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Mditerrane

112 (2009) Goarchologie de la pninsule italienne


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Vittoria Carsana, Stefania Febbraro, Daniella Giampaola, Carmella Guastaferro, Giolanda Irollo et MariaRosaria Ruello

Evoluzione del paesaggio costiero tra Parthenope e Neapolis


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Rfrence lectronique Vittoria Carsana, Stefania Febbraro, Daniella Giampaola, Carmella Guastaferro, Giolanda Irollo et MariaRosaria Ruello, Evoluzione del paesaggio costiero tra Parthenope e Neapolis, Mditerrane [En ligne], 112|2009, mis en ligne le 01 octobre 2011, consult le 05 janvier 2013. URL: http://mediterranee.revues.org/2943 diteur : Presses Universitaires de Provence http://mediterranee.revues.org http://www.revues.org Document accessible en ligne sur : http://mediterranee.revues.org/2943 Ce document est le fac-simil de l'dition papier. Tous droits rservs

Fig.1 - Ricostruzione della linea di costa fra Parthenope e Neapolis dal periodo ante IV sec. a.C. ad et tardo antica (v-vi sec. d.C.) con localizzazione delle aree di scavo delle stazioni.

No112 - 2009

Evoluzione del paesaggio costiero tra Parthenope e Neapolis


volution du paysage littoral entre Parthenope et Neapolis Evolution of the coastal landscape between Parthenope and Neapolis

Collaboratore Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei carsana@iol.it

V. CARSANA, S. FEBBRARO C. GUASTAFERRO G. IROLLO

Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei

D. GIAMPAOLA

Tecno In S.p.A. Servizi di Ingegneria, Napoli

Libero Professionista

Dipartimento di Scienze della Terra Universit di Napoli Federico II

M. R. RUELLO

Il paesaggio costiero fra Parthenope e Neapolis stato ridisegnato dopo i recenti risultati ottenuti dagli studi archeologici, geo-archeologici e stratigrafici effettuati durante i lavori per il completamento delle stazioni della nuova metropolitana di Napoli. In particolare stata identificata lantica linea di costa, nonch le sue variazioni nel tempo, e la posizione del porto della citt greco-romana nellinsenatura presente fra Piazza Bovio e Piazza Municipio. Gli scavi nel sito di Municipio hanno messo in luce una successione di sedimenti di riempimento dellantico bacino portuale che fu attivo dal tardo iv inizio iii secolo a.C. fino allinizio del v secolo d.C.. Grazie alla scoperta di tre relitti di navi romane e di varie strutture portuali, fra cui un molo e dei pali, nonch di numerosi oggetti sui diversi fondali stratigraficamente sovrapposti, stato possibile ricostruire la storia della frequentazione di questa parte del porto di Neapolis. Parole chiave: Parthenope, Neapolis, linea di costa, porto The coastal landscape between Parthenope and Neapolis has been redrawn in light of recent archaeological and geoarchaeological investigations undertaken during the construction of the Naples Underground Line 1. The ancient coastline, together with changes during the past centuries, has been precisely identified and the harbour of the Greco-Roman city has been located in the

large cove between Municipio square and Bovio square. The Municipio station excavation revealed several different levels of the harbor bottom, which was used from the late fourth or early third century BC to the early fifth century AD. Thanks to the discovery of three shipwrecks and various structures, including a mole and piers, it has been possible to reconstruct the history of this part of the port of Neapolis. Keywords: Parthenope, Neapolis, shoreline, port Le paysage littoral entre Parthenope et Neapolis a t reconstitu partir de donnes archologiques et goarchologiques lors des travaux de construction des stations du mtro de Naples. La mobilit des anciennes lignes de rivage a pu tre prcise ainsi que la localisation du port grco-romain entre les places Municipio et Bovio. Les fouilles de la place Municipio on rvl plusieurs couches de sables portuaires utilises entre le iiie sicle avant J.-C. et le ve sicle aprs J.-C. La dcouverte de trois paves et de nombreuses structures portuaires (mle, pontons) permettent de reconstituer lhistoire de cette portion du port antique de Neapolis. Mots cls: goarcheologie littorale, port antique, dragage, Naples, Italie

Il paesaggio costiero degli antichi siti di Neapolis e Parthenope ricadenti allinterno del centro storico di Napoli stato ricostruito grazie alle esplorazioni archeologiche e alle campagne di carotaggi geoarcheologici eseguite nelle aree delle stazioni della linea 1 della Metropolitana localizzate fra piazza Garibaldi e piazza Municipio (fig.1). Pi in particolare la definizione del bacino portuale di Neapolis stata di recente oggetto di approfondimenti e articolazioni (Amato etalii, 2009). Parthenope/Palaepolis e Neapolis, fondate rispettivamente nella prima met del vii secolo a.C. e fra la fine del vi-inizi del v secolo a.C., sono ubicate la prima sulla rocca tufacea di Pizzofalcone, laltra su un pi basso plateau, digradante, con un profilo irregolare, dai circa 65 m dellacropoli di S. Aniello a Caponapoli, ai circa 5 m del litorale sabbioso immediatamente sottostante (DAgostino, Giampaola 2005). Fra i due siti si estende, alle pendici della collina del Vomero occupate dai Quartieri Spagnoli, unarea sub pianeggiante incisa da valloni e solchi di corrivazione provenienti da nord ed ovest e sfocianti al mare. La linea di costa sottostante tale area, indagata nelle stazioni della metropolitana Municipio e Universit in piazza G. Bovio, presenta una grande insenatura, accanto alla quale

i carotaggi geoarcheologici eseguiti a nord e a sud di corso Umberto nello spazio antistante le colline del Monterone e di S. Marcellino hanno rivelato unulteriore minore rientranza protetta dalle vicine fortificazioni urbane. In essa sono stati riconosciuti livelli di ambiente sommerso/battigia, databili ad et ellenistica, con resti in blocchi e in scaglie di tufo miste a sabbia, pertinenti verosimilmente a strutture litoranee. In tale sito, anche sulla scorta di una nuova lettura della tradizione liviana relativa al conflitto fra Roma e Neapolis durante la ii guerra sannitica, si proposto di riconoscere linsenatura in cui era ospitata la flotta neapolitana. Le esplorazioni archeologiche fra piazza N. Amore e piazza Garibaldi attestano una spiaggia emersa che si raccorda alla depressione del Sebeto, il corso dacqua delimitante in epoca storica il territorio neapolitano a sud-est. Le peculiarit di questo contesto ambientale condizionano fortemente le modalit di occupazione che appaiono diversificate per cronologia, funzioni e consistenza monumentale dei resti. In linea generale si pu affermare che i rilievi collinari ai margini del litorale sono interessati da insediamenti a cominciare dallet del Neolitico finale. A piazza N. Amore, ubicata immediatamente a valle del plateau su cui sar fon-

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data Neapolis, sono state riconosciute, dallet del Bronzo medio allet del Ferro, fasi di occupazione, documentate soprattutto da abbondanti reperti ceramici, in un contesto di

ambiente costiero prevalentemente emerso ma molto vicino alla riva. A piazza Garibaldi sul paleosuolo del Bronzo medio-recente e per tutte le successive rade fasi di vita sino

Fig.2 - B. Capasso, Topografia della citt di Napoli nellXI secolo (riproduzione da esemplare conservato presso la biblioteca della Societ Napoletana di Storia Patria).

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ad et moderna, lindagine ha rivelato una stratigrafia sabbiosa limosa riconducibile a frequenti esondazioni, forse provenienti da un vicino corso dacqua discendente dalle colline circostanti (il vallone dellArenaccia). Nel campione di piazza N. Amore, privilegiato per ampiezza ed articolazione stratigrafica, si recupera la stratigrafia, databile intorno alla met del v secolo a. C., di una spiaggia emersa solcata da alvei di formazione naturale, immediatamente esterna al circuito della fortificazione. La presenza di frammenti ceramici residuali testimonia una frequentazione delle aree al contorno almeno dalla met del vi secolo a.C. La spiaggia conosce una occupazione strutturata, probabilmente a carattere sacro, solo dagli inizi del iv secolo a.C., momento in cui, pur con alcuni fenomeni di discontinuit attestati fra la met del iii e gli inizi del secolo successivo, possibile forse riconoscere lorigine della straordinaria vicenda insediativa che culminer con la realizzazione in et augustea del Santuario dei Giochi Isolimpici. Il complesso, di cui sono stati esplorati parte del tempio e del portico, ricade nel quartiere a carattere agonistico che, per tutta let imperiale sino al iii secolo avanzato, occupa il settore sud-orientale della citt esterno al perimetro fortificato originario (Giampaola et alii, 2005). Larea non lontana dal porto si collega allurbanizzazione ad esso circostante di cui le indagini in atto stanno rivelando resti ancora in corso di definizione. Ad oriente, oltre i limiti del quartiere agonistico, i dati bibliografici attestano aree di necropoli probabilmente connesse alla viabilit verso Nola e lagro vesuviano. In tale contesto rientra un importante asse stradale litoraneo rinvenuto a piazza Garibaldi . Esso perdura, dal ii secolo a.C. al ii secolo d.C., con diversi rifacimenti della massicciata ed appare protetto da esondazioni rivelate da una stratigrafia limosa, mediante la realizzazione di fossati artificiali e cordoli di terra e materiale edilizio. Dagli inizi del v secolo d.C. nel litorale appaiono diffusi fenomeni di impaludamento, sia nellinsenatura portuale fra piazza Municipio e piazza Bovio, sia nel quartiere agonistico dove, ad esempio, a piazza N. Amore gi dalla met del iv secolo d.C. si individuano nellarea delledificio templare indizi di ristagno delle acque che, nonostante lesecuzione di canali di drenaggio, determineranno nel corso del v secolo il suo abbandono. Fra piazza Municipio e piazza Bovio alla formazione di unambiente lagunare segue un insabbiamento che condurr nel vi secolo d.C. allavanzamento della linea di costa e al conseguente spostamento verso est del porto.

la chiesa di S. Maria di Porto Salvo, almeno dalla fine del met del iii secolo a.C., realizzato un porto che rimane in uso sino agli inizi del v secolo d.C. (Giampaola et alii, 2006) (fig.1). A piazza Municipio larea di scavo ubicata nella parte pi interna dellantica insenatura, immediatamente a ridosso della linea di costa evidenziata dai sondaggi geoarcheologici. Lindagine ha rivelato lesistenza, al di sotto di una sequenza stratigrafica di circa 13 m di profondit dallattuale piano di calpestio della piazza, di un ambiente sommerso, probabilmente a bassa profondit, in cui sono stati distinti circa quattro metri di sedimenti stratificati dei diversi fondali sabbiosi del porto. Le analisi della stratigrafia di tali fondali eseguite da C. Morhange hanno documentato una sediiv-prima

Fig.3 - Piazza Municipio. Tracce degli antichi dragaggi del fondale.

1 - Linsenatura portuale di piazza Municipio e piazza Bovio


B. Capasso per primo ha riconosciuto nellarea di piazza Municipio un settore del bacino portuale di Neapolis, identificato sulla scorta di un documento del 1018 che menziona due porti, un bacino pi grande denominato Portus Vulpulum, ubicato nellarea occupata da Castel Nuovo, piazza Municipio, via Medina e un pi piccolo e contiguo Portus de Arcina nellarea del Molo Piccolo (Capasso, 1895) (fig.2). Gli scavi per la Linea 1 della Metropolitana hanno confermato che nella grande insenatura compresa tra Castel Nuovo e

mentazione molto fine, segnalando un ambiente protetto in comunicazione con il mare aperto e con contaminazioni di acqua dolce. I livelli pi profondi (fino a quota -7,00/-7,60 m slm) sono intaccati da solchi intersecanti a profilo concavo interpretati come resti di dragaggi (fig.3). Essi, eseguiti in ambiente sommerso probabilmente con unimbarcazione munita di draga (Pomey, 1999), hanno asportato le sabbie e, in alcuni settori fino a uno spessore di 0,85 m, anche le cineriti della facies incoerente del banco di Tufo Giallo Napoletano. Estato possibile distinguere, attraverso un accurato scavo stratigrafico, diverse manovre di dragaggio in due direzioni principali, est-ovest e nord-est/sud-ovest. La prima e pi antica raggiunge le cineriti (ad ovest a q. -5,60/-5,80; ad est -7,00/-7,60 m slm) e si estende ad ovest in aderenza della linea di costa, evidentemente per livellare il fondale per un pi facile approdo, mentre le successive manovre intaccheranno il solo settore orientale (Giampaola, Carsana, 2005) (fig.4). Le operazioni di dragaggio, databili fra la fine del iv ed il iii secolo a. C., sembrano costituire una radicale rifunzionalizzazione portuale del settore di insenatura indagato, allo scopo di abbassare il livello dei fondali e regolarizzare il profilo originario dei margini dellinsenatura che si presentava maggiormente accidentato. Gli interventi di dragaggio hanno alterato la pi antica stratigrafia, relativa alle fasi iniziali di frequentazione di tale insenatura, da quelle dellambito cronologico dellinsediamento di Parthenope di vii secolo a.C. a quelle della

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Fig.4 - Piazza Municipio. Planimetria dei solchi di dragaggio.

Fig.5 - Piazza Municipio. Sezione stratigrafica dei fondali e del molo (est-ovest).

Fig.6 - Grafico con i totali delle ceramiche rinvenute a piazza Municipio e a piazza Bovio, distinti per periodi.

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Fig.7 - Piazza Municipio. Veduta dallalto dei tre relitti e dei pali lignei del molo. Foto G. Avallone.

Neapolis di v secolo a.C. Si pu tuttavia osservare che dallo scavo di Municipio sono stati recuperati, alle quote profonde dei fondali, frammenti ceramici residuali degli inizi del vii secolo a.C., confrontabili con i materiali pi antichi di Parthenope provenienti dai contesti della necropoli di Pizzofalcone e dello scarico del Chiatamone (DAgostino, Giampaola 2005). Diversamente nel versante dellinsenatura indagato nella stazione Universit (piazza Bovio), pi vicino al sito di Neapolis, nel fondale sabbioso al di sopra della stratigrafia naturale (da -5,55/-7,40 m slm), peraltro non disturbato da dragaggi, i reperti pi antichi risalgono alla met del v secolo a.C. A Piazza Municipio le attivit di dragaggio sembrano concludersi nel corso della seconda met del ii secolo a.C., allorch un sedimento sabbioso (q. -5,60/-5,50 m slm) livella il fondale, intaccato solo sporadicamente da dragaggi. Si susseguono poi diversi fondali (fino a quota -3,00 m slm), costituiti da sabbie, limo e piante marine (posidonie), sedimentati in una stratigrafia orizzontale molto regolare, in cui sono stati rinvenuti numerosi reperti quasi integri, che costituivano, accanto ad eventuali rifiuti urbani, in parte oggetti perduti nel corso delle operazioni di carico e scarico delle merci, in parte dotazioni di bordo. La procedura dello scavo stratigrafico ha puntualizzato la datazione dei diversi fondali, dei relitti e delle strutture rinvenute, poich la posizione protetta di questo settore dellinsenatura ha preservato la stratigrafia sabbiosa dai disturbi del moto ondoso (fig.5). La grande quantit di ceramiche rinvenute sui fondali databili tra la fine del iii-ii secolo a.C. (15646 frammenti ceramici)

e la fine del i a.C.-inizi i d.C. (97121 frammenti ceramici) testimonia lintensa frequentazione dellapprodo in tale periodo. Tra il iii ed il i secolo a.C. invece nellarea di piazza G.Bovio si forma un unico deposito (quota -4,95/-6,06/-6,50m slm) relativo ad un fondale poco profondo da cui proviene un cospicuo numero di reperti ceramici (10276 frammenti, tra cui circa 20 anfore quasi intere) (fig.6). Lampio arco cronologico dei materiali compreso tra il iii e la seconda met del i secolo a.C. fa pensare ad un rimescolamento dovuto allazione del mare, con unazione di erosione che giustificherebbe anche la scarsa sedimentazione di questo periodo in cui il fondale si innalza di soli 0,40/0,50 m. A piazza Municipio gli indicatori ceramici segnalano un picco della frequentazione dallet augustea sino alla met del isecolo d.C. (102546 frammenti ceramici), una diminuzione delle quantit di reperti nella seconda met del isecolo d.C. (43232 frammenti ceramici), e una ripresa nel iisecolo d.C. (61491frammenti ceramici) (fig.6). Lo studio in corso delle ceramiche rinvenute potr condurre, con adeguate analisi, ad una lettura delle dinamiche commerciali e funzionali dello scalo portuale. Nel i secolo d.C. la sequenza dei diversi strati di sabbia sovrapposti corrispondenti a progressivi fondali si sviluppa per unaltezza di circa 1,35/1,10 m (da q. -5,45/5,15aq. 4,15/-3,80 m slm), a testimonianza, come evidenziato da C.Morhange, di una elevata velocit di sedimentazione, riscont rata in ug ual misura nei por ti antichi di Marsiglia arcaica, Alessandria romana e Tiro (Marriner, Morhange,2007).

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Alla fine del i secolo d.C. costruito un molo perpendicolare alla linea di costa (larghezza 4,50 m; quote da -3,60a-4,10 m slm ), realizzato con una palificata contenuta da una gettata di pietre calcaree di medie e grandi dimensioni messe in opera a secco (fig.5). A nord del molo (quota -3,90/-4,00 m slm) si rinvengono due imbarcazioni (relitti A e C), in posizione perpendicolare tra di loro, le quali, anche per lassenza di carichi, sembra ipotizzabile siano state volontariamente affondate (fig.7). Il relitto A rientra nelle specie di navi commerciali marittime (onerariae) di medio tonnellaggio che potevano essere utilizzate per un commercio di piccolo e medio cabotaggio; la barca C stata identificata da G. Boetto come una horeia, grazie al confronto con la documentazione iconografica musiva, e con due esemplari scoperti nel porto di Tolone in Francia (Giampaola et alii,2006). Essa era utilizzata per servit portuale, per il carico e lo scarico delle merci oppure per attivit di pesca. Non si posseggono chiari indicatori del livello del mare in questa parte dellinsenatura, anche se le altezze dei pali del molo ed il tipo di imbarcazioni rinvenute confermerebbero un contesto di acque poco profonde, adatte al pescaggio di navi di piccolo carico. Nel ii secolo d.C. sono costruiti due pontili o passerelle (quote da -3,55 m ad ovest a -3,80 m slm ad est) con andamento obliquo rispetto al molo pi antico, i cui pali penetrano nelle barche ormai insabbiate, rompendone il fasciame. Tali strutture non sono pi utilizzate tra la fine del ii e gli inizi del iii secolo d.C., quando una terza imbarcazione (relitto B), ancora con il suo carico di calce e scaglie di calcare affonda, forse per una mareggiata, a nord-ovest del molo, sovrapponendosi ad esso e ad uno dei pontili. Nel corso del iii secolo d.C. (quote da -3,25 a -3,55 mslm) il bacino continua ad essere frequentato, come indica la quantificazione dei reperti rinvenuti (10.300 frammenti ceramici), ma documentata la presenza solo di alcuni pali di legno di piccole dimensioni (diametri tra 3 e 8 cm), forse utilizzati per lattracco, limitata al settore nord-ovest. La zona dellinsenatura corrispondente allattuale piazza Bovio sembra funzionare dal i secolo d.C. come area marginale dellantico bacino: se le ceramiche recuperate dalle sabbie (1216 frammenti ceramici) indicano una scarsa frequentazione, sia rispetto alle maggiori concentrazioni del periodo precedente, sia rispetto ai contemporanei fondali di Municipio (fig.6), le analisi geomorfologiche ricostruiscono per il solo settore settentrionale e per un breve lasso di tempo la formazione di una spiaggia emersa. Dalla fine del ii al ivsecolo d.C. larea torna ad essere interamente sommersa e le quantit dei reperti ceramici e il loro grado di conservazione non sembrano documentare attivit di tipo portuale o di scalo. A Municipio una nuova pi intensa funzionalit documentata nel iv secolo d.C. e perdura sino agli inizi del vsecolo

d.C. In tale periodo emerge una concentrazione di piccoli pali nella parte nord dellarea di scavo (quote -3,00 a -3,55 m slm), relativi forse a passerelle in legno poco consistenti o, in alternativa, legati ad attivit di pesca. Agli inizi del v secolo d.C. la formazione di una laguna (quota -2,50 m slm) in questa parte del bacino ne determina labbandono, cui segue un progressivo insabbiamento protratto per tutto il vi secolo d.C. (fino a quota 0,90/1,10mslm) (fig.5). A piazza G. Bovio i fondali datati alla seconda met del ivsecolo restituiscono, diversamente da quelli dei secoli precedenti, quantit pi consistenti di materiali ceramici con basso grado di frammentariet. Dagli inizi del v secolod.C. (q. -1,50 m slm) si registra la formazione progressiva di una spiaggia emersa che prosegue nel corso del visecolo (fino a quota 0,16 m slm) con lavanzamento della linea di costa in corrispondenza del limite sud dellarea di scavo. La grande quantit di materiali rinvenuti di questo periodo, soprattutto anfore, le attestazioni di attivit artigianali sulla spiaggia, la costruzione nel vii secolo d.C. di un edificio destinato a magazzino per le merci segnalano lo spostamento del porto e delle sue attivit commerciali verso oriente (Giampaolaetalii, 2005). In conclusione, la ricostruzione geomorfologica della linea di costa attesta che il settore dellinsenatura indagato a piazza Municipio appare come il pi idoneo allapprodo e che con tale funzione stato utilizzato probabilmente sin dalla fase relativa allinsediamento di Parthenope e poi di Neapolis, anche se manca una adeguata documentazione degli indicatori ceramici di tale ambito cronologico, a causa delle asportazioni delle sabbie dei fondali conseguenti ai dragaggi. A tal proposito si deve inoltre osservare che il versante litoraneo a sud del rilievo di Castel Nuovo pi vicino al promontorio di Parthenope si presenta come una costa tufacea maggiormente esposta, n migliore condizione offriva la zona ad ovest dello stesso, caratterizzata da una lunga e sottile spiaggia dalle origini sino ad et moderna. Lutilizzo portuale nel settore di insenatura esplorato a piazza Municipio documentato in modo straordinario a cominciare dalla fine del iv iii secolo a.C., attraverso il rinvenimento dei segni della capillare opera di dragaggio, dopo la quale tale settore, sia per la presenza di installazioni portuali, sia per la consistenza numerica dei materiali ceramici dei fondali, risulta aver mantenuto con continuit una funzione di scalo commerciale. Vicende diverse sembrano cogliersi per il settore orientale dellinsenatura indagato a piazza G. Bovio: esso non interessato dallattivit di dragaggio ed appare frequentato con maggiore intensit solo nel periodo tra iii e i secolo a.C., momento in cui ha potuto fungere anchesso come approdo, anche se secondario; diversamente, sia nella fase pi antica di v e iv secolo a.C., sia in quella dal i al iv secolo d.C. gli indicatori archeologici disponibili segnalerebbero unarea marginale dellinsenatura.

Bibliografia
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