che in lui la grazia apparve veramente pi luminosa e pi radiosa. Egli, quando perseguitava accanitamente la Chiesa di Dio, compiva tali opere che gli avrebbero dovuto far meritare il supremo castigo ed invece ricevette la misericordia al posto della condanna, consegu la grazia al posto della pena. In difesa della grazia a ragione sopra ogni altro grida e combatte, n si cura d'incorrere nell'impopolarit presso persone che in un

argomento tanto profondo e troppo misterioso non intendevano le sue parole veraci e le storcevano a sensi erronei. Tutto egli sopporta, pur di esaltare senza remore il dono di Dio, per il quale unicamente si salvano i figli della promessa, i figli della beneficenza divina, i figli della grazia e della misericordia, i figli del Testamento Nuovo. In primo luogo ogni suo saluto viene, espresso cos: A voi grazia e pace da Dio Padre e dal Cristo Ges Signore 37. Poi nella Lettera ai Romani la grazia quasi l'unica questione e viene trattata con tanta combattivit, con tanta variet da affaticare, s, l'attenzione di chi legge, ma tuttavia utilmente e salutarmente, di modo che piuttosto che fiaccare allena le membra dell'uomo interiore. Non basta la legge n la sua osservanza esteriore. 8. 13. Da questa lettera vengono i testi che ho gi riferito. Da qui viene il rimprovero al giudeo che si chiama giudeo e non pratica ci che professa. Scrive: Se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio, del quale conosci la volont, e, istruito come sei dalla legge, sai discernere ci che meglio, e sei convinto di essere guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre, educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perch possiedi nella legge l'espressione della sapienza e della verit, ebbene come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? Tu che proibisci l'adulterio, sei adultero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi? Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge? Infatti: Il nome di Dio bestemmiato per causa vostra tra i pagani 38, come sta scritto. La circoncisione utile, s, se osservi la legge; ma se trasgredisci la legge, con la tua circoncisione sei come uno non circonciso. Se dunque chi non circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verr forse contata come circoncisione? E cos chi non circonciso fisicamente, ma osserva la legge, giudicher te, che, nonostante la lettera della legge e la circoncisione, sei un trasgressore della legge. Infatti giudeo non chi appare tale all'esterno e la circoncisione non quella visibile della carne, ma giudeo colui che lo interiormente e la circoncisione quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini, ma da Dio 39. Qui fa vedere manifestamente in che senso dice: Ti glori di Dio. Perch, se un vero giudeo si gloriasse di Dio come vuole la grazia, che non viene data per i meriti delle opere, ma gratuitamente, la sua gloria

verrebbe da Dio e non dagli uomini. Al contrario costoro si gloriavano di Dio come se avessero meritato, essi soli, di ricevere la sua legge, secondo le parole del salmo: Cos non ha fatto con nessun altro popolo, non ha manifestato ad altri i suoi precetti 40. E credevano d'essere con la propria giustizia fedeli esecutori di questa legge di Dio, bench in realt ne fossero piuttosto trasgressori. Perci la legge provocava su di essi l'ira di Dio 41, abbondando il peccato, che veniva commesso scientemente da loro. Perch anche quelli che si attenevano ai precetti della legge, ma senza l'aiuto dello Spirito della grazia, agivano per timore di pena e non per amore di giustizia. Perci agli occhi di Dio non c'era nella loro volont quello che agli occhi degli uomini appariva nella loro attivit, ed erano invece ritenuti colpevoli di ci che Dio li sapeva pi disposti a fare, se l'avessero potuto fare impunemente. Dice poi circoncisione del cuore, cio volont pura da ogni concupiscenza illecita, e questa si ha non dalla lettera che insegna e minaccia, ma dallo Spirito che aiuta e risana. Perci la gloria di costoro non viene dagli uomini, ma da Dio, che mediante la sua grazia dona di che possano gloriarsi. Di Dio si dice: Nel Signore si glorier la mia anima 42. A Dio si dice: Sei tu la mia lode 43. Non cos coloro che a Dio vogliono dare la lode di essere uomini, ma a se stessi la lode di essere giusti. Dio non va lodato solo per la sua legge morale. 8. 14. Dicono: "Ma noi lodiamo anche Dio come autore della nostra giustificazione per aver egli dato la legge, guardando alla quale sappiamo come dobbiamo vivere". E costoro leggono senza ascoltare: In virt delle opere della legge nessun uomo sar giustificato davanti a Dio 44. Pu giustificarsi davanti agli uomini, ma non davanti a colui che fa l'ispezione del cuore stesso e della volont intima 45, dove vede che chi osserva la legge per paura della legge, diversamente preferirebbe fare, se fosse lecito. E perch non nasca in alcuno il sospetto che la legge da cui l'Apostolo dice che nessuno viene giustificato sia quella che contiene negli antichi sacramenti molti precetti simbolici e dalla quale imposta la stessa circoncisione della carne, comandata ai bambini nell'ottavo giorno 46, subito soggiunge quale legge abbia inteso e dice: Per mezzo della legge si ha la conoscenza del peccato. Si tratta dunque di quella legge di cui dir dopo: Io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, n avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge

non avesse detto: Non desiderare 47. Che altro significano le parole: Per mezzo della legge si ha la conoscenza del peccato? La giustizia di Dio si attua senza la legge, ma si manifesta con la legge. 9. 15. Qui forse quell'umana presunzione che ignora la giustizia di Dio e ne vuole stabilire una propria 48 dir che giustamente l'Apostolo dichiara: In virt della legge nessuno sar giustificato 49, perch la legge mostra soltanto che cosa fare o evitare e spetta poi alla volont eseguire quello che la legge ha indicato: cos l'uomo non si giustifica per imperio di legge, ma per libero arbitrio. Osserva per, o uomo, quello che segue: Ora invece, indipendentemente dalla legge si manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti 50. poco per i sordi? Dice: La giustizia di Dio si manifestata. Questa ignorano coloro che ne vogliono stabilire una propria 51 e a questa non si vogliono sottomettere. Dice: La giustizia di Dio si manifestata. Non dice: "la giustizia dell'uomo o la giustizia della propria volont", ma la giustizia di Dio, non quella di cui giusto Dio, ma quella di cui Dio riveste l'uomo quando lo giustifica dal peccato. Questa viene testimoniata dalla legge e dai profeti: a questa cio rendono testimonianza la Legge e i Profeti. La prima infatti, poich si limita solo al comando e alla minaccia senza giustificare nessuno, chiaramente indica che l'uomo viene giustificato dalla gratuit di Dio mediante lo Spirito. I Profeti poi rendono testimonianza, perch ci che essi predissero l'ha compiuto la venuta del Cristo. Seguita infatti dicendo: Giustizia di Dio per mezzo della fede di Ges Cristo 52, cio mediante la fede con la quale si crede nel Cristo. Come questa fede detta del Cristo non quella con la quale crede il Cristo, cos pure la giustizia detta di Dio non quella di cui giusto Dio. L'una e l'altra nostra, ma si dice di Dio e del Cristo, perch ci viene donata dalla liberalit divina. La giustizia dunque di Dio, indipendente dalla legge, non si manifestata indipendentemente dalla legge. Come infatti sarebbe stata testimoniata dalla legge, se si fosse manifestata indipendentemente dalla legge? Ma la giustizia di Dio indipendente dalla legge quella che Dio conferisce al credente mediante lo Spirito della grazia senza l'aiuto della legge, cio senza che il credente sia aiutato dalla legge. Mediante la legge Dio ha mostrato all'uomo la sua infermit, perch con la fede ricorresse alla sua misericordia e guarisse. Della sapienza di Dio scritto che legge e misericordia ha sulla lingua 53: cio la legge della

quale fa rei i superbi, la misericordia con la quale giustifica coloro che si sono umiliati. Dunque giustizia di Dio per mezzo della fede in Ges Cristo, per tutti quelli che credono. E non c' distinzione: tutti hanno peccato e hanno bisogno della gloria di Dio 54, non della gloria propria. Che cosa hanno infatti senza averlo ricevuto 55? E se lo hanno ricevuto, perch si gloriano come se non l'avessero ricevuto? Hanno dunque bisogno della gloria di Dio. E osserva quello che segue: Giustificati gratuitamente per la sua grazia 56. Dunque non giustificati per la legge, non giustificati per la propria volont, ma giustificati gratuitamente per la sua grazia. Non che ci avvenga senza la nostra volont, ma la nostra volont si dimostra inferma davanti alla legge, perch la grazia guarisca la volont, e la volont guarita osservi la legge, non pi soggetta alla legge, n bisognosa della legge. Diversa funzione della legge: pedagogo alla giustizia per chi non ancora giusto, esercizio di giustizia per chi gi giusto. 10. 16. La legge non fatta per il giusto e tuttavia buona, se uno ne usa legalmente 57. Mettendo insieme queste due affermazioni quasi opposte tra loro l'Apostolo avverte il lettore e lo avvia ad esaminare e risolvere la questione. Come pu essere vero che la legge buona se uno ne usa legalmente, ammessa come vera anche l'affermazione successiva: Sono convinto che la legge non fatta per il giusto? Chi usa legalmente della legge il giusto. Eppure la legge non fatta per lui, ma per l'ingiusto. L'ingiusto per per giustificarsi, cio per diventare giusto, deve anche lui usare legalmente della legge per essere condotto da essa come da un pedagogo alla grazia, che sola gli d di poter osservare i precetti della legge 58. La grazia lo giustifica gratuitamente, cio senza meriti precedenti da parte delle sue opere, altrimenti la grazia non sarebbe pi grazia 59. La grazia non ci viene data, perch abbiamo gi fatto opere buone, ma perch le possiamo fare: cio non perch abbiamo gi osservato la legge, ma perch la possiamo osservare. Dice infatti: Non sono venuto per abolire la legge, ma per darle compimento 60; di lui stato detto: Vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verit 61. la gloria della quale detto: Tutti hanno peccato e hanno bisogno della gloria di Dio 62. la grazia della quale dice di seguito: Giustificati gratuitamente per la sua grazia 63. Chi non giusto usa dunque legalmente della legge per diventare giusto. Quando lo

diventato, non usi pi della legge come d'un veicolo 64, essendo gi arrivato, o meglio, per adottare la similitudine dell'Apostolo, non usi pi della legge come d'un pedagogo, essendo gi stato educato. Quanto poi al giusto, come pu essere vero che la legge non fatta per lui, se anche a lui la legge necessaria non per essere condotto alla grazia giustificante 65, quasi fosse ingiusto, ma per usarne legalmente da giusto? Non forse vero? Anzi senza forse certamente vero che il giusto fa uso legittimo della legge, e lo dimostro. Infatti essa imposta agli ingiusti per atterrirli, perch, quando anche in essi il morbo dell'arrogante concupiscenza abbia cominciato a crescere per l'incentivo della proibizione e per l'accumularsi delle trasgressione, ricorrano per mezzo della fede alla grazia che giustifica e mediante il dono dello Spirito trovando dilettevole la soavit della giustizia, evitino la pena della lettera che minaccia. Cos non saranno contrarie e contrastanti tra loro le due affermazioni: anche il giusto pu usare legalmente della legge, e tuttavia la legge non fatta per il giusto. Egli infatti non stato giustificato dalla legge delle opere, ma dalla legge della fede, per la quale ha creduto che solamente dalla grazia divina poteva essere soccorsa la sua infermit per osservare i precetti della legge delle opere. Non c' posto per la superbia. 10. 17. Perci dice: Dove sta dunque il vanto? Esso stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede 66. Una delle due. O ha inteso il lodevole gloriarsi in Dio e non l'ha detto escluso nel senso di sbalzato via, ma nel senso di sbalzato ad arte, come si dicono sbalzatori certi cesellatori dell'argento. Per questo si legge anche nei Salmi: Siano esclusi coloro che sono stati provati dall'argento 67, cio risaltino coloro che sono stati approvati dalla parola di Dio. Infatti in un altro salmo si legge: I detti del Signore sono puri, argento raffinato nel crogiolo 68. Oppure ha voluto alludere al gloriarsi vituperevole che proviene dalla superbia, cio di coloro che, credendo di vivere secondo giustizia, se ne gloriano come se ci non l'avessero ricevuto 69. Un simile gloriarsi lo dice escluso non dalla legge delle opere, ma dalla legge della fede, come cosa reietta e abietta. Perch, dalla legge della fede ognuno sa che, se vive anche solo un tantino bene, lo ha dalla grazia di Dio e d'arrivare alla perfezione nell'amore della giustizia non gli verr se non dalla grazia.

La superbia dei buoni sarebbe la peggiore ingratitudine verso Dio. 11. 18. Questo modo di pensare fa pio l'uomo, perch la piet la vera sapienza. Dico la piet che i greci chiamano qeosevbeia. Essa appunto stata raccomandata, quando all'uomo fu detto ci che si legge nel libro di Giobbe: Ecco, la piet sapienza 70. In latino, rendendo la parola qeosevbeia secondo l'etimologia, poteva dirsi culto di Dio, ed esso consiste prima di tutto in questo: che l'anima non sia ingrata verso Dio. Tanto che anche nel verissimo ed unico sacrificio noi siamo esortati a rendere grazie al Signore nostro Dio. Ma l'anima si dimostrer ingrata verso Dio se attribuir a s quello che le viene da Dio e massimamente la giustizia. Quando l'anima si gloria delle opere di giustizia come di cose procurate a s da se stessa, non si gonfia banalmente come quando ci si vanta della ricchezza, della bellezza fisica, dell'eloquenza e di tutti gli altri beni, sia esterni, sia del corpo che dell'animo, in possesso di solito anche degli scellerati, ma si gonfia quasi raffinatamente come di beni che sono propri dei buoni. Per questo vizio, perdendo la stabilit dell'appoggio di Dio, anche alcuni grandi personaggi sono discesi fino alla vergogna dell'idolatria. Perci il medesimo Apostolo nella medesima lettera, in cui si fa veramente difensore della grazia, dopo aver detto di sentirsi debitore verso i greci e verso i barbari, verso i dotti e verso gli ignoranti, e d'essere quindi pronto, per quanto lo riguardava, ad evangelizzare anche i romani 71, dice: Io infatti non mi vergogno del vangelo, poich esso potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del giudeo prima e poi del greco. in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivr mediante la fede 72. Questa la giustizia di Dio che, velata nel Vecchio Testamento, viene svelata nel Nuovo Testamento 73. Ed essa si dice giustizia di Dio, perch Dio che impartendola ci fa giusti, come si dice salvezza del Signore 74 quella con cui ci fa salvi. E la fede di cui si dice che la giustizia di Dio si rivela di fede in fede questa: dalla fede degli annunziatori alla fede degli accoglitori. Per questa fede di Ges Cristo, che cio il Cristo ha conferito a noi, crediamo che ci viene da Dio il dono di vivere nella giustizia e che in futuro tale dono ci sar dato con ancora maggiore pienezza, e di ci gli rendiamo grazie con quella piet che nel culto riservata a lui soltanto. Gli effetti della superbia.

12. 19. Non a torto l'Apostolo a questo punto si volge a ricordare con orrore coloro che per il vizio gi detto, leggeri e gonfi, quasi innalzatisi da se stessi nel vuoto, non potendosi ivi fermare, sono precipitati in basso senza pi forze e sono andati a sbattere come su pietre negli idoli falsi. Poich aveva lodato la piet della fede, dalla quale dobbiamo rendere grazie a Dio d'essere stati giustificati, dice, introducendo ci che si deve detestare come contrario: In realt l'ira di Dio si rivelata dal cielo contro ogni empiet e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verit nell'iniquit, poich ci che di Dio si pu conoscere loro manifesto, Dio stesso lo ha manifestato. Infatti dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinit; essi sono dunque inescusabili, perch, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria n gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili 75. Nota che non li dice ignari della verit, ma colpevoli d'aver soffocato la verit nell'ingiustizia. E poich si affacciava all'animo la domanda donde potesse esser venuta la conoscenza della verit a coloro ai quali Dio non aveva dato la legge, non tace nemmeno donde poterono averla dicendo che attraverso gli aspetti visibili della creazione erano giunti all'intelligenza delle propriet invisibili del Creatore. In realt i grandi ingegni, se hanno persistito nel cercare, sono riusciti pure a trovare. Dove sta dunque l'empiet? Eccola: Pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria n gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti 76. Vaneggiare propriamente la malattia di coloro che ingannano se stessi credendosi qualcosa, mentre non sono nulla 77. Poi, ottenebrando se stessi con il tumore della superbia, dal cui piede pregava non esser toccato il santo cantore dei Salmi che disse: Nella tua luce vedremo la luce, si sono allontanati da quella luce dell'immutabile verit e si ottenebrata la loro mente ottusa 78. Non una mente saggia, bench avessero conosciuto Dio, ma invece una mente ottusa, perch non lo glorificarono n lo ringraziarono come Dio. Infatti disse all'uomo: Ecco, temere Dio, questo sapienza 79. Pertanto, mentre si dichiaravano sapienti, e ci non si deve intendere se non nel senso che "ne attribuivano a se stessi il merito", sono diventati stolti 80.

Oltre che con la legge, Dio aiuta direttamente con la grazia la volont umana nel bene. 12. 20. Che bisogno c' ormai di dire il seguito? Poich Dio resiste ai superbi, dove siano precipitati e affondati per la loro empiet quegli uomini, dico quegli uomini che attraverso le creature avevano potuto conoscere il Creatore, lo insegna successivamente la stessa lettera 81 meglio di quanto lo possiamo ricordare noi. In questo libro infatti noi non ci siamo proposti di spiegare la Lettera ai Romani ma ci sforziamo di dimostrare per quanto possiamo, massimamente con la sua testimonianza, che nell'operare la giustizia l'aiuto che Dio dona a noi non sta nella legge che ci ha dato, piena di buoni e santi precetti, bens nel fatto che la nostra stessa volont, senza la quale non possiamo operare il bene, viene aiutata e sorretta dallo Spirito della grazia che ci viene impartito. Senza questo aiuto la dottrina della legge lettera che uccide, perch invece di giustificare i peccatori li coinvolge come rei di trasgressione. Infatti come a quei conoscitori del Creatore attraverso le creature la conoscenza stessa non giov nulla per la salvezza, perch, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria n reso grazie come a Dio, mentre si dichiaravano sapienti 82, cos coloro che tramite la legge di Dio conoscono in che modo deve vivere l'uomo non vengono giustificati dalla conoscenza stessa, perch cercando di stabilire la propria giustizia non si sono sottomessi alla giustizia di Dio 83. La legge delle opere e la legge della fede non differiscono tra loro per il contenuto morale. 13. 21. In che differiscano tra loro la legge dei fatti, cio delle opere, che non esclude quel vanto e la legge della fede che l'esclude, vale la pena di esaminarlo, se pur riusciremo a coglierlo e a precisarlo. Ognuno pronto a dire che la legge delle opere nel giudaismo e la legge della fede nel cristianesimo, perch la circoncisione e le altre opere simili sono proprie della legge mosaica che ormai la disciplina cristiana non osserva pi. Ma quanto sia sbagliato questo criterio gi da molto tentiamo di mostrarlo e forse l'abbiamo gi mostrato a coloro che sono svelti d'intelligenza, soprattutto a te e a quanti somigliano a te. Ma poich un punto di grande interesse, merita che ci ritorniamo sopra a pi riprese e ci fermiamo a chiarirlo con testimonianze ancora pi numerose. La legge infatti a cui Paolo nega la forza di giustificare la stessa

legge che egli dice sopraggiunta perch abbondasse la colpa 84. Ma tuttavia, perch nessuno ignorantemente e sacrilegamente criticasse e accusasse per questo la legge, egli la prende a difendere scrivendo: Che diremo dunque? La legge peccato? No certamente. Ma io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, n avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scaten in me ogni sorta di desideri 85. Dice pure: La legge santa e santo e giusto e buono il comandamento. Ma il peccato, per rivelarsi peccato, mi ha dato la morte servendosi di ci che bene 86. La lettera che uccide 87 dunque la stessa legge che dice: Non desiderare 88 e della quale Paolo scrive anche quello che ho gi riferito poco fa: Per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato. Ora invece, indipendentemente dalla legge, si manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Ges Cristo, per tutti quelli che credono. E non c' distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virt della redenzione realizzata, dal Cristo Ges. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Ges 89. Poi scrive quello di cui ci occupiamo attualmente: Dove sta dunque il vanto? Esso stato escluso! Da quale legge? Da quella delle opere? No, ma dalla legge della fede 90. La legge dunque delle opere quella che dice: Non desiderare 91, perch essa fa conoscere il peccato. Vorrei allora sapere se qualcuno oser dirmi che la legge della fede non dice: Non desiderare. Se non lo dice, che ragione abbiamo di non peccare tranquillamente e impunemente sotto di essa? Di dire ci accusavano l'Apostolo coloro dei quali egli scrive: Perch non dovremmo fare il male, affinch venga il bene, come alcuni la cui condanna ben giusta, ci calunniano dicendo che noi lo affermiamo 92? Ma se anch'essa dice: Non desiderare, come non cessano d'attestarlo e conclamarlo molti precetti evangelici e apostolici, perch mai non si chiama anch'essa legge delle opere? Se non ha le opere degli antichi sacramenti, cio della circoncisione e delle altre prescrizioni, non per questo non sono opere quelle che essa ha nei sacramenti appropriati al suo tempo. Non forse vero

invece che erano in questione le opere dei sacramenti quando il motivo di far menzione della legge era che da essa viene la conoscenza del peccato e perci da essa nessuno viene giustificato 93? Non esclude quindi il vanto, che viene escluso invece dalla legge della fede, mediante la quale vive il giusto 94. Ma forse non viene la conoscenza del peccato anche dalla legge della fede 95, dicendo essa pure: Non desiderare? Con la legge Dio comanda a noi, con la fede Dio realizza in noi quello che comanda. 13. 22. Dir dunque in breve la differenza che c'. Dove la legge delle opere impera minacciando, la legge della fede impetra credendo. La prima dice: Non desiderare 96, la seconda dice: Sapendo che nessuno pu essere continente, se Dio non glielo concede, e sapere da chi viene questo dono gi effetto di sapienza, mi rivolsi al Signore e lo pregai 97. la stessa sapienza, chiamata piet, con la quale si rende culto al Padre della luce, da cui viene ogni buon regalo e ogni dono perfetto 98. Gli si rende culto per con il sacrificio di lode e di ringraziamento, perch chi gli rende culto non si glori in se stesso, ma in lui 99. Perci con la legge delle opere Dio dice: "Fa' quello che comando", con la legge della fede si dice a Dio: "Da' quello che comandi". Infatti proprio per indicare quello che deve fare la fede interviene a comandare la legge, ossia perch colui che riceve il comando, se non lo pu ancora fare, sappia cosa chiedere, se invece lo pu fare subito e lo fa obbedientemente sappia altres per grazia di chi lo pu. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ci che Dio ci ha donato 100, dice il medesimo tenacissimo predicatore della grazia. Ma lo spirito di questo mondo che altro se non lo spirito di superbia? Da esso stata ottenebrata la mente ottusa di coloro 101 che non glorificarono con il rendimento di grazie quel Dio che pur avevano conosciuto. N da altro spirito vengono ingannati anche coloro che, ignorando la giustizia di Dio e pretendendo di stabilirne una propria, non si sottomettono alla giustizia di Dio 102. A me dunque sembra pi figlio della fede chi sa da chi sperare quanto non possiede ancora che non chi attribuisce a s quello che possiede gi. Ad ambedue da preferirsi tuttavia chi ha e insieme sa donde ha, purch non creda d'essere gi quello che non ancora, per non cadere altrimenti nel vizio di quel fariseo che, sebbene ringraziasse Dio delle qualit che aveva, non chiedeva per nulla che gli venisse dato ancora, come

se nulla gli occorresse per accrescere e perfezionare la sua giustizia 103. Fatte dunque queste considerazioni e riflessioni con le forze che il Signore si degna donarci, concludiamo che i precetti della buona vita non giustificano l'uomo se non mediante la fede del Cristo Ges, cio non mediante la legge delle opere, ma la legge della fede, non mediante la lettera, ma mediante lo Spirito, non per i meriti delle azioni, ma per grazia gratuita. Tutta la legge divina lettera che uccide, se manca la grazia. 14. 23. Bench dunque l'Apostolo, nel rimproverare e correggere quelli che si lasciavano persuadere alla circoncisione 104, sembri intendere con il nome di legge la circoncisione stessa e le altre osservanze della medesima legge che adesso i cristiani respingono come ombre delle cose future 105, possedendo essi ormai ci che veniva promesso simbolicamente attraverso quelle ombre, tuttavia la legge da cui dice non essere giustificato nessuno non vuole che si veda solo in quei sacramenti che contenevano delle figure promissive, ma anche in quelle opere che a farle si vive secondo giustizia, tra le quali pure il precetto: Non desiderare 106. Perch ci che diciamo diventi pi chiaro, vediamo il Decalogo stesso. certo che Mos ricevette sul monte, scritta dal dito di Dio in tavole di pietra, la legge da portare a conoscenza del popolo 107. Essa si compendia nei dieci comandamenti 108, dove non prescritto nulla riguardo alla circoncisione, nulla riguardo agli animali da offrire come vittime e che adesso non vengono immolati dai cristiani. Di questi dieci comandamenti dunque, eccettuata l'osservanza del sabato, mi si dica che cosa un cristiano non deve osservare: sia di non farsi idoli o altri di e non adorarli all'infuori dell'unico vero Dio, sia di non nominare il nome di Dio invano, sia di onorare i genitori, sia di guardarsi dalle fornicazioni, dagli omicidi, dai furti, dalle false testimonianze, dagli adultri, dal desiderare le cose d'altri. Di queste norme quale non dovrebbe osservare un cristiano? O forse l'Apostolo chiama lettera che uccide non questa legge scritta nelle due tavole, ma la legge della circoncisione e degli altri sacramenti antichi e gi aboliti? Ma come lo possiamo pensare dal momento che nella legge c' il precetto: Non desiderare, che egli dice un comandamento santo e giusto e buono, per mezzo del quale per il peccato mi ha sedotto e ucciso 109? Che altro significa: La lettera uccide? S. Paolo considera come lettera che uccide tutto il decalogo.

14. 24. Comunque con pi evidenza nello stesso passo della Lettera ai Corinzi dove dice: La lettera uccide, lo Spirito d vita 110, Paolo vuole che non altro s'intenda come lettera se non lo stesso Decalogo scritto in quelle due tavole. Scrive infatti: Voi siete una lettera del Cristo, composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori. Questa la fiducia che abbiamo per mezzo del Cristo davanti a Dio. Non per che [da noi stessi] siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacit viene da Dio, che ci ha resi ministri adatti di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito; perch la lettera uccide, lo Spirito d vita. Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietra, fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d'Israele non potevano fissare il volto di Mos a causa dello splendore pur effimero del suo volto, quanto pi sar glorioso il ministero dello Spirito? Se gi il ministero della condanna fu glorioso, molto di pi abbonda di gloria il ministero della giustizia 111. Tante cose si possono dire su questo testo, ma forse pi opportunamente in seguito. Per ora avverti quale sia secondo le parole di lui la lettera che uccide 112 e alla quale contrappone lo Spirito che vivifica. certamente il ministero della morte inciso in lettere su pietra e il ministero della condanna 113, essendo sopraggiunta la legge perch abbondasse la colpa 114. Eppure le prescrizioni sono in se stesse tanto utili e salutari per chi le mette in pratica che non pu avere la vita se non chi le mette in pratica. Oppure il Decalogo stato chiamato lettera che uccide solo per il precetto che vi stato emanato riguardo al sabato in quanto chi osserva fino ad oggi quel giorno come suona il senso letterale, segue la sapienza della carne, e la sapienza della carne porta poi alla morte 115, e degli altri nove comandamenti che si fa bene ad osservare come sono scritti, non si deve ritenere che appartengano alla legge delle opere, da cui nessuno giustificato 116, bens alla legge della fede, mediante la quale vive il giusto 117? Chi pu pensare tanto assurdamente che il ministero della morte inciso in lettere su pietra non abbracci tutti e dieci i comandamenti, ma quello solo che si riferisce al sabato? Dove mettiamo allora le parole: La legge provoca l'ira; al contrario dove non c' legge, non c' nemmeno trasgressione 118, e le altre parole: Fino alla legge c'era il peccato nel mondo; ma il peccato non pu essere imputato quando manca la legge 119, e le parole gi tante volte riportate: Dalla legge si ha solo la conoscenza del peccato 120, e soprattutto quelle che esprimono meglio il concetto

che ora c'interessa: Non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare 121? Per S. Paolo tutta la legge morale lettera che uccide senza la grazia. 14. 25. Esamina tutto questo passo e vedi se dica alcunch per la circoncisione o per il sabato o per qualche altro sacramento simbolico e non dica tutto in riferimento a questo concetto: la lettera che proibisce il peccato non d la vita all'uomo, ma piuttosto la morte, aumentando la concupiscenza e aggravando la colpa con la prevaricazione della legge, se a liberarlo non interviene la grazia mediante la legge della fede nel Cristo Ges 122, quando nei nostri cuori si diffonde la carit per mezzo dello Spirito Santo che ci stato dato 123. Infatti dopo aver detto: Per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera, scrive: Che diremo dunque? Che la legge peccato? No certamente! Per io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, n avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scaten in me ogni sorta di desideri. Senza la legge infatti il peccato morto e io un tempo vivevo senza la legge. Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita e io sono morto; la legge che doveva servire per la vita divenuta per me motivo di morte. Il peccato infatti, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. Cos la legge santa e santo e giusto e buono il comandamento. Ci che bene allora diventato morte per me? Non davvero! invece il peccato: esso per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ci che bene, perch il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento. Sappiamo infatti che la legge spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. Io non riesco a capire neppure ci che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge buona; quindi non sono pi io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cio nella mia carne, non abita il bene; c' in me il desiderio del bene, ma non la capacit di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono pi io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male accanto a me. Infatti

acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato, che nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi liberer dal corpo di questa morte? La grazia di Dio per Ges Cristo nostro Signore. Io dunque con la mente servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato 124. La vetust della lettera e la novit dello spirito in opposizione tra loro come legge e grazia. 14. 26. chiaro dunque che se manca il regime nuovo dello Spirito, invece di liberarci dal peccato il regime vecchio della lettera ci rende piuttosto colpevoli con la conoscenza del peccato. Per questo si legge altrove: Chi aumenta il sapere aumenta il dolore 125. Non che la legge sia per se stessa un male, ma il precetto ha il bene solo nella lettera che indica la strada, non nello Spirito che aiuta. Ora, se il precetto della legge si mette in pratica per paura della pena e non per amore della giustizia, si agisce servilmente, non liberamente, e quindi non si mette nemmeno in pratica. Non buono infatti il frutto che non sorge dalla radice della carit. Quando invece c' la fede che opera per mezzo dell'amore 126, allora questa comincia a suscitare il piacere della legge di Dio nell'intimo dell'uomo 127 e tale piacere non dono della lettera, bens dello Spirito, per quanto continui nelle membra la lotta di un'altra legge contro la legge della mente 128, fino a quando tutto il regime vecchio muti e passi nel regime nuovo che va crescendo di giorno in giorno nell'intimo dell'uomo 129, liberandoci dal corpo di questa morte la grazia di Dio per Ges Cristo nostro Signore 130. Il precetto dell'osservanza del sabato prefigurava la grazia del Nuovo Testamento. 15. 27. Questa grazia nel Vecchio Testamento se ne stava nascosta e velata ed stata rivelata nel Vangelo del Cristo secondo un'ordinatissima distribuzione dei tempi fatta da Dio, che sa disporre bene tutti gli eventi. E forse rientra nella sua latitanza il fatto che nel Decalogo dato sul monte Sinai 131 soltanto il precetto del sabato fu occultato in un comandamento allegorico. Ma il sabato il giorno della santificazione 132. E non senza importanza che tra tutte le opere fatte da Dio la santificazione sia comparsa per la prima volta quando Dio cess da ogni lavoro 133. Non questo il

momento di discuterne. Credo tuttavia assai pertinente al tema osservare che non per altro motivo in quel giorno si obbligava il popolo ad astenersi da ogni opera servile 134, che indica il peccato, se non perch astenersi dal peccare proprio della santificazione, ossia dono di Dio per mezzo dello Spirito Santo. E il precetto del sabato nella legge scritta sulle due tavole di pietra 135 fu il solo tra tutti gli altri ad essere proposto sotto l'ombra dell'allegoria, secondo la quale gli ebrei osservano il sabato, per indicare con questo stesso espediente che allora era il tempo d'occultare la grazia, che si sarebbe dovuta rivelare nel Nuovo Testamento mediante la passione del Cristo, come per lo squarciarsi del velo 136. Scrive l'Apostolo: Quando infatti Israele si convertir al Cristo, quel velo sar tolto 137. La legge e la grazia sono opere dello stesso Spirito di Dio. 16. 28. Il Signore lo Spirito e dove c' lo Spirito del Signore, c' libert 138. Ma reciprocamente lo Spirito di Dio, che ci fa giusti con il dono di s e ci fa piacevole non peccare, dove c' la libert, come senza questo Spirito piacevole peccare e c' la schiavit, dalle cui opere ci si deve astenere, cio si deve santificare il sabato. Questo Spirito Santo, mediante il quale si riversa nei nostri cuori la carit 139 che il pieno compimento della legge, viene chiamato nel Vangelo anche Dito di Dio 140. Poich dunque dal Dito di Dio furono scritte quelle tavole 141 e il Dito di Dio lo Spirito di Dio che ci santifica, perch vivendo di fede operiamo il bene mediante la carit 142, chi non rimarrebbe colpito da questa coincidenza e insieme da questa differenza? Cinquanta giorni si contano dalla celebrazione della Pasqua che Mos comand di fare con l'uccisione dell'agnello simbolicamente 143 a indicazione della futura passione del Signore fino al giorno in cui Mos ricevette la legge in tavole scritte dal Dito di Dio. Similmente, compiuti cinquanta giorni dall'uccisione e risurrezione di colui che fu condotto all'immolazione come una pecora 144, il Dito di Dio, cio lo Spirito Santo, riemp di s i fedeli tutti radunati insieme 145. Anche la legge antica si riduce alla legge della carit, ma altra cosa il dono della carit. 17. 29. In tale mirabile coincidenza c' questa grande differenza: l si impedisce al popolo con orrendo terrore d'accostarsi al luogo dove la legge veniva data 146, qui invece lo Spirito Santo discende

su coloro ai quali era stato promesso e che per aspettarlo si erano riuniti insieme in un sol luogo 147. L il Dito di Dio oper in tavole di pietra, qui nei cuori degli uomini. L dunque la legge fu proposta esternamente perch fossero da essa spaventati gli ingiusti, qui fu data interiormente perch gli ingiusti fossero da essa giustificati. Infatti tutto ci che fu scritto su quelle tavole: Non commettere adulterio, non uccidere, non desiderare, e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge l'amore 148. L'amore non fu scritto nelle tavole di pietra, ma stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci stato dato 149. Legge di Dio dunque la carit. Alla carit non si sottomette la sapienza della carne e neanche lo potrebbe 150. Ma quando per spaventare questa sapienza della carne si scrivono nelle tavole le opere della carit, allora si ha la legge delle opere e la lettera che uccide il trasgressore; quando invece la carit stessa si diffonde nel cuore dei credenti 151, allora si ha la legge della fede e lo Spirito che d vita al fedele esecutore della carit. Lo scopo della legge divina di farci sperimentare la nostra insufficienza e di provocare il nostro ricorso alla grazia divina. 17. 30. Osserva adesso come questa differenza corrisponda a quelle parole dell'Apostolo che ho ricordate poco pi sopra per un altro motivo e che avevo rimandate ad un esame pi attento. Scrive: noto che voi siete una lettera del Cristo, composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori 152. Ecco come indica che nel primo caso si scrive fuori dell'uomo per spaventarlo esternamente, nel secondo caso dentro l'uomo stesso per giustificarlo interiormente. Dice poi tavole di carne quelle del cuore non nel senso della sapienza della carne, ma quasi ad indicare esseri viventi e senzienti in opposizione alla pietra che non senziente. E quello che dice poco dopo dei figli d'Israele, che non potevano guardare il volto di Mos e che quindi egli parlava a loro attraverso un velo 153, significa che la lettera della legge non giustifica nessuno, ma un velo frapposto nella lettura del Vecchio Testamento, finch non si passi al Cristo e non si tolga il velo 154, cio non si passi alla grazia e non si comprenda che dal Cristo ci viene la giustificazione la quale ci consente di fare ci che ci

comanda. Proprio per questo egli ci comanda: perch, non bastando noi a noi stessi, ci rivolgiamo a lui. Perci, dopo aver detto oculatissimamente: Questa la fiducia che noi abbiamo per mezzo del Cristo, davanti a Dio, affinch questo non si attribuisse alle nostre forze, precis subito donde viene: Non per che [da noi stessi] siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacit viene da Dio, che ci ha resi ministri adatti di una nuova alleanza, non della lettera, ma dello Spirito, perch la lettera uccide, lo Spirito d vita 155. Il Vecchio Testamento cessato per un dono pi grande da parte di Dio. 18. 31. Poich dunque, come dice altrove, fu aggiunta per le trasgressioni la legge 156, ossia la lettera scritta fuori dell'uomo, per questo la chiama ministero di morte, ministero di condanna 157, mentre il ministero della nuova alleanza lo dice ministero dello Spirito e ministero di giustizia, giacch mediante il dono dello Spirito operiamo la giustizia, e veniamo liberati dalla condanna della prevaricazione. Il vecchio patto quindi viene a cessare, il nuovo rimane, perch il pedagogo minaccioso sar tolto quando al timore succeder la carit. Infatti dove c' lo Spirito del Signore c' libert 158. Che questo ministero non viene dai nostri meriti, ma dalla misericordia di Dio, lo dice nelle parole seguenti: Perci, investiti di questo ministero per la misericordia che ci stata usata, non ci perdiamo d'animo; al contrario, rifiutiamo le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia n falsificando la parola di Dio 159. Per "astuzia" e "inganno" intende l'ipocrisia con la quale i superbi vogliono apparire giusti. Perci nel salmo che lo stesso Apostolo ricorda per attestare la grazia si legge: Beato l'uomo a cui il Signore non imputa alcun male e nella cui bocca non c' inganno 160. Questa la confessione delle persone sante che sono umili e non si vantano d'essere quello che non sono. E poco dopo scrive: Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Ges Cristo Signore; quanto a noi, siamo i vostri servi per amore di Ges. E Dio che disse: - Rifulga la luce dalle tenebre - rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto del Cristo Ges 161. Questa la conoscenza della gloria di Dio: sapere che egli stesso la luce che illumina le nostre tenebre 162. E osserva come inculchi la stessa verit dicendo: Per noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perch appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi 163. E poco dopo, quando

nell'esaltare ancora pi eloquentemente la grazia nel Signore Ges Cristo arriva fino all'abito della giustizia della fede 164, abito del quale dobbiamo vestirci per non essere trovati nudi, e per questo, sotto il peso della mortalit, sospiriamo dal desiderio d'indossare il nostro corpo celeste come un soprabito, perch ci che mortale venga assorbito dalla vita, sta' attento a che cosa aggiunge: Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito 165. E dopo poche altre righe conclude: Perch noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio 166. Questa non la giustizia di cui Dio stesso giusto, ma la giustizia con la quale Dio ha fatto giusti noi. La vera fede cristiana ammette la grazia, oltre la legge. 19. 32. Nessun cristiano dunque devii da questa fede, che la sola ad essere la vera fede cristiana. E quando uno si vergogner di dire che noi diventiamo giusti da noi stessi senza che la grazia di Dio l'operi in noi, vedendo che i cristiani fedeli e pii non sopportano che lo si dica, non venga a dire che noi non possiamo essere giusti senza l'operazione della grazia di Dio solo nel senso che Dio ha dato la legge, nel senso che ha stabilito la dottrina, nel senso che ha emanato buoni precetti. Tutto questo infatti senza lo Spirito che aiuta indubbiamente lettera che d morte. Quando al contrario c' lo Spirito che d vita, allora egli ci fa amare come iscritta dentro di noi la norma stessa che la legge ci faceva temere come scritta fuori di noi. La differenza tra l'Antico e il Nuovo Testamento descritta dal profeta Geremia. 19. 33. Esamina ci brevemente anche nella testimonianza che ha reso il profeta scrivendo: Ecco verranno giorni, dice il Signore, nei quali con la casa d'Israele e con la casa di Giuda io concluder un Testamento Nuovo. Non come il Testamento che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto. Essi non perseverarono nel mio Testamento e io allora li respinsi. Parola del Signore. Questo il Testamento che io concluder con la casa d'Israele: dopo quei giorni, dice il Signore, io porr le mie leggi nel loro cuore e le scriver nella loro mente; io sar il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. E nessuno istruir pi il suo concittadino n il suo fratello dicendo: Riconosci il Signore, perch tutti mi conosceranno dal pi piccolo al pi grande, poich io

perdoner la loro iniquit e non mi ricorder pi dei loro peccati 167. Cosa aggiungere a queste parole? Nei Libri antichi al di fuori di questo passo profetico non si trova menzionato mai, o raramente, il Nuovo Testamento proprio con il suo nome stesso. In molti testi infatti si indica e si annunzia come futuro, ma senza che si legga esplicitamente il suo nome. Considera dunque diligentemente quanta differenza Dio attesti esistere tra i due Testamenti, Vecchio e Nuovo. L'osservanza della lettera opera dello Spirito. 19. 34. Dopo che ha detto: Non come il Testamento che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, vedi quello che soggiunge: Essi non perseverarono nel mio Testamento 168. A loro vizio ascrive di non aver perseverato nel testamento di Dio, perch non sembrasse colpevole la legge che ricevettero allora. quella stessa che il Cristo non venne ad annullare ma a completare 169. Senza tuttavia che i peccatori siano stati giustificati mediante quella medesima legge, ma mediante la grazia: in realt lo Spirito vivificante che giustifica e senza di lui la lettera uccide. Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perch ai credenti la promessa venisse data in virt della fede in Ges Cristo 170. Per questa promessa, cio per un beneficio divino, si osserva la stessa legge, che senza quella promessa rende prevaricatori: o fino al fatto di una cattiva azione, se la fiamma della concupiscenza oltrepassa anche il riparo del timore o almeno dentro la sola volont, se il timore della pena vince la soavit della libidine. Dicendo: La Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perch ai credenti la promessa venisse data in virt della fede in Ges Cristo ha detto l'utilit della stessa inclusione. Quale inclusione se non quella che descrive con le parole: Prima per che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata 171? Dunque stata data la legge perch si cercasse la grazia, stata data la grazia perch si osservasse la legge. Infatti non per vizio della legge non si osservava la legge, ma per vizio della sapienza della carne, vizio che la legge ebbe il compito di manifestare e la grazia il compito di sanare. Infatti ci che era impossibile alla legge, perch la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato,

egli ha condannato il peccato nella carne, perch la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito 172. Perci anche nella testimonianza di Geremia: Con la casa d'Israele e con la casa di Giuda io concluder un Testamento nuovo, che significa concluder se non "adempir"? Non come il Testamento che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto 173. La novit dello Spirito che ci fa perseverare nell'osservanza della legge di Dio, caratterizza il Nuovo Testamento. 20. 35. Quello era dunque Vecchio, perch questo Nuovo. Ma cos' che rende vecchio quello e nuovo questo, se mediante il Testamento Nuovo si adempie la medesima legge che nel Vecchio diceva: Non desiderare? Ecco la ragione: Essi non perseverarono nel mio Testamento e io allora li respinsi. Parola del Signore 174. Quello dunque si dice Testamento Vecchio per la malattia antica che la lettera imperiosa e minacciosa non sanava minimamente nell'uomo, questo si dice viceversa Testamento Nuovo perch la novit dello Spirito sana l'uomo dal vizio antico e lo fa nuovo. Osserva poi il seguito e ammira di quanta luce si faccia luminoso ci che le persone troppo fiduciose di s rifiutano di vedere. Scrive: Questo il Testamento che io concluder con la casa d'Israele: dopo quei giorni, dice il Signore, io porr le mie leggi nei loro cuori e le scriver nella loro mente 175. Ecco ritorna quello che diceva gi l'Apostolo: Non su tavole di pietra, ma sulle tavole del cuore, perch non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente 176. N per altro motivo credo che l'Apostolo in questo passo abbia voluto ricordare il Nuovo Testamento - dice infatti: Ci ha resi ministri adatti di un Nuovo Testamento, non della lettera, ma dello Spirito 177 - se non perch, dicendo: Non su tavole di pietra, ma sulle tavole carnali del cuore 178, aveva di mira il vaticinio di Geremia dove detto: Le scriver nel loro cuore 179, e dove stato promesso esplicitamente il Testamento Nuovo. La legge di Dio scritta nel cuore umano la forza della carit fatta presente dallo Spirito Santo nell'uomo. 21. 36. Che sono dunque le leggi di Dio scritte da lui stesso nei cuori se non la presenza stessa dello Spirito Santo che il Dito di Dio 180, e che con la sua presenza riversa nei nostri cuori la carit 181, la quale il pieno compimento della legge 182 e il suo

termine 183? Le promesse del Vecchio Testamento sono terrene. Tuttavia, eccettuati i sacramenti che erano ombre delle cose future 184, come la circoncisione, il sabato, le altre osservanze legate ai giorni, le prescrizioni riguardanti alcuni cibi, i molteplici riti dei sacrifici e delle celebrazioni sacre, che si addicevano all'antica legge carnale e al giogo servile, il Vecchio Testamento contiene precetti di giustizia tali e quali siamo obbligati ad osservare anche noi adesso, espressi soprattutto in quelle due tavole senza forma alcuna di simbolismo tipico, come i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non desiderare, e gli altri, tutti ricapitolati in questa norma: Amerai il tuo prossimo come te stesso 185. Poich dunque, dicevo, nel Vecchio Testamento si fanno promesse terrene e temporali, consistenti nei beni di questa carne corruttibile, pur rappresentando essi i beni eterni e celesti spettanti al Nuovo Testamento, adesso si promette il bene del cuore stesso, il bene della mente, il bene dello spirito, cio un bene non materiale, quando si dice: Io porr le mie leggi nella loro mente e le scriver nei loro cuori 186. Con questo ha fatto capire che non sarebbero stati soggiogati dalla paura di una legge che li atterrisse dall'esterno, ma dall'amore della stessa giustizia della legge che abita nell'interno. La carit prepara l'uomo alla somiglianza finale con Dio. 22. 37. Poi soggiunge anche il premio: Io sar il loro Dio ed essi saranno il mio popolo 187. quanto il salmista dice a Dio: Il mio bene stare vicino a Dio 188. Io sar il loro Dio, dice, ed essi saranno il mio popolo 189. Che c' di meglio di questo bene, che c' di pi felice di questa felicit: vivere per Dio e vivere di Dio 190 nel quale c' la sorgente della vita e alla cui luce noi vedremo la luce 191? Di questa vita dice il Signore stesso: Questa la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Ges Cristo 192, cio te e Ges Cristo mandato da te, che siete l'unico vero Dio. Questo anch'egli promette a coloro che lo amano dicendo: Chi mi ama osserva i miei comandamenti, e chi mi ama viene amato dal Padre mio e anch' io lo amer e mi manifester a lui 193: s'intende nella natura divina nella quale uguale al Padre, non nella natura di servo 194 con la quale si manifesta anche agli empi. Allora infatti si avverer quello che scritto: Sia rimosso l'empio, perch non contempli la maest del Signore 195, quando quelli di sinistra andranno nel fuoco eterno e i giusti nella vita eterna 196. E questa vita eterna, come ho detto, consiste nel

conoscere l'unico vero Dio 197. Per questo anche Giovanni dice: Carissimi, noi fin da ora siamo figli di Dio, ma ci che saremo non stato ancora rivelato. Sappiamo che, quando egli si sar manifestato, noi saremo simili a lui, perch lo vedremo cos come egli 198. Questa somiglianza comincia a ricostituirsi adesso, via via che l'uomo si rinnova interiormente di giorno in giorno 199 secondo l'immagine del suo Creatore 200. La perfezione dello stato finale nelle parole di S. Paolo. 23. 38. Ma cos' questo o quant' a confronto della perfezione sublime che ci sar allora? Tant' vero che l'Apostolo, prendendo un esempio qualunque da ci che noto per descrivere quelle realt ineffabili, ricorre al confronto tra l'et infantile e l'et virile dicendo: Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ci che era da bambino l'ho abbandonato 201. E per mostrare la ragione di queste sue parole scrive: Ora vediamo come in uno specchio in maniera confusa, ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscer perfettamente come anch'io sono conosciuto 202. La perfezione dello stato finale nelle parole del profeta Geremia. 24. 39. Perci anche il profeta [Geremia] nel testo che stiamo esaminando aggiunge che in Dio sta il premio, in Dio il fine, in Dio la perfezione della felicit, in Dio la pienezza della vita beata ed eterna. Infatti dopo l'affermazione: Io sar il loro Dio ed essi saranno il mio popolo dice immediatamente: E nessuno istruir pi il suo concittadino n il suo fratello dicendo: Riconosci il Signore, perch tutti mi conosceranno dal pi piccolo al pi grande 203. Adesso siamo certamente gi nel tempo del Nuovo Testamento che il profeta ha promesso con queste parole del suo vaticinio. Perch dunque ciascuno dice ancora al suo concittadino e al suo fratello: Riconosci il Signore? Non forse questo che si dice predicando il Vangelo e la stessa predicazione di esso non si riduce a dire questo dappertutto? Cos' che d motivo all'Apostolo di chiamarsi dottore delle genti 204 se non l'avverarsi di ci che egli appunto dice nel testo: Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come possono credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi 205? Dal momento dunque che questa predicazione va adesso crescendo

dappertutto, in che modo noi siamo nel tempo del Nuovo Testamento del quale il Profeta ha detto: E nessuno istruir pi il suo concittadino n il suo fratello dicendo: Riconosci il Signore, perch tutti mi conosceranno dal pi piccolo al pi grande 206 se non in quanto del medesimo Nuovo Testamento Geremia ha pure aggiunto, promettendolo per l'avvenire, il premio eterno, ossia la beatissima contemplazione di Dio stesso? Il mistero della grazia fa parte del mistero della predestinazione o della libert divina. 24. 40. Tutti dal pi piccolo al pi grande che vuol dire se non tutti coloro che appartengono spiritualmente alla casa d'Israele e alla casa di Giuda, cio ai figli d'Isacco e al seme di Abramo? Questa la promessa per cui gli fu detto: In Isacco ti sar data una discendenza, cio: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promessa. Queste infatti sono le parole della promessa: Io verr in questo tempo e Sara avr un figlio. E non tutto: c' anche Rebecca, che ebbe figli da un solo uomo, Isacco, nostro padre: quando essi ancora non erano nati e nulla avevano fatto di bene o di male, perch rimanesse fermo il disegno divino fondato sull'elezione non in base alle opere, ma alla volont di colui che chiama, le fu dichiarato: Il maggiore sar sottomesso al minore 207. Questa la casa d'Israele o la casa di Giuda a causa del Cristo che venne dalla trib di Giuda. Questa la casa dei figli della promessa, non delle opere proprie dell'uomo, ma della beneficenza di Dio. Dio infatti promette quello che fa da s: non lui a promettere e un altro a fare, perch altrimenti non sarebbe promettere, ma predire. Ecco perch dice: Non in base alle opere, ma alla volont di colui che chiama 208: per impedire che passi come opera degli uomini e non di Dio, per impedire che la mercede non sia retribuita per grazia, ma per debito 209, e cos non sia pi grazia la grazia 210 di cui veemente difensore e assertore l'infimo degli Apostoli, che ha faticato pi di tutti gli altri, non da s per, ma la grazia di Dio con lui 211. Dice: Tutti mi conosceranno 212. Tutti, della casa d'Israele e della casa di Giuda. Infatti non tutti i discendenti d'Israele sono Israele, ma tutti coloro ai quali nel salmo Per il soccorso del mattino, cio per la luce nuova, ossia per la luce del Nuovo Testamento, si rivolge l'invito: Gli dia gloria la stirpe di Giacobbe, lo tema la stirpe d'Israele 213. Proprio l'intera stirpe, proprio tutta la stirpe promessa e chiamata, ma di coloro che sono stati chiamati

secondo il disegno di Dio 214. Quelli infatti che ha predestinati li ha anche chiamati, quelli che ha chiamati li ha anche giustificati, quelli che ha giustificati li ha anche glorificati 215. Eredi quindi si diventa per la fede, perch ci sia per grazia e cos la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, cio, per quella che dal Vecchio Testamento venuta al Nuovo, ma anche per quella che deriva dalla fede 216, senza aver prima ricevuto la legge. E precisamente dalla fede di Abramo: cio gli imitatori della fede di Abramo, il quale il padre di tutti noi. Infatti sta scritto: Ti ho costituito padre di molti popoli 217. Dunque tutti questi predestinati, chiamati, giustificati, glorificati conosceranno Dio mediante la grazia del Nuovo Testamento, dal pi piccolo al pi grande di essi. L'ora della contemplazione scoccher simultanea per tutta l'umanit insieme. 24. 41. Come dunque appartiene al Vecchio Testamento la legge delle opere scritte su tavole di pietra e per sua mercede quella terra promessa che la casa dell'Israele carnale ricevette dopo esser stata liberata dall'Egitto, cos appartiene al Nuovo Testamento la legge della fede scritta nei cuori e per sua mercede la visione della contemplazione che la casa dell'Israele spirituale ricever dopo che sar stata liberata da questo mondo. Allora si avverer quello che dice l'Apostolo: Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesser e la scienza svanir 218: cio la scienza da bambini nella quale viviamo qui adesso e che imperfetta, come in uno specchio, in maniera confusa 219. Per essa necessaria la profezia, mentre il futuro sta ancora succedendo al passato; per essa sono necessarie le lingue, ossia il pluralismo dei modi di esprimersi, perch sono molti e diversi i modi di far intendere molte e diverse verit a chi non contempla ancora con mente purissima l'eterna luce della verit evidente. Quando verr ci che perfetto 220 e scomparir tutto quello che imperfetto 221, allora il Verbo che apparve alla carne nella carne assunta mostrer se stesso ai suoi amici cos com'. Quella di allora sar la vita eterna che ci far conoscere l'unico vero Dio 222. Allora saremo simili a lui 223, perch allora conosceremo come anche noi siamo conosciuti 224. Allora nessuno istruir pi il suo concittadino n il suo fratello dicendo: Riconosci il Signore, perch tutti lo conosceranno, dal pi piccolo al pi grande di essi 225. Quest'ultima espressione si pu intendere in modi diversi. O nel senso che anche l ognuno dei santi come stella che

differisce da stella nello splendore 226. E non ha nessuna importanza che si dica dal pi piccolo al pi grande, come viene detto, o dal pi grande al pi piccolo. Ugualmente indifferente che per pi piccoli intendiamo quelli che poterono credere soltanto e per pi grandi quelli che poterono anche capire, nella misura che possibile in questa vita, la luce incorporea ed immutabile. Oppure volle indicare nei pi piccoli quelli posteriori nel tempo, nei pi grandi quelli anteriori nel tempo. Tutti insieme infatti riceveranno la promessa contemplazione di Dio, perch anche i primi ebbero in vista il meglio per noi cos da non raggiungere la perfezione senza di noi 227. E quindi primi risulterebbero i posteriori, nel senso che sono stati tenuti meno in attesa, come si dice di quel denaro evangelico nella parabola: lo ricevono prima quelli che si sono recati nella vigna dopo gli altri 228. Oppure i pi piccoli e i pi grandi devono intendersi in un qualsiasi altro modo che forse sul momento mi sfugge. L'aiuto interiore della grazia costituisce la differenza specifica tra l'Antico e il Nuovo Testamento. 25. 42. Sta' attento per quanto puoi a quello che cerco di dimostrare con tanto impegno. Quando il Profeta prometteva il Testamento Nuovo, di tipo diverso dal Testamento che era stato fatto prima con il popolo d'Israele liberato dall'Egitto, non disse nulla del cambiamento dei sacrifici e di tutti quei sacramenti che pur sarebbe avvenuto senza dubbio, come lo vediamo avvenuto e come in molti altri luoghi lo attesta la stessa Scrittura profetica, ma sottoline unicamente questa differenza: Dio avrebbe posto le sue leggi nella mente di coloro che fossero appartenuti al Nuovo Testamento e le avrebbe scritte nei loro cuori. Di qui l'Apostolo prese lo spunto per dire: Non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori 229. E la mercede eterna della giustificazione non sarebbe stata la terra da cui furono cacciati gli Amorrei, i Cettei e gli altri popoli ivi ricordati 230, ma lo stesso Dio, aderire al quale il bene degli uomini 231, cosicch il bene che amano di ricevere da Dio lo stesso Dio che amano. Tra Dio e gli uomini fanno da separazione soltanto i peccati 232, che si rimettono soltanto mediante la medesima grazia. Perci dopo aver detto: Tutti mi conosceranno dal pi piccolo al pi grande di essi, aggiunge subito: Io perdoner la loro iniquit e non mi ricorder pi dei loro peccati 233. Con la legge delle opere dunque il Signore dice: Non

desiderare 234. Con la legge della fede il Signore dice: Senza di me non potete far nulla 235, e parlava l delle opere buone, cio dei frutti da parte dei tralci 236. La distanza che appare tra il Vecchio e il Nuovo Testamento questa: che l la legge si scrive su pietre, qui nei cuori, di modo che ci che prima spaventa l'uomo all'esterno ora gli piace nel suo interno, e chi diventa allora trasgressore per la lettera che d morte diventa ora amatore per lo Spirito che d vita. Perci non si deve dire che Dio in tanto ci aiuta nell'operare la giustizia e in tanto suscita in noi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni 237 in quanto fa risuonare all'esterno ai nostri sensi i precetti della giustizia, ma in quanto fa crescere la giustizia all'interno di noi, diffondendo la carit nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci stato dato 238. La legge divina scritta per natura nel cuore dei gentili. 26. 43. Ma dobbiamo vedere perch l'Apostolo dice: Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge esige scritto nei loro cuori 239. Pu sembrare incerta la differenza del Nuovo Testamento consistente nella promessa del Signore di scrivere le sue leggi nei cuori del suo popolo, dal momento che i pagani hanno gi questo per natura. Dobbiamo dunque affrontare tale problema che non di poco interesse. Si obietter infatti: "Se Dio differenzia il Nuovo Testamento dal Vecchio per il fatto che nel Vecchio scrisse la sua legge sulle tavole, nel Nuovo invece l'ha scritta nei cuori, come si distinguono i fedeli nel Nuovo Testamento dai gentili che hanno il dettame della legge scritto nei loro cuori? Seguendo questo dettame i gentili fanno per natura ci che la legge prescrive, e sembrano migliori di quell'antico popolo che ricevette la legge nelle tavole e anteriori al nuovo popolo al quale mediante il Testamento Nuovo si dona ci che ad essi la natura ha gi donato". Sono da intendersi i gentili che credono nell'Evangelo. 26. 44. Che hanno la legge scritta nei loro cuori l'apostolo non l'ha detto forse delle genti che appartengono al Nuovo Testamento? Bisogna infatti vedere da dove partito per arrivare a questo argomento. Prima dice a lode del Vangelo: Esso potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del giudeo prima e poi del greco. in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta

scritto: Il giusto vivr mediante la fede 240. Dopo viene a parlare di quegli empi ai quali per la loro superbia non giov nemmeno la conoscenza di Dio, perch non lo glorificarono o non lo ringraziarono come Dio 241. Successivamente passa a coloro che giudicano gli altri e pur commettono le medesime azioni che condannano negli altri, riferendosi evidentemente ai giudei che si gloriavano della legge di Dio, sebbene non li indichi ancora nominativamente, e cos dice: Sdegno ed ira, tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il giudeo prima e poi per il greco; gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il giudeo prima e poi per il greco, perch presso Dio non c' parzialit. Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge. Perch non sono giusti davanti a Dio gli uditori della legge, ma saranno giustificati gli operatori della legge 242. Dopo queste parole soggiunge le altre di cui stiamo trattando: Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge 243, con il seguito che ho gi riferito sopra. Non sembra dunque che abbia inteso qui, sotto il nome di gentili, altre persone diverse da quelle che indicava sopra, con il nome di greco, dicendo: Per il giudeo prima e poi per il greco 244. Ora, se il Vangelo potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del giudeo prima e poi del greco; se sdegno ed ira, tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il giudeo prima e poi per il greco; gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il giudeo prima e poi per il greco 245; se questo greco indicato con il nome dei gentili, che fanno per natura ci che prescrive la legge e che hanno il dettame della legge scritto nei loro cuori, sicuramente appartengono al Vangelo i gentili che hanno la legge scritta nei loro cuori: appunto per essi che credono il Vangelo potenza di Dio per la salvezza. Del resto, a quali gentili che operino rettamente potrebbe promettere gloria, onore e pace al di fuori della grazia del Vangelo? Poich infatti non c' parzialit presso Dio e non sono giustificati gli uditori della legge, ma i suoi operatori, per questo tanto il giudeo quanto il greco, cio chiunque crede tra le genti avr ugualmente la salvezza nel Vangelo. Non c' infatti distinzione, come dir in seguito: Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio; ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia 246. In virt di che cosa potrebbe dire giustificato il greco operatore della legge se non in virt della grazia del Salvatore?

Il senso della frase: Gli operatori della legge sono giustificati. 26. 45. All'affermazione: Gli operatori della legge saranno giustificati 247, l'Apostolo non potrebbe dare un senso che vada contro di lui stesso, intendendo che sono giustificati dalle loro opere e non dalla grazia, perch egli dichiara che l'uomo viene giustificato gratuitamente per la fede indipendentemente dalle opere della legge 248, e null'altro vuole intendere con quel "gratuitamente" se non che le opere non precedono la giustificazione. Altrove lo dice appunto apertamente: Se per grazia, non per le opere, altrimenti la grazia non sarebbe pi grazia 249. Ma la dichiarazione: Gli operatori della legge saranno giustificati la dobbiamo intendere cos da presupporre che essi non possono essere operatori della legge altrimenti che con l'essere stati gi prima giustificati, di modo che la giustificazione non accede agli operatori, ma la giustificazione precede gli operatori. Che altro infatti significa "giustificati", se non "resi giusti", da colui evidentemente che giustifica l'empio 250 perch da empio diventi giusto? Se per esempio parlassimo cos da dire: "Gli uomini saranno liberati", certo si capirebbe una liberazione che accede ad uomini gi esistenti. Se invece dicessimo: "Gli uomini saranno creati", senza dubbio non si intenderebbe la creazione di uomini gi esistenti, ma che la creazione stessa faccia esistere quegli uomini. Ugualmente se fosse stato detto: "Gli operatori della legge saranno onorati", non lo intenderemmo in modo giusto se non nel senso che l'onore accederebbe a individui che sono gi operatori della legge. Poich invece stato detto: Gli operatori della legge saranno giustificati, che altro stato detto se non che "i giusti saranno giustificati"? Infatti gli operatori della legge sono gi indubbiamente giusti. E quindi sarebbe lo stesso che dire: "Gli operatori della legge saranno creati": non che erano gi, ma perch siano; di modo che similmente anche i giudei uditori della legge capissero d'aver bisogno della grazia del giustificatore per essere operatori della legge. La frase: Saranno giustificati, pu certo avere anche questo significato: "Saranno ritenuti giusti", "saranno reputati giusti", nel senso stesso in cui di quel tale stato scritto: Egli, volendosi giustificare 251, cio volendo apparire ed essere reputato giusto. Ad esempio, altro il senso in cui diciamo: "Dio santifica i suoi santi", e altro il senso in cui diciamo: Sia santificato il tuo nome 252. Nel primo caso infatti lo diciamo perch Dio stesso che fa santi coloro che non erano santi, nel secondo caso perch il nome di Dio che

sempre santo in se stesso sia ritenuto santo anche dagli uomini, cio sia santamente temuto. Il nuovo Israele secondo lo spirito. 26. 46. L'Apostolo dunque, quando accenn ai pagani che osservano per natura quello che prescrive la legge e portano scritto nel cuore il dettame della legge 253, volle far intendere quelli che credono nel Cristo. Il fatto che essi non arrivano alla fede preceduti dalla legge come i giudei, non ci deve dare il pretesto di distinguerli da coloro nel cui cuore 254 il Signore, promettendo per mezzo del Profeta il Testamento Nuovo, disse che avrebbe scritto le sue leggi. Infatti, come dice l'Apostolo, per l'innesto praticato all'oleastro, essi pure appartengono al medesimo olivo, cio al medesimo popolo di Dio 255. Piuttosto anche questa testimonianza dell'Apostolo concorda con la testimonianza del profeta: appartenere al Testamento Nuovo vuol dire avere la legge di Dio scritta non su tavole, ma nel cuore, cio abbracciare la giustizia della legge negli affetti intimi, dove la fede diventa operosa mediante l'amore 256. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificati i pagani per la fede, preannunzi ad Abramo questo lieto annunzio: Nel tuo nome saranno benedette tutte le genti 257, perch per la grazia di questa promessa l'oleastro si innestasse nell'olivo e i pagani credenti divenissero figli di Abramo nel seme di Abramo che il Cristo 258, imitando la fede di uno che senza aver ricevuto la legge nelle tavole e senza aver nemmeno ancora la circoncisione ebbe fede in Dio e ci gli fu accreditato come giustizia 259. Cos quello che l'Apostolo dice di questi gentili, cio che hanno il dettame della legge scritto nei loro cuori 260, coincide con quanto scrive ai Corinzi: Non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori 261. In tal modo infatti diventano membri della casa d'Israele, perch la loro incirconcisione viene ad equivalere alla circoncisione e invece di mostrare la giustizia della legge con la circoncisione della carne la custodiscono con la carit del cuore, poich, come scrive l'Apostolo, se chi non circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verr forse contata come circoncisione 262? E conseguentemente nella casa del vero Israele, dove non c' falsit 263, sono partecipi del Testamento Nuovo, perch Dio pone le sue leggi nella loro mente e le scrive nei loro cuori con il suo Dito 264, con lo Spirito Santo, il quale vi diffonde la carit 265, che il pieno compimento della legge 266.

La grazia ripara la natura e la rende capace di osservare la legge di Dio. 27. 47. N t'impressioni il modo di dire dell'Apostolo: Per natura agiscono secondo la legge, non per lo Spirito di Dio, non per la fede, non per la grazia. Questa infatti l'opera dello Spirito di grazia: restaurare in noi l'immagine di Dio nella quale fummo fatti per natura. Il vizio contro la natura e da esso ci guarisce appunto la grazia, per la quale si dice a Dio: Piet di me, risanami, contro di te ho peccato 267. Per questo vero che gli uomini agiscono per natura secondo la legge: coloro infatti che non agiscono cos per loro vizio che non agiscono cos. E tale vizio ha cancellato la legge di Dio dai cuori, e conseguentemente quando essa, sanato il vizio, si scrive nei cuori, gli uomini agiscono per natura secondo la legge: non che per la natura sia stata negata la grazia, ma al contrario per la grazia stata riparata la natura. Ecco: A causa di un solo uomo il peccato entrato nel mondo e con il peccato la morte e cos ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui 268, e quindi, perch non c' distinzione, tutti sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia 269. Nell'intimo dell'uomo rinnovato dalla grazia si scrive la giustizia che la colpa aveva cancellata, e questa misericordia scende sul genere umano per il Cristo Ges nostro Signore. Uno solo infatti Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Ges 270. Un'altra accezione relativa a coloro che osservano per natura la legge di Dio. 27. 48. Poniamo viceversa l'ipotesi che coloro che agiscono per natura secondo la legge non siano ancora da contarsi nel numero di quelli che la grazia del Cristo giustifica, ma invece nel numero di coloro che sono ancora empi e non adoratori veri e giusti del vero Dio. Su costoro abbiamo letto o saputo o udito fatti che secondo la regola della giustizia non solo non possiamo biasimare, ma altres lodiamo meritamente e giustamente. Quantunque, ad esaminare per quale fine siano compiute quelle azioni, sarebbe difficile trovarne che meritino la lode e la difesa dovute alla giustizia. 28. 48. Nondimeno, nell'anima umana il disordine delle passioni terrene non ha danneggiato l'immagine di Dio fino a tal punto da non lasciarvene quasi nemmeno i pi piccoli lineamenti. Perci si pu dire a ragione che gli uomini anche nell'empiet della loro vita

sentono e osservano alcune prescrizioni della legge. Ammesso che questo sia il senso delle parole: I pagani, che non hanno la legge, ossia la legge di Dio, per natura agiscono secondo la legge, e delle altre parole: Sono legge a se stessi e dimostrano che quanto la legge esige scritto nei loro cuori 271, ossia non stato completamente distrutto quanto ci fu impresso con l'immagine di Dio quando gli uomini furono creati: anche in tale interpretazione rimane intatta la differenza tra il Nuovo e il Vecchio Testamento riposta nel fatto che nel Nuovo viene scritta nel cuore dei fedeli la legge di Dio, nel Vecchio sulle tavole. Per il rinnovamento del patto si scrive nel cuore proprio ci che non si cancell completamente per il vecchio peccato. Come infatti per il Nuovo Testamento si rinnova nella mente dei credenti la stessa immagine di Dio che l'empiet non aveva completamente distrutta, essendosi l'anima dell'uomo conservata necessariamente ragionevole, cos anche la legge di Dio, non completamente cancellata nell'anima umana per il peccato, certamente si scrive rinnovata per la grazia. N di tale iscrizione, che giustificazione, era capace nei giudei la legge scritta sulle tavole, ma era capace soltanto di favorire la prevaricazione. Infatti essi pure erano uomini ed era innata in loro la forza della natura, per la quale l'animale ragionevole giudica e opera su alcuni punti secondo la legge. Ma la piet, che conduce ad un'altra vita beata ed eterna, ha una legge immacolata che converte le anime 272 e le inonda di luce nuova, attuando in esse quello che scritto nel salmo: Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto 273. Gli uomini, voltate le spalle a questa luce, hanno meritato d'invecchiare e non possono essere ringiovaniti se non dalla grazia cristiana, cio solamente dall'intercessione del Mediatore. Uno solo infatti Dio e uno solo il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Ges, che ha dato se stesso in riscatto per tutti 274. Ritorniamo su coloro di cui stiamo parlando. Se compiono le opere della legge seguendo la natura, nel modo gi sopra spiegato sufficientemente, ma sono privi della grazia del Cristo, che mai gioveranno a loro le scuse della coscienza nel giorno in cui Dio giudicher i segreti degli uomini 275 se non forse a farli punire con pi mitezza? Come infatti non escludono il giusto dalla vita eterna certi peccati veniali senza dei quali non si vive questa vita, cos non giovano nulla all'empio per la vita eterna certe buone azioni che mancano assai difficilmente nella vita anche degli uomini peggiori. Tuttavia, come nel regno di Dio i santi differiscono nello splendore quasi stella da stella 276, cos anche nella condanna della pena

eterna Sodoma sar trattata meno duramente di altre citt 277 ed alcuni saranno figli della geenna il doppio di altri 278. Cos nel giudizio di Dio si terr conto se uno avr peccato di pi o di meno di altri nella stessa empiet destinata alla condanna. Dio non fa parzialit. 28. 49. Che cosa dunque ha inteso qui indicare l'Apostolo quando, per reprimere l'orgoglio dei giudei, alle parole: Non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati 279 ha subito aggiunto il riferimento a coloro che non hanno la legge e per natura agiscono secondo la legge 280? Cio, accennando ai pagani, ha inteso coloro che partecipano della grazia del Mediatore, o non piuttosto coloro che, pur non adorando con la religione vera il vero Dio, tuttavia nella loro vita empia fanno alcune opere buone? Oppure ha creduto di dover provare che presso Dio non c' parzialit, come ha detto prima, e che Dio non soltanto dei giudei, ma anche delle genti 281, come ha detto dopo? Infatti ha portato come argomento il fatto stesso che in quanti non hanno ricevuto la legge non si riscontrerebbero insite per natura le opere della legge, nemmeno le pi piccole, se non in forza dei residui dell'immagine di Dio, che Dio non disprezza quando gli uomini credono in lui, presso il quale non c' parzialit 282. Ma qualunque sia l'ipotesi che si accetta tra queste, certo che la grazia di Dio stata promessa al Nuovo Testamento anche per mezzo del profeta [Geremia] e che la medesima grazia sta in questo: le leggi di Dio vengono scritte nei cuori degli uomini 283 ed essi giungono a tale conoscenza di Dio che nessuno istruir il suo concittadino n il suo fratello dicendo: Riconosci Dio, perch tutti lo conosceranno dal pi piccolo al pi grande di essi 284. Questo dono dello Spirito Santo, che diffonde la carit nei nostri cuori 285, non una carit qualsiasi, ma la carit di Dio che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera 286. Il giusto che in questo pellegrinaggio vive di tale fede viene pure condotto alla visione dopo la conoscenza come in uno specchio, in maniera confusa, e dopo tutto ci che imperfetto, perch conosca faccia a faccia, come conosciuto 287. Questo solo infatti ha chiesto al Signore, questo solo egli brama: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della sua vita, per gustare la dolcezza del Signore 288. Tutti ricevono da Dio la grazia, oltre alla legge.

29. 50. Nessuno dunque si glori di quello che gli sembra di possedere come se non l'avesse ricevuto 289, n creda d'averlo ricevuto solo per via della lettera, che esternamente o si manifestata per essere letta o risuonata per essere udita. Infatti, se la giustificazione viene dalla legge, il Cristo morto invano 290. Ma se non morto invano, allora asceso al cielo, ha portato con s i prigionieri, ha distribuito doni agli uomini 291. Da lui ha chiunque ha. Chi poi nega d'avere da lui, o non ha o perder quello che ha 292. Poich, non c' che un solo Dio, il quale giustifica con la fede i circoncisi e per la fede anche i non circoncisi 293. Non c' differenza tra le espressioni con la fede e per la fede, che hanno solo lo scopo di variare il discorso. Infatti in un altro testo parlando dei gentili, cio degli incirconcisi, dice: La Scrittura prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani con la fede 294. E parlando dei circoncisi, tra cui era anche lui, dice: Noi che per nascita siamo giudei e non pagani peccatori, sapendo tuttavia che l'uomo non giustificato per le opere della legge, ma per la fede in Ges Cristo, abbiamo creduto anche noi nel Cristo Ges 295. Ecco, dice che gli incirconcisi vengono giustificati con la fede e i circoncisi per la fede, purch i circoncisi abbiano la giustizia della fede. Cos anche i pagani che non ricercavano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia: la giustizia per che deriva dalla fede, impetrandola da Dio, non presumendola da se stessi. Al contrario Israele, che ricercava una legge che gli desse la giustizia, non giunto alla pratica della legge. E perch mai? Perch non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere 296, cio come se l'operassero da se stessi e credessero che non era Dio a operarla in loro. Dio infatti che suscita in noi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni 297. E per questo urtarono contro la pietra d'inciampo 298. Il senso da lui inteso nelle parole: Non dalla fede, ma dalle opere viene spiegato esplicitissimamente da lui con le altre parole: Ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. Ora, il termine della legge il Cristo, perch sia data la giustizia a chiunque crede 299. E dubitiamo ancora quali siano le opere della legge che non giustificano l'uomo, se egli le ritiene sue senza che gli sia necessario l'aiuto e il dono di Dio, che viene dalla fede in Ges Cristo? E sospettiamo che siano la circoncisione e le altre pratiche simili, perch anche di questi sacramenti in altri testi si leggono certe affermazioni di ugual tenore? Ma nell'ultimo testo non volevano certamente stabilire come loro propria giustizia la

circoncisione, perch anch'essa la stabil Dio con un precetto. N il testo si pu intendere di quelle opere di cui il Signore dice loro: Voi trasgredite il comandamento di Dio per stabilire le vostre tradizioni 300. Ci escluso dall'altro testo: Israele, che ricercava una legge che gli desse la giustizia, non giunto alla pratica della legge 301; non dice: "che ricercava, cio seguiva, le sue proprie tradizioni". Questa sola dunque la distanza: attribuivano a s di poter osservare la stessa norma di non desiderare 302 e gli altri comandamenti santi e giusti [della legge], mentre a renderne possibile all'uomo la pratica Dio opera nell'uomo mediante la fede in Ges Cristo, che il termine della legge, perch sia data la giustizia a chiunque crede 303. Cio ogni credente, incorporato al Cristo per mezzo dello Spirito e fatto suo membro, pu operare la giustizia in quanto il Cristo gli d l'incremento interiore 304. Delle opere della giustizia anche Ges stesso ha detto: Senza di me non potete far nulla 305. La grandiosit della dolcezza di Dio. 29. 51. Per questo appunto viene proposta la giustizia della legge che fa vivere chi la mette in pratica 306: perch chi conosce la propria infermit giunga alla giustizia, la pratichi e viva in essa non per le sue forze, n per la lettera della stessa legge, perch impossibile, ma conciliandosi il Giustificatore per mezzo della fede. Compiere infatti un'opera che fa vivere chi la compie proprio soltanto di un giustificato. La giustificazione poi s'impetra per mezzo della fede, della quale scritto: Non dire nel tuo cuore: - Chi salir al cielo? -. Questo significa farne discendere il Cristo; oppure: - Chi discender nell'abisso? -. Questo significa far risalire il Cristo dai morti. Che dice dunque? - Vicina a te la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore -: cio la parola della fede che noi predichiamo. Perch, se confesserai con la tua bocca che Ges il Signore e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo 307. In tanto giusto in quanto salvo. Per questa fede infatti noi crediamo che Dio risusciti dai morti anche noi: per ora nello spirito, affinch viviamo in questo secolo nella novit della sua grazia con temperanza, giustizia e piet 308; dopo anche nella nostra carne che risorger all'immortalit per merito dello spirito, il quale precede la carne nella risurrezione spirituale appropriata allo spirito, cio nella giustificazione. Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme al Cristo nella morte, perch, come il Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, cos

anche noi possiamo camminare in una vita nuova 309. Con la fede in Ges Cristo impetriamo dunque la salvezza: quel poco che di essa s'inizia per noi nella realt, quanto la sua perfezione che si attende nella speranza. Infatti chiunque invocher il nome del Signore, sar salvato 310. E il salmo esclama: Quanto grandiosa, Signore, la grandiosit della tua dolcezza, che nascondi a coloro che ti temono e di cui ricolmi coloro che sperano in te 311. Per la legge temiamo Dio, per la fede speriamo in Dio: ma a coloro che temono la pena si nasconde la grazia. L'anima che soffre sotto questo timore, finch non avr vinto la concupiscenza cattiva e non se ne sar andato via il timore che come un custode severo, ricorra per la fede alla misericordia di Dio, perch le doni ci che comanda e ispirandole la soavit della grazia per mezzo dello Spirito Santo le faccia trovare ci che la legge comanda pi dilettevole di ci che la legge proibisce. Cos la grandiosit della dolcezza di Dio, cio la legge della fede, la sua carit, iscritta e diffusa nei cuori, si fa colma in coloro che sperano in lui, perch l'anima guarita non faccia il bene per timore di pena, ma per amore di giustizia 312. La grazia divina non esclude, ma attua la libert umana. 30. 52. Eliminiamo dunque per la grazia il libero arbitrio? Non sia mai, ma piuttosto lo confermiamo. Come infatti la legge non si elimina per la fede 313, cos il libero arbitrio non si elimina, ma si conferma per la grazia. La legge si osserva solo con il libero arbitrio. Ma per la legge si ha la cognizione del peccato 314, per la fede l'impetrazione della grazia contro il peccato, per la grazia la sanazione dell'anima dal vizio del peccato, per la sanazione dell'anima la libert dell'arbitrio, per il libero arbitrio l'amore della giustizia, per l'amore della giustizia l'osservanza della legge. Come dunque la legge non si elimina, ma si conferma per la fede, perch la fede impetra la grazia di poter praticare la legge, cos il libero arbitrio non si elimina per la grazia, ma si conferma, perch la grazia risana la volont con la quale si ami liberamente la giustizia. Tutti questi fattori che ho concatenato hanno nelle Scritture sante la loro voce. La legge dice: Non desiderare 315. La fede dice: Risanami, contro di te ho peccato 316. La grazia dice: Ecco che sei guarito; non peccare pi, perch non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio 317. La salute dice: Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito 318. Il libero arbitrio dice: Di tutto cuore ti offrir un sacrificio 319. L'amore della giustizia dice: Gli empi mi hanno raccontato le loro delizie; ma non sono come la tua legge,

Signore 320. Perch dunque i poveri uomini osano insuperbirsi del libero arbitrio prima d'esser liberati, o delle proprie forze dopo che sono gi stati liberati? N avvertono che nella stessa denominazione libero arbitrio si fa sentire la voce della libert. Ma dove c' lo Spirito del Signore c' libert 321. Se dunque sono schiavi del peccato, perch si vantano del libero arbitrio? Uno infatti schiavo di ci che l'ha vinto 322. Se poi sono stati liberati, perch se ne vantano come di operazione propria e se ne gloriano come se non fosse un dono ricevuto 323? Oppure sono liberi in tal modo da non volere avere per padrone nemmeno colui che dice ad essi: Senza di me non potete far nulla 324, e: Se dunque il Figlio vi far liberi, sarete davvero liberi 325? Che cosa il potere dell'uomo? 31. 53. Qualcuno chieder se la fede stessa, da cui sembra iniziarsi la salvezza o la scala della salvezza che ho tracciata, sia in nostro potere. Lo vedremo pi facilmente, se prima indagheremo con un po' pi di diligenza cosa sia il potere. Sono due cose diverse volere e potere, tanto che chi vuole non sempre immediatamente pu e chi pu non sempre immediatamente vuole: alle volte vogliamo e non possiamo, altre volte possiamo e non vogliamo. chiaro abbastanza e risuona anche con gli stessi termini che la volont ha preso il suo nome dal verbo volere e la potest dal verbo potere. Perci come chi vuole ha la volont, cos chi pu ha la potest. Ma perch la potest si applichi occorrer la volont. Infatti non si suol dire che uno abbia fatto per suo potere ci che ha fatto contro il suo volere. Bench, ad esaminare il caso con pi sottigliezza, anche ci che ciascuno costretto a fare contro la propria volont, se lo fa, lo fa con la sua volont; ma siccome preferirebbe altro, per questo si dice che forzato a fare, cio nolente. Infatti costui fa ci a cui costretto proprio per evitare o allontanare da s quel male che ce lo costringe. Infatti, se la sua volont tanta da preferire di non fare quello piuttosto che non soffrire questo, resiste indubbianiente alla costrizione e non lo fa. E quindi, se lo fa, non lo fa certo con piena e libera volont, ma comunque lo fa con la sua volont, e poich a questa volont segue l'effetto, non possiamo dire che all'operatore mancato il potere. Se infatti, arrendendosi alla costrizione, uno volesse fare e non potesse, diremmo che costui ne ebbe il volere, per quanto estorto, ma non il potere. Viceversa se non lo fece perch non lo volle, ne ebbe, s, il potere, ma gli manc il volere per tutto il tempo che ha resistito alla costrizione. Per questo anche

coloro che costringono o cercano di convincere dicono di solito: "Perch non fai ci che in tuo potere per sfuggire a questo male?". E coloro che non possono fare in nessun modo, quando uno li vuol costringere a fare ci che crede loro possibile, sono soliti scusarsi rispondendo: "Lo farei, se fosse in mio potere". Che dunque cerchiamo ancora? Questo, noi diciamo, il potere: quando alla volont congiunta la facolt di fare. Per cui si dice che ciascuno ha in potere ci che fa se vuole e non fa se non vuole. La fede a Dio in nostro potere, un atto libero. Non ogni volere viene da Dio. 31. 54. Attento ora alla questione che ci siamo proposta di esaminare: se la fede sia in nostro potere. Parliamo adesso della fede che prestiamo nel credere qualcosa, non della fede che diamo nel promettere qualcosa: anche questa si chiama fede. Ma altro dire: "Non mi prest fede", altro: "Non mi serb fede". Nel primo caso significa: "Non credette a ci che gli dissi", nel secondo: "Non fece ci che mi disse". Per la fede nel credere noi siamo fedeli a Dio, per la fede nel mantenere anche Dio stesso fedele a noi. Lo dice l'Apostolo: Dio fedele e non permetter che siate tentati oltre le vostre forze 326. Domandiamo dunque se sia in nostro potere la fede con la quale crediamo a Dio o crediamo in Dio. Ambedue le espressioni si trovano nella Scrittura: Abramo credette a Dio e ci gli fu accreditato come giustizia, e: A chi crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia 327. Vedi ora se uno creda senza voler credere o se non creda pur volendo credere. Se questo assurdo - che cos' infatti credere se non assentire ritenendo vero quello che viene detto? E assentire un atto della volont -, la fede certamente in nostra potest. Ma, come dice l'Apostolo, non c' potest se non da Dio 328. Perch dunque non dovremmo applicare anche a questo potere le parole dell'Apostolo: Che cosa mai possiedi,che tu non abbia ricevuto 329? Anche di poter credere ce l'ha dato Dio. Viceversa non leggiamo in nessun luogo delle Scritture sante: "Non c' volont se non da Dio". E giustamente non scritto, perch non vero. Altrimenti Dio sarebbe autore anche dei peccati, se non ci fosse volont che da lui. Un assurdo! Poich la volont cattiva gi peccato da sola, anche se manca l'effetto, cio se non ha la potest. Quando poi la volont cattiva riceve la potest di realizzare le proprie intenzioni, ci proviene da un giudizio di Dio, da parte del quale non c' ingiustizia 330. Egli punisce pure in tale maniera e

perch occultamente non per questo ingiustamente. Del resto chi cattivo ignora d'essere punito, finch.un castigo evidente non gli fa sentire contro la sua volont quanto sia grande il male perpetrato da lui con la sua volont. L'Apostolo l'afferma di quelli di cui dice: Dio li ha abbandonati all'impurit secondo i desideri del loro cuore, sicch commettono ci che indegno 331. E il Signore a Pilato: Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto 332. Ma quando si d una potest non s'impone certo una necessit. Davide per esempio, pur avendo ricevuto la potest d'uccidere Saul, prefer risparmiarlo piuttosto che ferirlo 333. Comprendiamo da ci che i cattivi ricevono la potest per la condanna della loro cattiva volont e i buoni viceversa per il premio della loro buona volont. La nostra fede a Dio elogiata da S. Paolo. 32. 55. Poich dunque la fede in nostro potere, tanto che ciascuno crede quando vuole, e quando crede, crede perch vuole, dobbiamo ora chiederci o meglio ricordarci quale sia la fede che l'Apostolo esalta con tanto puntiglio. Non infatti bene credere qualunque cosa. Qual infatti il motivo per cui Giovanni raccomanda: Fratelli, non prestate fede ad ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio 334? N tra le lodi della carit la lode che essa crede tutto 335 si deve intendere cos da accusare di scarsa carit chi non crede subito a ci che ascolta. Che anzi la medesima carit ci avverte che non si deve credere facilmente il male di un fratello e quando ne sente parlare considera piuttosto suo dovere non crederci. Infine la stessa carit che crede tutto, non presta fede ad ogni ispirazione. Perci crede, s, tutto, ma a Dio. Non detto infatti: "Crede a tutti". Non c' dubbio quindi per nessuno che l'Apostolo esalta la fede con la quale si crede a Dio. Le doti della fede salvifica. 32. 56. Ma c' ancora qualcosa da precisare. Credono a Dio anche quelli che sono sotto la legge e per timore della pena cercano d'attuare la propria giustizia, senza attuare quindi la giustizia di Dio 336. Questa si attua mediante la carit, alla quale non piace se non ci che lecito, e non mediante il timore, che nell'agire costretto a seguire il lecito, mentre ben altro ha nel volere con il quale preferirebbe, se possibile, che fosse lecito ci che non

lecito. Anch'essi dunque credono a Dio, perch infatti, se non credessero in modo assoluto, non avrebbero nemmeno paura del castigo della legge. Ma non questa la fede che l'Apostolo elogia quando dice: E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abb, Padre 337. Quello dunque timore servile e quindi, bench in esso si creda al Signore, tuttavia non si ama la giustizia, ma si teme la condanna. Al contrario i figli gridano Abb, Padre. Di queste due parole, una proviene dai circoncisi e l'altra dagli incirconcisi, prima i giudei e poi i greci, poich non c' che un solo Dio, il quale giustificher i circoncisi con la fede e per la fede anche i non circoncisi 338. Gridando chiedono qualcosa. Che chiedono se non ci di cui hanno fame e sete? E questo cos' se non la giustizia, secondo le parole: Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perch saranno saziati 339? Qua dunque passino coloro che sono sotto la legge, perch da servi diventino figli, n tuttavia in tal modo da cessare d'essere servi, ma da servire in libert come figli a Dio qual Padrone e Padre, poich anche questo potere hanno ricevuto: infatti l'Unico ha dato il potere di diventare figli di Dio a quelli che credono nel suo nome 340. E li ha avvertiti di chiedere, cercare, bussare, perch ricevano e trovino e si apra ad essi 341, aggiungendo in tono di rimprovero: Se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto pi il Padre vostro che nei cieli dar cose buone a quelli che gliele domandano 342! Poich dunque la legge come forza del peccato ha infiammato il pungiglione della morte 343 cosicch il peccato, prendendo occasione dal comandamento scatena ogni sorta di concupiscenza 344, a chi si deve chiedere la continenza se non a colui che sa dare cose buone ai suoi figli? O forse l'uomo, insipiente com', non sa che nessuno pu essere continente se non glielo d Dio 345? Per saperlo dunque ha bisogno della stessa sapienza. Perch allora non ascolta lo Spirito di suo Padre che parla per mezzo dell'Apostolo del Cristo, o perch non ascolta lo stesso Cristo che nel suo Vangelo dice: Chiedete e vi sar dato 346? Parla pure in un altro suo apostolo e dice: Se qualcuno di voi manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza rinfacciare, e gli sar data. La domandi per con fede, senza, esitare 347. Questa la fede di cui vive il giusto 348. Questa la fede con la quale si crede in colui che giustifica l'empio 349. Questa la fede che esclude il vanto 350, tanto nel senso che sparisca l'orgoglio che ci gonfia, quanto nel senso che apparisca ancora di pi il vanto

per cui ci vantiamo nel Signore 351. Questa la fede con la quale s'impetra l'abbondanza dello Spirito di cui si dice: Noi infatti per virt dello Spirito attendiamo dalla fede la speranza della giustizia 352. E qui si pu evidentemente cercare ancora se nella frase: La speranza della giustizia, la giustizia sia posta come soggetto che spera o come oggetto che si spera, poich il giusto che vive mediante la fede spera senz'altro la vita eterna 353 e ugualmente la fede che ha fame e sete della giustizia, con il rinnovamento sempre progrediente dell'uomo interiore 354, avanza nella giustizia e spera di saziarsi di essa nella vita eterna, dove si avverer ci che di Dio si dice nel salmo: Egli sazia di beni i tuoi desideri 355. Questa la fede per cui si salvano coloro ai quali si dice: Per questa grazia siete salvi mediante la fede; e ci non viene da voi, ma dono di Dio; n viene dalle opere, perch nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati nel Cristo Ges per le opere buone, che Dio ha predisposte, perch noi le praticassimo 356. Questa infine la fede che opera per mezzo dell'amore 357, non del timore, non spaventata dalla pena, ma innamorata della giustizia. Da dove viene dunque cotesto amore, cio la carit per la quale la fede si fa operosa, se non da Dio da cui la fede stessa l'ha impetrata? Infatti non ci sarebbe in noi, per quanta poca ce ne sia, se non venisse riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci stato dato 358. Si dice proprio che stata riversata nei nostri cuori la carit di Dio: non quella con la quale Dio stesso ama noi, ma quella con la quale Dio si fa amare da noi. Allo stesso modo in cui la giustizia di Dio quella per la quale diventiamo giusti noi per sua grazia 359, e la salvezza del Signore quella con la quale egli salva noi 360, e la fede di Ges Cristo quella con la quale Ges fa fedeli noi 361. Questa la giustizia di Dio, che egli non solo ci insegna con i precetti della sua legge, ma ci elargisce altres con il dono del suo Spirito. Donde viene la volont che si esprime nella fede? 33. 57. Ma la logica ci porta ad indagare per un poco se il volere che impegnamo nel credere sia anch'esso dono di Dio o se l'esercitiamo in forza del libero arbitrio insito in noi per natura. Se diciamo che non dono di Dio, c' da temere che pensiamo d'aver trovato alcunch per cui al rimprovero dell'Apostolo: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perch te ne vanti come se non l'avessi ricevuto? 362, possiamo rispondere: Ecco, abbiamo il voler credere che non abbiamo ricevuto, ecco dove ci

vantiamo di non aver ricevuto. Viceversa se diciamo che anche tale volere non che dono di Dio, c' ancora da temere che gli infedeli e gli empi abbiano diritto in apparenza di scusarsi: non hanno creduto, perch Dio non ha voluto dare ad essi cotesta volont. Quello infatti che attestato dalle parole: Dio che suscita in noi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni 363, gi effetto della grazia, che la fede impetra perch possano essere buone le opere dell'uomo. Esse vengono compiute dalla fede mediante l'amore riversato nel nostro cuore dallo Spirito Santo che ci stato dato 364. Ma per impetrare questa grazia crediamo, ed evidente che crediamo con la nostra volont; di questa vogliamo sapere da dove ci venga. Se dalla natura, perch non a tutti, essendo creatore di tutti lo stesso Dio? Se da un dono di Dio, anche questo perch non a tutti, volendo egli che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verit 365? Anche nel buon uso che della mia volont faccio credendo, entra la misericordia di Dio. 33. 58. Prima di tutto bisogna dire questo, e vedere se basta a rispondere alla nostra questione: il libero arbitrio dato per natura dal Creatore all'anima razionale una forza ambivalente che pu tendersi a credere o inclinarsi a non credere. Perci nemmeno di questa volont con la quale crede a Dio pu l'uomo dire di possederla senza averla ricevuta, poich per vocazione di Dio che il volere sorge dal libero arbitrio ricevuto dall'uomo in dote di natura al momento della sua creazione. Dio poi vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verit 366, ma senza togliere tuttavia ad essi il libero arbitrio, del cui uso buono o cattivo saranno giudicati con assoluta giustizia. Usando male del libero arbitrio, gli infedeli che non credono al Vangelo agiscono certo contro la volont di Dio, ma non per questo vincono contro di essa: piuttosto privano se stessi di un grande e sommo bene e si condannano a mali punitivi, destinati come sono a sperimentare nei castighi la potenza di colui del quale hanno disprezzato la misericordia nei doni. Cos la volont di Dio rimane sempre invitta. Sarebbe vinta invece, se Dio non trovasse che fare dei suoi disprezzatori o se questi potessero sfuggire in qualche modo a ci che Dio ha stabilito per essi. Immagina che uno per esempio dica: "Voglio che tutti questi miei servi lavorino nella vigna e che dopo il lavoro si riposino e banchettino, chi si ribella giri per sempre la mola nel molino". Chi non obbedisce mostra evidentemente di agire

contro la volont del suo padrone, ma la vincerebbe se nel disprezzarla sfuggisse anche al molino. Ci non pu in nessun modo avverarsi sotto il potere di Dio. Perci scritto: Una volta sola ha parlato Dio, cio immutabilmente, sebbene si possa intendere anche dell'unico Verbo. Poi soggiunge che cosa abbia detto immutabilmente: Queste due cose ho udite: il potere appartiene a Dio e tua, Signore, la misericordia; secondo le sue opere tu ripaghi ogni uomo 367. Sar dunque reo e destinato alla condanna sotto il potere di Dio chi avr disprezzato la sua misericordia che lo chiamava a credere. Chi invece avr creduto e si sar rimesso a Dio per essere assolto da tutti i peccati e guarito da tutti i mali e acceso del suo calore e illuminato dalla sua luce, costui avr dalla sua grazia le opere buone per poter essere redento anche nel corpo dalla corruzione della morte, sar incoronato e saziato di beni non temporali, ma eterni, al di sopra di quello che possiamo domandare e immaginare 368. L'elogio della misericordia o grazia di Dio nella nostra fede. 33. 59. Questo l'ordine che segue il salmo dove si legge: Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tante sue retribuzioni. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie, salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia, egli sazia di beni i tuoi desideri 369. E perch, la deformit della presente condizione di questo vecchio regime, cio della mortalit, non disperasse di beni cos grandi, dice: Tu rinnovi come aquila la tua giovinezza 370. Quasi dicesse: "I benefici che hai uditi appartengono all'uomo nuovo e al testamento nuovo". Ripassali con me un poco, ti prego, e vedi con piacere l'elogio della misericordia, cio della grazia di Dio. Dice: Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tante sue retribuzioni 371. Non dice: "attribuzioni", ma retribuzioni, perch Dio retribuisce beni per mali. Perdona tutte le tue colpe: ci avviene nel sacramento del battesimo. Guarisce tutte le tue malattie 372: sono i malanni dell'uomo fedele durante la vita presente, perch la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito desideri contrari alla carne, sicch non facciamo quello che vorremmo 373; perch nelle membra un'altra legge muove guerra alla legge della mente; perch c' il desiderio del bene, ma non la capacit di attuarlo 374: e questi malanni del vecchio regime, se progrediamo con perseverante proposito, guariscono, crescendo di giorno in giorno il nuovo regime, in virt della fede che opera per mezzo dell'amore 375. Libera dalla fossa la tua vita 376: ci avviene

nell'ultima risurrezione dei morti. Ti corona di grazia e di misericordia 377: ci avviene nel giudizio dove, quando il giusto Re si sar assiso sul trono per rendere a ciascuno secondo le sue opere, chi si glorier d'avere il cuore puro o chi si glorier d'essere mondo dal peccato 378? Per questo fu necessario ricordare la grazia e la misericordia del Signore qui dove poteva ormai sembrare che l'esazione dei debiti e la retribuzione dei meriti non lasciasse nessun posto alla misericordia. Dunque corona di grazia e di misericordia, ma pur sempre secondo le opere 379. Sar infatti collocato alla destra colui al quale sar detto: Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare 380; perch il giudizio sar senza misericordia, ma contro chi non avr usato misericordia 381; invece beati i misericordiosi, perch Dio avr misericordia di loro 382. Quando poi quelli di sinistra saranno andati nella combustione eterna 383, e i giusti alla vita eterna, poich, dice, questa la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Ges Cristo 384, in quella conoscenza, in quella visione, in quella contemplazione si sazier di beni il desiderio dell'anima 385. Ci infatti le basta da solo e non ha che desiderare, che ambire, che cercare oltre a ci. Ardeva infatti del desiderio di questa saziet colui che disse al Cristo Signore: Mostraci il Padre e ci basta. Gli fu risposto: Chi ha visto me ha visto il Padre. Perch, questa la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Ges Cristo 386. Ma se chi vede il Figlio vede anche il Padre, certamente chi vede il Padre e il Figlio vede anche lo Spirito Santo del Padre e del Figlio. Cos da una parte non togliamo il libero arbitrio e dall'altra l'anima nostra benedice il Signore 387 senza dimenticare nessuno dei suoi benefici, n ignorando la giustizia di Dio pretende di stabilire la propria 388, ma crede in colui che giustifica l'empio e, finch non sia ammessa alla visione, vive mediante la fede 389, cio vive mediante quella fede che opera per mezzo dell'amore 390. E questo amore non viene riversato nei nostri cuori n dalla sufficienza della nostra volont, n dalla lettera della legge, ma, dallo Spirito Santo che ci stato dato 391. Dio opera misteriosamente in noi anche la volont di credere. 34. 60. Basti fino a questo punto questa discussione, se basta a risolvere tale questione. Ma qualcuno potrebbe rispondere che occorre guardarsi dal lasciare il sospetto che si deve attribuire a Dio il peccato commesso con il libero arbitrio quando, in forza delle

parole: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? 392, si riduce a un dono di Dio anche la volont con la quale crediamo, per la ragione appunto che il volere sorge dal libero arbitrio ricevuto da noi al momento della creazione. Noti con attenzione l'obiettante che questa nostra volont non va attribuita a dono di Dio soltanto perch sorge dal libero arbitrio creato insieme a noi per natura, ma anche perch Dio con le suggestioni da noi avvertite fa s che noi vogliamo e crediamo. Dio infatti ci spinge sia dall'esterno con le esortazioni evangeliche, dove anche i precetti della legge influiscono in qualche modo ricordando all'uomo la sua infermit allo scopo preciso che pieno di fede ricorra alla grazia giustificante; sia dall'interno dove non in potere di nessuno scegliere che cosa gli deve sorgere in mente, ma in potere della propria volont di ciascuno consentire o dissentire. Quando Dio dunque agisce in questi modi con l'anima razionale perch essa gli creda (e non pu infatti l'anima credere a nulla con il libero arbitrio senza un'azione suasiva o una vocazione che le presenti qualcosa a cui credere), certamente Dio produce nell'uomo anche la stessa volont di credere 393, e la sua misericordia ci previene in tutto 394. Consentire invece alla vocazione di Dio o dissentire da essa, come ho detto, in potere della volont propria di ciascuno. E ci non solo non infirma le parole: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto 395? ma anzi le conferma. L'anima appunto non pu ricevere e possedere i doni rispetto ai quali ascolta quelle parole dell'Apostolo se non consentendo, e quindi che cosa l'anima possieda e che cosa essa riceva dipende da Dio, ma ricevere di fatto e possedere dipende senza dubbio dall'anima che riceve e possiede. Se poi qualcuno a questo punto vuole costringerci a scrutare il profondo arcano per cui con uno l'azione suasiva riesce ad essere persuasiva e con un altro no, due sole verit mi si presentano adesso con le quali mi piace rispondere: O profondit della ricchezza 396! e: C' forse ingiustizia da parte di Dio 397? Se questa risposta a qualcuno dispiace, cerchi persone che ne sappiano di pi, ma stia ben attento a non incappare in persone che solo presumano di saperne di pi. La dottrina qui esposta la dottrina di S. Paolo. 35. 61. Concludiamo dunque una buona volta questo libro. Con tutta la sua lunghezza non so se abbiamo combinato qualcosa, non dico nei riguardi di te di cui conosco la fede, ma nei riguardi degli animi di coloro per i quali hai voluto che lo scrivessi. Costoro si

oppongono non tanto alla nostra sentenza, n ad una sola sentenza di S. Paolo - e qui voglio parlare con benevolenza per non dire che essi vanno contro la sentenza di colui che ha parlato nei suoi Apostoli -, ma si oppongono a tutta la battaglia fervida, attenta, vigile di un cos grande apostolo come Paolo. Preferiscono difendere la propria sentenza piuttosto che ascoltare lui, il quale per la misericordia di Dio scongiura e raccomanda per la grazia che gli stata concessa 398: Non sopravvalutatevi pi di quanto conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato 399. Possibilit e irrealt di una vita umana senza alcun peccato. 35. 62. Per quanto poi riguarda te, considera quale questione mi avevi proposta, e quale soluzione abbiamo trovata con il lavoro cos lungo di questa trattazione. Il dubbio che ti colp precisamente questo: come si sia potuta affermare la possibilit che un uomo, se non viene meno la sua volont, viva senza peccato con l'aiuto di Dio, sebbene nessuno sia mai esistito in questa vita con tanta perfezione di giustizia o esista o sia per esistere. In questi termini infatti io proposi tale questione nei libri scritti a te precedentemente: "Se mi si interpella sulla possibilit che l'uomo in questa vita sia senza peccato, confesser che pu esserlo con la grazia di Dio e con il suo libero arbitrio. Non esiter ad affermare che anche il libero arbitrio appartiene alla grazia di Dio, cio ai doni di Dio, e non solo perch sia, ma perch sia buono, cio si converta ad osservare i comandamenti del Signore, e in tal modo la grazia di Dio non solo indichi cosa si deve fare, ma aiuti altres a poter fare quanto ha indicato 400". A te per sembrato assurdo che sia senza un esempio ci che possibile. Di qui nata la discussione di questo libro e quindi mi toccava dimostrare che in teoria qualcosa possibile anche se in pratica non ci sono esempi. Ho riferito nell'esordio di questo libro alcuni casi dal Vangelo e dalla Legge, come il passaggio d'un cammello per la cruna d'un ago 401, le dodicimila legioni di angeli che avrebbero potuto combattere a favore del Cristo se egli l'avesse voluto 402, le genti che Dio dice di poter sterminare in una sola volta davanti al suo popolo 403: tutte possibilit che non si sono avverate. A queste si pu aggiungere quanto si legge nel libro della Sapienza sul numero e sulla novit delle punizioni che Dio potrebbe sperimentare sugli empi, obbedendo la creazione al cenno del suo Creatore 404 e che tuttavia

non ha mai sperimentate. Si pu aggiungere anche il monte che la fede potrebbe spostare in mare 405 e che nondimeno non abbiamo mai letto o udito che sia accaduto da nessuna parte. Chiunque infatti dice impossibile a Dio qualcuno di questi eventi, tu vedi bene quanto sragioni e come parli contro l'autorit della Scrittura stessa di Dio. Molti altri eventi simili possono offrirsi a chi legge o riflette, eventi che non possiamo dire impossibili a Dio, bench di essi manchi un qualsiasi esempio. La perfetta giustizia rimane senza esempio tra gli uomini e pur non impossibile. 35. 63. Ma poich si potrebbe dire che tutte queste possibilit riguardano l'operare di Dio, mentre vivere nella giustizia da parte dell'uomo riguarda l'operare nostro, mi sono sobbarcato a dimostrare che anche il nostro vivere nella giustizia opera di Dio e l'ho fatto in questo libro pi abbondantemente di quanto forse poteva bastare. Ma contro i nemici della grazia di Dio mi sembra d'aver detto perfino poco. Niente mi diletta dilungarmi tanto nel dire come e quando trovo nella Scrittura di Dio il pi forte sostegno e insieme quando si tratta di far gloriare in Dio chi vuol gloriarsi 406 e di rendere da parte nostra grazie in tutto al Signore Dio nostro con il cuore volto all'alto da dove il Padre della luce dona ogni buon regalo e ogni dono perfetto 407. Poich, se il nostro vivere nella giustizia non opera di Dio per la ragione che siamo noi a farlo o per la ragione che siamo noi a farlo dopo che Dio ce ne ha fatto dono, allora non sarebbe opera di Dio nemmeno il trasferimento di quel monte in mare, perch il Signore lo disse possibile alla fede degli uomini e l'attribu al loro stesso operare dicendo: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo monte: Lvati e gettati in mare, e ci avverrebbe. Nulla sar impossibile a voi 408. Ha detto precisamente: A voi, non "a me" o "al Padre", e tuttavia in nessun modo un uomo lo fa se non perch Dio a donare di farlo e a farlo. Ecco la ragione per cui la perfetta giustizia rimane senza esempio tra gli uomini, pur non essendo impossibile. Esisterebbe, se si usasse tanta volont quanta ne occorre a tanto risultato. La volont poi sarebbe tanta, se per un verso non rimanesse nascosta a noi nessuna delle verit che riguardano la giustizia e se per l'altro verso tali conoscenze fossero per il nostro animo cos piacevoli che il loro piacere superasse quanto di dolore o di gioia vi si opponesse: e che ci non sia non dipende da impossibilit, ma da un giudizio di Dio. Chi non sa infatti che non

in potere dell'uomo sapere a suo piacere e che non necessariamente oggetto d'amorosa ricerca ci che si sa degno d'amorosa ricerca, se non suscita tanto piacere quanto l'amore che merita? Tutto questo poi un problema di sanit dell'anima. Il precetto della carit perfetta, presentemente impraticabile, ha lo scopo di stimolarci alla preghiera, nella fede e nella speranza. 36. 64. Ma forse qualcuno creder che non manchi a noi nulla per conoscere la giustizia, perch il Signore, che sopra la terra port a compimento con pienezza e rapidit la parola di Dio 409, disse che tutta la Legge e i Profeti dipendono da due precetti. E non li tacque, ma li present con parole esplicitissime: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Amerai il prossimo tuo come te stesso 410. Che cosa pi vera di questo, che adempiendo tali precetti si adempie tutta la giustizia? Chi tuttavia attento a questo, lo sia anche al fatto che noi tutti quanti manchiamo in molte cose 411, proprio mentre pensiamo che a Dio, da noi amato, piaccia o non dispiaccia ci che facciamo, e poi, messi sull'avviso dalla sua Scrittura o da un qualche ragionamento certo e chiaro, quando siamo venuti a sapere che non gli piace, ce ne pentiamo e lo preghiamo di perdonarci. La vita umana piena di queste esperienze. Ma da che dipende conoscere male che cosa piaccia a Dio se non dal conoscere male Dio stesso? Infatti ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo faccia a faccia 412. Chi oser credere che al momento in cui si avverer quello che dice Paolo: Allora conoscer perfettamente come anch'io sono conosciuto, i contemplatori di Dio avranno tanto amore di lui quanto ne hanno ora i fedeli? O chi creder che l'amore di ora sia in qualche modo da paragonarsi quasi da vicino all'amore di allora? Ebbene, se quanto maggiore la cognizione tanto maggiore sar l'amore, senza dubbio quanto ora manca all'amore altrettanto si deve credere che manca alla perfezione della giustizia. Infatti si pu sapere o credere qualcosa e tuttavia non amarla, ma impossibile amare ci che non si sa n si crede. Ora, se pur credendo, i santi sono potuti giungere a quell'amore cos grande di cui lo stesso Signore ha testimoniato non potercene essere un altro pi grande in questa vita, cio all'amore per cui hanno dato la loro vita per la fede o per i fratelli 413, quando da questo pellegrinaggio in cui adesso camminiamo nella fede 414 si arriver alla visione che speriamo

senza vederla ancora e attendiamo con perseveranza 415, indubbiamente anche lo stesso amore non solo sar superiore a quello che abbiamo presentemente, ma di gran lunga superiore a quanto possiamo domandare e immaginare 416, n tuttavia potr per questo essercene di pi che amare con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente 417. Infatti non resta nulla in noi da aggiungere al tutto, perch, se restasse qualcosa, quello non sarebbe il tutto. Perci questo primo precetto della giustizia che ci comanda di amare Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima e con tutta la mente e a cui tiene dietro il secondo precetto di amare il prossimo, lo adempiremo esattamente in quella vita dove vedremo faccia a faccia 418. Ma per questo il precetto della giustizia ci stato imposto anche nella vita attuale: perch fossimo avvertiti da esso che cosa domandare con la nostra fede, dove lanciare la nostra speranza e come dobbiamo protenderci verso il futuro dimenticando il passato 419. E pertanto, a mio avviso, ha progredito molto nel perfezionare la sua giustizia in questa vita chi per l'esperienza del suo progredire sa quanto resti lontano ancora dalla perfezione della giustizia. La giustizia minore dell'attuale vita di fede. 36. 65. Ma, se si pu dire che sia una specie di giustizia minore quella che compete a questa vita e per la quale il giusto vive mediante la fede 420, sebbene pellegrino dal Signore e quindi in cammino nella fede e non ancora nella visione, non uno sproposito dire che anche a questa giustizia minore spetta di non peccare 421. N infatti deve gi ascriversi a colpa se non ci pu essere ancora tanto amore di Dio quanto n' dovuto alla cognizione piena e perfetta. Altro infatti non possedere ancora tutta intera la carit, altro non correre dietro a nessuna cupidit. Perci l'uomo, sebbene ami Dio meno di quanto lo pu amare nella visione, non deve tuttavia bramare nulla d'illecito: come anche l'occhio pu dilettarsi, se non c' il buio, in mezzo agli oggetti che sono alla portata dei sensi del corpo, bench non possa fissarsi in una luce che per il suo splendore lo abbagli. Ecco, come noi concepiamo l'anima che si trova in questo corpo corruttibile: sebbene non abbia ancora smaltito ed eliminato tutti gli istinti della libidine terrena con la supereminentissima perfezione della carit di Dio 422, tuttavia in questa giustizia minore deve comportarsi cos da non consentire per nessuna inclinazione alla libidine di compiere nulla d'illecito. In questa maniera spicca quanto compete a quella vita gi immortale

e a questa vita terrena. A quella vita si riferiscono le parole: Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza 423, a questa vita alludono quest'altre: Non regni pi il peccato nel vostro corpo mortale, s da sottomettervi ai suoi desideri 424; a quella vita: Non desiderare 425, a questa: Non andare dietro alle tue concupiscenze 426; a quella vita spetta di non cercare pi nient'altro che di rimanere in tale perfezione, a questa vita spetta di considerare come giornate di lavoro quello che sta facendo e di sperare come paga la perfezione dell'altra vita: cosicch per la vita di allora il giusto viva senza termine nella visione che ha desiderata nella vita di ora e viceversa per tutta la vita di ora il giusto viva di quella fede 427 nella quale desidera la visione di allora come suo termine certo. Stabilite queste verit, sar peccato per le persone che vivono mediante la fede consentire eventualmente a qualche piacere illecito: non solo nel commettere i famigerati e orrendi fatti e misfatti, ma anche in peccati pi lievi, come per esempio o prestare l'orecchio ad una voce che non sarebbe da udire o prestare la lingua ad una parola che non sarebbe da dire o accarezzare nell'intimo del cuore un pensiero cos da preferire che fosse lecito ci che ci diletta malamente e dalla legge conosciamo illecito: anche tutto questo appunto consentire al peccato e si attuerebbe, se non ci atterrisse la pena. Cotesti giusti che vivono mediante la fede, non hanno forse bisogno di dire: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 428? Smentiscono forse essi ci che sta scritto: Nessun vivente davanti a te giusto 429? E pure l'altro testo: Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verit non in noi 430? E l'altro: Non c' nessuno che non peccher 431? E l'altro: Non c' sulla terra un uomo cos giusto che faccia solo il bene e che non peccher 432? Ambedue queste testimonianze parlano non al passato, cio: "Non abbia peccato", ma al futuro: Non peccher. E smentiscono costoro altri testi che la santa Scrittura porta nel senso di questa sentenza? Ma poich questi testi non possono essere falsi, vedo logico affermare: quale e quanta sia la giustizia da noi determinabile per questa vita, nessuno si trova qui che non abbia assolutamente nessun peccato, e ognuno deve dare perch gli sia dato, deve perdonare perch gli sia perdonato 433; e se ha qualche giustizia, non presuma d'averla da se stesso, ma dalla grazia di Dio che giustifica, e tuttavia abbia ancora fame e sete di giustizia 434 davanti a colui che il pane vivo 435 e nel quale c' la sorgente della vita 436. Egli nei suoi santi

che soffrono nella tentazione di questa esistenza opera la giustificazione in tal modo che per un verso ha sempre di che donare generosamente in soprappi a coloro che chiedono e per un altro verso ha sempre di che perdonare con clemenza a coloro che si riconoscono peccatori. A Dio sarebbe possibile realizzare nell'uomo attuale una perfezione assoluta. Perch pon la realizzi un mistero insondabile. 36. 66. Ma trovino costoro, se lo possono, tra quelli che vivono sotto il gravame della presente corruzione, una sola persona a cui Dio non abbia da perdonare pi nulla. Ad ogni modo se costoro non riconosceranno che costui stato aiutato per essere tale non solo dal dono esterno della legge, ma anche dall'infusione interna dello Spirito di grazia, incorreranno non nella colpa di un peccato qualsiasi, ma in una colpa d'empiet. Tuttavia sicuro che non potranno trovare affatto un tale individuo, se intendono fedelmente quelle testimonianze divine. In nessun modo per dobbiamo negare a Dio la possibilit d'aiutare cos tanto la volont umana da far s che l'uomo possa raggiungere quaggi la perfezione completa non solo della giustizia proveniente ora dalla fede 437, ma altres di quella in cui si dovr vivere in avvenire per sempre nella stessa contemplazione di Dio. Infatti, se ora Dio volesse che in qualcuno anche questo corpo corruttibile si vestisse d'incorruttibilit 438 e se facesse vivere costui qui immortale tra uomini morituri e volesse che, eliminato totalmente il vecchio regime, nessuna legge muovesse guerra nelle sue membra alla legge della mente 439 e conoscesse Dio dovunque presente cos bene come lo conosceranno in avvenire i santi, quale pazzo oserebbe affermare che Dio non lo pu? Ma certe creature umane vanno cercando perch mai Dio non lo faccia e coloro che lo vanno cercando non si rendono conto d'essere uomini. Quanto a me, io so che in Dio, come non c' impossibilit, cos non c' ingiustizia 440. Io so che Dio resiste ai superbi, agli umili invece d la sua grazia 441. Io so che a un tale, perch non montasse in superbia, fu messa una spina nella carne 442, un messo di satana incaricato di schiaffeggiarlo; dopo aver pregato per una e due e tre volte, gli fu detto: Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza 443. C' dunque negli arcani e profondi giudizi di Dio qualcosa che tappa la bocca anche ai giusti per la lode di se stessi e non le consente d'aprirsi se non alla lode di Dio 444. Ma questo

qualcosa chi capace di scrutarlo, d'investigarlo, di conoscerlo? Tanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, s che abbia a riceverne il contraccambio? Poich da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen 445.

1 - 1 Cor 15, 22. 2 - Cf. Mt 19, 24. 26. 3 - Cf. Mt 26, 53. 4 - Cf. Dt 31, 3. 5 - Cf. Gd 2, 3. 6 - Fil 2, 13. 7 - Sal 142, 2. 8 - Cf. 2 Cor 5, 7. 9 - Cf. Gv 1, 9. 10 - Cf. Rm 5, 5. 11 - 2 Cor 3, 6. 12 - Rm 8, 6. 13 - Rm 7, 7. 14 - Rm 7, 11. 15 - Cf. Rm 4, 15. 16 - 2 Cor 3, 6. 17 - Cf. Rm 5, 5. 18 - Cf. Rm 8, 29-30.

19 - Cf. Mc 10, 27. 20 - 2 Cor 3, 6. 21 - Cf. Rm 5, 12. 21. 22 - Rm 5, 20-21. 23 - Rm 6, 1-2. 24 - Rm 5, 20. 25 - Rm 6, 2. 26 - Cf. Sal 118, 133. 27 - Rm 6, 3-11. 28 - Cf. Sal 35, 8-11. 29 - Cf. Rm 4, 5. 30 - Gv 5, 35. 31 - Gv 1, 16. 32 - Gv 1, 9. 33 - Sal 35, 11-13. 34 - Cf. Gc 1, 17. 35 - Cf. At 13, 9. 36 - Cf. 1 Cor 15, 9. 37 - Rm 1, 7. 38 - Cf. Is 52, 5; Ez 36, 20. 39 - Rm 2, 17-29. 40 - Sal 147, 20. 41 - Cf. Rm 4, 15.

42 - Sal 33, 3. 43 - Sal 21, 26. 44 - Rm 3, 20. 45 - Cf. Prv 24, 12. 46 - Cf. Lv 12, 3. 47 - Rm 7, 7. 48 - Cf. Rm 10, 3. 49 - Rm 3, 20. 50 - Rm 3, 21. 51 - Cf. Rm 10, 3. 52 - Rm 3, 22. 53 - Cf. Prv 3, 16. 54 - Rm 3, 22-23. 55 - Cf. 1 Cor 4, 7. 56 - Rm 3, 24. 57 - 1 Tm 1, 8-9. 58 - Cf. Gal 3, 24. 59 - Rm 11, 6. 60 - Mt 5, 17. 61 - Gv 1, 14. 62 - Rm 3, 23. 63 - Rm 3, 24. 64 - Cf. Gal 3, 24.

65 - Cf. 1 Tm 1, 8. 66 - Rm 3, 27. 67 - Sal 67, 31. 68 - Sal 11, 7. 69 - Cf. 1 Cor 4, 7. 70 - Job 28, 28. 71 - Cf. Rm 1, 14. 72 - Rm 1, 16-17. 73 - 2, 4, 74 - Sal 3, 9. 75 - Rm 1, 18-23. 76 - Rm 1, 21. 77 - Cf. Gal 6, 3. 78 - Sal 35, 10. 79 - Gb 28, 28. 80 - Rm 1, 22. 81 - Cf. Rm 1, 26-27; Gc 4, 6; 1 Pt 5, 5. 82 - Rm 1, 21. 83 - Rm 10, 3. 84 - Cf. Rm , 3, 20; 5, 20. 85 - Rm 7, 7-8. 86 - Rm 7, 12-13. 87 - Cf. 2 Cor 3, 6.

88 - Rm 7, 7. 89 - Rm 3, 20-26. 90 - Rm 3, 27. 91 - Rm 7, 7. 92 - Rm 3, 8. 93 - Cf. Rm 3, 20. 94 - Cf. Rm 3, 27; 1, 17. 95 - Cf. 2, 4 ss. 96 - Es 20, 17. 97 - Sap 8, 21. 98 - Cf. Gc 1, 17. 99 - Cf. 2 Cor 10, 17. 100 - 1 Cor 2, 12. 101 - Cf. Rm 1, 21. 102 - Rm 10, 3. 103 - Cf. Lc 18, 11-12. 104 - Cf. Rm 2, 17-29. 105 - Cf. Col 2, 17. 106 - Es 20, 17. 107 - Cf. Es 31, 18; Dt 9, 10. 108 - Cf. Es 20. 109 - Cf. Rm 7, 11-12. 110 - 2 Cor 3, 6.

111 - 2 Cor 3, 3-9. 112 - Cf. 2 Cor 3, 6. 113 - Cf. 2 Cor 3, 7. 9. 114 - Cf. Rm 5, 20. 115 - Cf. Rm 8, 6. 116 - Cf. Rm 3, 20. 117 - Cf. Rm 1, 17; Gal 3, 11; Eb 10, 38; Habac 2, 4. 118 - Rm 4, 15. 119 - Rm 5, 13. 120 - Rm 3, 20. 121 - Rm 7, 7. 122 - Cf. Rm 7, 25. 123 - Cf. Rm 5, 5. 124 - Rm 7, 6-25. 125 - Qo 1, 18. 126 - Cf. Gal 5, 6. 127 - Cf. Rm 7, 22. 128 - Cf. Rm 7, 23. 129 - Cf. 2 Cor 4, 16. 130 - Cf. Rm 7, 25. 131 - Cf. Es 24, 12. 132 - Cf. Es 20, 11. 133 - Cf. Gn 2, 3.

134 - Cf. Es 20, 10. 135 - Cf. Es 24, 12. 136 - Cf. Mt 27, 51. 137 - 2 Cor 3, 16. 138 - 2 Cor 3, 17. 139 - Cf. Rm 5, 5. 140 - Cf. Rm 13, 10; Lc 11, 20. 141 - Cf. Dt 9, 10. 142 - Cf. Gal 5, 6. 143 - Cf. Es 12. 144 - Is 53, 7. 145 - Cf. At 2, 1-4. 146 - Cf. Es 19. 147 - Cf. At 2, 1. 148 - Rm 13, 9-10. 149 - Rm 5, 5. 150 - Cf. Rm 8, 7. 151 - Cf. Rm 5, 5. 152 - 2 Cor 3, 3. 153 - Cf. 2 Cor 3, 7. 13. 154 - Cf. 2 Cor 3, 16. 155 - 2 Cor 3, 4-6. 156 - Gal 3, 19.

157 - Cf. 2 Cor 3, 7. 9. 158 - 2 Cor 3, 17; cf. Gal 3, 24. 159 - 2 Cor 4, 1-2. 160 - Rm 4, 8; Sal 31, 8. 161 - 2 Cor 4, 5-6. 162 - Cf. Gv 1, 5. 163 - 2 Cor 4, 7. 164 - Cf. 2 Cor 5, 2-4. 165 - 2 Cor 5, 5. 166 - 2 Cor 5, 21. 167 - Ger 31, 31-34. 168 - Ger 31, 32. 169 - Mt 5, 17. 170 - Gal 3, 21-22. 171 - Gal 3, 23. 172 - Rm 8, 3-4 173 - Ger 31, 31-32. 174 - Es 20, 17. 175 - Ger 31, 33. 176 - 2 Cor 3, 3. 177 - 2 Cor 3, 6. 178 - 2 Cor 3, 3. 179 - Ger 31, 33.

180 - Cf. Lc 11, 20. 181 - Cf. Rm 5, 5. 182 - Cf. Rm 13, 10. 183 - Cf. 1 Tm 1, 5. 184 - Cf. Col 2, 17. 185 - Rm 13, 9. 186 - Ger 38, 33. 187 - Ger 38, 33. 188 - Sal 72, 28. 189 - Ger 38, 33. 190 - Cf. Rm 6, 11. 191 - Cf. Sal 35, 10. 192 - Gv 17, 3. 193 - Gv 14, 21. 194 - Cf. Fil 2, 6-7. 195 - Is 26, 10. 196 - Cf. Mt 25, 46. 197 - Cf. Gv 17, 3. 198 - 1 Gv 3, 2. 199 - Cf. 2 Cor 4, 16. 200 - Cf. Col 3, 10. 201 - 1 Cor 3, 11. 202 - 1 Cor 3, 12.

203 - Ger 38, 33-34. 204 - Cf. 1 Tm 2, 7. 205 - Rm 10, 14. 206 - Ger 38, 34. 207 - Rm 9, 7-13. 208 - Rm 9, 12. 209 - Cf. Rm 4, 4. 210 - Cf. Rm 11, 6. 211 - Cf. 1 Cor 15, 9-10. 212 - Ger 38, 34. 213 - Sal 21, 1. 24. 214 - Cf. Rm 8, 28. 215 - Rm 8, 30. 216 - Rm 4, 16. 217 - Rm 4, 17. 218 - 1 Cor 13, 8. 219 - Cf. 1 Cor 13, 9. 12. 220 - 1 Cor 13, 10. 221 - Cf. 1 Cor 13, 8-9. 222 - Cf. Gv 17, 3. 223 - Cf. 1 Gv 3, 2. 224 - Cf. 1 Cor 13, 2. 225 - Ger 38, 34; cf. Eb 8, 11.

226 - Cf. 1 Cor 15, 41. 227 - Cf. Eb 11, 40. 228 - Cf. Mt 20, 8-12. 229 - 2 Cor 3, 3. 230 - Cf. Gs 12. 231 - Cf. Sal 72, 28. 232 - Cf. Is 59, 2. 233 - Ger 38, 34. 234 - Es 20, 17. 235 - Gv 15, 5. 236 - Cf. Gv 15, 1-5. 237 - Cf. Fil 2, 13. 238 - Cf. 1 Cor 3, 7; Rm 5, 5. 239 - Rm 2, 14-15. 240 - Rm 1, 16-17. 241 - Cf. Rm 1, 21. 242 - Rm 2, 8-13. 243 - Rm 2, 14. 244 - Rm 1, 16. 245 - Rm 2, 8-10. 246 - Rm 3, 22-24. 247 - Rm 2, 13. 248 - Cf. Rm 3, 24. 28.

249 - Rm 6, 11. 250 - Cf. Rm 3, 24; 4, 5. 251 - Lc 10, 29. 252 - Mt 6, 9. 253 - Cf. Rm 2, 14-15. 254 - Cf. Ger 38, 33. 255 - Cf. Rm 11, 24. 256 - Cf. Gal 5, 6. 257 - Gn 22, 18. 258 - Cf. Gal 3, 8. 16. 259 - Gn 15, 6; Rm 4, 3. 260 - Cf. Rm 2, 15. 261 - 2 Cor 3, 3. 262 - Rm 2, 26. 263 - Cf. Gv 1, 47. 264 - Cf. Ger 38, 33; Eb 10, 16. 265 - Rm 5, 5. 266 - Rm 13, 10. 267 - Sal 40, 5. 268 - Rm 5, 12. 269 - Cf. Rm 3, 22-24. 270 - 1 Tm 2, 5. 271 - Cf. Rm 2, 14-15.

272 - Sal 18, 8. 273 - Sal 4, 7. 274 - 1 Tm 2, 5. 275 - Cf. Rm 2, 14-16. 276 - 1 Cor 15, 41. 277 - Cf. Lc 10, 12. 278 - Cf. Mt 23, 15. 279 - Rm 2, 13. 280 - Rm 2, 14. 281 - Cf. Rm 3, 29. 282 - Cf. Col 3, 25. 283 - Cf. Ger 38, 33. 284 - Ger 38, 34. 285 - Cf. Rm 5, 5. 286 - Cf. 1 Tm 1, 5. 287 - 1 Cor 13, 12. 288 - Cf. Sal 26, 4. 289 - Cf. 1 Cor 4, 7. 290 - Gal 2, 21. 291 - Sal 67, 19; Ef 4, 8. 292 - Cf. Lc 9, 18; 19, 26. 293 - Rm 3, 30. 294 - Gal 3, 8.

295 - Gal 21, 15-16. 296 - Rm 9, 30-32. 297 - Fil 2, 13. 298 - Rm 9, 32. 299 - Rm 10, 3-4. 300 - Mt 15, 3; Mc 7, 9. 301 - Rm 9, 31. 302 - Es 20, 17. 303 - Cf. Rm 7, 12. 304 - Cf. 1 Cor 3, 7. 305 - Gv 15, 5. 306 - Cf. Lv 18, 5. 307 - Rm 10, 6-9. 308 - Cf. Tt 2, 12. 309 - Rm 6, 4. 310 - Gi 2, 32; Rm 10, 13; At 2, 21. 311 - Sal 30, 20. 312 - Cf. Rm 5, 5. 313 - Cf. Rm 3, 31. 314 - Cf. Rm 3, 20. 315 - Es 20, 17. 316 - Sal 40, 5. 317 - Gv 5, 14.

318 - Sal 29, 3. 319 - Sal 53, 8. 320 - Sal 118, 85. 321 - 2 Cor 3, 17. 322 - 2 Pt 2, 19; cf. Gv 8, 34. 323 - Cf. 1 Cor 4, 7. 324 - Gv 15, 5. 325 - Gv 8, 36. 326 - 1 Cor 10, 13. 327 - Gn 15, 6; Rm 4, 3. 5. 328 - Rm 13, 1. 329 - 1 Cor 4, 7. 330 - Cf. Rm 9, 14. 331 - Rm 1, 24. 332 - Gv 19, 11. 333 - Cf. 1 Sam 24, 26. 334 - 1 Gv 4, 1. 335 - 1 Cor 13, 7. 336 - Cf. Rm 6, 14. 337 - Rm 8, 15. 338 - Rm 3, 30. 339 - Mt 5, 6. 340 - Gv 1, 12.

341 - Cf. Mt 7, 7. 342 - Mt 7, 11. 343 - Cf. 1 Cor 15, 56. 344 - Cf. Rm 7, 8. 345 - Cf. Sap 8, 21. 346 - Mt 7, 7; Lc 11, 9. 347 - Gc 1, 5-6. 348 - Cf. Rm 1, 17. 349 - Cf. Rm 4, 5. 350 - Cf. Rm 3, 27. 351 - Cf. 1 Cor 1, 31. 352 - Gal 5, 5. 353 - Cf. Rm 1, 17. 354 - Cf. Mt 5, 6; 2 Cor 4, 16. 355 - Sal 102, 5. 356 - Ef 2, 8-10. 357 - Cf. Gal 5, 6. 358 - Cf. Rm 5, 5. 359 - Cf. Rm 3, 24. 360 - Cf. Sal 3, 9. 361 - Gal 2, 16. 362 - 1 Cor 4, 7. 363 - Fil 2, 13.

364 - Cf. Gal 5, 6; Rm 5, 5. 365 - Cf. 1 Tm 2, 4. 366 - Cf. 1 Tm 2, 4. 367 - Sal 61, 12-13. 368 - Cf. Ef 3, 20. 369 - Sal 102, 2-5. 370 - Sal 102, 5. 371 - Sal 102, 2. 372 - PS 102, 3. 373 - Cf. Gal 5, 17. 374 - Cf. Rm 7, 23. 18. 375 - Cf. Gal 5, 6. 376 - Sal 102, 4. 377 - Sal 102, 4. 378 - Cf. Prv 20, 8-9; Mt 16, 27. 379 - Cf. Sal 61, 13. 380 - Mt 25, 35. 381 - Gc 2, 13. 382 - Mt 5, 7. 383 - Cf. Mt 25, 46. 384 - Gv, 17, 3. 385 - Cf. Sal 102, 5. 386 - Gv 14, 8-9.

387 - Cf. Sal 102, 2. 388 - Cf. Rm 10, 3. 389 - Cf. Rm 1, 17; 4, 5. 390 - Cf. Gal 5, 6. 391 - Cf. Rm 5, 5. 392 - 1 Cor 4, 7. 393 - Cf. Fil 2, 13. 394 - Cf. Sal 58, 11. 395 - 1 Cor 4, 7. 396 - Rm 11, 33. 397 - Rm 9, 14. 398 - Cf. Rm 12, 1. 3. 399 - Rm 12, 3. 400 - De pecc. mer. et rem. 2, 6, 7. 401 - Mt 19, 24. 402 - Mt 26, 53. 403 - Cf. Dt 31, 3; Gd 2, 3. 404 - Cf. Sap 16, 24. 405 - Cf. Mc 11, 23. 406 - Cf. 2 Cor 10, 17. 407 - Gc 1, 17. 408 - Mt 17, 19; Lc 17, 6; Mc 11, 23. 409 - Cf. Is 10, 23; Rm 9, 28.

410 - Mt 22, 37. 39. 411 - Cf. Gc 3, 2. 412 - 1 Cor 13, 12. 413 - Cf. Gv 15, 13. 414 - Cf. 2 Cor 5, 7. 415 - Cf. Rm 8, 25. 416 - Cf. Ef 3, 20. 417 - Cf. Mt 22, 37. 39. 418 - Cf. 1 Cor 13, 12. 419 - Cf. Fil 3, 13. 420 - Cf. Rm 1, 17; Gal 3, 11. 421 - Cf. 2 Cor 5, 6-7. 422 - Cf. 1 Gv 4, 16. 423 - Dt 6, 5. 424 - Rm 6, 12. 425 - Es 20, 17. 426 - Sir 18, 30. 427 - Cf. Rm 1, 17. 428 - Mt 6, 12. 429 - Sal 142, 2. 430 - 1 Gv 1, 8. 431 - 1 Re 8, 46. 432 - Sir 7, 21.

433 - Cf. Lc 6, 37-38. 434 - Cf. Mt 5, 6. 435 - Cf. Gv 6, 51. 436 - Cf. Sal 35, 10. 437 - Cf. Rm 10, 6. 438 - Cf. 1 Cor 15, 53. 439 - Cf. Rm 7, 23. 440 - Cf. Rm 9, 14. 441 - Cf. Gc 4, 6. 442 - Cf. 2 Cor 12, 7. 443 - 2 Cor 12, 9. 444 - Cf. Rm 3, 19. 445 - Rm 11, 33-36.

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