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FILOSOFIA (CLASSI QUARTE) Spinoza (parte terza)

Indice: 1. La Sostanza e la Natura. 2. La Natura come un insieme di leggi. 3. I rapporti tra la Sostanza e i modi. 4. La Sostanza spinoziana come ordine necessario. 5. Lantifinalismo spinoziano. 6. La negazione delle cause finali. 7. I limiti della concezione finalistica. 8. Finalismo e soggettivit. 9. La negazione dellantropomorfismo religioso. 10. Pensiero ed estensione. 1. La Sostanza e la Natura. Per comprendere appieno le caratteristiche della Sostanza spinoziana, occorre procedere oltre il semplice accostamento tra la Sostanza stessa e la Natura; questultima intesa nellEtica di Spinoza come lordine necessario di tutte le cose e non soltanto come la somma di esse. La Sostanza identificata dal filosofo con la struttura geometrica del cosmo, ovvero con lordinamento globale dellessere; tale visione risulta esemplificata dai termini panteismo (Dio in tutto) e panenteismo (Tutto in Dio). 2. La Natura come un insieme di leggi. Il punto di vista espresso da Spinoza rappresenta un rafforzamento e insieme un superamento della precedente visione naturalistica: la Natura, per il filosofo, linsieme delle relazioni tra gli elementi della realt (e non costituisce pi lelemento animatore di tutto ci che esiste); essa si configura in altri termini come un complesso di leggi, riproducendo levoluzione concettuale a suo tempo manifestata da Galileo, il quale aveva assegnato alla Natura una funzione regolatrice (e non pi generatrice) del tutto. 3. I rapporti tra la Sostanza e i modi. Spinoza non accetta in riferimento al problema dei rapporti tra la Sostanza e i modi la dottrina della creazione, ritenendo che la Sostanza non possa e non debba riflettere, nel proprio comportamento, le caratteristiche umane (come la scelta intenzionale e la volont). Il filosofo non accetta neppure la dottrina dellemanazione, presente nella filosofia di Giordano Bruno e, quindi, riferibile a uno stadio del pensiero ormai superato dalla rivoluzione scientifica. 4. La Sostanza spinoziana come ordine necessario. La Sostanza spinoziana si identifica in un ordine cosmico, avente carattere necessario: la derivazione dei modi dalla Sostanza corrisponde al rapporto tra i procedimenti geometrici (come i teoremi) e la geometria stessa. La Sostanza si configura come una premessa necessaria dalla quale discendono in modo necessario alcune conseguenze (i vari elementi del mondo); nella visione spinoziana non vi alcunch di contingente (cos come non vi spazio per la possibilit e per la realt, entrambe sostituite dalla necessit).

5. Lantifinalismo spinoziano. La concezione espressa da Spinoza pu definirsi antifinalistica, in quanto si oppone al finalismo espresso dalla tradizione ebraico-cristiana (si parla, in riferimento a tale tradizione e al ruolo in essa assegnato alluomo, di finalismo antropocentrico). La posizione di Spinoza corrisponde a un superamento della rivoluzione scientifica e dei suoi esiti e, in particolare, del meccanicismo cartesiano (subordinato, nel proprio manifestarsi, alla razionalit e alla libert divina) perch luniverso spinoziano privo di cause finali. 6. La negazione delle cause finali. Spinoza sostiene che le cause finali rappresentano soltanto il prodotto di un pregiudizio espresso dalluomo. Il genere umano portato ad agire in vista di una finalit (ad esempio del proprio vantaggio), in relazione alla quale i beni e le facolt di cui gli uomini dispongono vengono intesi come mezzi. Ne derivano le false convinzioni che la divinit renda disponibili agli uomini le proprie creazioni affinch essi possano servirsene e che gli stessi elementi negativi dellesistenza umana non siano tali, se sottoposti al giudizio di Dio. 7. I limiti della concezione finalistica. Secondo Spinoza necessario contrapporre a tale visione pregiudiziale il punto di vista a-finalistico sulla realt che rivelato agli uomini dalla matematica. Il finalismo, per il filosofo, conduce gli uomini a scambiare le cause con gli effetti, come nel caso del sole (gli uomini ritengono che il calore da essi avvertito costituisca il presupposto dellesistenza del sole, mentre ne la conseguenza); il finalismo, inoltre, introduce degli elementi di imperfezione nel mondo, presupponendo lesistenza di cause intermedie diverse da Dio stesso. 8. Finalismo e soggettivit. Il finalismo , infine, incompatibile con lidea della perfezione divina (agire in vista di un fine significa proporsi di ottenere qualcosa di cui non si dispone). La visione finalistica della realt non , in definitiva, accettabile perch le nozioni alle quali essa ricorre (come, ad esempio, il bene e il male) non hanno un fondamento assoluto ma corrispondono al punto di vista soggettivo di chi le utilizza; non possono, pertanto, essere utilizzate come parametri per la comprensione del reale. 9. La negazione dellantropomorfismo religioso. Il rifiuto del finalismo si accompagna, in Spinoza, alla negazione dellantropomorfismo religioso, ovvero dellattribuzione a Dio di caratteristiche umane. La propensione allantropomorfismo si rivela, secondo il filosofo, nellimmagine divina trasmessa dalla Bibbia; al Dio personale delle Scritture (che corrisponde a un punto di vista superstizioso e infondato) Spinoza contrappone la propria visione di un Dio sovrapersonale, identificabile con il Tutto. 10. Pensiero ed estensione. Spinoza si sofferma, come aveva fatto Cartesio, su pensiero ed estensione. Dal punto di vista spinoziano, essi pur qualificandosi, entrambi, come attributi della Sostanza rappresentano due realt non omogenee sotto il profilo qualitativo (e, quindi, destinate a non influenzarsi reciprocamente); ci non significa che tra pensiero ed estensione non sussista unimplicazione reciproca. Si evidenzia, pertanto, la necessit di illustrare la connessione tra tali ambiti, definendo la relazione tra mente e corpo.

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