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DELLE

ANTICHIT. GIUDAICHE

LIBRO DECIMOQUARTO r>

CAPITOLO PRIMO

Contesa tra i due ftatelli Aristoholo e /reano pel . regno i quali convengonsi in questo ~ che regni Aristoholo , e /reano viva privatamente.

I. QuANTO appartiensi alla regina Alessandra e alla morte di lei , descritto l' abbiamo nel libro antece
dente : ora . sporremo le cose , che appresso segui~ rono , non avend~ in ci altra mira , che di non trascurare n per ignoranza, n per error di memoria fatto veruno. Perch sebbene egli vero , che a una storia e a un racconto di cose per la rimota
FL.4.P'IO. torno

rr.

DELLE .A.NT!t.;Hil'.A.' GU/D.A.ICUE

loro antichit ignorate dai pi si richiegga ancora la grazia del dire , quella cio eh~ dalle parole e dall' armonica loro disposizione risulta , e con essa quanto pu agli animi de' leggitori adorno render lo stile , perch l' erudizione, che acquistano, disgiunta non vada da qualche diletto e piacere , pure gli scrittori innanzi ad ogn' altra cosa conviene , che tengano volto r animo all'esattezza de'fatti e alla verit de' racconti , per riferirli com' essi sono a coloro , i quali per non averne da s bastevole notizia sono pronti a stare alla loro narrazione. ll. Bra adunque lrcano salito appena al pntificato il terz'anno della centesima settantesima settima olimpiade, essendo in Roma (1) consoli Q. Ortensio e Q. Metcl1o , quegli cio che fu soprannominato aneora Cretico , e Aristobolo esce tosto in campo contro di lui. Si venne da Ircano a battaglia vicino a Gerico; ma perciocch molti de' suoi soldati passarono al campo di suo ftatello, egli si tifugg nella rocca, dov' erano per ventura stati rinchiusi gi da sua madre , come abbiamo detto innap.zi , la moglie e i figliuoli d' Aristobolo ; il quale oppugnati quei deJI' opposta fazione, ch' enbo il Pecinto del Tempio s' erano ricolti , gli ha in suo potere : indi sceso a trattare col fratello di accordo si riconciliano insieme con patto , che il regno sia d' Aristobolo , e !reano si viva in pace senzil pensiero di cose pubbliche, e goda senza disturbi di quelle rendite , ch' ei possiede. Questa convenzione si conchiuse nel Tempio, e ~011. iaaJIiievole t;iur~e e darai la J;IWlO fer

3 mossi ; indi alla presenza di tutto il popolo abbracciatisi l'uno l' altro si ritirarono ~ Aristobolo nella reggia , e !reano , siccome privato , nell' abitazione d' Aristobolo.
LID. XIV. C.A.P. J.
CJ.PITOLO

II.

Di .Antipatro e della sua stirpe. In che modo venne a grande stato e potere. Fuga tE !reano ad Areta
re desii Arabi. l Ma certo Idumeo nominato Antipatro, amico di Ircano, uomo denaroso , e di sua natura attivo e brigante , per l' amicizia che avea con hcano, nodriva mal animo conlro Aristobo1o. Ben 'ero, che Nicol Damasceno il fa derivare da' pincipli Giudei, che vennero da Babilonia in Giudea: ma ci, egli dice , per far piacere ad Erode figliuolo d'Antipatro , divenuto , non so per quale fortuna , re dei Giudei ; del quale ragioneremo a suo tempo. Ora questo Antipatro si chiamava da prima Antipa , il qual nome aveva suo padre ; che fatto dal re Alessandro e da sua moglie governatore dell' ldumea tutta quanta ' dicesi ' che strignesse amicizia cogli Arabi, co' Gazei, e cogli Ascaloniti suoi confinanti, i cui animi con mol,ti e gran donativi si cattiv. Il giovane Antipatro adunque mirando con occhio pi'eno di sospeJto Aristobolo tanto cresciuto in potere , e temendo' che l' odio suo verso lui non gli fosse cagione di qualche disgrazia , gli si leva contro segre-

DELLE A.NTICHIT.t' GIUDAICHE

tamente , tenendo combriccole de' pi potenti Giudei , tta le quali andava spargendo, non doversi pa tire , che Aristobolo tenga un regno a lui non dovuto , ed abbiane escluso il fi:atello maggiore , e si usurpi un potere , che attesa l'et s'appartiene a quell' altro. Queste ragioni andava ogni d ripetendo all'orecchio ancora d'lrcano, e avvertivalo, che non sarebbe sicura neppur la sua vita , se non una sollecita fuga non p1ovvedesse a s stesso ; aggiugneva che i fautori d' Aristobolo non si riman.evano mai & insidiargli alla vita onde questi senza opposizione potesse regnare. II. A questi ragionamenti lrano non dava fede; siccome d' indole buona , e difficile per ]a sua dolcezza ad ammettere accuse d' altrui: l' amore per , ch'egli aveva al vivere senza noje e pensieri, fece credere , a chi Id vedeva , ch' ei 'fosse infingardo e dappoco: ma di tutt'altro cuore era Aristobolo, uomo d' ardenti spiriti e sollevati. Poich dunque si avvide Antipatro, che ,}reano non dava orecchie al suo dire , continu ogni giorno a inventare calunnie e ad appor nuove accuse ad Aristobolo , cui diceva volerlo uccidere , e sugge1itogli , che si ritirasse presso il re degli Arabi Areta , tanto lo importun , che alla fine vel mosse : conciossiach gli promise , che dove si fosse a ci fare condotto , lo stesso re piglierebbe a soccorrerlo ; il che udendo lrcano disse , tornargli bene il fuggire presso Areta ( e coufinanti erano tra s la Giudea e l'Arabia ). lrcano pertanto spedisce egli il primo al re degli Arabi Anti-

UB. XIV. CAP. lJ,

patro , perch sotto fede giurata il cooduca a promettere, che non dar in mano de' suoi nimici uno, che supplichevole a lui ricorre. Avutane Antipatro la sicurt torn ad lrcano in Gerusalemme ; n and guar tempo , che presolo seco nel cuor della notte usc di citt 1 e dopo un lungo viaggio pervenne con esso lui alla citt detta P etra, o ve Areta faceva sua residenza. Or egli essendo strettissimo amico del re, lo pregava , che ritornasse lrcano nella Giudea ; il che ripetendogli, senza ristare giammai , ogni giorno, anzi accompagnando le istanze con larghi presenti induce Areta a esaudirlo. Ircano per in rieompensa pl'Omisegli , quando fosse da lui ricondotto nella Giudea e rimesso nel regno , di restituirgli il paese e le dodici citt; che Alessandro suo padre avea tolte all'Arabia; ed erano Medaba, Nabalio , Libiade , Tarabasa , Agalla , Atona , Zoara , Orona , Marissa , Ridda , Lussa ed Oriba.

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p l T

o L o III,

Aristobolo vinto in battaglia inseguito fino a GeruJalemme 1 e assediato nel Tempio.

I. Avute cosiffatte promesse , Areta mosse contro Aristobolo con cinquanta mila tra fanti e cavalli, e attaccata battaglia lo vince. Or essendo dopo questa vittoria passati molti alla parte d' Ircano , Alistoholo , che si trov in abbandono, fugg in Ge1usalemme : e il re degli Anbi con esso tutto il suo eser...

D'ELLE .A.NTICltiTA.' GIUD!ICR'B

cito serratosi intorno al Tempio prese ad assediarvi Aristobolo ; mentre da lrcano teneva il popolo, che in quell' assedio lo spalleggiava , e Aristobolo nQll aveva che i sacerdoti ubbidienti e fedeli. Areta adun que ,disposti per ordine gli alloggiamenti degli Arabi e de' Giudei rinforzava gagliardamente l' assedio. Ma poich queste cose intravvennero al tempo della fe sta degli azzimi, a cui diamo nome di Pasqua , i . Giudei pi cospicui , abbandonato il paese , ricove rarono nell' Egitto. Certo Onia per uomo santo e caro all'Altissimo, il quale in occasione di gran sic cit avendo pregato Iddio a liberarli da tal miseria fu esaudito, e Dio mand acqua dal cielo, ora poi ch vedeva la sedizione f&si ostinata , fugg a na scondersi : ma condotto nel campo giudeo gli chiesero ; che siccome col suo pregare cessata aveva la siccit , cos maledire volesse Aristobolo , e i sedi ziosi seguaci suoi. Si oppose egli e ricus di ci fa re ; ma perciocch il popolo ve lo astrinse , venuto iD mezzo di loro cos parl. " O Dio Signore del , l' universo , poich quanti meco ora stanno , sono " il tuo popolo, e gli assediati sono tuoi sacerdoti, , io ti supplico , che non vogli n ascoltar quegli , in danno di questi , n dar compimento a ci , di , che questi ti pregano contro di quelli " Appena egli ebbe fatta cotal preghiera , che alcuni Giudei di perduta coscienza gli si fecero intorno e lo ucci. se1o co' sassi. II. Ma Dio incontanentc punlli di tal crudelt , e . ''endic aopra loro la ~orte d' Onia in tal p1odo.

LIB. XIV. CA.P.

m.

Mentre trovavansi ancora sttetti cl' assedio Aristobolo e i sacerdoti,. sopraggiunse la solennit detta Pasqua, n.el1a quale abbiamo per costume di offerire a Dio molti sagrifizj. Ora avendo que' dentro grande scarsezza di vittime, ne domandarono a' nazionali di fuori la provvisione , e ne avrebbono in cambio quanto denajo loro piacesse. Risposero 1 che se le volevano , mille dramme sborsassero per ogni capo di bestia : n "tardarono pure un momento Aristobolo e i sa cerdoti ad accettare la condizione; anzi col1aron.o gi dal1e mura tosto la somma : ma coloro ricevuto il danaro non corrisposero colle v.ittime , e giunsero a . tanta scelleratezza , che rupper la data fede , e col negare a chi ne li preg il bisognevole pe' sagrifizj , furon empj con Dio. Traditi sottofede i saeerdoti supplicarono a Dio , che pigliasse .per loro vendetta -de' nazionali : n egli differl lungo tempo gaatigo ; anzi scatenato un rio vento e gagliardo disert le rendite di tuttoquanto il paese , talcM frumento vendevasi undici dramme al moggio.

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c .. p l T o L o

IV.

Ambascer)$ Ja Aristobolo e lrcfJIU) sp~ 4 Scaut'Q per trarlo ognuno a favorire la sua parte.
In questa Pompeo (2) mand Scauro in Siria , mentr' egli trovavasi nell' Armenia, e aveva guerra ancor con Tigrane. Giunto egli in Damasco , poich trov che LoJlio e Metello avevano pre.sa t~;at. la

DELLE .LNTICHIT&1 GltrD.UCHE

citt , prosegu il suo cammino alla volta della Giu~ dea , ove appena fu entrato , che gli compajono innanzi amhasciadori a nome s d' Aristobolo come d' lrcano chiedentigli per l' uno e per l' altro sovvenimento. Promettevangli , Aristobolo per sua parte quattrocento talenti , e !reano per se niente meno : Scauro per accetta la profferta d' Aristobolo ; per~ ciocch ed aveva molti denari, ed era uomo di gran tuore, e discrete n" etan le inchieste; dove l'altro era povero e spilorcio , e per cose maggiori d' assai avanzavasi a una promessa da non fidarsene troppo; che non era mica tuttuno prendere a viva forza una citt , che avea poche pari in fortezza e potere (3) , e caeciar dal paese gente fuoruscita con una frotta di Nabatei poco esperti neJl' armi (4). Preso adunque per le cagioni anzidette a favo rare Aristobolo, poich n'ebbe avuto il denajo , lQ libera dall'assedio , ordi.. nando ad Areta di ritir&si di l , sotto pena d' essere dichiarato .nimico a' Romani. Dopo ci Scauro si ricondusse in Damasco ; e Aristobolo con gran gente marci conuo Areta ed Ircano , e venuto con essi alJe mani presso ad un luogo , che dicevasi Papirone, 1iman vincitore e uccide da settemila nemici , ua' quali cadJe ancor Falione fratello d' Antipatro.

LJB, XIV. CAP. V.

CAP

I T OL O

V.

.Aristobolo e lrcano trattllne! ciascuno la sua causa dinanzi a Pompeo.


I. lodi a poco giunse Pompeo in . Damasco , e mentre di l aggiravasi per la Celesiria , gli vennero ambascere da tutta la Siria , da Egitto e dalla Giu dea altres ; coociossiach Aristobolo gli mand un gran regalo , ci fu una vite d'oro del valore di cinquecento talenti. Di tal donativo fa ricordanza an~ cora Strabone di Cappadocia con tai parole : " V en~ n ne una legazione pur dalr Egitto , con una corona , di cinquemila monete (2*) d'oro; e dalla Giudea , o vite o . giardino che fosse ]a manifattura , che , venne in dono, si nominava il piacere. Certo que , sto presente noi pure l' abbiamo veduto in Roma , appeso nel tempio di Giove Capitolino con sopravi ., scritto il nome di Alessandro re de' Giudei (3*); e n fu stimato valere beo cinquecento talenti : dicesi , per che il mandasse Aristobolo signor de"Giudei.,. Non and guar tempo, e a lui tornarono gli am~ hasciadori , Antipatro per lrcaoo , e per Aristoholo Nicodemo , il quale aggiunse un'accusa , contro chi aveva accettato denajo , cio Gabioio prima , e poi Scauro, che ricevettero quegli trecento e questi quat.. trocento talenti, e con ci oltre gli altri, che aveva Aristoholo , gli rendette nimici ancor questi. Ora Pompeo , poich ebbe ordinato che a lui ne venis

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DELLE .4.NTJCHITA' ~IUDAICllE

sero i litiganti in persona , siccome avvieinavasi la primavera , cosl levate da' quartieri d' inverno le truppe invissi verso Damasco ; e in passando atterr la fortezza, ch'era in Apamea , aggiuntavi gi da Antioco Ciziceno ; e gett gli occhi sulle te1Te di Tolommeo di Menneo , uom ribaldo e niente inferiore a Dionigi Tripolitano gi decollato , il quale era eziando suo parente : con mille talenti per il lltalvagio si riscatt dal gastigo dovutogli pe' suoi misfatti ; e Pompeo ripartilli tra' i suoi soldati. A~ batt ancora il castello Lisiade signoreggiato da Silla giudeo : indi passate le citt d' Eliopoli e di Calci.. de (5) , e vallicate le montagne , che dividono la Siria chiamata Cava da Pella (6) , venne in Damasco. Il. Quivi ascolt i Giudei e i lor capi !reano e Aristobolo ; perch siccome questi erano malcontenti l' uno dell' altro , cos la nazione eralo d' amendue ; non voler essa sottomettersi a re : aver ella per in violahile usanza ubbidito a' sacerdoti del dio onorato da loro. Questi poi , tuttoch discendenti da' sacer doti , volere ad altro governo recar la nazione , per farla schiava. lrcano lagnuasi , che maggiore d' et, com'era, lo avesse Ar.istobolo de' diritti spogliato di primogenito , e per non gl fosse rimasto di suo , che una piceiola porzione di paese, usurpato a viva forza il restante dal fratello Aristobolo; a cui appose altres le scorrere fatte ne' convicini paesi , e l'avere introdotto nel mare la piratera ; e poi non avrebbe n egli so1evata contro di lui la nazi~ne , se uomo prepotente non fosse e sedizioso. Sostenevano colla

LIB. XIV. C.A.P. Y.

Il

loro autorit queste accuse Giudei riguardevolissimi , pi di mille , condotti da Antipatro a dichiararsi per lui. All'incontro Aristobolo del trovarsi il fratello decaduto dal regno incolpavane l' oziosa indole ed in6ngarda , e per di leggieri spregevole , che avea sortito ; esser egli di necessit succeduto nel regno per timore , che non passasse in mani straniere : e per si chiamava con quel medesimo nome , che il padre suo Alessandro ; e eittavane (l testimonj gioe vani squisitamente ~alanti , le cui robe di porpora e conciature di capo e eontigie e altre leggiadre , ono d' erano come chi deve non comparire in giudizio , ma presentarsi in trionfo adorni , rendevangli odiosi. Udite Pompeo le ragioni di tutti, e condannato Ari atobolo di prepotente , li rimand per allora con pulite maniere ne' loro paesi , e quando verrebbe col in persona , disse , che ordinerebbe ogni cosa ; prima per esaminare doveva gli affari pe' Nabatei. Intanto vivessero in pace ; nel tempo medesimo tratt bene Aristobolo , perch non gli ribellasse il paese , e gli chiuaesse il passaggio per le sue terre. Or questo appunto fece Aristobolo 1 il quale non aspettando , che si compiessero le promesse fattegli da Pmpeo, venne Diospoli, _e di l si rendette nella Giudea.

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DLLI: ANTICHIT' GilJDA.If:BB

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c A. p I T o L o

VI.

Pompeo , messo in opera un sottile artifizio~ s' impadronisee delk fortezze. Sdegnssi perci Pompeo; e preso l'esercito, che avea preparato de' Nabatei, con esso le truppe somministra t~ gli da Damasco e da tutta la Siria , e le romane legioni che seco aveva , mosse contro Aristobolo ; e trapassata Pella e Scitopoli , giunse a Corea , frontiera della Giudea per chi viene di verso terra. Quivi Alessandria , fortezza bellissima sulla cima piantata' d'un monte , dove Aristobolo s'era ricolto. Pompeo adunque gli mand _imponendo, che a lui ne venisse ; ed egli p'ersuaso da molti a non rompere co' Romani discende al piano, e dopo aver col fratello disputato del regno , avutane facolt da Pompeo , se ne torna alla fortezza ; il che fece due e tre volte ; e scendendone intendeva di fomentar la speranza , .:he Pompeo davagli intorno al regno e a far vista di minutamente ubbidire a quanto esso imponevagli : ritirandosi poi mirava di conservar la fortezza e mettersi in punto per sostenere una guerra , giacch temeva , che Pompeo trasportasse il dia dema in capo ad lrcano. In questa Pompeo g\' ingiugne , che rendagli le fortezze , e di suo pugno scriva ci- stesso a' suoi castellani , perch in altra forma egli non le accetterebbe: Aristobolo vi si conduce; ma pieno di mal talento ritirasi in Gerusalem

r3 me , e tutti rivolge i pensieri a fare apprestamenti di guerra. Dopo non gua1i spazio venne tra via a Pompeo, mentre marciava couu.o di lui, da persone giunte allora dal Ponto recata la morte di 1\litridate ucciso per opera di Farnace di lui figliuolo.
LID. XlV. CAP. VI,

c!

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o VII.

l cittadini di Gerusalemme chiudono le porte a' Romani.


Or egli accampatosi presso a Gerico , dove ven .. gono palme e balsamo squisitissimo , il quale , dve altri tagli con selce affilata i suoi rami, ne schizza fuor come un succo , sul far del giomo mosse alla volta di Gerusalemme. Qui pentito Aristoholo del suo trascorso esce inconl;J'O a Pompeo ; e promettendogli buona somma di denajo e il libero ingresso in Gerusalemme pregavalo, che cessasse qa lui la guer ra, e facesse pure quanto piace vagli, sol che in pace. Pompeo , perdonatogli in grazia del suo pregare ogni fallo , manda con soldatesca Gabinio a prendere insiem co' danari ancor la citt : ma niente di ci si con chiuse ; anzi Gahinio e ne fu escluso, e tornnne senza il denajo , colpa de' soldati d' Aristoholo , che non consentirono , si mantenessero i patti. Adirssi perci Pompeo , e tenuto prigione Aristohofo , egli s' innoltra verso la citt in ogni altro suo lato fortissima, tranne in quello da tramontana, ch'era mo.le guernito. Pe1ciocch larga valle e profonda le

lUla

DELLE .ll'fTICUITA' GJVDUCDE

d'intorno, con entro al suo cerchio il Tempio, (4j il quale da un muro di pietra fortissimamente ri cinto.

~:;ira

c Ap l T oL o

VIII.

Pompeo espugna il Tempio e la bassa citt. Sua reglione.


I. Ma tra que' d' entro blliva una sedizione , non essendo intorno agli affari correnti un medesimo il .sentir di tutti : perciocch dicevano alcuni , doversi a Pompeo readere la citt ; dove i favoreggiatori d'Aristobolo consiglianno, che si chiudesser le porte e gli si dichiarasse la guerra, anche per ci, che il teneva prigione ; onde questi , prevenuta la parte contraria, s'impadroniscono del Tempio, e tagliato il ponte , ch'indi portava in citt , si preparano per l' assedio. Gli altri intanto invitato entro le mura l' esercito diedero in mano a Pompeo la citt e la reggia ; onl' egli al suo legato Pisone , che vi sped colle truppe , di in guardia la citt , la reggia e le case vicine al Tempio e fortific tutti i luoghi esteriori ch'erano intorno ad esso. Fatto questo primie ramente tratt con que' d' entro di pace ; ma non ascoltate le sue proposizioni , cinse di muro tutti i coutorni , ajutato in ogni incontro prontamente da !reano. Ora Pompeo stava a campo . di fuori verso l" parte settentrionale del Tempio, ov'era pi facile d' espugnarlo ; sebbene da questo lato eziandio sor-

LJB. XIV, Cj.P, VIII.

gessero grandi torri , e vi si ,fosse scavato un ampio canale 1 e la valle profonda vi s' aggirasse dattorno; perciocch abbattuto che s'ebbe il ponte da quella banda , ov' era Pompeo , tutto era verso la citt dirupato e scosceso. Intanto i Romani con istento continuo d' ogni d lavoravano un terrapieno, tagliando .le pietre , che ritronrono col intorno ; e poich l'opera fu terminata e H fosso pet ]a sopraggrande sua profondit riempiuto a fatica , accost le macchine e gli stromenti recati da Tiro 1 ~ scagliandone sassi batteva senza ristare il Tempio. Che se non avessimo avuto per legge di rimancri ogni settimo giorno dall' opere fatichevoli 1 il terrapieno , perch impedito da quelli , non si sarebbe compiuto :. mercecch.": s'altri ci assaic coll'armi o ci batte, allora consente bens la legge il difende1ci , ma non cos, checc~ altro si faccia il nimico; della qual cosa ben consapevoli ancol'a i Romani , in que' giorni; che Sabbati noi chiamiamo, anzich saettare i Giu.dei o venire con essi a battaglia, alzavano il terrapieno e le torri, e mandavan oltre le macchine per . averle in concio da servirsene il giorno appesso. Il. Quinci puote ognuno argomeutare, di che tempera sia la nostra religione verso Dio e l' esattezza nostra nell'osservare la legge; quando non che il timore in vederci .assediati ci distornasse da' sagrifizj , ma due volte ogni giorno, cio la mattina per tempo e in sull' ora nona sacrificavamo ' sopra l' altare , e per quantunque fossero violenti gli assalti nimici , nOD erapo da' nostri le vittime uascn1ate. Diffatti ,

DELLE ANTICHITA, GIUDAICHE

presa la citt verso il terzo mese, in ogni giorno di digiuno , alla centesima settantes_ima nona olimpiade (7), nel consolalo di G. Antonio e M. Tullio Cicerarle , entrati impetuosamente i nimici uccisero quanti trovarono nel Tempio: quelli per, che intesi erano a' sagrifizj, proseguirono tuttavia il sagro loro ministero , n il timore della morte , n la moltitu dine de' gi trucidati pot costrignerli a mettersi ~n fuga; poich pensalfOno, checch dovesse incoglierne lor di male , esser meglio soffrirlo appi dell' altare, che no~ trasgredire qualche legge. Che poi tal racconto sia una lode verace , non menzognera di religione , lo attestano quanti delle cose di Pompeo hannb scritto; tra' quali e Strabone e Niccol e dopo essi 'tito Livio scrittore della Storia Romana. Ora poich la pi alta torre alle scosse , che dille la macchina , precipit e seco trasse a terra una parte di muro , tosto i nimici saltarono dentro per mezzo la breccia; il primo per che ponesse piede' co' suoi soldati sulla muraglia, si fu Cornelio Fausto figliuolo di Silla. Dopo lui sal Furio centurione con que' del suo seguito dall'altta parte ; in mezzo a loro fu Fabio pur centurione con una forte mano di gente. Da per tutlo correva sangue; e i Giudei parte erano morti da mano uimiea , parte uccidevansi insieme. V' ebbe ancor tali , che reggere non volendo a quel caso o gi precipitaronsi da dirupi , o dato fuoco alle case s'ahbruciarono con esse. Caddero in quella giornata di Giudei forse dodici mila , e di Romani assai pochi. Vi _1imase prigone ancora Absalorno zio

LIB. XIV.

C~P.

VJJI.

ad un tempo e suocero d'Aristobolo. Allora si commise una non picciola profanazione in riguardo del Tempio , inaccessibile per addietro e impenehabile agli occhi altrui ; conciossiach innoltrssi Pompeo e i non pochi 1 ch'erano cou lui , nella parte pi interna , e videro , quanto, salvoch~ a' pontefici soli, non era ad altr'-uomo lecito di mirare. Bench per ivi fosse e mensa d' oro e caudellier aacro e calici e una dovizia d' aromati , e oltie a ci da due mila talenti in denari ne' sagri tesori, pure fu tale la sua piet , che lasci tutto intatto , e in questo incon bo ancora portssi da quel virtuoso uomo eh'egli era. III. Il d appresso ordinato a' santesi , che ripor.. gassero il Tempio, e a Dio afferissero i sagaifizj le gali , confer il pontificato ad lrcano in mercede e di tutti i vantaggi che ne ritrasse , e dell' aver egli distolto i Giudei del paese dal congiugnere l' armi con Aristobolo : indi tagli la testa agli autori <li quella guena ; e premiati secondo il metito Fausto e quant' altri faancamente guadagnarono la muraglia, fe' tributaria a' Romani Gerusale~me; e tolte a' suoi ahitaton le citt tutte quante , che in Celesiria essi avevano gi soggiogate , sottomisele a un governa4 tore romano ; e tutta in universale la nazione cre sciuta da prima a s grande fortuna ristrinsela den4 tro a' suoi antichi confini. Ci fatto, per compiacere a Demetrio di Gadara suo liherto ritorn in piede Gadara poco innanzi distrutta ; e le rimanenti citt lppo , Scitopoli, Pella, Dio, e Samaria , e Marissa, e Azoto, e Giamnia, e Aretusa rcndettele a' loro
F~uer1o

'omo lP.

DELLE ANTJI!JUTA' GJVDUCHE 18 abitanti : e queste entro tena , ltre quelle che fnr distmtte : le situate poi lungo il mare , cio Gaza , e Gioppe, e Dora e la To1re di Straton e, ( che fah bricata magnificamente e fornita da E1ode di porti e di templi cangi il suo nome in quello eli Cesa l'ea) queste dico furono da Pompeo lasdate libere e ascri,tte al restante della povincia. IV. In questi mali precipitarono Gerusalemme lr~ano e Aristobolo colle loro discordie. Quindi noi e fel.'demmo la libert e fummo sudditi de' Romani ; e il paese , che tolto coll' armi a' Siri possedevamo, f!ostretti fummo a restituirlo a' medesimi Siri. Olbe a ci in breve tempo i' Romani riscossero da noi ol tre a dieci mila talenti , e il regno , onore che pri Jna alla stirpe de' p9ntefici s'apparteneva, divenne (8) preda d' uomini popoleschi. Ma. di tai cose ragione remo a suo luogo. lntanto Pompeo , dato a Scauro il governo della Celesiria e dell~ provincie dal fiume Eufrate sino aii'Egitto con d~e legioni romane, s'inemmin alla volta della Cilicia per quinci rendersi in Roma , ove &eco ttaeva p-rgione Aristobolo colla sua prole , he consisteva in due figlie e altrettanti figliuoli ; de' quali il primo, ch' era Alessandro, emp colla fuga ; Antigono poi il pi giovane fu cOndott a Roma colle sorelle.

Lm. XIV. C.&P. IX. E X.

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C.&PITOLO

IX.

&auro viene coll' armata a Petr Metropoli degli Arabi, e Antipalro induce il 1'8 arabo a fare la pace con lui.
Or essendo. venuto Scauro colle sue lrtljpe a Pe .. ba d'Arabia , mentre per l' inaccessibile,, luogo che essa era si mise a guastarne i contorni, -jl suo eser.. cito cominciava a sentire gran fame_: ma Antipab.o pe commissione d' !reano somministrgli dalla Giu.. d.ea frumento e quanto altro gli bisognava ; indi spe dito da Scauro ambasciad01e ad Areta, di cui era ospite , lo persuade a ricattar con argento le sue terre dal sacco ; ed egli stesso si fa mallcvadorc per lui di trecento talenti a Scauro , onde questi a tal condizione ritir le sue armi:, desiderando non meno' egli d' Areta , che ci seguisse.
C.&PITOLO

x.

Gabinio (g) vince in un fatto ti anh8 Alessandro 1 e rinchiuso_lo in un castello lo assetlia. l Alqua~to tempo dappoi , mentre Alessandro fi.. gliuolo d' Aristobolo bavagliava con iscorrerie la Giudea, venne da Roma in Siria il generale Gabinio, il quale tra l' altre memorabili imprese , che quivi fece , mosse ancora l'armi contro Alessandro ; dap

20

DELLE ANTICRITA' GIUDAICHE

poich !reano non solo non potea pi resistere alla sua gagliardia, ma tentava gi di rifare altres quella parte del muro di Gerusalemme , che aveva abhat~ tuta Pompeo.: i Romani per, ch'i vi erano, si opposero a tal pensiero. Alessandro intanto scorrendo qua e l pel paese armava molti Giudei , sicch in breve tempo ebbe intorno a s dieci mila pedoni, e mille e ci.Dquecento _cavalli ; onde prese a fortificare Alessanwio castello vicino a Corea , e Macherunte prsso alle montagne d' Arabia. Gabinio adunque marcia contro di lui dopo avere premesso con altri capitani ancor M. Antonio (10). Q-besti armati i Ro mani del loro seguito e con essi i Giudei tuttavia fedeli , ond'. erano capitani Malico e Pitolao , e ag~ giunte a questi le truppe ausiliarie d'Antipatro, usci~ rono per incontrare Alessandro , seguiti poi da Ga. bini o col nerbo delle sue genti.. Quindi Alessandro ritirasi presso a Gerusalemme ; dove affrontatisi m~ sieme e venuti alle prese , i Romani uccidono da tre mila nemici , e ne prendono forse altrettanti. Il In questa Gabinio venuto sotto Alessandria in vitava quei d' entro a composizione , loro promettendo il perdono de' falli passati. Ora trovandosi molti nimici accampati fuori del castello, sopra dei quali s'erano lanciati i Romani, M. Antonio , fatte pro~e di gran valore ed uccisine assai , riport il maggior vantaggio. Gabinio adunque , lasciata quivi una parte della sua gente , perch si traesse a fine l' assedio , egli prese a scorrere il rimanente della Giudea , e in quante citt avvenivasi guaste e di.

Lm. :liY. CAP. X.

strutte , ordinava che fossero fabbricate ; e rifecersi Samaria , e Azoto , e Scitopoli , e Antedone , e RaM fia , e Dora , Marissa, e Gaza, ed altre non poche ; onde eseguiti gli ordini di Gabinio avvenne , che citt state gran tempo diserte si popolarono stabilM mente. Compiute nella provincia siffatte cose riconM ducesi ad Alessandria; e perciocch l'assedio al suo -veni1' rincalzssi , Alessandro spediscegli un' amba sciata pregand.olo , che gli rimetta il suo errGre , e ~li rende le due fortezze Ircania , e Macherunte , e finalmente ancora Alessandio , le quali furono da Gahinio atterrate ; alla madre poi d'Alessandro, che favoreggiava i Romani , J?erch suo marito cogli altri figliuoli guardati erano in Roma , ed era venuta a lui, conceslle quanto seppegli domandare, e messo ordine alle cose di lei condusse a Gerusalemme I .... ca~o, perch avesse cura del Tempio. Indi ~astituiti cinque tribunali, ripart in altrettanti corpi la nazione ; ~ quali erano giudicati parte in Gerusalemme , parte in_ Gadara , questi in Amatunte, quegli in Gerico , e gli ultimi finalmente in Sefforim. di Galilea; onde sottratti i Giudei al governo d' un sol padrone si ressero ad aristocrazia.

DELLE !NTICIIITA' GJVDAICBE

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oL o

XI.

A.ristobolo fugge da Roma in Giudea ; ma preso da Gabinio mandato di nuovo a Roma.


l. Ora fuggito essendo da Roma in Giudea Atisto bolo, mentre tentava di cigner di nuove mura AJes sandrio test smantellato , Gabinio mandgli contro aoldati co' generali Sisenna, Antonio , e Servilio , perch la presa impedissergli di quel luogo , e ne arrestasser la persona. Intanto molti Giudei per lo grido , in cui era stato gi il nome di lui , e forse eziandio per amore di novit concorre\;ano ad Aristobolo; e tra questi fu un tal PitoJao vicereggente di Gerusalemme , il quale con mille solJati fuggissi presso ,di lui ; molto pe1 de' concorsi a seguirlo .non aveauo armi. Aristobolo adunque deciso avendo di muovere verso Mache1unte licenzi tutti questi ch' erano inermi , petch disutili ad ogni impresa ; e tolti seco gli armati, che montavano ad ott.o mila, part: ma in un ,fatto d'arme co' Romani, che gittansi impetuosamente sopa di loro ' restano hench con valore al di sotto, e dopo una valida resistenza costretti dall'impeto de~ nemici ne vanno in rotta; sicch cinque mila di loro sono tagliati a pezzi, c i restanti qua e l dispersi cercarono di salvarsi, come poterono. Aristobolo non pertanto con pi di mille de' suoi giunse salvo a Marherunte, cui prese a for.. tifi care , e hench le sue cose fossero a mal partito,

. LJD. XVI. CAP. XI.

p)lr non lasciava di sperar bene : ma sostenuto due giorni l' assedio e riportatene molte ferite , alla fine con esso il figliuolo Antigono , ch'era seco fuggito da Roma , vien batto in catene dinanzi a Gahinio. Cos ttat~ato Aristoholo dalla fortuna spedito di nnovo a :&oiJla , dove fu tenuto prigione. Ebbe tre anni e sei mesi il regno insieme e il pontificato , e fu uomo splendido e coraggioso. I suoi figliuoli per furono dal senato alla lor libert ritornati per una lettera, c!he gliene sc1isse Gahinio, o ve da vagli parte d' aver ci promesso alla madre loro , quando gli tend le fortezze ; ond' essi tornarono allora nella Giudea. II. Intanto Gahinio , mentre marciava gi contro i Parti e aveva passa~ l'Eufrate , cangi pensiero, e ripresa la via dell' Egitto determin ( 1 1) di rimettere Tolommco nel suo regno ; della qual cosa ah biamo rag~onato anche altrove. Ora a Gahinio nella ~ua spedizione contro Archelao .provvide Antipatro di frumento, d'armi , e di denari, e gli procacci l' amicizia e alleanza di que' Giudei , che abitavano presso a Pelusio , siccome aventi in guardia l' inw gresso in Egitto. Tornato poi dall'Egitto Gllbinio trova la Siria lacera a sedizioni e twnulti; perciocw cb. Alessandto figliuolo d' Aristoholo , usurpato di nuovo per forza il regno , ribell molti Giudei ; e ~orr~ndo con grossa armala il paese uccideva quanti veni~angli tro.vati .Romani ; i quali s' erano l'colti sul monte detto Garizim , ecl egli col gli assediava. Gah.inio trova~ in tale stato la Siria, mal).d inna,nzi

DELLE Al!fTICHITA' GllJDJCHE

a parlamentare co' ribelli Antipatro , ch'era uomo accorto; se mai potesse ammansare la lor frenesia e co01lurgli a pi sano partito. Andvvi , e molti in fatti ne raddi'rizz e rimise entro a' termini del do vere : ma Alessandro non fu potuto smuovere ; anzi con un esercito di trenta mila persone and incontro a Gabinio , e attaccatolo in vicinanza del monte Itabirio resta al tli sotto con perdita di dieci mila de' suoi. Gabinio poi , ordinato ci che attenevasi alla citt di Gerusalemme secondo il piacere d' Antipatro, and contro de' Nabatei , e in un fatto d' arme li Tinse. Indi accompagn alle loro terre i due Parti esuli, Mitridate, ed Orsane, che s'erano ricoverati presso di lui ; e mise voce , che gli erano fuggiti. Gabinio poi dopo grandi e memorabili im:prese militari part per Roma, cedendo a Crasso (n) il governo. Delle spedizioni di Pompeo e Gabinio nella Giudea scrive ancora Nicol Damasceno e Strahone di Cappadocia , n l' uno in ci si discorda punto dall'altro.
CAPITOLO

XII.

Crasso nella spediz:tne contro i Parti passa per la Giudea, e roba il sacro tesoro. l. Ora Crasso stando p('r muovere contro a' Parti viene in Giudea; e rubati dal Tempio i denari, che Pompeo vi lasci ed erano due 'mila talenti, voleTa spoglial'lo altres di quant' Ol'O ci aveva, che in tutto

LJB. :XIV. CAP.

:ru.

montava a otto mila talenti. N e pori& eziandiG una tra ve d'oro massiccio del peso di trece~to .mine. ( r3); e la mina appo noi eqivale a due libbre e mez zo (r4). Diede a lui questa trave il sacerdote tesoriere del Tempio nomato Eleazaro, non per reo fine; che uomo egli era dabbene e giusto: ma siccome erano alla sua cura affidati i veli del tempio, arredo di maravigliosa bellezza, e di sommo valore, i quali stav~no da questa trave sospesi , poich vide Crasso tutto rivolto a raccogliere l' oro sacro, temendo che non avvenisse il medesimo ancora di tutto l'arredo , per ricattar dalle mani di lui il restante gli diede la trave d' oro con giuramento , che non leverebbe altra cosa dal Tempio, contento di quello solo , che egli era per dargli , e valeva parecchie migliaja di dobble. Questa trave poi era inchiusa in un'altra vota di legno ; il che non sapevasi da niun altro salvoch da Eleazaro. Crasso adunque e ricev questa, come se non dovesse toccare altra cosa del Tem~ pio , e rotta la fede ne trasse quant' oro ci aveva. II. N qui vi Ma chi stupisca, che it nostro Temo. pio fosse ricco cotanto ; conciossiach erano molti e molt' anni , che a lui mandavano contribuzioni tutti i Giudei del mondo e gli adoratori di Dio dall' Europa e dall'Asia. Non mancano per testimonj, che cos grande ricchezza confermino ; n l' essere cresciute a tanto si vuol recare a nost:Pa milanteria od esagerazione , perch ba i pi altri scrittori che lo attestano , avvi ancora Strabone il Cappadoce , eh.e cosl dice : " Mitridate .m.and in Coo , e n'ebbe

DELLE ANTlCHIT&' GIVD ..UCU~ !!6 , i denari quivi depositati dalla regina Cleopatra ,

, e ottocento talenti di ragione de' Giudei " Ora noi non abbiamo altro pubblico tesoro che quel di Dio ; ed maJiifestb , che quelli che trasportarono in Coo tal denajo , furono i Giudei dell'Asia per lo timore che avevano di Mitridate ; che non veris simile , ehe gli abitanti in Giudea , dove loro non mancava una forte citt ed il Tempio , mandassero in Coo i denari; ma n anche i Giudei che vivevano in Alessandria credibile che ci facessero ,. poich non . temevano di Mib-idate. Strabone medesimo in altro luogo ci attesta , che quando Silla pass nella Gre_cia per guerreggiare ~litridate , sped Lucullo in Cirene a 6edarci il tumulto sollevato da' nostri , dei quali tutto il mondo era pieno ; e queste sono le sue parole. " Di quatbo sorti trovavansi abitatori ,, in Cirene ; gli uni erano cittadini , gli altri agri4 ,. coltori , i terzi -forestieri , e i quarti Giudei; que.. ., sta nazione s'era gi sparsa in ogni citt, n age.. , volmente si trover luogo al mondo , che a que, sta gente non abbia dato ricetto, o non sia da , lei occupato : quindi avvenne , che l'Egitto , e la ,. Cirenea siccome soggetta a' medesimi principi , e " pi altri paesi li tennel'O in somma stima : e die" dero .un onorevole sostentamento a un buon nu" mero di Giudei, e valendosi delle patrie loro leggi " crP.hbero a grande stato. Certo in Egitto. v'ha pei " .Giudei abitazione' determinata , oltre ]a citta di " Alessand1ia , di cui una buona parte fu assegnata " a questa nazione. Q!vi hanno cziandio il loro

LIB XVI. CAP. XII,

'' capo, il quale e regge la nazione , e decide le cono ~, b:oversie, e presiede a' contratti e aUe leggi, come un governatore di ben regolata l'epuhblica. In " Egitto adunque forte ingrand la nazione, tra per.. " ch egiziani d'origine sono i Giudei, e perch quei , ba loo , che uscirono de11' Egitto , ahitavanne , poco lungi. Indi passarono in Cirenea , siccome , paese vicino al <lominio egiziano , non al!rimenti " che la Giudea , pe1 meglio dire parte di quel " d>minio " Cos Strahone. III. Or Crasso ~ dato alle eose quell' orfUne che pi gli piaeque , entr nel paese de' Parti; ma egli con tutto il suo esercito vi per, come in altro luogo si disse : Cassio ( I5) poi rifuggi tosi nella Siria o c.. cuplla, e si oppose a' Plli'ti, che per l'ottenuta vittoria correvanla baldanzosi. Indi passato a Tiro venne ancora in Giudea, ove gettatosi sopra Tarichea d'im.. provviso la prende , e fa schiave intorno a tre mila pe1sone; indi uccide il sostenitore della fazione di Aristobolo Pitolao a sommossa d'Antipatio, il quale ottenne anche presso di lui grande stima ; ed era allora eziandio in somma riputazione presso gl' Idu.. me i, da' quali prese la moglie sua , nata d'una dello pi chiare famiglie dell'Arabia , e no ma vasi Cipro., donde gli naequero quatbo figliuoli , cio Fasaelo , Erode che poi fu re , Giuseppe e F erora , e una figlia detta Salome. Questo Antipabo strinse amicizia e ospitalit con molti albi principi , e special.. mente coH'Arabo; al quale, mentr' e5li trova vasi nella guerra contro Aritobolo , affid eziandio i suoi fi.

DELLE ANTICBITA' GIVDAICHB

gliuoli. Cassio intanto , rimesso in piede l'esercito 1 prese la via dell'Eufrate per conbapporsi a' nimici , che indi movevano ; il che da altri storici stato scritto.
CAPITOL

XIII.

Fuga di Pompeo nell' Epiro , e venuta di Scipione nella Siria.


Indi a qualche tempo , avendo Cesare dopo la fuga di Pompeo e del Senato eli l dall' Ionio occu pata Roma (16) , trasse Atistobolo di prigione con intendimento di rimandarlo in Siria con due legioni , perch coll'autorit , che ivi aveva , suborna:sse a ~uo favore quelle genti. Ma nulla valsero ad Arista bolo le speranze , con che ricevette da Cesare quel comando. Perciocch i Pompejaui si attraversano ai suoi disegni togliendogli con veleno la vita , e i Ce sariani gli danno sepoltura ; il suo cadavere poi lunga pezza si giacque conservato nel mele (5'), fin ch poscia' Antonio mandatolo nella Giudea il fece riporre nell'arche de' re. Ora Scipione per ordine , ch'ebbe da Pompeo d'uccidere Alessandro figliuolo d'Aristobolo, opposti al garzone gli antichi suoi falli contro i Romani, gli fece mozzar la testa. Cos ter min la sua vita Alessandro nella citt d'Antiochia; a' cui fratelli diede ricovero Tolommeo figliuolo di 1\lenneo signor della Calcide ppi del Libano ; il quale pel suo figliuolo Filippi~ne mand in .Asca

Lm. XIV. CAP. XIII.

Jona ordinando alla moglie cl' Aristobolo , che gli spedisse il figliuolo kntigono e le figliuole , la cui seconda, eh" era Alessandra, Filippione invaghitou.e prende a moglie. Poscia il padre di lui Tolommeo , tolto di vita il figliuolo , sposlla , e continu ad aver CW'a de' suoi fratelli.

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o L o XIV.

Spedizione di Cesare nell' Egitto , e ajuti ch' ebbe. per ci da' Giudei.
Morto Pompeo ( 17) , mentre Cesare dopo la vittoria , eh~ riportnne 1 guerreggiava in Egitto , Anti pauo procuratore de' Giudei per commissione , che ebbe da !reano , sommamente a lui fu vanta,ggioso. Perciocch a Mitridate di Pergamo, che recava soc corso a Cesare e non potendo passare per Pelusio fermato erasi in Ascalona , Antipatro con tremila soldati giudei accorse in ajuto ; e gli procacci l' as sistenza de' principali signori d' Arabia. In grazia di lui altres tutti i popoli della Siria traevano a sovvenirlo , non yolendo nel servire Cesare sembrare dammeno degli altri, e ci vennero Giamblico poten tario , e Tolommeo suo figliuolo ; e (6') Tolommeo figliuolo di Soemo abitatore del monte Libano , _e prcssoch tutte )e citt della Shia. Mitridate pertanto levatosi dalla Siria giugne a Pelusio : e non accolto da' cittadini vi s pone ad assedio. Quivi Antipatto fece pi che niun altro p1ove d~ . gran valore , ed

3o

DELLE 1NT1CHITA' CUUDAICHE

egli fu il primo , che abbattuta una parte di muro spian agli altri la via d'introdursi in citt; e in tal modo cadde la piazza in man de'nemici. Or mentre Antipalro e Mitridate innoltravansi per unirsi con Cesare , si attraversarono loco que' Giudei egiziani , che la provincia abitavano de~ta d' Onia. Ma questi eziandio tir Antipatro , siccome della nazione medesima, ne' suoi sentimenti e specialmente allora quando mostr le lettere del sommo Pontefice !reano, nelle quali raccomandava loro d'essere amici di Cesare , e di fornirne l' esercito di vittuaglie e di tutto il bisognev.,ole ospitalmente. Essi adunque al vedere accordantisi in un sentire medesimo Antipatro ed il pontefice si sottomisero : quindi i cittadini di Memfi, risaputa la riunione degli uni cogli altri , invitarono essi pur Mitridate, il quale andatovi ebbe ancor questi .alla sua ubbidienza.

CAP

I T OL O

XV.

Imprese illustri tf Antipatro; e sua amicizia con Cesare


l. Ora egli spintosi oltre il paese chiamato Delta (18) si affrouta cogl' inimici vicino al luogo, che Campo nomavasi de'Giudei. Condottiere dell'ala destra fu Mitridate , e Antipairo della sinistra. Venuti adunque a battaglia , l' ala di Mitridate pieg , 6 sarebbe forse pericolata , se Antipatro , vinti gi i auoi nemici , lungo la riTa del fiume accorrendo a

3x difenderlo non avesse tratto lui di quel rischio , e messi iu volta i gi vincitori Egiziani ; anzi cos dur il inseguirli , che spoglilli del campo , e vi chiam Mitridate rimasto in quella corsa lontano assai. Questi perdett~ ottocento de' suoi , ed Antipatro soli cinquanta. Mitridate poi scrive a Cesare l'avvenuto , recando a mexito del solo Antipatro la loro vittoria ad un tempo e salute , siccb Cesare gli di allora gran lodi , e si valse poscia , per quanto dur la guerra , ne' pi difficili incontri di lui , a tal segno , che gli avvenne di rilevar combattendo qualche ferita. Compiuta poi cb' ebbe Cesare. dopo alcun tempo la guerra, approdato in Siria onor sommamente ed lrcano confermandolo sommo Pontefice , ed Antipatro facendolo cittadino romano ed esente in perpetuo da ogni gravezza. Si dice da molti , che !reano eziandio fosse a parte di questa spedizione e venisse in Egitto. Comprova il mio dire Strabone il Cappadoce , c:os snvendo colle parole d' Asinio : Poich Mitridate d In:ano pon, tefice de' Giudei entrarono nell'Egitto ., e altrove di nuovo colle parole d' lssicrate dice cos: " Mitri.. " date usc solo in campo ; indi Antipatro procura" tore della Giudea chiamato da lui in Ascalona " condussegli ben tremila soldati , e spinse a fal'e il " medesimo gli altri bru.oni , e in tale spedizione , ebbe parte eziandio il pontefice !reano " Cos egli. II. A1lora ricorse a Cesare anche Antigono figliuolo cl' Aristobolo , e a lui si dolse della sventura del
XIV. Cll', XV,

:Ur..

~ELLB !l'fTICBITA7 CI1TDAICBE

.padre suo , e della morte che per cagione di lu incontraro. Aristobolo con veleno tolto dal mondo , e il fratello suo da Scipione decapitato. Pregavalo adunque , che sentisse piet di lni 4iscacciato dal regno. Aggiun~e alle preghiere accuse contro d' lrcano ed Antipatro, rappresentandoli come oppressori della nazione e oltraggiatori di lui JDedesimo. An ti~ patro ch'era presente cominci le sue difese da quello, in che si vedeva accusato ; indi mostr , che Antigono era uomo sedizioso ed amico di novit ; finalmente raccord, quanto adoperato egli avesse e sof ferto in guena per lui, adducendone fatti in prova, di cui era testimonio egli stesso. Giustamente poi disse essersi di nuovo tratto prigione a Roma Aristobolo , perch stato sempte nimico irreconciliabile de'Romani; il fratello di lui arrestato per ladronecci aver da Scipione avuto quel premio , che meritava , non essere stato 'da prepotenza di chi l'uccise oppresso fuor di ragione. Dopo questo dire d' Antipatro , Cesare dichiara pontence !reano , e concede ad Antipatro quel governo , che a suo piacimeoto si sceglier , e intanto lo costituisce gove1'Datore della Giudea.

LIB. XIV. CAP. XVI.

33

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o L o XVI.

Lettere di Cesare , e decreti del senato attenentisi all' amicizia co' Giudei.
l. Consente pure ad !reano 7 che gliene aveva chiesta la il'azia 7 di. rinnalzare le mura della sua patria; le quali fin d' allor 7 che Pompeo atterrlle , si giacquero in queJio stato ; e scrive a' consoli in Roma , che ci si registri. nel Campidoglio, Or questo il decreto, che si fe' dal Senato (rg). "'' L. V alerio figliuolo di Lucio pretore tratt col , Senato ai tredici di dicembre nel tempio della , Concordia ( e trovaronsi alla scrittura presenti L. n Coponio figliuolo di Lucio della trib Collina 7 e n Papitio della Quirina ) di ci , che Alessandro " figliuolo di Giasone 7 e Numenio figliuolo d' An" tioco 7 e Alessandro .figliuolo di Doroteo amba" sciadori de' Giudei 7 valent'uomini e alleati nostri, , domandarono rinnovando la gi contratta amist , co' Romani ; e in segno della loro alleanza reca, rono una caraffa e uno scudo d'oro per lo valore , di cinqantamila dobble (7 ..); e chiesero lettere di , raccomandazione alle citt libere, e a're 7 onde in " pace godere le terre e porti loro , n venire mo" !estati da chicchessia. Decise adunque il Senato 1 , che si facesse con loro amicizia e alleanza 7 e ., fosse accordato loro quanto bramavano d'ottenere, ., e si accettasse lo scudo offerto. Queste cose avFl.AP'IO como IY.

. DELLE .lNTICHJ'T.l' CIUD!JCJIE

, vennero l' anno nono d' lrcano pontefice e capo , della nazione. , II. Anche dal popolo ateniese fu Ircano nel mese Panemo (:w) onorato pe'molti vantaggi, che avevano ricevuti da lui ; per formarono e a lui spedi:o un decreto di tal tenore. " Essendo governatore e sa" cerdote Dionigi figliuolo d' Asclepiade , a' ventisei " di Panemo fu presentato a'ptetori un. .decreto de" gli Ateniesi , sotto il principato d' Agatocle. Eucle " figliuolo di Menandto Alimusio lo scrisse agli un, dici di Munichione (21); tenutasi da' decemviri (:u) "' radunanza in teatro. Doroteo pontefice co' decem" viri suoi colleghi raccolse i voti del popolo. Dio~ nigi figliuolo di Dionigi disse , che poich lrcano ,, figliuolo d'Alessandro (8*) pontefice e capo della . nazione giudea ama costantemente il popolo tutto " in comune, e, in particolare ciascuno de' cittadini, ., e li tratta con tutta la cortesia , e quando o per " ambasceria o per alcuna privata cagione arriva " nelle sue terre qualche ateniese , amorevolmente ., gli d ricetta , e Perch nel ritorno loro non ab biano ad incontrare m'olestie, provvede di scortaJ " che gli accompagni ; le quali cose ci furono testi" ficate altre volte , si decretato a persuasione di ,, Teodosio figliuolo di Teodoro di Sunio, che ri"' cord al popolo i meriti di quest' uomo , primie" ramente' giacch disposto di fare a noi tutto " bene che pu , d' onorario d' una corona d' oro .. pretnio conceduto dalle leggi ; poi d' innalzargli " una effigie di bJ:o.nzo nel teJDpio del Popolo e-

I.m. XIV. <aP. XVI.

t:. delle Grltzie ; e finalmente di pubblicare questa , coronazione in teatro nelle feste di Bacco, mentre n tappresenterannosi le novelle tragedie , e nelle n feste di Minerva e di Cerere , e negli spettacoli " della lotta. Inoltre che i pretori provveggano , n quand'egli conservi e mantenga il medesimo amore , per noi , che gli sia contribuito, quanto giudiche, remo tornare in onore e in merito della sua ge" nerosit e benivoglienza ; onde tutti da questo , inferiscano chiaramente, che il nostro popolo pre" gia la gente dabbene , e a proporzione del suo , merito la ricompensa; e dagli onori gi compartiti , s' accendano ad imitarne quell' affezione , che ha , per noi : infine si soao trascelti di mezzo agli , Ateniesi ambasciadori, che a lui presentino questo , decreto, e l' esortino, che accettati gli onori, .he , noi gli facciamo, procuri di beneficare in qualche , maniera la nostra repubblica " 1\:la degli onori fatti s da' Romani come dal pollolo ateniese ad Ircano si ragionato abbastanza. IIL Ora Cesare , ordinati in Sira gli affari, part; ed Antipatro, poich l'ebbe accompagnato fuor della Siria , s ne torna in Giudea , e rif di presente il muro abbattuto gi da Pompeo; indi aggirandosi per la p1ovincia tra con minacce e con esortazioni sed i rommi, che andavano sorgendo; poich (diceva), dove favoreggino !reano , saranno felici e. vinanno in pace godendo senza disturbo de' proprj beni; che se alle speranze dian luogo, che da 11n cangiamento di cose_ derivano 2 ed amino que' vantaggi , ch'esse

36

DELLE ANTICHJTA' GltiDAICH~

promettono , avranno nella sua persona non un goveJnatore , ma un padrone , in lrcano non un re , ma un ti1anDo , ne' Romani poi ed in Cesare non principi ma nimici acerbissimi ; perciocch non so.sterranno , che si stravolga ci eh~ essi ordinarono. Cos dicendo di sesto egli solo alle cose della provincia.

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o L o XVII .

.Antipatro d il governo della Galilea ad Erode , e a Fasaelo quello di Gerusalemme. Sesto Cesare leva Erode a grande stato. Decreti de' Romani a favor de Giudei.

I. Conoscendo poi egli !reano per uomo stupido


e lento crea Fasae]o suo primogenito governatore di

Gerusalemme e de' suoi contorni ; e dopo ci d in governo ad Erode secondogenito , giovane affatto , poich non aveva che quindici anni , la Galilea. N a quello si oppose la tenera sua eta ; anzi , siccome il garzone era d' animo grande , cos bov tostamente un'occasione da far palesi i suoi pregi : perciocch , arrestato Ezechia capobandito , che con num~rosa masnada infestava a' confini la Siria , e avutolo nelle mani lo fe'giustiziare con molti de'suoi compagni. Questa sua impresa fu cara assaissimo a' Siri ; conciossiach nett loro il paese da quella peste, cb e tanto desiderav~o di sterminare. Quindi per le citt e i villani t;lienc dav;wo lodi, c;:om.e acl

LID. XIV. CAP. XVII.

autor della pace e del possedimento s~curo de' loro averi. Perci venne ancora la sua persona a notizia di Sesto Cesare ' ch'era congiunto di Cesale a grande , e reggitor della Siria. Il. Ora le imprese d' Erode destarono emulazion4t in cuore al fatello di lui Fasaelo , il quale mosso dal grido , in che era , studissi di non rimanergli al disotto per nominanza. Quindi coli'addossare tutto il peso a se del governo , coll'amministrare non senza destrezza gli affari , e con non rivolgere il suo potere a sopruso <l' altrui guadagnavasi r affezione de' Gerosolimitani; e per avveniva, che Antipatro era dalla nazione trattato altrettanto, che un re, ed avevane quegli onoti , che a un assoluto monarca si sogliono fare. Questo splendore per non fece, come si vede addiveni1e le pi volte , che ~io lui scemasse punto la benivoglienza e fedelt per lrcano. Ma i primati giudei veggendo lo smisurato crescere , che Antipatro e i suoi figliuoli facevano cos nell' a.. more de' popoli come nelle rendite che loro provenivano e dalla Giudea e dagli averi d' !reano ; co.. minciarono a sinistramente pensate de' fatti suoi: perciocch aveva gi Antipatto fatta amicizia cogli imperatori romani e apptopriato a se il merito del presente in denaro, cui aveva egli indotto !reano a far loro , mandandolo non come dono d' !reano ma come suo. lrcano per ris~putolo non che se ne desse pensiero , anzi ne fu oltremodo contento. Dava eziandio gran timore a' primati giudei il vedere il violent' uom9 ~d ardito ed avido di dom,inar.e 1 ch'era

DELLE ANTICftlr.&' GIVDA.ICIIJI: 38 Erode. Per venuti innanzi ad Ircano scopertamente oggimai cominciarono ad accusare Antipatro; " e fino , a. quando , dicevano , vivrai spensierato per ci , , che avviene tuttogiorno ? Forse non vedi , che " Antipatro e i suoi figl~uoli s' hanno ripartito tra " loro il regno , e tu non hai altro di re che il " nome ? Deh non chiuder pi gli occhi a tai cose , " n volere lusingarti d' essere sicuro , quando non " ti dai punto pensiero n di te stesso , n del tuo v regno. No , non sono essi Antipatro e i suoi 6* , gliuoli amministratoti in tuo luogo de 'pubblici affari; , non ingannar te medesimo con tal pensiero : la , fanno per co~fessione di tutti apertamente da do* , minanti. Di fatto Erode suo figlio uccise Ezechia e , i compagni di lui , non curata la nostra legge , " la quale vieta si uccida un uomo, per quantunque " sia reo , se IUlanzi not:r l' ha condannato a morire , il consesso de' senatori (9*); eppure egli senza averne da te licenza os tanto " Ircano a questi detti si piega : e infiammarono vie pi il suo sdegno le madri de' giustiziati da Erode; le quali costantemente ogni giorno venivano nel Tempio a pregare il re ed il popolo , che innami al Senato rendesse Erode ragione di quanto avea fatto. Mosso adunque da tali istanze Ircano cit Erode in giudizio a dar conto di ci , che venivagli apposto. Egli venne , e per consiglio del padre suo, non come privato, ma con salvacondotto e con guar4ia d' into1no a se , dopo aver dato quell' ordine che a lui pareva migliore alle .cose di Galilea , e con accompagnamento bastevole

Llll. XIV. CAP. XVll.

ad assicurarlo nel viaggio ; talch n col troppo seguito desse spavento ad Ircano , n comparisse dinanzi a' giudici solo ed inerme. Intanto Sesto govel'natore della Siria scrive ad lrcano esortandolo a rimandare Erode assoluto ; e lo minaccia , se noi far. Questa lettera e le minacce aggiuntevi somministrarongli una ragione di trarre di mano al Senato senza suo danno Erode , cui egli amava quanto un figliuolo. III. Presentatosi -Erode al Senato con que' del suo aeguito spavent tuttiquanti , u a niun di quelli 7 che innanzi alla sua comparita .}' aveva calunniato 7 diede pi l' animo d' accusarlo , anzi stavansi cheti e ince&ti , che far si dovesse. In questo s.tato di cose uno de' giudici detto Samea , uomo giusto e per intrepido e coraggioso , 'rizzatosi disse cos. " Colleghi miei, e tu o Sire, n io ho veduto fra , quanti furono per dar conto di se citati al nostro ., cospetto persona mai presentarsi al ttibunale in , tal forma , n voi , . penso io , me ne saprete ad" ditare pur uno : che chiunque venuto mai di" nanzi a questo consesso per esservi giudicato 7 , v' sempre comparso in umile portamento e in , figura d'uomo pauroso e chiedente da noi piet, , scarmigliato le chiome , e coperto di nera veste. " Ma il bonissimo nostro Erode colpevole d' amici" dio , e per questa ragione citato dinanzi a noi " comparisce vestito di porpora , adorno il capo di , vaga acconciatura , e cinto intorno da soldatesca 7 " perch se giusta la legie lo condanniamo , egU

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DE.LE ANTICHITA' GIVDAICDE

, possa uccidere noi , e a dispetto della giustizia , salvare se stesso. lo per non saprei certo, come , riprendere Erode , se 'pi ~elle leggi pregia i suoi , interessi , voi s , ed il re , che Gli avete data ., tanta baldanza. Ora sappia~e , che grande Dio , ., e costui , che voi in grazia d'lrcano volete assoluto, ., tempo verr, che punir voi 1 e il re stesso " N le cose da lui prenunziate f'Fono dette indarno. Perciocch Erode salito al trono uccise lo stesso lrcano e i senatori tutti , tranne Samea , cui onor sommamente , e per lo diritto uomo ch' egli era , e perch assediata posda da Erode e da Sosio Gerusalemme, egli diede consiglio al popolo d' accettare Erode dicendo " gi voi non potete, colpa de' vostri peccati, ., sottrarvi a lui" Ma di tai cose diremo a suo luogo. IV. hcano intanto veggendo , che i senatori inchi.. navano a ..:ondannare alla morte Erode , differ ad altro giorno la decisione ; indi per un segretissimo messo mand suggerendo ad Erode, che si dileguasse dalla citt ; che in tal modo viete~ebbe il. periglio ; ond' egli ricover a Damasco , come uomo che fug gisse dal re ; e venuto a Sesto Cesare ivi assicuro di maniera le cose sue, che se fosse di nuovo citato a dar conto di s in giudizio, non avrebbe ubbidito. Questo fatto dispiacque forte a quei del consesso , i quali studiavansi di persuadere Ircano , che tornerebbe ogni cosa in suo danno. Egli veramente non l' ignorava : ma l'uomo di poca mente e di niun cuore ch'egli era, non sapea che si fare. Intanto avendo Sesto Cesare Cl'eato Erode governatore di

LIB . XIV. CAP. XVII.

Celesiria, carica comperata da lui con denari , Ir'cano temette, ch'Erode non gli si levasse contro ; n stette guar senza effetto questa paura; che venne' Erode sopra di lui con esercito, seco sdegnato, per-. ch lo avesse costretto a dir la sua causa davanti ai giudici e sostenern~ le decisioni; ma dal battere Ge- padre Antipatro ed il fra l'Usalemme tattennerlo tello , che uscirongli incontro , e ammorzatone l' im petuoso ardore esortaronlo , che non venisse a niun. fatto; ma pago d'averli colla minaccia atterriti non movesse pi ollre contro chi l' aveva sollevato a tanta potenza. Se dolevagli , che lo avesse chiamato in giudizio , deh si ricordasse a:Itrc;~s della librt ridonatagli , e gliene fosse riconoscente , n precipitasse a hoppo crnde deliberazioni, n fossegli in-. grato dell'ottenuta salvezza. Considerasse, che seb.. bene erano in mano di Dio gli esiti delle guerre , pure le pi volte ci sono ignoti ; ond' egli senza po-o tersi promettere sicuramente vittoria moveva l' armi. contro del re e nutricatore e benefattore suo lar ghissimo , che . non gli aveva fatto alcun male , e se accusandolo gli aveva porto occasione di sospettare sinistramente di lui ed ombrarne , ci era stata colpa di rei consiglieri , non sua. A questo dire si piega Erode , avvisandosi alle .sue speranze bastare anche solo l' aver mostrato alJa' nazione , quant' ei potesse. In questo stato adunque trovavans.i le cose , della Giudea. V. Cesare intanto passato a Roma era (23) in sul metter nla alla volta dell' Afri:~ per far guerra a

DELLE ANTICHlTA' Gll1DAICHB

Scipione e Catone (2q}. In questa !reano gli spedl un'ambasciata , per cui lo pregava , che raffermasse l' amist e l' alleanza eom.une ; ed a me necessario parto lo sporre tutti gli onori fatti alla nostra na :zione dal popolo e dagl' impetadori romani , e l' al leanze fermate tra gli uni e l'altra, af6nch n i uno ignori il conto che di noi fecero anco i re dell'Euro. pa , e dell'Asia , presi del nostro valore e della no tra lealt. Or, poich molti per lo mal occhio~ con che ci veggono , negano credenza a quanto si legge scritto di noi da' Persiani e Macedoni , per non tro varsi fatti medesimi n da per tutto , n in luoghi pubblici, m'a soltanto appo noi pochi altri Barbari registrati , non incontreranno certamente verona opposizione i decreti romani ; i quali e si veggono ap pesi ne' luoghi pubblici delle citt , ed' anche al d d' oggi nel Campidoglio , e , eh' pi , scolpiti in colonne di bronz.o ; anzi Giulio Cesare in una colonna di bronzo dichiar cittadini 'd' Alessandria i Giudei di quella citt. Da questi (2S) adunque trarr ancor io le mie prove : e recher qui i decreti fatti s dal Senato , come da Giulio Cesare a pro d' !reano e della nosba nazione.

G. Cesare imperatore, pontefice e dittatore di nuo 110 (26), ai governatori de Slonj, al Senato, e al Popolo , salute.
" Se state bene , ne godo ; io pure e l'esercito lo vi mando UD& copia deUa scrit

~ tiamo bene.

LIB. XIV. C1.P. XVII.

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tura intagliala son.ra una tavola da me spedita ad lrcano figliuolo d' Alessandro , pontefice e capo della nazione Giudea , perch ne' vostri atti pnb.o blici si registri. Voglio eziandio , che recata in greco e in latino s'intagli sopra una tavola di n bronzo ; e-d questa. Io Giulio Cesare imperatore " di nuovo e pontefice col parere del Senato ho , deciso. Poich !reano figliuolo d'Alessandro giu.. , deo e al presente e ne' tempi andati s in pace , ., s in guerra ha dato prove di fedelt e d' amore , pe' nostri interessi , come gliene fanno fede pi , generali , e nella guerra ultima d' Alessandria " venuto in persona a soccorrermi con mille cin.. quecento soldati , e spedito da me a Mitridate , vantaggi tutti quanti in valore, per questi motivi io dichiaro Ircano figliuolo d'Alessandro, e i soi ., figli capi della nazione , e intendo che abbiano " giusta le patrie leggi in perpetuo il pontificato , ., ed egli co' suoi figliuoli siano nostri alleati , e , ognuno di loro sia ammesso tra' nostri amici. , Voglio inoltre , che quanto secondo le proprie , loro leggi appartiensi allo stato pontificate e civi~ " le , tutto concedasi a lui e a' figliuoli. Che se " frattanto insorgesse qualche differenza intorno al " governo della Giudea avr caro , che sia decisa , da lui. Quartieri per. ]a milizia o denari non vo' " che si esigano da loro. VI. " I decreti , le concessioni , le decisioni di ,- Gajo Cesare console sono queste : che i suoi fi. " gliuoli reg~aJJ.o la ~azio~e de' Giudei 1 e 'odano

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DELLJ: .lNTietiiTA' GIUDAlCUE

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le rPndite del1e terre loro concedute; che lo stesso pontefice e capo della nazione faccia giustizia agli oppressi ; che ad Ircano figliuolo d' Alessandro pontefice de' Giudei si mandino ambasciatori , che trattino seco d' amist e d'alleanza; che appendasi ancora una tavola di bronzo con~enente le cose dette e nel Campidoglio e in Sidone e in Tiro e in Ascalona e ne' templi , scolpita a caratteri grect e latini; ch t) tal de cre to si faccia noto a tutti i questori d' ogni citt e a' loro capi , e sieno guardati i Giudei come amici, e i loro legati si trattino ospitaimente; e queste ordinazioni spediscansi dappertutto. VII. " Gajo Cesare , imperatore , dittatore , console in s'egno d' onore e in riconoscimento della virt e delle cortesie ricevute ha concesso, quando ci torni bene al Senato ed al Popolo romano , che lrcano figliuolo d'Alessandro e i suoi figli. sieno pontefici e sacerdoti di Gerusalemme e della nazione , con ess~ tutti i diritti e le condizioni tutte , con cui ebhcrq il sacerdozio anche i loro antenati. VIII. " Gajo Cesare per la terza (27) volta console ha determinato , che questi ritengano e cingano di mura la citt di Gerusalemme , e go ver-o nila Ir~ano figliuolo d'Alessandro pontefice , e capo d,ella nazione , come gli piace ; di pi , che ogni second' anno dell' allogagione sia rilasci~to ai Giudei il tributo delle loro rendite , n niuno di loro vada per opera o paghi le imposte gi det~e. IX. " Gajo Cesa,re ; imperatore di nuovo , pre

l.JB. XIV. CAP. XVII

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scrisse , che desseto tributo per a citt di Geru salemme le terre de 1 Giudei, eccettuatane Gioppe) e questo ogn1 anno, salvo il settimo ch'essi cJ.i.. cono Sabbatico , poich in quello , n dalle piante 1icavano frutti n gettano semente ; che io Sidone ogni se~ondo anno paghino por tributo il quarto del seminato: inoltre che ad lrcano e a' suoi ~gli . rendano le decime , che gi solevano a' loro antenati: che niuno , ~ia governatote , sia capitano , sia legato , possa entro a' confini giudei far reclute , n trarne fuori milizia , n esigere da loro denari , n per lo svernameuto della milizia , n per qualsivoglia altro titolo , ma vadano esenti da ogni gravezza' onde che ella venga. Quanto poi acquistarono appresso , e possedettero , o comperarono , tutto sia loro. La citt di Gioppe ezandio, cui fin da quando allegaronsi co 1 Romani la prima volta i Giudei , possedevno , io intendo che la ritengano come per addietto hanno fatto , e i tributi di tal citt sieno renduti ad lrcano e a' suoi figli <lagli abitanti di quella terra, pe' venti mila secento settantacinque moggia di grano , che soglionsi dal paese e dal porto ooo.dmTe ogn1 anno a Sidone. S' intenda per eccettuato l' anno settimo da loro chiamato Sabbatico, in cui non arano, n colgono neppure dalle piante le frutta. Le terre poi situate nel Campo (28) Grande , che !reano e i maggiori suoi possedettero fino ab antico , piace al Senato , che abbiale lrcano e i Giudei secondo i dU-itti, <:h' ebbero \ler addietro , coa tutti quegli

DELLE A.NTICHIT.&.' GIUDAICHE

, ancora, che furono vicendevoli tra' Giudei e i pon ,. tefci , e con tutte le grazie ' che ottennero per '' decreto del popolo e del Senato. Per vigore di , questi diritti pobanno essi ancora valersene in (29) , Lidda. J;>e' luoghi poi, de' terreni , e delle abita , zioni , di cui i re Ila Siria e Fenicia , siccome ., alleati del popol romano , ebbero .l' usufrutto in " dono , piace al Senato , che abbianle !reano capo " della nazione , e i Giu~~i. Inoltre ; che sia con" cesso ad !reano, a' suoi figliuoli, e agli ambascia., dori mandati da lui un luogo tra' senatori , donde ., sedendo Inirare i combattimenti <le' gladiatori e , delle fiere ; che , qualora richieggono il dittatore , " o il generale della cavalleria d'uscire in pubblico, " quando sieno introdotti in Senato , infra dieci " giorni dacch si formato decreto per loro, sieno , rimandati colla risposta. X. " Gajo Cesare imperatore , ditlatore Ja quarta " volta , e la quinta console , e fatto dittatore in , perpetuo cos tratt de' diritti d' !reano figliuolo , d' Alessandro pontefice de' Giudei e capo della , nazione. Siccome quelli , che govemarono innanzi , a me le provincie, hanno deposte ottime informa, zioni d' !reano pontefice , e de' Giudei dannti al " Senato ed al popolo romano , ragion vuole , che " noi altres ne serbiamo memoria, e provvediamo , " che ad Ircano e alla nazione giudaica e a' figliuoli " di lui dal Senato c dal popolo romano si renda , quel merito ' che ben si deve alla loro affezione '' per noi e a tutti que' henefizj, che ci banno fatti.

LIB. XlV. CAP. XTII.

XI. " Gajo Giunio pretore de' Romani , ai capi , n al Senato, ed al Popo]o pariano, salute. Sono ve" nuti a trovarmi in Delo i Giudei e con essi al. n cuni di loro abitanti fra voi , presenti eziandio i ., vostri lrgati ; e mi palesarono , .come voi con un , banJo avete disdetto loro l' uso de' patrii riti e " sagrifi:z;j. Or a me non piace, che facciansi tali , bandi contro persone alleate ed amiche nostre , e )> che loro si divieti il vivere giusta le loro leggi, ., il contribuire deuajo per le comuni cene e i sagri" fizj , che fanno, quando neppure in Roma ci loro " si proibisce. Di fatto Gajo Cesare generale nostro '' e console nell' editto , in cui tolse affatto dalla " citt le adunanze e combriccole , n' eccettu que" sti soli, n viet loro la contribuzione del denajo , e la cel-ebrazione deUe cene. Simile ancor io nel ., levare che ho fatto ogn' altra adunanza , a questi .. soli ho permesso di unirsi insieme e convivere , giusta le patrie loro leggi , ed usanze. Star dl;lD" que bene , che quel qualunque decreto , che fatto " avete contro de' nostri amici tHllleati , voi lo tor ., niate indietro, perch cos vog]iono i meriti loro, " e l'affezione che hanno per noi. XII. Dopo la morte di Gajo Cesare , M. Antonio e P. Dolabella allor consol_i ragunaro il senato, e introdottigli innanzi gli ambasciatori d' !reano trattarono delle in,chieste , che questi tacevano , e atrinsero seco amicizia ; e il Senato dGCise che loro si concedesse tutto ci che bramavano d' ottenere (3o}. lo qui ne ref:o il decrew uiandio, perch i leggitori

DELLE ANTiHIT J..' GI11DAICHB

di que.na storia abbiano pronta alle mani la tlimo .strazione di quanto si va -dicendo. Eccolo. " De" creto del senato tratto fuori dell' Erario , e tra:. ., scritto dalle pubbliche tavole questorie, essendo 1' queslnri della .citt Q. Rutilio, e G. Cornelio; e " cavssi dalla seconda tavola dell'ordine primo . ., Agli undici if aprile nel tempio della Concordia " fur presenti allo scritto L. Calpurnio della trib " Menenia Pisone, Ser. Papinio della Lemonia Po" tito, G. Caninio della Terentina Rebilo,. P. Ti" dezio, L. Apulino figliuolo di Lucio della Sergia, " A. Flavio figliuolo di Lucio della Lemonia, P. " Plazio figliuolo di Publio della Papiria , M. A qui " lio figliuolo di Marco della Mecia , L. Erucio fi" gliuolo di Lucio della Stellatina , M. Quin21fi.o .ft" gliuolo di Marco della Pollia Plancillo , Publio " Serlb. P. Dolabella , M. Antonio consoli tennero ., parlamento. Intorno a quelle cose , che G. Cesare " con decreto del Senato stabil in favore de' Giu" dei , n fu sollecito di registrar/e nel pubblico " Erario , a noi piace che facciasi questo decreto , , siccome paruto ancora a' .consoli P. Dolabella e " M. Antonio , e che si registrino nelle tavole, s , presso a' questori della citt , perch essi pure si " prendano pensiero di riportar/o in doppie tavole ; , il che si foce ai nove di,Jbbrajo nel tempio ddla " Concordia. I legati d' ]reano pontf!ftce furono, que.. n sti. Lisimaco ftgliuolo di Pausania, Alessandro , figliuolo di Teodoro , Patroclo figliuolo di CheretJ " e Gionata figliuolo d' Onia ".

LJD. XIV. C!P. XVII.

XIII. Di questi ambasciatori !reano spednne poi uno a Dolabella allora quando fu governatot;e nelf Asia, pregando/o , clze licenziasse dalla milizia i Giudei e conservasse i patrii loro instituti, e consen tisse loro clze. vivessero secondo questi. Dolahella adunque ricevute lettere da Ircano scrive ai popoli tutti dell'Asia , e alla citt degli Efesj primaria di que1la provincia in tal modo sotto il governo d' Ar temo ne, il primo gionio di Leneone.
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Dolabella imperatore, ai capi, al Senato e al Popolo degli Efesj , salute.


" Alessandro figliuolo di Teodoro , legato d' lr4 " cano pontefice e capo della nazwne giudea ~i ha ., detto , che i suoi cittadini non possono militaLe , " perch non loro lecito ne' giorni di SaJJLato n ~ portare armi , n far viaggio , --n aver di per s , ptovvisione bastevole di que' cibi, che giusta le " patrie leggi sono appo loro in u~o. Io pertanto " dicbiarogli esenti dalla milizia , come gi fecero i " generai miei antecessori , e consento che vivano " colle patrie loro leggi , adunandosi , come soglio'' no , in occasione de' sagrifizj , delle divote loro " consuetudini, e delle offerte che fanno pe' sagti" fizj; e voglio che voi ne sc1iviate a ciascuna citta 01, Queste sono le grazie che a' no&tri fe' Dolahclla pregatone per suo amhasciadore (31) da hcano. XIV. Anche L. Lentulo (32) console disse. " l " Giudei cittadini romani , che professavano il giu..
FL.4YlO tomo

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DELLE ANTICIIITA' GIUDAICHE

daismo ed usavano sagrifizj col rito giudaico offe re ndogli in Efeso, dal tribunale per motivo di re ligione gli ho fatti esenti dalla milizia , ai venti di settembre , essendo cons~li L. Lentulo , e G. Marcello. Ci si trovarono presenti T. Appio fi. gliuolo di Tito Valgo della trib Orazia legato, T. Tongio figliuolo di Tito della Crustumiua, Q. Resio figliuolo di Quinto , T. Pompeo figliuolo di Tito Longino , G: Servilio figliuolo di Gajo della Terentina, Bracco tribuno di soldati, P. Clusio fi. gliuolo di Pub]io della V eturia Gallo , G. Senzio figliuolo di Gajo della Sabatina. T. Attilio figliuolo di Tito Balbo legato e vice-pretore ai magistrati , al Senato , ed al Popolo degli Efesj , salute. L. Lentulo console a mia intercessione ha esentati dalla milizia i Giudei delP Asia , del che avendo dipoi pregato anche Fannio generale , e L. Antonio vice questore fui esaudito , e. voglio che voi provveggiate , che non sia loro in questo data molestia (33) " XV. Di tali editti a favore d' !reano e della na zione nostra fatti dal Senato e dagl' imperadori ro mimi , e decreti di citt e risposte di generali alle lettere loro scritte sopra i nostri diritti ve n'ha in gran copia ; ma il gi recato sinora a chi entra a leggere senza passione la nostra storia sar bastevole per dar fede a quant' altro pur havvi su questo ar.. gomento ; perch siccome addotte abbiamo e~identi nprove e sensibili dell' amicizia ' che fu tra noi e i 1\omani ' additandone m fede colonne di bronzo e

LJB. XIV. CAP. XVH.

5r

tavole , che nel Campidoglio ed or si conservano , e conserveransi mai sempre , cos e ho creduto soverchia cosa e nojevole sporle qui tutte ad una per una , e mt par non doverci essere s maligna persona , che amici non voglia crederci de' Romani , quand'essi a mostrarci pur tali hanno fatto ancor pi tlccreti di quelli, che noi abbiamo recati; e non anzi dagli ar~omenti gi addotti non inferisca essere vero ci che diciamo di noi. Egli dunque gi chiaro , che di que' tempi fra noi e i Romani fu amicizia , e alleanza. XVI. Ota a questo tempo medesimo insursero nella Siria gran tutbolcnze ; e funne tale il motivo. Cccilio Basso favoreggiatore de'Pompejani, ordito un tradimento contro la vita di Sesto C~sare , il toglie dal mondo ; indi usmpato i.l comando delle sue truppe prende a governare la provincia. Per questo si accese Jspra guetra presso la citt d' Apamea , per lo. venire che fecero sopra di lui i capitani di Cesare con poderosa oste di cavalli e di fanti. A questi mand anche Antipatro sovvenimento sotto la condotta de' suoi figliuoli per la memoria , che conservava dc' bencfizj da Cesare ricevuti , per cui suo dovere parevagli vendicarne la morte , e punire l'uccisore. Ma mentre la guerra si protraeva , Marco (34) sottentr nel governo di Sesto. Cesare intal1to ucciso in Senato da Bruto e Cassio dopo tre anni e mezzo di regno. Questo per si trova scritto anche altrove.

DELLE'~ ANTICHT-A.'' .(fUDAICIIB


.11" -

Cassio maltratta la Giudea, e n'esige ottocento talenti.


I. Ora essendosi per la morte di Cesare rotta gran guerra , e i personaggi pi riguardevoli per diguit dispersi qua e l per far leva di truppe, Cassio perviene in Siria per aver la condotta d queU' esercito , ch' era intorno alla citt d' Apamea ; e sciolto l'assedio tir dalla sua Basso e Mmco; indi aggirandosi per le citt ragunava soldati ed armi , e a quelle imponeva grandi gravezze. Ma sop1a tutti travagli la Giudea co11' esigerne che fe' settcento talenti. PCI Antipatro veggendo ogni cosa in timore e scompiglio 1;partisce il carico di riscuoterlo in pi persone , e nt: commette la cura a' due suoi figliuoli , a Malico che non gli era gran fatto amico , e ad altri. Ora Erode , che il primo fu a riscuotere dalla Galilea quanto avevangli imp9sto , era intrinseco amico di assio ; perciocch un partito gli parve da uomo accorto il coltivare fin d' allora i Romani , e a spese altrui guadagn~rsene l' affezione. I governatori poi dell' altre citt si ven devano insieme cogli aLitanti : e Cassio reca in servaggio quattro citt ; delle quali e1ano le pi pos.enti Gofna ed Emmaus , e dietro a l01o veni uno. Lidda e Tamna. Tanta poi fu la collera conc:epula da Cassio , che avrebbe ucciso 1\lalico (e

LlB. X\'. ClP~ XVJU;

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gi s'era mosso contro di lui); ;s; per mezzo d'An tipatro !reano non ne avesse: frento lo sdegno , mar:tdandogli cento talenti del suo. II. Ma poich fu partito Cassio dalla Giudea , raddoppi Mali co le sue insidie contro la vita d' .n tipatro , giudicando dalla costui morte dipendere: la sicurezza d'lrcano nel Tegno. .Questi suoi pensamenti non erano per ignoti ad Antipauo ; perciocch avutone egli sentore pass il Giordano 1 e quivi prese a far leva di truppe arabe insieme e nazionali. Ora Malico uomo scaltro negava d' avergli mai tese insidie , e per difesa di se spergiurava dinanzi a lui e a' suoi figli dicendo, che mentre Fasaelo guardava Gerusalemme ed Erode avea l'armi in custodia, non si sarebbe neppure sognata tal cosa. Veggendo poi egli impossibili a riuscire le sue intenzioni si raccouci cou Antipatro , e trattarono insieme , trovan.. dosi Murco pretore in Siria; il quale avvedutosi del tentar , che faceva Malico novit in Giudea , venne a tale, che fu per ucciderlo ; se. non che ad istanza d' Antipatr perdongli la vita.
CAPITOLO

XIX.

Malico a tradimento toglie dal mondo Antipatro con yeleno.


l. Ma non s'avvide Antipatro, che avea salvata la vita a chi lo doveva tradite. Conciossiach Murco e Cassio unite le loro forze misero in mano ad Erode

DELLE .lNTICliJT.l' GIUD.lJCUE

ogni cosa , e crearonlo governatore della Celesiria con navi e soldatesca a piecli e a cavallo , promettendogli il regno della Giudea, quando avessero posto 1ne alla guerra , che contro Antonio e Cesare il giovane era insorta allora ; onde Malico .forte atterrito della potenza d' Antipaho pens di levarlo dal mondo : e con ilenari corrotto il coppiere d' Ire ano, appo cui si dovevano entrambi trovare a cena , gli fa bere il veleno e l' uccide: indi co' soldati, che seco aveva , si pose a ordinare le cose della citt. Venne a notizia d'Erode e di Fasaelo, che il padre loro era stato tradito 1 e addoloratine forte , Mali co negava ogni cosa e spacciavasi per innocente di quella morte. In questa maniera fin i suoi giorni Antipho , uomo a cui in piet , in dirittura di cuore , e in zelo per la sua patria non si trovava l'uguale. II. Ma tra' suoi figli Erode era quegli , che tosto volevane vendicata la morte col volgere, che farebbe l'armi contro di Malico. Ma Fasat>lo maggiore d'et giudicava miglior pa1tito pigliarlo con fiode, perch l non venissero mai creduti autori di una guerra civile. Erode adunque ammette le discolpe di Malico, e fa sembiante di crede1e, ch'egli non abbia mai macchinata la morte d' Antipaho. Intanto rivolge ai funerali del padre i pensieri; indi venuto a Samaria, di maltrattata ch' ei la trov per interne discordie 1 la rec a buono stato, e riun gli animi discordanti de' cittadini. Indi a poco doVl'ml9si celebrare io Gerusalemmp una solennit, E1ode co' suoi aolati

55 muove aUa volta di quella. Impauritone Malico per suase lrcano a non consentirgli l' enbata in citt. !reano vi si conduce , ed a colorare cotal divieto si val del pretesto , che mentre il popolo inteso a purilicarsi , e' non conviene ammettere gente stra.. niera. Ma Erorle niun caso facendo dei messi- d' Ir- cano v'entra di notte. La sua venuta spavent forte Malico : ma non per questo gli cav d' in sul volto la maschera; anzi scopertamente piagneva Antipatro 7 e quasi gli fosse amico , andavane ripetendo il nome : di nascosto per procacciavasi guardie per si curezza di sua persona. Ora gli amici d' Erode non che gli rimproverassero co tal finzione., ma per non dare sospetto di se giudicarono di contraccambiar nelo con maniere cortesi.
LIB. XIV. CAP. XIX.

CAP

l T OL

o XX.

Erode per commissione avuta da Cassio uccida Malico insidiospmente.


I. Intanto Erode fe' con sua lettera nota a Cassio la morte del padre ; e quegli ben conoscencl() che bestia d' uomo era Malico , gli rescrisse , che vendicasse pure suo padre ; e in qnesto manda segretamente a' trihuni in Tiro un ordine di dar mano ad Erode nella giusta int,apresa, che sta per fare. Ora, siccome al p~endere che fe'Cassio Laodicea, trassero a lui l' uno e l'altro insieme recantigli in dono corone e denari, cos Erode a questo pasao attendeva

DELLE !NTJClfiTA' GIUDAICHE 56 Ma1ico per puuirlo j ma egli subodorateoe l' intenzioni nelle \'cinanze di Tito oeiJa Fenicia, drizz le sue mt'e a cose oaggimi ; e perch suo figliuolo era ostaggio io Tiro , determin d' iovolal'lo io pas sando da quella citt, e condurlo seco in Giudea ; inrli , mentre Cassio uscirebbe contro d' Antonio, rib~IIar la nazione. e farsene egli re. A questi disegni s' attravers Iddio insieme , e l' accortissimo Etode , il quale avvedutosi del suo intendimento sped fret.. toloso un suo servo in apparenza ad apprestare la cena , poich ne aveva di gi fatto a tutti l'invito , ma in realt a' tribuni istigandoli , che movesseto contro Malico. armati. Usci;ooo infatti ; e avvenutisi in lui poco longi dalla citt sopra il lido del mare con pugnalate lo- battono in tena morto. II. lrcano poi s stordito 1imase per questo fatto 7 che perd la favella: riavutosi, ma con istento, domand gli amici d' Etode , che fosse mai avvenuto , e chi avesse ucciso Malico? e udito, che per ordine di Cassio , lod l' impresa ; perciocch era uomo ribalrlo e traditore .della patria: cos Malico port la pena della scellertezza i onde aveva trattato Antie patro. Ota poich dalla Siria partito fu Cassio , lee vssi a romore la Giudea; perciocch Felice, che coll' eserrito f~ lasciato in Gerusalemme , si spinse contro ~li Fasaelo , sicch tutto il popolo era ad arme. Erode intanto bovavasi presso Fabio in Da.. masco , e mentre voltva p01tare ajnfo al fratello , ne fu raftellufo per infermit ; che il sorptese ; fintanto che F asaelo riuscito di per se vincilo1e di

LIB. XIV. C.A.P. XX,

Felice rinchiuselo in una torre, da cu,i, dopo avu tine buoni patti , lascillo andar libero. Ma Fasaelo ebbe forte a doletsi ad !reano, ch'egli dopo i gran henefizj da loro ricevuti ne spalleggiasse i mm1c1 ; perciocch il fratello di Malico , ribellte allora pa recchie castella , vi tenea guernigione : tra queste era Massada , che non avea pari in fortezza. Sopra costui adunque Etode appena guarito ne viene , e toltegli quante terre occupava , sotto la fede sua il ~ mand libero e intatto.
CA.PJTOLO

XXI.

Anti6ono figliuolo d' .Aristobolo sovvenuto dal tiranno de' Tirj. Erode attaccatolo il mette in volta e caccia dalla Giudea.
Ora Antigono figliuolo d' Aristobolo, che arrolato aveva un buon numero di soldatesca , ed avevasi con denari l'animo cattivato. di Fabio, fn in Giude~ ricondotto da Tolommeo figliuolo di Menneo, perch suo parente. A lui pwe porgeva soccorso Marione , -lasciato signor de' Ti1j da Cassia , il quale tenne guernita la Siria con ripartida tra' pi tiranni. Marim~e adunque innoltrssi eziandio in Galilea provincia vicina, e presene tre castella , le tenea_ presi.. diate. Ma Erode levatosi contro costui lo . spogli d' ogni cosa ; licenzi non :pertanto cortesemente le guernigioni de' Tirj , ed alcuni di loro con doni altres per l' amor, eh' et;li aveva a quella citt. Dopo

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DELLE A.NTICHJT.\ 7 GIUDAICHB

questo usci incontro ad Antigono , e fatta con lui giornata lo vinse , e sterminllo dalla Giudea , di cui quasi toccava i confini. Venuto poi egli in Gerusalemme fu da !reano e dal popolo coronato. Or egli contratto avea per parola gi datane paentado colla famiglia d' IIcano , e per vie maggior fu la cura , eh' Erode ebbe di lui, siccom~ in procinto di sposare la figliuola d' Alessandro figliuolo d' Aristabolo, e pronipote d' !reano per parte di sua figliuola, onde poscia diviene padre di tre maschi e due femmine. Aveva per menata innanzi altra donna sua nazionale chiamata Dori , di cui gli nacque a primogenito Antipatro.
CAPITOLO

XXII.

Erode passato in BituJia si rende con denari amico .Antonio; e riescono vane le intenzioni di chi lo voleva accusare appo lui.
Ora Cassio viene in potere d' Antonio e di Cesare presso a Filippi. Dopo questa vittoria Cesare part (35) per l'Italia , e Antonio si volse all' Asia. Giunto in Bitinia ebbe incontro ambasciadori c:l'ogni nazione. Ci vennero ancoa i principa1i giudei , per incaric!lre Fasaelo ed Erode; che questi avevano tutto il potere del re , ed !reano v' era solo per ombra. Erode , che venne pe1 discolparsi presso d' Antonio , era molto pregiato da lui ; onde avvenne , che a' suoi avversali non f11 concesso di dire

LJJI, XIV. CAP. XXII.

5g

neppure parola ; grazia) che ottenne da Antonio Erode per via di denari. Ma poich Antonio fu pervenuto ad Efeso , gli si presentarono a nome d' Ircano e della nostra nazione ambasciadori , che gli afferirono una corona d' oro , e pregaronlo , che con una sua lettera a' ~overnatori delle provincie volesse; mettere in libert que' Giudei , che non per legge di guerra avea Cassio fatti prigioni, e rendere quelle terre, che erano loro state a' tempi di Cassio 1apite; Parvero ad Antonio le inchieste de' Giude' ragionevoli; ond' egli mand incontanente ad lrcano, e a' Giudei (e nel medesimo tempo ne scrisse a'Tirj) un decreto di tal tenore.

Marco Antonio imperadore ad Ircano pontefice e capo della nazione de' Giudei, salute.
" Se voi state bene , siane ringraziato il cielo ; io pure e il mio esercito stiamo bene. Lisimaco figliuolo di Pausania , Giuseppe figliuolo di Menneo , .e AJessandto figliuolo . di Teodoro legati vostri abboccatisi meco in Efeso e rinnovarono l' ambasciata gi per loro compiuta in Roma , e puntualmente eseguirono le commissioni , che tu e il tuo popolo avete lor date, facendomi nota la benivoglienza , . che tu conservi per noi. Persuaso io dunque e delle parole e de' fatti , che voi ci siate affezionatissimi, poich nel vostro procedere io ravviso costanza e religione , vi tratter da miei pari. Ora poich i nemici del popolo roman9

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6o
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DELLE :lNTICHITA' GIUDAICHE

e nostri corsero tutta r Asia non perdonando nt'! a cittadi n a templi : e non tetineto i patti, che pu1 giurarono , noi non tanto pe1 lo ptivato nostro interesse , quanto per lo comune di tutti , pigliate l'armi, puniti abbiamo gli autori e rle'torti fatti agli uomini e delle empiet , onde furono offesi i numi. Perci noi crediamo , che il sole ancora torce.sse altrove i suoi occhi, il quale malvolentieri mir egli stesso l'odioso attentato contro di Cesa1;e ; ma condannando gli dei cogl' ingiusti attentati le insidie da loro tese contro del cielo ( le quali trovarono ricovero in Macerlonia (36) siccome l'unico luogo agli empj loto disegni op portuno ) , e lo stravolgimento delle maligne e pressoch furiose idee loro, cui rinforzarono presso a Filippi di Macedonia coll' impadronirsi che fecero ancora ~i luoghi forti e fino al mare difesi cla una continuata serie eli monti per quinci guardarne da una sola porta l'ingresso, noi finalmente vincemmo; e rifuggito si Bl'llto in Filippi e da noi assediatovi incontr la medesima morte di Cassio. Ora poich sono puniti costoro , noi da indi innanzi pen.siam d vivsre in pace, e mettere in quiete l'Asia dall" armi. Que11a pace pertanto, che Iddio ci diede, noi la facciamo comune co' nostri alleati altres ; onde il corpo dell'Asia quasi da grave infermit maltrattato , merc della nostra vittoria , ora comincisi a riavere. Quindi io sicco., me medito ognora il come ingrandire te e la tua , nazione, cos avr CW"Il. de' vostri vantaggi. Ho

Liti, :XIV. CAP. XXJI.

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sparso ancora un editto per le citt , che , se vi sono persone libere o schiave vendute all' incanto da Cassio o da suoi uffiziali, si tornino in libert, e intendo , che vi vagliate de' privilegi da me e da Dolabella concessivi graziosamente. Inoltre io ingiungo a' Tirj , che non vi trattino duramente , e che quanto posseggono di ragione de' Giudei, tutto restituiscano ,a' loro padroni. La corona poi, che tu mi mandasti io l'ho accettata. '

Marco Antonio imperadore a' capi, al Senato a al Popolo de' Tirj , salute.
" Avendomi fatto certo in Efeso gli ambasciadori d' Ircano pontefice e capo della nazione giudea 1 che voi ritenete le . loro terre fin d' allora occupate, quando cost dominavano i nostri avversarj, ora poich abbiamo pres a guerreggiare per l' im pero , e in risguardo delle persone pie e dabbene puniti abbiamo coloro, che non curavano d'essere grati , n seppero mantenere giuramenti , io vog]io , che da voi si stenda la pace anche sopra de' nostri al1eati ; e quanto gi riceveste de' nostri nimici non che lo teniate , ma restituitelo a chi fu tolto; perciocch non fu concession del Senato, che desse a niun di coloro provincie ed eserciti , ma prepotenza, da cui condotti a rapirseli, tirannescamente premiarono quelli , che diedero giovamento alle loro ingiustizie. Giacch adunque co storo n' hanno pagata la pena , vogliamo , che i

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DELLE NTICHITA1 GIUDAICUE

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nostri alleati posseggano senza contrasto , quanto gi avevano , e voi se al presente qualche terra tenete , la quale , innanzich G. Cassio con un'il~ lecita guerra assalisse la nostra provincia , fosse d' lrcano capo della nazione giudea , a lui la ren diate, n a' Giudi &ammettiate impedimento veruno , perch non abbiano forze bastevoli a impossessarsi de' pl'Oprj averi : che se avete qualche ragione contro di lui, al nosbo venire a que' luoghi potrete farla valere ; che noi intendiamo di. conservare colla nostra autorit gli alleati tutti egualmente ne' loro diritti "

M. Antonio imperatore a' capi, al Senato e 'az Popolo de' Tirj , salute.
" Io v'ho spedito il mio decreto; intorno al quale io voglio che proveggiate , che ~elle pubbliche ta vole si registri in caratteri greci e latini, e ne sia appesa una copia in luogo a tutti visibile , onde si possa leggere da ognuno. " Marco Antonio imperadore, quando regge vasi a triwnvirato l'impero , decise cos : Poich Gajo Cassio in questo stato di cose assassin la provineia altrui, che teneva soggetta coll'armi, e con essa i popoli confederati , e rovin la nazione dei Giudei amica del popolo romano , uoi dopo rotta la costui arroganza , con editti e decreti raddirizziamo il tortamente operato da lui , onde i nostri alleati riabbiano il loro ; e quanto di ragione dei

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63 , Giudei fu venduto sia in persone , sia in avete , , tutto si restituisca, le persone alla libert che go" devano da prima , gli averi agli antichi loro pa" droni : il trasgressore del mio decreto , voglio che , n' abbia gastigo ; e se fia preso , allora sru. mio , pensiero il punirlo , secondoch merita il suo de, litto " Ci stesso egli scrisse e a' Sidonj e ag]i Antiocheni e agli (37) Araj. Non stato fuori di :proposito lo sporre qui ta1i cose , perch serviranno d' argomento a provare que1l' impegno , che noi af. fermiamo avere avuto i Romani per provvedere alla nostra nazione.
LIB. XIV. CAP. XXII.

c Ap l T oL o

XXIII.

Antonio venuto in Siria costituisce. Erode e Fasaelo tetrarchi.


I. Dopo ci 111entre Antonio passava in Siria , Cleopatra venuta a scontrarlo in Cilici a lo avvilupp nel suo amore. Qui -gli si presentano di nuovo cento de' pi principali Giudei per gtavare d'accuse Erode e i suoi , trascelti ad esporle dal loro numero i dicitori pi valenti. Difendeva contro di loro la causa de' giovani Messala sostenuto dalla prese:DZa d' lrca.. no , ch' era gi loro congiunto. Udita Antonio in Dafne (38) l' una pru.te e l' altra domanda kcano 7 qual delle due governasse pi saggiamente la nazio.. ne; e rispostogli che la parte d' ErQde, Antonio gi di per s ben disposto a pro loro per quella ospi

DELLE ANTICHI'rA.' GltiDAICHE

tale amicizia , che , fin da quando ci fu con Gabi,. n io, stripse col padre loro, crea l'uno e l'altro (39) tetrarchi (4o), e mette in loro mano i1 governo tutto de11a Giudea: indi scritte in conferma di ci sue lettere mise in prigione quindici degli avversarj ; e stava gi per ucciderli , se non che Erode vi s' in~ tramise di perdono. Il. questo per , tornati che furono dall' ambasce~ ria , non valse a tenerli cheti : conciossiach altri mille rendettonsi in Tiro per quivi parlamentare con Antonio , il quale aveva determinato d' andarvi : ma Antonio da Erode e dal fratello di lui prevenuto con molti denari impose al governatore dei luogo , che gastigasse gli amhasciadori giudei , che aspira~ vano a novit , e raffermasse nel regno Erode e i fratello. Erode tosto ne venne a loro , che alberga~ vano sul lido del mare, fuori di citt , e gli spinse a partire (con lui trovava si ancora lrcano ) ' perch conerehbero grande rischio , se volessero mostrare la fronte : quelli per non gli diedero credenza ; onde sortiti improvviso con pugnali i Romani gli uccisero in parte ; i pi per ne restarono feriti ; e i rimanenti fuggitisi in casa non ebbero pi coraggio di far romore. Strepitando per questo il popolo con tro Erode, Antonio sdegnatonc mise a morte coloro, che si teneva prigioni. III. Occuparono l'anno appresso (ro) la Siria Pa coro figliuolo del re de' Parti e il loro sabapo Bar zafarne. In quest' anno medesimo muore Tolommeo figliuolo di Menneo , e succe.dutogli nel regn~ Lisa

LIB. XJV. CA.P. XXUJ.

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nia suo figlio contrae amist con Antigono figliuolo cl'Aristoholo; nel che gli fu assai vantaggiosa l'opera del 11atrapo , che molto poteva presso d' Antigono.

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p l T

o L o XXIV.

I Parti rimettono nel regno Antl'gono figliuolo d' Aristobolo.

I. Ora Antigono prometteva a'Parti miUe talenti e cinquecento donne , solo che tolto il regno ad Ircano lo dessero a lui , e levassero di vita Erode coi suoi. Ei veramente non attese la sua promessa : ma i Parti intanto entrarono nella Giudea conducendovi Antigono. P acoro tenne la via del mare; e il satrapo quella entro terra. I Tirj adunque chiudono le porte a Pacoro , i Sidonj per c i Tolomaidesi gli danno ricetto. Pacora intanto spedisce nella Giudea un'ala di cavalieri per esplorare lo stato di quel paese e dar mano ad Antigouo , e con essi un capitano , che aveva il suo nome medesimo , e setviva il re della coppa.. Ora Antigono perciocch a lui vennero que' Giudei , che abitavano intocno al monte Carmelo , e gli si afferirono ad accompagnai"!o, sperava di occupar qualche parte della provincia per mezzo loro (foresta si chiamava quel luogo ) : e affrontati da alcuni pochi riescono finalmente d' entrare in Ge rusalemme ; dove .cresciuti a gran numero , per lo unirsi che fecero parecchi , innoltraronsi fino alla reggia , che strinsero d' assedio. Accorsero alla di.
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56

DELLE ANTICBIT A.' GIUDAICHE

fesa col loro seguito Erode e Fasaelo , e attaccatasi in piazza battaglia, i garzoni restano vincitori de' ni~ miei ; e inseguitili fino al Tempio mandano alcuni soldati a guardare le abitazioni vicine : m'a perciocch non avevanQ chi li soyvenisse' il popolo leva tosi oonbo loro di fuoco alle case , e ahbl'Ucivvi dentro i soldati. Di questa iniquit poco appresso Erode paga i ribelli suoi avversarj, attaccata con essi battaglia e mortine assai. Andavano intanto scaramucciando ogni giorno tra loro : ma gl' inimici aspettavano dai contorni il popolo , che verrebbe a Gerusalemme pe1 celebrarvi la festa , chiamata la Pentecoste. In questo q ~dunque raccolgonsi intorno al Tempio molte migliaja d' uomini chi armati e chi no : in mano di questi era il Tempio colla citt , salvo la reggia e le sue pertinenze ; eh' Erode con poca gente le difendeva. Or Fasaelo guardava le mura della citt; e. intantp Erode, presa una man di soldati, esce sopra i nimici, che stavano ne' sobborghi; e dopo una feroce battaglia li mette in volta a gliaja , che fuggono parte in citt , parte nel T~m pio , e tali eziandi nell'esteriore steccato , ch' ivi era per avventura. In questa battaglia fu di non piciolo ajnto ancora Fasaelo. IL Ora Pacoro condottiere de' Parti ad istanza di .Antigono entra in citt accompagnato da pochi ca~ valli , in apparenza per acchetare la sedizione , in realt per con animo di spianargli la strada al re.. gno. Fasaelo gli viene incontro , e se lo ,ricoglie ad albergo iu lilla casa : e Pacoro gli suggerisce 1 che

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LJII. XIV~ CAP. XXIV.

venga egli stesso in persona amhsciadore a Barzafane ; ma con ci gli tendeva un laccio. Fasaelo , he non sospettava di frode, accetta il partito: Erode per non lodava tal fatto per la sleale gente , 'che sono i Barbari ; anzi voleva , che si mettessero le mani addosso a Pacoro , e a quanti eran seco. Partirono adunque per tale ambasciata lrcano con Fa saelo ; e Pacoro , lasciati ad E1ode dugenta cava.. )ieri , e dieci di quelli , che chiamano Eleutei ( 1 ), venne con esso l01o. Entrati in Galilea sono accolti da' govt~natori di quelle citt sotto l' armi ; e Barzafarne a prima giunta riceveli cortesemente e con donativi eziandlo: ma poi li tradisce. Fasaelo intanto con esso il suo seguito e la cavalleria albergato vicino al mare ; ovc udito che Antigono avea pro messo a' Parti in suo danno ~ille talenti e cinquecento donne , cominci a insospettire de' Barbari; Di fatti v'ebbe persona , che avvislli , le insidie tendersi l01o di notte, poich tacitamente erano intorno intorno cinti di guardie : e sarebbero stati pesi , se non che aspettavano , che i Parti di Gerusalemme arrestassero Erode , onde al toglieni questi troppo frettolosamente di vita , quegli mai non aprisse. gli occhi , e non is.cappasse loro di mano. Essi adunque trovavansi in tale stato ; e gi si vedevano manife stamente le guardie. Quindi alcuni consigliarono Fa.. saelo , che incontanente montato a cavallo .si dile.. guasse , n si traUenesse pit oltre : ma sopra tutti strignevalo a questo partito Ofellio , il quale aveva inteao ogni cosa da 8a1amaUa uno de' pi ricchi ai..

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bELLE ANTICHITA' GIUDAICHE

gnori , che fossero di que' tempi in Siria , e giaccb vicino era il mare, gli offerse a speditamente fuggire naviglio. Fasaelo per non volle abbandonare Ircano, n mettere a rischio il fratello. Ma in vece di questo presentatosi a Barzafane disse, che il meditare ch' ei facea cose tali delle loro persone non era procedere dirittamente; se bramava denari, molti pi ne avrebb ottenuto da loro , che non gliene dva Antigono : e poi essere ben cosa indegna , ch' egli mettesse a morte persone innocenti venute a lui sotto fede e coi grado d' ambasciadori. Il Barbaro a quto dire giur, ch'era falso quanto temevasi, e che vani sospetti Io disturbavano. Dopo questo egli andnne a Pacoro.
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A P l T O L O

XXV.

l Parti fanno prigioni /reano e Fasaelo.


Erode si salYa e ya a Roma.
I. Partito lui , certi Parti imprigionarono lrcano e Fasaelo , il quale acerbamente rimproverava loro lo spergiuro. Intanto il coppiere. del re , che fu spedito ad Erode , avea commissione di trarlo fuori delle mura , e porgli le mani addosso. In questo mand Fasaelo a farlo avvisato della rea fede dei Parti alcuni messi , i quali per furono presi dai Parti. Erode il seppe , e tosto ne viene a Pacoro e a' pi pos senti fra' Parti , siccome signori degli altri, i quali informati di tutto infingevansi maliziosamente

LJB. XI'V. C!P. XXV.

di nulla sapere, e gli dissero, ch'egli doveva eon esso Joro uscir delle mura per gire incontro chi
gli recava lettere: perciocch non .erano quegli (41) ancora presi dagli avversary; anzi tali messi venivano a dargli parte delle telici imprese di Fasaelo. Ma Erode non ci si gabb ; conciossiach avea udito d'altronde la presa di Fasaelo ; e a' co.nsigli , che davagli la figliuola d' lrcano , madre (12 ..) della sposa promessagli concep vie maggiore sospetto de' Parti : hench adunque gli altri non d$lssero a lei orecchio, pure Erode siccome a savia donna . credeva assai. Or mentre i Parti consultano che far si debba ( giacch non piaceva loro il partito di mettere aper tamente le .mani addosso a un tal uomo ) , e per indugian r affare pel d vegnente ' trovandosi in tale scompiglio Erode , e maggior fede prestando alle triste novelle che gli venivano del fratello, e del tradimento a lui ordito da' Parti , che non a quanto si diceva in contrario , fatta gi sera pens di va lersene per fuggire ; n volle pi intertenersi, incerto com' era di qual pericolo soprastes~egli da' nemici. Presi adunque seco i soldati , che aveva , e poste sopra giumenti le donne , sua madre cio , sua so rella , e la figlia d' Alessandro figlwolo d' Aristobolo, che doveva sposare, e la m.adre di questa, ch'era figliuola d' Ircano , e il suo, flatello minore co' servi e col rimanente de' spoi , invissi verso l' Idumea senza avvedersene gl' inimici , fta' quali per non sarebbesi rinvenuto nessuno di cuOJ' s duro , che trovandosi prest:nte ~ quel fatto :non vesse sentita .piet

DELLE ANTICUITA.' CIUD!ICllE

delJa . nisera loro sorte , nggendo donne levantisi in braccio i piccioli figliuoletti abbandonare ha' gemiti e pianti la patria , e lasciare gli amici tra i ceppi 7 (lisperate di mai pi udire di loro liete novelle, Il. Ma Erode fatto del cuot rocca contro gli urti 1 che davagli la sua disgrazia 1 ed egli sosteneva i suoi danni coraggiosamente , e visitamlo tra via i compagni esortava ciascuno a st~r di buon animo , e non darsi in preda al dolore : il che distorrebbcli da una fuga spedita , unico scampo , che per ventura restau alla loro salvezza. Essi adunque , siccome animavagli Erorle , cos argomentavansi di sostenere l' avversa fortuna ; ma Erode perciocch ribalt(Jssi il cocchio , e la madre sua fu in peticolo di morir_ne, poco manc, che non uccise se stesso , tra pel dolore che il prese di lei , e pe1 la paura ch' entrgli, noi soprapprendessero gl' inimici' che r inseguivano 7 mentre intot'llo a tal cosa perdevasi il tempo ; onde tratto fuori il pugnale stava gi per ferirsi : ma nel rattcnnero gli astanti sopraffa~ndolo colla loro moltitudine e dicendo , che non doveva per niun patto abbandonarli vicini a cadete in mano del nimico : elle llon era eosa da cuor ben fatto trar se medesimo de' perigli, non curltr degli amici , ..cl1e v' eran dentro. Costretto adunque parte dal rispetto a mo~ tivi che gti si addussero ~ par:e dalla Moltitudine rli ~hi gli si opp(}sc , a non tentar nulla contro la sua persona , e a non compiere di sua mano i disegni , ehe ravvolgensi in capo , 1icoverata Ia madre e cn~ ;r~tala quanto com}?ortavanlo le cir~ostanze , ptost>gtt

LIB. XlV. CAP. XXV.

7l

b pi grandi . giornate il gi divisato cammino verso il castello Massada (42), nel qual viaggio attaccato pi volte da' Parti , ch' e1ano usciti per inseguitlo , sempre li vinse. Ma dal canto neppur de' Giudei noll pot star sicuro fuggendo; perciocch questi ancora. gli si avventarono addosso a sessanta stadj dalla citt; e secolui affrontandosi lo traevano a battaglia tra via ; i quali poich ebbe messi in volta e disfatti , non come persona che si fosse trovata in siffatta necessit ed angustia, ma come se stato fosse di tutto punto e con molta gente d'intorno a se allestito a:Ua guerra , in quel luogo medesimo, dove ruppe i Giudei , indi a qualche tempo quando fu re, fabbric e costrusse una reggia splendidissima e una citt intorno ad essa col nome d' Erodia. III. Giunto a Tressa, terra dell' Idumea cosi nominata , gli venne incontro il fratello Giuseppe, e si strinse con lui a consiglio intorno al che convenisse decidere degli affal'i comuni, mentre la gente, che lo seguiva, era molta senza comprenderci la soldatcsca; e il castello di Massada, ove era agevole ricoverare , non era capace di tanto popolo. I pi adunque (e sorpassavano -i' novemila) accommiatlli, c fornitili del bisognevole viatico li confort a tro varsi chi qua chi l sicurezza nell' Idumea. Presi egli poscia i pi snelli e i suoi pi congiunti entra nella fortezza; dove deposte le donne e tutto il suo seguito , eh' erano ottocento anime , poich nella terra aveva bastevole provvisione di grano , d'acqua, e di quant'altro si richiede per vivere , egli s'incammin verso Petra citt dell' Arabia.

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DELLE .ANTICHIT' GJUDAICH:I!:

IV. Sul far del giorno i Parti si sparsero a da~e il sacco a tutta Gerusalemme e alla reggia : i soli tesori d' !reano non furono tocchi da loro; ed erano da trecento talenti. Molte cose d'Erode fuggirono )oro di mano , e singolarmente quanto per saggio antivedimento di lui , anzich gl' inimici sopraggiugnessero , fu trasportato nell" I_dumea. Non bast per a' Parti il- trovato nelJa citt , ma usciti ancora nel distretto lo misero a guasto , e spiantarono la posaent~ eitta di Marissa. Cos Antigono dal re de'Parti ricondotto in Giudea riceve png10ni lrcano e Faaaelo. Ma crucciavalo forte la fuga , onde . a lui si eottrassero le donne , che divisa va di dare a' nimici , mercede che aveva loro promessa insieme coi denari. Temendo poi, che a romore di popolo non fosse rimesso nel regno !reano , eh' era guatdato dai Parti , gli mozza gli orecchi , provvedendo per tale smacco , che pi a lui non tornasse il pontificato ; giacch la legge voleva , che questo onore non si concedesse , che a persone di membra intere. Ma qui ben degno , eh' altri ammiri il coraggio (43} di Fasaelo , .in quale veggendosi gi destinato a morire ion ebbe a grave la morte , ma solo il venirgli essa _da m~m nimica , disgrazia per lui acerbissima e -vergognosissima ; onde , poicb le catene non gli lasciavan le mani libere ad ammazzarsi , battuto il capo contro una pietra, trasse se stesso di vita in un modo da lui creduto in cotal circostanza onoratissimo , c tolse ai nimici il potere d' ucciderlo a loro talento. Dicono alcuni , che ritl"attane gran fel"ita An-

LIB. XiV CAP. ][XV'.

tigono vi mandasse suoi medici con veleni mortiferi, e con questi infusi da loro nella ferita sotto sem hianza di curarlo il finisse. Prima pei: che spirasse del tutto l' anima FasaelG , udito da certa donna , ch'Erode faatello suo erasi alle mani de' nimici sottratto , sostenne assai volentif'ri la morte , perch lasciava dopo di se, chi avr,hbela vendicata, e potrebbe punire i nimici. V. Ora Erode alla grandezza de' mali, che cir.. condavanlo , non che smarrisse, anzi fece pi cuore per macchinare grand' imprese ed ardite; perciocch s'indirizz tosto a Maleo re degli Arabi molto beneficato da lui per ricevcrne la ricompensa allora , che il S\10 bisogno era estremo , ed avere denari o in prestito o in dono da chi ne ottenne tanti da lui : oonciossiach non sapendo nulla dell' avvenuto al fratello affrettavasi di riscattarlo dalle mani del nimico , disposto a sborsare per lo riscatto fino a trecento talenti. A questo fine condusse anche seco il figliuolo di Fasaelo , fanciullo di sett' anni per darlo agli Aaahi in peguo della sua fede. Ora venu tigli incontro per ordine di Maleo alcuni messi, per mezzo de' quali gli dinunztava che desse volta, poich gli avevano i Parti intimato che non ricettasse Erode ( pretesto di cui si , valse per non soddisfare a' suoi debiti ; oltrech a ci lo spiguevano i principali signori tra gli Aa.ahi per rubare ad Erode i depositi , che aveano ricevuti da Antipatro ) rispose , ch' egli non era venuto appo loro per mettergli in iscompislio , ma per trattare col re d' interessi di

>l::UE .lNTJCniT&' GltiDAlCIIE

.sommo 1ili~vo per lui. Ma percioceh fu deciso , ch'egli si ritirasse , Erode portlJndosi da uomo pru dente pieg verso Egitto , e ricolsesi per allora ad albergo in cetto tempio , ove lasci molti di quelli , che il seguivano. Arrivato il giorno appresso a Ri.. nocolnra quivi ud le novelle di quanto intravvenne al fratello. Intanto penti Maleo e messosi m via per raggiugnere Erode non ottenne nulla pi di ci 1olo ; perciocch gi trovavasi Erode lontano assai , e di buon passo s' avvicinava a Pelusio, ove poich fu giunto, siccome le navi, ch'erano quivi in porto, non gli volevano dare il passaggio in. Alessandria , cos egli ricorse a' governatori ; da' quali pel molto pregio c rispetto, in che avevanlo, accompagnato a quella citt vi fu trattenuto da Cleopatra. Non pot per essa condurlo a lungamente col fermarsi , risoluto ch'egli era di rendersi in Roma , contutto il mare fosse in fortuna, e le cose d'Italia per nuove, che si avevano di col , fossero in grande rivolta c tempesta. Quinci adunque condottosi verso Pamfilia e sorpreso da una tel'libile burrasca ; a gran pena dopo il getto del suo bagaglio salvo perl'iene a Rodi , ove avvennegli d'incontrarsi in due suoi amici Sappina e Tolommeo. Trovata poi la citt per la guerra contro (li Cassio forte malconcia , bench fosse ancora egli in bisogno , pure non dubit . di giovarla, anzi pi ancora di quello, che le sue forze volessero , ristorlla : indi atlestita una galea , e di qui presa cogli amici la via d' Italia di fondo a Brindisi; e di col giunto a Roma prima d'ogni altra

LJD, XIV, CAP. :XXV.

cosa spone ad Antonio, quant' eragli succeduto in Giudea , e come il fratello suo Fasaelo era stato preso da' Parti e ucciso, ed lrcano tenevasi da loro prigione : aggiunse , che questi avevano sollevato al ttono Antigono per impromessa, ch' egli loro fece di mille talenti in clenajo , e di cinqueento donne ; ch' esse1e dovevano le Jl10gli de' pi cospicui signori ebrei, e delle loro famiglie: ch'egli le aveva di notte menate via, e attraverso a mille disavventure s' era rolto di mano ai nimici : finalmente che al suo pc .. ,ricolo s' aggiugnna quello di tutti i suoi circonclati d'assedio, e per avea navigato per mezzo alle tem; peste , disprezzata ogni difficolt, per accelerare l' a .o dempimcnto dt-lle speranze , che aveva in lui , e il soccorso che da lui solo aspelta\'a.

cA

p l T

o L o XXVI.

Erode dal Senato romano fatto re de' Giudei. I. Sent compassione Antonio delle cangiale for~ fune d' Erode , e valutosi del comune discorso 11 considerare , ch' anche i signori di cos alto affare sggetti sbno agli scherzi della fortuna , tra per la memo1'ia che aveva delle ospitali accoglienze 1icevnte da Antipatro-, c pe' denari da Erode promessi gli , s~t fosse creato re (siccome anche innami , quando era stato fatto ttrlh'Ca ) , e molto pi per quell'odio eh' egli portava ad Antigono <la lui riguardato com" 1ibcHo e ni&ic~ a' Romani, egli era disposto dal

DELLlt ANTICBITA' GIUD!ICHE

canto suo a favorire Erode per ci, ch'ci chiedeva. Cesare poi e per gli stenti da Antipatro sostenuti col padre suo nelle guerre d'Egitto e per l' ospitale ~ amorevole uomo , che quello .era stato in tutti gl'incontri , al che aggiungasi il desiderio di piacere ad Antonio zelantissimo per Erpde , aveva pi propensione che non egli a difendere la dignit e spalle-ggiare le inchieste d' Erode. Raccolto adunque il Senato, Messala e dopo lui At.ratino (44>, introdotto Erode , e spsero i meriti del pad1e suo , e r affe.; zione raccordarono, ch' egli stesso ebbe al popolo t'ornano ; accusando ad un' ora medesima Antigono , ed inimico mostrandolo de' Romani , non perci. solo, ch'egli avevali dapprineipio offesi, ma eziandio perch, non curti i Romani, a~ea ricevuto da'Parti il regno. A questo passo il Senato si corrucci ; ed Antonio traendo. innanzi mostrgli , com' era utile per la guerra contro de' Parti, ch'Erode regnasse ; e parutone bene al Senato se ne forma decreto. Fu questa la somma prova , che pot dare Antonio deHa premura . sua per Erode ; contiossiach non solo gli procacci il regno fuori d'ogni sua speranza (essendo egli venuto non a domandarlo per se, che mai non credevasi , che i Romani usi a concederlo a que' della stirpe fossero pet dai'lo a lui , ma con intendimento di conseguiiIo pel ftatello di sua moelie, ch'era. nipote per padre d' Aristobolo e d' !reano per madre ) ma ordin di manH:ra ogni cosa , che in soli sette giorni e gli ottenne quant' egli mai non av~ebbe aspetta~o , e m.iselo in COD.~io di partir

77 dall' Italia, Ora a questo garzone tolse poi Erode la, vita , come diremo a suo tempo. Sciolto il Senato , Antonio e Cesare si presero in mezzo Erode , e preceduti da consoli tutti insieme e dagli altri' magistrati n'uscirono per sagrificare , . e riporre ii decreto n~l Campidoglio. Erode qtJel primo d del suo regno fu convitato da Antonio. Ora egli per questa via sale al regno nell' olimpiade centesima ottantesi~ maquarta, essendo, consoli Gn. Domizio Calvino di nuovo , e G. Asinio Pollione (45). 11. In tutto questo tempo Antigono stette assediando que' di Massada, i quali d' ogni altra cosa ric\liesta alla vit~t abbondavano salvo che d' acqua ; talch per questa ragione altres il fratello d' Erode Giuseppe con dugento suoi famigliari avevano determinato di ricoverare colla fuga appo gli Arabi : giacch aveva udito , che Maleo era dolente della maniera scortese , onde aveva trattato Erode. Ma. nel rattenne Iddio col1a pioggia , che mand quellanotte; per cui riempiutisi i serbatoj d' acqua non. avea pi bisogno di pensare a una fuga ; anzi dalla. copia di quello , onde gi scarseggiavano , quasi avesse. Dio stesso l or provveduto, pigliarono ardire, e facendo pi franche sortite , e attaccando gli An~ tigoniani ora scopertamente or di soppiatto , ne uccisero assai. III. In questa Ventidio generale de'Romani, man dato , . perch dalla Siria cacciuse i Parti , entr dopo loro in Giudea sott' ombra di so vvenire a Giu~ . aeppe ; tutte per~ le sue m.ire erano volte a trarre

tJB. XIV. CA.P. XXVI.

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~cn~i

DELLE 4NTICHlTA1 t'>ltJDAICJm

da Antigono. Attendatosi dunque VIClDlSSimo a Gerusalemme scarn ben bene Antigonn ; indi col pi della sua gente si dilegu : ma perch non venisse in campo la frode sua, lascivvi Silone con una patte della sua gente; del quale !lltres ptocur .A.u.tigono l'amicizia, pere h non gli desse noja nella speranza , che aveva, d' essere novamente soccorso da' Parti.

c4 p l T oL o

XXVII.

Partenza d' Erode da Roma c sua battaglia con Antigono.


I. Erode-intanto partitosi dall'Italia aveva afferralo gi a Tolomaide , e assoldato non picciolo esercito di nazionali insieme e stranieri marciava per mezzo la Galilea alla volta d' Antigono. Silone poi e Ven.. tidio , cui Dellio spt:dito da Antonio . persuase ad unirsi ad Etode, p1esero a favotirlo. V entidio allora trovavasi inteso a comporre i tumulti nella citt sollevatisi per cagione de' Parti, e in Giudea si trovava Silone , guasto per dai denari d' Antigono. Ora quanto pi Erode innoltravasi , tanto ogni giornD pi gli si aumentavano le forze , e tutta la Galilea , salvo poche terre , gli si era req.duta. Ma al suo viaggio verso Ma6sa'da ( che troppo era necessario , che lib13rasse i rinchiusi in quella fol'tezza , tutti ltUO attinenti) si attravers Gioppe citt nimica, cui -cl' uopo era prendere innanzi per >non lasciarsi alle

LIB. XlT. C.lP. XDII.

79

6palle un ricovero forte per gl' inimici, mentr' egli tirerebbe verso GerusalemiJle. V alutosi d tal pre~ testo ancora Silone a levarsi di l , e inseguito per ci da'Giudei, Erode con una picciola mano di suoi esce contro di questi, e costretti i Giudei a fuggirsi salva Silone, che mal poteva far fronte: indi pigliata. Gioppe rivolsesi sollecitamente a Massada per libe~ rare Ja sua famiglia col rinchiusa. Con lui s' uni~ . vano intanto que' del paese , altri per l' amicizia , ch'ebbero gi con suo padre, altri per la stima, in. che avevano la sua pe1sona, quali in riconoscimento de' benefizj ricevuti da entrambi , e i pi finalmente per le speranze , che un forte re f~ceva lor nascere in cuore dell' avvenire. Gli si adun dunque int>mo un' armata assai grande ; e mentre avanzava cam~ mino , Antigono con imboscate ed insidie occup tutti i luoghi , onde passar si poteva : eppure da tutto questo pochisaimo pi di niente furono dan ueggiati i nimici. II. Erode pertanto tratti i suoi domestici da Ma .. sada , e preso il castello di Tressa andava verso Gerusalemme. V euivano seco l' esercito di Silone e molti cittadini di Gerusalemme atterl'iti dal suo po tere. Piantate le tende alla parte occidentale dell~ citt , le guardie , che custodivano quel posto , Ian.. ciavilOo giavellotti e dardi contro di lui; .anzi poich alc~i imdavano sortendo a schiere e afferravansi olle proprie sentinelle , Erode innanzi ad ogn' altra cosa per suoi araldi fece bandire presso alle mura , ch' egli col si trovava per ben del popolo e, pe~

8o

DELLE N't'ICBITA' GIUDUCHE

salute delJa citt ; e non che avesse in animo di punire i suoi dichiarati avversarj , ma dimenticherebbe ancora totalmente le offese a se fatte da' pi implacabili suoi nimici. Antigono a queste proposizioni d' Erode , volgendo le sue parole a Silone e a' soldati romani rispose , che il dare essi il regno ad Erode sarebbe un far torto alla loro dirittura , uomo privato ch'egli era e ldumeo , ch' quanto dire giudeo per met ; dvenosi , c'ome pur essi sono usi , concederlo a que' della stirpe reale : che se al presente l' han colla sua persona, e perch ha ricevuto il regno da' Parti' per sono fermi a volernelo spogliato, ci sono pur molti- della sua stirpe medesima capaci secondo le leggi di regno, che non avendo punto offesi i Romani, e sacerdoti essendo di nascita, cosa indegna sarebbe che rimanessero privi di quest' onore. Mentre cosi parlamentavano insieme , e dalle parole passavasi alle villane , di Erode (46) licenza a' suoi , che allontanassero dalle mura i nimici ; ond' essi adoperando cogli archi , e facendo di gran valente agevolmente li dilungarono dalle torri. Allora Silonc apertamente corrotto si mostr dal denajo : perciocch imbeccher parecchi de'suoi soldati a lagnarsi con ischiamazzi della scar sezza de' viveri, e chiedere denari pel loro sosten tan1ento , e grazia d' essere condotti a svernare io luoghi migliori ; giacch i contorni della citt pel gusto , che la mi1izia d' Antigono ci avea dato , erano d' ogai cosa diserti. E gi Silone levava le tende, e ordinavane la partenza. Ma Erode con

,.

LUI, XlV. c'AP. DVII.

Si

iscongtUrl e preghiere instava tanto co' generali soggetti a Silone quanto co' soldati, che abbandonare non volessero una persona col spedita da Antonio, da Cesare, e dal Senato: non si sgomentino ; piglie.; rassi egli cura di provvederli , e fornirgfi agevol;. mente e in ahbondanz.a di quanto bramano. Dopo tali preghiere uscl di presente per la provincia ' n pi a Silone lasci niun pretesto di ritirarsi : conciossiacosach tal dovizia sommimstrassegli di vittuaglie, .qual non avrebbe altri saputo sperare giammai ; e agli amici suoi di Samaria ingiunse , che trasportassero in Gerico frumento , e vino, ed olio , e bestiami , ed ogn' altra cosa , perch ne' giorni av venire a' sold$-ti non fallissero le provvisioni. III. Riseppe Antigono queste cose, e tosto mand sua gente fuori di citt per cogliere insidiosamente. e arrestare i conduttori de' grani. Questi adunque eseguendo i voleri d' Antigono adunarono intorno a Gerico armati io gran numero, e acquattatisi dietro a montagne aspettavano i vitturali. E1ode per , me~tre tali cose ordinavansi 'da' nimici , non si teneva le mani a cintola ; ma tol~e con seco dieci compagnie di soldati , cinque romane , e altrettante giud~e tramischiate con soldanieri' quali aggiunse un poco di cavalleria, viene a Gerico; e trovata la citt in abbandono e cinquecento abitanti con esso le. donne e le famiglie saliti sull'alto de' monti, esso avutigli in suo potere li rilasci : e. i Romani impe tuosamente .lanciatisi nella terra rubaronla tutta, a v~ venutisi in case.. ~operte .da sommo ad imo d' ogi

a'

fupro, tomo IY.

81 DE:LLW AlfTJCil'ITJ.' ~HtmllC!J:! latta di mobili pre~ssimi. Il re adunque lasciata in Gerico guernigione di volta , e mand la milizia romana a svernare nelle provincie , che s' erano a lui rendute., eio l' ldumea, la Galilea, e Samaria. .A.nhe. Antigono ottenne da Silone in mercede dello aborzato denajo di dat ricetta in Lidda a una parte. delle truppe romane"'per guadagnarsi la benivoglienza d'Antonio. IV, Ora ; mntre i Romani , deposte l' armi , vivevano lautamente , Erode non volle stare chr.to : ma spedito con mille soldati e -quattrocento cavalli nell' ldumea il fratello Giuseppe , egli venne in Samaria , e lasciata quivi la madre col resi() de' suoi .usciti gi di Massada, and in Galilea per impadronirsi d' alcnne terre occupate da guernigioni d' Antisono ; e passato a Sefforim , mentre nevicava , e il presidio d' Anti;ono s' era di l invola.to , ebb& srande abbondanza di vettovaglie; donde partito' e abbattutosi in certi }adroni abitanti in caverne spedisce contro di loro nn' ala di cavalieri e tre bande di fanti ' credendosi con ci di domare que' malviventi : qnesto . luogo era vicinissimo al borgo chiamato Arbela. Finalmente al quarantesimo giorno ci venne egli stesso con tutta l' armata , e sortiti bra'\'amente i nirnici , gi il corno sinistro de' suoi coDlinciava a piegare : ma ci comparve appeaa egli atesso con pca gente , e mise in volta i gi vincitori, e rattenne i suoi dalla fuga: e prosegu poscia a incalzare i nimici, che, qua e l per diverse vit~ ai pargenne , ho al GioJ;dano. Sottc;mUso e&li adUJl

. Lm. XIV, C!P. SX\'11.'

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que tutta la: Galilea , salvo quelli , che abitavano nelle spdonche. Di;tribu 'poscia al suo esercito del denajo , dand ad ogni soldato cento cinquanta dramme , e molto pi a' capitani : indi li riparti Rei quartieri. V. In queato mezzo vennero appo lui Silone e i generali della milizia,. che stava a qwunere, dacoh dopo avergli poc' oltre a un umse Antigono nbmte nuti pi non voleva il buon uomo somministrare loro g)i alimenti ; anzi avev mandato ordinando a' terrauani di '{Ue'oontorni, che quanto avea ilel paese 1 tutto portassero seco ' 8 si ricogliessero rule monta gne , perch non avendo cosi i Romani oncle vivere 6i morissero di fame. Erode di commissione di provvedergli a Ferora , il pi giovine tta' suoi fra ulli, con ordine di ristorat-e ancona Alessndrio (47)) Gnd'.~gli solleoitamente e condusse i soldati a una grande abbondanza di viveri 1 e rifece Alessandria , ch' era disel'to. Sotto questo tempo IDedesimo AD... Ionio dimorava in Atene; e in Siria Ven:tidio mau dando Silone. contro de' Parti gli acrisie, ohe priiDil di questa guerra porgesse ajuto ad Erode , indi a e~ chiamasse .anoora gli alleati. Ha Ei"ode sollecito di marciare eontro a~ladroni a~itanti nelle spelonche mand Silone a Ventidio , ed egli asc sopta quelli. VI. Erano queste spelonche in montagne dirupa tissime; avevano nel lor mezzo aperture prcipitose, e.d erano d' ogni intorno difese da balze acutissime. In queste stavano con tuUe le lo1 famiglie appiattati. D re .adUillJUe.., giacda . per. Ja staglia~a mentag.na

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DELLE ANTJCHJTA' Gltr.DAJCHE

che quella era i suoi non potevano n dal basso poggiare , n dall' alto col stra~cinarsi , dov' erano coloro, ~e' alcune ca~se, e raccomandate a catene di. ferro , con uu ordigno le coll gi dalla vetta del monte. Queste casse erano. piene di gente armata di tampiconi ' con cui aggrappati . i nimici dovevano precipitarli di colass , e in tal modo ucciderli. Ma la calata di. queste casse , atteso l' immensa altezza , da cui si faceva, portava seco molto periglio; sebbene per ci avea dentro il bisognevole pe"i sosten tare la vita~ Ora poich fur coliate le casse , e nes suno s'ardiva d'avvicinarsi alle bocche delle spelonehe , ma pel timore non si .inovevano , uno di quei soldati mal sofferendo l'indugio di chi non attenta vasi di sortire, cintosi al fianco la spada, e afferra~ con ambe le mani la catena , da cni pendeva 14 cassa, gi si cal alle bocche ; e affacciatosi ad una d'esse primieramente con dardi xispigne que' molti; che s'erano fatti a quelle ; indi col ratnpicone Uft cicatili li dirupa gi dalla balza ; e avventatosi con~ ba que' d' entro ne taglia parecchi a pezzi , e dopo ci ricogliesi . chntamente nella sua cassa. Intanto gli altri , che udi\ano un gran gemere , etano spaven:o tati, e gi disperavano dello scampo. Al compimento per dell'. imptesa attraversssi , col sopraggiugnere che allora fece , la notte ; e molti dal petdono allettati' the loro profferse il re per ambasciadori' si . sottomisero. a' suoi voleri. Nella guisa medesima an he il giorno appresso condussro l' assalto , uscendone molti pi. delle casse , e comh;ltteJldo all' en-

LIB. XIV. CAP. XXVII,

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trata delle spelonche , alle quali misero fuoco e


abbruciaronle; poich v'erano molte legne. Or certo vecchio trovatosi col dentro con sette figliuoli e la moglie , pe.rciocch questi pregavanlo, che facolt desse loro di rendersi agl'inimici, pastosi alla boca della spelonca, qual primo usci vane de' suoi figliuoli, scannavalo , finch tutti gli uccise ; e fatto il medesimo colla moglie precipit une i cadaveri . gi dal burrone, indi Ti si gett egli stesso; amando meglio morire che servire. Prima per di far questo disse molte villanie in vitupero d' Erode ; quantu.nque il re , che dall' alto stava osaervando ogni cosa , stendesse verso di lui la sua destra , e promettessegli ogni sicurezza. Tutte adunque per questa via soggiogate furono le spelonche. . VII. Deputato poi a qne' luoghi soprantendente Tolommeo 7 il re con seicento ca1ralli e tremila fanti part per Silmaria con intendimento di trarre Antigone a una decisiva giornata. Ma intanto il governo di Tolom~eo non riusc a lieto fine per lui ; per~ ciocch que' medesimi , che disturbata avevano an- cora innanzi la Galilea, venuti gli addosso l'uccisero ; e dopo tal fatto si ricolsero in luoghi paludosi e inaccessibili 7 a fuoco e fiamma mandando tutti i contorni. Ma Erode tornato indietro gastiga i ribelli e in parte gli uccide ; quelli poi, che rinchiusi s' e rano in luoghi gnerniti , gli caddero per via d' assedio in potere : ond' egli e tolse la vita a questi , e ne spiant le fortezze. DistrUtto cos l'amore di cose nuove , condann e.ziandio le citt all' ammenda di

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DELLE .UCTICBITA' GltrD!.JCHE

cento talenti. In questo mezzo caduto m battaglia Pacoro e disfatti i Parti, Ventidio sollecitato da Antonio manda in soccorso ad Erode Machera con due legioni e mille cavalli. Mache~. adunque invitato -da AntigODo contro il sentimentp d'Erode per . amor di denari partissi .sotto pretes~ di voler pene trare. gli andamenti di lui. Ma s.ospettand<J del fine di tal venuta Antigono non lo acicolse neppure, anzi con una tempesta di sassi rispinselo , e dimostrgli le sue intenzioni. Aperti esso allora gli occhi a conoscere gli ottimi avvertimenti d'Erode e il suo fallo nel non averli sguiti, prese nel ritirarsi il cammino verso Emmaus; e in quanti Giudei s'avveniva tra via , degnato per. ci che gli era avvenuto , passavagli a fil di spada, nimici si fossero o amici. Ina sprit per questo il re incamminui verso Samaria, risoluto di trattare con Antonio di queste cose ; giacch non aveva mestieri di tali alleati , che maggior danno facevano a lui che a' nimici , e a levarsi dinanzi Antigono era pi che bastante egli solo. Ma tenendogli dietro Machera pregavalo , che restasse : che se pure era fermo nel suo pensiero , desse almeno loro a compagno il fratello Giuseppe , mentre perseguitavano coll' armi Antigono .. Etode alla fine per le gagliarde istanze , che gliene fece Machera si rende ; e lasciato quivi Giuseppe con esso l'esercito l'avvert , che non s' esponesse a' pericoli , n con. )fachera venisse a contese. Egli intanto solJecita mente s' incammin alla volta d'Antonio (il quale si trovava all' assedio di Samosata terra vic;:ina all'Eu-

LIB. XIV. CAP. XXVII.

frate ) , seco menandovi per rinforzo cavalieri e pedoni. Giunto presso Antiochia, ed avvenutosi in una grossa mano di gente col raccolta , che andar ne voleva ad Antonio , ma per timore de' Barbari , che infestavano le strade e uccidevano molte persone , non s' ardivano d'intraprendere quel cammino, egli, fatto loro animo , si profferse a condurli per quelle Yie. Due giornate discosto da Samo~ata stavano col imboscati una ftotta di Barbari, e assalivano coloro, ch'erano incamminati alla volta d'Antonio. Ora la strada, anzich riuscisse nell'aperta pianura, passava per mezzo a boscaglie. Quivi sul primo ingresso nascondono un buon corpo di cavalleria con avvr timento di non si muovere, finch i passeggieri noa abbiano toccato il largo della campagna. Spintisi oltre i primi , dappoich conduceva Erode la retroguardia, saltano d'improvviso fuori degli agguati da cinquecento persone in un tempo ; e gi i primi s'erano messi a fuggire: ma Erode con quelle guar die che seco avea , prontamente col traendo rispigne i nimici; indi rincora i suoi e li rende pi animosi : onde dal ritornare che fecero i prima fuggiaschi in battaglia restaronvi morti i Barbari da ogni parte; e il re non si rimase d'uccidere, 6nch riavuto-tutto quel molto, che gli e1a stato rapito tra di somieri e di schiavi , prosegu il suo cam.. mino; e trovatine molti pi, che apposta vangli entro alla foresta vicino all' entrare che facevasi nella pianura , con una forte squadra de' suoi assale ancor c:~uesti , li mette in volta , e uccisine assai rende a

DELLE A.NT1CHITA.1 GIUDICHB 88 quei, che lo seguono, sgombra da ogni infeatamento la strada, ond' essi salvatore chiamavanlo e. difen ditore. VIII. _Poich fu giunto vicino di Samosata , Antonio mmdgli incontro l' esercito colle sue proprie inaegne, volendo ad un tempo e far quest'onore ad Erode , e provvedere alla di lui sicurezza ; percioc ch aveva udito l' insidioso procedere de' Barbari contro di lui. V enutogli poscia innanzi lo vide assai volentieri , e sapute le imprese fatte . da lui tra via carezzllo e ammirnne il valore , ed eg~i stesso gettategli al collo le braccia in segno della sua allegrezza gli diede un bacio : indi oaorllo singolarmente , siccome da lui poc' arizi creato re. Ora avendo indi a non molto renduto Antioco la fortezza , _e per posto fine ali~ guerra , Antonio cede il comando a 5osio (48), e ingiuntogli che sostenesse coll'armi Erode, egli s'indirizz verso Egitto. Sosio adunque mand innanzi nella Giudea due legioni in soccorso d' Erode , ed egli stesso col grosso della sua armata venne lor dietro. Intanto nella Giudea era gi succeduta )a morte di Giuseppe in questa maniera. Dimentic -esso gli avvertimenti , che dati gli aveva il ti-ateJlo, anzich ne venisse ad Antonio: e avute da Machera cinque coorti si pose a campo in mezzo a montagne , mentre frettolosamente marciava alla volta di Gerico per raccogliere le messi da quelle campape :, ora, siccome l'oste romana, che $eco aveva, era test reclutata, e per inesper~ del mestieJ"e dell' armi ( giac;:ch la pi parte erauo

LUI. :ny, CJ.P. XXVII.

8g

leve fattesi in Siria ) , cos improvvisamente assalito in angusto luogo dagl' iniJnici, che s' erano posti in aguato e ci cadde egli stesso ; mentre bravamente combatteva , e; perdette tutta l' armata ; perciocch vi perirono sei co01ti. Antigono pi impadronitosi de' cadaveri mozza il. capo a Giuseppe , cui riscatt il ~uo fratello Ferora con cinquanta talenti. Dopo ci ribellatisi i G~ei da' loro capi , sommersero i partigiani d' Er.ode nel lago (49) ; e cominciarono nella Giudea a bolflre di gran novit. Machera intanto fortificava il castello di Gitta. IX. In questo giunsero al re le novelle dell' avve~ nuto ; e in Dafne d' Antiochia i messi gli fer palese la sorte di suo fratello , aspettata per da lui p~r certe visioni avute in sogno , che a chiare note il caso gli prenuriziavano del fiatello. Messosi adunque .sollecitamente in cammino , giunto che fu al monte Libano , tolte con se co da ottocento persone di -quei contorni , e con esse una legione romana perviene a Tolomaide , e quinci levato , di notte con tutto l' esercito s' innoltr per. mezzo la Galilea. Qui gli si fecer incontro i nimici ; i quali vinti in battaglia furono costretti a rinc~iudersi in quel castello , onde erano il giorno innanzi sortiti. Di qua si mosse sul far dell' alba a dar~li l' assalto , e per un' OITihile fortuna di pioggia , che ai lev , non potendosi in niente avanzare ridusse l' armata nelle teiTe vicine. Ma capitatagli per commissione d' Antonio in soccors~ anche l'altra legione , que' del castello impauritine di notte tempo l' abbaadoDarono. Allora il re

DELLE .ANTICBIT.A' GIUDAICUB

a gran giornate and Terso Gerico , risoluto di ven dicare il fratello. Giunto col mise tuola a' perso naggi pi riguardevoli del suo campo ; e dopo cena congedati gli astanti , si ricolse nella sua camera : dove ciascun pu vedere , qua~to Dio volesse bene al .re , perciocch appunto allora il coperto precipit della sala (5o), e sic~ome non ci si trovava veruno, eosi non fece danno a persona: dal che tutti -infe rirono , che doveva Erode esser caro a Dio , atteso il campar che avea fatto da un cos grande , e non preveduto pericolo. x. n d appresso calati gi dalle cime de' monti seimila nemici nel ampo mettevano in iscompiglio i Romani ; e spintisi pi oltre i badaluccatori nimici ferivano con saette e con sassi i soldati regj , e "' ebbe uno , che colp il re stesso nel fianco. In questa Antigono manda a Samaria un suo capitano nomato Pappo con alcuni della sua gente , volendo far credere agl' inimici , che l' ahbondimza di soldatesca movevalo a guerreggiare. Quegli adunque s'ac:. camp dirimpetto al generale Machera ; ed Erode , occupate c~nque citt , mise a morte quanti abitatori ir'eran rimasti, che montavano. intorno a dueJDila, e date al fuoco le stesse citt si rivolse contro di Pap po, il quale crasi posto a campo presso ad un borgo nomato lsana ; ove Erode , concorrendo a ingrossare il suo esercito molti d.a Gerico e dalla Giudea 7 poich fu vicino a' nimici , che per baldanza gli usci reno' incontro, venuto a battaglia li vince, e per brama di vendicare il fratello gl' inse~ue alle spalle ,

LJJJ, XIV. CAP. XXVII,

e li taglia a pezzi , mentre fuggivansi entro la 'teiTa; e gi cmpiute.si di soldati le case, e 11alendo molti fin sotto i tetti , egli vi monta. al di sopra , e sco perchiate le abitazioni vede gi ogni. luogo pieno e gremito di soldatesca quivi raccoltasi a mucchi. Tempestandogli adunque con sassi cadere li facevano morti alla rinfusa l' un sopra l' -altro ; sicch lo spettac~lo pi doloroso in tal guerra ai fu la quantit di cadaveri immensa entro un solo ricinto di muri insieme ammontati ; il qual fatto abbatt totabnente il coraggio degl' inimici , _che i lor pensieri volgevano all' avvenire. Quindi vedevansi da lontane parti in gran numero radunarsi a quel borgo persone , e a tal vista fuggire : e se non cbe la vero.ata soverchio rigida vi si oppose, i regj animati dall'ottenuta vittoria sarebbero iti a Gerusalemme , e a fine coliM dotta avrebbero affatto la guerra ; che gi Antigono tneditava di totalmente fuggire e levarsi dalla citt. Dunque il re per allora, giacch annottava, comanda a' soldati che cimino ; -ed egli del lungo faticare gi stanco entr . in una casa , e si mise nel bagno ; quivi ancora incontr un grandissimo rischio, donde, la buona merc di Dio , caQlp salvo : poich mentr' egli tlovavasi senz' armi , ed era servito nel bagno da un solo fante , nel pi interno di quella casa sta vano alcu.Iti nimici armati , col rifuggitisi innanzi per la paura ; e mentre il re sta lavandosi ' esce a ptimo con in mano la spada ignuda , e guadagnata la porta dileguasi ; e dopo lui il secondo , indi il terzo lll1ll&ti p9r egual D)Qdo , sbalorditi per di ~-

92 nELLB A.NTTC111TA' GJ1JI).llCJIE aiera , che non fecero al re venm male , e n'ebbero assai di potere senza lor danno quinci involarsi e tornare allo stato di prima. XI. ll giorno Vt'gnente egli mand a Ferora la testa di Pappa rimasto . ucciso , cui esso spiccgli dal busto in pena di ci, che sofferto aveva il fratello , del quale era stato costui l' uccisore. Volto l'inverno quinci partitosi s'avvicina a Gerusalemme, e s' accampa presso alla citt. Allora appunto correva il terz'anno, dacch fu in Roma acclamato re. Poscia levatosi . di l col campo e fattosi pi dappresso alle mura , laddove erano pi agevoli ad occupare , s' att~nda rimpetto al Tempio , risoluto di aasalirle come gi fece Pompeo. Occupato poscia t11tto quel luogo con tre terrapieni , molta gente impiegando ne11' opera e tagliando le selve d' intorno alza torri. Egli intanto , deputate sopra questi lavori persone a proposito , mentre ancora l' esercito stava rinhiuso nel campo , pass a Samaria ' per col ce lebrare le nozze con la figliuola d' Alessandro figliuol d' A.ristobolo a lui gi promessa , come dieemmo anohe innanzi.
CAPITOLO

XXVIii.

.Antigono rotto lftl ucciso da Erode e da Sosw.


I. Fatte le nozze , s' incammin Sosio verso Ge!'Usalemme passando per la F~nicia, mandato innanzi il grosso dena sua gente per le strade . entro terra.

LID.

::UV.

Cb, XXVIII.

g3

Vi giunse. poi egli 'stesso con un buon numero. di cavalieri e di fanti. Ci ai condusse anche il re da Samaria acc~mpagn!lto da un nuovo rinforzo di sol datesca oltre a quella , che prima aveva , ed erano forse trentamila persone. Tutti adunque venivano a ragunarsi intorno alle mura di Gerusalemme , e an davansi a porre rimpetto al muro settentrionale della citt. Tutto. l' esercito comprendeva undici legioni e seimila cavalli , con altre truppe ausiliarie della Siria. I ~enerali eran due , Sosia col mandato in soccorso da . Antonio , ea Erode , che faceva per se , onde potere , tolto che avesse 'lo scettro ad Antigono di.. chiarato in Roma nimico, egli stesso giusta il decreto del Senato regnare in luogo di lui. Con molto valore e .con iscambievole gara i Giudei , che trova ronsi entro le .mura, ov' erasi tuttaquanta la nazione raccolta , opponevansi agli Erodiani , e grande era il vanto che davansi per cagione del Tempio 1 e molte le liete avventure , che presagivano al popolo, quasi sicuri , che Dio gli avrebbe tratti di que' pericoli: guastarono i~oltre tutti i contorni 'della citt, perch , se mai v' era alcun poco onde vivere ,. non ve ne restasse filo n per uomini n per giumenti ; e di nascosto volgendosi a ladronecci , condussero i loro nimici a grande scarsezza di vettovaglia. Avvedutosene Erode , alle rubere coabappose agnati dispoati ne' luoghi a ci pi opportuni ; quanto poi e1a a' vi1'e~i , per mezzo di gente armata , che sped a . tal fine , ne fece venire di lontano un mercato , 6icth in breve tempo ve 11' ebbe abbondaua. S' in..

. 94

DELLB Al'i'TICHJTA.' GIUD.UCIIE

nalzarono ancora per lo frequene lavorare, che gi facevauo molti insieme , . tre terrapieni con facilit ; perciocch ed era state , n ostacolo alcuno trapposero a tale innalzamento n l' aria . n i lavoratori. Indi avvicinando le macchine fortemente battevano il muro , e non trascuravano verun tentativo. Non era per , che que' d' entro smartissero ; anzi aUe arti inventate da questi ne conttapponevano anch'essi non poche ; e facendo improvvise sortite davano fuoco a i lavori tanto incominciati , quanto condotti a fine ' e venendo alle ptese non erano meno dei Romani . coraggiosi ed arditi ; stavano per loro al di sotto nell' arte di guerreggiare : indi alle mura gi dalle macchine rovinate ne sostituivano altre, e. con contrammine venendo sotterra a trovare il nimico seco lui guerreggiavano. Da disperazione pertanto condotti anzich da valote durarono ostinatamente pugnando fino all' ultimo , bench assediati da esercito numeroso , ,e dalla fame e scarsezza del bisognevole malbattati; che allora appunto corren l'anno Sabbatico. I primi finalmente , che posero il pi sulle mura nimiche , furono venti de' pi scelti soldati , indi tennero lpro dietro i centurioni di Sosio ; percioccb il primo muro fu preso in quaranta giorni , e il secondo in quindici ; e abb'ruciati rimasero alcuni portichi intorno al Tempio , del qual fatto Erode dava la. colpa ad Antigono , procurando con ci di tirargli addosso l' odio della nazione. Prese le fabbriche esteriori d~l Tempio e la bassa citt, i Giudei si ricolsero nell' tenia part di quello e nel pi

in

LIB. XIV. CAP. XXVIII.

alto di questa ; e temendo non fossero per inptdir loro i Romani l' offerta quotidiana de' sagrifizj, mandano per legati pregandoli , the loro consentano di introdurre solo le vittime. Erode sperando, .che rimetterebbono perci alcuna cosa della loro fietezza, accord loro la grazia ; ma poich niente vide. per loro farsi di ci , che aspettavane, anzi ostinatamente favoreggiavano il regno d' Antigono , diede aHa citt un assalto feroce e la prese ; e immantinente ogni cosa fu piena di sangue ; adirati i Romani della lunghezza di quell' asseio , e 1isoluti. i Giudei erodiani di non lasciar viva ~ mondo lesta nimica. II. Cadevano adunque scannati in gran numero per le strade , e con essi 'i ricoveratisi nelle case e i rifuggiti nel Tempio. Non si sentiva piet n per vecchi n per fanciulli, n s'aveva riguardo alla fem.. minile debolezza ; ma avvegnach Etode mandasse per tutto pregandoli di rattenersi , nessuno fien la sua destra, ma come frenetici s'avventarono contro tutte l' et. Qui Antigono senza fare pi conto n dell' antico suo stato n del presente cl.a gi dalla torre , e si getta a' piedi di Sosio ; il quale in tal cangiamento di cose immobile affatto a' sensi di com passione schernllo spietatamente, e chiamllo Anti gona. Non per questo, almen come femmina, fu lasciato andar libero ; ma si tenne guardato in catene. 111. Erode intanto viucitor de' nimici pensava del pari a por freno alla baldanza degli alleati stranieri; i quali s'erano a molti insieme spinti tant'oltre fino a mirate il Tempio e le cose pi. &&rotante di CfUellO:

DELLE ANTICDITA' Gl1JDAICBB

onde il re adoperando con questi preghiere , mi.. nacce con quelli , e con taluni ancor l' armi ne li ritrasse , persuaso ch'egli era, peggior d'una rotta esser quella vittoria , per cui costoro veder dovessero cose , che non era _lecito rimirare. Ottenne ancora d' impedire il sacco della citt per le molte istanze , che fece a Sosio , dicendo , che se i Romani votavan6 di denari e d' uotnini la citt ' signore lo lascerehhono d'un diserto , e che per tanta strage di cittadini picciolo prezzo stimava l'impero ancora di tutto il mondo : al che ripigliando Sosio , che giusta ricompensa all' averla assediata era il metterla a sacco , rispase , ch' egli era pronto a darne del proprio la dovuta mercede a ciascuno. Cos riscattato il rimanente della cit~ dal ruharla , che avrehhono fatto , attese le sue promesse ; imperciocch rimerit largamente ciascun soldato , e i loro capitani a proporzione , Sosio poi con regale magnificenza, sicch tutti partirono carichi di denari. IV. lntravenne a Gerusalemme questa disavventura , essendo consoli in Roma M. Agrippa , e . Caninio Gallo , nella centesima ottantesimaquinta olimpiade (51) al mese terzo , in quel giorno in cui si celebrava il digi~o per la memoria , -che allora ricorreva della sconfitta avuta gi da Pompeo : che da lui appunto in tal giorno furono soggiogati ventisett' anni innanzi. Sosio poi consegrata a Dio una corona d' oro part di Gerusalemme meaandone seco in catene Antigono per presentarlo ad Antonio. Ma te_mendo Erode , non ~vvenisse , che Antigono eu-

LJB. XIV. CAP. XXVIJI.

stodito in prigione. da Antonio e condotto a Roma trattasse dinanzi al Senato la sua causa , mostrando s discendente dal sangue reale , ed . Erode essere uom privato ; quindi a' suoi figliuoli doversi merc la loro nascita il regno , con t~tto la sua persona avesse adontati i Romani , per tal timore , dico, con melti denari conduce Antonio a torre di. vita Antigono ; il che avvenuto , Erode fu libero dal timme. Cos ebbe fine l' impero degli Assamonei dopo cento ventisei anni. Chiara famiglia era ed illustre per la sua stirpe non meno , che per la pontifica! dignit , e per quanto i suoi antenati operarono a bene della nazione. Ma quOfiti ultimi suoi discendenti , colpa delle scambievoli disunioni e discordie , perdettero il regno , il quale pass in Erode figliuolo d' Antipatro , . nato di schiatta volgare e di casa privata e suddita ai re. Or questa la fine, cui da' nostri maggiori sappiamo. aver fatta la stirpe degli Assam.onei (52).

FIJ.YlO tomo

lY.

DELLE

ANTICHIT GIUDAICHE

LffiRO DECIMOQIDNTO

CA.PITOLO PaiKO

Di Pollione , e Samea. Erode ucide i principali amici d' Antigono , ed esige denajo dalla ciu. Antonio ~lia la testa ad Antigono.

I. Sosio adunque ed Erode come abbiano a viva forza avuta in mano Gerusalemme , e con essa prigione Antigono, l'antecedente libro Io ha dimostrato. Ora parleremo di quanto . appresso segu. Divenuto Erode pad1one della Giudea tuttaquanta lev ad onori quelle persone della moltitudine cittadinesca , che in condizione di privati favoreggiavano per an~.

!>ELLE A.NTICHITA' GIUDAICHE Llll. XV. C.A.P. I.

99

cora i suoi interessi ; mentre di que', che tenevano dall'opposta fazione , ogni giorno punivane alcuno , e ne pigliava vendetta. Ma i pi onorati si fUtono Pollione il fariseo, e il discepolo di lui Samea. Per ciocch in quel tempo , che si teneva assediata Ge rusalemme, questi consigliarono i cittadini a ricevere Erode; del qual l or merito furono da lui ricambiati: Questo Samea. anche allora , ch' Etode stava per essere con~annato a morte , sgridando !reano ed i giudici, prenunzi , ch' uscirebhene salvo , e si ven dicherebbe di tutti loro (); il che, verificando Iddio i suoi detti , in p~agresao di tempo intravvenne. II. Erode frattanto impad1onitosi di Gerusalemme radun tutti i mobili della reggia; indi smunti i ricchi e raccoltone in quantit oro e argento , di tutte co teste cose fe'un dono ad Antonio e a' suoi famigliari. Uccise poscia quarantacinque. de' principali patigiani d' Antigono, messe guardie alle p01te della cilt, percli insi~me co'cadaveri non si recasse fuori altra cosa : anzi cercayansi con diligenza i ca1laveri , e quanto vi si rinveniva d'argento, o d'o~o, o d'altra suppellettile d' alc~n pr('gio , t11tto rassegnavasi al re: n le disavventure ebbero fine; conciossiacb da una parte incrudeliva la prepotenza un vincitore ' che si trovava in . bisogno ; e d' altra i terreni forza era, che se ne &tesseto incolti a ragione dell'anno Sabbatico, che allora correva; nel qual tempo a noi non lecito di semina~e la terra . . III. Ota Antonio, avuto nelle sue mani 'Antigono, pensava di serbarlo p1igione al trionfo. Ma poich

cr

100

DELLE A.NTICHITA.' GIUDA.ICHE

ebbe udito , che la nazione inc~1ava a macchinare novit , e per l' odio, che, ad rode portava, fedele si manteneva ad Antigono, determin di mozzargli il capo in Antiochia; perch non c'era appena altra via da tenere a freno i Giudei. Conferma i miei detti colla sua testimonianza Sbabone il Cappadoce 7 che cos scrive. ... Antonio decapita Antigono giudeo " menato da lui in Antiochia , ed egli fu , come " pae , il primo romano , che condann nella testa , un re , non veggendo albo modo da volgere gli , animi de' Giudei in maniera , che accettassero " Erode posto in .suo luogo , perciocch :n.on pote " ronsi neppme con tomenti indurre ad acClamare " lui re ; tanto era il concetto , che avevano. del " primo. C.edctte adunque, che tale infamia scemar ., dovesse in loro cos .la memoria , che consrva.. , vano d' Antigono , come l' odio , che avevano p&r , Erode " Cos Strahooe.
C.tPITOLO

II,

In che modo /reano messo da' Parti in libert ritornh ad Erode. (:/te facesse Alessandra , creato che fu poutejic;e A nanele.

l Frattanto Ircano ponte6ce, ch'era prigione appo i Parti , udito ch' Erole av~va occupato il regno, a lui se ne viene , sciolto in tal modo dalla sua prigionia. Barzafame e Paco1 o (2) generali de'.Parti , fatti prigioni !reano stato prima pontefice , indi re,

LJB. XV. CAP. Ilo

IO l

e- Fasaelo f,atello d'Erode, se li condussero ne'loro pae~i. Ora Fasaelo non potendo resistere all vergogna d'essere p1igione e pi d'ogni vita stimando degna una morte onorata si uccide da se medesimo, come .ho ~i detto. Con !reano poi, che fu t1atto prigione , Fraate signore de' Parti us assai dolci maniere , perch avea udito innanzi la chiara ed illustre stirpe, ond' egli veniva; perci lo sciolse dalle catene, e gli consent d'abitare in Babilonia, ov'era un gran numero ancora di Giudei. Questi e quant' altri Giudei abitavano fino all' Euf1ate, onoravanlo come re e pontefice ; il che riusciva a lui molto caro. Ma udito ch' Erode aveva ottenuto il regno , riapre il cu01e a nuove speranze , tra per l' amore che fin dapprincipio portgli, e perch promettevasi eh' egli si ric01derebLe del benefizio fattogli, quando citato in giudizio e vicino ad essere condannato alla morte egli lo liber dal pericolo e dal gastigo. Cominci ad~que ne' suoi discorsi co' Giudei, che lo amavano , a trattare di partirsene ; ma essi gli si facevano dattorno , e pregavanlo , che rimanesse , ' raccordandogli la servit ad un tempo e gli onori da loro prestatigli ; onde di quanti omaggi a' re si dovevano ed a'pontefici, niuno non gli mancava dal canto loro , e , che pi , il non poter egli attesa l'imperfezione della persona (3) , ch' ei deve ad Antigono , starne col pi a parte , e il non essere in uso appo i re di meritare degnamente que' benefizj , che ricevettero in condi1.ione di privati, colpa del cambiamento non picciolo, chela fortuna in loto inboduce.

102"

DELLE ANTICIJJTA' Glt1D11CUE

II. Ircano a cotali istanze fattegli pel suo migliore non pertleva il desiderio d'andarsene. Erode altres con sue lettere lo confortava a p1egare Fraate e i Giudei di col , che non gl' invidiassel_'O la comunanza, che seco avrebbe d' autorit e di regno. Essere ~iunto ora il tempo per s di ristorarlo de' be~ nefizj , ehe avevane , la sua merc , ricevuti , essendogli dell' educazione debitore e insieme della vita- 1 per lui di averne la ricompensa. Mentre cos scriveva ad lrcano, sped ancora a Fraate am.basciadore Saramall e con esso molti presenti , perch non ponesse ostacolo a que' benefizj , ch'egli intendeva di rendere in contraccambio al suo benefattore. Di qui per non aveva origine tanta premura , ma dal timore, che la maniera sua .sconvenevole di regnare gli facea nascere , di cangiamenti al primo offerirsi d'un' occasione ; e per s' affrettava d' avere nelle mani lrcano o ancora di levarlosi affatto dinanzi; il che fece di poi. Per allora intanto , giacch mosso alle sue persuasioni rendettesi presso di lui rilasci:tto. che fu da' Parti e forn_ito da' Giudei di denari , egli accolto! o con dimostrazioni di sommo onore, e nelJe adunanze assegnavag]i i] primo luogo , e il pi onol'evole ne' conviti' e r andava ingannando col dargli i] nome di padre , c con istudiarsi di tenere celate l' insidiose sue mire. Ili. PI"ocurava per a1tre vie ancora di procacciarsi la sicurezza tlt>J egno ; da] che per nella stessa sua ~asa levaronsl sedizioni. Conciossiaeh non volendo creare gran Sacerdote di Di9 nessun uomo il

l.ID. XV. C.A.P. Il.

103

Justre chiam da Babilonia uno de' meno conosciuti nell'ordine sacerdotale detto Ananele, e gli diede il pontificato. Alessan<ha per non resse un momento a cotale ingiuria , figliuola cb' ella era d' Ircano , e moglie d'Alessandro figlino] o del re Aristobolo, con due figli avuti da Alessandro, l'uno vaghissimo della persona nomato Aristobolo, e l'altra Mariamme mo glie d'.Erode, chiara per ~vvenenza. Essa adunque rest sommamente turbata, e soffriva di mal talento .il disonore del .figliuolo veggendo , che lui vivente era una veniticcia pasona creduta degna del ponti ficato. Per scrive a Cleopatra (e a portargliela si valse dell' opera d'un sonatore ) , perch al figliuolo impetri da Antonio il pontificato. O;a mentre An tonio procedea lentamente , Dellio suo amico venne per certi affari io Giudea, e veduto Aristobolo rest preso alle graziose di lui maniere , e la granrle sta tura ammirnoe e il gentile aspetto ; come fece aJ. tres di Mariamme moglie del re ; e a chiare note chiamava felice Alessandra per la be1la sua pl'Ole. Ota questa venuta a ragionare con lui u' ebbe per ~onsiglio , che quando scrivesse , mamlasse ad An tonio i ritratti d' entrambi ; che vedutili, non le dis direbbe quanto chiedeva. Consolata da tal discorso Alessandra spedisce ad Antonio i ritratti ; e Dellio dicevane maraviglie , che non d' umana stirpe nati parevangli que' figliuoli , ma di divina , e studiavasi con ci d'eccitare amore in Antoni-o. Questi credette non convenirglisi di chiamare a se la donzella gi maritata ad Erode , massimamente per evitare le

to4

DELLE ANTIClUTA' GIUDAICHE

calunnie , di che graverebbelo Cleopatra ; ondf scrisse , che gli ~i mandasse con decoroso accompa:.. gnamento il garzone , quando , aggiugneva, non dovesse tal cosa portare di$turbo. Risapute Erode tai cose giudic mal sicwo spedire aristobolo garzone di somma avvenenza ( giacch non aveva che sedici anni ) , e di chiarissima stitpe , ad Antonio uomo allora fta i Romani al pari d' ogni altro possente , pronto poi a invescarlo in amori e procacciantesi senza riguardo , comunque poteva, piaceri. Resctisse adunque, che al solo mettere che il garzone farebbe piede fuori di paese , da ogni parte si accenderebhono guerre e tumulti , per la speranza , che i Giudei mantenevano di cangiamento e di novi~ade s.ott' altro re. IV. Cosl scusatosi con Antonio peris di non mettere affatto in non cale il garzone e Alssandra; anzi in gtazia delle continue istanze della moglie Mariamme , che lo pregava a rendere a suo frate1lo il pontificato, avvisando dovere ci essere a se vantaggioso , perch non potrebbe in tal grado il gio. vane andare lungi da lui , adun a parlamento gli amici , ove fece lamenti assai d' Alessandra , dicendo, ch' essa avea tese copertamente insidie al suo regno , e per mezzo di Cleopalira s'adoperava, che a lui fosse tolto il dominio , e in suo luogo salisse al governo per opera d'Antonio il garzone. Che queste mire non erano giuste , quando con ci e priverebbe la figlia dell'onore, che gode al presente, e susciterebbe tumulti in un regno da lui a costo di

LJB. XV. CAP. Jl.

J.os

molti stenti e ~ pericoli non ordinarj acquistato; La memoria per eH poco leale procedere di lei non fia mai , che illiparta da quel trattadi , clte vuole la giustizia ; anz1 ora medesimo dichiara , che d il pontificato al gatone ; e che prima ne aveva onorato Ananele , a\esa la troppo tenera et del fanciuJlo (41 Aristololo Cos disse Erode non alla cieca , ma con ~lti.sima considerazione ci , che voleva, per aggirale e donne e gli amici col chiamati a cousiglio. Ale,andra ad un' Qra medesima e dalla gioja per cose nn aspetfate , e dal timore di vedersi sospetta altrui agitata e sconvolta colle lagrime agli occhi prese t difender se stessa; dicendo in riguardo del sacerdcio , aver ella tentato veramente ogni mezzo periberarsi dall'ignominia, che da ci le veniva: qua:o poi al regno, nt: macchinare tratt~t-ti , n qmdo egli stesso gliel offra , volerlo accettare ; che eu le sembra bastevole l' onore , che gode al pr.ente merc del governo di lui , e della sicurezza , :he dal potere esso meglio d' ogni altro tcgnare deva a tutta la sua famiglia. Ora pertanto vinta da'blefizj riceve a vantaggio del figlio l' onore ; e gli sar da indi innanzi obbedientissima : lo prega infine ' perdonanza , se mai per cagione della famiglia e ~n' ardore , che le naturale, trascorse oltra i terini del dovere, sospintavi dall'indegno stato , in chsi vedeva. Cos abboccatisi insieme, dopo datasi m maggiori dimostrazioni di prima scambievolmente t mano , sciolsero l' assemblea: ed ogni sospetto m ci si cred,va svanito e tolto.

S06

DELLE &NTICB1TA' GlUDAfHE

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p l T

o I, o III.

Erode crea pontefice Aristobolo frtello della moglie JJfariamme ; indi a poco provvee , . che sia levato di vita.

I. Pertanto Erode spoglia DIInmtinente del pon~ tificato Ananele , uomo , com' ticemmo anche innanzi, straniero, ed uno di qt'Giudei, che furono trasferiti di l dall'Eufrate; p~iocch questo popolo a molte migliaja fu tratto ad~bitare i contorni di Ba;bilonia, dond' era Ananelfdi schiatta pontificale e da gran tempo per cagionMel suo tratto caro ad, Erode. Esso medesimo e il Jt' a quel grado, quand' ebbe il regno , e poscia n~o depose , adoperando per acchetare le discordie d~estichc contro le leggi; perciocch nessun altro mai lato una volta pontefice ne fu rimosso ; se non cheh primo a violare tal legge fu Antioco' Epifane , quale spoglinne (5) Ges , e surrogvvi il frate~ Onia , il secondo Aristobolo col privarne che il fratello Ircano ; ed Erode il terzo, che a daJo d'un altlo il giovine Aristobolo ,.i sollev. l II. E con ci verament( pareva , che avesse acconciati gli affari della faJtiglia ; ma non per questo egli visse senza sospettoi come doro la riconciliazione si conveniva , cr endosi di dovere temere Alessandra e perci ch' la aveva gi macchinato,. e perch all' offeridesi li un'occasione di tentar no-

rrk

Llll. XV. CAP. IJJ.

~it

se ne sart>bhe forse valuta. Pertanto ordin, che non mettesse piede fuori della reggia , n niente operasse di propria autorit. Quindi sempre guarda vanla sentine1le, talch niente Erode ignorava neppur di ci , ch' clJa andava nel quotidiano tenor di vita facendo. Tutte coteste cose a lungo andare ina sprironla , c l' attizzarono ad odio. Perciocch piena ch'eli' era .di femminile a1terezza an a fo:rte a male la sospettosa guatdia , che si faceva di lei , amando meglio di . sost,enere qualunque danno , che priva di libert sotto titolo d' onote vivere in servit e paura. Quindi mand avvisando Cleopatra del doloroso suo stato , e pregandola di quel soccorso , che dar ]e poteva; ed essa le . in giunse ' che nascostamente con esso il figliuolo se ne fuggisse appo lei in Egitto. Le piacque il consiglio , c appiglissi a questo trovato. Fece due casse quali s' adoprano a trasportare cadavri ; in esse rinchiuse se stessa e 'l figliuolo con ordine a' servi di ci consapevoli , che le recassero fuo~i di notte. La via , che dovevano di col tenere, era queHa del mare , ove stava apprestata una nave, che li ttaghetterebbe in Egitto. Ma Esopo suo servo avvenutosi in Sabbione uno degli amici di lei .disro~ prgli il trattato , parlando come a chi gia il sapesse. Sabbione adunque informatone , dappoich per ad dietto era stato nimiro d'Erode , siccome creduto un di. quelli , che insidiarono con veleno alla vita d' Antipatro , sper di placarne l' ira col merito del rivelargli tal fatto ; e scnz'altro scopre al re l' infen:done d' Alessand.ra. Erode lasciando le cose proce-

Jo8

DELLE ANTICBIT!' GJUD!ICIIE

del'e fino al punto del dovetsi eseguire la giunse nelr att.o stesso,. che si fuggiva. Le rimise per que~ .sto fallo , no.n s' attentando pel' una palte , hench. ardentemente il bramasse , di farle alcun male 1 (che non tertebhesi Cleopatra aH' afferirlesi d' un' oc~ casione, che autorizzava il suo odio contro di lui) 1 e per altra volendo piuttosto dalla dolce~za, con che perdonava, far mostra d'animo genero~o. Ferm non pertanto seco medesimo di leval'Si dinanzi ]>er ogni modo il garzone 1 bench gli pareva miglior pattito per nasconder s~ stesso non farlo n precipitosamente n subito dopo le cose avvenute. III. Ora correndo la festa de' Tabernacoli, giorno appo noi celebrato piucch niun' altro solennemente, volle indugiar questi giorni , e in allegrezza se la pass!lvano esso ed il popolo. Ma di ci stesso prese l' invidia un. manifesto argomento da spignerlo ad accelerare l'esecuzione de' suoi disegni. Perciocch salito che fu il fanciullo A ..istobolo, compiuto J'anno diciassettesimo , giusta le leggi aW altate per offetirvi le vittime , abbigliato di tutto il pontificale or.a~ mento 1 mentre eseguisce le cose atteri.entisi al culto divino , per la straordinaria sua avvenenza e statura 111aggior di quanto l' et richie-Iesse , onrle nel suo sembiante portava in most1a la nobilt della stirpe 1 si accese nel cuor del popolo grande affetto per lui,' e presentglisi chiara alla mente la ricordanza di ci , ch'aveva fatto l'avo Aristobolo : e dandosi vinti insensibilmente a quest' affezione scoprirono l" a~ nimo loro con un misto di gioja insieme e bisbiglio,_

LIB. 'XV. CA.P. Ili.

e con lieti viva tramisch.iati d' acclamazioni ; sicch palesssi ornai la benivoglienza del popolo ; e pm f01se di quello , che in principesco governo non con veniva , precipitose parvero le proteste , che fecero . de' benefizj , che da quella famiglia avevano ricevuti. P et tutti questi accidenti Erode determin . di m an~ da1e ad effetto la risoluzione gi conceputa contro al fanciullo , e terminata la festa lu a banchetto in Gerico presso Alessandra , che ve lo aveva invitato ; quivi trattando cortesemente il garzone. e tirandolo in luogo fuori di mano mostravsi pronto a giuocare con esso e a spassarsi puerilmt'nte in grazia di lui; ma perCiocch naturalmente quel luogo era .caldo , tutti insieme ben pres~o uscirono a solazzarsi, e fer. matisi sopra peschiere , che spaziosamente giravano intorno al palatzo , ivi stavano temperando l'ardore del mezzod ; e alla prima si trattennero mirando nuotare i servi e gli amici ; indi poich a suggestione d' Erode si fu gettato tra essi ancora il garzone , gli amici , che avevanne l' incombenza , al soptavve nire della notte cominciarono quasi per giuoo a tuffarlo spesso e so~ergerlo , mentre nuotava , nell' ac..qua , n lo lasciarono , fiuch non .fu piena~ente an:ogato, Cosi dunque fu morto Aristobolo dopo di ciott' anni in tutto di vita, e un anno di _p~mtificato, cui ebbe di nuovo Ananelo. IV. Riferito l' acetbo caso alle donne , per un .cangiamento improvviso ogni cosa fu .piena di lai e d' infinito cordoglio sopra il gi esposto cadavere , e la <:itt al divul~arsene voce ne fu. inconsolabile ,

li O

DELLE J.NTICHITA' GIUD.UCUZ

come sua mirando ogni gente , non come d' alhui l' avvenuta disgrazia. Sopra tutti per dolevasi amatamente Alessandra, udita tal morte; siccome quella, a cui da una parte 'iccresccva dolore il sapere del fatto la verit , e la paura da altra di mal pi grave astrignevala a sofferidasi in pace : e fu spesse volte per torsi di sua mano la vita ; se non che il poter forse vivendo giovare l' empiamente tradito figliuolo ne la ritenne ; anzi di qui traeva vie maggiore argomento per sostenersi .in vita ; e il non dare sospetto 1 che a bella posta si fosse ucciso il figliuolo , il credeva opportuno per .quindi cogliere l' <.>ceasione di vendicarlo. Ella adunque dissimulava coraggiosamente la sua sospezione ; ed Erode .nell' esterno della persona componevasi di maniera , onde fat credere ., che la morte del giovane non era pr suo consiglio avvenuta , non sol pigliando tutte le se~bianze pos sibili d' addolorato , :ma ricorrendo perfino alle lagl'ime ' e dimostrandosi d' animo veracemente turbato. Forse alJa l'sta dell'et ancor tenera e ,del l' avvenenza del giova~e la compassione il moveva , bench alla sua sicureua vantaggiosa ei credesse la morte di lui. Egli certo pe , che di questo stesso valevasi a sua difesa. Quindi vie maggiori furono le mosbe , che diede di magnificenza ne' funerali coi grandi apprestamenti che fece per abbellirne l'avello e pe arricchirlo d' aromi , e col treno magnifico , onde lo seppell , per addormentare in tal modo ntll' animo delle donne il pi doloroso del loro af fanno , e porgere lol'o da questo canto qualche sollievo.

LJB, XV.

C~P.

IY .

111

. c .. p l T o L o

IV.

Erode d conto deJla morte d' Aristobolo innanzi atl Antonio. Di GB.tseppe e Mariamme . . Cleopatra aspira a' regni tlella Giudea e dell'Arabia, e ne ottiene una parte.
I. Ma nulla di questo pot. nell' animo d' Alessandra ; . anzi la memoria del danno coll' affannoso dolore , che davale , ~ accendeva ognor pi a lagnar.sene, e a desiderane vendetta. Pertanto ella scopre pe1 lettera a Cleopatra il tradimento d'Erode , e la perdita ael figliuolo. Cleopatra,. che pronta era gi di per s a esaadirne . le suppliche ' mossa a piet dell' acerbo caso di lei guard come suo questo affare; n mai rifin d'attizzare Antonio a punire l' uccision del fanciullo ; che parevale indegna cosa , ch'Erode, fatto, la sua. merc, signore d'un regno, che a lui punto non apparteneva , commettesse sif fatte ingiustizie contro coloro , CQe n' erano real mente. signori. Persuaso da tali ragioni Antonio, cCI me si fu renduto in Laodicea , ma.U.d imponendo ad Erode , che tosto n:dsse a dar conto di s intornD al fatto d' Aristobolo; che ingiustamente gli s'erano tese insidie da lui, se n'era l'autore. Erode temendo l' aoousa ad un tempo e il mal animo di Cleopatra, che non cessava per ogni via d' irritare a' suoi danni Antonio , determin d' ubbidire , giacch non poteva far altro ; e lasciata a Giuseppe .suo zio la cwa del

112

DELLE ANTICHITA.7 GIU!>A.ICHE

regno e degli affari di col gli di commissione se greta , che se per ventura Antcnio lo .condannasse a morire , egli di presente doves~e uccidere ancora Mariamme; tanto essere il suo a:nor per la moglie 1 e il timo~e di rimanere oltraggialo , se dtipo ancor la sua morte , merc l' avvenenza di lei , ad alcun altro piacesse d' averla ad isposa; i quai detti alludevano all' affezione d' Antonio per quella , perciocch della sua avvenenza assai tempo innanzi udito avea ragionare. Erode adunque iopo .queste commisaioni con poche buone speranze de' fatti suoi s'incammin~ alla volta d' Antonio. II. Giuseppe i;Dtanto restato 11el regno all' amministrazione de' pubplici affari , E per questo andando spesso a trovare Mariamme tra per bisogni .del suo ministero , e per renderle queU onore , che da lui le si doveva come a regina , :Dccv a continuamente discorso della benivoglienza e dell' amore d,' Erode verso di lei ; del che ridendosi :e donne e singolarmente Alessandra , Giuseppe .dd troppo impegno di farle capaci delle disposizioni cel re Ili lasci trasportare tant' oltre , che scopr la commissione a lui data , recandola in prova , ch' Erode vivere non poteva l ungi da lei , n voleva , se mai l' in cogliesse qualche disavventura , separarsene neppur per morte. Cos Giuseppe: Ma le donne : coin' era ben ragionevole , non !111' amorevolezza ponendo mente d'Erode , ma alla crudelt , se neppure lui morto tener si dovevano sicure dal pericolare , e alla fine tiran nica , che loro sovrastava , duri sospetti formarono

LJB. XV. CAP. JV.

'!13

de' sentimenti loro riferiti. In. questo. and voce per la citt di Gerusalemme sparsavi da' nimici d' Erode, che Antonio dopo fattone .rio governo l' a,esse uc.. cis o. Questo romore mise , come ragion voleva, tuUi sossop1a , e massimament~- le donne, Qui Alessandra ,conduss.e ancora . Giuseppe .a uscire della reggia , e con esse fuggirsi sotto le isegne della romana le gione , che a guardia del regno . sotto il comando di Giulio stava allora accampata intorno alla citt; che per ci stesso primieramente , eziandio se nella reggia insorgesse. qualche tumulto , essi avendo amici i Romani sarebbero pi sicuri ; poi confidava .J che il presentarsi di Mariamme . ad Antonio ottel'l'ebbe loro ogni cosa, e per tal mezzo riavrebbono il re. gno, e conseguirebbero quantQ a' nati di stirpe reale si conveniva. Ma in quel che tacevano cotai discorsi, ecco lettere di mano d' Erode intorno agli affari cor.. renti tutto contrarie alla fama e alle cose gi avuto per ,-ere. Perciocch giunto appena dinanzi ad An tonio riacquistnne la . grazia con doni , che aveva acco portati da GerusalemJ;De ; e poscia venuto con esso a ragionamento l' indusse a deporre ogni mal animo contro di lui , sicch le ragioni di Cleopatra mal poterono oscurare que' merjti, ch'egli a\'ea con Antonio ; il quale diceva rion istar bene , che un ro fosse citato a render ragione dell' operato da se nel auo l'egno ;. che in tal maniera non sarebbe pi. re ; e chi levato lo aveva a tal grado e fornito di tal potere , }asciargli doveva ancora la libert di valer aene ; e ci. stesso diceva eaae:r utile . a Cleopatr4 ; Fuvzo, tom" lY. 8

DELLE .ll'ITICHITA' atlJDUCIIE ir4 eh' egli (2'"} non s' intramettesse degli altrui regni~ Queste cose acriveva Erode : e veniva sponendo gli onori , che riceveva da. Antonio con lui sedendo ne' tribunali e mangiando con lui ogni giorno, e tutto ci , hench sempre gli stesse agli orecchi ea.. lunniandolo Cleopatra, la quale bra~osa deJla Giudea , chiedendo quel regno per se , tentava ogni mezzo di rovinarlo. Ma trovata giwtizia in Antonio p non temeva d'alcun sinistro: anzi verrcblw fra poco tempo , col soprappi d' aver raffermate vie JDaggiormente le buone inchinazioni d' Aluonio pel auo regno e pe' suoi interessi ; n pi alla cupidigia di Cleopatra restava speranza alcuna , avendole Antonio in eambio di ci , che chi~deva , data la Ce.. lesiria, e con questo disdette ad UD tempo e rigettate le inchieste , che gli andan facendo della Giudea. Ili, Avute tai leUere tosto deposero quel pensiero 1 che auppouendolo morto an.vano .formato di rifug gi1si presso i Ro~. Non si tenne per celato questo disegno. Ma dappoich Erode , accompagnato c:h' egli ebbe Antonio contro de' Parti, si fu renduto in Giudea, tostamente la sOJella di lui Salome e la !Dadre gli rivelarono le inten.ziol:;li, ch'ebbe Alessan.. dra co,. suoi ; e Salome vi asgiu.n.se contro Giuseppe marito suo un'accusa , apponendogli come delitto lo apesso abboccarsi , che facea con Mariamme; e disse tal cos~ per l'odio antico ch le portava, mercecch iD crta contesa tra loro Mariamme adoperando coQ alterigia le 1improve.r la bassezza de' loro natali (6). Erode sempre impetuoso ed ardente nel soo amor

LIIJ. XV. CA.P. tv'o

per la moglie tosto si conturb , n pot regger pili a lungo alla gelosia , che lo prese. FrenandQ per& la soverchia agitazione , perch il suo amore non lo portasse a qualche precipitoso partito , tir MarUu:n. me in disparte , e interroglla intorno a Giuseppe. Giurando el1a di non saper nulla, e recando in dito scolpa di se , quanto alla sua iunocenza gionr po teva , a poco a poco il re ne rimase capace , e vinto dall' amor per la moglie calm la sua collera fiao a chiederle perdonanza del credere , cbe sembrava aver fatto alle cose u~te ; e protest di saperle asaat grado del so modesto contegno , e l' acel!rt nuo vamente dell' affezione e benivoglienza , ehe aveva per lei. AIJa fine , come in simili circostan:11e suole avvenue a sposi che s'amino, abbracciatisi amore.o volmente diedero in un dirottissimo pianto. Or meDio tre il re si studiava di signi6earle vie pi il suo am01e e guadagnarsene l'affezione: .. Non da per " sona che ami , disse Mariamme , il commettere " altrui , che se presso Antonio colTe pericolo la " tua vita , io pure non rea d' alcun fallo muoja con ,. teco ". All' uscirle di bocca queste parole colpito da grave dolore il re abbandonlla ad un tratto, e si diede a gridare e svellersi di sua mano i capelli, dicendo essere manifesta abbastanza la intelligenzll. sua eou Giuseppe ; ch' ei non avrebbe scoperta. una cosa affidata a lui in credenza , se non si avessere scambievolmente promessa gran fede. la tale stato fu per uccider la moglie. Vinto per dall' amore per lei tenne a freno quest' impeto ' beQC:h. il tenersi sli

u6

DELLZ .ll'fTIC!I.IT.l' GI'OD.UCB1:

costasse dolore e pena. Cori tutto questo ordina , che Giuseppe senza lasciarlosi . comparire dinanzi fosse tolto di vita , e Alessandra siccome cagione d' ogni .male si . custodisse in prigione. . IV. In questo Ulfnt.re le cose ancor della Siria erano 'sottosopra per colpa di Cleopatra , che di continuo spronava Antonio a oon risparmiare veruno. Conciossiach stimolasselo a spogliar tutti del1e signorie, che godevano, e .darle a lei; e il suo potere appo lui el'& grande per lo andarle , che Antonio faceva , dietro perduto. Siccome poi per natura ella. amava d' aver .l' altrui , cos non vi fu legge , che non violaue ; e con veleno tolse di vita anzi tempo a flatel1o di qq.indici anni d'et ' a cui sapeva doversi il regno , c: per mezzo d' Antonio uccise Arainoe sua sorella, mentr' era io _Efeso supplichevole dentro il tempio di Diana. Cos per avidit d~ denajo , ovech le si offriva speranza d' averne , non perdonava n a sepolcri n a templi , non le parendo alcun luogo n cos franco , che non ne rubasse qualunque ornamento , n cos sagro , che non ne soffrisse indegnit d'ogni fatta, sol he giovare se ne potesse l'ingiusta sua cupidigia. In somma niente bastava alla ~onoa prodiga e data a' piaceri ; anzi parevale aver bisogno di . tutto ci , che braman . Per questo ancora andava continuamente spignel!do Antonio , che rubasse altrui per farne a lei dono ; e con esso passata in Siria meditava di conquistarla. Quindi incolpato Lisania figliuoio di Tolommeo di avere sonnnoSBi i Parti IC? uccise. Quindi chiese ad

LIB. XV. CAP. lT.

Antonio , che della Giudea e dell' Arabia spogliasse i' re loro .. A-ntonio hench in tutto il resto con discendesse alla donna ' onde non solo da lusinghe ma da stregoneccio ezia~dio atrascinato . pareva a uhbid.ide in ci , ch' essa vok\'a , pure sentiva ros. sore ., d' una manifesta ingiustizia ' talch non lasciavasi per compiacerle fino a tal segno portare agli eccessi pi gravi. A D:on dinegarle adunque affatto la grazia , e a non farsi credere concedendole quanto bramava apertamente un ribaldo , smembr una parte del regno d' entrambi , e fecegliene dono. Le aggiu~ gne ancora quante citt si trova,ano di qua dal fiume Eleutero fino all' Egitto , salvo Sidone e Tiro; cui ben sapeva essere state fino da' tempi pi antichi libere e franche , bench lo pressasse ardentemente a donargliele. .

Ma

C A P l T O L o' V..
Yenuta di Cleopatra in Giudea.
I. Ottenute Cleopatra tai cose e accompAgnato

all' Eufrate Antonio , che movea r armi contro l' Armenia , di volta ; e venuta dapprima in Apamea e in Damasco quinci pass in Giudea , ove Erode le venne incontro , e ne tolse ad affitto , quanto d' A., rabia le fu donato con esso le rendite , che dai contorni di Gerico ricavava. Il paese produce balsamo , che il pi prezioso . di quanti sono in '!nelle contrade, e viene solo in que' l~oghi, e oltre

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bELLE 4li'TJC:BITA.' GIVD.lJCRE

a questo palme bellissime in quantit. Cleopatra io


lnezao a questi negozj. , pGich si andava facendo JDaggiort ognid l' amicizia sua con Erode , cerc di ~onduTlo ad azioni disoueste , femmina ch' ella era &vergognatamente in~lfata in sozzure di simil fatta, e forse tocca d'amore per lui, o 1 ch' pi verisi mile, desiderosa di spogliarlo ciel regno coU' insidioso pretesto dell' onta, che a lei farebbe. Ella per non. cilava altro segno , che d' un grandissimo amore per lui. Ma Erode ed era gran temp() ; che non poteva patire Cleopatra , sapendo quanto fosse crudele con tutti , e allora parendogli degna d" abbominazione , ie per incontinenza lo sollecitava al misfatto , e di presto gastigo , se per maliziosamente tradirlo valeasi di tai mezzi; prima d'ogni altra cosa ne rigett le proposte, indi tenne co' suoi amici consiglio, se, giacch l'aveva in sua mano , dovesse levada del tnondo; con che tufti gli ltomini libererebbe da molti danni o gi per la sua crudelt cagionati o temuti per l' avvenire. Ci ste1so tornerebbe a vantaggio ancora d' Antonio , tnercech non terrebbesi quella ionna federe neppure a lui , quando qualche occasione o Rcessit lo portasse ad avere bisogno del tuo soccono. Cos infatti voleva ; ma nel rattener]o gli amH:i . coll' avvertire primietamente ~ non essere colla d-egna di lui , che mentre tentava cose magiO'ri, si gettasse in un evirlente pericolo~ indi collo seongi'Drarlo e pregarlo , che non s' appigliasse a precipitosi partiti ; che ADtonro, confutto ci fosse persona che gli pQDewe dinami agli occhi coa provo

Lllt. XV, CAP. T. .

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t~

chiarissime il suo vantaggio' noi soffrirebbe ; anzi terrebbe ad accenderlo vie maggiormente per lei il sembrargli , doversi alla sola frode e violenza l' es seme privo, quando non appariva ragione bastevole a giustificare l' attentato commesso contra una don .. na, che di que'tempi non avea pari in dignit; e il vantaggio , quantunque altri il crdesse reale , pwe coll'ardimento pareva congiunto e col dispregio del~ l' affezione d' Antonio ; onde non rimanere dbbio , che il regno e la famiglia di lui in grandi e immedidhli disavventure incorrrehbe; dov'egli poteta col sol rigettante le ree proposte ' provvedere al buoa ordine deUe cose. Di tai ragioni valntisi a spaven.. tarlo e a mostrargli il pericolo, ehe ragionevolment temere s_i poteTa , lo ritirarono dal suo disegno ; e~ egli 1 addokito con donativi l' animo di Cleopatra, la fece accompagnare in Egitto. II. Antonio poi , sottomessa l' Armenia ; manda incatenato in Egitto Artahaze figliuolo di Tigrane co' satrpi tutti, fcendone a Cleopatra un presente. con esso le pi prege\Toli cose del regno , eh' indi rap. Impadronssi poi dell' Armenia ArtaS'Sia figliuOl pri~ogenito d' Artahaze, ch' t!Mlsi colla fuga sottratte 11l perieoio : ma Archelao e Nerone Cesare ne le. ~acciarono, e sonituirono nel regno 'l'i grane l'ultime tra i suoi fratelli. Di tali cose ~r trattl'enio ap presso. In riguardo poi de' tributi , eh8 dal pae~.~ donato a Clopata le si dovevano , era esattissimo Etode , credendosi mal sicuro , quando a Cleopatra ~mgesse oc~asione di nimicizia ; do-n l' arabo , Jap-

t20

Dltt.LE Ali'TICRJTA' GIUDAICRB

poich addossato avevasi Erode il pagamento di lui,_ per qualche tempo sborsgli dugento talenti ; ma divenne posoia maligno e tardo nel dare, e se pure pagavane alcuna parte, facevalo con fatica n senza danno d'Erode.
CAPITOLO

VL

&ode rompe guerra ad ..Jreta : e lo vinc.

l. Erode per un ingiusto procedere di tal fatta , perch l' arabo non oleva ridursi una volta alle cose del so dovere , stava gi per uscire contro di lui : e si valse dell' occasione , che gli porgeva la 'guerra romana. Conciossiach standosi in espetta.. zione della battaglia presso Azzio , che avvnne alla centesima ottantesimasettima olimpiade, siccome Ce~ sare venir dovea con Antonio alla decisione del tutto coll' armi, cos Erode signore da molto tempo d' una pravincia d' ottimi pascoli e trovata ricca di rendite e di forze' ~o v~idi apprestamenti che fece ei mise in conci di dare ajuto ad Antonio. Ma -questi gli disse, che non gli faceva mestiere del suo soccorso , perciocch s da lui come da Cleopatl-a 1!ompresa aveva la infedelt del re atabo, gli ordin, che il volgesse contro di questo ; il .che Cleopatra l'ensava dovesse tornare in vantaggio suo pel disfarsi , che giusta il suo vviso farehbono insieme 1' un l' altro. Pet tali commissioni d' Antonio Etorle tomatosi alle sue terre ritenne le . truppe , sicco~~
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1m. xv. eu.

YJ.

121

in procinto d' entrare ostilmente in Arabia , e con


un grande apparato di cavalieri e di fanti perviene a Diospoli , ove concorrevano quei dell' Arabia a scontrarlo; giacch non istette loro celato l'allestirsi, ch'egli faceva alla guerra; e dopo una feroce giornata rimasero vincitori i Giudei. Dopo tal fatto si 'tln un grosso cotpo di A1abi in Cana , che un gruppo di terre appartenenti aUa Celesiria. Erode , ;be gi n'era stato innanzi fatto avveduto, ci venne col nerbo delle sue truppe ; e appressatosi a Cana. avea stabilito. di col porsi a campo , e st~candosi d'ogni intorno all'occasione opportuna venir co' ne miei alle mani. Ora mentre egli dava questi ordini , tutti alla rinfusa i Giudei gridarono , che rotto ogni indugio li co.nducesse contro degli Arabi. Ques.ta baldiHlza veniva I~ro parte dal credersi all' ordine egregimente , e . parte da quel maggiore coraggio , che avevano quanti vinsero la prima battaglia , anzi.. th gl'inimici venissero seco loro alle prese. Poich adunque l'omoreggiavano e davano prove di grande ardore , egli giudic opportuno valersi dell'ottima disposizione del popolo , e protestando, ch'egli non cederebbe loro in vilt, mosse il primo sotto l'armi aeguito da tatti gli altri divisi ognuno nelle proprie ordinanze; e tosto entr lo scompiglio tra gli Arabi; perciocch dopo picciola resistenza appena s'avvidero dell' invitta gente e coraggiosissima , ch' era queiJa , che i pi , volte le spalle , fuggironsi ; e non ne sarebbe campata testa , se non avesse Atenione infe atatQ_ Erod~ e i Giu.dei. .

UII

DELLI A:N:ti'C11JTA.' GJ'Ifi)AJCRE

II. Costui generale di Cleopatra in quelle contrade e uimico d' Erode stava con occhio attento conside rando l' esito delle cose , con attimo di non si1 muovere , quando gli Arabi adoperassero valorosamente; presto poi , se perdessero come avvenne , ad uscire addosso a'Gittdei con una mano di suoi levati dalla provincia ; e coltigli aH' impensata , allora appunto eh' erano stanchi e crednansi vbtcitori , ne fece grande macello ; itnperciocch avendo i Giudei le forze loro tuttequante contro i dichiarati nimici con.o suntc , e sicuri teneu.dosi nella vittoria ritttasero di leggieri disfatti dagli .IUsalitori, e n'ebbero tnolte fe ri te in luoghi, com'erano quelli, tlisutili per la cavai Jeria e sassosi, de'quali avevano pil pratica gl'insidiatori. Oa mentre si trovuano in cosl male stato, gli Arabi ripigliarono fiato , e ricondottisi in ordinanza uccisero i Giudei messi in volta. Quindi morti cadeo uno da ogni parte , e de' catnpatine pochi si rifug givano al campo. Erode pertanto disperato oniai del buon esito della battaglia, spronato il ca1allo: corre a difendere gli alloggiamenti; ma bench s'affrl!ttass1J non giunse a tempo : che il campo de' Giudei rest peso; e gli Arabi fuori d'ogni l11ro espettazione e!P bero grande ventura e per l' ottenuta 'Vittoria , ond' ~-ano lungi allsaiMimo , c per le melte forze di ~'he spogliarono i 1oro nimici. Da indi ittn~nzi Erod, altro non fece , ehe. ruberie ; e accampatosi sulle montAgne , di l con ispesse sortite correndo il 1t0t toposto paese infestava l' A1abia; e bench &i guat<tlaue mai sempre da esporsi a una fo.rmale batta-

I.Jit,

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CAP. YJ. .

uS

r assiduit

Alia , pure inerc' la continuazione delle impl'ese e


alla fatica mai non partiva:ne senza van.. \ taggio; e cos riparando per ogni modo alla passata avantura provvedeva al laene de' suoi.
C.A..ITOLQ

VII.

Del tremuolo avvenuto in Giudea.


In questo, mentre ia Cesllt"e e Antonio si venne a battaglia in Azzio , al settimo . anno del regno d' E1ode scossasi in Giudea la terra , che non n~ diede altrove sentore , si fece un gran perdere di. bestiami in tutto il paese ; e d' uomini vi perirono sotto le rovine da trentamila. L'esercito per, che viveva a scoperto, non ne prf>v danno alcuno. Ora udita dagli Arabi questa avventura , e oltre il vero amplificata loro da quelli, che in riferire l'avvenuto intendevano di secondate l'odio di chi gli udrebhe, ne concepirono gran 'baldanza , come se apertasi aotto a pi de' nimiei la t~JTa e peritine tutti, pi n~ restasse persona , con cui coatrastare ; quindi snesse le mani addosso agli ambasciadori de' Giudei; the ci veanero per conchiadere pace sul finora ac.. eaduto , gli uceisero , e col maggiore cmaggio del tnondo marciarono verso r oste nimica. l Giudei UOll s' ardivano di sosteneme l'incontro, e pe' danni sof.. ferti perduro il cuore pi non curavano i proprj interessi pressoch dispe1ati da loro; che non app riva speraaza n d' eguali l (;) dopo le gi avu~

DELLE ANTICBITA' GIUDAICHE

sconfitte , n di soccorso nel tristo stato , a che si trovavano condotti i domestici loro affari. Ora in tat condizione di cose Etode ispi1ava coraggio a' suoi persuadendo colla ragione i capitani e animandoli quanto poteva a rinnalzare da terra gli spiriti loro abbattuti. Riavutine con ci alquanti de' pi valenti e incoraggiatili, s' innoltr oggimai con pi animo a tener parlamento a tutta la moltitudine , cosa prima da lui non tentata , perch inasprito il popolo dagli accaduti sinistri duramente non lo trattasse. Con queste parole adunque egli prese a esortare il sue popolo.

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o L o VIII.

Parlata J: Erode a' Giudei , e sua vittoria contro degli Arabi. I. " Noi non sappiamo, o compagni, che in que" sto tempo assai cose s' attraversarono a' nostri di, segni, e che_ in mezzo a cotali disavventure non ebbe luogo l' ardire neppore degli nomini pi per " oraggio e per franchezza famosi. Ma poich pure forza far guerra, e delle passate sventure niuna '' non s grande, a cui non possiate colla nobilt " riparare d' alcu!la impresa , egli mi paruto ben , fatto esortarvi e insieme suggerirvi que'mezzi, che , a nodrire varranno quella generosit. di pensieri, , ch' tutta vostra. .Primieramente adunque io m" tendo .mostrarvi essere giusta la guerra , che noi

LIB. XV. CAP. Vlll.

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facciamo , siccome strascinativi a forza dalle so perchierie. de' nimici ; il che , quando voi bene il capiate , vi dar il pi forte argomento da far buon cuore. Indi vo' farvi veqere , che delle mi serie, che ne circondano , pur una non v'ha che sia cosi grande , c~me a noi pare, e che ahbiamo ragioni grandissime da sperare vittoria. Mi far dunque dal primo, citando voi testimonj di quanto io dico. Voi ben sapete , quanto sia indegno il procedere degli Arabi, e quanto sien misleali con tutti, costume in vero degnissimo di persone bar bare e non curanti "di Dio. Pi~ assai per dier che fare a noi colla loro avarizia ed invidia , e coll' aspettare che fecero poco innanzi l' occasione de' nostri guai per metterei sottosopra. Ma che giova parlare pi oltre l Chi mai fu quegli , che , quando l~ loro libert cor1ea rischio di rovinare e d'essere sottomessa a servire Cleopatra, li pose in sicuro ? All' amicizia mia con Antonio e alla sua affezione per voi vuolsi ascrivere il non aver neppur essi incorso un male senza rimedio , mcn.. tr' egli lungi tenevasi dal far cosa , che a noi po tesse dar ombra. Pure volendo Antonio dell' un regno dell' altro donare qualche parte a Cleo-patra , io fui quegli , che governai questo affare eziandio : e con molti presenti , che feci del pro prio procacciai sicurezza ad entrambi , e m' addossai il sopraccarico delle spese con isborsare d ugento talnti, e con farmi, maJlevadore d' altrct. tanti , che dalle rendite della te1Ta doveano ri
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2.6

!)ELLE .lJfTICUITA' GIUD11CUB

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trarsi; ma da costoro ci furono tolti. Eppure ogni agione. ,oleva , che i Giudei non pagassero perci , che avevano , nessun tributo , n a tal fine dsmembrassero la loro provincia;' che se ci for z' era che intravvenisse , non doveva certo essere in grazia di gente da noi salvata ; .a Arabi , che paotestarono con molta gratitudine e riconscenza, che loro pareva d'avere ricevuto per nostra mana il re~tnO 1 era poi giusto ' che ne frodassero di ci , che a noi si v~iva , e specialmente non di nimica nazione trattandosi ma d' amica; che se la fede ha luogo ancora tra nimici , quanto fia ne cessaria servada agli amici l Ma non cos di costm'O, che fan consistere l' onest nel guadagno qual egli sia , e non ctedono l' ingiustizia degna che si punisca , sol che per essa possano vantag giarsi. E vi rester egli dubbio ancora , se deb. banai gastigare i ribaldi , quando lo vuole ancora Dio , e v' intima di s6Dlpre odiare l' angherie e l' ingiustizie , molto pi avendo voi per le mani una guerra non giusta soltanto,. ma ancora necessaria} Conciossiach la maggiore iniquit, che dai Gteci e da' Barbari si mai creduta poterai fare, essi l' abbiano commessa conlw de' nostri legati col darli che fecero a morte , quando e i Greci vogliono, che gli araldi sieno sagrosanti e in viola bili~ e nei quanto abbiamo di bello negli 'statuti , e nelle leggi di santo , da Dio per . albo mezzo noi ricevemmo , che (3"') per legati : nome di tal pote1e , che r~ppreseata dinanzi agli uomini la

:r.m. :tY. C.ll'. vnr. r27 w persona di Dio, e puote nimici rappacificare con. n nimici. Quale adunque pi grande ribalderia del.. n l' U<;idere gli ambaseiadori , che vengono per la '7 giustizia ? E come potranno avere o prosperit n nella vita o felicit nelle Uerre dopo misfatti di. , questa sorte ? lo certo noi credo. Ma , dir forse , alcuno , la ragione veramente e il diritto sta per n :noi, essi per son pi numerosi e valenti. Quest' .. un parla1e prima d' ogni altra cosa indegno di n VOl ; perciocch dov' la giustizia ' ivi Dio ; o ,. don Dio , ivi bovasi e numero di combattenti ,, e bravlU'a. Ma per rice~are pi dappresso le cose .. nostre , noi vincemmo la prima battaglia, e attac-o ., catane un' altra non ohe facessero resistenza , ma n si fuggiroDO tosto w.lo sostener&do il nostr' urt() ., ed ardore. :Wdi noi vincitori insidiosamente assal ~ Ateuione senza dichiarllrai pu.r guen'a. Vorr forse , qaesto ascmt::rsi loro a valm-e 1 O DOil anzi a una ,, seconda frode e tristezza ? A che duoque ci sgo.. ., mentiamo per ci JJledesimo, onde trar si dovreb.. ., bono spil'iti pi generosi 1 Come kmlere potrem() ~ persone, che quando. combattono davvero, riman ., gono , onnin.a.mente d.i.:lfatt.i. 1 e quando egli pare " che vincano, per vie torte ed inique l'ottengono l " O se pure albi li crede valenti e bravi, perch " ci stesso piuttosto non l' eccita a pi coraggio ? ". Che la fo1tezza rion nel cimentarsi solo co' pi " fiacchi consiste , ma nel po;tefe ancor vincere i " pi gagliardi. Che se a talu.no fan.no perdere. il , euore le disavventure dome~tich~ e le 1ovine pro.;

DELLE il'fTICMT.L' CllJDiiCRB

, dotte dal terremoto, primieramente' consideri; che , ci stesso bae anco gli Arabi in inganno, mentre , ne credono le conseguenze maggiori del vero : " indi , che non conviene, che ci medesimo, che , loro d coraggio, in noi metta spavento ; merce , ch la franchezza, eh' or mostrano , non da niuna " ventura lor propria deriva , ma dalla speme , che . ., le disgrazie n'abbiano oggi mai abLattuti. Noi per , coll' uscire sopra di loro e ne abbasseremo gli ., spiriti troppo altieri, ed avremo il vantaggio noi " stessi di non combattere con n.emici soverchio ar-o , diti ; che poi finalmente n . a tanto . stremo noi siamo i dotti', n P avvenuto . indizio dell' ira di " vina, com'altri pensano, ma disgrazie e accidenti , sono questi ; che se per volere di Dio seguirono, , ognuno ben veJe , che fine non ebbero , . che per " volere di lui medesimo pago del gi accaduto ; l , che non si sarebbe cangiato , quand' ei volesse " punirei vie maggiormente. Del volere poi egli la. , guerra, e del crederla giusta, diede chiare riprove , egli stesso: conciossiach~ se pel tetTemoto peri " rono alcuni nella provincia 7 sott~ l'armi per non " sentinne danno persona , ma tutti senza eccezione ., foste salvi , chiaro mostrando Iddio , che se usci " vate a campo con tutto il popolo e con esso le " mogli e i figliuoli, non v'era male per voi, a cui " si cercasse indarno riparo. Con tai pensieri alla " mente , e con quello maggiore d' assai , che in , o-gni occasione voi avete propizio Iddio 7 movete " con giusto ardire contro prsone nell' amicizia

LJIT. XV. CAP. VJJI.

, sleali ,: .nelle promesse infedeli , empie verso gli n mbasciadori , e sempre dalla vostra virt sotto n messe n . II. Udite i Giudei queste cose . fecero assai pi ~uoae per la battaglia. Erode intanto , offerte giusta il costume le "vittime, e in buona ordinanza raccolti i suoi , valicato il Giordano , li m'en conbo gli Arabi , e messo campo vicino a' nimici ana in ani-mo d'impadronirsi d'nh forte, che tramczzava fra gli uni e gli altri ; che gli daria giovamento e per venire pi presto a battaglia , e perch , se il bisogno portasse d' oltrappassa..Io (4*) ' sarebbe stato .suo campo difeso assai. Ma perciocch la medesima cosa prevideao anch~ gli Arabi, si viene coll' armi a disp,uta, di chi debba avere quel luogo. E i~ prima si scaramucci leggermente , indi crescendo omai a pi numero i combattenti ne cadevano morti parecchi da ambe le paiti , 6nch superati gli Arabi si 1itirarono; il che tosto valse non poco a mettere in isperanza i Giudei ; e avvisndo il re , .che i nimici tutt' albo vorrebbono pi presto che la battaglia, si spinse con pi coraggio ad abbattere le loro trincee, e a farsi pi davvicino . al loro campo ; dal che astretti i nimici uscirono male ordinati , e avvegna ch non avessero ri .f1anchezza d' animo , n speranza di vincere , . pure appicarono la zuffa mossi a combattere e. dal maggiore lor numero ' e dalla n~ cessit , che. pressavagli a tentare arditamente l' im presa: Ostinata f11 la battaglia , e ne caddero quinci e quindi non. pochi. Rotti alla .fine gli A1abi volsero

FLAno como l Y.

3o

DELLB .lNTlCIIITA' GltJD.llCBE

le spalle; e fu tanta la strage che fecesi .de:fuggi~ivi, che non perivano solo per mano nimica, ma di per se procaceiavansi il loro danno ,. parte calpestati dal1a moltitudine , che con foga disordinata incalza vasi , e parte uccisi dall' armi proptie. Cinquemila pertanto di loro rimasero morti ; il resto poi della gente , quantnque a tempo si ricog1iesse tra' suoi ripari , noiJ fu per in luogo tanto sicuto , che ne sperasse salute, pm la penuria, in che si trovarono di vittuaglia, e molto pi d'acqua. Dall'altra parte i Giudei , dappoich non poterono nell' inseguirli cac ciarsi con essi nelle trincee , le ricinsero tutto intorno, e gP ingressi guardandone e gli esiti; chiuser" il passo tanto a chi li potesse soccorrere , quanto a chi ne volesse fuggit:e . . III. Trovandosi adunque gli Arabi a tal partito mandarono ambasciadori ad Erode prima per tricgua , iadi , poich la sete li tormentava , per offerirsi pronti a ogni patto ' ed averne per al presente .sicurezza di scampo: Erode , che desiderava vendetta de' torti da loro ricevuti , n ambasciadori accett , n denari .per li cattivi , n altra discreta proposizione. Laonde oppt:essi gli Arabi siccome da altl'i ma]i cos dalla sete uscirono a darsi in mano de' loro nimici e ad esserne .tratti schiavi , e in cinque giorni presi ne furono quatb~mila. Al sesto d 'lneJli che rimanevano determinarono di fare una militare sortita e ptovarsi cogl' inimici , amando me-glio , se cos era d' uopo , esporsi. a ogni rischio , che non vedersi l' nn dopo l' altro oppressi ' vergo-

Ma

Lill. XV. CAP. VIII.

gnosamente. Piaciuto questo partito, uscirono de'loro 1ipari; ma i maltrattati ch'essi erano d'animo e di persona , siccome pi non avevano forze per grandi imprese ," e in quel pericolo della vita felici credevansi se incontravano la morte , cos non ressero alla battaglia , e nel primo affiontarsi ne caddero da settemila. Dopo tale sconfitta perdettero totalmente l' ardir primiero. Ammirando per in mezzo alle proprie disavventure la savia condotta d' Erode gli si rendettero per l' avveni1e , e protettore lo acclama rono della nazione.
CAPITOLO

IX.
~SQ.TYJ

Erode dovendo partir di Giudea e andare a uccide /reano. .

I. E;li poi da prosperevoli avvenimenti incorato assaissimo torna a casa con una giunta di grande onor,e acquistatosi per cagione di queste imprese. Ogni cosa pertanto gli andava felicemente , perci~c ch si trovava salito a uno stato da non doverne con facilit dicadere ; ma lo sopraggiugne un pericolo , che il conduce all' ultime estremit ; e ci fu la vittoria , che Ces~ nella battaglia presso Azzio riport sopra An,tonio (8). Perciocch allora lo stesso Erode e tutti con lui a un medesimo modo amici e .nimici disperarono delle cose sue ; non essendo probabile , ch' ei portasse impunita la cos stretta amicizia, ~he fu fll'a iui ed Antonio. Gli amici adun

DELLE Al'fTICHITA' CIUD!ICU!:

que gettarono ogni speranza gi di . lui conceputa ; e tutti i nimici quanti erano , se miravasi all' apparenza , sembravano rammaricati ; ma l' interno dell' animo loro era qual sogliono averlo peson , che n' han piacere , promettendosi da ci un pi utile cangiamento. E lo stesso Erode , veggendo che della stitpe reale non sopravviveva che ' il solo !reano 7 pens dovergli tornare a bene di non lasciarlosi pi tra' piedi. Conciossiach o campato il periglio ne usciva salvo, e credeva sictll'o partito, il non con&entit che ci fosse Ull UOmO 7 il quale piit che non egli avesse diritto al regno , e potesse in altrettali sue circostanze levarglisi incontro ; fJ Cesare lo precipitava , e un desiderio invidioso spignevalo a tar di vita quel solo , che gli doveva succedei' nel regno. II. Or mentre egli va ravvolgcndo nell' animo tali cose , gli attinenti d' IIcano fornironlo ancor d' un pretesto. Perc10cch quanto lrcano per la temperata indole sua n allora , n mai non am d' intromettersi di soverchie faccende , n di tentar novit , sottomesso ch'egli eta alla sua fortuna fino ad csser contento di ci ch'essa di lui disponeva, altrettanto era brigante Alessandra , la qual non sapendo oziosa tenersi in cuore la. speme di cangiamento suggeriva a suo padre' che non volesse patir fino all'ultimo, che la sua casa fosse cos rcamente trattata da Erode ' ma col metter s stesso in sicuro desse luogo a migliori spean7e avvenire. Per di tai cose scri"Vesse a Maleo signor . dell'Arabia , e pregasselo di dar loro ricovero e sicurezza, neHe sue terre, Per

LUI. XV. CiP. IX.

clocch quando si sieno dileguati di l , se le cose d' Etode a quel fine riescono , cui fa credere ragionevole la nimicizia di Cesare , essi saranno . i soli padroni del regno e per la ragione del sangue e p.er l' affezione_ de' popoli. !reano a queste persuasioni non si arrendeva , e rigettavane le proposte. Ma peciocch la garosa femmina al par d' ogni donna l'importunava , e non gli dava mai posa n di n notte , ma era sempre .in sul ragionargli di tali cose, e degl' insidiosi trattati , che andava E ..ode formando contro di loro , alla fine il buon uomo s'indusse a consegnare a Dositeo suo amico una lettera , nella quale si convenne colr arabo , che gli mandasse ca valleria per l evado e condurlo al lago Asfalti te, ~be da' confini di Gerusalemme lontano trecento stadj. Affidlla poi a Dositeo per la riverenza, ch' ei di,. mostrava per la sua persona non meno che per Alessandra, e pc' non pochi motivi che aveva egli pure d' odiare Erode ; perciocch congiunto egli era di quel Giuseppe , ch'Erode avea tolto. del mondo, e fratello di colol'O ,. che gi da Antonio furono in Tiro ammazzati. Queste ragioni per non fur tali presso Dositeo , che lo movessero a prestar fede}.. mente l'opera sua ad !reano : e fatto pi caso delle speranze , che davagli un re presente , che non di quelle, che dar potevagli l reano, consegna ad Erode la lettera. Esso lodatane la lealt , aggiunse che gli facesse ancora qn servigio : ripiegasse. la lettera , e suggellata recassela a Maleo , e ricevessene la rispo sta ; che non sarebbe ua picciol vantaggio per lui il

t34

DELLE BTICHITA' GIUDAICIIE

saper ]e intenzioni ancora di Maleo. Fecelo accura tamen.te Dositeo ; e rescrisse l' arabo , che accettava e lo stesso lrcano . e tutti i suoi e quant'altri Giudei favorivano il suo partito ; e manderebbe sua gente , perch gli scortasse con sicurezza , n ~anchereh hegli nulla di ci, che bramava. III. Com'ebbe Erode avuta ancor questa lettera , mand per Ircano , e inferrog1lo delle convenzioni gi concordate tra lui e Maleo. Negando egli il fatto, Erode mostra le lettere a tutto il consesso , fa uccidere !reano. Cos noi scriviamo, perch cos appunto si trova narrato neUe memorie d' Erode. Altri per non cgnvengono in questo con noi. Per ciocch sOn d'avviso 7 che non per questi motiTi 1 ma pe1 un'accusa he digli Erode d' avergli tramate insidie alla vita , nel modo gi detto il levasse dal mondo ; e scrivono cos: ., Iu certo convito senza , dar ombra d' alcun sospetto interroga Ircapo , se , egli ha ricevuta da Maleo nessuna lettera ; egli , confess ' che gliene ft recata una di complimento. , Erode ripiglia da capo , e il domanda, se n'ha , ricevuto niun donativo; null' altro, disse, n'ho avtt-, to, che quattro bestie da avalcare : il che ascri , vendogli a colpa d'animo gi venduto e fellone " ordin, ch'egli fosse condotto al suppli1.io " Le conghietture poi, onde credono ch'abbia incontrata tal morte sen~a esserne reo , le traggono dalla moderazioi1e del suo pocedere , e dal non aver egli dato giammai n da gjovine n a1lor che regnava aegno alcuno d'animo ardito e precipitoso; ch'anzi

1B, XV, CAP. tx.

J35

nello stato ancora di re aveva lasciato in mano ad Antipabo quasi tutte le redini del governo ; dove al presente contava piu d' ottant' anni d' et , e sa.. peva ch'Erode era sicurissimo nel suo trono ; al,. eh~ si aggiugne , ch'egli aveva passato l' Euf1ate senza punto curarsi di quelli di l , che onoravanlo , ben chi: dovesse vivere a lui soggetto ; ond smbra c9sa improbabile sommamente e dalla natura di lui lon tanissima , eh' ei . macchinasse e intendesse di fa.r novit ; dal che inferiscono , che tutto questo fu un malizioso trovato d' Erode. IV. Cos termin la sua vita lrcano dopo un co11oo tinuo variar di fortuna , che in moltiplici guise l' a git , 6nch visse. Creato egli tosto , regnant~ Alessandra sua madre , pontefice della nazione giudea ritenne l'onorevole posto nove anni. Indi al morirgli che fe' la madre salito al trono e statovi per tre mesi ne vien rimosso da suo fratello Aristobolo; ma rimessovi da Pompeo n' ebbe tutti gli onori , e dur in tal grado pel corso d' anni quaranta. Privatone poi novamente da Antigono e offeso neJla persona fu condotto prigione appo i Parti. Di l si ricondusse col tempo a casa trattovi dalle speranze , che avea riposte in Erode ; delle quali non riuscgli veruna a quel fine , ch'egli si prometteva dopo le mol~e e dol~rose. vicende della sua lita ; ma la pi intollerabile tra le disgrazie si fu il por fine a una tarda vecehlaja con una morte indegna di lui : perciocch egli earve fornito di grande equit e temperanza ; e il pi degli affari del reP,O amminisb'avali per altru,i

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DELLE ANTJCUITA' GIUDAICHE

mezzo, uomo ch'egli era poco amante di sbepilose faccende , e inabile a governare uno stato. Alla di.. rittura dell'animo suo vuolsi ascrivere il tanto in4 grandire , che fecero Antipatro ed Erode; da' quali per non ottenne nel fine eh ei fece n piet n giustizia. V. Erode intanto , levatosi anche lrcano dinanzi , mentre ac'celerava il suo viaggio alla volta di Ce4 sare , n poteva e' fatti suoi sperar niente bene per l'amicizia' ch'era passata tra lui 'ed Antonio, aveva sospetto , non forse Alessandra valutasi di quell' in contro . gli ribelJasse i .suoi sudditi ' e sottosopra mettesse e in rivolta le cose tutte dtl regno. Laonde addoss al frate1lo F erora il pensier d' ogni cosa , e rinchiuse in Massada Cipro sua madre colla sorella e con tutta la sua famiglia, ordinando al fi-atello , che se gli venisse udito qualche sinistro de'fatti suoi, ritenE-sse il governo. Quanto poi a Mariamme sua moglie,- giacch non era possibile, che- per l'_odio, in che avea la sorcJla e la madre di lui , vivesse coa loro , riposela in Alessandria. con Alessandra di lei madre , e vi lasci il Questore Giuseppe t; .Socmo itureo, persone fino a' pt'imi tempi a lui lealissime, e per sotto pretesto ' onore messe alla guardia di. quelJe donne. Essi pure avevano commissiOne , che al sentire di lni qualche trista novella to.sto le dessero a morte- ambedue ~ e t'Qtte le loro forze insiem col fratello Ferora impiegassero a conservare il regno ~a'- suoi figli.

LIB. XV. CAP. X.

CA.PITOLO

x.

Il

Erode ottiene ancora da Cesare il rC(pW , a lui e al suo esercito fa una magnifica accoslierws.

I. Dati questi ordini prese frettolosamente la via_ di Rodi per ivi incon~rar Cesare ; e giunto dopo una prospera navigazione a. quella citt si tolse bens del capo il diadema, ma degli. altri oruamenti , che aveva indosso , non ne depose pur uno. Ottenuto poscia di ragionare da solo a solo con Cesare , allora s che mostr vie maggiormente la nobilt del suo core ., mercech n si volse a suppliche , come in tali circostanze suol farsi , n gli porse , quasi colpevole , preghiera alcuna , ma francamente diede ragione del suo passato procedere. Confess sfhiettamente , che l' amicizia sua con Antonio era stata gmndi~sima, ed egli s'era a pi potere ingegnato, che in lui cades~e l' impero : non aveva egli n avuto parte in quella spedizione per lo da fare , che diergli gli Arabi ; gli aveva per mandato un soccorso di denari e di grano. Pur questa non era che la minor pcute di quanto gli si apparteneva di fare ; che un uomo come lui professatosi amico d' Antonio dall'una banda, e dall'altra consapevole de' benefizj indi a se provenuti ben era dicevole , che mettesse con lui a pericolo , qnanlo aveva , e vita ; e persona, e so stanze ; nel che se f01se aveva men bene al suo (lebito soddisfatto , la coscienza perg non }~sciava

DELLE .1NTICHJT.A.' GIUD.A.ICHB 138 di commendarlo , che non avesse abbandonato l' a mico neppure allora, che ad Azzio rest sconfitto, n alle speranze , che davagli una fortuna che apertamente ornai si cangiava , si fosse mutato ; anzi fos sesi mantenuto se non sovvenitore condegno, almen fedelissimo consigliere d' Antonio , col suggerirgli , che. fece in tempo , l' unico mezzo di porre in salvo s stesso e di non dicader dal suo stato , ch'era l' uccidere Cleopatra ; perciocch , tolta quest~ dal mondo , e potea tipigliare il comando , e avria di leggieri trovata via d' acconciarsi con (5*) teco: .. alle " quali cose non ponendo egli mente am farla da , sconsigliato , quanto svantaggiosamcnte per s , , tanto per te utilmente. Ora dunque se tu pel mal , animo tuo verso Antonio condanni ancoia le mie " premure per lui , non sar mai , .eh io nieghi il , da me operato fin qui , o mi vergogni di confes, sare palesemente 18. mia ptopensione per lui ; che " se , poste da banda le parzialit, tn cercassi, CO , m'io batti i benefattori, e quale amico io mi sia, , colla sperienza del gi avvenuto potrai conoscermi , appieno : conciossiach con non altro cangiare che " il nome , potrssi non meri fra noi strignere ua " forte "Vincolo d' amicizia ". Il. Cos dicendo e mostrando ad un'ora medesima la generosit del suo spirito guadagnssi 1' affetto di Cesare uomo cortese e splendido, intanto che il difendersi ch'egli fe' delle colpe appostegli gli si volse in una raccomandazione per meritargli 1' amicizia di lui. Di fatto e .rim:ettegli iu capo il diadema , e an{.

LID. xy. CAP. X.

matolo a dimostratsi nientemeno propenso per lui di quel che gi fu per Antonio ' r onor sommam~nte ' aggiugoendo , avergli scritto Q. D idio , com' esso era stato da Erode con ogni prontezza soccorso nel da fare ch' egli ebbe co' gladiatori. Erode veggendosi accolto con tanto onore , e fuor d' ogni sua speranza assodato di nuovo come dapprima nel regno per dolio di Cesare e per decreto de' Romani, cui Cesare per maggior sicurezza gli aveva procacciato , , dopo aver presentato oltre il suo potere e con mo-stre di somma mr.gnificenza lui e gli amici lo venne accompagnando verso l' Egitto (6~). Pregllo inoltre a far grazia ad Alessandro un degli amici d'Antonio, sicch non avesse a incorgliene grllve danno ; ma non l' ottenne , perch ne aveva gi Cesare stabilita )~On . giuramento vendetta. Indi si riconduce Erode in Giudea con pi onori e facolt , che non ebb~ dianzi , e fece stordire quanti stava~o in espettazion dell'opposto , come se da' pericoli per divino favore uscisse ognor pi glorioso. 111 Egli per senz' indugio allestssl ad accoglier Cesare , che dalla Siria passar doveTa in Egitto ; e arrivato che fu , ri.cevcttelo in Tolm;naide con una veracemente regale magnificenza , e con tutta l' ospitalit ne ricolse r esercito ' e gli provvide a dovizia del bisognevole ; onde avea luogo tra' suoi pi cari , seco lui cavalcando , . mentre rassegnava le truppe , e facendo a lui e agli amici un banchetto ; dove li volle serviti da cencinquanta uomini tntti abbigliati a gran pompa e a ricchi Ol'namenti. Fornigli inoltre

DELLE ANTICUIT.!' GIUD!ICJIE

per lo passaggio , che far dovevano in luoghi poveri d' acque , del necessario al cammino ; onde non ebbero a desiderare n vino n acqua , la quale .presso i soldati era ancora pi in uso , che non il vino ; anzi fece un tegalo allo stesso Cesare d' ottocento talenti , ed ebbe con ci tuttiquanti persuasi , che assai maggiori e pi larghe furono le spese fatte da lui per servirli , di quello che P ottenuto regno pot tasse. Questo diede ancora una prova pi ferma del.. l' amicizia e cordialit sua , e i' a1lattare che fece ai bisogni de'tempi la generosit del procedere gli giov assaissimo. Di nuovo poi nel ritorno che fecero dall' Egitto i' principali Romani si port di maniera , che non ebbe in liberalit chi il vincesse.
CAPITO,LO

XI.

Erode per falsi deh'tti apposti alla moglie Mariarllme illasprito la condanna alla morte. Indi uccide Alessandra , e impenersa con gli amici. I. Tornato allor finalmente nel regno trova scon,olta la sua fa10iglia , e di mal cuore la moglie Mariamme e Ia madre di lei Alessandra. Pe1ciocch figurando ci , che dovea sospettarsi , non per sicurezza eli lor persone averle Eode in quella fottezza 1inchiuse , ma per tenerle quasi pigione , onde n dell'altrui bene goder pot-essero n deHa ]or libert, ne stavano di mala voglia. E Mariamme credeva , senza motivo per , che l' amore del re fosse tin

LIB. XV. C.&.P. Xl.

mero infingimento e un tratto da lui inventato per suo proprio interesse. Davale poi gran cordoglio il pensare 1 che , neppur quaado a Erode fosse qualche sinistro iutravvenuto, non le rimaneva per colpa di lui speranza di sopravvivere : e raccordava a s stessa le commissioni date a Giuseppe; onde ornai s'era volta ad usare tutte l' arti per cattivarsi gli animi de' custodi e di Soemo singolarmt"nte, da cui sapeva dipendere ogni sua sorte. Soemo alla prima si tenne fedele, n nulla scopr di quanto gli ~veva Erode commesso ; ma per lo continu.o stargli che addosso facevano le donne or con promesse or con regali , a poco poco si di per vinto ; e rivel alla fine gli ordini tutti del re , massimamente perch non credeva , eh' ei fosse per ricoverare lo stato di prima ; dalla qual persuasione indotto a tenersi sicuro ognor pi dal pericolo , che sovrastar gli poteva da Erode, pensava d'aver fatto con ci non picciolo benefizio alle donne 1 le quali era probabile , che non sol non cadessero dal loro stato presente , ma avessero miglior agio di, meritarnelo , perch o regnerebbono, o almeno vicine sarebhono a chi doveva regnare. Cresceva non. meno la sua speranza al considerare, che quand' anche E1~ode , condotte a quel lieto fine che desiderava le cose sue , ritornasse , non avrebbe pp tuto mai contrastare alla mt>glie , se non in ci ch' eli' avesse voluto; perciocch ben sapeva l'indicibile amore del re per Mariammc. Queste furono le ragioni , che lo smossero a pubblicare le .commissioni a lui date.

42

DELLE A.NTICHITA' GIUDAICHE

II. Ma nd di mal cuore Mariamme , che non do.vessero aver mai fine i pericoli , che da Erode le sovrastavano ; e cominciava ad odia1lo pregando il cielo , che non concedesscgli niente di bene; poich intollerabile cosa parevate il dove,r vivere seco : i quali suoi pensamenti ella fece poscia palesi , sco prendo senza difficolt il rammarico , che internamente i'addolorava. Perciocch giunto appena Erode alla patria ricolmo di quelle prosperit , a cui era fuor d'ogni speranza salito, ne diede , come ragion voleva , le ~ete novelle prima di ogn' altro alla moglie ; e lei sola fra tutte ' perch pi dell' altre (g) amata da lui e trattata familiarmente, l'onor d'una visita. Ora essa al nai-rarle ch' egli faceva le ~ue felici avventure lion seppe gioirne pi presto che ratbistarsene , n pot soffocare l' interno suo cruccio , ma per l'ingenuit e schiettezza dell'animo suo co' gemiti rispondeva a' saluti , e . a' racconti di lui mostrava dolore anzich godimento, a tal segno che Erode non p~r mero sospetto , che gliene venisse , ma per gl' indizj evidenti , che n' ebbe , si scompigli ; perciocch raccapricciava in vedere lo strano ma non oscuro odiarlo, che faceva la moglie. Grande affanno sentiva per questo fatto , n. regger potendo al suo amore , quando era pacifico, quando sdegnato, sempre incostante e sempre infra due in atto di continuamente passare dall' uno stato all' altro. _Cos era chiuso in mezzo tra l' odio e l' amore , e spesse volte , mentre stava gi per punirne l' orgoglio , il suo cuore nel frastornava , e pi lento rendevalo

LID. XV. CAP. XI.

alla vendetta. In somma le ne avria di buon g1atlo fatto patire le pene ; ma temeva non forse la morte di lei ne facesse tornare a lui in capo senza aaperlo una maggiore. m. Di cosiffatte sue disposizioni verso Mariamm.e avvedutesi la sorella e la madre pensarono d' a1ere rinvenuta un' occasione opportunissima all' odio lilro contro di lei ; . e introdottone con Erode ragionamento l' esacerbavano con ardite calunnie , che gli potrebbero far nascere in cuore odio insieme e gelosia; ed egli n mal volentieri sentiva tali discorsi, n s' attentava di punto procedere , come se li credesse , contro la moglie. Ma intanto scemava ogni giorno pi il suo affetto per lei, e gli anim qui1;1ci e quindi ognor pi s' accendevano , mentre questa dall'una parte non ascondeva l' interno ddl' animo suo, e in quello s'andava l' amore ogni d; trasfor mando in odio , che tosto avrebbe' pr0dottA qualche irreparabil. rovina ; se non che recata la wova, che Cesare aveva vinta ]a guerra, e morti (r.'l) Antonio e Cleopatra, tenev~ l' Egitto, premuroso eh' egli era d' andare incontro a Cesare , lasci nell stato , in cui si trovavano ., gli affari della famigli Ora men tre stava ~l re in sUl partire , Mariam.me raccomandatogli Soemo protest di sapergli assai grado deJJa cura ch'esso ebbe di lei, e pregllo, cle gli volesse il governo cOncedere d' una parte della .Giudea ; e n' ebbe Soemo la grazia. IV. Erode poi arrivato in Egitto, ed usa con c~ aare alla dimestica, come gi suo amico, e n'ottiene

DELLE !NTICUITA' C.IUDAICII:Ir:

grandissimi. benefzj. Perciocch Cesare e de' Galli, che soldati e1ano della guardia' di Cleopatra , a lui fece un dono , . e l'estitugli quella porzion di paese, che per cagione di lei gli fu tolta. Aggiunse ancora al suo regno e Gadara e lppo e Samaria, e de'luoghi a mare altres Gaza e Antedone e Gioppe la torre di Stratone. Queste citt , che per giunta egli ottenne , furono un accrescimento. per lui di splendore. Dopo questo accompagn Cesare fino iu Antiochia; ed egli tornato a casa, quanto vedeva. le cose sue prosperate da que' di fuori, altrettanto era afflitto da' suoi domestici, e singolarmente pel ma-. trimono, donde anzi aveva sperata maggiore felicit. Concio~iach il giusto amore , che per Mariamme sentiva , non fosse punto dammeno di quanti ven gono da:le storie rammemorati. Essa all'incontro, bench fQvia donna e fedele al marito, pure naturalmente era un po' fastidiosa e bisbetica , e spesse fiate piglavasi giuoco della soggezione, in che stava Erode pe1 lei; anzi non avendo presente all'animo, quando l'topo lo richiedeva, eh' ella era la suddita, e ch'altri ~ra da pi di lei, soventi volte trattavalo con manien sco l'lesi , ed egli . bench vilipeso po1tava paziema , e soffriva tutto con animo gene1oso. Gettava oltt~ a questo senza riguardo in volto alla madre e sorella di lui l' ignobilit de' natali , e dicevane loro ~illania ; onde e innanzi era nata tra quelle donne una rissa e un odio implacabile , e al. Jora finalmente calunnie di pi rilievo. Questi rancori , che ogni giorno s' _alimentavano , durarono il

LJB. XV. C.A.P. XI.

corso d'un anno, dacch Erode torn dal suo viag gio a Cesate. Ma finalmente lo sdegno lunga pezza covato in seno scoppi; e tal ne fu l' occasione. Ita l re a riposare sul mezzo giorno, per quell' affetto, onde amava invariabilmente Mariamme , mand per lei. Vennegli innanzi la donna , non per gli si fece vicino ridendosi delle sue premure , e gettandogli al volto il padre e f1atello suo morti da lui. Inaspritoa tal villania Erode ~ mentre gi era 1ul prendere qualche precipitosa risoluzione , Salome sorella del re dal fracasso inferisce un insolito turbamento in Erode, e spaccia tosto ad Erode un coppiere subornato gi da gran.. tempo con ordine di dirgli , che Mariamme spigneva lei a seco manipolare contro del re una mala : che se Erode a , tali parole si turba , e domanda che sia ci , aggiunga , che il veleno si. trova presso di lei , e ch'era pregato a s~rvirla in quest' uopo del suo ministero ; che se alla voce dimala non si muove , egli pure su tale argomento si taccia , che non gliene seguira alcun danno. Dategli alcun tempo innanzi que1te isbuzioni lo manda , perch l' eseguisca. Egli adunque compostosi in aria da ottener fede e in atto di gran se1-iet viene in nanzi ad Erode , e dice aver~Ji Mariamme dati re gali , e istigatolo a presentare a lui nna bevanda ammaliata. Sconvolto il re a tai detti, aggiunse, che tal malia con1isteva in nn veleno, ch'essa gli ha dato , la cui forza per non sa quanta sia , laonde . esso ha palesato ogni cosa, persuaso che ci sa.. rebbe per a e per lui pi sicuro apediente.
IO

146 DELLE Al'fTICRIT.l' Gt'vDAICHB V. Udite Erode queste pa1ole , se innanzi stava cii mala voglia , molto pi allora adiJs&i , e mise alla tortura l' eunuco pi fido , che avesse MaJiamme , pe1 tJ'Ill'ne alcun che del veleno , avvisandosi b:oppo bene , che senza lui non e1a possibile , che Mariamme facesse n poco n molto. StJelto dal duro tmmento il povero uomo , bench non ave.'>se che confessate intorno a ci per cui era Rsaminllto, pm disse' cb e r O olio porta togli da Marialllme ba~\ a origine da quel, che Soemo le aveva scoperto. Parlava ancora il meschino , e il l'e alto sclaw dicendo , che non avrebbe Soemo uomo in altri tempi a lui 1 e a' suoi inte1essi fedelissimo ;lltesse in puhblieo le sue commissioni , se l' amiciziA) che ave a con Mariamme, si fosse tenuta entro i limiti del doYere, c di presente ordin , che Soemo fosse ar1estato e morto. Poi radunati i . suoi amici pi intrinseci , chiam a 'tlar conto di s la moglie in giudizio 1 o ve recit una cos bene studiata accusa intorno alle colpe appostele di mahe c veleni ( ed era nel suo dir nemente 1 e pit ehe alla clignitit <lei consesso :uon conveniva 1 abbandonato allo srlegno ) , che fi:ualmenle veggendo gli. astanti cos lui volere 1 la eonrlannaro alla morte. Data la sentenza , parve bene per non so quale motivo tanlo al re quanto a pa1eccli d.:gli assessori, che cos rovinosamente non si uccidesse : ma fosse in alcnna delle f01tezze del regno gnardata. l.a fa11ione per di Salame s' ado perava , peTh si togliesse dal mondo la donna , e per via di cousigh tccero c.redore singolarmente al

't.tll; XV. CAP.

~1.

re , che se vivi-!~~~asi i~ qualche prigJODe, il popolo si sarebbe levaio. a~omore. Per Mariamme fii condotta a morlce. :,, : .:.(r4.1-:' ,~ VJ. Ora AlessaiYcr.~ ~~ta la ntura de' tempi 1 e la poca speranza , cJIA ~:V'er poteva de' fatti soi; quando ancora al sufl~ ~~)lo so1'rastava: forse da Etode una simile disav~n~ra, vt>st sentimenti tntt contJ:aJj all' antica suli.' '. a:rditei:za , ~ al suo grado assai disdicevoli ; e. voliido mostrarsi innocente di quanto facevasi rea la :figlia:, :balzata fuor d' .improv.. viso : e con un ro,vt;s~,id1 '4i, ,-iUanie gtfatasi addosso lei cbiamavala ad ~~'ta li~'e , . sicch l' udisse t'O tutti, ribalda, ingral~' ~ marito , e ben degna per un s grande misfatto di ial gas ti go; che non avev renduto quel merito , che si doveva , ad un uomo' cb' er~ di tutti lor benemerito. 1\fentre cos sconcia mente in6ngeva , e osava di mettersi le matti a' ca pelli , dalla pi1. part~ si guadagn quelJo che beli le stava , cio una somma disappovazion~ della sconvenevole sua doppiezza ; il che singolarmente si vide in lei, che n'andava alla morte; perciocch n le disse parola mai , n alterata dalla intollerabile sua stravaganza degnlla d' un guardo , ma quasi fosse alla sola grandezza d' animo sensitiva mostr chiaramente , dte pi d' altra cosa dolevale del di sonore , che colei per tal fallo si procacciava. Essa intanto intrepida nel portamento e nell' aria del volto immutabile s'accost alla morte, dando fino' agli estremi momenti non dubbie prove a'riguardanti ~' una nobile gene1oait. C4a ella terinin i suoi

148 .

DELLE ANTJCHITA' GIVD!ICRE '

giorni , donna e pudica e magnanima al sommo. Le mancava per la dolcezza nel tratto ; e il suo temperamento tirava soverchio al garoso. -In nvenenza poi di fattezze e in J;Daest di trattare mag gior di quanto dir si possa a parole avanzava quante ci furono all' et sua ; e quinci prese pi che d' altronde occasione di non voler condiscendere al suo re , n di reggerf a modo di lui. Perciocch veggendosi affettqo,issimamente da lui onorata', e per non temendone verun ginistro prese a trattarJo con troppo franco ardimento. ,Davanl~ ancora atllizione le disanenture de' suoi domestici , n . dubitava di 1infacciarle al marito, sicco~e ad autore. Finalmente ai attizz contro l' odio -delJa madre e della sorella del re , e di lui stesso 7 in cui solo riposta avea la .fiducia , che non le avver,rebbe alcun da~no. VII. Tolta di vita Mariamme , aU~ra piucch mai se ne accese desiderio nel.re, durevole in quello stato , che abbiamo descritto anche jnnanzi ; che il suo amore per lei non era insensibile, n qual dal lungo trattarsi insieme le peJsone suoi divenire; ma e cominci dapprincipio con gran veemenza , n le maniere sove1chio ardite gli tol.sero , che noa andasse crescendo ogni giorno. Allora pi ch'altra volta giammai gli pa1ve , che per lo sdegno di Dio egli si fosse condotto .a pericolare Mruiamme ; e spesse fate &entivasi in bocca di lui il suo nome , spesso udivansene s'moderati lamenti. Fantasticava seco medesimo tutte le vie possibili da sollevarsi , abband.onandosi a IOZZOYislie e buchetti, ma ni~nte

. LID. :I.Y, CP. :li,

valevagli. Rigettava pertanto i pensieri del governo e del regno, e tan~o si la~i vincere al suo dolore, che ordin a' suoi servi eziandio , che andassero chiamando Mariamme, come se fosse ancor viva, e potesse sentirli. VIII. Mentre trovavasi in questo stat , soprav venne un morbo pestilenziale , che disert la maggiore e pi riguardevole parte del popolo e de' cor figiani , e fe' credere a tutti essere questo 1m effetto dell' ira divina per l' iniquit usata a Matiamme. Questo pertanto ac.crebbe vie peggio l' affanno del re, il quale finalmente intematosi in soli tu; ritiri, o sotto titolo d'ire a caccia abbandonatosi qnivi a una tetra malinconia non pot reggere lungo tempo a tal vita, e cadde avemente malato. Il suo male fu in fiammazione e stanchezza di fibre nel capo con vaeillamento di senno ; e perciocch i rimf'!dj , che lo potevano risanare , non che gli giovassero nit>nte , gli si volgevano anzi in danno , fu disperato ; e quanti medici gli stavano intorno , siccome n~ il morbo sentiva gli ajuti , ch'essi somministravangli , n in altra maoiera poteva a re governarsi' che se.. condando la violenza del suo malore , furono d' a v "riso , che gli si desse tutto ci , a che si sentisse portato l'infermo, mettendo colla libert del governo in mano alla fortuna la disperata salute di lui. Erode adunque se ne stava eos malato in Samaria, che poi fu detta Sebaste. IX. 'Intanto Alessancha , che dimorava in Gerusalemme e udito avevane a tristo stato ' s' era i,nge..

J5o

DELLE MI'TICBJT' GIUD!ICH!:

gnata d' impadronirsi delle fortezze , , che appartene uno alla citt. ~sse. eranp due : r una guardava la citt , l'altra il Tempio ; e chi giugneva ad avere queste in mano , soggetta teneva la nazione batta quanta ; perciocch senza questa far non si pos sono sagrifizj (11) , n il non farli lecito ad alcun de~ Giudei, pronti a perdere la vita, anzich abbandonare quel colto , che soglio no rendere a Dio. Alessandra adunque ne fe' parola a' custodi delle fortezze , dicendo , che ben te dovevano rassegnare a lei e a'fgliuoli d'Etorle; perch~ non seguisse mai, eh e morendo lui le occupasse , prima d'ogni altro. qualche straniera persona : che se guariva , nessuno gliele avrebbe con pi. sicmezza guardate de' suoi domestici. Questi suoi detti non furono bene accolti; anzi .se pr addietro si eoriservaron fedeli ad Erode, molto pi il fecero a11ora e per l'odio eire portavano. ad Alessandra , e perch non credevano cosa ben fatta volgere le spaJJe ad Eode ancor viVQ, s.iccome suoi antichi. amici, e l'un d'e511i Achiaho nipote del -re. Quindi tosto per musso fpcero E1 ode avvisato. delle macchinazioni d'Alessandra; ed egli senza indugiare un momento comand fosse mmta. Egli poi dopo lungo bavaglio riavutosi a stento dal morbo bovavasi mal tJatlatQ forte nell'animo iusit>me e nel cot-po daJla mAlinconia ; e ogni lieve cagione gli ba.. stava per ootTere rovinosamt>nte al g&lltigo d' sudditi. :Bmttssi ancora le marti llel sangue de' suoi strettis simi :\miei Cosf.obam, e Lisimaro. e Antipatro detto -Gadia, e Dositeo altres, per questo motivo.

LIL XY. CAP. Xl,

X. Costobllro era di schiatta idumeo, e per grado uno <le'pnmipali fia'suoi, i cui antenati esereitavano il sacerdozio di Coze , tenuto dagl' Idumei per loro. Ilio. Trasfeiti poi per !reano dalla manie1a lor prop1ia di reggersi a' riti e costumi giudaici , Erode salito in trono crea Costobato governat01e dell' ldU mea e di Gaza, e gli d moglie Salame sua suora, stata gi di Giuseppe 1 cui egli uccise , come dicem.. mo. Costobaro , ricevuti assai di buon g ado e fu or d'egni sua espettazione cotali onori, invan a clismi~ aura per queste prosperit, e passo passo and tan t'oltre, che cosa indegna credette e di s l'ubbidire ~d Erode suo principe, e degl' ldu:rnei , che vivevan co' riti giudaici , lo stare soggetti a quelJa nazione. Per manda a Cleopatra dicendo , che l' Idumea sempre fu di ragione degli antenati di lei, e quindi era giusto , che n' ottenesse da Antonio il paese ; ch'egli, quanto a se, era presto a trasferire il suo ossequio nella penona di lei.. Cos trattava Costo-. baro ' non perch gli piacesse punto pi a dominio di Cleopatra; ma petch se le forze d' Erode avveniva che scemassero, agevole cosa credeva il potere da s occupare l' Idumea , e mettere mano a qual~ ehe impresa maggiore ; peciocch aggiugneva lena alle sue speranze il non picciolo vantaggio , che da~ va~li sopra gli altri la nascita e ]e ricchezze , che mai non ristette pel" torte vie ed obblique di pro"' cacciani, n gli si avvolgevano per l'animo picciole idee. Ora Cleopatra con tutto il pregare cb e fece. Antonio perch 'le cedeue quella provincia , noo.

DELLE .lKTICJIITJ.' C.nm.llCB'B

n'ebbe nulla. Intanto riseppe Erode questi trattati , e stava gi per uccidere Costobaro, se non che alle suppliche, che gliene porsero la sorella e la madre, gli concedette la vita e il perdono , non per in modo , che non rimanessegli in avvenire per quel l' attentato qualche sospetto sempre di lui. XI. Passato ~tlcun tempo , dappoich intravvenne, che Salame .e Costo:baro. si. ruppero insieme , essa gli mand di presente il cartello di :cipudio, cosa contraria alle leg1i giudaiche ; perciocch ben ~e cito all' uomo tra noi di ci fare ; dove alla donna , tuttoch separatasi dal consorte , non permesso di rimaritarsi, se a primo marito non Ja licenzia. Sa. lome per non a legge veruna appoggiatasi , ma all' uso , che ali or ~orreva, e fece il divorzio, e disse al fratello Erode , che per lo bene , che a lui voleva , aveva abbandonato il marito; perciocch l' er.a venuto a nomia, che il suo Costobaro con esso An.. tipatro e Lisimaco e Dositeo aspiravano a novit : e del suo dire adduceva in prova i figliuoli di Baba ~i da dodici anni ricoverati presso di lui ; il che veramente stava cos. L'inaspettata no.vella colp for temente il cuOI'e del re , e vie pi scompiglillo la strana ragione aggiuntavi. Perciocch quanto a' fi. gliuoli di Baba, egli aveva alcun tempo innanzi. tentato di condannadi , siccome stati mai sempre suoi avversarj , ma la lunghezza del tempo glieli aveva allora tolti della memoria. La cagione poi di tenerli Erocle ed odiarli. come nimici fu questa. . Xli. Regnante Antigono , meQtre E1ode stava coa

LIB. XY. CAP.

~1.

53

tutte le forze assediando Gerusalemme , la staemit e le miserie, a cui gl.i assediati so gli ono soggiacere, facevano che la pi parte inviiassero Erode, e verso lui rivolgeesero om;U le speranze. I figliuoli per di Baha ( 12); giovani d' afto stato, e di gtaude autorit p1esso il popolo si tenevano fedeli ad Antigono ; e calunniavano Erode continuamente , e spignevano la moltitudine a sostenere d' ac('ordo nel regno , chi n era per discendenza legittimo possessore. Il popolo adunque pensando , che ci fosse il meglio , in que- sto s'adoperava. Presa poi la citt e avuto Erode in sna mano ogni cosa , Costobaro deputato a chiuder le porte e guardare la citt , perch non. ne uscisse anima di .cittadino , che avesse debiti cou Erode , o fosse della fazione contraria a lui, sapendo la molta stima e il gran pregio in che erano presso il popolo i figli di Baha , e avvisandosi , che la loro salvezza potrebbe giovargli assai a introdur cangiamen~o , li fe' dileguare , e ntlle proprie terre gli ascose. Ma , perciocch !i' era sparsa voce del fatto, com'era in se stesso , Costobaro assicurato Erode con giura..; mento , eh' ei non sapeva nulla di loro , il trasse d' ogni sospetto de' fatti suoi ; e hench proponesse> Erode gran premj a chi glieli scopriva , e ne faeesse faTe le pi squisite ricerche, pur non s'indusse Costobaro a confessare ; e posta la prima sua: negazione. persuaso che l' essere trovati i fuggiaschi a lui saJebhe nor.evole , prosegu a tene1-li nascosti , Don tanto per quell' amore che lor portava , quanto per la necessit , in che era osgimai di ceJarU.

bELLE .lNTICBJT4.' GIUDAICHE

Avute adunque dalla s01ella tali notizie , mand to. sto Erode col, dove aveva inteso che <}imoravano ,. ed essi e i l01o complici mise a morte ; sicch13 non Jimase pi vivo alcuno del sangue tl' hcauo , e il regno fu in sua balia totalmente , non v' essendo persona di grado 1 che attraversar si potesse alle violazioni ddle leggi. XIII. Quindi ptese animo ancora ad allontanarsi vie pi dalle patl'ie usanze , e corromper con mode strauieae gli antichi statuti inviolabili; il che fu per noi di non picciolo _nocum:euto-anche pet l'et avvenire , trascuaate che s'ebbero quelle CO$e, che confortavano il popolo alla piet. E primierameute introdusse in onore di Cesare i combattimenti atletici da celebrarsi ogni cinqueunio , e fabbric un teatro in Gerusalemme : indi nel sua distretto un grandissimo amfiteatro , ambedue riguardewli per magui6eenza , ma daJle usanze giudaiche troppo lontani ; perciocch appo questi n di tai fabbriche si fa uso, n mosha di tali spettacoli. Egli per solennissimo volle che fosse il concorsa de' popoli alla celebrit del cinquennio, rnandatoue bando a~ paesi d'intorno, e chiamatevi na1.ioni. d' ogni fatta. Gli atleti poi e ogn' altTa ~otte di cosiffatt.i. ombattitori traeanvi da tutta la terra per la speranza , eh~ loro davano e i premj proposti e l' onori' della vittOI'ia ; e vi si ra dunarono i pii1 valenti in mestieri di simil sorte ; perciocch non a' lottatori soltanto assegn sommi premj ' ma a professori eziaodio di musica' e a quelli che si chiamavau (1 ~ Timelici ; e oper di

~naniera

, eh~ pi rinomati. Regali ancora non piccioli egli promise a' guidatori di mute a quattro, di due cavalli e d'un $Olo ; e quauto da ognuna di tai professioni fu per ntagnificenza e pet; lusso inventato , tutto egli per ambizione , che. il suo spettacolo fosse celebre, quivi imit. Correvano pertanto tutto iD terno al teallo iscrizieni in onore di Cesare-, e b'"Ofei delle genti. per lui sottomesse in battaglia ; e ogni cosa era fatta di purissimo oro ed argento. Quanto poi agli addobbi , nan v' era n pN1ziosit di dtappi s gt>ande, n valore di gemme s raro , che ne' proposti spet~ tacoli- non si ~sse a vedePe. Si fece altres pFovvi~ sione di fiere , e vi furono batti leoni in gran nn mero , e quant'alb-e bestie ci sono o pi. pregevoJi per gag1iarda , o- per natura pi rare. Di queste stesse alme furono disposte a combatter tra: se , a1tre. eon rei condannati aHa morte. Or mentre a' forestieri e la ptofusion della spesa gran maraviglia e il ri.. schioso spettacolo dava diletto , a . qne' del paese sembrava tuttoci un manifesto distruggere le costu.. manze avute da loro in venerazione ; perciocch lor pareva un' aperta empiet , gettare gli uomini alle fiere per dar piacere agli sguardi degli uomi11i ; ed. empiet e1iandio il cangiiwe gli antichi statuti in mode straniet"e. Ma CJUello , che soprattutto crociavali , erano i trofei ; perciocch immaginando , che quelle armadure coprissero statue , verso cui le loro leggi vietavano ogni omacgio , ne atavan non poco dolenti.

a55 venissero iasieme alle prove tutti i


LJB,

X\r.

C1P. Xl.

I56

DELLE ANTICIIITA' OIUDA.ICitB

, XIV. Non, ig:Oorava .neppure Erode .questo loro scompiglio ; ma non. crt:deUe opportupo ricorrere alla 'Yiolenza. Egli. pertanto si fece . a trattat con parecchi di loro ., e assicurarli a non se ne . f.,- punto coscienza: non per ne restavano' Coll'Vinti; anzi per non sapersi adattare a queU~ trasgressioni , che lor parea di vedere in tal fatto , a una voce sclamavano, che 7 eziandio se tutto il resto portar si poteue in pace , pure non soffe:rebhono mai in citt statue di uomini , cos chiamando i trofei : clte . not pativano le loro leggi. Erode veggendo il loro scompiglio ad un tempo e la difficolt di condurli a pi quieti pens1er;t , se non si rendessero capaci del vero , chiamatine i principali gl, iutrodusse . in teatro , e mostrati . loro. i trofei interroglli , che cosa credevanti ; ed , essi gridando che ,statue .d' uom.iili:, Erode fatto tor loro d' indosso quell' ornamento posticcio , presenta. ai loro occhi fittoni ignudi. Fur()no questi appena spogliati , che diedero tutti in gi'andissime. risa , siccome anche p1iuia credute avevano degne di scherno quelle statue cos adornate. Acchetata in. tal modo la moltitudine e spento 1' ardore, a cui li; portava lo sdegno , la D)aggior parte si tennero ai cambiamenti gi fatti , ne pi se ne davan pena. ~.. cuni per durarono nella loro avv:ersione alle usanze straniere , ben prevedendo , che la non curanza anelie sol de' patrj costumi seco trarrebbe assai ree conse~enze. Qui:J;ldi credettero santa cosa, l' esporsi a ogni rischio , anzich consentire , veggenti tutti , ch'Erode re in apparenza, ma in fatti aperto nimico

LJB. XV. CAP.

:u.

della nazion tuttaquanta collo stravolgere , che farebbe 'la loro maniera di reggersi , introducesse insolite costumanze. Spinti da tal pensiero a gettarsi in braccio a qualunque pericolo dieci cittadini s'ascosero sotto le vesti i pugnali. Congiur insieme~ con essi sdegnato per quanto gli venne udito anche uri cieco , non perch giovar li potesse dell' opera sua , n perch fosse troppo il caso all' impresa, ma per mostrarsi pronto a sostenere , qualunque danno potessene loro incorre ; il che valse non poco ad accendere i congiura~ Cos fermato a patti scambievoli auovono verso il tetro , con i11peranza , che all'. improvviso lor urto non sottrarrebbesi neanche Erode , e se non questo , sicuri almeno d' ucciderne molti d'intorno a lui , e di ci sarian pag}li., eziandio se morir ne dovessero , considerando , che darebbono con ci occasione al re stesso di 1:ipen sare a quell' onte , che sembrava aver egli fatte al popolo. Quegli adunque fattisi capi della congiura stavano fermi in questa risoluzione. XV. Intanto un di coloro, ch'Erode avea deputati a mettersi dappertutto in traccia di tali cose e dargliene parte , scoperta tutta la trama , ne fece avvisato il re, quando appunto stava per entrare in teatro. Or egli , siccome mirando e all' odio , che ben sapeva portargli molte persone , e a' tumulti , che s'erano in ogn' incontro levati, niente improbabil credette la relazione , cos ritiratosi nella 1-eggia mand a un per uno chiamando tulti i colpevoli. Colti da' servi, che venne1 per loro , nel fallo , giac-

58

DELLE J.NTICHITA' GIVDAICUB

ch s'avvisarono troppo Lene, che non v'era spine di scampo, s' arma1ono di coraggio .invincibile .contro inevitahil rovina , a che andavano a riuscire. Perciocch senza punto o mostrat confusione o nega1e il fatto , trassero fuori i pugnali , di che andavano provveduti , ad un' OJ'a medes1ma protestando la l01 congiura t:sser giusta e pia , perch non condottivi da guadagno n da pi'Oprio interesse veruno , ma singolarmente dall' amor dtlle pabie leggi ben. degne , che tutti o l' ossetvino o muojano prima di esse (14). Mentre costoro fermi ne' lor disegni cos francamente par)a,ano , arrestati dai regj fmon con dotti prigioni , e dopo i pi atroci tormenti ancor morti. Ma non and guari tempo , che alcuni lilesstt le mani addosso al delatore gi in odio a tutti, non sol )' ucciseJO, ma tagliato in brani gettaronlo a' cani; Cittadini in quantit fur presenti a tal fatto , ma non v' ebbe pur uno , che il dinunziasse , finch dopo l' aspre e ostina te ricerche , eh' Erode ne fece, ad alcune donne per via di tormenti strappssi di bocca la confessione , di quanto avevano veduto ; onde Erocle ne pun tostamente gli autori, disertan.o done in vendetta deila loro precipitazione le intere famiglie. La costanza per del popqlo e l'invincibile sua fedelt per la legge non addolcivano Erode , s~ non in caso, ch'egli si fosse vie pi rassodato nel regno. Quindi determin di serrln"e da gni banda la moltitudine, onde per amore di novit non iseo~ piasse in uba ribellione manifesta. Essendo adunque a.ssai bene fo1tificati, la citt dalla reggia ov' egli

tiD. XV. CJ.P. XL

r5g

abitava, e il Tempio dalla fortezza nomata Antonia, che . fabbric egli stesso , la terza ftontiera contJo gli sforzi di tutto il popolo la volle in Samaria , chiamata da lui Sehaste, pensando dover essere uu freno del pari possente per la provincia un luogo , ch'era discosto una sola giornata da Gerusalemme' e portato avrebbe un comune vantaggio nelle solle... vazioni s de' paesi d'intorno, come della citt (15). Un' altra f01tezza a tenere a segno la nazione tutta aggiunse , e fn quella , che innanzi torre chiamavasi di Stratonc , e fu poscia nominata da lui Cesarea. Nel gran campa eziandio , tratto a sorte il nerbo della sua cavalleria , con essi fond una terra , indi due altre i l'una in Galilea dett~ Gamala, la seconda in Perca appellata Esebonite. Cosi dunque egli stava ogni giorno sul trovare nuovi modi da porsi in sicuto, e tenea co'presidj in dovere la nazione tutta, sicch n poteva per niuna guisa levarsi a rom01e , come all' insorgere d' ogni legger movimento facea di cntimio' n t: si terrebbe nascosto qualunque fosse il trattato che macchinassero , avendo sempre persone a' fianchi, che avrebbono saputo e conoscerli, ed impedirli. XVI. Di questi tempi volendo Erode cignere di mura Samaria studissi di popolarla tra di suoi alleati , che gli sovvennero nelle guerre , . e di confinanti , parte per ambizione d'alzarvi un tempio , parte pel poco nome che prima aveva, e molto piu, perch alla sua sicurezza faceva servire la generosita. bdi canglle d~nominazione , chiamandola .Sebaste,

160

D'ELLE ANTJCUITA' GIUDAICIIE

e ripart fra gli abitatori il meglio del suo distrctto; perch il loro starvi cominciasse tantosto dall'essere felici. Circond la citt d'una fo1te muraglia, valendosi a renderla meglio guerni\a de' luoghi pi etti, e condussela ad un'ampiezza non quale essa aveva dapprima, ma tale, che punto non era inferiore alle pi illustri citt, perciocch abbracciava lo spazio di. venti stadj. Entro a questo recinto e nel cnore della citt consecr uno stadio ~ mezzo di luogo ripuJito perfettamente , e quivi alz un tempio , che in vastit e bellezza potevasi a' pi famosi paragonare ; indi venne in ogni sua parte abbellendo la citt tuttaquanta; provvedendo per una banda alla necessit della sua sicurezza , e per col forte reciato recandola pressocb tutta a fortezza , e per l' altra alli\ sua bellezza, onde l'amore cb' egli avev~ alle cose leggiadre e pulite servisse anca a' posteri d'un monumento dell' animo suo cortese e gentile.
CAPITOLO

XII.

Della fame e pestileRZa ; che disert la Giudea. Prowidenza ,C Erode .. Sue fabbriche. l. Verso quest'anno, ehe fu del regno d'Erode il duodecinw , grandi sciagure si scatenarono a danno di que' paesi , o perch , oome eredo pi vero , Dio fosse adirato , o perch il corso delle stagioni por tasse con secQ tai mali. Primieramente regnarono continue siccit, e quindi la terra 1-imase infeconda,

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n mise pur que' germogli, che spontaneamente suole produrre. lodi p el cangiamento' che la scarsezza dci cibi introdusse nel. vivere, preser piede molte infer~ mit , le quali per la forza , che loro davano le sciagure sopravvegnenti ogni giorno di nuovo , divnnero un morbo pestilenziale. Perciocch 1.' essere privi allora gl' infermi e di cura e di sostentamento faceva a pi doppi crescere da' suoi fwiosi principj la peste , e il morire , che per tal via si faceva , sgomentava i sopravviventi eziandio ; poich per di~ ligenza , che usassero , non si poteva trovare compenso, che bastasse al bisogno. Guastesi adunque le rendite di quell' anno , e consumate quant'. altre ne ave;ano a' tempi addietro riposte, non rimaneva pi luogo a speranza , mentre stendevasi oltre ogni credere il male; che non. fu pago_ Ji quell'anno soltanto ; sicch non restava loro pi niente , e i semi ancora delle biade erano periti del .tutto , nulla rendendo neppure l' alb' anno la terra.. La necessi.t per e il bisogno erano autori di molte invenzioni. - Il. Egualmente che gli altri condotto. trovavasi a grande stremo il re stesso, privo eh; egli: era de' tri buti che ritraea da' terreni, e di denajo speso da lui nelle fabbriche sontuose, che fatte av.eva d'intere citt ; n altri trovava ragione _in lui da .crederlo degno. pur di soccmso , essendoglisi a' danni ,comuni aggiqnto ancora l'odio de' sudditi; percioceh le traversie sono sempre , per chi presiede , una origine 'di querele. In questo stato ei pensava a mettere compenso a' bisogni presenti : impresa per. malage
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DELLE A.NTICHTTA.' GIOD!ICHE

vole 2 poieh n le vicine nazioni avevano viveri da somministratgli , atteso il trovasi pur esse in non minori disgrazie , n ancorch fosse stato possibile provvedere con poco a molti, non v'era il bastevol denajo. Pensando adunque, ben convenirglisi di non trascmare i rimedj al comune sollievo opportuni , infanse quanti trovaronsi in corte arredi d' oro e d' argento senza risguardo n della cura con che lavoraronsi , n della sqUisitezza dell' arte, che li rendesse pregevoli. Indi mandnne la somma in Egitto, dov' era a nome di Cesare governatore Petronio. Questi, bench non pochi per li bisogni medesimi a lui l'corressero , pure e per l privata amicizia che avea con Erode , e per desiderio di vedere salvi i suoi sudditi , a questi prima degli altri diede la tratta del grano , e in tutto giovlli dell' opera sua cos nella compera , come nel trasporto , onde grande o per meglio dir tutto il merito a lni si dovette di tal soccorso. Ora Erode , giunte che ,furono le provvisioni , coll' adattare che fece a] hi&ogno le sue premure , non pure can@ .a suo favore gli ani mi degli antichi suoi avversari , ma una chiarissima pron egli diede d' amore e di provvidenza. E pri.. mieramente a quanti potevano anc.Qr di per se pre pararsi il mangiare , distribu di sua mano una giu stissima porzione di frumento: indi a q'Ue'molti, che per vecchiaja o per altra indisposizion, l~he si avesoo se1o , non erano da tanto , provvide loro ,-:on depu tare sopracci panattieri , e somministrar lo1'0 i cibi gi~ fatti. Si prese ancora pensiero, che non et.'r1esse

163 . pericolosa a' suoi sudditi la vernata , essendoTisi agLIB. XV. CAP. XII

giunta la carestia nelle vesti per lo morire e diser~ tarsi che fecero totalmente le greggi , sicch n pi lane usar si potevano , n altre robe di simil fatta. III. Messo compenso anche a questo bisogno si volse oggimai a soccorrere le convicine citt, e mand nella Siria grano per la semente ; il che non torn a min01e vantaggio suo , percioch tal benefizio fu opportuno per .produrre abbondanza , onde tutti ebbero a sufficienza di che sostentarsi. In f.ne comparso il tempo della ricolta, Erode riparti pel paese nulla meno di cinquantamila uomini , che alimentati egli av.ea per l' addietro; e in tal modo avendo con la diligenza possibile ristorato l' amitto suo regno non minore fu il sollievo , che diede a' popoli con fnanti nelle disgrazie medesime avvolti , che esso : imperciocch non v' ebbe persona necessitosa , che in lui non trovasse soccorso proporzionato al suo grado : ma e popoli e citt e qunti privati pe1 es .. sere capi di pi persone afflitti dalla miseria a lui J:iconevano , n' ebbero quanto chiedevano ; sicch a calcolarlo il frumento , che diede fuori del regno , mont a diecimila cori ( e il coro c;apevole di dieci medimai ateniesi ) ; e quello che si consum dentro il regno , verso gli ottantamila. Questa sua provvidenza e questo opportuno soccorso tanto pot negli animi de' Giudei , e tal grido gli acquist presso gli altri , che e la nazione tutta depose gli antichi odj eccitati dallo stravolgimento , ch'egli in alcuni riti e nel governo introdusse, avendosi per ristorata baste--

DELLE .lNTICBITA' GI'UDAICHE

volmente dalla premura , con che sollevlla nelle disgrazie, e molto onore si fece presso le genti stra.. .niere; e sembra, che le traverse .avvenutegli fossero bens maggiori di quanto si possa dire a parole , ma nel travagliare che fecero il regno non meno gli .giovassero a farsi nome. Perciocch le inaspettate pro~ ve , . ch' ei diede d' au.imo' generoso in mezzo all'angustie , volsero in contrario gli affetti de' sudditi ; onde tale ne' tempi andati il credettono , non qual la sperienza de' mali sofferti , ma quale glielo rap~ presentava la. pro\rvi~enza , eh' egli ebbe nelle presenti necessit. Circa quel tempo egli mand in ajuto a Cesare cinquecento persone , il fiore delle sue guardie , cui Elio Gallo condusse al mar rosso, e in molti incontri prov vantaggiose. IV. Raddirizzatesi adunque a stato migliore le cose sue rifabbrica Erode di pianta la reggia verso la parte pi alta della citt , innalzando palagi vasti s. simi , e abbellendoli senza risparmio d' oro, di gemme , e di ~amere in quantit , sicch ognuno d' essi ed era fmnito di luoghi capevoli d' un gran numero di persone , ed aveva a proporzione di sua misura la denominazione altres ; onde l' uno chiamssi di Cesare , l' altro d' Agrippa. Indi celebr alt.e nozze per amore, che sentissi nascere in cuo1e, non si recando a coscienza di vivere a suo capriccio. La prima occasione ' che gli si offerse per tali nozze ' fu questa. Era Simone di G.erusalemme figliuolo di certo Boeto Alessandrino s.acerdote de' pi cspicui. Questi aveva una 'figlia di rara avvenenza. Ora fa~

165 endosi tra' Gerosolimitani parole di lei , Erode pri. mieramente all' udirle fu mosso; ma poich ne. fu. preso al veclerla , siccome non volle assolutamente abusarsi del suo potere , ben prevedendo quel che sarebbe avvenuto , che avrebberlo a ragion condannato di violento e tiranno , cos pi savio partito pens dover essere lo sposarla. Ma perciocch Simone non era di .s alto affare da strignere seco lui parentela, n si dispregevole da non farne caso, con un partito di mezzo giunse . al suo intento , ci Ju iograndirlo e levarlo a uno stato di pi onorevole fortuna. Quindi depo11to incontaneote dal- pontificato Ges figliuolo di Fahete sostituisce in :suo luogo s~.. mone , e contrae seco lui parentado. V. Celebrate le nozze , piant una fortezza in que' luoghi , ove aveva disfatti i Giudei , quando , perduto egli il governo , ogni cosa era in mano d' An tigono. Questo castello lontano sessanta stadj in circa da Gerusalemme , in un luogo naturalmente assai f'orte e opportunissimo a tal costruttura. Perciocch v' ha dappresso un poggio , phe lievasi dol cemente a un' altezza fatta a mano , e nel suo tutto somiglia una poppa. Serranlo a'fianchi torri ritonde, ed erta n; la salita , a sui poggiasi per via d' una scala di gradini quasi dugenta. Dentro al colle vi sono reali stanze magnifiche fatte per sicurezza ad. un' ora medesima e per ornamento. Dappiedi poi abitazioni d' una struttura degna per altri titoli d' es ser vista, ma singolarmente per l'acque; di cui non ha questo luogo una stilla , cQl da rimoti paesi e
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con grande spf'ndio condotta. Finalmente la pianura dr intorno fabbricata , quanto mai il possa essere nna citt' e il poggio serve di rocca a tutto difen dere l'abitato. VI. Riuscitagli o~ni cosa a quel giusto fine ch'egli sperava , pi non temette di rivoluzioni entro il re gno , avendo dall'una banda e dall' al4a. costretti i suoi sudditi all'ubbidienza e colla paura, poich' era inesorabile nel gastigare , e col1a provvida generosi t, ch'ei mostr ne'bisogni impensati. Ci non ostan te cercava sicuro ricovero anche di fuori , come se intendesse di fortificar s medesimo contro i sudditi. Quindi usava coll citt cortesia e gentilezza , e alle opportune occasioni onorava i signori di gtande af fare , a ciascuno de' quali faceva presenti , non tra scurando i benefizj di pi rilievo , siccome quegli , che acconeiamente per dominare sortito aveta dalla natura un'indole generosa; talch per lo crescere che facevano sempre tutte le cose sue , egli per ogni parte ingrandiva. Ma questa ambizione con esso i servigj , che a Cesare e a' pi potenti Romani per meritarne la grazia prestava, lo strascinarono a tra passare le leggi , e corrompere molti statuti , fon dando in risguardo di loro citt , e alzando templi , non per nelle terre giudaiche ; che i Giudei non lo auebbero mai sofferto , essendo disdetto a noi ve nerare alla foggia de' Greci statue e scoltur effigiate. Di tal maniera pertanto adom i paesi e le citt forestiere , recandone in sua discolpa a' Giudei l'essere a ci fare cond<?tto non dalla sua volont, ma

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dagli ordini e da' comandi altrui ; mentre a Cesare ed a' Romani piaceva quel suo non curar tanto le 'proprie leggi , quanto l' onore che lor faceva. Egli per non aveva la mira che a s medesimo, e forse ambiva ezianclio di lasciare pi gloriose memorie a\ posteri del suo regno. Quest'era lo stimolo , che lo spigneva a fondar cittadi , e a spendere per tal fine immenso denajo.

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XIII.

Fondazione di Cesarea.
Considerata pertanto come opportunissima a fab .. hricarne citt una terra vicina al mare , che antica~ mente Torre chiamavasi di Stratone, si accinse tosto a divisarne magnificamente il disegno , e a metterla tutta a fabbriche non di volgare materia, ma di candido marmo , abbellendola qua e la di sontuosissime reggie e di pubblici edifizj. Ma la pi grande opera e pi dispndiosa , che fece, fu un sicurissimo porto, in grandezza pari al Pireo ( 16) , ed a:ven te pi in dentro ricoveri e nascondigli , che a secondi po~ti i!quivalevano ; d' una struttura poi ammirabile : perch , non che il luogo desse alla grand' opera alcun soccorso , ma con materiali condotti d' altronde e con infinita spesa fu tratta a fine. Perciocch .la citt. situata in Fenicia verso col , donde si passa in Egitto tra Gioppe e Dora, piccole citt marittime enza porti , siccome .sogget~ al Ghe.r~i.no , il quale

DELLE ANTICIIlTA' GIUDAIC~B J68 di fondo al mare spi~nendo la sabbia contro del lito 1ende mal sicuro il fermarvisi; anzi il pi delle volte egli forza , che le navi mercantili. si tengano alla larga nll' ancore. Egli adunque mettendosi a ripa rare a cos trista disposizione di luogo condusse a tanto la circonferen1a del porto , che capir vi si potessero grosse flotte vicino a terra; indi cal alla pro fondit di venti braccia pietre vastissime, delle quali una buona parte eran lunghe cinquanta piedi, larghe nientemeno di diciotto , e grosse. nove ; le altre poi erano quali maggiori e quali minori. Questa parte di fabbJica, che avea gettata entro al mare e a dugenta piedi stendevasi, fu per met contrapposta all'empito de' maresi , onde col si snervassono infrante le ondate ; ed ebbe nome perci wp""f',;.T,.,; i) rimanente poi sosteneva un muro 'di pietra difeso qua e l da torri , la maggior delle quali si chiama Druso, opera veramente. assai bella, e trasse il suo nome da Druso fgliasbo di Cesare- morto in et giovanile. Dalla parte d' entro -scavaronsi spesse volte a ricovero dei marinari ; e innanzi ad esse tutto il giro del porto era abbracciato da una. terrazza con ampio cerchio , passeggio amenissimo pPr chiunque voleva. Verso horea v-ento pi che non gli altri serenatore , s'apr l'ingresso e la bocca del po~to ; tutto il cui giro a =sinistra di chi v'entrava, veniva a far capo in una torre ritonda , che lo rendesse pi forte agli urti del mare ; e a destra in due grandi macigni, ciascun di per se maggiore deUa torre , ritti in piedi e congiUllti insieme. Girano tutto intorno al porto lavorati

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di liscio marmo palagi continuantisi l' uno a)]' altro , e nel mezzo sorge un poggio , ove sta in onore di Cesare un tempio visibile a' naviganti , adorno di statue , che rappresentano l' una Roma (7*) 1 l' altra Cesare : anzi la stessa citt si nomina Cesarea , per materia e per lavoro divenuta assai bella. I condotti poi sotterranei e le fogne non erano con men arte costrutte di quel che il fossero le fabbriche. superiori. Ognuna di quella a ben ordinatf intervalli disposte riusciva entro il porto e nel mare ; ed una le intersecava tutte attraverso , onde fosse pi . agevole lo scaricarsi dell'acque e delle immonde~ze della citt, c il mare quando gonfiava potesservi correre per entro e tutta sotterra purgar la citt. A questa egli aggiunse -ancora un teatro di marmo , e dal lato meridionale del porto al di dietro un amfiteatro cape vole d' una gran quantit di persone, e cosi ben si tuato , che di ] godevasi ]a veduta del mare. Or la citt a tal perfezione si condusse nel corso di dodici anni , ne' quali il re n fu stanco mai per fatica, e somministr sempre il denajo bisognevole per ]e spese.

DELLE .lNTICHIT A.' GlUD .liCHE

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o L o XIV.

Erode manda i suoi figli a Roma. Accusato da Zenodoro e da' Gadaresi assoluto , e si acquisttJ la benevolenza di Cesare. Si parla de' Farisei, degli Esseni e di A-lanaemo.
I. Or egli trovandosi in questo stato , dopo fon data gi da alcun tempo Sebaste , determin di man dare a Roma i suoi figli Alessandro e Aristobolo , perch complissero con Cesare. Stava alla loro ve nuta preparato l'albergo in casa di Pollione, uomo quant'altri mai bramosissimo dell'amicizia d' Erode ; aebbcn per altro era loro permesso d'alloggiare appo Cesa1e. Perciocch questi accolse i garzoni con tutta la cortesa , c consent ad Erode , che lasciasse il .suo regno a qual de'suoi figli pi gli piacesse, e gli aggiunse di pi le provincie (17) Traconitide , Bata nea e Auranite. Il motivo poi di tal dono fu questo. Certo Zenodoro avea tolto ad affitto le facolt di Lisania. Le rendite per , che costui ne traeva non gli bastavano ; ond' egli rubando la Traconitide ne portava il pi de' proventi ; conciossiach quel paese fosse abitato da un popolo vagabondo , che con ladronecci infestava le terre de' Damasceni : e Zenodoro non che li frenasse , ma entrava pur egli a parte de' lor vantaggi. Maltrattati perci i confinanti ricorsero per ajuto al governatore V arrone , e pre garonlo : che scrivesse a Cesare le prepotenze di Ze nodoro. Ora Cesare , poich fu informato di tali cose

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reacrissegli , che snidasse i ladroni , e cedesse ad Erode quelJa provincia , 11curo, che mediante la diligenza di lui non avrebbono le nazioni circonvicine dalla Traconitide pi in avvenire disturbo; perciocch~ in altra guisa .non era agevole cosa domruli, gente assuefatta per us9 antico alla strada , e non traente d' altronde il di che sostentarsi. Mercecch non ave vano n citt, n poderi , ma fuggiaschi vivevano alla campagna e nelJe spelonche, e i loro giorni passavano in compagnia delle bestie. Fecero per Q ricettacoli d' acque e p1ovvisioni di grano , e poter vano lungamente resistee da' lor nascondigli. Anguste infatti erano l' apertwe delle s.pelonche , e ricevevano a stento una sola persona , dove l' interno allargavasi incredibilmente , e stendevasi' a grande ampiezza, e il coperto di quelle abitazioni non era tropp' alto , ml pressoch una cosa medesima col pavimento. Dappertutto vedevasi duro macigno e inaccessibile, se non a chi per viottoli ci fosse scorto: perciocch neppure questi erano d1itti , ma anda.. vano con giri e rigiri qua e l serpeggiando. II. Ora costoro, poich trovarono chiusa la strada da maltrattare i vicini , si volsero a rubarsi l' un l'altro ; talch in cos fare non v' era iniquit , che non commettessero. Erode adunque , avuto da Cesare questo dono , con guide pratiche delle strade entr nel paese, e umiliati que' malandrini rendette sicura pace a' popoli confinanti. Ma Zenodoro dolente ba per le terre rapitegli , e pi ancora per invidia, ch' E1ode fosse in quc' dominj a lui sotten..

DELLE .Ll-'TICHITA.' GIUDICHE

bato, and a Roma per accusarlo. Ne ritorna per senza avere nu~la conchiuso. Intanto viene spedito Agrippa ( 18) luogotenente di Cesare nelle provincie di l dall'Ionio. Lui pure , mentre svernava in Mitilene , perch suo strettissimo confidente ed amico , Erode venne a trovare : indi si ricondusse in Giudea. In questo alcuni di Gadara si presentarono innanzi ~d Agrippa per acc~sare Erode appo lui , ed egli senza pure !asciargli aprire bocca al re li rimanda in ,catene. Gli Arabi altres, che gi da gran tempo mal sofferivano la signoria d'Erode, s'erano mossi , e allora appunto tentavano di mettergli il regno in rivolta, e ci per un motivo, com'essi credevano , assai ragionevole. Perciocch Zenodoro disperando ornai delle cose sue aveva per tempo ven duto loro al prezzo di cinquanta talenti una parte delle sue terre , cio l' Auranite. Ora compresa essendo questa provincia nei dono di Cesare , quasi ne fossem ingiustamente spogliati , venivano con Erode a disputa sovente con iscorrerie e violenze , e alcune volte e~o col portarne la causa in giudizio. V' ingaggiavano ancora .i soldati pi biso gnosi e peggio disposti verso Erode, i quali stavano sempre sullo sperare e sul cercare novit , di che sommamente godono i disgraziati. Erode , bench prevedesse da lungi tai cose , pure non con acerbe maniere , ma con ragioni amichevoli gli addolciva , dar non volendo occasione a' tumulti. III. Ma, volto omai l'anno diciassettesimo del suo regno ) Cesare venne in Siria ; e allora la pi parte

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de'Gadaresi schiamazzarono contro Erode accusando di troppo pesanti e tir~nnici i suoi comandi. A tanto ardire gli spinse col suo pressarli e colle calunnie , di cU:i grvavalo , Zenodoro , il quale avea loro con giuramento impegnata la sua parola , che non si darebbe mai -pace , finch non gli avesse per -ogni modo e sottratti al dominio d' Erode , e al governo aggiunti di Cesare. Persuasi da tai promesse . fecero gran romore , imbaldanziti anche per ci , che i ve nuti per mezzo d'Agrippa in pote.re di lui non sog giacquero a niun gastigo , rilasciati da Erode senza lor danno: peciocch s' altri mai, egli certo quanto inesorabile era co' suoi , tanto pareva magnanimo nel rimettere agli stranieri le offese. Accusandolo essi adunque di superchierie, di rapine, e di templi spiantati da'fondamenti, Erode senza scomporsi stava pronto a difendersi ; e Cesare cortc-&einente lo accolse , non iscemando punto della sua benivoglienza i romori del volgo. Nel primo giorno adunque si ragion di tale argomento ; ma ne' vegnenti i_l giudi zio non fu spinto pi oltre. Conciossiach i Gada resi vcggendo l' inclinazione s dello stesso Cesare come di tutta la radunanza , e per aspettandosi, com' era verisimile , che sarebbero dati in mano del re , pe1 timore di. tal vitupero altri scannaronsi di per: se in quella notte , altri si diruparono . da p re .. _cipizj ; ed altri gettandosi spontaneamente entro il fiume perirono. Questo semh~ava un'aperta condanna della lor colpa e temerit; onde Cesru.e senz'indugio mand. assoluto Erode.

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DELLE ANTICHI T A.' GltJDA.ICBE

IV. Un altro prosperevole avvenimento si aggiunse al gi succeduto. Perciocch z~nodoro , scoppiatigli gl'intestini e usci togli per tale infermit molto san4 gue , in Antiochia della Siria pon fin a'suoi giorni. Cesare allora dona ad Erode le non picciole terre di lui situate fra la Traconitide e la Galilea , e furono lTiata e Paneade colla provi~cia d' intorno : indi (8*) lo unisce ai governatori della Siria ordinando , che nulla facciano senza il parere di lui. In somma crebbero a tant9; le sue felicit , che de 'due, che reggevano l' impero -romano cos ampio e gran de , Cesare cio e dietro a lui Agrippa , nell'amarlo quegli , salvo Agrippa , non antiponeva ad E1ode altra persona, e per egual modo questi, salvo Ce eare. Erode pertanto valendosi de1la libert , che gli dava tale benivoglienza, chiese per suo ftatello Fe .. rora a Cesare la tetrarchia , smemhrata a pr di lui dal suo regno la rendita di cento talenti , onde in cuo di q~alche disavventura fosse in salvo il fra. tello , e i suoi figli noi soggettassero al loro impero. Indi accompagnato Cesare al mare , poich si fu ri4 condotto al suo regno , fabbrica in onore di lui nelle terre di Zenodoro un bellissimo tempio di marmo bianco, vicino al luogo chiamato Panio (19). Quest' una spelonca bellissima , sotto la quale' la terra aperta in una voragine d' incredibile profondit, ch' piena d'acque stagnanti ;'e al di sopra s' innalza una montagna tragrande. Di sotto alla spelonca ha le sue f'onti il Giordano. Questo luogo gi di per se riuoma tissimo egli adornllo di pi col tempio , cui volle

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a Cesare dedicato. Allora eziandio rilasci de'tributi a' suoi sudditi una terza parte , sotto pretesto , che si rifacessero dei danni sofferti nella sterilit , ma realmente per cattivarsi ognor piil gli animi de' suoi inaspriti. Conciossiach per cotali opere fatte da lui, siccome vedevano la religione ornai sul disfarsi e i buoni costumi gi decadti ; cos ne stavano di ma.. lavoglia, ed altro pi non s'udiva da loro , che pa role di gente "irritata e tumultuante. Or egli us a porvi riparo gran diligenza togli endone ogni occa.. sione , e ordinando , che sempre attendessero a fa.. ticare. Era di pi disdetta ogni adunanza tra' cittadini , e non si volevano compagnie ne' passeggi e alle mense , anzi tenevansi spie dappertutto 7 e aspra mente punivansi i colti in fallo.. Parecchi inoltre or alla scoperta or di furto si strascinavano nel castello lrcania, e quivi uccidevansi. Stavano intanto e per Ja citt e per le strade disposte pet-sone per osser vare coloro , . che ragunavansi insieme ; anzi dicono , che il re stesso non isdegnasse questo mestiere, ma spesse volte travestito in abito da privato si trami.. schiasse di notte fra 'l popolo , e s' andasse informando , che sentimenti nudrivansi intorno al governo. Quanti adunque troppo arditamente parlavano contro il soggett~rsi a' capricci di lui , ne pigliava per ogni . modo vendeua ; il resto poi della moltitudine obbliglla con sacramento a promettergli fedelt , e l' a.. strinse a giurargli benivoglienza, in quanto lo conserverebbono nel regno. I pi adunque per adula 2'Cione e paura si sottomisero a' auoi voleri. Quelli

DELLE .A.NTICBITA.' GIUDAICHE

poi 7 che mostravano pi coraggio e sentinno male siffatta violenza , fu1ono assolutamente da lui levati di -vita. Richiese inoltre del giuramento anche Poilione e Samea e la maggior . parte de' loro seguaci ; ma essi non ubbidllono ; non per della loro resistenza furono come gli alt1i puniti , merc del ri. spetto, ch'Erode aveva a Pollione. Da questo peso furono alleggeriti ancor quelli , che da noi chiamansi Esseni. Una sorte di gente questa , che .ha un istituto di vivere somigliante a quello , che Pitagora insegn a' Greci. Ma di questi ho altrqvc parlato pi chiaro (g). V uolsi per qui esporre , per qual cagione egli onorava gli Esseni , pregiandoli pi che cosa mortale ; che tal racconto , mentre fa chiaro il concetto , in che egli aveva queste persone, .non. parr sconvenirsi all' assunto d questa storia. V. V' era un tra gli Esseni chiamato Manaem , uomo e per testimonianza di tutti nella professione ,del vivere di gran virt, e dotato da Dio dello spi rito di profezia. Questi avvenutosi in Erode ancora fanciullo~ che andava a scuola , re il salut de'Gin. dei. Or egli pf'nsandosi , noi conoscesse , o si pigliasse giuoco di sua persona , gli raccord quel, ch' egli era , cio uomo privato. E Manaem sorri."dendo placidamente e percotendogli colla mano (1oj la spalla : " Eppur , disse , e tu regDeJai , e felici , saran del tuo regno i principi ; perciGcch Dio ,, t'ha prescelto ; e ricordati delle percosse di Ma, naemo , perch ci stesso ti somministri un segnale . ,, de' cangiamenti della fortuna , e quando cara ti

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sia la giustizia , questo pensiero ti varr assaissimo ad essere e religioso con Dio e buono co' cittadi n i : ma io , che preveggo ogni cosa , ben so io, che tal non sarai ..Perciocch le felici avventure ti gonfieranno , quanto niun' altra persona, e con n tutto tu sii per averne nome immortale, pure dopo " le spalle ti getterai hi giustizia e la religione. Sappi " per , che nascosi a Dio non saranno questi tuoi , portamenti ; che verso il fin de' tuoi giorni il suo " sdegno te ne punir " A questi detti Erode uon pose allor mente , non apparendogliene punto spe ranza. Ma passo passo salito a grande stato 'fino a riuscirne re e felice , nella grandezza di sna fortuna manda per Manaemo , e l' interroga quanto tempo egli debba regnare. Manaemo nulla rispose : e per ciocch si taceva , ripigli Erode , se dieci sarebbono gli anni del regno suo , " e venti rispose e trenta " saranno; " ma non segngli i confini prescritti. Pago Erode ancora J.i questo accommiat Manaemo corte semente , e da indi innanzi in risguardo di lui fece sempre onore a tutti gli Esseni. Le quali cose ben.. ch stravaganti ci paruto bene di sporle a' leggi tori, e far loro con ci palese , che qualit di persone si trovi appo noi ; perciocch molti di tal professioae , merc della loro virt , .son levati ancora a sapere gli arcani divini.

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DELLE .lNTICHIT4' GltJD ..UCIIB

CAP

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XV.

Erode fabbrica un nuovo Tempio in Gerusalemme.


l. Ora in tal tempo Erode- , volto gi l' anno di.ciottesiQio del suo regno , dopo le imprese anzidette ti accinse a un'opera di non le!Jgiere momento, che fu fabbricare a Dio un Tempio, e dargli un circuito troppo pi grande che non aveva , con un' altezza corrispondente , avvisando , com' era in fatti , che d' infra tutte l' opere aue la pi insigne sarebbe questa , e bastevole di per se a procaccia1gli nome immortale. Ma sapendo egli, eh~ il popolo a ci non era molto disposto , e. dalla grandezza atterrito di tale impresa si sa1ebhe mosttato restio , credette opportuno espor prima a tutti le ragioni del farlo ; e per adunatigli a patlamento disse cos. " lo stimo " soverchia cosa , o nazionali , il qui rammentare , " quanto regnando io ho fatto siuora , tuttoch le " mie geste siena tali , che il lustro , che n' deri1' vato a me sia minote della sicurezza , ohe apport tano a voi. Pei~ciocch siccome nel1e maggiori avI' versit io non trascutai quegli ajuti , che vi pote., vano allt'geri ne' bisogni , e in quanto io misi in ., op~ra non feci pi caso del sodo util mio ohe del ., vosbo , cos io pf'nso d' aver , come piacque a , Dio , sollevata la uazion de' Giudei a tal grado di ,. felicit , qual non ebbe mai per addietro. Quindi , il venire partitamente sponendo il da me operato

LID. XV. CAP. :XV.

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nella provincia e nella citt , e quanto rendemmo illustre la vostra nazione colle molte , che noi ne innalzammo nel regno e nelle terre da noi conquistate , sarebbe , a me pare superfluo , poich gi il sapete. Non cos per dell'impresa, a cui presentemente mi accingo , la quale vi mostrer q11anto sia d' ogn' altra finora condotta a fine pi santa e lodevole. I padri nosbi innalzarono al som mo Iddio questo Tempio dopo il ritorno da Babilonia. Ma alla sua giusta altezza mancano ancora sessanta cubiti ; che di tanto appunto era maggioro quel primo , che fabbric Salomone. Nan vi sia per , chi condanni di poca religione i nost.ri an.. tenati. No , per lor non istette , che il Tempio riuscisse pi picciolo ; ma tali si furono le misure, che loro assegnaJono della fabbrica Ciro e Dario figliuol(') d' Istaspe ; a' quali e a' loro discendenti vivendo soggetti, e dopo questi a' MacedoP,i non ebbero agio di ritornare all' ampiezza medesima questo primo modello della loro piet, Ma al pre sente dappoich~ per divino volere io regno , e mi trovo a dovizia ajutato e da una pace assai lun~ ga, e da pronto denaro, e da rendite abbondanti, e , ch' pi, dall'amicizia, che 1 la loro merc , hanno meco i Romani , signori in una parola di tutta la terra , io mi studier di eorreggere il fallo dalla necessit e dall' obbJigo di servire altrui negli andati tempi commesso , e render a Dio in contraccambio del regno , che n'ho l'cevuto, perfetta , quest' opera di religione.

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DELLE ANTICHITA.' GIUDAICHE

II. Cos disse Erode ; e il suo d1e strano e im pensato tenne per maravigli~ sospesi gli animi della pi parte; che l'incredibili promesse ch'erano queste non gli animavano : e temevano non accadesse , che dopo aver demolito con troppa &e:ta tutto l'antico edifizio non fosse poscia da tanto , che a fine condur potesse la nuova idea ; sicch e pi grande Sl'mbrava loro il peticolo , e malagevole a por teutatsi )a grand~ impresa. Mentre trovavansi in tale dispo&i~,ione, il re coufottgli accertandoli, che non prima distruggerebbe l'antico Tempio , che tJ.ltto fosse ~1)estito il bisognevole per rifabbticarlo. N vane t01 narono le sue pi'Omesse. Perciocch messi in concio 'un migliajo di carri da ~ondur pie tte , e scelti diecimila dc' pi valenti operaj , e rivestiti a sue spese degli abiti ~llcerdotali mille sacerdoti , de' quali a:ltri istrusse nell' art de' mnratol', altl'i in quella de'fabbri , mist mano nel lavoro , giacch s' erano fatti 1:on gt'an prontezza tutti gli apprestllmenti. Levati adunque gli antichi fndamenti e l'tnessine altri , innalz sopra quegli il Tempio , cento cnhiti lungo, e alto venti di pi , i quali pet lo calare che fecero abbasso col tempo le fondamenta ' perdettersi ; ma i nostri sotto l' imperadme Nerone determinarono di tialzadi. Costrulto ad.tJoque fu il 'rempr di pietre bianche e forti , grandi ciasca'l'la venticmque cubiti per lo lungo , per l'alto otto , e incirca dodici per lo largo. Tutto esso era a guisa d'un ~gal portico ndle p~rti Ji qua e di l piti basso e in qnelJa di mezzo altissimo , talch alla distanza di molti stadj

LIB. XV. CAP. XV.

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vedevanlo quelJi del territorio , e specialmente quanti gli abitavano. dirimpetto o venivano verso la ~itt. Gli uscj poi all' ingresso fatti a somiglianza del Tem pio, e gli atchitravi erano. f01~iti di variopiate portiere , messe a tor porporini e a colotme per entro iutessutevi ; sotto i cui capitelli girav'a una vite d' oao .co' grappoli da lei pendeqti ; cd era upa maraviglia e di grandezza e d' ~te vedere tanto lavoro in materia cos preziosa. Rinchiuse indi il Tempio entro il giro di amplissimi po.rtichi proporzionati alla grandezza di quello e con ispesa maggior delle fatte si_nora , talch pareva, ch'altri mai non avesse adoJ.'o nato cotanto il Tempio. Questi dall' l!na pal'te e dall' altra stavano sopta un graq muro ; e il muro istesso era un' oper~ sornmaQlente ammirabile al solo udirne parlare. V' tlra un rialto ronchioso e disa.:. gevole , che dolc_emente dall' orienti!] parte deUa citt rispianavasi in sulla cima. Il primo deUa discendenza Daviddica nostro re SaloJDone fu quello , che per ispirazione di Dio ne ricins di mura COIJ. grande spendio la sommit ; indi facendosi dalle falde IJlUrnne la parte inferiore, alla qu:tle verso mezzod gira intorno una valle profonda , cui dal pi erto verso il colle fino ~l' ul~inJa sua pr9foudit~ riemp con pietre per via di piombo tra se commesse 1 talch stupenda riusc per l' ~mpiezza e~ altezza quell' op~ra di quadrangolare figuta; che Qella sua superficie mostrava di fuoti, q11anto ampie fossero le pietre , e dentro teneva con ferro salde le com missure ed immobili couuo o'ni et. Cou <{Uesto

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DELLE ANTICHITA' GIUDAICHE

lavoro cos bene unito sino alla vetta del colle aveu.. done e fortificate le cime e riempiuta la cavit , che entro il muro stava rinchiusa , rendette ogni cosa piana ed eguale alla superficie pi alta. Tutta que .St' opera comprndeta in circuito quattro stadj , essendone ciascun Iato lungo uno stadio. Dentro a questo ricinto e presso alla cima del colle sorge in giro un altro muro di pietra, che da levante pe1 quanto egli lungo sostiene un doppio portico lungo egualmente che il m11ro ( verso il cui mezzo sta il Tempio ) , e posto rimpetto alle porte del Tempio istesso ; intorno a tal portico si adoperarono pi re passati. Per quanto era gtande il giro del Tempio , ci si vedevano affisse spoglie di Barbari ; e il re Erode ve le ripose di nuovo colla giunta di quelle, che aveva tolte egli stesso agli AraLi. III. Dalla parte settentrionale erasi fabbricata una .rocca quadrangolare assai bene difesa e forte mira bilmente; opera de' re e pontefici .Assamonei antecssori d'Erode, chiamata Torre, ove tenevan gua~'< dato l' abito sacerdotale , cui solo allora si mette il pontefice, quando conviene sa'grificare. In questo luogo lo custod pure Erode ; ma dopo la morte di lui venne in poter de' Romani , e vi stette fino all' et di Tiherio Cesare : quando Vitellio governator del1a Siria per la sontuosa accoglienza , che nel suo viaggio a Gerusalemme gli fece il popolo , deside1oso di meritarli della lor cortesia , giacch lo pregarono d' ave1e in lor mano l' abito sacro . ei ne scrisse a Tibe.rio Cesal'e , e quegli loro il permise ; e dw
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LJB, XV. CAP. XV,

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l'abito pontificale in poter de' Giudei fino alla morte del re Agrippa (2o). Dopo lui Cassio Longino , che allor governava la Siria , e Cuspio Fado proccuratore della Giudea comandano a' Giudei , che ripongano l' abito nella torre Antonia ; perciocch ne dovevano esser padroni i Romani.., siccome il furono per in nanzi. I Giudei aaunque spediscono a Claudio Cesare ambasciadori , perch seco trattino di tal fac~ cenda. Alla loro venuta trovavasi in Roma il giovine re Agrippa , il quale interponendo presso l' imperadre le sue preghiere ne ottenne a' suoi il dominio; e Claudio mandnne l' o1;dine a Vitellio generai della Siria. Esso dapprima si custodiva sotto il sigillo del gran Sacerdote e de' tesorieri, e il giorno antece~ dente a qualche solennit presentavansi i tesorieri al capitano del presidio romano , e riconosciuto il loro sigiJio ne levavano la veste : indi passato il giorno solenne , recavanla novamente al luogo medesimo , e mostrato al capitano , che il sigillo affacevasi bene all' impronta , col il lasciavano ; le quali cose si sono da noi raccontate per la qualit degli avvenimenti , che andarono succedendo. IV. Allora adunque il re de' Giudei Erode dopo fortificata di nuovo ancora questa torre a sicurezza e guardia maggiore del Tempio, in grazia d'Antonio amico suo e generale de' Romani le pose nome Antonia. Il lato poi occidentale del recinto avea quat tro porte ; l' una portava alla reggia , tagliata per mezzo la valle con una strada : due erano volte ai sobborghi ; e l' ultima mette in citt per via d' una

DELL'E A.l'I'TICUJTA' GIVDAICIIE r84 lunga scala , che gi scende fin nella valle , e da questa alto sale sul poggio. Perciocclt Ja citt era posta rimpeti.o al Tempio, e rappresentava un teatro, ~inta da una valle profonda pe1 tutto la costa autrale. Il quarto lato del muro a_ mezzod aveva egli ancora sue porte nel meno; sov1'esso poi si vedeva nn triplice portico maraviglioso , che dalla valle orientale partendosi terminava sull' occidentale (21), poich non era possibile dilatarsi pi olttc. Riusc l'opera , infra quante mai meritaronsi nome al mondo, una delle pi degne; perciocch grande era la . profondit della valle , n a chi dall' alto cala in gi gli occhi , possibile il discernere oggetto alcuno; dall'erto greppo quindi aorgeva il portico a un'incredibile altezza; talch se alcuno dalla sommit del suo tetto ambedue congiugnendo le altezze (22) spinto a~-esse lo sguardo al basso , venivagli capogirlo , non gli reggendo la vista a cos smisurata profondit. Stal'ano col sopra a pari distanze tra se per lo lungo n:~ttr' ordini di colonne ; perciocch il qual'l' ordine ~ra unito al muro di marmo : la grossezza d' ogni colonna era quanta giunti sarebbono ad abbracciarla tre uomini insiem collegati. Ventisetle piedi stende vansi in lungo con una 'doppia scanalatma spirale. Salivano in tutto al numero <li cento sessantadue , ed avevano i capitelli lavorati alla foggia corintia, e tutti cos magnificamente intagliati, che davanp gaao maraviglia. V. Ora da quattr'ordini, in cui dividevansi , rilnltavano ue spazj nel mezzo formanti i porticbi; due

185 de' quali tra se paralleli erano fatti al modo mede simo , larghi entrainbi trenta piedi , lunghi uno sta dio, ed alti cinquanta. Quel di mezzo aYVanzan gli altti una m~t in larghezza , e in altezza il doppio ; perciocch sovrastava moltissimo a' laterali. Le sof., fitte composte di gaosso legname eran fregiate d'in tagli a varie figure. La via poi, onde ergevasi sopra gli altri quello di mezzo ; era un mmo (23) piantato (:14) a ridosso degli architravi con le colonne incastratevi dentro , e tersissimo da ogni parte , talch lo spettacolo quanto riusciva incredibile a chi noi vedeva , altrettanto 1ecava . stupore , a chi si faceva a mirarlo. Tale si fu il primo recinto. Non troppo luogi da questo vedevasi pi~ indentro il secondo, a cui si saliva per pochi gradi. Serravalo io.. torno un iograticolato di marmo con sopaavi un'isCl'lji.one , che agli stranieri ne divi'etava sotto pena di morte l'ingresso. Quest' inte11iore steccato a mez. zod e a tramontana s'apriva in tre porte egualmente fra se distanti: verso la parte orientale in una assai grande, per cui entravano le persone pure colle lor mogli. Di l d~ questo 1-ecinto il luogo sagro era inaccessibile per le donne. Nel tetzo poi, che stava pi indentro di questo, a' sli sacerdoti ai consentiva di penetrare (11). Quivi era il Tempio e innanzi a questo un altare ~ sopra cui offaiamo a Dio gli olo causti. In niuno (25) di questi tre luoghi entr Erode impeditone dal suo non essere sacerdote. Quindi egli intese al lavoro de'portichi e de'recinti esteriori; fabbl'iche da lui compiute in ott' anni. Indi condotto a
J.R. XV. ClP. :XV.

186 DELLE ANTICRITA' GfUDAICHE LrB. XV. CAP. XV. fine per opera de' sacerdoti in un'anno c sei mesi il Tempio , tutto il popolo ,fu ripieno di gioja ; e immantinente rendettero prima a Dio grazie , . indi anche al re della sua prontezza , solenneggiando quel giorno, e di lieti augurj accompagnando la festa di qut'lJa restaurazione. Il re allora sagrific a Dio trecento buoi ' e gli altri ' che fare il potevano ' ne offrir tanti, che non possibile rilevarne la somma. Perciocch nel medesimo giorno cadde e la festa della restaurazione del Tempio, e l'anni"ersario del regno suo , cui egli era solito di celebrare ; e per l'una e l'altra di tai cagioni la solennit fu grandissima. Oltre a questo il re condusse una grotta sotterra , che d~lla torre Antonia p01tava fin dentro al luogo sagro verso la porta orientale , a cui sovrappose una torre, o ve avessero per vie sotterranee un ricovero a loro difesa i re , quando il popolo tentar volesse contro le lor persone qualche novit. Si dice , che mentre stavasi fabbricando il Tempio , di giorno non piovve mai , solo di notte caddero l' acque , perch il lavoro non rimanesse impedito. Questa voce a noi tramandaronla i padri nostri ; n cosa incredibile , se si voglia mirare ai pi altri argomenti , che Dio ci. diede della sua assistenza. Il Tempio adunque con quanto a lui s''appartiene fu rifabbricato in tal modo.

DELLE

ANTICHIT GIUDAICHE

LlBRO DECIMOSESTO (1

CAPITOLO PRIMO

Erotk fa una lef56e contro i ladri , cl,' mal ricevuta. Alessandro e Aristobolo tornano da Roma al padre , e Salame e Ferora gli aggravano di calunnie.

I. Ou. il re nell'.amministrazione de'pubblici affari inteso a reprimere le soperchierie, che in cilt e in campagna si commettevano , fa una legge tulto dissimile dallt: prime , eh' ei volle inviolabile ; per cui si dovevano vendere fuor deJ regno que" , ('hc rompevano i muri ( 1); il che non solo mirava al gas li go de' mal viventi, ma conteneva eziandio un 1iverso

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'"1JELLE ANTICHITA' GIUDAICHE

delle costumanze paterne. Conciossiach il servire a stranieri e a gente di viver diverso dal nostro , e l'essere costretti a fare , quanto colOI"O volessero a ma1cia forza , e1a un offendere la religione, non un punire malfattori convinti; dove le antiche leggi fermato avevano tal gastigo. 01dinavano esse , che il rubatore rendesse il quadruplo ; che se non poteva, fosse vencluto , non per a stranieri , n in modo , che fosse a perpetua servit condannato; perciocch~ dopo sett' anni dovevasi rilasciare. Ol'a l'asprezza e iniquit della pena , che allora fu stabilita , pareva doversi ascriv:ere alla superbia d' un uomo, che non da re governava ma da tiranno , e tendeva a un gastigo , che al corpo tutto de' sudditi fosse vituperoso. Ora questo fare secondo le consuetudini gentilesche gli tir in parte addosso le calunnie e l' odio del popolo. Il. A questo tempo egli- navig in Italia per desi derio e d' abboccarsi con Cesare e' di rivedere i figliuoli viventi in Roma. Pertanto Cesare gentilissimamente lo accolse , e gli consegn da condurre con seco a casa i figliuoli, siccome gi nelle lettere ammaestrati perfettamente. Tornati che. furono dall' Italia i garzoni , ebbero le pi favorevoli accoglienze da' popoli, e a se trasseto l'ammirazione di tutti e colla grandezza dell'animo , ond' erano ador-ni , e colla regal maest , che lor non mancava io sembiante. Per tosto parvero degni d' invidia e a Salome sorella del re, e a quanti oppressero calun niosamente Mariamme. Perciocch s' iYvisavano, che

Lnt. XVI. C.A.P.

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se i garzoni avessero posto piede sul trono , essi con gli altri tutti pagato avrebbono il fio delle ini quit contto la loro madre cotmnesse. Quindi di questo medesimo timore si valsero per calunniarli , dicendo , che i giovani non con'f'ersavauo volentieri col padre , perch uccisore della madre, fino a non creJersi lecito d'abitare sotto il tetto medesimo col l'uccisore della loro genitrice. Queste menzogne co perte d' una verit apparente ebbero fotza d' indebolirgli e torgli affatto del cuore l' affetto che pei figliuoli sentiva. Perci~ch non parlavangli i calun niatori a faccia a facci&. di tal maniera ; ma semina vano questi romori tra 'l basso popolo , donde saliti ad Erode lo aisponevano a un odio ' eui la natuLa stessa col tempo \'ncel'e :non potesse.
CA.t>JTOLO

II.

Erode d nwglie a' figliuoli AleS~arulro e Aristobolo, e accoglie Agrippa in Giudea.


Ma fino a quest' ora , prevalendo nel re l' amore di padre a' sospetti e alle calunnie , proseguiva a tenerne quel conto , di che erano degni , e cresciuti in et maritlli, Aristobolo con Berenice figliuola di Salome , e Aleuaodro on Glafirll figliuola d' Archelao re di Cappadocia. Dopo ci udito , che M. Agrippa era di uno~o dall'. Italia 'Venuto nell'Asia , n'and a lui tostam1mte , e pregllo di render.&i nel suo regno , e concedergli ci , ch'el chiecieva da un

DELLE ANTJCBITA' GI'UDA.ICHE

ospite e amico. Quegli datosi vinto alle premm.os8 sue istanze venne in Giudea; ed E1ode non gli neg cosa alcuna , che piacer gli potsse , accogliendolo nelle citt novamente fondate , e mosbandoglienc tutte le fabbriche con u~ cangiare continuo a lui c agli amici piacevole soggiot"Uo e magnifico trattamento in .Sebaste , in Cesarea , presso al porto da lui fabbricato' e nelle fortezze' cb' egli con grandi spese innalz, d' Alessandria cio, d'Erodio > e d' Ircania. Condus~elo anco1a in .Gerusalemme , ove . il popolo tutto vestito solennemente gli esce inconbo , e il riceve con lieti viva. Ora Agrippa sagrific a Dio un' ecatombe (~) , e fece al popolo un lauto banchetto , ttattandolo colla maggiore magnificenza , che mai pot. Ma esso , bench atteso il suo genio sarebhesi col fermato pi giorni, pure in risguardo d.ella sta~ione sollecit la partenza ; perciocch ri condursi dovendo di necessit nell' Ionia, all' appressare dell'inverno mal sicura credeva la navigazione. Egli adunque mosse di l dopo i molti regali, onde Erode a lui e a' suoi amici pi riguardevoli fece onore.
CAPITOLO

IIL

Erode naviga alla volta il' Agrippa.


I. Intanto il re soprastato l'inverno n~lle sue terre , al venire di primavera .sollecitamente si mise in cammino per abboccarsi con lui , sapendo , che

Lm. XVI. CAP. 111,

aveva ordinata una spedizione nel Bosforo ; e passato per Rodi e Coo volse a Lesbo le prore pensando di qui"i raggiugnere Agrippa. Ma col il sop1apprese un vento da tramontana , che 1ispigneva dal porto 'le navi ; ond' egli alquanti d si ristette in Chio ; dove accogliendo corte.semcnte quanti a lui ne veni.. vano li ristor con p1~eseni.i reali; anzi osservando, che il portico della stessa citt nella guerra M;itri datica rovinato e caduto , per la grandiosa e bella opera che fu quella , non v' era modo di rialzarlo; egli somministrato tanto denajo , quanto non sol ba.. sterebbe , ma potrebbe altres sopravanzare al com.. pimento di quella fabbrica ingiunse , che non trascu.. rassero tal lavoro , ma rimettesserlo prestamente , e 1estituissero alla citt il primo suo fregio. Egli in tanto , calmatosi il vento , pass a Mitilene e di l a Bisanzio, ove udito, che Agrippa s' era gi innol trato per entro gli scogli Cianei, gli tenne dietro quanto pi sollecitamente pot: e raggiuntolo presso a Sinopa citt del Ponto, comparvegli bens improv viso col suo naviglio ; riuscgli per carissima tal venuta ; e molte fwono le accoglienze amichevoli , che gli fece Agrippa , per la grandiuima prova , che gli pareva riceverne di benvoglienza e d' amore verso la sua persona dal s gran tratto di mare , eh' e i corse pet lui, e dal non vedersi privo del suo sostegno; cui l'abbandonare ch' egli fece il regno e la cura de' proprj affari gli rendette ancora piu pregevole. Quindi E1 ode in quella spedizione era appo lui ogni cosa 1 nelle fatiche comp~gno , consigliere

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DELLE AJfTtCBIT A.' Gll1DUCIIB

ne' bisogni, sollievo ancora nel tempo di ricrearsi, e il solo partecipe d' ogni affare , ne' duri incontri per benivoglienza , ne' prosperevoli per onore. 11. Condotti a fine i negozj del Ponto, per cui fu spedito Agrippa , rifar pi non vollero la via del mare ; ma cangiatala in quella di terra per mezzo la Patlagonia e la Cappadocia, e di l per la Frigia maggiore furono in Efeso. Da Efeso poi navigarono a Samo. GTan benefizj fece il re in ciascuna citt secondo il bisogno di chi a lui l"COI'l"eva ; percioc (:h quanto si era a. denari e a cortese , non ne fu acarso gianunai con nruno ; anzi s' interponea mediatore presso d' Agrippa , per cui lo pregava di qualche grazia, e s'ingegnava, che ne partisse esau (tito. Laonde , bench fo&se Agrippa di sua natura buono e largo in concedere , quanto poteva ad nn tempo e a' chieditori tornare vantaggioso e ad altrui non nocevo le, pure assaissimo valse il favore del re stimolante Agrippa di 'per s non restio a beneficare. Quindi d'irato ch' egli era cogl' Iliesi, racconciJlo con loro, e pag i debiti, che que' di Chio avevano co' proccuratori di Cesare , e li liber dalle imposte. Similmente ad ogn' altro , secondo che nel pregava 7 egli era presente col suo aoccorso.

LJB. XVI. C.A.P. lV.

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o L o IV.

Querele de' Giudei delf Ionia dinanzi ad A;;rippa contro dc' Greci.
I. Ora , poich giunti furono nell' lonia , un graa popolo di Giudei , che abitavane le citt , valutiai di tal occasione e della libert , ch' indi avevano di. parlare, vennero loro innanzi; e sposero le molestie, che avevano dagli abitnti, i quali non cousentivano, che si reggessero colle lor leggi , e sforzayanli a comparire ue' d festivi in giudizio per sopetchiera de~ magistrati. Spogliavanli iuoltre di quel denajo, eh' essi riponevano per maudare a Gerusalemme , e sbignevanli a entrare nelle spedizioni e ne'pubblici ministeri , e spendere dietro a tai cose il sagra denajo , di cui avevano total dominio per la concessione fatta Jor da' Romani di vivere secondo le proprie leggi. Mentre cos la~entavansi , il re spinse Agrippa ad udire le loro .ragioni ; e ad uno de' suoi amici chiamato Niccol di l' assunto di trattarne la causa. Avendo pertanto Agrippa p1esi per suoi assessori i Romani di pi alto affare e que' re e si-gnori , che col si trovavano , rizzatosi Niccol co. prese a dire a favore de' Giudei. II. " Se tutti . i bisognosi debbono , o grande ., Agrippa , ricorrere a quelli , che possono 1ilevarli " da'loro danni , questi , che presentemente qui sona , , aenton o ancora fiducia :nel farlo. .Cow:iossiac~
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DELLE ANTICBITA7 GIUDAICHE

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dopo avere tronte tali persone in voi , quali desi deraronle gi spesse volte, chieggono di non essere de' loro privilegi spogliati da voi , che glieli avete concessi ; quando e gli han ricevuti da tali , che soli potevan darli ' e quelli ' che loro li tolgono ' non sono dappi , ma sanno d' essere al par di loro sudditi vostri. E in verit , se di gran bene fizj essi furono creduti degni , quest' una lode di chi gli ha ricevuti ; mercech si rendettero meritevoli di cotanto : se poi lo furon di piccioli, egli una vergogna , che i donatori non sappiano loro mantenerli. Laonde chi s'attraversa a' Giudei e li tratta aspramente , egli chiaro , che agli uni fa torto , e agli altri , a' beneficati non riputand.oli que' virtuosi soggetti , che personaggi chiaris11imi concedendo loro tali grazie colla stessa loro testimonianza li confessarono , a' benefattori doman dando , che le loro grazie siena rivocate. Ch se alcuno interrogasse costoro , qual delle due amerebbono meglio , perder la vita , o le patrie leggi , le pompe , i sagri6zj , le solennit , onde onorano i da loro creduti iddii , io ben so , ch' anzi tar rebbono di soffrire ogni danno , che la rovina di alcun patrio rito. Conciossiach molti per tal cagione imprendano guerre , in difesa cio dell' in tegrit de' loro riti ; e la felicit , che , la vostra merc , tutto il genere umano gode presentemente, noi la misuriamo con questo , coll' esser dico le-o cito a ciascheduno di conservare nel suo paese le proprie usam.e, e vivere secondo queste Quello

LIB. XVI. CAP. IV

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adunque , ch'essi mai non vorrebbono per se stessi , tentano di farlo altrui , coine se non fosse una pari empiet cos il non curar gli onori , che debbonsi a' propri Dei , come l' iniquamente impedire , ch' altri li prestino al loro. Ma passiamo oggimai a considerare altro punto. V' ha egli po-o polo o citt o comunanza d'uomini , che il maggior loro bene non pongano nel vivere soggetti al vostro comando e all'impero romano? Vorrebbe n mai alcuno , che i favor ricevutine ritornassero in n niente? N~ssun certamente, eziaudio se pazzo; , che non v' ha uomo , che non ne senta il vantag , gio , o in s stesso privatamente ,' o pubblicamente , cogli altri. Eppur quanti tolgono ad altri ci, che , voi dato avete : essi spogliano ancor s stessi di , ci , che ottennero da voi ; bench questi favori " non sia possibile misurarli. Perci se ponessero , insieme a confronto gli antichi regni , sotto cui , vissero , coll'impero presente, tra. i molti beni, che ., sonosi aggiunti alla loro felicit , questo sol ere , derebbono bastar per ogn' altro, dico il non es" sere servi , e comparir liberi in faccia a tutti. I , nostri vantaggi poi , per quantunque sien grandi , , pur non sono degni d' invidia. Conciossiach oltre " i beni , che noi , la vostra merc , abbiamo co ., m uni con tutti , questo solo volemmo di proprio, " cio ritener senza ostacoli la religione paterna , ., cosa che pare in s non soggetta ad invidia , e ., giovevole a chi la concede ; che Iddio ama ognor, chi l' onora , ed ama altres chi permette, ch'altri>

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DELLE ANTICHI.TA' Glt1DAICBE

, l'onori. Fra nostri riti poi non che ven' abbia pnr .. uno che sia disum'lnO , anzi tutti son santi , e ,; indiritti a intatta serbar la giustizia. N noi siamo, tu.li d' ascendere que' precetti , che ne dan norma , al viyere , e &on monumenti dell'antica piet, e , della maniera del nostro reggerei fra le genti = , consacriamo ogni settimo giorno all'apprendimento ,; di nostre leggi ed usanze , pensando , che al pari ., d' ogn' altra cosa sia degna di meditazione quella ; , onde si fuggono le colpe. Begli adunque sono in " s stessi ' per quanto altri li metta ad esame ' i ., nostri riti ; ma oltre a ci sono antichi, checch " ne paja ad alcuni , onde la venerabile loro et " rende degni di lode quelli , che li ricevettero pia" mente , e mantengonli nell'esser loro. Di questi et " spogliano ~on insulto , quando ci tolgono , e con , aperto sacrilegio si usurpano quel denajo; che noi " consacriamo a Dio , come suo , quando ne aggra " vano d'imposte , e ci traggono a' tribunali ne' d , festivi , -e fanno cose altrettali , non per una so" ciale necessit , che il richiegga , ma per dispetto " di quella religione , cui ben sappiamo ch' essi non " han 'facolt n diritto d' odiare. Perciocch il V()< " siro impero, ch' uno solo dappertutto., siccome " viva la benivoglienza , ~os morto' vuole l' odio im " coloro , che questo a quella antepongono. Ecco , " o grande Agrippa, ci, di che noi ti preghiamo. , Ti preghiamo di , non essere maltrattati , n o~ " pressi, n distornati dal vivere colle nostre leggi; " n' spogliati de' nostri averi ' n da costoro astretti

LIB. XVI. CXP. IV.


D

a far ci , a che essi noi sono da noi. Le quali cedute gran tempo innanzi ; e ne possiamo recare in prova molti decreti ancora del Senato , e le tavole, che sopra ci si consenano nel Carn pidoglio. I quai privilegi , bench sia chiaJ'O , che solo ci furono dopo assai prove di fedelt a voi date concessi , pure guardare si do.vrebhono invie }abilmente , eziandio se ne gli aveste senza niun nostro merito antecedente accordati ; giacch per ventura non a noi soli ma a tutlo il genere umano e conservaste quanto essi avevano per l'innanzi, e colle giunte ch' oltre ogni speme v' andaste facendo, benefica lor rendete la vosta dominazione. E qui hen si potrebbe col solo esporre partita mente le liete avventure, che gode per voi eia scheduno ~ tessere un infinito ragionamento. Ma per mostrare , che a buon diritto noi le godiamo tattequante , basta , se lice parlare con libert , omesse le cose andate , additare il presente re nostro e tuo assessote. Quali non ha egli dati se .. gni di bP.nivoglienza alla vostra (~*) famiglia? Puossi egli desiderare in lui maggior fede ? V' ha forse onore ch'egli non abbia pensato di farvi? A qual vostro bisogno non s' egli prestato il primo ? E chi dunque divieta di porre nel numero de' bene fzj a s grand'uomo conferiti le grazie a noi fatte l E qui fotse vuole il dovere , che non si passino sotto silenzio i metiti di suo padre Antipatro , il quale , allo!' che Cesare eu.n nell' Et;ilto , oltre i

cose non pur son giuste , ma da voi eziandio con

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DELLE A.NTICHIT ..' GIVDAICB:B

, duemila soldati , che gli condus!le in ajuto , nei , combattimenti terrestri o navali non fu mai il se" condo. Che giova qui 1;iferi1e , di qual vantaggio , essi fossero in tal circostanza , e con quanti e " quai premj Cesare li meritasse ? quando piuttosto , volevansi raccordare fin dapprincipio le lettere , , che allora Ces.are scrisse al. Senato , e gli onori , e la cittadinanza romana , che Antipatro n' ebbe , per pubblica concessione. Perciocch basteranno , questi argomenti a mostrare , che i privilegi gli , abbiamo per merito , e ad attenerne da te la con'' ferma, dal quale noi potevamo sperarli , se non , gli avessimo avuti innanzi ' veggendo l' amore del " nostr0 re per voi e il vostro per lui. Concios , siach da' Giudei di col ci viene riferito , che tu " cortesemente venisti nel l or paese, che ricchissimi , sagrifizj facesti a Dio onorandolo con divote pre.. , ghiere , che desti al popolo un lauto banchetto ; ,, e ne ricevesti i doni ospitali. Queste liete acco, glienze tra un popolo ed una citt da una parte , , e un personaggio dall' altra di cos grande stato , sembrano necessarie illazioni di quell'amicizia , di , che tu degnasti i Giudei , entrandovi per mezzana " la casa d' Erode. Or mentre noi , presente ezian, dio e assessore il re stesso, ti rammentiamo que, ste eose , non prf!tendiamo pin di quello , che ci " si viene ; ma sol chiediamo , che quanto ci avete , voi conceduto , non permettiate , che da altri ci " sia rapito ., . lll. A questo dire di Niccol non si fece niuna

LJB, XVI. CAP. IV.

l 99

tpposlzlone da' Greci ; che non disputavasi , come a un tribunale , di cose messe in controversia ; ma si presentava una supplica , contro le altrui violenze; onde quelli non gi negavlmo il fatto ; ma per pre testo recavano , che i Giudei abitanti le loro terre mettessero allor sossopra ogni cosa. Questi all'inco~tro mostravansi cittadini dabbene, e nell' onorare che facevano le proprie leggi per nessun modo di sturhatori d' altrui.

C AP

l T OL O

V.

Decisione tl Agrippa a favor de' Gituki.


Erode torna al suo regno.

I. Compreso pertanto Agrippa, ch' el'ano oppressi i Giudei , rispose , . che non solo merc l' amicizia e benivoglienza, ch'Erode aveva per lui, era pronto a condiscendere a qualsifosse inchiesta de' Giudei , ma sembravangli giuste io se stesse le lor domande, talch se lo avessero pregato di grazie anche mag giori, e' non avrebbe indugiato un momento il man.. dargli esauditi , quando ci non dovesse tornare in danno dell' impero romano. Ora , poich chiedean solo, che indarno non fossero per lor quelle grazie, che gi ottennero , esso le conferm ; e seguissero pure a vivere colle proprie leggi. Cos detto licenzi l' assemblea: Ed Erode rizzatosi. sal~tllo , e gli reo dette grazie della sua buona disposizione per lui. ~grippa mostratosi a queste parole riconoscente ili

!&00

DELLE !NTICHITA.' GIUDAICIIB

corrispose per egual modo con un abbracciamnto f6 saluto. Dopo ci dipartissi da Lesbo. II. Il re adunque risolvette di navigare alla volla di casa sua , e col congedo d' Agrippa n' and. Indi 'a pochi giorni merc d' un prospero vnto , che vel port , giunse a Cesarea; e di l rendutosi in Gerusalemme raccolse il popolo a parlamento , dove trovaronsi molti ancora del contado. Comparso egli alla loro presenza diede un intiero conto del suo -viaggio , ed espose , come i Giudei , che abitavano nell' Asia , sarebbono in grazia sua esenti per l' av venire da ogni molestia ; indi venne in universale mostrando , che per la felicit e buon gO'Verno del regno non avea trascurata cosa , che fosse a quelli giovevole; e in segno del suo compiacimento rilascia loro per la quarta parte i tributi dell'anno gi scorso. Essi pertanto addolciti dalla benificenza non meno che dal parlare di lui ne partirono contentissimi, al l'C pregando ogni bene.

c Ap l T oL o

VI.

Discordie nate nella famiglia d' Erode dczlla parzia lit , ch' egli aveva pel suo primogenito .Antipatro , e dal sofferirlo che fecero di mal cuore Alessan dro e .dristobolo.
I. Intanto andavano ognora crescendo le discordie della famiglia , e sempre peggio prendendo piede , avendo Salome quasi per eredit.-\ 1-ivoltato il suo

LIJ!, XVI, C!P. VT,

llOt

odio contro a' garzoni , e dall' esito avventuroso , eh' ebbero le sue trame 4:0ntro la madre lmo , pi gliata arroganza ed ardire a non lasciar vivo annzo della sua stirpe , il qual vendicare potesse la morte della tradita. Aggiugnevasi a questo un non so che d' ardimento e di malevoglienza ne' giovani contra il loro. genitore. tra per la memaria di quanto . sofferto aveva la madre fuor del suo merito, e p el desiderio di dominare ; dal che 'nasceta un disordine pari ai primi , cio villanie dalla parte de' giovani contro a Salome e Ferora, e dissapC?ri e trame insidiose dalla parte di questi contro a' garzoni. L' odio era uguale dall' una banda e dall' altra , 'la maniera poi dell' O diare non era somigliante. Perciocch gli uni ine aperti ch'essi erano, giudicand consistere il forte dell' ira nell' aperto dir villanie e fare rimproveri , adoperavano in ci precipitosamente ; dove gli altri non si tenevano a questa via ; ma sottomano e frodolentemente seminavano calunnie , aizzando sempre i garzoni , e insieme spargendo , che in violenza si cangerebbe la loro audacia contro del genitore; che il non condannare il colpevole procedere della ma dre , e il non essere persuasi , ch' ella fosse stata giustamente punita invincibilmente trarrebbegli a ven dicarsi di propria mano eziandio di chi ne credevan l' autore. In somma tutta la citt fu ripiena di tai discorsi, e come avviene ne' teatri, mentre si com~ pativa per l' una parte l' inesperienza de' giovani , raddoppiava Salome per. l' altra le sue diligenze , e coglieva da loro medesimi l' occasione di non mea-

DELLE A.NTIC:RITA' GIUDAICBB

tire. Conciossiach accorati cos per la morte della loro madre nel deplorare , che facevano lei e se etessi , studiavansi di mostrare degna di compassione , com' era in fatti , la calamit .della madre , e dgni di compassione se stessi , perch costretti a menare i loro giorni e trattare cogli uccisori di lei. Questi rancori s'erano vie pi inaspriti dall'agio , che diede per farlo la lontananza del re. II. Ma non cos tosto fu tornato Erode , ed ebbe tenuto al popolo parlamento, che vennergli immantinente all'orecchio per cagion di Salome e Ferora le voci ; che sovrastava a lui gran pericolo da' suoi figliuoli, i quali minacciavano scoperta mente, che non andrebbe impunita dal canto loro l' uccisio;ne della madre. V' aggiunsero di soprappi , che .appogiavansi alle speranze date loro da Archelao il Cappadoce , che per mezzo suo n' andrebbono a Cesare , e a lui accuserebbono il padre. Erode al primo udir queste cose fu tostamcnte sconvolto ; ma crebbe vie pi il suo scompiglio al riferir eh' altri fecero a lui la cosa medesima; e ripiegava il pensiero sopra l'infelice sua sorte tornandosi a mente , come per le twboleuze insorte tra la famiglia non avea tratto verun g~ova mento da' suoi pi cari , n dall' amata consorte ; e dall' accaduto inferendo le triste e peggior conseguenze , che ne verrebhono , stava coll' animo assai confuso. Perciocch a parlare con verit , quanto Iddio lo ingrandiva al di fuori con lieti successi an che non isperati , altrettanto. in sua casa contro l'epettazione gli andava pressoch tutto all;l peggio ,

LJB. XVf. CAP. VI.

ogni cosa da- ambe le parti avvenendo diversamente da quella, ch'altri mai non .avrebbe pensato, e lasciando in dubbio, se tanta felicit al di fuori fosse da comperarsi con le disgrazie domestiche , o tanta miseria in casa fuggie si dovesse a pattf> ancora di non possedere le invi.diate grandezze d' un regno. llL Mentre in cosiffatta maniera l' animo suo sconvolto ed afflitto pel sovvertimento de' giovani , fa venire presso di se l'altro figlio natogli in condizione di privato , e delibera .d' innalzarlo agli onori ( chiamavasi questo Antipatro ) , non , . come fece di poi vinto affatto dall' amore per lui , mettendo gli in mano ogni cosa , ma solo con animo di raumiliat'e l' arroganza de' figli venutigli di Mariamme , e ordinario sin~olarmente alla loro correzione. Perciocch non sarebbero pi cotanto ardimentosi , quando vedessero , che 11.0n a lor soli , n. di necessit si doveva il regno : laonde introdusse Antipatro in casa, come per mettere loro a fianco un eguale , credendosi con ci di operare saviamente, e di potere indi innanzi coll' abbassarli , che avrebbe fatto , avergli all'uopo migliori. Ma la cosa non segu, come aveva tra se divi$ato. Perciocch a' figliuoli non sembr da portarsi in pace l'affronto, che loro si faceva; ed Antipatro uomo ardito di sua natura , dappoich la libert , non avuta finora , gli facea concepire qualche speranza , indirizz le sue mire tutte a maltrat tare i fratelli , a non cedere loro il primo posto , ma stare egli sempre allato del padre gi dalle calunnie inasprito, e tlisposto a lasciarsi .:ol menare,

DELLE ANTICUlTA.' GJUD.CD!!

dov' ei voleva 1 cio a inc.rudelirlo ognonl pi. coa novelle accuse (l"). Questi adunque si erano i ragi~ namenti , che con lui solo teneva , bench si guar.. dasse di .non parerne egli solo delatore ; . ma si valesse pi. volentieri dell'opera cl'.altre persone meno sospette , e credute farlo per puro amore del re. E gi ne aveva trovati parecchi , che lo servivaJlo , eome aveva sperato, e sott' ombra di benivoglienza,. ehe li movesse a riferire tali co-.se , s'erano nell'animo. insinuati d' Erode. Ora mentre costoro sotto pi. aspetti , e semp1e lealmente facevano la loro parte , i garzoni somministravano loro sempre nuovi motivi per farlo; Conciossiach 'spesse 6ate piagne "Yano il disonore e 1' affronto , che l01o si faceva , e chiamavano per BOme la madre, e scopertamente 6mai si studiavano di persuadere gli amici, cle in giusto era il padre. Le quali cose tutte dai parti giani d'. Antipatro con i:naligno occhio osservate , e nel riferirle ad Erode aggrandite valsero a fermen tare non poco la domestka sedizione. Perciocch mal soffteno Etode i delitti, che s' apponevano a que' di Mariamme, e volendo abbassarli, levava ogni giorno a stato maggiol'e Antipatro ; e infine renden dosi alle sue. istanze ne introdusse in corte la ma dre. Anzi scrivendo pi. volte a Cesare glie) 1acc~ mand anche. in particolare con pi. diligenza. Ad Agrippa adunque, che dopo ordinati nel corso d'in teri dieci anni gli affari delP Asia tornava a Roma , partitosi Erode dalla Giudea e raggiuntolo present il sQlo Antipatro , e gliel .di da condurre a Roma

LJII, XVI. C.A.P. VI.

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at~compagnato da molti presenti , onde entrasse nel l' amicizia di Cesare ; talch pareva , che Antipatro avesse gi in sua bala ogni cosa, e i garzoni foa sero dal .governo del 1egno 1imossi affatto.

c .A.

p I T

o L o .VII.

Erode , mentre Antipatro stava a Roma, conduca Alessandro e Aristobolo innanzi a Cesare; e quivi : f gli accusa.
I. lntant.o ad Antipatro la sua lontananza giovava molto per avanzar posto , e ottenere il primato sopra i fratelli ; conciossiach per le lettere , che di lui a ve a scritte Erode a tutti di Roma, egli era in grande concetto presso gli amici. Pure' forte pesavagli di col non trovarsi, n di potere incessantemente ag gravar di calunnie i fratelli ; ma temeva as.sai pi , che il padre non. si cangiasse , e la sua instabilit lo facesse piegare a pi teneri sentimenti verso i fi. gliuoli di Mariamme. Ravvolgendo nell'animo questi pe!isieri non abbandon il suo proponimento , ma di Clol eziandio sperando di muovere il padre a cruc .. cio e ad ira contro i fratelli , scrivevagli continua~ mente , sotto pretesto del s.ommo premergli che fa ceva la sua persona, ma realmente per fomentare colla sua natmale malignit quella grande speranza, ch'essa gli dava; fin ch'ebbe .condotto Erode a tantG d' ira e mal animo conbo i garzoni , i!he gli erano Gi divenuti odiosi. Ma nella difficolt , che sentiva.

~o6

DLLE .ll'fTICHITA.' C.ltJD.liCUE

in concepir tale affetto , perch la sconsideratezza o la negligenza non lo traessro in qualche errore 1 credette miglior partito rendersi in Roma , e quivi dinanzi a Cesare accusare i figliuoli. Giunto a Roma tir in gran f1etta verso Aquilea , ove Cesare si tro"Vava , per _ivi seco abboccarsi. Introdotto con lui discorso e pregatolo che gli .desse agio ad esporgli le gran traversie, a cui gli pareva di soggiacere, gli present i figliuoli, e accusl1i della protervia e pe-o tulanza , onde per ogni via si studiavano di perse guitare nimichevolmente il lor padre , e cercavuo barbaramente d' impadronirsi del regno, quando Ce sate aveva posto in sua mano il }asciarlo , non a chi per necessaria successione si dovesse , ma a chi giudicato egli avesse pi costantemente amorevole alla sua persona. Questi per non bramavano sopra tntto il regno ; anzi sol che potessero tor di vita il padre , non erano punto curanti di perdere e regno e vita : tanto era crudele e implacabile l' odio , che inviscerato portavano nel cuore. Lungo tempo egli avea tollerata questa sua calamit; ma or finalmente trovarsi costretto di farla nota a Cesare, c d'imhfat targli gli orecchi con tai discorsi. Eppure, che male hanno essi ricevuto da lui ? In che lo possone ri prendere di soverchia severit ? Donde si danno a credere di poter giustamente del regno , ch' egli ha dopo lungo tempo e a costo di molti pericoli conquistato, contendergli la signoria e il dominio, e la libert di crearne successore chi 'l merita ? Giacch questo almeno ~i il premio, che insiem cogli altri

LJD. XVI CA.'f. VU.

dovuti a' buoni proponsi , a chi veramente 6a tale 1 cio ottenere , cb' altri abbia cu.ra di lui , e gliene renda s gran (3) ricompensa. Che poi sia contrario alla piet quel loro tanto adopetarsi per come guirlo , egli chiato. Perciocch chi ba sempre le sue brame rivolte al regno, forz' che pensi alla morte del genitore , dopo il qual solo e non altrimenti si pu attenerlo. Egli poi , quanto a se , non ha fino ad ora negato loro , quanto a' sudditi insieme , e figliuoli reali dovevasi , non ornamenti , non seguito , non delizie ; anzi gli avea collocati in nobilissimo matrimonio , Aristobolo con la 6glivola di sua sorella , e Alessandro con quella del re Archelao. Ma quel ch' pi, dopo tali attentati senza mettere in opera quell' autorit , di cui era fornito in lor .danno, condotti gli aveva dinanzi al comune benefattore Cesare , e rinunziati tutti i diritti , che un padre offeso , o un re insidiato poteva prt.ten dere , gli aveva rimessi in mano d'un giudice indifferente. Pregava pertanto, che noi lasciasse invendi.. cato del tutto , n obblig~to a una vita. sempre in timori , quando neppure ad essi era utile dopo tali disegni vedere il sole , s' ora n' andassero salvi ; rei ch'egli erano de' maggiori eooessi , ch'uomo possa commettere, e pronti a commetterli novamente. Cosi Erode con gran dolore accJisava i suoi figli. II. Piagnenti intanto e confusi, menti' ei parlava , se ne stavano .i giovinetti , e molto pi quando Erode ebbe posto fine . al suo dire : perch , quantunque della loro innocenza in risguardo di tal de

208

DELLE .lNTICIIITA.' OIUD.liCHB

litto avessero prova bastante nella loro coscienza, puc il venire queste calunnie dalla bocca del padre bet1 vedevano , che renderebbe la lol'O causa verammte diffi~ile a sostenere , non si convenendo a quel tempo neppure un franco parlare , quando con questo dovessero della sua -indole precipitosa sempte e ~olenta mostrarlo inganaato. Stavano adWique in for1e , se avessero a 1agionare , e in lagrime intanto e in singhiozzi pi dolorosi proruppero, mentre dal. l' uaa parte temevano, non da rea coscienza parease uata la loro incettezza , c dall' a] tra non si offeriva loro. via da difendersi agevolmente , tra per l' inesperta et loro e per la turbazione , ia che si tro vavauo. Ci nulla ostante Cesare consideranda piq addentro lo stato loro , com' era infatti , s' avvide, DOn da coscienza di mal commesso la loro titubazione derivare , ma da inesperienza e modeitia. Qui~i tutti gli astanti n' ebbero compassione , e il padre eziandio ne fu mosso a vera piet.

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o L o VIII.

Alessandro difende la causa comune. Scambievole riconciliazione fra 'l padre e i figliuoli.
I. Ora poich e nel padre ed in Cesare scoperto ebbero qualche senso di tenerezza, e gli altri astanti parte piagnevano , tutti li compassionavano , Ales sandro l'un de' fratelli ri.-olto il suo dire al padre stu)iissi di dileguare le accuse. " E padre , disse ,

tm. xvr. c.A.P. vm.


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il tuo amore per noi ben chiaro si mostr anche in questo giudizio. Perciocch se alcun tristo di.. segno formato avessi contro _di noi , condotti no non ci auesti a colui , che salva ogni cosa ; che tu ben potevi per la facolt, che ti dava lo stato di _re, che ti dava lo stato. di padre, punire i tuoi offensori. D condlll'li pertanto a Roma , . e il fame Cesare testimonio fu .il medesimo , che voh:rli salvi; poich chi si mette in animo di tor la vita ad alcuno , no noi conduce in luoghi sagri n in templi. Plll'e le cose nostre si trovana a stato peggiore. Perciocch (4) non avremmo soste nuto di vivere pi lungamente , quando si fosse creduto , che noi avessimo offeso tal padre. Ma forse egli ancor peggio, che noi anzioh morire innocenti , viviamo sospetti di felJonia. Laonde se il nostro dire otterr fede di veritiero , buon pel' noi che avremo e persuaso te e cansati noi dal pericolo ; che se prevale la calunnia , noi siamo vissuti abbastanza. E in verit , che ne gtova il vivere , quando viviamo aospetti ? Ora il tlire che noi aspiriamo al regno , ella una colpa in gio.. vani verisimile, e l' aggiugnere a ci l'infelice esito della madre rende probahile l' inferire dalla prima ancora la present~ disavventura. Ma vedi , teu prego, se mai queste cose fosser comuni ad altri, e tali da poterai apporre egualmente a tutti ? Chi potr impedire , che ~ re , se ha figli giovani , la cui madre sia morta , non gli abbia tutti in sospetto d'insidiatori della ua vita? Ma il sospetto
1'1.4JTIO ~ Pl"JO

JY.

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DELLE ANTICifl'rA' Glt1DUC11E

, non basta per tanta empiet. Ot tragga irlnanzi , qual pi si vuole, e ne dica , se mai si . teutat() , da noi alcun fatto , onde le cose eziandio incre., dibili soglioo per la Jmo evidem;a acquistar fede. , .Pu forse' alcuno convicetne o di preparato ve, leno , o di congiura tra coetanei , o di servi coi, rotti coll' oro , o di lettere scri~te contro di te ? , Eppure la calunnia, beuch non commesse, suole ., alle volte infingerle queste cose. Ahi , che Wla , famiglia reale in discordia egli. pure il gran ., danno , e il principato , che , tu dicesti premio "' de1la piet ; avviene soventi yolte , che un incen" tivo egli sia a ribaldi di ree speranze , per cui " non rimangonsi da vetuna iniquit. Delitto adun" que non v' ha petsona che sappia opporci ; le " calunnie poi , cm~ poban dileguarsi , se non si , vuole ascoltare? Noi abbiamo padato liberamente. " Contro di te no certo , che fora un' empiet ; ma "' contro coloro , i quali non san tacere , checch , si dica. Alcuno di noi per ventura compianse la , madre. Noi niego; ma non perch morta, ma ., perch dopo morta eziandio ne straziava il non1e n chi meno il doveva. Noi desideriamo quel regno , , che sappiamo possedersi dal patire. . Ma per qual , fine? Se siamo trattati da re, come infal.ti lo sia" mo , non sono vane le nostre brame l se poi nol siamo, non ne abbiamo almen la speranza? Forse .. ci credevamo di poter coll' ucciderti impadronirci , del regno , quando dopo un tale misfatto n so" stenuti ci avrebbe la teua, n il mare portati?

LID. XVI, CAP. Vnf.

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E poi la divozione de' sudditi e Ja religiop~~;def popolo tuttoquanto come avrebbe sofferto ; che p<it-ricidi .salissero in trono , ed entrassero nel Tempio santissimo da te fabbricato r E come, quand' anche ci avessimo tutto il resto gettato dopo le spalle , come potrebhe andare impunito !''uccisore di tua persona, vivente Cesare? Ah che non hai generati figliuoli n cos empj nt: cos stolti , ma fors.e pi sventurati di quelJo , che al tuo ben si convenga. Dunque se colpe non hai da apparci , n in noi trovi insidie conbo di te , qual ragione ti move a crederci cos disumani ~ Morta la madte. :Ma questo anzich inasprirci, dovev farci pi circospetti. Pi altre cose vor~ remmo dire a nostra discolpa ; ma per non com messi delitti sono superflue. Pertanto in mano di Cesare signor di tutti ed oggi nostro mezzano noi rimettiamo tal controversia. Se dalla verit stessa fatto capace tu giugni a depoi.'le ogni sospetto di noi , padre , vivremo , ma non per questo fe)ici, Che l' accusa di gran delitti , quantunque falsa , assai dolorosa. Che se ti rimane ancor qualche n dubbio, 8alva la tua piet; noi sapremo punircene da noi stessi. No, n'Qn facciam della vita co~ gran " conto , che amiamo di goderla con danno di chi " ce la diede ". II. Mentre cos\ diceva , Cesare , che neppure innanzi avea _dato. fede alle gtandi colpe che lot s'ap ponevano ' vie pi si moveva a pro loro ' e tf'neva continuo gli occhi fermi in E1ode Hggeudolo an..

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esso c6nfusQ. Quiqdi grande impegno si accese 1)~11' niPJ,o degli ~s~ti ; e le voci sparsesi per )a c()rte reqdcvaqo il re qdioso. Perciocch la stranezza delle calunnie e la compassione, che la fiorente et ~ l' a:vveqeqz~ de' g_iqv~ni eccitava 2 ttaeva aluui a Qccorrerli ; e ~oltQ pi allora, quando agli apposti qelitti tis_pose con destre e prudenti ~aniere Ales~apdrQ. Neppure i garzoni all'aria del volto non erano pi dessi , :beuch piag~essero e chino tenes ... .-ero ~est;lmente lo sguardo a te:rra ; che gi un l!lmpo qe traluceva di pi-Q lieta speranza ; e il re stesso , che gi~ vedeva dagli argomenti d~ se prclo~ti d' anrgli a to1to acusati, non sapendo che. si rispondere , fl}>bisognava egli ~uco:r di difesa. ..t\llQra tJ!are stato a1qu;mto sopra se steaso si volse a'gio-. -vani , e l>eqch H redesse dalle reit loro apposte JoqtaQi&simi , pur dis11e aver eglino per lo r:qeno errilto nel qo:n portjlr~i di tal maniera col padre , da torgli oglli Jll,Otivo. di parlar ~onbo loro. Indi si fece a tlSOrtjlre Erode , che posti gi-Q i sospetti tornasse in sua grazia i figliuoli : non essere giusto , ch' egli ~a fede a t;i c~unnie contro dc=l suo medesimo ~ansue, Col pcntimento poi l'uno e l'altro di loro :qon spl rnetterebbon compeqso al passato, ma riac-. ~~nderehl;lqnq ]~ piimierjl he:nivo~Jlienza, quando .in riparo a'troppo precipitosi sospetti vogliate ~m:bedul!l ClOP.U'flPPorre "\lDil vie maggiore savie~za. Do.po quef!to ~vvertiptentp fe' ceqno ~' giovani. 01a , Qtentre questi volevano gipqcchioni prostrl\rsi iQ a~to di ~qpplichevoli e lilgrinlO~ 2 prevepu"gli il pa!re gli

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Llll. XVI. CAP. VIU.

abbraccia l' un dopo l' altro , e li bacia , talcb non v' ebbe pur un tra gli astanti , o servo egli fosse o libero, che non ne restasse commosso per 'tenerezza. III. Esai adunque , rendute grazie a Cesare , insieme si partirono' e con esso loro 'Antipatro ' qual s' infingeva asaai lieto di tale riconciliazione. Ne' giorni appresso Erode present Cesare di trecento talenti , allora appunto che al popolo romano egli dava spettacoli e donativi. Cesare all'incontro cedette a lui la met delle rendite , che da' metalli di Cipro trana , e dell' altra met crello sopran tendente. Fornillo ancora orrevolmente di viatico, te. in pi altre maniere trattllo cortesemente' e rimise al suo arbitrio il costituire successore nel regno , qual de' suoi figli pi gli piacesse , o il ]asciarne nna parte a ciascuno e dividerne a tutti l' onore. E gi lo voleva Erode issofatto eseguire : ma Cesare disse non essere per consentire giammai, ch'egli l'ivo cedesse alla signoria del regno e de'figli. Dopo ci fe' ritorno di nuovo in Giudea. IV. Ora nel tempo della sua lontananza gli si spicc dal restante del regno una parte non piceiola , cio i Traconiti ; ma i capitani quivi )asciali da Erode li sottomisero , e astrinser di nuovo a ubbidire. Erode intanto con euo i figli , afferrato ch' egli ebbe ad Eleusa isola presso alla (5) Cilicia , ch' ora con altro Bome si chiama Sebaste , quivi s' anenne nel re della Cappadocia Arcbelao ; il quale cortesemente lo accolae , festante in vedere riconciliati i figliuoli col palke , e da ogni accusa

DELL'l!! ANTJCHJl'A' GIVDAICH'I!!

assoluto Alessandro , che aveva per moglie la sua figliuola ; e donaronsi scambievolmente con quella ~agni6cer{za , che ben si diceva allo stato ]oro di re. Indi Erode venuto in Giudea ed enhato nel Tempio narr l' avvenutogli neJJa sua lontananza , esponendo i tratti gentili, onde Cesa1e l'aveva OnQoo rato , e con ci quanto dell' operato sino1a da lui credeva tornare in vantaggio ad altrui il saperlo. Sulla fine poi ad ammaestramento de' suoi figliuoli 1ivolse il parlare a' cortigiani ed al popolo tutto , esortandoli alla conordia, e dichiarando i figliuoli suoi successori nel r-egno , Antipabo innanzi gli al tri, indi ancora i natigli di Mariamme Alessandro e Aristobolo. Intanto tutti tenessero gli occhi rivolti a lui , e il guarda_ssero come re e signore assoluto , non dalla vecchiaja impedito , in cui per regnare trovava quella maggiore sperienza; che possono dare gli anni , n p1ivo dell' altre doti , onde si trae vigore e da governare un regno e da tenere soggetti i figliuoli. I capitani ancora e l' esercito , quan)lo .a lui solo ubbidiscano , trarranno quieti i lo1o giorni , e concorreranno a una per(etta scambievole felicit. Cos detto , licen~ia l!l ragunanza con soddisfazione di moltissimi , non per di tutti ; che l' emulazione e le speranze accese da lui in cuore a' figliuoli av~ vano gi molte. cose stravolte, le quali miravano anco1a a intrQdw novit.

Llll. XYf. CAP. IX.

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CAPITOLO

IX.

Spett.acoli cinquerinali per la fondazione di Cesarea. Opere grandiose da .lui, compiute. Suo carattere.
I. Circa tal tempo fu poste;> fine alla f~hrica , che stette tutto~: facendo di Cesarea , termi~ata perfetta.. mente dopo dieci anni di lavoro ; e caddene il com.. pimen.to nell' anno diciottesimo del suo regno alla centesill,la nonantesima seconda olimpiade. Si fec~ adunque per la sua dedicazione grande solennit e apparati sontuosissimi. Perciocch avea bandita festa di musica , e giuochi d'atleti. Aveva inoltre ,apprestato un gran nume1o di gladiatori e di fiete , e cavalli da corso , c quanto di pi magnifico si suoi fare in Roma e presso altre nazioni. Anche questa celch1i~ consegrata ei la volle all' onore di Cesare , da doversi poi rinnovare di cinque in cinqu' anni. A tutlo l' apprestamento per ci necessario ei provvidQ a sue spese con mostra di il'ande magnificenza. An. che Giulia moglie di Cesare mandgli del proprio assai cose in Italia pregevolissime , talch messo a conto ogni cosa la spesa non fu meno di cinquecento talenti. Concorso per tanto un gran popolo di forestieri nella citt per amore dello spettacolo , e con essi lt: ambascerie , che diverse nazioni spedirong\\t pe? benefizj loro fatti , egli diede a tutti albergo e tavola e divertimenti continui, avendo la gente col radunata fi.a gio1no il sollevo degli spettacoli , di

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DELLE AN'l'ICHITA.' GltiDA.ICJit

ntte poi l' allegria de' banchetti e lo splendido loro apparato con un'insigne mostra .In Erdde d'animo generoso. Perciocch in .quanta egli andava facendo, studiavasi che le cose mosirate dlpQi avanzasser() quelle d' innanzi ; e corre 'VOce , che Cesare iatesso ed Agrippa pi volte dicessero, le ricchezze del regno d' Erode all' innata sua grandiosit noa hastare ; che per gli si sarebbe d.ovttta la sign01ia d-ell' Egitto e di tutta quanta la Siria. n. Dopo ({Uesta solenne e t'estiva adnbanza (6) Erode fond un' altra citt nella pianura detta Ca.. farsaba , al qual fine trascelse ~n luogo . acquidoso .ed ottimo per piantagioni , dove la stessa citt era ~orsa intorno da un fiume; e da un bosco per le ramorute sue piante vaghissimo circondata. A questa di il nome del pdre suo Antipatro , e nominlla Antiptride. Col nome altres della madre fabbric un castello vicino a Gerico , :tiguardevole per sicurezza , e per situazione amenissimo , e Io cl1iam C)pro. Anche alla memoria del so frattlllo Fasaelo pel tenerissimo anmre , che gli aveva portato , consegr nobilissimi monumenti , d sono una torre da lui nella stessa cittil innalzata ; che non era niente men bella del Faro (7) , e l' appel~ Fasaelo , torre che alla sicurezza serviva a un tempo . della citt con se stessa , e colla sua dcmontinazione alla me ,moria del trapassato. Col medesimo nome di lui fond ancora una citt presso ella valle di Gerico a ttamontana , e in griizia di quella provvide , che tutto il paese d' in tomo prima diserto. fosse dagli

UB. XVI, C.A.P. IX,

abitanti l:lon. maggiore diligenza messo a coltwa , e la nom Fasaelide. Hl. E qui d' impossibile riuscita sarebbe il voler novetare quanti benefzj egli fece ad altre citt , e :ru~lla Siria , e per la Grecia , e tra que1Ie nazioni , per mezzo alle quali avvennegli di viaggiare. lmperciocch a dovizi.a egli certo che spese in vantaggio Gli molti pubblici uffizj , in ristoro di pubbliche fabbriche; e in sovvenimento d'opere bisognose d' ajuto per la mancanza dell' opportuno denajo a compirle. Ma le pi grandi e pi illustri sue imprese si fu rono il rialzare ch'egli fece a sue spese il Tempio d' Apollo Pitio in Rodi , e i molti talenti d'argento, ch'egli somministr per la fabbrica delle navi. A'Ni copoliti poi abitanti della citt fondata da Cesare in Azzio egli porse ajuto nella parte maggiore de' pubblici edifzj ; e in vantaggio degli Antiocheni di Si ria , che abitavano una citt assai !J'&nde , cui per lo lungo tagliava la piazza, quinci e quindi egli ora CJUesta stessa di portici, e lastricnne la via scoperta di liscio marmo a omamento non solo grandissimo della citt , ma a bene ancora. de' cittadini. Anche i giuochi olimpici , che per iscarsit di denajo mal rispondevano al loro nome , furono da lui ritonaati in pi lustro coll' annue rendite , che assegn loro , e quell' adunanza riebbe per lui il suo primo splen dore in riguardo cos delle vittime , che ci si offeri vano , come d' ogni altro accompagnamento , clte l' adornava. De q:uesto suo generoso procede1e av-

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1i1ELLE Al!fTICIIITA' GIVDAJCIIJI

venne , che fu per voto ptessoch unive~sale dicltiarato soprantendente perpetuo degli spettacoli . . IV. Qui forse taluno si sentir nascere in cuore maraviglia in veggendo tanta diversit d' andamenti in un. uomo solo. Perciocc:h se miriamo al largheggiare ch'egli fece con tutti gli uomini e beneficarli, non v' ha persona neppure fra quelle , che l' ebbe1o in minor conto , che peni a confessarlo uomo di cuore liberalissimo. All' inco~tro se volgasi.l' occhio a' supplizj e alle superchierie ; ond' egli maltratt i sudditi e i suoi pi cati , e si ponga mente alle crude. e inesorabili sue maniere , non potrassi a meno di non crederlo uomo bestiale e alienissimo da ogni senso d'umanit. Quindi la pi parte conchiudono , che una natura egli avesse con se medesima ripugnante e discorde : ma. io non penso cos ; e una ssla cagione io ravviso in ambidue questi effetti. Perciocch come egli era uomo naturalmente ambizioso e forte da tal passione predominato , cos quand~ gli si ofl'e1iva qualche spetanza di rendersi o immortale appo i posteri , o presso quelli , t:be allora ci vivevano , glorioso , accendevasi a spiriti generosi. Quindi dal largheggiar che faceva in ispen dere oltre le forze costretto vedevasi a malmenare i suoi sudditi; .perch il suo molto profondere da pi parte il denajo rendevalo aspto esattore di quanto gli si doveva ; e bench consapevole fosse a se stesso dell' odio , che gli portavano i sudditi , pure veggendo il suo fallo di malagevole c01reggimento , .siccome poco utile a' suoi interessi , rivolgeva l'

Llll. XVI. CAP. IX.

stesso mal animo altrui . in vantaggio suo proprio. Intorno poi a' domestici , se mai avveniva , che trasmodando. alcuno in parlare non trattass~ lui da paJrone , e se da ser\'O , o tentasse a suo credere movimenti nel regno , non poteva pi ritenersi , e puniva congiunti,insieme ed amici , considerandoli tutti egualmente nimici , pel bilanciare ch' ei faceva tai falli. col volere egli solo gli onori e la stima altrui. Che questa fosse la pi gagliarda passione che egli avesse , ne ho in prova gli onori stessi , ch' ei fece ad Agrippa , a Cesare , e agli altri amici. Perciocch que' medesimi i eh' ei prestava a chi era dap-pi di lui , intendeva , che fossero anche prestati alla sua persona; e quel sommo onore , ch'egli credeva di fare agli altri, mostrava in lui un'ardente brama di avere altrettanto. Ma la nazione de'Giudei per legge nimica di tali cose , ed avvezza ad amare anzi il giusto che l' onorevole ; laonde loro non andava a genio, siccome illecita usanza, adular con istatue e templi e altrettali mostre di stima l'ambizione del re. Questa a me sembra la vera cagione delle sbavaganze, ch'Erode us co' domestici e cogli amici, e de'benefazj ch.e fece agli straaiel"i. e a ehi niente gli apparteneva.

a2o

D8LLE A.NTICBITA' GltJDUCH2

CAPITOLO

x.

.Jmbasctria de' Giudei. Cirenesi ed Asiatici a Cesare: Decreti Ji lui e d'Agrippa a favore de' Giudei.
I. Intanto i Giudei asiatici e quanti al>itavan la \ Libia intorno a Cirene (8) erano da que' popoli mol~ stati , avendoli fino ab antico i re de' medesimi privilegj onorati , che gli altri , e trattandogli allora i Greci aspramente fino a spogliarli del pubblico loro d~najo e maltrattarne ancora i privati. Infestati essi in tal modo , giacch non vedevano mai stancarsi la scortesia de' Grec;i, ordinarono un'ambasciata a Cesare per tal faccenda ; ed egli determin , che i Giudei vivessero alle medesime condizioni , che gli altri, e ne scrisse a' governatori. Noi ne recheremo qui le risposte in testimonianza di quell' affezione , che per noi ebbero gl' imperadori d'un tempo. " Cesare Augusto , Pontefice massimo , e colla po" dest tribunesca dice cosl. Poich la nazione dei , Giudei, e il lor sommo Pontefice lrcano mostrssi " a prova riconoscente col popolo romano non solo " a' nostri tempi, ma ne'passati eziandio e in modo , particolare sotto l' imperadore Cesare _padre mio , " io co' miei senatori giurati , -consentendolo il po polo romano , abbiamo deciso , che i Giudei ri" tengano i proprj riti secondo le patrie loro leggi, " come 1i ritenevano a' tempi d' lrcano sommo Ponn tefice dell' Altissimo Iddio , e che i loro sagri

tiB. XYI. CAP. %.

2'A l

denati sieno franchi , e si possano trasmettere- a Ger~salemme , e consegnare agli esattori di col ; n da loro facciansi malleverie in giorno di sabbato , o nel d precedente dall' ora nona : che se alcuno sar convinto d'avere i sagri libri o il ~a gro denajo in\\olato o dalla camera sahbatica (g) , o da quella degli uomini egli aia reo di sacrilegio .e i suoi beni saranno incorporati all' erario del popolo romano. Il memoriale , che. da essi mi fu presentato :1 per quella piet , con che miro tutto " il genere umano , e in risguardo di G. Marcio , Censorino io intendo , che insieme con questo , editto sia appeso nel celebre luogo , che dal co , mune d~ll' Asia fu ad onore mio fabbricato in , Ancira. Che se alcuno violer anche in picciola parte questo. decreto' non n~ sar leggiermente , punito " Fu intagliato in una colonna del Tem pio di Cesme. " Cesare e Norbano Fiacco; salute. , r Giudei ' che !n . qualunque parte del mondo " hanno avuto In costume di contribuire denari a ., uso sacro e mandarlo a Gerusalemme, lo facciano ., senza ostacolo " Cos Cesare. II. Agrippa eziandio scrisse a favore de' Giudei in t;ll modo. " Agrippa a' capi, al Senato, e al Popolo , d'Efeso, salubt. Del sagre denajo, che suoi l'e " carsi a Gerusalemme pel Tempio, intendo., che ., abbiano la custodia e il pensiero i Giudei del, l' .Asia. Chi il aagro denajo involasse a' Giudei ed " entrasse in franchigia, voglio che a forza ne sia " levato e messo in mano ,a' Giudei con quel dritw,

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DELLE ANTICBITA' GIVD.UCRE

, con che si divelgono da' templi i sacrileghi. Se1issi t ancora a Silano pretore, che in giorno di sahbato , niuii co.sb.ignesse i Giudei a fat sicurt " Marco Agrippa a' capi e al Senato de' Cirenei, salute. l , Giudei di Cirene., per cui Augusto gi scrisse al , governatore della Libia , che di que' tempi era , Flavio , e a quelli dell' altre ptovincie , perch , senza noja potessero il sagro denajo mandare a , Gerusalemme, come t: loro usanza, a me poc' anzi " si dolsero; che da certi cavillatori erano in ci n soperchiati, e che sotto titolo di tributi , non per " altro reali, si ~ttraversavano a questa spedizione. , Ora io comando , che loro non si dia pi noja , , e se qualche citt ha spogliati del sagl'O denajo '" que' , ch'erano scelti a porta..Io, ne ristori i Giu, dei abitanti col " G. Norbano Fiacco proconsole a' capi de' Sardiani, salute. " Cesare con una sua , lettera m' ha ordinato , che a niun giudeo , che " sta sul raccoglit>re denajo per ispedido a Geiusa" lemme , non Y' abbia chi metta i~pedimento. Io , adunque. v'ho scritto , perch sappiate , che Ce, sare ed io cos intendiamo che si faccia " Per egual modo scrisse anche Giulio Antonio proconsole. A' capi , al Senato , ed al Popolo degli. Efesi , salute. " I Giudei abitanti nelJ' Asia , mentr' io ai , tredici di febbrajo teneva ragione in Efeso, m'in, formarono, come Cesare Augusto ed Agrippa ave" vano loro consentito di vivere colle proprie leggi " ed usanze ' e di raccogliere senza ostacolo le pri" mizie , cbe ognun di loto .Secondo l' impulso, che

LO. XVI. CAP. L

u3

n'ha dalla propria divozione, suole conhibuire in riconoscimento al suo Dio. Indi. pregarommi , che volessi io pure colla mia autorit confetmare le grazie loro concedute da Augusto e da Agrippa. Voglio adunque , che voi sappiate, che ne' decreti d'Augusto e d' Ag1ippa loro 'S permette di vivere e d' operare secondo le loro leggi senza opposi zion di veruno " III. Or io di necessit ho prodotti questi decreti, perch siccome Je nosh-e storie andar debbono per lo pi tra le mani de' Greci , cos egli vedessero , come noi nelle scorse et onorati per ogni maniera non che fossimo da' regnanti nel vivere giusta le pa~ trie' leggi punto sturbati , anzi favoreggiatori gli avemmo di quanto insegnava la posba 1eligione e prescriveva d' ossequj a Dio ; e spesso ne fo ricor.. danza per raddolcire a pro nostro le genti straniere, e disveller dall'animo de'men ragionevoli que' moti.. vi, che portano in se radicati, d'odio contro di noi e di lui. Perciocch non v' l1a popolo , che sia sempre durato immobile nelle tisanze medesime ; anzi da una citt all'altra si bovano moltissime variazioni : dove la dirittura ben si conviene agli uomini tutti ; eh' ell' utilissima a' Greci non meno che a' Barbari , della quale facendo grandissimo caso le nostre leggi rendonci meritevoli, quando le osserviamo lealmente, delJa benivoglienza e amicizia di tutti loro ; il percb noi dobbiamo e~:igere da loro e pregarli , che non nella diversit delle usanze faccian consistere la differenza del merito, ma nella vera attitudin, ch' eue danno

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DELLZ 1NTJCRIT4' GJUD.UCIJ'E

alla virt ; che questa comune a tutti , e la solar bastevole a 1-egolar saggiamente la vita umana. Ma ritorno oggimai alla storia intramessa.
CA.PJTOLO

XI.

Erode per i'scarsit. di denajo ricorre al sepolcro di Davidde. Disgrazie awenute alla CtSSa ti Erode. l. Erode dopo le molte spese ,- che dentro. e fuori del 1egno avea fatte , udito opportunamente , che 1.... c:ano (10) re innanzi a lui, aperto il sepolcro di Davidde , ne avea cavati tremila talenti d' argento , e ven' etano molti pi , e in tal quantit da potere ripatate a qualunr;te bisogno , era gran tempo che meditava di tentar quest' imptesa. Allora pertanto nel cuor della notte , aperto il sepolcro , v' entr con alcuni de' suoi pi leali amici, ma in .modo, che nella eitt non ne trapelasse notizia. Non per , come a lrcaoo , gli venne fatto di rinvenirci denaro riposto, ma solo una do.vizia d' 01'0 e di mobili preziosissimi, che port via tuttiquanti. Ebbe ancor desiderio per farne una pi minuta ricerca di penetrare pi oltte , e fin presso all'arche , ove stavano le osea. di Davidde e di Salomone: ma due de'suoi scudieri vi furon morti da una fiamma, che mentre innoltravansi, dalle parti pi addentro , come dicevaai , a' avvent a divorarli; del che forte atterrito Erode use di col, e in es piaziou del auo ardire alz alla bocca di quel sepolcro con grande spesa un magnifico mom,nnentq di

LIB. XVI. CAlt XJ.

n5

mal'Dlo biant'o. Questa fabb1ica vien raccordata ancora da Nicol storiogi"afo contemporaneo ; ma non altret tanto lo scendervi ch'egli fece, parutagli questa una azione poco onorevole. Il tenore medesimo ei segue nell' altre cose , ehe scrive di lui. Perciocch. d' un r~ , e d'un re vivente a' suoi giorni trattando egli pet fargli piacere e servigio, toccava sol quelle cose, che tornar gli potevano a onore. Quindi , che le azioni le pi apertamente malvage egli vien travisando e c:op1endo il meglio che pu , a tal s~gno che pur volendo colorare in buon modo il condannclr, oh' egli fece barbaramente alla morte Mariamme e i suoi figli, quella fa rea d'impudicizia , e d' insidiosi trattati i garzoni. In somma la sua scrittura qa capo a fondo altro non , che un sovcrchio encomio delle diritte azioni del re , e una studiata difesa delle stravolte. Egli per degno, come ,gi dissi, di molto compa .. timento ; che con tal opera egli gi non tesseva una storia per altri , ma prestava un st'rvigio al re. Dove noi , che per sangue apparteniamo dappresso a' re Assamonei , e per coll' onore ne ahhiamo la sacer.. dotale dignit , ben veggendo la disdicevole cosa , che a BO sarebbe mentire ancor leggiei"mente in tale materia, con purit e dii"ittura noi n'esponiamo le geste ; salvo bens quel rispetto che dehbe~i a molti suoi postei"i presentemente regnanti, ma salvo eziandio quell' onore che pi che essi io prc:.to al vero ; il che per altro tnttoch fatto con discrezione , pur ebbe la sventwa d'incontrare lo sdegno (4*) di questi stessi.
FLATI f) , wmo. IY.
l !i

DELLE .lNTICHITA' GlliDAICUE

II. Erode adunque per l' onta fatta al sepolcro di Davidde parve 1 che peggiorasse gli affari della famiglia , or fO'Sse che l'ira divina si scaricasse , laddove ancor per innanzi pi grande era stato il male ' onde moltiplic in pi doppi fino a non esserci pi riparo , che vi potesse , o fosse che la fortuna facesse il suo corso in tai tempi (5") , in cui la corrispondenza tra la cagione e l' effetto desse non leggiere tugomento per credere , che gli furono dalla sua em piet quelle disavventure tirate addosso. Perciocch a romore levssi la corte ~no a sembrare una guerra eivile, e gli odj scambievoli si raccendevano quinci e quindi colle calunnie. Perseguitava continuamente i f1a telli Antipatro uomo ardito , dell' opera altrui valendosi a caricarli d' accuse , mentr' egli soventi volte prendea le sembianze di loro avvocato; perch l' apparente sua benivoglienza il ~etlesse al coperto negli attentati , che scco medesimo andava tracciando : e s in varie forme aggirava il padre , che l' ebbe persuaso , Antipatro solo efficacemente volere la sua salvezza ; onde Erode giunse perfino a raccomandare Tolommeo suo luogotenente nel regno ad Antipatro, e la madre di lui consultava negli affari pi rilevanti : in somma essi erano ogni cosa , e facevano quanto dettava loro il capriccio--, e conducevano il re a mal vedere quanti stranieri tornava a' loro intressi , che odiasse. Intanto que' di Mariamme ogni giorno pi inacerbivano , e la nobilt del loro animo li rendeva insofferenti del disonore , che loro si faceva in }asciargli in disparte e nel luogo men de4
4

LIB. XVI. C.lP. XI.

227

guo. Anzi le stesse lor mogli entrarono in tai dissa pori; conciossiach l'una d'esse, cio Glafira figliuola del re Arcbelao e sposa d'Alessandro, odiava Salame tra per l'amore ch'ella portava al.marito, e perch troppa alterigia mostrava con la figliuola di lei (1 1) moglie cb era <l'Aristobolo, e mal da Glafira sofferta in egual posto d'onore con seco. Dopo ~1uesta seconda contesa anche il fratello d'Erode Ferma, che aveva una privata cagion di sospetti e rancori , non era )ungi dal suscitar tmbolenze. Perciocch . incapriccitosi d' una sua fantesca ne andava s pazzamente perduto , che gi promessagli la figliuola stessa del re , non curav~ di questa ; e volgeva il pensiero soltanto a quella. Doleva forte ad Erode questo dispet to , veggendo, che dopo i molti benefizj a lui fatti, e dopo avere con lui dimezzata l' autorit del co mando non ne traea guiderdone condegno ; e pare vagli per colpa di questo solo d' esser sventurato. Egli adunque recar non potendo entro a' termini del dovere Ferora d la figliuola in isposa al figliuolo di Fasaelo ; e dopo alcun tempo pensando , che l'animo del fratello gi si fosse composto , si fece a riprenderlo del passato, e a pregado a tor l' alba, che nominavasi Cipro. In questo d Tolommeo per eonsiglio a Ferora, che amai si rimanga di pi di.. sonorare il fratello , e rinunzi al suo amore : essere cos~ indegna , che per cagion d' una schiava egli metta in non eale l'amicizia del re , si faccia autore di turbolenze, e gli si renda odioso. Ferora aperti li occhi a vedere , che ci sa1ebbegli vantaggioso, e

22.8

'bELLE .1NTICRIT.1' GIVD.\ICBE

per la memoria eziandio , che aveva dell' ottenuto perdono , quando altre volte fu accusato , licenzia issofatto la donna col figlio , che quindi aveva. Poscia promette al re, che torr la seconda sua ~glia e infra trenta giorni celebrernne le nozze , giurando al tempo medesimo , che da indi innanzi pi non avrebbe intelligenza colla ripudiata. Scorsi i trenta giorni , si lasci tanto vincere alla sua passione, che niente attese di quanto aveva. promesso , e nuovamente torn quel di prima. Erode a questo procedere diede chiaro a conoscere il suo dolore , e ne fu adirato. Per continuo gli uscivano di bocoa parole sdegnose , e molti dall'ira de\ l'C traevan motivo di calunniare Fcrora. Quindi pi non aveva n giorno n ora quieta, ma sempre gli si raddoppiavano angosce ad angosce per lo levarsi che contro se stessi avean fatto i suoi congiunti e pi crui. DI. Salome infatti nimica sempre implacabile dei figliuoli di Mariamme neppur la stessa sua figlia 1 che d' Aristobolo l'uno d' essi era moglie , non lasciava vivere col marito in pace , spignendola a palesare qualunque parola dicessero privatamente, e scoprirla a lei , e mille sospetti facendole entrare in capo , se mai , come accade , ven' erano alcune uo po' aspre. Con questo mezzo ed ella sapeva quanto passava tra loro , ed ebbe condotta la figlia a vcde1 con mal occhio il marito. Or questa per far cosa grata alla madre disse , ch' egliao spesse fiate, quand' erano soli , mcntevavano Mariamme , e detesta

LJlJ, XVI. CAP. Xt.

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'\"&.no il padre : che minacciavano continuamente, che se venisse lor nelle mani lo scettro , caccerebbono i figli nati ad Erode da altre mogli a fare i notaj nelle picciole terre del regno ; perciocch ben con~ B.cevasi a tal mestiere la cura , che allor se ne o.veva , e l'impegno per istruirli. Anche le mogli reali , se mai le vedevano degli ornamenti vestite , ch' erano proprj della loro madre , protestavano , che in luogo delle presenti delizie sarebbono rivc5tite d' un sacco , e rinchiuse in prigione , donde veder non potessero faccia di sole. Cotai sentimenti venivano da Salome tantosto portati al re ; ed esso udi vali con dolore , si studiava per di porvi riparo. Ma i sospetti lo aspreggiavano ; e divenuto sempre peggiore credeva tutto di tutti. Ci non astante sgri dati allora i figliuoli , alle prime ragioni , che in lor difesa recarono , per alcun tempo si mitig ; ma in progresso la piaga divenne molto pi cruda. Per cioccb venuto Ferora a trovare Alessandro marito, come abbiamo detto , di Glafira figliuola del re .Ar chelao , gli disse d'. avere udito dire a Salome , che Erode amava perdutamente Glafira , e 'mal potea vinere questa passione. A tal novella per gelosia . insieme ed ardor giovanile di nelle fw-ie Alessan dro , e quante cortesi maniere usava Erode alla gio -vane in segno d' onore , il che era spesso , interpe tranle tutte alla peggio per li sospetti , che avevagli suscitati nell' animo l' anzidetto discorso. N pi resse a siffatto dolore ; ma presentatosi al padre gli ma nifesta piagnendo il rapportatogli da Ferora. ;Erqde

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DELLE !NTICifiTA.' GIUDUCJIB

colpito da vie maggiore cordoglio n sof'ferendo la calunniosa menzogna , che gli facea disonore , turb~si , e soventi ~olte piagnea la tristezza de' suoi domestici cos- bene trattati da lui , epplU'e cos sco noscenti. Chiama pertanto Ferora, e sgridandolo agramente , " ahi fra quante ci sono al mondo ni... , quitosissima creatura, disse , a tal segno adunque " giugnesti di smoderata ingratitudine e furiosa, che , potesti pensare e parlar di me tanto male ? Credi , tu forse , ch'io non m' avvegga del1e tue inten... ., zioni ? Che non per meramente oscurar la mia ., fama susuiTasti all' orecchio del figlio cos rea ... " mente , ma per avere in essi chi m' insidiasse alla , vita , e con veleni cercasse la mia rovina. Di fatto 7 '' chi mai avrebbe , salvo un guidato da qualche " buon Angelo, come il fu questo figlio, patito 1 , che il padre sospetto di tal reit la portasse im" punita ? Parti egli forse d' avergli itrodotto nel " l' animo un ragionamento , o non anzi messo in " mano un pugnale contro del genitore l. Che vuoi " mai dire , che tu nimico gi d' Alessandro e di " suo fratello , allor solo tegl' infingesti benevolo 1 , quando parlasti male di me , e tali cose dice " sti , che della tua empiet era solo il pensarle 7 " e l' apporle ad altrui ? l\ispondi , perfido e ingrato , contro un b.enefattore e f1atello. Ma viva pur teco " indivisibil compagna la rea coscienza; ch' io sapr " ben vincere i miei , non col punirli d~gnamente ., al lor merito , ma col beneficarli pi ancora di " quello, che porti i~ .solo dovere ". Cos disse il re.

:n. IV. Ferora vedutosi colto nel fallo disse , queste essere invenzoni di Salome , e avere da lei OI"lgtne questi discorsi. Ma essa, che vi si trovava presente, al primo udirlo grid in maniera da ottener fede ; che tali cose non avean punto che far con lei , e che tutti cercnano a bella posta ogni mezzo di renderla odiosa al re e di tori a di vita, colpa di quel l' amore , che a lui suo fratello portava ; onde sempre ne prevedeva i pericoli ; al presente per le si raddoppiavano vie pi le insidie : perciocch la ca~ gione d' essere in odio al fratello (6~) era stato il consiglio , che davagli , di cacciare da se la donna, che aveva , e prendere la figliuola del re. Mentre cos diceva .strappandosi tutto insieme a pi riprese i capelli e percotendosi a spessi colpi il petto , il suo negare tutte avea le apparenze di verisimile; ma le ree qualit del suo animo ben dimostravano P i pocrisia di quegli atti. Ferora intanto vedevasi chiuso in mezzo tra l' uno e l' altro ; che non trovava con che difendersi onorevolmente , e mentre confessava aver detti que' sentimenti ' non gli si credeva per ' che gli avesse uditi. Dur lungo tempo questo scom piglio in lui , e in entrambi un vicendevole altercare. Finalmente mal soddisfatto il re del fratello insieme e delJa sorella caccia da se l' uno e l' altra ; e lo dato il savio contegno del figlio con esso il rif'erirgll che aveva fatto i tenuti discorsi' si volse' ch'era gi tardi , a ristorar la persona. V. Dopo tale contesa assai fnrono le mormora zioni , che si facevano di Salome ;. perciocch da
LlB. XVI. CA.P,

DELLE !NTICHITA' GIVDAICIIE

lei sola parea movessero le calunnie : e le mogli reali non la potevan patire , veggendola d' una te10 ... pera cos stravagante , e mutabile ad. ogni passo , e secondo i tempi or nimica or amica. Quindi ne dicevano sempre ad Erode il peggio del mondo; e un caso, che all01a avvenne, fece a pi doppi crescere questa loro libert. Era signore dell' Arabia Oboda , uomo naturalmente infingardo e dappoco: maneggivane il pi degli affari Silleo uomo astuto , d' et ancor fresca , e di buona presenza. Ora questi per certo affare venuto ad E!'ode , mentre cenava seco , vide Salome , e rivolse il pensiero a pigliarla per moglie; e sapendo eh, ella era vedova', gliene parl. Salome , che stava peggio che mai col fratello , n il giovane le spiaceva , inclinata sentivasi a queste nozze ; e trovandosi ne' d appresso a conviti , pi chiari diedero e pi frequenti indizj delle loro promesse. Quanto segu, riferironlo al re le sue mogli, non poche risa facendo sulla mattezza di lei. Erode volle informarsene ancor da Ferma, e commisegli, che osservasse tra cena i loro portamenti. Egli adunque gli raccont , come e i cenni e gli sguardi erano non oscuri indizj dell'intenzione d' entrambi. Dopo cio l' arabo si parti , ma sospetto ad Erode. Indi a due o tre mesi ritorn espressamente per questo , e ne fece parola ad Erode , chiedendogli 1 che gli volesse dare in isposa, Salome ; che tal pa rentela non gli sarebbe disutile per lo commercio , che corre tra 'l regno suo e quello degli Arabi: esso avere oxuai tanta forza, h~ n' era padrone, e a lui

LIB. XVI. CAP. XI.

piucch ad ogn' altro toccava di possederlo. Erode riferisc~ tai sentimenti alla sorella , e domandandola, se consentiva a tai nozze , essa tosto rispose che s. Indi Silleo alla proposta , che feeergli , d, assoggettarsi alle leggi giudaiche , che con ci solo e non altrimente potrebbe celebrar quelle nozze , non si tenne; ma protestando, che s'egli facesse mai questa cosa , gli Arabi_ lo lapiderebbono , senza pi sen' and. Di qui prese Ferora motivo d' acculjare di smoderata passione Salame, e le mogli del re molto pi, apponendole una troppo innoltrata amicizia coll' arabo. Intanto Erode alle istanze fattegliene da Salame gi era sul eollocare per moglie al figliuolo di lei natale da Costoharo la donzella (12) da lui destinata a Ferora, ma in risguardo, come ho gi detto, d'una fantesca, da costui non voluta. Ferora per lo distoglie da tal pensiero dicendo ' che a giovane per la memoria del padre ucciso (r3) non l'amerebbe; per era meglio, che la prendesse. suo figlio , che a se dovftva succedere nella tetrarchia. Cos egli ottenne il perdono del primo suo fallo , e cos l' ebbe stornato dal suo proponimento. Ella adunque , cangia,te le . sponsalizie , fu data a Ferora il giovane colla dote di cento talenti. VI. Ne per s'acchetarono le turbolenze della famiglia , anzi crebbero sempre pi ; e avvenne tal fatto , che dai piccioli princ.ipj, eh' egli ebbe, doloro~ samente innoltrssi a ree conseguenze. Erode aveva assai cari tre eunuchi per la graziosa loro presenza: l' uno servivalo di coltello , l' altro di 80J?pa , e il

DELLE .l.NTICHIT A.' GJUDA.JCIIE

terzo era suo cameriere, e amministrava gli affari pi gtagdi del regno. Ora certa persona riporta al re , che costoro furono da Alessandro suo figlio a forza di gran clenajo corrotti. Interrogati da Erode delle iRtelligenze , che avevan con lui , confessa.. ronle : fuor di questo per non saper essi di alcun. tristo fatto tentato contro del padre. Ma posti di nuovo a' tormenti e messi alle strette , per lo raddoppiar che i ministri facevano ( e ci in grazia d' Antipatro ) la tortura , dissero , che Alessandro aveva mal animo ed odio innato cOntro del padre ; che gli avea confortati ad abbandonar, come inutile~ Erode, il qual per coprire la sua vecchiaja tignevasi in nero i capelli' e si sottraeva a'rimproveri. dell'et. Che se badassero a lui, ch'era ornai a possesso del regno , a dispetto ancor di suo padre dovuto a lui solo , in breve ci avrebbono il primo posto ; che non solo la nascita , ma eziandio i provvedimenti gi fatti mettevangli in pugno lo scettro. Perciocch una buona parte de' capitani , e una buona ancora d' amici , n la pi trista, eran presti a fare per lui e sostener checchessia. A questo .dire Erode fu tutto dolente e impaurito tra per l' affanno delle villanie a lui dette , e pel sospetto del suo pericolo ; talch l' una cosa e l' altra vie maggiormente irritavalo 7 e pieno d' amari pensieri temeva ' non veramente si fosse contro di lui ordita una trama s forte da non potervi col tempo metter riparo. Quindi non se ne mise alla traccia scopertamente; ma sottomano mau4 dava spie qua e l, che gli chiarissero i suoi timori.

LI_B. XVI. CJ.P, Xl.

235

'tutti pertanto egli aveva in odio e in sospetto , e nel sospettare assai riponeva la sua sicurezza, e ci(, di persone , che .meno lo meritavano ; e non che si. desse mai posa , anzi chi pi era in pregio appo lui , siccome perci pi possente , cos. gli pareva pi formidabile. Di quelli poi , di cui egli non avea conoscenza , piucch bastante argomento da sospet.. tarne era il sol nominarglieli; e solo allor si credeva in parte sicuro , quand' egli fosser periti. Alla fine i suoi cortigiani , dacch non avevano onde fondata.c mente sperar salvezza, levaronsi gli uni contro degli altri , pensando , che il prevenire altrui con accuse assai gioverebbe a salvare se stessi ; che se giugne.. vano al loro intento , l' odio , che per ci stesso in" correvano, giustamente flieeva loro patir quel mede.. simo , ond' es,si avevano oppressi gli altri col solo contento di prevenirli. E gi vendicavansi con tal pretesto d' alcune nimicizie private ; ma eran presi ancor essi al medesimo laccio: che mentre valevansi dell' occasione , come di stromento e di rete da co-. glierli , essi pure eran pigliati coll' arte medesima , colla quale avean tese insidie ad altrui. Succedeva tosto a tai fatti nel cuore del re il pentimento d' a .. vere uccise persone non ree veramente ; ma il do .. lore , che ne sentiva , non a sospendere cosiffatte' esecuzioni , ma valse soltanto a punirne per egual modo gli accusatori. Tanto era lo sconvolgimento allora della reggia. A molti ancora de' suoi vecchi amici intim , che non gli dovessero pi comparir.e dinanzi, ne!: entrare in corte. li'8cc lor solame:ut'

perch o minor libert aveva con essi , o maggior riverenza. Allora Andromaco e Gemello amici suoi da gtan tempo, i quali ne' bisogni del regno con ambascerie c consigli avevano assai vantaggiata la sua famiglia , ed erano stati maestri de' suoi figliuoli, e per avevano pi di tutti motivo di star sicuri, furono esclusi da corte; l'uno perch Demetrio di lui figliuolo. trattava da amico Alessandro ; Gemello poi, perch seppe, che ad Alessandro voleva bene , siccome da se cresciuto e istrutto e stato sempre con seco nella dimora, che fece a Roma. Ancor questi adunque cacci da se; e volentieri gli avrebbe trattati ancor peggio ; m perch contro uomini riguardevoli non aveva la libert di far tan~ to , li priv dell' onore e .dell' autorit , che gode~ vano , di opporsi a chi reamente operava. VII. Di tutti questi mali la sola cagione fu Anti patro , il quale , poich s' era avvisto a che parte piegava il debole di suo padre , eraglisi posto gi da gran tempo a fianco per consigliere , e allor si . credeva d' aver fhtto meglio , quando chiunque po teva opporglisi , veniva tolto di vita. Levata adunque ad Andromaeo e a tutti i suoi pari la libert di parlare , Erode primiera_mente mise alla_ tortura , quanti credea fidi amici di Alessandro, per ritrarne, se fossero mai consapevoli d' alcun tentativo contro di se. Ma quelli non avendo che palesare, morivansi ne' tormenti ; e ci ste.sso dava motivo di vie pi insistere negli esami , quando per non vtniissegli fatto di ricavare per for2lil c;:i , che voleva ; e l' a

. questa dinunzia '


~36

IJIU.LE !NTICBITA' GIUDAICflE

LJD, XVI. C... al.

231

1tuto A11tipatro a mal intesa fortezza e lealt ascri veva l' innocenza dalla stea evidenza del fatto provata , e stimolava a cercare da pi parti l' ancora nascosta congiura. Or tra molti , che per si stra zia vano' ebbe uno che disse' aver molte fate ucJito dal gimrinetto Alessandro , mentre lodavasi la sua grande persona e il suo valore . nell'areare e quanti albi pregi il mettevano sopra tutti, esser questi anzi f1egi , che benefizj della natura ; dappoich il padre ne aveva rammarico , e gliegl' invidiava; esso per , quando era con lui al passeggio , si rannicchiava in se stesso e abbassavasi per non parere ,pi grande ; nella caccia poi , quando areava , presente il padre, a bella posta dava l ungi dal t.egno ; perciocch gli era nola la gelosia , che accendevano in cuore al padre le lodi , che davansi a tali imprese. Or mentre disaminavansi questi detti , e furo intermessi i tor menti , v' aggiunse , che Alessandro ebbe anche il fratello Aristobolo complice del trattato , che. a cac eia and mediando, di fuggirsene, ucciso che avesse il padre , a Roma con intendimento, quando ci. gli venisse compiuto , di chiedere il regno. Trovssi an cora una lettera del garzone al fr;ltello , in cui si do !eva dell' ingiustizia del padre nell' assegnar , che avea fatto , ad Antipatro tanto paese, che gli ren deva dugento talenti. Questo parve ad Erode un qualche argomento da credere ben fondate , comJ ei pensava , le sue sospezioni contro i figliuoli ; e fatto ar1estare Alessandro lo chiuse in prigione. Ma non per questo pose fine Erode alle sue . inquietudi"!

DELLE 4.N-.f<:HJTA' CIUDAICHE

ni ; che non di boppa fede a quanto gli venne udito, e seco medesimo ripensandovi nulla ci vide , che avesse sentore di congiura ; ma tutto parvegli un mero lamento e un'ambizione giovanile; e improbabile sembrgli, che dopo un manifesto parricidio pensasse a Roma. Pertanto pi sano partito credeva jl meglio informarsi deJla-.reit del figliuolo; e pre:mevagli non paresse la condanna del figlio alla car~ cere troppo precipitosa. Messi dunque a' tormenti i pi ragguardevoli tra gli amici di lui , ne uccise non pochi senz.a paterne trarre nulla di ci, che pensava. Ma mentre attendevasi a questo con grande ,;udore , e in paura e tumulto era tutta la reggia , un de' pi giovani 7 poich fu messo alle strette , disse 7 Alessandro mandare persona agli amici di Roma 7 perch s'ingegnino ch'egli sia tantosto chiamato da Cesare : dovere esso seoprirgli un trattato ordito contro ili lui ; avendo suo padre in danno de' Romani presc~lta l' amicizia di Mitridate signor dei Parti : anzi aggiunse , tenere Alessandro in Ascalona apprestato il nleno. 'Diede Erode a queste accuse credenza , e dalla gente pi trista adulato trasse ne' mali qual~he conforto alla sua precipitosa risoluzione : ma del veleno , per cui con ogni diligenza e sollecitudine fu cercato, non s'ebbe traccia. VIII. Or volendo Alessandro per mero puntiglio agli eccessi e sciagwe , ch' erano quelle , accres.cert: forza , non si salv col negare ; ma con un fallo maggiore del primo intese a vendicarsi del precipi toso procedere di suo padre , credendo fra se d' ar;.

LIB. ::!:VI. CAP. l[J,

!!39

J'estare con ci la soverchi credenza, ch'egli dava alle calunnie ; bench per pretendesse al medesimo tempo , se ottenea fede , di mettere con lui tutto il regno sossopra. Gli mand egli adunque un dispaccio di quattro volumi ; in cui diceva, eh e " si rima" nesse omai dagli esami, n andasse pi oltre: es,. servi la congiura, e questa spalleggiarla F~rora, , e quanti egli avea pi leali amici. Salame an" cora venuta di notte alla carcere averlo mal suo ., grado condotto a farne le voglie , e tutti mirare ., a quest' unico segno di torre lui (7/ prestamente , del mondo 1 e uscire , come sempre avevano desi" derato, di soggezione " Tra . gli accusati inchiudevansi ancor Tolommeo e Sapinwo al re fedelissimi. E qual maraviglia, che persone una volta amicissime ora invasate quasi direi da una rabbia furiosa levassersi bestialmente gli uni contro degli altri? quando, non che si lasciasse lor campo a mostrare o colle difese o coll' evidenza del fatto la verit , anzi tutti erano indistintamente nelle rovine medesime involti: e mentre gli uni piagnevansi imprigionati, altri morti, ed altri in pericolo d'incontrar questo o quello , un muto silenzio e una trista malinconia intorbidava l' antica felicit della corte. Anche ad Erode increaceva di vivere cos sconvolto e per non sapere a chi credere fieramente dal suo timor tormentato. Quindi sovcnti volte gli si parava all' immaginazione il figliuolo in atto o di levarglisi contro o di metter mano al pugnale. Cos la sua mente d e notte immobile in que$to pensiero traevalo a fameticare , e

24et

DELLE ANTICHI'l'A.t GIUDAICHE

pressoch a immattire. Tale adunque era lo stato di Erode.

c A. p l T o L o

XII.

Archelao re della Cappadocia n'torna Alessandro in grazia del padre.


I. Ora Arcbelao re de' Cappadeci non cosl tosto -ebbe udito , a che condizione trovavasi Erode , che sollecito per l'una parte della figliuola non men che del genero , e tocco da compassione per l' altra ili vedere un suo amico in tanto sconvolgimento venne per daddovero comporre le cose ; e trovatolo cos 1 come aveva udito , giudic nelle circostanze presenti fuor di proposito lo sgridarnelo, o il dire, che s'er~ pre cipitato a imprudenti deliberazioni : perciocch punto da tali parole sarebbesi risentito , e nel calore del difendersi avrebbe a pi doppi aumentato il suo sde gno. Prese adunque altra via per rimettere in buono stato le cose , e fu l' adirarsi con Alessandro , e lo dare il savio procedere d' Erode , che a .niun partito non erasi mai per inconsiderazione appigliato : egli pure sciorr il matrimonio con Alessandro , e dal canto suo non andr impunita neppure la fi.. gliuola , quando consapevole delle intenzioni di lui non le abbia scoperte. Erode a questo non aspet tato parlare e molto pi allo sdegno mostrato a pro suo rimJse la sua durezza , e veggendo approvato per giusto , quanto avea fatto, ritorn a poco a poco

m. ClP. m. agli aft'etti di padre. E gi per l' una parte e per l' altra era degno di compassione , perch quando
~n.

altri sventava le accuse apposte al garzone ' il re incollorivasi ; dove al vedere Archelao seco unito ad accusarlo, prorompea tosto in lagrime e in un amaro dalore. Erode adunque pregllo , che non volesse rompere il matrimonio , e de' falli del gionne non prendesse cotanto sdegno. Allora Archelao , poich jl vide alquanto addolcito , prese a rovesciare quei delitti addosao agli amici, dicendo vGlersi ascrivere a loro colpa la depravazione d'un giovane, che llOD conosceva malizia, e gli. mise pi ch'altro mai in sospetto il fratello (14). Perciocch Ferora easendo egli pure in disgruia d'Erode, e in tanta scarsit di mezzani veggendo , che il meglio adatto al hiso po era Archelao, a lui s'era rivolto veatito a bruno e con tutti i segni d'un uomo , che aspetta d' ora in ora la morte. Archelao non rigettnne le iachieo ate ; disse per , se non essere da tanto , che indur potesse il re cos mal disposto. a un subito cangia.. mento ; egli stesso pertanto ( e (arebbe pi notag !ioso partito ) n' andasse a lui , e rendendo s in colpa del succeduto &nora pregasselo di perdono ; il che calmerebbe il sovverchio suo adegno : egli poi colla sua presenza lo sosterrebbe. D. Rimase Fel'Ol'a da tai ragioni capacitato, e l'af.. Care fu per entrambi felicemente conchiuso. Alessan ciro inaapettatam.ente and libero dalle calunnie , e Archelao , racconciato Feror& con suo fratello , gi 1i partiva per Cappadocia, uomo pi ch'altri non Fwno ~ wmo IY.. 1t

~42

J)BLL:Z ll'fTICBITA.' GJVJl!JCU

)' era stato giammai in que' tempi di tanto sconYolgimento, gradito ad E1'0de. Quindi e l'onor di pre enti sontuosissimi , e nelle grandiose accoglienze , ehe fecegli , il tratt dal pi grande amico , eh' eg)i si avesse. Promisegli ancora d' andarsene a Rozna , dappoich a Cesare s'era scritto di tal faccenda ; e "Yiaggiarono di conserva fino ad AntioclUa. Quiri Erode composte le differenze , c'be a-vtvano esacerbato Tito governatore della Suia contro Arche1ao , li Jappaci6c insieme; indi si riconduue in Giudea.
CAPITOLO

XIII.

Ribellione de' TrCM:oniti.


I. Or clopo il suo viaggio a Roma , mcmtre tor:.ava al regno , si ruppe guerra agli Arabi per tal eagione. Gli abitanti della Tracorutide tolta da Cesare a Zenodoro e aggiunta alla . tena d' Erode non nevano pi libert di rubare , ed erano forzati a ooltivare la terra e vivere chetamente. Or questa fOggia di vita lor npn. piaceva , n i terreni rende'VaDO frutto corrispondente al travaglio , che vi adoperavano intorno. Dapprincipio per , giaech Erode noi permetteva , si astonero dall' in4estare i vicini ; ed ebbene molta lode la .vigilanza di lui. Ma partito il re verso Roma , meotN e accusan il fgliuoloc Alessandro , ed era venuto dinanzi a Cesare per presentatgli il figliuolo Antipatro , i Traconiti. spar4 gendo voce, ch'egli era morto, gli si ribellano, e

LO. XTI. C"-P. :UL

s.f)

nuovamente all' .autico costume ritornano di maltrattare i popoli confinanti. Tosto adunque i capitani del re lontano li sottomisero. Ora alcuni capoban~ diti al aumero di quaranta atterriti all' esempio dei gi imprigionati votaro a paese , e riooltisi nell'Ara.. hia. ci furono da Silleo dopo l' infelice esito delle sue no~ze con Salome ri~vuti , e 'lln forte luogo abitarono, ch'esso lor diede.; doade facendo scorre.. re mandavano a ruba non pur la Giudea , ma tutta la Celesiria, somministrando SiJleo a' malandrini ri
, eoverG e ~icurezza.

II. Etode adunque. tornato da Roma vide la mi.. aera coadiziooe , a che erano recate in gran parte le cose sue ; . e noa potend mettere le mani add.osso agli assas5ini per Ja sir:airerar.a , dre s'erano dalla protezione degli Arabi procacciata , n sapendo po..,. tare in pace le loro violenze , aggiratosi per la Tra conitide uccise i lmci congiuati ; ond' essi vie mag.. giormente arrabbiati per ci, che avevano sofferto, e sospintivi da una legge loro propria di vendicasi a ogni costo degli uccisori de' loro congiunti , misero ilenza riguardo a fuoco e fiamma tutto il paese d' E.. rode. Egli pertanto ne parl a' luo~otenenti di Ce sare Sa:tlU'nino e Volunnio , addimandando giustizik d~gli assassini. Questi. perci facendosi ogni giorno pi forti e crescevano in nuinero , e mettevano eo~ iscoiTere- sottosopra o~ni cosa rubando le terre e i villaggi del regno d' Erode , e scannando quante persane venivano loro nelle mani ; talch l' ostilit er" in t11tto aomiglian&e a una ;uerra : e gi erano ia

t44

D:ILLB AlfTIC!Ift'.A.' GIVDUCJIB

torno a mille. Del che Erode dolente e dimandava i !adroni e chiedeva , che fosse scontato il debito dei aes.sauta talenti da lui per opera di Silleo imprestati ad Oboda ; che il d prefisso a abor&arli gi era spirato. Ma Silleo , che, deposto Oboda , egli solo am.mini&tran opi cosa -J- quanto a' ladroni ei neg, che in Arabia ve ne tsae pur orma , e andava induSiaudo la restituzione del denajo; intorno al qual~ ai facea lite dinanzi a' govel'liatori della Siria Sat~~& nino e Voluunio. FinalDleate per loro aeritenza ai concord tra le parti , che infra trenta d ed Erode avrebbe ricoverato il denajo, e ciascuno i rifuggiti nel regno dell'altro. Presso Erode pertanto non ai trov pure un Arabo , che o per misfatto commeno o per altra cagione appo lui dimorasse. Gli Arabi adunque furon convinti di dar eui ricetto a' ladroni.

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Jl l T

o L o XIV.

Sptulisione tl Eros contro l 4rahia.


Spirato il termine gi patuito , Silleo non tenuti i patti and a Roma. Erode intanto esigen dagli Arabi l' estinzione del debito e la conaegnL degli aaassini , che stavano presso loro , avuta ancora da Saturnino e Voluunio facolt di punirli coll' armi , se non conoscessero il loro dovere ; e fat.ta leva di gente condussela nell' Arabia, compiuto in tre 1ole giornate il Yiaggio di sette. Giunto alla fortezza, ove ai rinchiudenno i uaalandrini 1 con ~ assalto im

LI DJ. C4P. XJT.

-s45

pronio tutti 1i taglia a pezzi , e spianta da' fondamenti la tena chiamata Raepta , senza fare altro danno al paese. In questo corsi loro in ajuto gli Arabi sotto la condotta di Necebo si attacca la mi.. schia ; in cui dalla banda di Erode pochiasimi , e da quella degli Arabi cadde Nacebo generale, e da ven.. ticinque altri con lui. Il rimanente volse le spaDe. Pigliata adunque vendetta di questi trasport in Tra.. conitide da tremila ldumei, e con essi tenne a freno i )adroni di col. Mand poi dando parte a' gonr Datori romani dimoranti in Fenicia , che niente pi contro gli Arabi aveva fatto di quello , che richiede.. va~ a gastigarne. la contumacia ; il che , avendone essi '1tta. minuta ricerca , trovare esser verG.

C .l P 1T O L O XV.
Silleo arabo accusa Erork a Cesare.

l. Intanto i corrieri , che frettolosamente a Silleo ai spedirono in Roma 1 portavano le novelle dell'av venuto, ma iagrandite, com' costume, pi del donre. Silleo gi s' era ingegnato di far conoscenza con Cesare. Or. egli trovavasi presso aUa corte , quando aniv.arono i messi; he appena uditi, cangi tosto in nero la prima sua veste : e presentatosi a Cesare disse, che le cose sue nell'Arabia erano dalla gnena assai travagliate , e le truppe reali recate al niente , colpa d' Erode , che le avea distrutte. Indi colle lagrime agli occhi agsiUDae , e11ervi $Orti due

DELLE ANTICBITA.' GJ:llllAICBE

mila e cinquecento de' principali signori deWArabia 1 e b-a essi il lor generale Nacebo sao famigliare e congiuQto, ed essere andate a ruba, quante ricehezze si tenevano riposte in Raepta. Oboda per la sua_ da~ pocaggiue disadatto alla guerra col ,soprappi , che non aveva n la sua persoua ; n forze d' Arabi che il sostenessero , esser caduto di stima a' suoi sudditi.. Cosi dicendo Silleo , e maliziosamente aggiugnendo, che neppure egli si sarebbe partito clalla sua patria :1 se nou avesse creduto , che a Cesare stava a cuore la pace universale di tutti, e che s'egli fosse col, quella guerra certo non tornerebbe in vantaggio di Erode , Cesare a questi detti adirato interrog quegli amici d'Erode, ch' er~o per ventura presenti, e que' suoi, ch'erano giunti test dalla Siria, s'Erode avesse condotto esercito : or essi veggendosi di necessit a confessarlo costretti , Cesare che non volle udirne n il perch , n il come , mont in collera vie maggimmente, e scrive ad E1ode una lettera as sai risentita, il cui contenuto in poche parole era questo ; che avendolo fino allora trattato da amico per l'avvenire lo tratterebbe c;la suddito. Silleo altres ne d parte agli Arabi ; i quali. imbaldanziti n pi consegnato i ladroni alle mani di lui sottrattisi , n sborsare vollero la somma dovuta, e per le pasture, che possecrevano da lui in affitto ; non davano pi, come prima , il contante accordato , insolentiti dal 1' umiliazione , a che l' ira di Cesare aveva condotto il Nl de' Giudei. -11. Ad acereseere f{Qe&te miserie s1 ag;iungono

LIB. XVI. CU. XV.

241

eziandio i Traconiti , i quali scossi il giogo del presidio idumeo si diedero a' ladronecci insieme cogll Arabi , i quali mettevano a 11acco le loro ( t5) terre , pi- fieri noa tanto per lo vantaggio, che ne traeva no , quanto per la memoria , -ehe conservavano , dei danni ayuti. Erode perduta la confidenza che aveva prima con Cesare , pazientemente' durua incontro ~ tutte queste disgrazie; ma si disanim in gran parte; conciossiach agli ambasciatori, ch'egli sped a Cesare per sua discolpa, questi non diede udienza; e venu-_ tici un' altra volta , li rimand alla rotta. Per tutte coteste cose adunque egli era pieno di : sgomento c paura. Silleo poi non gli dava picciola pena, perch creduto , e presente in Roma , e in sull' accignersi allora a un' impresa pi. grande. Perciocoh Ohoda era morto , e regnava in Arabia Enea , con altro nome appellato Areta. Ora Silleo tentava per via di calunnie' di sospignerlo gi. dal trono e salirvi egli in suo luogo, dando a tal fine molti denari a' cortigiani , e molti promettendone a Cesare ; il quale , perch Areta del suo succedere al morto re non gli avea scritto innanzi, era con esso lui adirato. FinaJ.. mente ancora egli manda una lettera con donativi a Cesare , e fra essi una corona d' oro del peso di molti talenti. Nella lettera egli accusava Silleo, come se1-vo infedele , il quale aveva e con veleni tolto del inondo Oboda, e lui vivente tiranneggiava l'Arabia, oltraggiandone le matrone , e prendendo denari in prestanza per usurparsi totalmente il diadema. Neppure a cotali accuse diede Cesare orecchio ; ma sii rimand i suoi doni senza toccarne plU" filo.

s48

DBLLz . ABTJCIJT&'

c.run.a.cu

III. Quindi le forze della Giudea e dell' Arabia anda,ano sempre pi menomando per iscoo.volsimento non meno, che .per mancanz.t di chi abb.-t tute le ristorasse. Percioch~ l' uno de' due re , siccome non avea per ancor ben fermo il piede sul trono , cos non era da tanto , che a &eno tener potesse i ribelli. Erode poi veggendo sdegnato Cesare sol per ci , he avea preso a difendersi , era costretto portare in pace qqanti soperchi venivangli fatti. Ma poich non vedeva aver fine le disavventure , che l' opprimevano , determin di mandare di nuovo a Roma ambasciadori , tentando se mai potesse coll' opera degli amici condurae a sensi pi umani Cesare , e appo lui acquistare fortuna. Col fu spedito ancora Nicol Damasceno.

c A l '' o L o

XVI.

CalunnU, di Euricle contro i .fisliuoli ,r Eroc.


I. Ma aJlora appunto gli si scompigli la famiglia ton esso i figliuoli troppo peggio di prima inaspriti. Veramente i sospetti non s'erano neppure per ad -dietro del tutto spenti , male (16), che a' re , atteso lo stato loro , minaccia sempre le pi dolorose e pi grevi rovine. Ora per venne oltre crescendo e allarg!'ndosi per tal cagione. Euricle spartano uomo tra suoi non ignobile , ma di rea vita , e quanto perduto dietro a' piaceri e all'adulazione, altrettanto ia&egno$0 a coprirsi 1 venqto ad Erode e a lui fa

presenti, e ricevutine da lui molti pi, col gentile no tratto si adoper di maniera, ch' ebhelo il r._ tra' pi cari ed intrinset'hi 1uoi amici. 01 egli albergava in casa d' Antipatro : l' accesso per e la confidenza godea d'Alessandro; perciocch caro amico vantavasi d' Archelao ; onde fac.eva sembiante d' aver ancor per Glafra rispetto : e mentre ~Il' e terno pareva struggersi per onorare chicchessia , realmente per non badava che a' detti e fatti altrui per potervi in suo pro fabbricar sopra calunnie. In somma colle sue scaltre maniere cos neU' animo s' insinuava d'ognuno , che questi (8/ suo amico , e gli altri credevanlo tutto inteso a' vantaggi di lui. Con queste arti adunque pigli Alessandro giovane poco esperto , in maniera , che. questi a lui solo credette potere senza riguardo quelle passioni del ]'animo suo confidare, che non avrebbe scoperte a niun' altro. II. Egli adunque tutto . dolente gli ples, come il padre non lo vedeva pi con buon 04:chio ; e segu ragionandogli della madre e d' Antipatro , e come questi , esclusili dagli onori , avna omai tutto in sua mano. Queste non essere cose da sofferirsene niuna iu pace, essendo gi il padre odiosamente impressionato contro di lui , n da si facilmente di.. menticarle in grazia di qualche banchetto o discorso. Cosi egli disse , come il suo dolore gli suggeriva. Euricle rifer tosto. ad Antipatro questi sensi , di cendo . non tanto a riguardo tuo io mi conduco a n far ci, ma perc:.b dalla tua benefic:cua gi preso

t5o

DELLE 1NTICBIT1' GIUIU.ICHII

.. or nn vt sento sospinto dall' affare rilevantissim~ , , ch'egli questo ; e ti avverto , guardati da Ales" sandro. Perciocch dalle sue parole non un animo , indifferente, ma "traspira la brama del parricidio ~. Antipatro adunque credendolo buon amico gli fece molti e tutti grandi presenti , e per ultimo lo persuase a darne contezza ad Erode. Egli pertanto nel dichiarargli che fece il mal animo d' Alessandro da ci, ch'egli stesso diceva d'avere udito, non pen troppo a ottener fede ; anzi con replicati giri di pa tole e con termini odiosi condusse il re a tal segno , che il suo furore divenne implacabile , e lo mostr senz' indugio. Conciossiach ostamente fe' dono ad Euricle di cinquanta talenti. Ricevuto a denajo quinci pass ad Archelao re della Cappadocia, e milJe encomj gli fe' d'Alessandro, aggiugnendo il soccorso , eh' esso gli aveva in pi incontri prestato p~r racconciarlo col padre ; onde ingrassatosi ancora per questa parte, anzich le sue frodi venissero in campo , n' and. Ma costui proseguendo a Sparta eziandio il reo suo mestiere , per Je molte iniquit, che commisevi, fu gettato fu or della. patria. III. Intanto il re de' Giudei non portavasi verso Alessndro e Aristobolo cos , come prima ; n solo era pago di dare orecchio alle accuse , che gli ai facevan di loro , ma dall' interno rancore sospinto operava gi da se stesso , ancorch altri non ne parlasse , spia~do minutamente ogni cosa , interror:ando , e a quanti il volessero , dando licenza di c.lire ci, che sapevano contro di loro, e singolar-.

..-. DI. CAP. XVL

mente, ch'EvaratO Coe a' intendeva con Al~ssa.ndro; il che ad Erode riusciva la pi gradita cosa del mondo. In questo son colti i giovani da una mag giore disavventura , per lo continuo insidiarli , che facea la calunnia, e perch (sto per dire) andanno tutti a gara di riportare de' fatti lor qualche male , ehe alla salute del re vantaggioso paresse il sapere. A veva Erode due guardie per la lor gagliarda e :atattU'a pregiate assai ! erano i loro nomi Giocondo , e Tiranno. Questi per certa offesa ,~ che avevano faua al re , cacciati dal suo servigio allogaronsi tra i cavalieri d' Alessandro ; ove per la loro bravura eran molti onorati , e ne avevano in premio denari e pi altri regali. Tosto adunque entrarone il re ia sospetto li mis a' tormenti. Essi durativi lungo tempo costanti alla fine dissero , che Alessandro gli avea stimolati ad uccidere Erode , quando nel pi bel della caccia atarebbe inseguendo le fiere; poich diceva poterai dare ad intendere, che rovinato gi cla cavallo si fosse oolle sue medesime frecce infil zato ; ea easergli gi un fatto simile intravvenuto altra volta. Indicarono ancora la somma d'oro:, che stava sepolta in istalla , e accusarono il capocaccia , che avesse per ordine d' Alessandro somministrato loro aste regie , e a' servi di lui an:uadure. Dietro ~t. que11ti arrestsai il castellano d'Alessandria; e posto fu alla tortura ; perch gli si era dato carico d' una impromeasa fatta .a' garzoni di rioverarli nelJa fortezza e cedere loro il regio denajo, ch' ivi entro si teneva ripoato. Or e&!i n.on apr bocca ; ma il fi.

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lliLLB ANTICIDTA' Glti01IC:Jdl

gliuolo di lui traase innanzi dicendo, esser ci tutto nro , e ne rec in prova una lettera , che si pote.a riconoscere per di man d' Alessandro di tal tenore. Tratto a fine , quando al ciel piaccia , il nostro " intendimento , saremo cost appo voi ; ma fate , ogni sforzo per. darci , come avete .promesso ~ n. " cet.to nella fortezza " Dopo tal lettera noa. istette pi in forse Erode intorno alla congiura orditagli da' suoi figliuoli. Ma Alessandro protest , Diofanto notajo aver contraffatto il suo .carattere , ed essere quella carta un reo trovato d' Antipatro ; dacch Diofanto era in tal mestiere tenuto per valentissimo. Di fatto convinto egli indi a qualche tempo reo d'altri delitti fu messo a morte. Erode intanto trasse alla presenza del popolo in Gerico gli esaminati , perch accusassero i suoi figliUoli; ma la moltitudine c~n una tempesta di sassi gli uccise; e s\&va gi per trattare di simil guisa Alesaandro e il fratello ; . se non che il re, tenuta indietro per mezzo di Tolom.o meo e F-erora la moltitudine,. imped il colpo. Guudavansi adunque sotto buona custodia , n lor s'. ac. . costava persona, ma s' avea' l'occhio attentissimo ad ogni lor fallo o parola. E in verit, che Altro man cava pi loro all' infamia e al timore di rei condan-o nati ? Quindi l' un d'essi Aristoholo per la profonda ferita , che ne portava nell' animo , invit ancora la suocera e zia Sa1ome a compiagnere le sue diagra Jie , e ad odiarne ,l' autore dicendo : e non se' tu ., pure in pericolo della vita per l' accua , c'he ti l'en data , che tu per la a~aua delle _n.ozu rio

J.n. nr.

CAP.

nr.

porti quanto qui segue , a Silleo ? ,. Ed ella is110fatto ne diede parte aJ fratello ; il qual non po tendo pi contenersi vuol, che si leghino , e separati l' uno dall' altro palesino per ismitto, quanto di male hanno fatto al padre. Esi .alunque , giacch era loro cos ordinato, scrivono, che di congiure contro del padre n mai noa eltber sentore-, n mai ne ordiron veruna ; uer essi soltanto pensato a fuggarsene , e ci astrtttivi dalla necessit d' una vita . me. nata aempre tra mille sospetti ed anguati. . IV. Circa tal tempo essendo di Cappadocia venuto ambasc,iadore a nome d' Archelao certo Mela uom posse.te in quelle contrade , Erode volendo farlo capa6e del poco buon animo , che avea per se ArcbeUo, chiama Alessandro, ch'era prigione, e da capo l'interroga, dove, e come avevano detel'IOinato di ritirarsi nella lor fuga. Alessandro rispose , che presso Archelao , clle e.vea loro promesso di farli passare di col a Roma; non essersi per concepute n disconvenevoli , n t:aiste intenzioni contro del padre , n quanto 4' era dalla malizia de' loro avversa.rj inventato in verona sua parte esser vero ; aver egli bramato , che ai facessero pi minuti esami a Tiranno e a' compagni; ma ancor questi troppo pJ'i. ma del loro tempo esser morti per c:onsiglio d' An tipatro , che tramischi nella moltitudine i suoi par tigiani: Ci detto , Erode ingiunse , che Mela e con esao Alessandro fosser condotti a Glafira figliuola d' Archelao , e l' addimandassero , se niente sapea delle trame ordite coatro la vi&a d' Erode. Come 1,

i54 ' DELLE .l.lfTICtHT.l' GJ~ICRB f~ono iiuianzi , .Glafira , veduto in catene Alessan dro , s si percosse la fronte , e tratta f110r di so stessa proruppe in un grande e/ doloroso lamento. Piagneva .ancora il gal'ZQne , e fu quello 1m assai lungo e tristo spettacolo pe' circostanti, che pi noa sapevano n dir n fare ci ' per cui er.a:a venuti. TolommeO finalmente , a Qui era stata .commessa la cura di l menarlo , ordin che dicesse , se mai la mog~ie era complice di lliun suo fatto ; al che -e~Ji 1 e come, ri!ipoae , non sapr ogni cosa colei ch'io amo pi di me stesso,. e meco ha comuni i figliuoli? A questo parlare Gflafira gridaBdo disse, ch'ella noli era di niuua reit consapevole ; che se per salvare il marito si richiedeva , eh' ella mentisse anCOl'a in suo dannf>, di buon grado confessava per "Yera ogni cosa. Alessandro allora , no disse, n io ho pensato giammai , n tu bai saputo mai nulla di quanto so.. spettanci rei coloro , che meno il do"Yrehbono ; solo avevamo fermato di ritil'arci presao Archelao , e di l muovere verso Roma. ll che confessando ancor ella , Erode cr~dettesi d' aver convinto Arc:belao del poco suo amore ver10 di lui , e per consegna ad Olimpo e a Volunnio un dispaccio con orome , che approdati nl loro viaggio ad Eleusa della Cilicia dessero- ad Archelao le lettere concernnti a tai co. se, e rimproveratogli lo spalleggiare che avea fatto i disegni de' suoi figliuoli, di l navigssero a Roma; ove quando vedessero, che Nicol avesse di maniera condotti gli affari,, che Cesare pi. non fosse sdepato seco, a lui consegnaner le lettere, e con eBH

nr. s55 le accust~, che ~i mand in iscritto cont~o i figliuoli. .A.rchelao adunque per suo scarico rispose, che veramente egli aveva promesso di dar ricetto a' garzoni per quel vantaggio , che .tornar- ne poteva . a loro medesimi e al padre : cessi per ' eh' egli abbia mai di niun che fmnen~Li i dis~UBti , che. nel vedersi aospetti altrui li rendevano turbolenti ; molto meno ch' ei voglia m.andargli a Ceaare o abbia loro pro messo altra cosa per mal animo contro di lui. V. I mesai intanto gi. pervenuti a Roma pote1ono 1enza difficolt eOilSegtaate il dispaccio a Cesare , perch raccoociato bJD.i COil Erode ; essendo l' ~ bascera di Nicol proceduta . iu tal guisa. ApP.Cna fu entrato io Roma e venuto a palazzo , che divia primamente non aol di cempie1-e le eommissioni, pel' cui veniva, ma d'accusare ancora Silleo. Or a~ic:h ' abboceaaae c011 Cesare, gli Arabi. manifestamente venuti erano insieme alle rotte, e abbandonato Silleo e seguite le parti Nicol gli acopriroao tutte le sne malvagit, somminiakandogli ancora assai forti argo meati in prova del torre, che fatto aveva dal mondo in gran parte i congiunti d' Oboda ;. e 6lolle le-ttere, che nel tempo del lor disgudo gli avevano inter. cette , n diJDOatravano la veril. Nicol avvisando l' ottima congiuntura , ehe gli si offtiva , la fe' ser \'ire a' suoi futuri disegni , mentre ingegnavasi di metter pace tra Erode e Cesare. Perciocoh ben sapeva , che se prendesse a scolparne le azioni , poco agio gli si darebbe di farlo ; dove ~ccusando Silleo uon gli manc4e.re.bbe occa.sione di 1agionare in diUP.

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s56 DZU.'B A'I'ICIII'I'A9 41VD.UCIDt scolpa d'Erode. Intimata adunque la lite , e- dato- il giorno, ~icol con preaenti gli ambaaciadori d' Areta tra gli altri delitti oppose a Silleo la morte del re e di molti Arabi , U denajo preso in preatanza non per buon fine , e gli adolterj , di cui lo moatrava reo non in Arabia soltanto , ma in Roma ancora. Infine vi aggiunse il graadiaaimo , d' anr sollevato Cea11re contro Erode per le in tutto menzognere informazioni , che diedegli dell' operato da lui. Come fu a questo paaao, Cesare l'interruppe chiedendogli, che d' Erode baatavagli solamente dicesse , che noD aveva condotto esercito nell' Arabia , n uccise col du~ mila e cinquecento persone , n fatti prigioni , n dato il guaa~ al paese. Qui Nicol " e io, disse, " su questo punto singolarmente ti posso affermare, n che tutte o la pi parte di cotai cose non sono " come tu l' hai udite , n tali che meritassel"o la , tua indegnazione " Dalla quale proposta , perch tutta nuo.. , condottoai Cesare di buon grado a udirlo, accenn primamente il prestito de'cinquecento _ talenti , e la cedola , nella quale leggevaai scritto ancor questo , che volto il tempo prefisso a quel pagamento potesse Erode gravarne tutto il paese ; quindi aggiunse " non una spedizion militare fu " quella , cb' ei fece , ma un' eaazione giuatiasima de' suoi denari. N ci egli mise tosto ad effetto, ., n iu quella maniera , che consentivangli le con " dizioni gi scritte ; ma apessi richiami ei ne fece a Saturnino e Voluonio governator della Siria ; " con questo di aop1appi , che alla fine Silleo iD

UB. XYI. CAP. XVI.

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Berito -; preseuti i giudici sopradetti , giur per la tua vita, che avrebbegli infra un mese restituito il denajo e con esso i rifuggiti di sua ragione ; delle quali cose Silleo non avendone fatta pur una , Erode di nuovo ricorse ' a' governatori , e avuta da lor facolt di staggirne gli averi , a ppena allor Si condusse ad uscire co' suoi. Or questa si fu la guerra e la spedizione si fu questa; che van costoro tragicamente ingrandendo. E in verit , come puote chiamarsi quella una guerra , che fu pa' tuoi luogotenenti permessa , dai patti voluta , e richiesta dall'onta , che insieme cogli altri Dei s'era fatta, o Cesare,. anche al tuo nome? Rimane or a dir de' prigioni. Gli assassini abitanti la Traconitidc essendosi prima in quaranta , poi io molti pi sottratti al punirli , ch'Erode voleva, stabilirono il lor ricovero nell' Arabia. Silleo . Ii ricolse , alimentandoli per Io sterminio del genere umano , e di loro terre da abitare , e giovssi de' lor ladronecci. Anche qu~sti giur del pari di dargli egli in mano con esso i denari del prestito al giorno, che si prefisse. Or tragga avanti Silleo, e se pu , nomini un Arabo ucciso fuor di que ati , e questi non tutti , ma solo quanti non si potero occultare. Scoperta adunque in tal modo l'invidiosa calunnia intorno a' prigioni, odi, o Cesare , l' enorme finzione e menzogna , che a provocar la tua collora egli compose. Conciossiach solo appena dopo assalite dall' arabe truppe le

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DELLE .ll'fTICRfTA' GIUDUCQ

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nostre forze , e morti degli Erodiani uno o due ~ Erode per sua difesa uccise Naceho lor capitano con esso alcuni altri al numero in tutto di venticinque , ciascun de' quali moltiplicando egli per cento diase , che i morti duemila furono e cio. quecento " VI. Queati ultimi detti mossero Cesare vie mag. giormente ; on<le voltosi pieno d' ira a SiJieo addi. mand quanti furono gli Arabi uccisi. Esit a tale interrogazione Silleo , e disse , che avevanlo altri in.. gannato. Frattanto si pecitarono le condizioni del prestito, le lettere de'luogotenenti, e il numero deJJe citt , dalle quali venne richiamo de ladronecci. Fi.. ualmente and tant' oltre la cosa , che Cesate con dann nella testa Silleo, e rimise Erode in sua gra~ia , pentito dell' aspre maniere , ebe troppo c1edulo alle calunnie appostegli aveva usate con lui serinodo ; e forte si lagn di Silleo , e l'avesse con sue menzogne costretto a sconoscersi ad un amico. }q conclusione fu Silleo rimandato alla patria col ca. rico primieramente di soddisfare a' suoi creditori 7 poscia di soggiacere alla pena dovutagli, Areta per non era da Cesare ben veduto , perch senza dar. gliene parte s' aveva da s.e messo in capo il diadema; quindi era fenno Cesare di dare ad Erode J' A rabia ancora; ma nel rattennero le sue stesse lettere. Perciocch Olimpo e Volunnio udit~ la buona disposizione di Cesare furon d' avvi&9 di consegnargli giusta la commissione d' Erode le lettere . e accuse attenentisi a' auoi figliuoli. Cesare , scorsele , non

cb

LIB. XVI. CAP. XVI.

er'edette ben fatto aggravare d'un nuovo governo un uo~o gi vecchio , e mal capitato ne' figli. Quindi accolti gli ambasciadori d' Areta , con solo rimpro ve1argli il soverchio precipizio , onde non avea so.. &tenuto a ricevere dalle sue mani il regno, e n'ebbe accettati i regali , e lui raffermato sul troao. Poscia un'amichevole lettera scrive ad. Erode, in cui e si duo! seco intono a' figliuoli , e gli aggiugne , eSiel' iusto , che quando essi aieno trascorsi a qualche empiet contro lui, si puniscano da parricidi ; e gliene daya la facolt : che se avevan soltanto meditata la fuga , fattigli in altra maniera conoscenti del loro fallo non procedesse a nessun grave gastigo ; esser pertanto suo avviso , che intimata assem. hlea in Berito ( 17) , ove stanno Romani , e presi seco i luogotenenti e il re de'Cappadoci Archelao e quant'altri o per amicizia o per grado creden piil riguardevoli , col lor consiglio venisse a quella deli berazione , che meglio ai coDveniva. Cosi scrisse Cesare.
CAPITOLO

XVII.

Erode nelf assemblea di Berito accusa i figliiJS)li; loro condtmna e morte.


I. Erode avute le lettere , che a lni si venivano , lietissimo fu per la grazia di Cesare ricoverata , lie tiuimo per la hala accordatagli di far de' figliuoli , quanto piacevap. N so, donde mai avvenine, che

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DELLE 1NTJCJftT.&.' GJ'UD.l.ICHE

dove le prime prosperit lo rendettero un pa<h acerbo bens, ma niente ardito n strahocchevole i1~ danno de' figli, il presente cangiarsi in meglio, che {P.cero le cose sue , e la libert ottenuta diedero maggior campo al suo odio di stendersi e d' allargarsi. Mand egli adunque per quanti gli parve donrsi invitare all' assemblea , salvo Archelao , o per~h suo nimico non 'cel .volesse presente , o perch ancora temesse, che a' suoi disegni egli fosse per contrapporsi. Raccolti in Berito i luogotenenti e quant' altri chiam dalle citt convicine , i figliuoli , cui non gli piacque introdun-e dinanzi al consesso , li soprattenne in un borgo sidonio , . detto Platane , a poca distanza dalla citt per averli pronti, se mai venissero chiamati. Presentatosi adunque egli solo a 110 consesso di cinquanta persone diede principio aJ .. l' accusa , che fu non tanto compassionevole per le inevitabili sue sciagure , quanto mal confacentesi a un padre per lo dir che faceva contro i figliuoli. Perciocch ragionava con veemenza , e nel dare le accuse si confo~deva , e grandissimi segni mostrava d'un alterato animo ed inasprito ; e non che loro consentisse d' esaminarne le prove , ma nient' altro facea , che difenderle e confermade ( azione iadegna di padre contro figliuoli ) , e leggere. le cose scritte da loro stessi ; donde non traspirava congiura , n 41ltro empio divisamento; ma il solo disegno formato gi di fuggire , e alcuni tratti ingiuriosi contro di )ui , ~egni , d' animo mal soddisfatto ; al qual passo eome fu giunto 1 alz a piq potere la Yoce , e prese

I.J., XVI, CJ.P, XVII.

ad amplificare l' enormit delle in.sidie , quasi gi confessate da loro stessi , giurando che gli sarebbe stato pi caro perdere la vita , che udire tai cose.. Finalmente dopo aver detto , che la natura del pari. e la concessione di Cesare davagli facolt sopra lo~ ro , aggiunse la patria legge , la quale ordinava , che ( 18) se i genitori al capo dell' accusato avesser~ sovrapposte le mani , di necessit i circostanti do vevano lapidario , e in tal modo torio del mondo : il che quantunque potesse egli fare nella sua pauia e nel regno , pure avere aspettata la loro sentenza.. Col per essi trovarsi , non come giudici d' un de ... litto tanto evidente , onde poco manc , che i suoi figli noi precipitarono , ma come oppottuni coope ratori al suo sdegno; poich ben couviensi, che i pit lontani eziandio impunite non lascino queste trame. II. Cos disse il re , e , non essendo i garzoni ci .. tati a produrre le loro discolpe, i giudici convenuti in ci , che non era sperabile aggiustamfnto o r.i ... conciliazione, gli ratificarono le sue facolt. Indi Sa~ turnino prima di tutti uomo consolare e attualmente in posto onorevole di una sentenza giusta le circo... stanze misuratissima. Disse adunque, ch'egli quanto era a s, disapprovava i figliuoli d'Erode, non per gli sembravano degni, ch' ei gli uccidesse, e perch6 era padre , e perch era troppo maggior del dovere la sua passione ; tuttoch fosse vero , ch' egli per. loro cagione era stato sempre infelice. Dopo lui ~ figliuoli di Sa~urnipo, ch'avevano sesuito il padre

DELLB Al'fTICBITA.9 .GJVDA.ICBB

in qualit di legati, s'attennero alla sentenza medesima. Ma Volunnio all' oppoito disse, che figli tanto etnpj verso del padre punir si dovevano colla morte. Altrettanto dissero l'un dopo l'altro la maggior par te , sicch altro pi non credevasi dover succedere 1 ehe il supplizio de' giovani. III. Sciolto il congresso si partl tosto Erode me... nando seco i garzoni in Tiro , e da Nicol gi tor nato da Roma , dopo espostogli l'avvenuto in Berito , volle sapere , che opinione portassero intorno a' suoi figli anche gli amici di Roma. Rispose Nicol , tener esso per empj i disegni da lor formati eontro di lui , quindi dover egli rinchiuderli e eu .. stodirli in prigione; e se gliene pat male, uccidedi, onde il suo passato procedere , anzich da maturo consiglio , provenuto non sembri da cieco sdegno ; se no , assolverli , onde in un mal non incorra , che non ammetta compenso. Cos pure sentirsi in Boma dalla pi parte de' suoi amici. Erode allora messosi in un profondo silenzio pens lungamente fra s ; poi gl' ingiunse , che seco venisse in nave. Arrivato. in Cesarea , si fa tosto da ogni parte un gran parlare de' giovani, e tutto il regno sta in so spt.msione, aspettando ove andr finalmente a riuscire ]a loro sorte. Perciocch quanti sino da' pi rimoti tempi ebbero parte in quello sconvolgimento , teme '\'ano assai , che loro il destino medesimo non so prastesse ; e bench ne sentissero internamente dolore , pure n il dirne parola, che fosse un po' libera , n l' udirla da altrui era senza pericolo: onde

363 chiusasi in seno la compassione dolenti sl , ma in silenzio portavano il grave affanno. IV. Uno per ch'era antico soldato del re e avea nome Tirone, atteso l'amicizia, che per r uguaglianza degli anni tra il suo figliuolo passava e Alessandro, quanto gli al~ dissimulavano tacitamente , egli di ceva alla libera, ed era spesse fiate costretto a scia.. mare senza riguardo tra 'l popolo , che era oggimai perita la ve1i.t, spenta di mezzo agli uomi~i la giu stizia , la menzogna e la malignit messa in trono , e tal sopra tuttle le cose distesasi una nebbia, che i .delinquenti non ravvisavano neppure i pi enormi eccessi delle umane passioni. Questa sua libert di parlare tutti vedevanla pericolosa ; pur non v' era persona, ch'alla ragionevolezza de' suoi lamenti noa si movesse ' opponendosi egli non senza coraggio aUa misetia de' tempi. Laonde checch ei dicesse , tutti dalla di lui bocca l'udivano volentieri; e quau tunque la propria loro sicurezza ponesserla nel ta cere , pure approvavano la sua libert ; perciocch l'imminente disavventura asni.gneva chiceh si fosse a parlarne. Egli poi con somma franchezza presen tatosi ancora al re chiese parlargli da solo a solo ; e avutane facolt, aospiroso gli disse, " perdona , " o re , al grande mio affanno : questa ardimentosa ., libert , che mi prendo , a te per necessaria e , giovevole ancora , se qualche vantaggio ne se .. -..gua, io l'ho anteposta alla mia sicurezza. Ove ne " and il tuo senno , e come s' dal tuo animo di., leguato l Ove quella m.mte sovrana , c:he traaac a
LIB. XVI. CAP. XVII.

UEtLE .l.l{TICBITA' GIVD1JC11t

fine molte e grandi cose ? Onde tanto abbandotta ~ mento d'amici e congiunti? Questi certo , ch' or ., veggo presenti , io non li credo n congiunti , n ., amici , dacch in uno stato gi sl felice sostengo... ., no , che alligni tanto disordine. E tu come non , apri gli occhi a conoscere , che ci che fai l ., ToiTai dunque di vita due giovani avuti da una , moglie regina, e in ogni genere di virt singolari, ~ abbandonando te stesso :u.e' tardi tuoi anni in brac" cio d' un solo figliU:olo 1 che in~iusti mezzi adopr " a nodrire le sue speranze, e <li congiunti 1 cui gi ~ tante volte tu stesso dannasti a morte? E non ti ;, accorgi , che il popolo ancor tacendo e vede il " tuo fallo e n'odia il motivo? che tutto l' esercito " e singolarmente i suoi tapi sentono dei due sven" turati piet , e della loro miseria detestano gli ~ autori? " V. Udiva questo parlare il re aUa prima non mal volentieri del tutto , anzi al toccar ch'egli fece con evidenza e la sua passione e l' infedelt de' domesti.. ci , ne fu commosso. Ma poich passo passo 'tirone iunoltrssi con ismodata e militar libert a ragi~ itargli dimentico affatto delle circostanze de' tempi, il re si turb tutto quanto ; e parendogli anzi di essere svillaneggiato , che utilmente ammonito , l' in 1errog quali fossero e i mal disposti soldati , e i capitani poco di ci soddisfatti ; e d ordine, che tutti i da lui indicati per nome con. esso Tirone :<~eno. messi in carcere. Ci eseguito, aggiugnesi ad aggravare la circostanza del fatto certo Ti{one har-

!.JB. XVI. CJ.P. XVII.

265

biere del re, il quale venutogli innanzi gli disse , come Tirone l' avea pi volte persuaso, che quando serviva il re , gli tagliasse col rasojo la gola ; che salirebbe presso Alessandro a gran posto , e ne avrebbe gran premj. Udita questa dinunzia Erode comanda , che sia arrestato : indi si posero alla tor tura e Tirone , e suo figlio, e il barbiere: e mentre Tirone durava costante al tormento, il figliuolo veggendo per l' una parte il rio governo , che si facea di suo padre , e la niuna speranza per l' altra d' a4 verlo salvo , e dalla crudelt che si usava col pa4 ziente conghietturando ci , che in avvenir seguirebbe, disse, ch'egli era pronto a scoprire la verit , quando il re in premio del suo parla1e lui liberasse ed il padre da quello strazio. Avutane a queste con dizioni parola disse, che per accordo gi fattosi dovea Tirone di propria mano uccidere il re , essendo facile, ch'egli avesse l'accesso libero a trattare da solo a solo con lui ; e se compiuta impresa gliene avvenisse qualche sinistro , gli tornerebbe in onore , perch favoriva Alessandro. Cos dicendo sottrae il paru-e allo strazio, lasciando in dubbio , se fosse la forza , che gli cavasse di bocca la verit , ovvero la speranza di liberare s e il padre con somigliante trovato da un pi lungo martoro. VI. Intanto Erode , se forse innanzi trovavasi in qualche modo perplesso intorno al mettere a morte i figliuoli , or non lasciato pi luogo nell'animo suo a tal duhbiet , anzi chiusa ogni vi.a al potersi ri;. mettere in miglior senno non cur gi pi d'altro,

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c:he di mandare ad effetto il suo intendimento : e tratti dinanzi al popolo trecento de' capitani accusati e Tirone con esso il figlio e il barbiere , che aveva prima di lui scoperto ogni . cosa , gl' incolp tutti quanti di tradimento ; e la moltitudine con checch le venne alle mani ferendoli gli ebbe uccisi. Alessandro poi e Aristobolo condotti a Sebaste souo per ordine del padre strozzati. I loro em-pi furono di notte sepolti in Alessan.Irio, l dove quelli giacevano dell'avo materno e della parte mag~ore de' loro antenati. VIJ. E forse a taluno llon parr strano , che un odio da molto tempo Dodrito sia poi cotanto cresciuto , e collo stendersi, che fe' pi oltre , abbia i sentimenti affogati della natura. Ben per a ragione potrebhesi dubitare , se a colpa de giovani recar si voglia tal fatto , i quali abbiano esca somministrata all' ira paterna e col tempo aspreggiatala immedicabilmente , o anche in lui stesso rifonder si debba, eio nella sua durezza e soverchia avidit di regnare e farsi gaan nome , che non sofferisse compagni , perch non avessero ostacoli i suoi capricci , ovve ro ( 19) nella fortuna, a cui umana ragione, per ben fondata che sia, non ha forza che basti ad opp01si: onde noi siamo soliti di pensare , essere gli eventi 11mani da quella necessit assoluta preordinati , che noi fato chiamiamo ; poich non v' ha cosa che per lui non si faccia. Questa sentenza per , com' io av'\'iso .,. bastevole a condanna..Jo , giaccli e alcuna eosa laaeia in man nostra , e le corrotte manie1e di

LIB. XfJ, CAP. XYIL

2~

~vere

non le soffre impunite ; cosa (2o) gi dalla nostra legge trattata prima di noi. VIII. Due altre cose si possono qui riprendere ; l'una ne' figli; cio la giovenile baldanza, e la troppo grande loro alterigia, per cui e davano orecchio ai calunniatori del padre , e con diritto occhio non ri m.navano quanto egli andava operando ogni giorno , e maligni erano nel sospettare , e nel parlar troppo franchi' e per l'una cagione e per r altra facili ad esser ct>lti da chi gli stava osservando e per meri tarsene la benivoglienza tutto al re dinunziava. L'al. tra nel padre , indegno , per quanto sembra , di scusa , atteso la sua crudelt contro loro ; perch senza "Una chiara prova di tradigione e senza argo menti a convin~erli col fatto alla mano d'alcun reo tentativo gli diede l' animo di tor la vita a persone da s generate , a giovani d' egregia avvenenza , ca rissimi a quanti loro non appartenevano , non inesperti negli esercizj e di caccia e di guel'ra, e quando il bisogno portavalo , non poco eloquenti nel dire ; cbe di tutti questi ornamenti erano essi forniti ; e in singolar modo il maggiore Alessandro. E ben era assai, eziandio se condannati gli avesse, tenerli vivi in prigione , o mandarli raminghi fuori del regno , difeso egli e sic-uro abbastanza dall' autorit de' Ro mani, per cui uon. era possibile, che insidiosamente o per forza gli avesse a incogliere niun sinistro. Dunque il precipitoso trascorrere e troppo a seconda d' nna violenta passione fino ad ucciderli segno fu d' t:mpiet senza feno ; e poi tanto fallo in et gi

:a68 DELLE 1l'fTJCRlTA.' GIUD1ICRI: LIB XVI. CA.P. XVII. grave e provetta : n i suoi ritardi e temporeggia.. menti avvien che lo rendano in modo alcuno degno di scusa. Perciocch il far qualche scorso in un im.peto di passione che acciechi , bench sia male , pur aempre intravviene ; dove l' intraprenderlo e mandarlo infine pensatamente ad effetto , dopo il sen.. tirvisi spes150 sospinto e altrettanto spesso ritrarsene 7 egli proprio d' un' anima sanguinaria e nel male ostinata. Il che diede egli a conoscere anco a' posteri col non tener lungi, le mani neppur da' restanti creduti suoi amicissimi , dove , bench il vero d~ merito degli uccisi meR li facesse altrui comparire , il non avere per risparmiati n anco questi fu un atto di crudelt somigliante : del che verr in concio di 1agionare in progresso di questa storia.

DELLE

ANTICHIT GIUDAICHE

LffiRO DECIMOSEITIMO

r>

C.A.PI~OLO PB.IKO

Malizia tl .Antipatro figliuolo tl Erode. Antipatro, bench avesse tolti di terra gi I. i fratelli, e per ultimo eccesso d' empiet dato aveaae suo padre in mano alle furie vendicatrici del loro sangue , pur non ebbe ckll' avvenire speranze , che rispondessero a'suoi disegni. Perciocch liberato ch'ei fu dal timore, che davangli -i pretendenti, col non aver pi a consorti del regno i fratelli trv6 pi diffi cile e men sicura l' impresa del farlo suo ; tanto era l'odio in che avevalo la nazione; A questa difficolt, -ehe gli dava .non picc~la noja, per acc1escimento

Ou.

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DBLLB .ll'ITIC'RITA' GIVD.liCBB

di pi dolore si aggiunse il mal animo della milizia ~ onde pende la sicurezza de'principi, quando avviene che i sudditi aspirino a novit. A cos pericoloso frangente il condusse la morte de' suoi fratelli. Con tuttoquesto e' dominava insieme col padre non al~ menti che re , e donde si meritava un supplizio , di l trovando maniera di rassodarsi nella sua grazia saliva in pi credito presso di lui , come se l'amore d' aver salvo Erode l' avesse sospinto ad. accusare i fratelli , non il veleno , che si covava in petto contro di loro , e prima di loro contro del padre : tali eran le furie , che lo invasavano. Le quali cose tutte ad Aotipatro servi nn di macchine per abbattere Erode, giacch e libero vedea se stesso da chi poteva scoprirne le ree intenzioni , ed Erode privo di chi dar gli potesse ricoveFo e sovvenimento , quando gli si fosse Antipatro dichiarato nimico : onde costui sol per l' odio , in che aveva suo padre , tese le insidie a' fratelli. Allora pertanto piucch mai altra volta sentssi animato a non abbandonare l' impt'esa : perciocch se moriva Erode , suo saria stato senza con trasto il regno ; dove se al padre venisse fatto di sopravvivere pi lungamente, e' sarebbe continuo ia. pericolo , che i rigiri da .se tracciati e composti venendo in luce volgessergli il padre forzatamente in nimico. Perci regalava con grande magnificenza tutti gli amici del padre , addormentando colla grandezza dell' utile l' acerbo odio , che ogn' uom gli portava ; ma in singolar modo legavasi co' pomposi presenti p ~imi degli amici romani , e sopra tutti di Sa-

r.m. nru. c:1P. t. tarDino governator della Siria. Si prometteva eziandio. di tirar dalla sua il fratello di Saturnino , merci i gran doni , che gli andava facendo , e col mezzo medesimo la sorella d'Erode (2,.) maritata ad un de' primarj suoi cortigiani. E infingitore , ch'egli era scaltrissimo della pi leale amicizia , otteneva appo tutti d' esser creduto , e sapeva il pi fino artifizio di ricoprire qualunque odio avesse per chicchessia. Con questo per ei non giunse a ingannare la zia (1), che gi da gran tempo lo onosceva , e non era pi tale da esser raggirata , per ci ancora , che a tutto potere contrapponevasi a' suoi artifizj ; sebbene avesse col zio materno d' Antipatro per provvedi mento e maneggio di lui medesimo maritata la sua figliuola (2) , moglie gi d' Aristoholo ; mentre l' altra (3) avuta dal suo primo marito fu presa dal f.. glinol di Call~a ; ma a non esser tenuto per quel rihaldo ch' e~li era , punto non valsegli tal paren.. tela , siccome a non essere odiato neppur la pri.. m.iera consaoguinit. II. Erode adunque costrinse Salame , la quale per amor conceputo verso Silleo arabo desiderate ne aveva le nozze , a sposare Alesse ; nel che Giulia prea.tgli l' opera sua col persuadere che fe' Salome a non rifiutare tal matrimonio , onde non si tirasse sul capo l' aperta Dimist del fratello Erode ; che aveva giurata la sua disgrazia a Salome, quand'ella non si fosse condotta a . pigliare Alesse. Salome si 10ttomise , tra perch Giulia era moglie di Cesare , e pe1ch finalmente le suggerin un partito aa#ai

l;IELLE .llfTICRJTA.' GIVDA.ICBii

vantaggioso. In questo Erode rimanda al suo padreo Archelao la figliuola , moglie gi d' Alessandro , e con essa la dote sborsata del suo , pe1 vietale ogni occasion di contrasto , che insor~ere indi potesse tra loro. Allev non pertanto presso di se i nipoti con molta cura. Perciocch ad_ Alessandro nti 'erano di Glafira due maschi (4), e Aristoholo avuti aveva da Berenice figliuola di Salame tre maschi e due femmine (5) ; e v' ebbe giorno , che alla presenza de' suoi amici , dopo introdottivi i pargoletti e pianta la disavventura de' padri loro, preg il cielo, che non dovesse mai avvenire altrettanto de'figli, anzi .ctesciuti in valore e in giustizia lo meritassero poi di quella educazione , che loro dava. Intanto perfin .che toccassero gli anni richies-ti alle nozze , destin lor le consorti che aver dovrebbono : al primogenito d'Alessandro la figliuola di Fero1a, e a quel d'Aristobolo quella d' Antipatro. Assegn eziandio una .figliuola d' AristobolQ per moglie al figliuolo d' An tipatro , e l' altra al suo stesso figliuolo Erode na l togli dalla figlia del gran Sacerdote , giacch appo -noi in costume , che la persona medesima possa avere pi mogli. A conchiudere tai maritaggi fu mosso il re . da piet, che sentiva di que' pupilli , onde strinse Antipatro col vincolo del parentado alla loro benivoglienza. Ma i sentimenti , che nudr Antipatro contro a' fratelli , mantennegli altres cono tro a.' loro figliuoli ; e l'amore , che il padre aveva per essi , davagli assai che pensare , antivedendo, che diverrebbono pi potenti , che non i fratelli 1

LIB. XVII. C.lP. I,

molto pi allora , quando innoltrati si fossero negli anni , per lo spalleggiar che fal'ehbongli ed Archelao 1 testa coronata , siccome nipoti suoi , e Ferora at~ tualmente tebarca 1 siccome in procinto di maritare una dell'orfane a suo figli polo. Tenevalo ancora in affanno e la compassione , che inverso degli orfani , e l' odio , che inverso di lui mostrava il poJ?olo tutto , che troppo lungi for5e non era dal rivelare i misterj della sua rhaldaggine contrp i fratelli. Esso adunque andava fantasticando il come poter ftastor nare i disegni del padre ; assai dura cosa parendogli da inghiottire 1 che aver finalmente poi li dovesse consorti del suo potere. III. Erode infatti cangi disegno piegando alle istanze d' Antipatro , sicch la figliuola d' Aristobolo a lui fu data , e a suo figlio quella di Ferora ; e in tal guisa a malgrado del re si stravolsero le con venzioni mahimoniali. A questo tempo Erode avea .nove mogli , cio la madre d' .Atipatro (6) , e la figliuola del gran Sacerdote (7), ond' eragli nato un maschio che aveva il nome paterno. Indi veniva la figlia di. suo fratello ; e poi la cugina , dalle quali non ebbe prole. In questo numero entrava una an cora di razza (8) samaritana , che madre fu d' An tipa, d' Archebo , e d' Olimpiatle. Quest' ultima in progresso di tempo fu data moglie a Giuseppe ni pote del re. Archelao poi ed Antipa s'allevavano in casa d' un uom privato. Sua moglie era ancor Cleopatra gerosolimitana , onde nacqnergli Erode , e Filippo mantenuto esso pure a 1\.om.a, Olb.e a queste
i''LAYIO ~

tomo JY,

DELLE ANTICHIT.l' &IUDAICRE

ebbe Pallade , che gli pattot Fasaelo , e pi F e dr a , ed Elpide , da cui ven~rgli due figliuole Rossana , e Salome. Quanto poi alle figlie maggiori , cl:te la medesima madre srtirono con Alessandro , ne allog una ad Antipatro figlio di sua s01ella, e l' alb.a a Fasaelo figliuolo d' un suo fratello. Or questa fu tutta la discendenza d'Erode.
CAPITOLO

JI.

Si tratta di Zamari guko di Babilonia.


l. Circa tal tempo volendo Erode assicurarsi dei Traconiti determin di fondare nel cuore di quella provincia un borgo, che a nessuna citt non cedesse in grandezza ; perch ad un tempo e le sue terre fossero difese, e da un luogo vicino, com'era quello , spingendosi contro i nemici , potesse con improvvise sconerie infestargli. Risaputo adunque , che certo Giudeo babilonese , valicato l'Eufrate col seguito di ~inquecento arcadori a cavallo e cento dei suoi oongiunti, traeva per buona ventura i suoi giorni su quel d' Antiochia di Siria vicino a Dafne in una tena , che Saturnino ivi a que' tempi governatore gli diede , e nomavasi Ulata , mand per lui e per tutta la gente che lo seguiva , con impromessa di dargli tene nella provincia detta la Batanea a~ confini della Traconitide , perch un argine oppore voleva all' empito de' vicini ; e dato loro ad abitare terreni non ancora coltivati obbligssi a serbare esente dalle gra

LJB.

xvn.

CJ.P.

n.

'Vezze il paese , e da ogni consueta imposta le loro persone. Mosso a tali condizioni il Babilonese col .$Cn viene , e ricevuto il terreno vi pianta fortezze con esso il borgo nomato Batira. Quest' uomo servi di riparo ed a' terrazzani contro de' Traconiti, e ai Giudei , che di Babilonia venivano a sagrificare io. Gerusalemme , perch non fossero da' medesimi assassinati tra via. Molti ancora di quelli, che avevano in pregio i riti giudaici , intorno a lui si ricolsero da ogni parte: e per la totale immunit , che da tutte le imposte vi si godeva , il paese divenne popolatissimo. Dur l' esenzione , finch visse Erode. Filippo (9) immediate a lui succeduto in quella parte di regno fece sopra di loro alcune poche esazioni e per breve tempo. Ma Agrippa I t1o), e il figliuolo di lui nominato pur esso Agrippa ( r 1) gli. oppressero gravemente ; non per misero mano nella loro libert. Simile i Romani, che quivi dopo essi signoreggiarono , bench da ogni parte li gravino d' imposizioni , pure intatta loro serbano la libert : delJe quali cose pi oltre , ove meglio ci cada per mano, ragioneremo partitamente. II. Ora Zamari babilonese , cui fece Erode signore ' di queste terre, dopo una vita menata virtuosamente sen muore , lasciando della sua virt eredi i figliuoli , tra' quali Giacimo per gran fortezza divenuto famoso ammaestr a cavalcare i suoi sudditi babilonesi, e con un' ala di questa gente a cavallo serv di guardia a' re anzidetti. Vesuto poi egli gi vecchio a morte lasci dopo s il figliuolo Filippo, fortissimo

DELL'l: ANTICBITA.' GIVDAICttB

c::omhattitore , e per l'esercizio d'ogni pi mra virtN avuto in gran pregio da chicchessia. Quindi il re Agrippa gli fu sempre amico leale , e affezionato .C<Mitantemente ; e per delle truppe , che il re m.an.. teneva, fu egli perpetuo ammaestratore, e in ogni marcia , che far si dovesse , ancor condottiere.
CAPITOLO

IIL

Insidie d' Antipatro contro Erode.


I. Trovandosi Erode nelle circostanze , che ho gi dette , gli affari tutti pendevano da' voleri d' Antipa tro ; al qual rion mancava la facolt di ratificare ci, ch' ei volesse , per concessione fattagliene ancora dal padre , il quale da lui promettevasi lealt e henivoglienza ; ma abus l' ardito uomo eh' egli era del p() tere concedutogli , tra perch non era nota al padre la sua malvagi't , e perch ogni sua parola acquistava da lui somma fede. Quindi egli era temuto da tutti non tanto per l'ampiezza del suo potere, quanto per la scaltrita ~ua rihaldaggine. Nulladime~o Ferora e lui coltivava , ed erane corrisposto studiosamente, avendolo Antipatro cinto da ogni parte , e per ci stesso istruito lo stuolo delle donne sue par~igiane ; perch favorissero i suoi interessi; giacclJ aJla moglie stava soggetto Ferma e alla suocera e alla sorella (3*), tuttoch mortalmente la odiasse per l'oltraggiare 1 che avevano fatto le vergini (4") sue figliuole. Egli per sei portava pazientemente , n sapeva far nulla

r.n. xvu. c.u>. m. 2.77 eenza di loro ; che avevanlo da -ogni banda setTato e stretto , e non si Fistavano di scambievolmente ajutarsi per via d' una mutua benivoglienza : onde Antipatro parte da s, parte spintovi dalla madre si pose onninamente nelle loro mani ; giacch queste quattro femmine andavano d' accordo in tutto. ll. Antipatro intanto e Ferora per cose di niuno rilievo si ruppero alquanto. Cagione di tal ruggine fu la sorella del re , la quale stava da molto tempo osservando ogni cosa , e avvedutasi', che alla rovina d' Erode mirava la loro amicizia non ebbe difficolt di darne contezza a lui. Essi adunque avvisando 7 che di mal occhio vedeva il re questa loro amicizia , siccome traente seco la sua rovina , furono di pa rere , che in pubblico mai non dovessono trovarsi insieme , e quando l' occ~ione il portasse , dirsi vi).. )ani e e mostrarsi nimici, massimamente alla presenza d' Erode , o di che altro ptesse a lui riferirlo ; in.. tanto sottomano rendessero ognor pi forte la loro benivoglienza. Cos fecero. Ma n and celato a Sa.. l ome il primo disegno , che si formarono in mente, n si trov troppo longi da loro , quando il mandaro ad effetto ; perciocch razzolava per tutto , e poscia con qualche giunta ne faceva avvisato il fra tello : teaersi ridotti segreti , cene , e consulte tene.. brose e notturne ; le quali cose se non facevansi per suo danno , non v' era motivo , che li distogliesse dal farle pubblicamente : ora uomini, che agli occhi altrui si dimostrano tra se discordi , e intesi a cosliel'e (!gi occasione d.i pe.uegttitar~i a parole 1 e po~

DELLE .lNTICBITA.' GIUD.UCHB

riservano a' nascbndigli le molte prove che dannosi di henivoglienza, e quando si bovar,to soli, protestano , che n~ll' ope1are non si partiranno giam1nai dalla loro amicizia , egli chiaro che muovono l'armi :ontro di quelli , a cui s'ingegnano di tenere le intelligenze , che hanno insieme , celate. Salame adunque e indagava tai cose, e a parte a parte le rife1iva al fratel1o , il quale aveva gi di per se penetrate assai c:ose ; ma non osava far nulla , essendogli entrate in sospetto di false le accuse della sotella. Era ancora fra' Giudei una setta , la quale vantava un' osservanza esattissima delle patrie leggi ; e siccome fingevansi cari a Dio , cos lo stuolo delle donne ( 1 ~> s' era dato a seguirne gl' insegnamenti. Chiamavansi Farisei, gente acuta, e restia pi ch'altri mai a' voler. de' re , e pronta a levarsi apertamente coll' armi in loro danno. Di fatto essendosi tutta la generazione de' Giudei obbligata con sacramento all'ubbidienza di Cesare e agl' inte1essi del re , costoro al numero di oltre seimila ricusarono di giurare ; onde avendogli il re condannati a una multa pecuniaria , la moglie di Ferora pagl1a in loro vece. Essi pertanto volen dola mel'tare di tal benefizio ( e avevano nome di antiveder~ il futuro me1c il loro conversare con Dio) le predissero gi deeretata da Dio la fine al l' impero d' Erode e della sua stirpe , e dovere il 1egno passare a lei, e a Ferora , e a' figliuoli, che d' ambidue erano nati. Questo ancora , che ben ri.seppesi da Salome , venne a notizia del re , con que.. sto 'di soprappi., che &i n' e1ano alcuni de' 5\lOi

LO. XVII. CAP. III.

oorligiatai rimasti corrotti. Il re adunque toglie di vita.i pi colpevoli Farisei, e con essi Bagoa eunuco, e Caro , giovane il pi decoroso de' tempi suoi , e fino allora amato assaissimo dal suo re. Uccide ezian.. dio quant' altri de' suoi domestici s' intendevano coi Farisei. Bagoa poi s, era per colpa loro levato a , grandi speranze , quasi chiamare si dovesse il padre e il benefattore del re dalle loro predizioni gi dedinato (13); perciocch egli (14) avrebbe ogni cosa in sua mano merc la potenza , che le future nozze e una legittima 6gliuolanza darebbero a lui. III. Puniti Erode que' Farisei , che furono di tal delitto convinti , raguna a parlamento gli amici , e appo loro si lagna forte della moglie di Ferora, nar rando l' ingiuria fatta alle vergini dalla donna arrogante , e a colpa del marito ascrivendo siffatto affronto, ond' el1a studiavasi e colle parole e co' fatti, per quanto poteva , d' accendere tra lui e 'l fratello a dispetto della natura tumulti e guerre ; il pagamento poi della multa da lui imposta a'ribelli essersi da loro causata a sue spese , n farsi cosa al pre tente , in cui ella non abbia parte ; " onde a far sa , viamente dovre~ti , o Ferora , senza preghiere o , conforto mio ripudiare spontaneamente tal donna, " siccome unica aizzatrice di quelle discordie , che nasceranno tra noi ; e per se niente ti cale della " mia amicizia , a questa femmina volgi le spalle ; n in tal maniera tu sarai mio fratello ' e mi darai , qualche prova dell' amor tuo ". lV. Ferora tuttoch da s forte parlare .si sentisse

280

DELLE ANTICBITA' GIUDAICJtE

commosso , pure rispose , non volere egli ~ offen~ d ere alcun di1-ilto della ftatema loro consanguini t , n rlmanersi perci d' amare la sua consorte ; e -tororebbe di perdere la vita, anzich gli bastasse l' aninao di restare privo vivendo d'una moglie a lui tanto cara. Ora Erode bench rattenesse la collera , che a tai detti avea conceputa contro Ferora, pur gliene diede un gastigo non troppo ]eggiere ; ed intim ad Antipatro ed a sua madre, che pi non trattassero con Ferora, e che si guardassero in avvenire di pi radunarsi insieme coJle donne. Promisero d' ubbidirgli; ma Ferora ed Antipalro, quando loro se ne of-4 feriva occasione , trovavansi insieme a consulte e a c:en~ ; e corse voce , che ancora con Aotipatro man.. tenesse corrispondenza la moglie di Ferora, pre alando a ci ajuto la madre stessa d' Antipatro.

l T

o .x. o IV.

Erode spedisce .Antipatro a Cesare.


Ora Antipatro avendo in sospetto il padre , e te mendo non forse si distendesse pi oltre l' odiarlo , ch'egli .faceva, commet~e per lettera a' suoi amici in Roma di scrivere a E1ode , che tostamente spedisca a Cesare Antipatro. Gli amici ne lo compiacquero ; ed Erode lo vi mand con regali preziosissimi e col testamento , in cui dichiara\'a suo successore nel 1egno Antipatro, e in caso ch'egli morisse prima del padre, gli awtituiva il fi;liu.olo (15) :natogli dalla

t.m. XVII .CAP. IV.

281

figlia del gran Sacer'dote. Si mette in cammino. al medesimo tempo , che Antipatro, Silleo l'arabo senza avere nulla eseguito di. quanto Cesare gli aveva or dinato. Antipatro adunque lo accl.Jia appo Cesare, come gi fe' Nicol. Ad aggravarne i delitti si ag giunse Areta, che l' incolpava d'avere esso, mal suo grado , uccisi in Petra parecchi de' cittadini pi ri guardevoli , e d' infra gli altri Soemo uomo per la sua grande virt degnissimo d' ogni onore , e tolto di vita Fabato servo di Cesare; il qual delitto ei commise per tal motivo. Corinto guardia della persona reale d' rode era in sommo credito presso del suo signore. Silleo con grandi somme alla mano lo. induce a levare del mondo Erode e n'ebbe ,Promesse~ Ora Fabato , risaputa la cosa da Silleo stesso , ch gliela pales , ne fe' tosto avvisato il re ; il quale , arrestato Corinto , lo mette alla tortura , e ne cava ogni cosa ; indi mette le mani addosso a due arabi da Corinto involti nel fallo medesimo, l'uno de' quali era principe d' una trib ( 16) , l' altro amico di Sii~ leo. Essi ancora posti dal re a tormenti confessarono essere col venuti per animare Corinto a non torsi gi dall' impresa , e per dar mano , se s fosse d'uopo , ancora essi a quell'uccisione. Or Saturnino informato da Erode pienamente di tutto li mand a Roma.

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DELLE .o\NriCRITA' C.ltJDAICHE

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v.

MorttJ di Ferora.
Ferora intanto, che perseverava piucch mai for temente nell'amor della moglie, fu rilegato da Erode nelJe sue terre. Egli si ritir di buon grado nella tetrarchia , ma con giuramento solenne di non par.. tirsene mai , finch non avesse udita la morte d' E .. rode ; e cos appuntino guardllo , eh' essendo in una malattia grave del re pregato di rendersi a lui per riceverne alcune commissioni gelose , dopo le quali sarebbe morto , per riverenza del giuramento non ci si seppe condune. Erode per nol ripaga degnamente al suo merito, n punto scema perci quell' affetto, che nutre per lui; anzi, caduto Ferora infermo dell' ultima malattia , tuttoch non chiamato venne a trovatlo ; e morto che fu , rivestinne pom posamente il cadavere, e trasportatolo in Gernsalemme ~li diede norevole sepoltura , facendo per lui gran cOJTotto. Di qui per trasse origine tutta la serie delle disgrazie d' Antipatro , bench fosse gi ito a Roma , volendolo Iddio punire del fratricidio com messo. Or io qui ne sporr ordinatamente il sue cesso , perch serva d' esempio al genere umano , e il persuada ad avere in tutti gl' incoutti la virt per compagna.

LIB. XVII. C!P. TI.

C!PI'l'OLO

VI.

I liberti di Ferora accusano la sua moglie, che abbia. dato il "ekno al marito. Erode scopre le macchi... nazioni d/ Antipatro.
I. Quando mor F erera , ci si trovarono due suoi Jiberti presenti , Tafniti ( 17) di patria , e dal loro padrone sovr' ogni altro pregiati. Questi venuti innanzi ad Erode pregaronlo, che non lasciasse inven dicato il cadavere di suo fratello , ma si mettesse ad esaminare l' impensata morte e infelice. Mosso Erode da tali detti , che gli sembraron credibili , proseguiron dicendo , aver egli il primo giorno , che cadde infermo , cenato in casa di sua moglie , dove recatogli in una vivanda di tutto nuova invenzione il veleno se lo inghiott., e ne fu morto: averle por-o tato questo veleno una donna d' Arabia , in appa renza condizionato a eccitare amore , e avea nome malia, ma in realt ordinato a dar morte a Ferora. Certo in comporre veleni le donne d' Arabia non hanno pari. Questa poi , alla quale imputavasi tal delitto , era per comun voce una delle pi favorite, che avesse la donna amica a Silleo. E col per in~ durla alla vendita del veleno rendettonsi la sorella e la madre della consorte di F erora , e con esso lei J:itornarono nn giorno innanzi la fatai cena. II. Acceso di sdegno a tai detti il re pose tosto alla tortura le loro schiave , o certe; ancor nate }i..

s84

BELLE A.NTICBITA.' GIVD1ICRB

bere; contuttoquesto non venne in campo l'affare ; che non ven' ebbe pur una , che aprisse bocca a parlare : alla fine sopraffatta una d' es.,e dall' ecces ... aivo dolore null' altro disse , salvo che preg Dio ~ che a un somigliante mar.toro sottoponesse la madre d' Antipatro , perch sola cagione di tutti i mali , ch'or le opprimevano. Queste parole sospingono Erode .a una disamina pi minuta ; e per via di tormenti venne a scoprire tutti i loro trattati , le cene e sessioni segrete , i discorsi da se tenuti da solo a solo col figlio palesati alle donne di Ferora ( ed era un ordine di suo padre , ch' egli celato te .. nesse il regalo de' cento talenti fattogli , perch non trattasse pi con Ferora), e l'odio ch'egli portava al padte, e del lamentarsi ch'egli facea colla mdre del troppo lungo n vere di suo padre, mentr' egli al pari di lui oggimai accostavasi alla vecchiaja ; onde boppa consolazione dar non potrebbegli neppure il regno , quando giugnesse ad averlo in sua mano : molto pi che allevavansi alla successione del trono in gran numero e fratelli e figliuoli di fratelli , che non lasciavangli pi indubitata speranza di sicurezza; perciocch se a suo padre fosse anche allora intrav venuta qualche disgrazia , al fratello piuttosto che a suo figliuolo avrebbe lasciato il regno. Condanna~ vane altres la soverehia crudelt , e l' uccidere che avea fatto i figliuoli ; e aggiugneva , che per timore delle medesime disavventure avevano maneggiata a.. stutamente la loro gita egli a Roma , e Ferora alla tetrarchia. Qu.este cose, che ben s'accordavano collo

I.IB. XVII. C!P. Vl.

relazioni gi fattegli dalla sorella , sicch pi luogo non rimanevagli a dubitarne , le . p06e con esse a confronto , e veggendo nella malizia d' Antipatro avvolta ostinatamente Doride madre di lui le tolse prima tutto l'arredo , che avea del valore di molti talenti, indi caccilla da se, e fece amicizia colle ttonne di Ferora. III. Quegli per , che in pi ardente sdegno fece. mo.ntare il re contro al figlio , fu Antipatro samari tano proccuratore d' Antipatro figliuol del re , il quale tra l'altre cose, che in mezzo a' tormenti disse di lui, una fu questa, ch'egli apprestato un mortale veleno il diede a Ferora con ordine, che nel tempo della sua lontananza, onde fossero 'piucch mai lungi dal cadere sopra di lui i sospetti di. questo fatto 1 il desse bere a suo padre ; averlo recato d'Egitto. Antifilo uno de' confidenti d' Antipabo , ed essersi spedito a Ferora per man di Teudione zio materno. d' Antipatro figliuol del re , e in tal modo essere in, mano alla moglie di Ferora capitato il veleno , per.... ch il marito gliel diede da custodire. Dimandatanedal re la donna confess ogni cosa , e corsa in un. tratto a casa sotto titolo di volernelo a lui portare,. si gett capovolta dall' alto da quella ; mortale per-> non fu il colpo , perch cadde in piedi. Erode adunque ~ come fu rinvenuto , promise a lei tutto insieme e a' suoi domestici sicurezza , quando sco-. prisse appuntino la verit; dove all'opposto aspettisi pure le pi dolorose disavventure , se ami meglio tacerla : ed essa giUl' , che paleserebbe opi cosa

286

J)ELLE A.NTICIIITA' GJlll)liCIIB

nel modo appunto ch'era avvenuta; e in fatti, come i pi fur d' avviso , non disse menzogna. Perciocch u fu il veleno per opera d' Anti6lo trasportato da , Egitto, e composto lo ave a suo fratello professore , di medicina. Teudione poi ce l'ha introdotto in. ,. casa , ed io ricevutolo da Ferora il tenni presso , di me ; e lo aveva Antipatro preparato contro la , tua persona. Ma Fer01a,, .mentr' era infermo, veg ,, gendo la bont da te usa tagli nella cortese visita 1 , che gli facesti , cangi pensiero , e chiamata me , , donna , disse ; Antipatro m' ha pur troppo allac" ciato in danno del padre suo e :mio fratello 1 " avendo egli conceputo il fatale disegno d' ucci" derlo, e preparato il veleno, che l' eseguisca. Ora , dunque, poich il fratello non ha mostrato punto " men di bont per me al presente di quello , che , per addietro gi fece , ed io non ispero di trar " pi oltre i ~ei giorni , deh tu provvedi , ch' io o col disegno d' un ftatricidio non disonori i :miei ,,. antenati , e brucia in presenza mia il veleno. Re,. catolo senz' indugio ' feci il voler del marito : da" tane per la pi parte alle fiamme ne conservai " un tantino, perch, se morto Ferora 'volesse il " re far di mia persona crudo governo , avessi col " tonni del mondo, onde fuggir tutti i guai " Cosi detto fuor trasse alla vista di tutti il veleno con esso il bossolo , dentro cui stava. E simile l' altro fra~ello d' Anti6lo e la sua madre resistere non po tendo n all' evidenza del fatto n all' atrocit dei tormenti scopriro le cose :medesime , e ricoJtohbero

28, il vaso. In queste accuse veniva involta la figlia ancora del gran Sacerdote, moglie del re, perch con.. sapevole d' ogni cosa non avesse voluto dir nulla; Laonde Erode e lei cacci lungi da se, e cancell il testamento per quella parte , dove ne dichiarava il figliuolo suo successore. Indi depose dal pontifi cato Simone figliuol di Boeto suo suocel'O , e susti~ tugli Mattia figliuol di Teofilo gerosolimitano (1 8). IV. In questo stante giunse da Roma Batillo li berlo d'Antipatro, e per via di tormenti se ne ritrae, eh' egli ha seco veleno da consegnarsi alla madre di lui e a Ferora, perch se il primo non facesse nel re l' ef!etto desiderato, con questo nuove insidi= tendessero alla aua vita. Nel medesimo tempo ebbe Erode da' suoi amici di Roma lettere scritte per sug gestione d'Antipatro , dove altro non si facea , che accusare Archelao e Filippo , che continuamente aparlassero contro al padre per la morte da lui data ad Aristobolo ed AlessandJo , di cui mostravano sentir piet : e per gi il padre li richiamava, n tal chiamata ad altro fine ordinavasi, che. a condan.. narli ancor essi a morire. Gli amici poi diedero mano in questo affare ad Antipatro per li gran pre mj , che loro promise. Antipatro intanto scrive egli pure a suo padre intorno a pi gravi delitti dei giovani , e gli scusa del tutto , a colpa dell'et gio-o vanile ascrivendo il loro parlare. Egli poi, percioc ch Silleo gli dava molto che fare , tutto stava in teso a cattivarsi la benivogiienza de' grandi , e s' era colla spesa di beu dugenta talenti procacciato un
LJ'B. XVII. (:!P. VI.

DELLE ANT1CHITA' Glli'DAICIIE

sontuosissim.o arredo. Ma qui per ventura taluno si far maraviglia , che de' gran torbidi , che da sette mesi innanzi s' erano levati contro di lui in Giudea, egli non ne avesse avuto per anco sentore. La ragione di questo si fu parte la diligenza , con che si ~rdavano le strade , e parte l' odio, in che tutti avevano Antipatro ; onde non v' ebbe persona , che a costo suo proprio si prendesse di buon grado pensiero della sicurezza di lui.
CA.PITOLO

VII.

'.Antipatro condannato alla morte chiuso in prigione.


I. Ora Erode alle lettere , che gli scrisse Antipatro in cui informava ' ehe avendo conchiuso gi ogni cosa nel modo , che si doveva , verrebbe a lui quanto prima , dissimulato il suo sdegno risponde ordinandogli , che non indugi cotal venuta, perch nel tempo della sua lontananza non abbia a succedere niun sinistro a suo padre. Qui tutto insieme lagnavasi della madre di lui ; e promettendogli , quando fosse tornato , di perdonare totalmente alla madre i disgusti, che ne avea ricevuti, gli dava tutte le prove possibili della sua benivoglienza per lui ; e ci per timore , che entrato egli in qualche 6ospetto e differisse pi oltre il ritorno, e stando in Roma ordisse a impadronirsi del regno qualche mac chinazione , che poi scoppiasse sopra il suo capo. lhct: v queste lettere nella Cilicia; dove l' altre, che

LlB. XVII. CAI'. VU.

la 1:norte reca~angli di Fcrma, gli giunsero in Taranto alquanto prima. Queste colpironlo nel pi vivo dell.. anima, non per amor, che portasse a Ferora; Jn.a perch era morto senza effettuar le promesse , che avevagli fatte di tone al padre la vita. Pervenuto a Celenderi di Cilicia cominci a dubitare~ s avesse a proseguire la navigazion , dolente ch'egli era oltremodo dello scacciare, ch'Erode avea fatto sua madre. Quindi gli amici si divisero in due partiti ; altri volevano, che soprastesse in alcun luogo attendendo ci , che fosse per avvenire; altri poi consi~liavan}o a non indugiare il ritorno alla pahia: che al suo sol comparire si dileguerebbe ogni ac cusa; giacch non d'altronde s'erano fatti forti gli accusatori , che dal veder lui lontano. Mosso da tai ragioni continu la navigazione , e di fondo nel porto detto (r9) Sebasto, gi fabbricato da Erode con gran dispendio , e da lui in onore di Cesare cosl nominato. Allora finalmente apr gli occhi Antipatro a riconoscere le sue disgrazie , quando persona pi non degnava accostarglisi n chiamarlo per nome con un procedere tutto opposto a que' lieti viva e felici auguti., co'n che accompagnaronlo al suo par tire; anzi non T'era, chi gl'impedisse d'accorlo con un rovescio tutto contrario di maledizioni 1 credendo con ci di punirlo del fratricidio. II. 'i'1ovavasi di que' tempi in Gerusalemme Quin ti1io Varo, sustituito nel governo della Siria a Sa.. turnino , e c"1l rendutosi per giovare del suo consiglio intorno agli affari presenti E1ode , che ne lo
F~:u~.YIO 1

tomo IY.

DELLE ANTICHITA' GIUD.UCH:E

aveva pregato. Or mentre sedevano entrambi a consulta , ed ecco sopraggiugnere Antipatro niente informato di quanto seguiva. Entra adunque alla corte del re colla porpora indosso. Dagli uscieri adu.nque vien egli bens introdotto, ma ne rimangono esclusi gli amici. Allora appunto cominci a sgomentire , accorgendosi finalmente , ove fosse venuto ; e molto pi quando all'avvicinarsi per abbracciare suo padre si vide da lui rispinto, e sentissi gettare al volto il fratricidio con esso le insidie tramate alla vita di lui , e ud dinunziarsi , che il giorno appresso V aro sarebbe uditore e giudice d' ogni cosa. Questo colpo , che gli son improvviso all' orecchio e stava per iscaricarglisi amai sul capo , lo fece partire di l stordito. In quello fanglisi incontro la madre e la moglie (quest' era la figlia d' Antigono stato re dei Giudei anzi Erode) : dalle quali fatto avvertito di tutto minutamen~e , si dispose con gran diligenza a difendere la sua causa. III. Il d vegnente s' assisero a tribunale V aro ed Erode , e furo introdotti gli amici d' ambe le parti , e i congiunti del re , e ]a sorella Salame , e quanti a1tri dovevano dinunziare segrete trame ,- e i provati a'"~ tormenti , e con essi i servi della madre d' Antipatro poco prima arrestati , ch' egli giugnesse , recanti una lettera , il cui contenuto si e1a , che non tornasse, giacch ogni cosa era venuta a notizia del padre , ed altro ricovero non gli restava che Cesare, e dopo questo il non cader nelle mani del padre. Ora essendosi appi del padre prosbato Antipatro

LID. :XVII. CAP. VII.

gli supplic, che decidere non volesse la causa prima d' udirla ; ma gli consentisse la facolt di parlare ,
giacch poteva sentirlo senza pericolo di rimane'rne corrotto. Erode dato ordine , che fosse menato in mezzo , cominci egli a deplorare la sua sventura, onde dopo una figliuolanza cos fortunata caduta vedeva l'et sua pi tarda in potere d' Antipatro. Quindi prosegu esponendo l'educazione e gli ammaestramenti , che loro avea dati , e le ricchezze a dovizia , di cui gli aveva in ogni incontro opportu namente forniti. Le quali cose tutte punto non valsero ad assicurargli la vita contro le loro insidie per una soYerchiamente precipitosa e ria voglia di torgli il regno , anzich la natural legge ne lo privasse , e il volere del padre e la giustizia lo consentisse. Ben non sapeva egli intendere , da quale speranza gonfiato Antipatro avuto avesse tanto coraggio da non ritrarre il suo piede da cosl rovinosa carriera. Perciocch nelle pubbliche scritture del regno egli era il success01e destinato a lui morto , e lui vivente non rimanevagli da bramare n altezza di posto n ampiezza d' autorit. Cinquanta talenti (20) forma vano l' annovale sua rendita, e' per lo viaggio di Roma ne avea ricevuti trecento in regalo. Gli rac cord eziandio con rimprovero i suoi fatlli , de' quali , se Curon rei , egli a":ea premessa l' accusa , poi seguitati gli esempj ; se poi nol furono , niqui tosamente a' congiunti di simil fatta aveva apposte calunnie. Perciocch da lui solo gli veuuero e non d' altronde le informazioni in lor dap.uo ; e quanto

DELLE .&.NTICJIIT.l' GIVD.&.ICB.I!:

esso avea fatto contro di lor() , tutto era MC)SSO da' suoi consigli ; ora per gli assolveva egli stesso da ogni delitto col farsi egli erede del lor parricidio. Mentre cos ragiona, ai' volge al pianto, che gli to ~]ie di pi favellare. Allora :Nicol Damasceno dtret tissimo mico del re, col quale era sempre vissuto J e degli affari , di cui ai trattava , apertissimo , per jstanza, che gliene. fece Erode , gi proseguiva ad espoiTe, quanto abbisognava ancora di convincim.ento. e di ~o(a. IV. Ma prevennelo Antipatro col rivolger che fece 111 padre in iscatico di sua persona il parlare , e l'Bmmemorar;li tutte le Jimostranze , che diedegli di hcnivoglienza, recandone in prova gli onori, a cui si vedeva salito; cui certo ottenuti mai non avrebbe, se i 11noi meJiti presso di lui non ne lo avesser renduto degno. Di fatto , ove l' uopo richiese antivedi. mento , egli sempre di savj consigli provvidegli opportunamente ; o ve r opeta sua' egli a costo di proprie fatiche condusse a fine ogni cosa ; n giusto era, che chi aveva sottratto auo padre alle insidie altrui , fosse poi giudicato insidiatore , e tale , che dimentico della virt dalla lol'O stessa testimonianza accordatagli fatto avesse alleanza coll'iniquit , che .suole essere 'compagna di tai misfatti ; quando non v' era ostacolo , che 9li togliesse il dovere per deereto di lui medesimo sottentrargli nel regno , e go dere con lui. degli onori , ond' era al p1esente ricco a dovizia. E chi potrebbe mai credere, ch'egli essendo non pur senza rischio ma con onore padrene della

LlB. XVII. CAP. TU.

:met d' ogni cosa volesse con suo vitupero e peri glio aspirare al conseguimento del tutto , coll' incer t:ezza , se sopravvivrebbe al poterlo , e ci con da.. yanti agli occhi la trista fine de'fratelli, e dopo essero stato egli stesso (!e'loro delitti, che altrimenti non si sarebbero saputi, rapportatore e accusatore, e poich fur .convinti di fellonia contro il padre , ancora pu nitore. Or queste imprese fatte da lui nella patria vagliano a dimostrare la sincerit dell' affetto , che regol il suo procedere verso del padre. Delle coso poi operate in Roma sargliene buon testimonio c~ sare istesso , che al par d'un nume non va soggetto ad inganno. Fede ne facciano le lettere scritte da lui medesimo, alle quali ben disdicevole cosa sareb be, che s'anteponessero le calunnie di ge~te, ch'altro non ha di mira , che seminare tra loro discordie , avendo la sua lontananza dato agio a' nimici d' in ventarne la maggior parte , agio che avuto certo non avrebbono , lui presente; Finalmente tolse ogni credito alle confessioni de' posti alla tortura, avend() questo di proprio il martora di trarre di bocca ai pazienti ci , che pi torna in grado di ehi gli stra1 zia ; indi s stesso proferse ad ogni tormento. V. Queste parole avevano gia i~trodotta nell' a dunanza qualche mozione ; perciocch si sentiron compresi da gran piet per Antipatro al vederlo piagnere amaramente , e maltrattatsi di percosse la faccia, fino ad averne compassione gli animi ancor de' nimici , ed Erode stesso mostrare un cuor gi cambiato alquanto con tutto il pur non volerne egli

DELLE A.NTICBITA' Gll!DAICIIB

dare sentore: quando Nicol Damasceno di l. :Caceu. dosi, o ve il re intenotto avev il suo dire, raccolse con gran veemenza le ragion tutte, che il dimostravano reo , da gagliarde prove traendole , e da ci , che i tormentati deposto avevano e i testimoni ; Ula soprattutto diffusesi lungamente in commendare i meriti , che il re aveva co' auoi figliuoli per l' educazione e ammaestramento, che loro diede, e in mostrare il niun pro, che ne avea ritratto, e i molti disgusti , che indi gli vennero l'un dall'altro nascendo. Sebbene non da vagli gran maraviglia la sconsideratezza de' primi, perciocch l'et ancor tenera , e la ribaldaggine de' consiglieri , onde furon corrotti , tolsero lor dell' animo ogni senso di naturale piet , vogliosi ch' essi erano anzi di regno che di ricchezze. Ben a ragione stupir dovevasi della tristezza d' Antipatro , il quale non solo al pari dei pi velenosi serpenti non risen'tssi al beneficarlo che fece il padre ( bench quelli per altro da non so quale piet sien condotti a non far male a bene fattori ) , ma neppur dopo avuto dinanzi agli occhi il tristo esito de' fratelli pot rimanerai di non imitarne la crudelt. " Eppure tu fosti , soggiunse , o " Antipatro, che accusasti de' lor misfatti i fatelli, " tu che ne rinvenisti le prove , tu che li gastigasti , convinti. N qui noi 'condanniamo perci quello '' sdegno , onde tu non lasciasti impuniti i loro de" litti : sol ci reca stupore la temerit , onde pren" desti a imitarli ; dal che veniamo a dedurre , che " non per trar di pericolo il padre oprasti cotanto,

LJB. XVII. CAP. VII

., ma per rovinare i fratelli , e quindi coll' odio dei !JJJ l or misfatti acquistato credito d'affettuoso fig]iuolo ,, potere con pi libert e con men rischio levarti ,, iniquamente contro di lui; il che dimostrasti co'fatti .,, a evidenza. Di pi tu togliesti del mondo i fratelli ,, per quelle reit, di che gli accusasti, e non iseo.. , pristi al medesimo tempo i !or complici ; col che ,,. ben ne desti chiaro a vedere, che tu, dopo stretta ,. con questi alleanza in danno del padre , per ti " volgesti ad accusar quelli , perch il macchinato "" parricidio fosse a te solo giovevole , e da due , tentativi diversi un vantaggio ne provenisse degno ,, di te ; l' un de' quali cio il fatto contro a' fratelli " si fu palese' di che tu andavi superbo come d'al.. " tissima impresa ; e cos certo far si doveva ; se ., no (21) , tu peggiore di loro , che tracciavi col... .. l' altro furtivamente insidie alla vita del padre , .. odiando i fratelli non perch traditori del padre , , che allor non saresti caduto in un somigliante , delitto , ma perch forse pi legittimi eredi del , regno. Poscia intendevi di mandar loro dietro il , padre , affinch non venissero troppo presto in , luce le tue calunniose menzogne, e a quella pena, , di cui eri tu degno , andasse sogg.etto il padre , infelice , coll'animo volto non a un parricidio sol.. , tanto , ma a un tal parricidio , qual mai non , udissi ne' tempi andati. Perciocch no~ pur tu fi .. , gliuolo tendevi insidie ad un padre , ma ad un ,. padre amante e benefico , ma figliuolo consorte " effettivamente del regno , e gi dichiaratone au..

DELLE A.NTICRIT.l' GIUD.llCH:B

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cessore , ma con libera facolt di far uso anzi tempo dell'assoluto potere , ~ con una speranza dell' avvenire assicurata dal fermo volere e dal testamento del padre. Ma tu nel tuo procedere non alla virt mirasti d' Erode , ma alla tua eupidit e ribaldaggine , onde quel padr , che in ogni cosa gi ti compiacque, volevi spogliar della parte , che gli 1estava , e col fatto cercavi di tor la vita a colui, che infingevi colle parole di voler ~~ salvo ; mentre non eri pagf> d' essere tu sol 'ribal" do, ma de'tuoi empj disegni mandasti invasata la ., madre , e intorbidasti in cuore a' fratelli l' amor , figliale ; e osasti dar nome di fiera a tuo padre , ~~ tu che J' ogni malnata serpe covavi in petto pi , triste intenzioni, che ti facevano vomitar quel ve., leno a sterminio de' pi congiunti e de' pi segn~ , lati benefattori , afforzando te stesso contro del , vecchio .pa~e, coll' intelligenza che avevi colle " sue guardie , .e cogli artifzj , che usavano in tuo " favore uomini ugualmente , clte donne ; come se " la tua sola malizia non fosse bastevole a dare , sfogo a quell' odio , .che in cuor ti chiudevi. Ed " ora hai coraggio dopo i tormenti per colpa tua " sostenuti da liberi insieme e da servi, cos uomini u come donne , dopo le chiare deposizioni de' con .. ,. giurati , di apporti con ogni sforzo alla verit co,_ nosciuta , e questo dopo aver macchinato non , solo di to~ dal mondo tuo padJe' ma di atteiTare " eziandio e la legge formata contro di te , e la n rettitudin di V aJ'O , e l' essen~a medesima della

trii. XVII. CiP. VII.

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giustizia ? Cos dunque t' affidi alla tua sfacciatezza , che tratti da menzognere le confessioni dei tormentati , perch si credano andati lungi dal vero coloro , che liberaron .tuo padre , e a qqegli esami si presti fede ' cui tu regolasti ? Quando ' o aro' fia mai ' che tu liberi l'e dalle ingiurie de' suoi congiunti? Quando, che metta a morte la mala bestia , che per rovinare i fratelli s' infinge amante del padre? E pur che gli s'offra oppor.. tuna occasione di strappargli di mano il regno , non v'ha' chi gli si mostri pi mortale nimico di lui ? E ben tu sai , che il parricidio fa ingiuria alla natura insieme e alla vita , e che non men par1icidio, perch sol macchinato; e che chi nol .punisce, offende egli pur la natura " VI. A tutte coteste cose ne aggiunse quant'altre la madre d' Antipatro per ciarleria donnesca lascissi fuggir di bocca ; e i ponostici ed i sagrifizj contro la vita del re; e tutte ]'iniquit, che tra 'l vino e una pazza licenza commise Antipatro colle donne di Ferora ; e le deposizioni de' tormentati e de' testi monj , le quali molte erano e d' ogni fatta , parte gi premeditate , e parte impensatamente prodotte , e per pi sicure. Perciocch le persone , che rima~te non s'erano d'informars(tle'fatti d'Antipatro, bench per timore di lui si fossero prima tenute in. ailenzio , or che v~devano lui sottoposto alle accuse de'pi riguardevoli personaggi, e la grande fortuna, a cui era salito, apertamente gettarlo in ma n de' nimici' siccome saziar uon potevano r odi.o contJ.o lui

sg8

DELLE ANTJCHJTA7 CJUDAICHE

eoriceputo , cosi mettevano in luce ogni cosa. So~ spinserlo poi al precipizio , non tanto la oimicizia di ~elli , che preso avevano ad accusarlo , quanto le stranamente ardite malvagit da lui ritrovate , e il suo mal animo contro il padre , e i fratelli , e gli scambievoli sconvolgimenti ed il sangue, onde aveva ripiena la casa ; uomo n per ragione nimico , n amico mai per affetto, ma l'uno e l'altro sol quanto tornassegli vantaggioso ; le quali cose tutte avendo molti gi da gran tempo osservate , quelli cio, che in decidere degli affari pi s'attenevano alla giustizia ( perctoceh da passione a giudicar delle cose non eran mossi ) , e non avevano per addietTo potuto metter lamenti , alla prima occasione di farlo impunitamente trassero a luce quanto sapevano: e d'ogni fatta tristezze vennero in campo da non potersi per nessun modo incaricare di menzogiere ; dacch la pi parte n per affetto ad Erode parlava , n6: per timor di pericoli accusar si potea di silenzio in ci 7 che avevano a palesare ; ma perch giudicavano e rei in s stessi que' fatti , e Antipatro non per ri.. sguardo , che avessero alJa sicurezza d' Erode , ma per la malvgit di lui stesso meritevole d' ogni ga.. stigo. Molte ancora e da molte parti, con tutto non se ne facesse rieerca, venivano accuse contro di lui . a tal segno , che Antipatro , l' espertissimo per altro in comporre menzogne e di fronte sommamente in.. callita , pur non ebbe animo di far moto in con.. trario. Vll. Avendo Nicol posto fine al suo dire insieme

Lm. XVII. C.A.P. VII.

al convincerlo , che avea fatto sinora , Varo in


giunse ad Antipabo, che traesse innanzi a dire qualunque ragioni tenesse apprestate a mostrarsi in.. nocente di quanto gli era imputato ; ch'egli sincera.. n1ent.e desiderava, e sapeva ce1to desiderare altret tanto suo padre , che niun de' delitti appostigli fosse vero. Antipatro intanto giaceva boccone. a terra, Iddio scongiunno e gli astanti , che deUa sua innocenza gli fossero testimonj , o con qualche segno palese dessero a divedere , com' egli mai non aveva insidiato alla vita del padre. Sogliano infatti c~loro, che non hanno viat , quando mettono mano a qual.. che scelleaate:iza , come se non credessero Dio pre.. sente a ogni cosa , reggersi a lor capriccio nell' ape rae. Quando poi colti nel lor delitto si veggono a rischio d' esserne gastigati , allora coll' invocarlo che fanno lo vogliono a testimonio d' ogni loro passata impresa. Il che videsi addivenire ancora in Antipatro. Perciocch dopo a\ere operato in maniera , quasi. non fossevi Dio nel mondo , appena sentissi in po te~e della giustizia , che abbandonato da ogn' altra ragione valevole a dileguare le accuse tosto si ricover nelle braccia di Dio , scongiurandolo ad atte stagli , com'egli , la ma merc , si trovaya qui sano e salvo , onde esperre potesse a tutti , quanto aveva coraggiosamente tentato per la salvezza del padre. Ma V aro , giacch dalle spesse domande .fatte ad Antipatro altro pi non traeva , che l' invocazione di Dio , veggendo che tal faccenda non aveva pi. fine , ordin che alla presenza di tutti fqsse rcato

DBLL:S ANTJCHI~A.' GI'IJD.liCIIB 3oo il veleno , onde alla prova del fatto sapere , qual forza avesse. Portato il veleno , per suo comando si diede bere a un prigione gi condannato alla morte; e bevutolo- appena mor. V aro allora rizzatosi partl dal consesso., e il giorno vegnente prese la via di Antiochia , ove avea l'ordinaria sua residenza , per essere questa la Metropoli della Siria. VIII. Erode allora mise incontanente ne' ferri figliuolo. Ora i pi non sapevano quai colloquj e' si avesse tenuto con V aro , e quali ordini avesse da lui ricevuti , quando part. La maggior parte per conghietturavano , che quanto doperato aveva con Antipatro , tutto fosse con intelligenza di V aro. Messo che l'ebbe in catene; ne scrisse a Cesare in Roma, e ad un' ora medesima sped gente , che l' informasse a bocca della malvagit del figliuolo, Sotto questo medesimo tempo viene intercetta una lettera , da Antifilo dimorante in Egitto scritta ad Antipatro , che aperta dal re s diceva. " lo t' ho spedita la "' lettera d'Acme (22) ancor con. pericolo della mia "' vita ; poich tu ben sai, che s' io fossi scoperto, ,. avrei con mio grave risico due (23) famiglie nimi~ "' che. La fortuna intanto secondi la tua impresa " Quest'era il tenor della lettera. Quindi il re si fece a cercare dell' altr~ , che non compariva ; e il servo d' Antiflo portatore de}la gi letta protestava di non aveme ricevuta niun' altra. Or mentre stavane Erode in gran sospensione , uno de' suoi amici osservata sopra la veste interiore del servo , dte due ne por.. tava , certa ricucitva , aospett , che quivi entro ai

3or nascondesse la lettera : e cos fu in fatti. Pigliano adunque' la lettera ; e il suo contenuto era. tale. " AcW:e (24) ad Antipatro. Ho scritto a tuo padre la lettera che brama\'i ; e fatta una copia di quella, ,, che infinsi da Salome mandata alla mia padrona, , ve l'ho inserita: e ben vegua, ch' :t:rode, Iettala , appena , gastigheranne Salome , qual traditrice ". Or questa lettera , che parea da Salame spedita alla padrona di lei , era tutta composizione d' Antipatro sotto il nome di Sal ome , in cui suggerivale, quanto ~ttgli il suo mal talento ; bench nello scriverla si valesse dell' opera d'Acme. Il tenore poi della lettera scritta ad Erode fu tale. " Acme al re Erode. , Standomi a cuore assaissimo , che non ti resti , celata ne"Jsuna di quelle cose , c'he van facendosi , contro di te , venutami alle mani una lettera dz " Salame spedita alla mia padrona tutta in tuo pre , giudizio , non senza mio pericolo ma a tuo grande , vantaggio te l'ho trascritta e mandata. Il motivo 7 , perch la scrisse , fu il desiderio di sposare SiHeo. " Tu dunque straccerai questa lettera , perch non , n'abbia a pericola,r la mia vita " 1\la aveva ella gi scritto ad Antipatro stsso ; dandogli parte , co.. m'essa per fare i voleri di lui ed aveva scritto ad Erode , quasi Salome adoperassesi incessantemente a tradirlo, e della lettera, che s' m6ngea da Salome spedita alla sua padrona ' gliene aveva trasmessa una copia. IX. Cotesta Acme per nascita era giudea , per grado poi serva di Giulia moglie di Cesare. A CIO
LB. XVII. CJ.P. Vll.

..

3o~

DELLE AN'l'ICRITA' GIUDAICHE

far conducevala l'amicizia d' Antipatro, a cui per la somma grandissima rieevutane avea venduta l'opera sua in danno non meno del padre che della zia. Erode stordito all'enorme scelleratezza d' Antipatro fu vicino a totlo issofatto del mondo , siccome autore di gran turbolenze , e reo d'avere insidioato non pure a11a sua , ma alla vita ancora deHa sorella , e portata fino in casa di Cesare la pestilen1.a. Stimolavalo a questo ancora Salome , battendosi il petto e , pregandolo , che se di . tali delitti sapesse con qualche argomento probabile trovarla rea , punissela colla morte. Ora Etode chiamato a se il figlio gli ordin , che se niente avesse da coatrapporre per sua discolpa , parlasse liberamente. Ma perciocch se ne atava senza far motto , richieselo , che siccome !r'edevasi dalla sua malvagit assediato per ogni parte , almen non fosse restio a scopriie i complici delJe aue trame. Egli allora tutta addosso ad Antifilo rovescinne la colpa , n fece parola di 'verun altro. Erode adunque trafitto da acerbissima doglia pens di mandare a Roma il figliuolo , perch al tribunale di Cesare desse conto di queste sue macchinazioni ; ~na poi temendo , che .non trovasse nell' op.era degli amici scampo al suo pericolo, lui ritenne come dianzi prigione , e in suo luogo sped nuovamente amba sciadori: con lettere contenenti l accuse del figlio ) e il tristo dargli mano , che Acme avea fatto 7 con esso le copie delle sue lettere.

LJB. XVII. CAP. VIli.

3o3

p l T

o .L o VIII.

Malattia tl Erode , e -seduion de' Giudtti.


I. E gi gli ambasciadori viaggiavano verso Roma bene istruiti di qual dovessero alle domande , che lor si farebbono , dar risposta , e dalle opportune lettere accompagnati. Intanto Erode caduto infermo, per l' odio , che le calunnie d' Antipatro gli avevano suscitato nell' animo contro .A.rchelao e Filippo., dichiara nel testamento erede del regno il minor dei suoi figli (~5) , e lascia a Cesare mille talenti , e a Giulia moglie di Cesare, e a' figliuoli, e agli amici, e a' liberti parimenti' di Cesare cinquecento. Ripart poscia tra' suoi figliuoli e nipoti il denaio , le rendite , e le campagne ; lev a grande ricchezza la sorella Sal ome in .premio d' esserglisi in ogn incontro serbata fedele , n avere ardito giammai d' ope' rare sinistramente. Egli intanto disperato di pi sopravvivere (che gi toccava il settantesimo dell'et sua) imbestial ferocemente .per una bile e collera stemperata , che il prese contro di tutti. Cagion di questo si fu l' opinione , che gli entr in capo , di essere non curata la sua persona , e le sue miserie dalla nazione volentieri sentite. A questo s'aggiunse, che alcuni d' pi ben. veduti dal popolo a lui ribel,laronsi per tal motivo. II. Giuda figliuolo di Sarife~ , e Mattia di Margaloto e1an.o i pi dotti uomini , che allor vivessero

3o4

DBLLB .A.N'I'JCRI'I'A' GIVIlUCHB

tra' Giudei, e gl'interpreti pi valenti delle .patrie leggi , e oltre a ci cari al popolo pet l' ist1-uir , che facevano la giovent. Di fatto ogui giorno trovavansi presso di loro quanti brmnavano d'acquistare virtude. 01 essi udendo, che il male del re non ammetteva rimedio , sollevarono la giovent , percb tutte l'. opere , che il. re avea fatte contro le patrie leggi , le distroggessero affatto , aspettando dalle leggi medesime la mercede dovuta alla loro piet. Perciocc& finalmente di queste ardimentose e dalle Jeggi vietate imprese ascriv-er si vuole a gastigo , quanto finor gl' intravvenne di . strane sciagure , che il tennero sempre in travaglio , e finalmente ancora l' infermit. Con ci fosse che avesse contro il voler delle leggi fatte pi cose Erode , che da' discepoli di Mattia e di Giuda nninno disapprovate. Tra l' altre aveva il re sulla porta maggiore del Tempio appesa un' aquila d'oro assai grande, opera di sommo dispendio. Or la legge vietava a quanti amavano d' osservarla cos il pensare ad erezione di statue , come il far s, ch'effigie s'esponessero d' animali; onde quei saggi uomini comaudavano, ch'indi :t'aquila ai spie casse. Perch quantunque il ci. fare mettesse altri a pericolo della vita , pur di gran lunga pi vantag giosa sembrava la gloria , che di l proverrebbe a chi per la salvezza e integrit delle patrie leggi si esponesse a morire , che non il piacere di vivere , per l' eterna fama , che tale impresa acquisterebbe e colle lodi , che ne darebbono loro i viventi , e col nome immortale , che di se lascerebbono all' et av-

LJB.

xvn.

c.&.P.

vnr.

3o5

'Venire. D' altra parte neppure a chi lungi si tiell da~ pericoli pu venir fatto di sottrarsi alla morte; onde bella avventura per gli amatori della virt si r incontrare con onore e con lode la fine gi lor destinata. Grande consolazione ella inoltre il mo rire tra nobili imprese accompagnate da qualche pericolo , e a' proprj figliuoli ad un tempo e a quanti congiunti si lasciano dopo di se sien uomini sieno donne procacciar quel vantaggio , che da Ull nome onorato consegue. Di tal maniera essi anda vano stimolando la giovent. III. In questo corre voce infra loro , ch' morto il re , e ci valse a que' saggi per eseguire l'impresa. Di bel mezzo giorno adunque poggiarono al monte; staccarono l' aquila , e con iscuri l' infransero al1 presenza di molti , ch' erano nel Tempio. Ma illuo .. go tenente del re , a cui tosto fu dato parte del fatto 1 esce loro sopra con una mano di gente assai e ba. 'stevole a rintuzzare la moltitudine , che tentava di.. atruggere quel monumento , e gettasi loro addosso improvviso , mentre , siccome uso di fare il vulgo 1 pi con malavveduta franchezza , che con mis~trato provvedimento s'accingono al fatto, disordinati e nulla curanti del loro bene avvenire; e ben da qua ranta giovani , che bravamente ne atteser l'incontro, mentre il resto del popolo volse le spalle , ei fece prigioni , e con essi i lor capi Giuda e Mattia , chi recavansi a disonore l' abbandonare caricati da lui il lor posto , e li trasse dinanzi al re. Erode , v~ puti . che furono alla sua presenza , li domand, )IO FuYIO, 'orno IY.

3o6 ~ELLB AB'TIC811'' GrrDa\ICBB a' essi osarono di abbattere quel suo monumento ~ " anzi , risposero , e le cose pensate sinota furono , pensate da noi , e le imprese finora eseguite flll"D "' eseguite da noi con prove di virt degne d' uoD1ni. ., valotosi. Conciossiach noi venimmo in soccorso "' di ci 1 che all' onore divine sagro , e discepoli " che noi siamo della legge 1 l'abbiamo sollecita" mente difesa. N ti de' dar maraviglia , se noi ., piucch non i tuo bandi , degne abbiamo creduto ., d' osservar quelle leggi , che Mos coll' insegna" mento e dettatura di D1o ne ha lasciate in iscritto: , e lieti noi sosterremo la morte e il gastigo , che , a te sar in grado di darci ; perch non per triste , azioni , ma per amore della piet sarem consape., voli d'aver l' una o l'altro (2.6) affrontato " IV..Cos essi parlarono tutti d' accordo con niente minor coraggio di quello 1 onde non ebbero difficolt di mandare ad effetto il loro disegno. Il re adunque fattili ben legare mandlli a Gerico , e chiam i personaggi pi riguardevoli fra' Giude-i. Radunati che furono , egli entr nella loro assemblea giacentesi in un letticello , giaccb non poteva reggersi sulla perona , e qui cominci a noverare tutti ~li stenti e travagli 1 quanto .a pro lor ne sostenne , e il grande ~pendere ch' avea fatto nell'erezione del Tempio, 9pera a cui non seppe veruno degli Asamonei nei eento nnticinque Jnni 1 che dur il lor regno 1 cotruitne in onore di Dio una pari. N di ci paso vi aggiunse per adornarlo regali di molto pregio. n pco~aaa di tutto questo .egli erasi lusingato , clae

loiB, X'YIJ, C.A.P. VIII.

dopo ancm la sua morte sarebbe vissuta in cuorct de' sudditi la memoria e la fama di lui. Ma qui s.i diede .a sclamare , poich neppure a lui vivo s' eran rimasi di fare oltraggio , e nel pi chiaro del giorno e alla presenza del popolo messo avevano mano nelle offerte da lui medesimo dedicate ; il quale miafatto commisesi in apparenza per fare a lui villania , ma in realt , se si esamini con diligenza la cosa , per sacl'ilegamente rubare il Tempio. V. Or essi temendo, non forse la sua crudelt lo inasprisse contro le loro persone fino ~ volerle perci punite, protestarono di non essere stati neppur con.. sapevoli di tal fatto ; anzi portare opinione , che noo si dovesse lasciare impuuit~. Ond' egli ammansato al~ quanto con tutti ;li altri priv Mattia (27) gran Sa~ cerdote del pontificato , siccome autore in parte di questo fatto_, e pose in suo luogo Giozaro fratello di stia consorte. Ora sotto il pontificato di questo Mattia avvenne , che per quel giorno solo , che celebraio da' Giudei col digiuno , si cre un altro pontefice. Il motivo fu questo. Mattia sommo Pon tefice nella notte precedente al d del digiuno so .. gnssi d'essere alato ~olia consorte ; e perci non potendo far aagrifizj , Giuseppe figliuolo. d' Ellemo auo congiunto sostenne le di lui veci. Oea Erode , depolto Mattia dal pontificato , )Jruci vivo l' altro Mattia sollevatore della sedizione con esso i auoi partigiani ; e queUa medesima notte la luna ecliss. Intanto andansi vie peggio aggravando il maJe di Efode 1 da Dio mandatogli Ul J?Cila della tua em.

!o8

DELLE 1riiCBI'I'1' Gh!DUCU

piet. Qutsto morbo consisteva in un lento fuoee 1 ehe al tocco non dava segno di quella gagliarda infiammlf,ziooe , ehe dentro spargevagli il suo veleno , eon una avidit gagliardissima di mangiare-: n era possibile il non se~ondarla. A questo aggiugnevasi esulceramento di viscere , e soprattutto acuti dolori di colica: a' piedi poi un' enfiatura umida e trasparente. Da un pari morbo assalito trovavasi il basso Vt'ntre , e pi aotto da un infadiciamento , cl1e in Yermini desenerava. Di pi una difficolt di respiro assai grande e penosa tra pel dolor che sentiva nel renderlo , e per l' affanno che producevagli la soverc:hia palpitazione. Finalmente provava spasimi in ogni sua pal'te , cui non aveva forze bastev_oli per sostenee. Quindi dalle persone dabbene , e da quanti aapevano p~netrar la cagione di questi mali dicevasi, pena esser questa , onde Iddio pagava il re delle tante sue empiet. Vl. Ora bench si vedeue straziato a tal segno da non potervi altri durare pi a lungo , egli per lusingayasi di scamparne , fidato ne' medici , eh& chiamava , e ne' rimedj , ch'essi gli suggerivano ed egli non ricusava giammai. Quindi passato il Giordano tuffssi ne' bagni caldi presso Calliroe, i quali oltre la virt , di cui vanno forniti contro ogni male ~ sono ancor buoni da bere. Quest'acque mettono eapo nel lago detto Bituminoso. Quivi esaendo paruto a' medici di dover ristorarlo ' appena fu pollo in nna conca piena d' olio, fe' credere a tutti , cb' ivi medesimo se ne morisse. Ma dagli alti ge-

3og 01iti , in che prruppero i suoi famigliari , tornato in se stesso, e privo affatto d'ogni speranza di so pravvi\ere impone , che si ripattano per ciascuno soldato cinquanta dramme; e simile fece molti regali a' l or capitani e agli amici suoi, e di nuovo rendssi in Gerico. Quivi lo prese una nera malinconia , che lo inaspr contro tutti a tal segno , che fin presso a morte medit questo fatto. Erano a lui venuti per ovdin suo da tutto il paese quanti vi si trovavan Giudei per dignit riguardevoli , ed erano molti; perciQcch Cur chiamati da ogni parte , e tutti ubbidirono al suo. comando ; altrimenti a chi non facevane caso , ne andava la vita , essendo il re pazzamente imbestialito del pari contro di tutti, fossero rei o innocenti. Indi 1inchiusili dentro il circo , mand per Salome soreJJa sua , e per Alesse di lei marito ; e disse loro , che in breve ( tanto strigne vani o i suoi dolori) e' morrebbe: questo per esser~ un mal tollerabile , e a tutti i mortaJi comune. Ma il non esser compianto da niuno e l'~tntivedere, che non sarebbe onorato di quel corrotto , che far dovrebbesi a un re , questo ci , che gli passa l' a nima . soprattutto. Ben egli legge in cuore a' Giudei 7 che lor cara riesce e desidrabile la sua morte , e as&ai lo danno a conoscere la ribellione suscitata lui vivo , e l' ingiuria fatta aH' opere da lui innalzate. Loro dovere esser dunque il procacciargli qualche conforto in tanto dolore ; e quando essi di nodrir non J'cusino que' stntimenti medf'simi, ch'egli ha in .-uore 7 terrllo in conto d' un gran fnnerale , a cUoi
Ll8. XVII. C4P, VJ11.

II~LLl iBTICHITi' GI1JD11CD

nou avrnne avuto mai simile altro re , e ne fia in corrotto la nazion tuttaquanta, dolente da senno del ridersi .e del beffarsi , che aveva fatto di lui. Quan d'essi adunque s'accorgono, ch'egli spirato, ser rino il circo d'intorno colla milizia non ancor consapeole della sua morte, la quale non ai dovr pubblic4re prima di questo fatto ; indi in;iungano a que' soldati, che facciano della gente l entro in chiusa macello , e levatigli in questo modo di vita egli ne sentir doppiltmente allegrezza , e per la piena esecuzione , che avranno avuto i suoi ordini dati in morte , e per l'onore che da un corrotto degno di se proverrgli. Ci detto fecesi a supplicargli colle lagrime agli occhi 1 e raccordando Im-o la benivoglienza , che al proprio sangue , e la fede che a Dio dovevano, scongiurlli, che nol volessero disonorato. Essi allor protestarono , che non passe rebono i suoi voleri. VII. Or qui si consideri di che fatta animo avesse costui ; e chi il suo primo procedere contro i congiunti , perch provegoente dall' amor della vita, ap prov, or lo ravvisi dagli ordini disumani dati test, quando eziandio in sul partirsi da questa vita egli pens al come gettare la nazion tuttaquanta in pro-' fondo cordoglio , e rapirle i suoi pi cari , ingiu gnendo , che fosse in ciascuna famiglia tolta una persona di vita , tuttoch n lo- avessero punto offeso ' n fgssero di verun altro delitto accusati ; av- vegnach quanti sentono niente d' amore per la vir t , sogliano in tai circostanze por gi anche gli odj , che avevano eonug i veri niw.,ii.

l.IB, XVII. CAP. U.

3u

CAPI~OLO

IX.

Trista fine

tr Antipatro.

Ora mentr'egli dava questi ordini a'suoi congiunti, ececi da Roma giugnersli una lettera degli ambascia dori da lui spediti a Cesare; si lesse , e suo con.. tenuto era questo , che Ces!lre dopo aver tolta del mondo Acme in pena dell' opera da lei prestata ad Antipatro, in sua mano lasciava, padre e re ch'egli era , di fare d' Antipatro ci che pi gli piaceva , o eacciarlo io esiglio , od uccide1lo. A queste aovelle riehbesi alquanto Eracle per la consolazione, che diedegli e la morte d'Acme e la libert di punire il 6gli11olo , com' eragli in grado. Ma crescendo in im.. menso i dolori, sent io quella stretta deso di m an giare , e chiese una mela e il coltello : perciocch anche innanzi egli aveva in costume shucciarlasi di per se , indi tagliata in pezzetti mangiarla. Ricevuto il coltello e portato d' intorno lo sgulll'do , voleva finirsi da se ; e l' avrebbe eseguito , se Achiabo di lui nipote corso non fosse a tempo a pigliargli la mano , e alzata non avesse la voce: quindi la reggia di nuovo fu in pianto e in. grande sconvolgimento , f{Uasi il J'e fosse morto ; e Antipatro persuaso dav vero' che il padre pi non vivesse' cominci par-o lare alto e f1anco , quasi dovesse infra pochi mo menti esser tolto di carcere , e avere in sua mano enza contrasto l~ acet~ ; c preae a trattare c:ol

3n.

JJILLE 1N1'1CK11'A.' CIW11CU

carceriere, perch gli aprisse le porte, e promette\'a di meritarnelo largamente ora e in a"YveniJe , comf ae tutta la difficolt consistesse in ci solo. Ma Jl ca1'Ceriere non che facesse i voleri d' Antipatro, amzi corse tosto a fare il re avvertito dell'intenzioni di lui , e delle molte prom:esse che fatte gli aveva. Erode , che s' era sempre per altro tenuto forte contro le impressioni dell' amor verso il figlio , or che ud la dinunzia del carceriere , forte sclam hatten dosi a spessi tolpi la fronte , hench si trovasse all' estremo , e levatosi gom:itone in aul letto ordin ad alcuni della sua guardia, che sent' indugio n'andassero, e uccisolo incontanente gli dessero entro il castello lrcanio ignobile sepGltura,
CA.l'ITOt.O

x.

Morte , tes~ 11 e .fun:erali ti Etotk.

l. Quindi Erode cangiato p~nsiero cangi ancor testamento ; ed Antipa , cui dichiarato aveva suo successore nel regno 1 cre tetrara dtlla Galilea e Perea , ad Archelao fece don del regno , e le provincie Gaulanitide, Traconitide, Batanea; e Paneade le lasci sotto titolo di tetrarehia a Filippo suo figlio e frate! d' Arehelao. Giamnia poi ed Azoto e la Fasaelide da lui furono alla sorella Salome assegnate con ciqrtecentomila dramme in argent-o co niato. Pronide ancora a quant'altri per sangue gli ' attenevano, tutti ricchi facendoli di denari e di

m.

n'li.

c.LP. 1:.

rendite annovali ; a Cesare poi lasci ptr .dieci mil.. lioni di dramme in argento coniato , oltre pi vasi d' oro, e d'argento e vesti preziosissime; e a Giulia moglie di Cesare, e a parecchi altri cinque millioui. Fatte queste dispQsizioni cinque d dalla morte di Antipatro , contando dal cacciamento d' Antigono trentatr anni di regno , .e trentasette dacch fU: di.. e<hiarato re. da'Romani, sen muore (~8), uom crudele egualmente con tutti, schiavo dell' ira, tiranno della giustizia, e ben trattato, quanto giammai altri il fosse , dalla fortuna ; perciocch d' uom privato , ch' egli era , salito alJa condizione reale , ili mezzo agl' infiniti pericoli , che lo strinsero da ogni parte , aempre usc salvo , ed ebbe vita assai lunga. Che se poniam mente alle cose domestiche riguardanti i suoi figli , quant' egli avvisssi d'essere -v:enturato 7 perch si credette d' avere avuto la sorte d' oppri.. mere i suoi nimici ) altrettanto a me sembra , ch' ei fosse infelice. Il. Ma Salome ed Alesse , anzich si spargesse la nuova , che il re era morto , ritornano in libert i rinchiusi nel circo dicendo , che il re ordinava n' an -dassero alle l or tetre, e badassero a'proprj interessi. Cos fecesi alla nazion tuttaquanta in nome di lui un grandissimo benefizio. Indi pubblica si reudette la morte del re , e Salome ed Alesse adunato l' e sercito nell'anfiteatro di Gerico recitarono primiera.. mente la lettera, ch'egli loro scriveva, tutta ringraziamenti della fedelt e benivoglienza usata alla sua persona , e raccomandazioni di fare altrettanto col

~l

DZLLE .llfTiBITA.' GIVDUCRB

figlio Archelao, che avea dichiarato re in suo luogo. Poi Tolommeo , in cui mano lifan affidato il reale aigillo , lessene il testamento ; il quale per non avrebbe vigore , se Cesare prima noi confermasse. S' alz pertanto nn viva improvviso in omaggio al te Archelao , e i soldati a schiere a achiere e i capitani con loro promettongli la fed~lt e prontezza medesima, che gi mostr&ron al padre , e gli pregano favorevole Iddio e propizio. Quindi a' accingono ad allestire i funerali del re, avendo Archela() provveduto , che la traslazion del padre fosse sontuosissima , e per messi in concio tutti g1i arredi , onde accompagnarne pomposamente il cadavere. Egli adunque veniva portato. sopra una lettiga d' oro di preziose e moltiplici gemme qua e l tempstata. Era lo strato di color paonazzo , e porporino il l'nanto , che ne vestiva il e~tdavere ; adornavane il capo un diadema (29) con sopravi una corona d'oro, e la man destra uno scettro. Intorno alla lettiga stavan disposti i figliuoli e la moltitudine de' congiunti. Dietro loro veniva l'esercito ripartito secondo le varie nazioni , ond' era composto. Precedevan le guardie del re , seguivanle i Traci , indi tutti i Te deschi , poscia f Galli , ciascuno in militar porta mento. Vedtnsi in6ne l' esercito intero marciante quasi a battaglia , come se fosse cndotto da' suoi centurioni c tribuni. A questi tenevano dietro cin q:uecento servi recanti aromati. Con tal treno innol traronsi per otto stadj aUa volta d' Erodio , ove se condo l' ordine , che ne veva ]asciato,_ data gli f11 aepoltw-a. Cosl ebbe fle Erode.

J.ll; XTJf. CA,P.

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3 l~

~ole

Ora Atchelao per sette d interi, qnanti ne la patria legge , feee corrotto in onore del padr~ ~ indi dato un convito al popolo e posto fine al corrotto ne sale al Tempio. Accompagnavanlo , ovech andasse , allegrissimi viva ed acclamazioni , facendo ciascuno a dargli pii1 grandi mostre del loro plauso. Salito egli intanto sopr' alta aringhiera perci preparata e sedutosi in un trono d'oro crrispose alle turhe mostrando col goder degli applausi il piacere , che davagli il loro affetto. Indi si protest lor tenuto , perch non avessero delle ingiurie fatte loro dal padre serbata memoria per vendicar sene sopra di lui , e in contraccambio promise, che atudierebbesi d' itnitarne le buone disposizioni. Egli per ora il titolo non voleva di re ; perciocch solo allora avrebbe l'onore di tal dignit, quando Cesare ratificasse il testamento , che il padre avea fatto in favore di lui. Questa ai fu la ragione, perch sendo pront-o l in Gerico tutto l'esercito a porgli in cap-o il diadema , egli ricus il grande onore ptrci appunto , che chi gliel doven legittimltmente offerire , non era vi ancor certezza che lo facesse. Ma quando egli fia al governo total d'ogni cosa , non dimenticher il dover, che lo strigne, di meri tarli del loro affetto; perciocch ingegnerassi in ci, che l or s'il P" partiene , di meglio trttarli , che gi non fece s\l padre .. Quindi esfi aVTisandosi, come suole il vulgo, che le intenzioni de'novelli ngnanti si dian ne'primi giorni del lor governo a conoscere appieno , quan t' era la ~p.ansuetudine e la dolcezza , OO:Il che Ior

m.

! 16

Da.LJ: Al'fTICRITA' QIVD.\.ICD

parlava Archelao, altrettanto eran maggiori e le lodr che davangli , e le grazie , che in lor vantaggio gli addimandavano , sclamando altri , che in .parte lor rilasciasse i tributi , che pagavano annovalmente ," altri all' apposito , che liberasse i prigioni messi da Erode in catene ( e v' erano in molti e da molto tempo), ed altri alla fine con risentita maniera, chec gli esentasse dalle gravezze imposte sopra le cose , che in piazza vendevansi o comperavansi. . Archelao non disdisse lor nulla, perciocch s'era messo in animo di cattivarsi a ogni cosio il favore del popolo, essendo egli d' avviso, dovergli la benivoglienza de' audditi riuscirgli a grand' utile per la conservazione del regno. Dopo ci ArcheJao fatto a Dio sa grifizio 1ivolgesi a banchettar cogli amici.
CAPITOLO

XL

n popolo si leva a romore contro Archelao; il quak,


chetato il tumulto , va a Roma , . e tratta dinami t1 Cesare la sua causa ontro Antipa , che gli con.. tende il regno.
L In questo mezzo alcuni Giudei collegatisi insieme per desiderio di novit cominciarono a deplorar l' infelice ~attia e i suoi seguai uccisi da Erode. Costor dapprincipio per la paura , che avevan del re, non s'ardirono d' onorarli del loro pianto , per ciocch condannati alla morte in pena d' aver diJtrutta l' aquila d' oro ; ma al presente alzaDdo le

J.IB. XVII. C.LP. Xl.

!l'da e i gemiti s' innoltravano fino ad avventar contro il re villanie , d' alleggiamento credendole ai trapassati ; e tenuta fra lor sessione ne chiesero ad Archelao in vendetta il supplizio d' alcuni pi cari ad Erode ; ma soprattutto e in pi chiari termini 7 che il personaggio da lui creato gran Sacerdote fosse deposto, e un altro ae ne ~egliesse a occupare quel grado incolpahile e meglio adatto al bisogno. Ora Archelao, tuttoch di mal cuore portasse la loro a.... roganza , pure essendo in procinto di viaggiar verso Roma , cosa che assai premevagli far quanto prima per inve~ttigare le intenzioni di Cesare , si pieg ad udirli ; e per un suo capitano mand lor dicendo , che si chetassero , e posto gi il desiderio della vendetta' si .facessero a considerare , il supplizio dei loro amici essere atato conforme alle leggi , le loro domande troppo innoltrate sentire dell'ingiurioso : questi non esser tempi da tali cose: pensassero anzi a tenersi concordi fra loro , insintantoch pel con~ senso di Cesare rassodato sul trono si riconduca nel regno: aUora unitamente con essi metter a partito le loro inchieste : soprastiano intanto , n porgaIl motivo di crederli rivoltosi. Cosi imboccato e istruito il capitano lor lo spedisce. Ma quelli Don gli lascia VRnO dir parola 1 e Il; pericolo della ~ta COndussOnO lui, e quant'altri mostrarono desiderio di voler colle loro parole tornarli a buon senno e distarli da tai pretensioni ; perch pensavano doversi in tutto se co.p.dare anzi il loro capriccio, che l' auto.rit de' resnanti, portando di mala voglia, che , vivo Erode_,

bELLB .&.N2'JCBIT.&.' GlVO.UCBB

fosser rimasti privi ~e' lor pi cari , e lui morto, non ne potessero pigliar vendetta; e pel' eran fermi n~' lor 'consigli , e quel solo credevano giMto e diritto , che avrebbe lor dato piacere , antiveder noa sapendo il pericolo , ehe da ci stesso lor sovrastava , o se pure taluno n' ebbe sospetto , affogandolo Jtella 1overchia gioja improvvisa , che trassero dalla ferma credenza di dover vendicar~i di gen.te ' lor ni micissiina ; e bench molti e molti v' andassero per trattare di tal facc:;enda, aJtri a nome del re Arch~ lao, ed altri. sotto sem.hiantif di farlo spontaneamen te , pur non sostennero d' ascolta1e persona j anzi lo sdegno vie peggio attizzavagli a ribellione ; e be11 chiaro vedevasi , che qualora avuto avessero dalla lor parte . la moltitudine , l' avrebbono a pi doppi
~ccresciuta.

Il. Celebravasi in questo tempo la aolennit , ia cui pe1 legge mangiasi da' Giudei pane auimo ( Pa. qua ha nome la festa (3o) in memoria di quel passaggio, eh' ei fecero dall'Egitto; e si fanno lietissimi sagrifizj , nt>' quali ~poJle loro la legge , che scanJJ.ino vittime iu tal quantit, che sorpauino ogn' altra festa ; e dalle terre d' intorno e di fuor da' confini l si ricolgono per onorar Dio una turba innumerabile di persone) ; anche i sediziosi piagriendo gl' in terpreti della legge Giuda e Matti' ristrettisi dentro al Tempio abbondavan di vitio , non si recando a vergogna il procacciarlosi mendicando. Quindi te mendo Arcllelao che da questa loro ostinazione non iscoppiasse qualche .gran male, specllice un corpo di

, ~JJ,.

xyu.

CAP, XJ,

3 !9

10ld11.ti col lor tribuno, perch reprimano l' insolenza di que'caparbi, anzich tutto il popolo n~m rimang~ invasato dalla lor frenesia ; e &e tali. ve n' h~t , che i mostrino pi degli altri . arditi W1 row.orl!&giare, sJ.ieli traggano inmanzi. Ma i lPI!lultuttJIQ cQn grida e schiamazzi attizzaron.o c(milo di 'J:Uesti gli animi ancor della pleJ>e ~ indi uscirono. sopra i soldati, Q fatta lor front~ ne oppressero la pi parte co' sassi: alcuni pochi per e fra esai il tribuno se se fuggi rono , ma feriti. Or ~si dopo tal fatto. ripigliarono i sagrifizj ; ma ArcheJao ben vedev-. il pericoloso partito , .a che la so~ conduJTe:bbe!li <}egli affari , se presto .non rintuz~av4t l'empito t;Q!I sf1enato della moltitudine. Per maJJ.da fuori tuttq l'esercito, e con esso, la cavalleria , eh doveya im~di1e, che gli acc:am.pati di fuori dessero ajuto a qu.~'dentro il Tem pio , . e ad un' ora mede.sima colla .sp.ad4 accoglier que' tutti , che &Ila fanteria nimic~ ~are)Jhersi col ricolti credendolo luogo sicuro. Qa trewila pe1sone adunque uccise la cavalleria ; e i restanti ricovera ronsi per entro i ~onti vicini. Allora Archelao han d,, che tutti 11i ritirassero alle Ior ease; ed essi per timore d' un mi pi grandJ! , interrotta la festa , partirono , b,n}l p~.l' la JoJ'O iRe.Bpc:ril':nza fossero w:dimentosi. 111. Indi Archelao eolla madre, oon Nico.. , e To lommeo, e parecchi amici s'incamminarono verso il mare , lasciato a Filippo suo fratello a pensiero ~li riordinare gli affari tutti della famiglia e del regno. v~Wle ae.eo IQ&CO;I.',. Salo.rne l(;)l'ella d"Erode, traeuteti

!J20

DJ!LLZ UTICBJ'I'.lt GllJJ)UCJm

dietro la sua progenie. Molti pure il seguirono dei suoi congiunti , in apparenza per ajutare Archelao a impadronirsi del regno, ma in realt per opporglisi, e singolarmente peaccusarlo di quanto aveva eommeuo nel Tempio. G1unto in Cesarea 1 Arehelac) ' avviene in Sabino procuratore di Cesare nella Siria, il quale mentr' erasi inviato alla volta della Giudea per cuatodire il denajo d'Erode, Varo, raggiuntolo tra 'Yia, nel ritenne; perciocch Arehelo aveva mandato Tolommeo a chiamarlo, e Varo gi a lui ne veniva. Sabino adunque per compiacere a V aro non occup~ le fortezze , che si trovavano nella Giudea , n sigill i te'sori 1 ma consent ad Archelao ogni cosa , finch Cesare non decidesse ; e cos promettendo ristettesi in Cesarea. Ma non cos tosto Archelao ebbe fatto vela alla volta di Roma, e Varo si fu trasferito in Antiochia , che Sabino venuto a Gerusalemme si impadron della reggia. Indi chiamati a s i castel lani e quanti amministravano i pubblici affari 1 apertamente voleva , che dessero conto di a , e dispose del1e fortezze a auo talento. Ma i castellani non che avessero vile gli ordini d' Archelo 1 anzi serbarono lealmente quanto fu loro affidato 1 e tutti gliene ad dussero ad una voce in pretesto, c4e il costodivaoo per Ceaare. IV. la questo medesmo tempo naviga verso .Roma ancora Antipa figliuolo d'Erode per .riavere il regno 1 ~coraggitovi dalle speranze, che gliene dava Salame, e forte di pi diritti per attenerlo , che non Arche lao, siccome destinato re d,al primiero testamento,

LJB., XVU. CAP. XI.

eui sosteneva pi autorevole del posteriore. Egli menava seco sua mad1e e il fratello di Nicol Tolommeo amico gi il pi caro , che avesse Erode , ' e allora suo partigiano. Quegli per , che d' ogn' altro pi caldamente il sospinse a volersi rimettere in trono , si fu eneo oratore , .e iu credito d" uomo saputis.simo negli affari del regno. Il perch alle istanze , che molti facevangli di .cedere il regno ad Archelao suo fratello maggiore, e nel secondo testamento voluto dal padre suo successore, non ci fu verso, che si rendesse giammai. Penenuto ch' egli fu in Roma 1 ed CfCO farsi una ribellione universale de' congiunti a favore di lui , non per bene che gli volessero , ma s per l' odio in che avevano Archelao , s e molto pi per amore di libert e di vivere soggetti a un governatore romano ; che se a questo disegno si fosse attraversata difficolt , eglino , che pi vantaggioso credevano a' loro interessi Antipa che Archelao , sarebbersi allora adoperati , perch in mano d' Antipa eadesse il regno. A questo s'aggiunsero l'accuse, ch' appo Cesare diede Sabino per lettera ad Archelao. Archelao intanto , avendo a Cesare presentato uno scritto, in cui contenevansi i suoi diritti , e il testamento paterno, e i computi de' denari d'Erode autorizzati da Tolommeo col reale sigillo , stava i espettazione dell' avvenire. Cesare adunque ltt lo scritto e le lettere di Sabino e di V aro , e quanto deuajo ci fosse jn erario , e a quanto montassero ogni anno le rendite , e le ragioni che scrisse Antipa iD .. prova del doverglisi, a regno ' . chiam gli amici :u FLAYIO , tomo IY.

l>ELLE. ANTICBITA, GIUDAICHE

a consulta ; e fra questi era Gajo figliuolo d,Agrippa e di Giulia sua figlia da s adottato , cui egli fece sedere nel primo posto; indi diede facolt , a chi il voleva , di ragionare sulJa materia presente. V. Fu il ptimo Anlipatro figliuolo di Salome 1 uomo di rara eloquenza e nimicisaimo d' Arche1ao , il qual disse , che questo disputare che facevasi intorno al regno , era per Archelao una scena da giuoco , quando egli iD realt avevane esercitato il dominio , anzich Cesate il consentisse , opponendogll in prova di ci l'ardimento, con che scaglissi con tro gli uccisi in giorno solenne; i quali poniamq che fossero rei veramente , pur si voleva rimetterne ]a punizione in mano d' altri , che avesserne la podest 7 non eseguire da tale , che s' era re , offendeva Cesare , che r ignorava ; se poi privato ., vie peggio: perch non istava bene , che Cesare concedesse nulla a colui , che aveva spogliato Cesare istesso dell' autorit sopra lmo. Rinfaccigli eziandio con acerbe maniere i capitani da lui cangiati nella milizia , sedersi che fatto aveva anzi tempo sul regio trono, le cause Ila lui~ quasi fosse re nramente , spedite, le suppliche de' popolari esaudite, e quanto avna operato sinora in tal modo , che non avrebbe potuto far da vantaggio , se Cesare di sua mano gli avesse posto in capo il diadema. Aggiuuse il bar, che vea fatto , del circo i prigioni col rinchiusi, e molt'albe cose parte avvenute, e parte no' incredibili, per:h conformi a ci , che ne, giovani suole a~cade~e , e in chi per sove1chia ambizione di regnare se ~e

Lm. XVII. CAP. Xl.

appropria anzi tempo l' autorit. Oltre a questo op ponevagli e la trascuratezza nel piagnere il morto pa" dre , e le gozzoviglie nella notte medesima del suo pa$saggio da loi tenute ; onde poi ebbe origine anche il tumulto e la sedizione deHa plebe. Or se Arcbelal'l dopo riuvuti dal padre tanti favori , e portato da lui a tal gtado cos ne trattava i.n ricompensa il ca davere , che di giorno vestiva , come in iscena , la maschera d'uomo piangente , e tutta la notte tripu diava di ~ioja pel regno ottenuto , ben era chimo a vedere , che avrebbe con Cesare , quando consentis segli di regnare , teo.uto lo stile medesimo , che gi col padre. Perciocch danzare e cantare , quasi fosse caduto un nimico, non morta una persona tanto con giunta e cos di lui benemerita, un tal misfare era questo , che non aveva l'uguale. Or egli veniva a Ce sare per ottenere dal suo consenso il libero esercizi() della regal podest, dopo aver tanto fatto quanto se Cesare istesso lo avesse gi! stabilmente fornito della autorit opportuna per farlo. Ma soprattutto iugrandt ragionando la strage commessa d'intorno al Tempio, e l'attentato sacrilego , che fu quello, commesso in giorno solenne, in cui e scannate furono parecchie persone che forestieri e che terrazHBi , e si riempt di (:adaveri il Tempio per opera non d'uno straniero, ma d' uno , che si spacciava legittimo re , solG affin di satollare con avane abbominate da tutto il genere umano le sue titauniche inclinazioni. Laoade il padre , mentre fu sano , neppure sognando pene d lasoiare il re.sno a w.bli. Peteietch beo. t~apen , di

324 .

DELLE ANTICHITA' GltiDAICHE

.::he indole egli fosse, e la nimicizia, che per cagione del pi valevole testamento tra lui ed Antipa s' accenderebbe. Antipa fu chiamato al regno dal padre non allora , che alle morte membra l' anima ancora -veniva meno, ma quando e sano dell'intelletto e forte era tanto della persona, che governava il suo regno. Che se egualmente che ora avesse il padre anche pri.. ma disposto di lui, ben avevft A.-chelao dato a cono S"CCI'C 1 di che fatta re eg)i fosse, menbe ed aveva pri Yato Cesate del potere , che a lui solo si conveniva, di dargli il regno , e in condizione di privato non si ~ra rimasto d' uccidere dentro il Tempio il fiore dei cittadini. Cos detto Antipatro e confermati i suoi detti colla testimonianza di molti congiunti si tacque. VI. Levssi indi a favor d' Archelao Nicol , e disse , l' avv:nuto nel Tempio doversi pi tosto ascrivere all' ostinazione , di chi vi rimase ucciso, che al capriccioso poter d' Archelao; perciocch chi s' ac.. cigne a cotali imprese non solo reo per lo danno , che fa agl'innocenti , ma perch provoca alla -vendetta gli animi pi moderati : onde ben chiaramente vedersi, che 1 le ostilit, che commisero , in apparenza Archelao , ma in sostanza ferivano Cesare istesso. Perciocch aver essi ucci!li furiosamente , quanti ne vennero a loro o spontanei o d' ordine di Archelao per chetarne il tumulto , senza risguardo n all' on.ore di Dio , n alla celebrit della festa. Di tai persone non si recava Antipatro a disonore di sostener le ragioni non per amor naturale , che avesse al giusto , ma per. secondare quell' odio , che

LIB. XVII, ClP. 11.

lo portava contro Arclelao. Quegli adunque , che trassero i primi innanzi e cominciarono ad oltrag~ giare, chi men sei pensava, furono i soli, che strin sero alttui a impugnare , ancora non volendolo , le armi in propria difesa. Il resto poi delle accuse le rovesci in (~apo a tutti quegJi accusatori , che si trovavano nell' assemblea ; perciocch non potersi per fargli danno addur cosa , che non si sia fatta col loro consiglio. L' avveDJilO sin qui non essere reo per intrinseca sua natura, ma per la trista apparenza, ch'egli ha da poter riuscire dannevole ad Archelao. Tanto sono trasportati dal mal talento conho chi loro appartiene per sangue , e quanto egli fu bene merito di suo padre , altrettanto ha usato con esso loro familiarmente , e gli ha sempre ricolmi di cortesie. Ora per dir qualche cosa del testamento , fecelo il re in uno stato di mente ancora vigoroso , e dee avere pii1 forza , che non il primo, per lo rimet tere ch' ivi fassi in mano di Cesare ci, che in lui ai contiene , perch decidane a suo talento. N 6a mai, che Cesare imiti l' ingiustizia di quelli , i quali dopo appieno goduti i vantaggi , che l01 o procacci ]a potenza d' E.ode perfin che visse , ora tentano in giuriosamente d' invalidarne l' ultime volont , n la simile di coloro , che in tal maniera han trattato un loro congiunto. Cesare adunque non sar mai , che d' un uomo statogli sempre soggetto , anzi amico e confederato annulli il testamento alla sua fede commesso : n la vi1t e la fede di Cesare a tutto il ,111.ondo gi IlOta con evidenza segu.ace {arassi clelia

DELLE ANTI.CHITA.' GIVDAICHB

malvagit di costoro , n tratter da freD.etico e da mentecatto un regal personaggio , che lasci succesore nel regno un figliuolo dabbene , e si gett totalmente in braccio alla sua lealt; n fu malavveduto Erode nella scelta del successore , quando con un tratto di tanta saviezza egli ha riposto ogni cosa in mano di Cesare. Cos compiuto Nicol il ragio 11amento di fine al suo dire. VII. Cesare allora veggendosi prostrato appiedi Archelao cortesemente il rizz con dirgli , ch' egli era degnissimo del diadema; e mostrssi cangiato assai di pensiero , e disposto a non fare , che quanto e suggerivagli il testamento e tornerebbe a pro di Archelao ; tuttavolta non venne a decisione veruna ; perch della sua benivoglieuza , di cui ana date prove bastevoli , stava sicuro Archelao. Sciolto poi il cougresso , andava seco medesimo disaminando, se fora meglio confermare il regno ad Archelao, o farlo comune a tutta la discendenza d'Erode; giaecb tuttiquanti avevan mestieri di grande ajuto.
CAPITOLO

XII.

I Giucki si sollevaoo contro Sabioo. Altri romori e tumulti in GiUlka. Coma J7aro ne pun gli autori.
l. Ma innanzich nulla si determinasse di certo questo affare , e Maltace madre d' Archelao in-fermatasi venne a morte, e da Va10 governator della Siria capitarQ.Uo lettere , che notificavano la ribellioa

~u

LI XVU. ClP. Xli.

de' Giudei. Conciossiach partito appena Archelao la nazione tuttaquanta f11 a romore ; onde Varo stesso venuto quivi in persona , dopo puniti gli autori di quel movimento , e ammorzato in gran parte il fuoco della sedizione , eh' era cresciuto assai , nel partire per rendersi in Antiochia lasci in Gerusalemme una legione de' suoi , che chudesse ogn' adito a Giudei di tentar novit. Tutto questo per niente valse a impedirne le turbolenze. Pcrciocch non si tosto fa Vato di l partito , Sabino procuratore di Cesare quivi rimasto dava che fare assai a' Giu(lei , sperando ancor di sottometterli per la fidanza , che posta avea nell'esercito col lasciato e nella moltitudine de'suoi partigiani ; e armati parecchi bravi , di lor si valeva a infestare i Giudei e mettel'li sottosopra e in ri volta ; perciocch si sforzava d' impadronirsi delle fortezze , e violente inquisizioni faceva de' regj tesori per amor di privato interesse e guadagno. IJ. Venuta la Pentecoste (cos si chia11.1a da noi una patria solennit) , non sol per motivo di reli~ gione , ma per isdcgno , onde smaniavano contro i prepotente Sabino , adunaronsi in Gerusalepu:ae- mi gliaja moltisaime di Galilei e Idumei , e una molti tudine di Gericontini , con quanti abitavan di l dal Giordano. S' aggiunsero a tutti questi gli stessi Giudei in gran nume1o , i . quali ~sai pi che gli altri vogliosi erano di vedere punito Sabino. Essi adunque ripartiti in tre corpi s' accampano in quest& modo : gli uni occupano il ~irco , e de' due corpi che rimanevano ' r uno stesosi ~ Jato settentrional

uo

DELLE ANTICHIT.&.' Gl"!1D.UCR1S

del Tempio all'australe occupa il paese a levante, e l' altro si schiera a ponente , ove stava la reggia. Tutto questo adopravauo per assediare; i Romani , he chiusi gi avevano da ogni banda. Sabino allora temendo la moltitudine e l'ardire. de' ribelli , che nulla curavano di morire , purch non restassero vinti , ove il ~incer lui giudicavanla gran prodezza , scrisse incontanente una lettera a Varo ; muova , quanto pi presto egli pu, a soccorrerlo giusta il costume; in sommo rischio troYarsi le truppe da lui lasciate col , ne star guari tempo , che venute in man ciel nimico andranno a fil di spada. Egli intantc occupata la torte altissima del castello gi fabbricati da Erode in onore del fratel Fasaelo quivi da' Parti ucciso , e chiamata per Fasaelo , di col dava cem10 a' Romani , che wcissero sopra i Giudei ; e men~re egli non attentava di mettersi in mano neppur degli amici , chiedeva , che gli altri in grazia dt:lla sua . cupidigia s'esponessero per lui alla morte. III. Sortiti adunque bravamente i Romani attaccssi un' ostinata battaglia , ove i Romani fecero di gran valentie; tuttavia i Giudei non pedettero il cuore , n si smarrirono alla veduta del disgrazialo cadere , che molti facevano dalJa loro parte : ami p1eso il cammino d" intorno al monte sali1ono ai portici , che l'esteriore ricinto abbraccia~ an del Tempio ; e di col a<~cesa gran mischia scagliavano una tempesta di sassi parte con mano , e parte co:a fionde, facendo in tal genE-re eli battaglia pro'e da aeti. Tutti ancora ~li arcieri disposti in buona 01"

LIJI, XVII. CA.P. XVII.

1hg

dinanza danneggiavano assai i Romani , tra perch in tal mestiere destJissimi , e perch quanto essi eran sicwi dai colpi opposti , che fin col non potevano per isforzi che si facessero pervenire , tanto agevolmente battevano i loro nimici. In questo tenore dur la battaglia assai tempo. Ma i Romani alla .fine pi non reggendo a tale infestazione mettono fuoco ai portici di nascosto a' Giudei gi saliti col; e il fuoco appiccato da molti insieme e con materie da suscitare gran fiamma in un batter. d'occhio s'ap prese e fu al tetto , il cui legname siccome di cera pregno e di pece , coll' oro impiastrato di cera, cosi facilmente s' arrend al fuoco ; e quell' opera gran di osa e magnifica fu recata a nie~te. Quegli intanto, ch'erano alla superior parte saliti, trovaronsi d' im provviso in braccio alla morte ; perciocch altri anda\'ano insiem col tetto precipitato in rovina ; . altri erano d' ogn' intorno chiusi e feriti dagl' inimici, parecchi disperati ornai dello scampo , e dalla gran dezza del mal presente tratti di senno gettavansi dentro le fiamme , o finivano co'pugnali i lor giorni. Quanti poi rifacendo la via , per cui erano saliti , pensavano a porsi in salvo , tutti erano da' Romani uccisi , tra perch inermi , e perch sbigottiti e senza coraggio, non potendo nella mancanza dell' armi ajutarli la disperazione ; sicch di quanti. montarono a quell' altezza , non ne camp testa ; e i Romani per mezzo il fuoco spignendosi oltre, come potevano, s'impadronirono di quell'arche , ove stava il sagro denajo ; di cui la maggior parte and in man ,dei.

DELLE ANTICHITA' &111DAICnE 33o soldati , e Sabino , veggenti tutti , ne mise in sicuro per se quattrocento talenti. IV. Ora i ,Giudei eran forte dolenti s della per-. dita fatta de' loro amici in questa battaglia 1 s. del l' andare che fecero a sacco i loro tesori. Ci non ostante raccolto quanto avevan di gente pi prode e battaglieresca 1 con essa circondando la reggia mi nacciavano d' appiccarvi fuoco e d' ucciderli tutti , se non la spacciassero quantoprima , promettendo per di mandarli salvi col lor capitano Sabino ezian dio , se ubbidivano ; onde la maggior parte de' regj pass spontaneamente a' Giudei. Rufo per e Grato , che avevano da tremila de' pi valorosi soldati di Erode , tutti fiore di gente , al partito s' aggiunsero dc' Romani. Soggetta a Rufo stava altres una parte di cavalleria, ed essa pure si un a' Romani. Ora i Giudei non che trasandassero perci l' assedio , anzi e proseguivano ad iscavare le, mura e pregavano gli assediati , che impedir non volessero il bene , che la presente occasione ]or procacciava di ricoverare la patria libert. Ora Sabino , quanto alla sua per sona, baamava da senno di ltscir di l co' soldati; ma conscio a s stesso del suo passato operare non sapea credere alle promesse , che g1i eran fatte. Inoltre la soverchia libeialit de'nimici parevagli tale da sospettarla incostante , e tutto insieme sperava, t:he V aro gli porterebbe soccorso. V. In questo stante cent'altri scombugli insorsero l' un dietro all' altro nella Giudea , e molti da molte parli pigliU"ono l'anni o per isperallZa di ptivalo

1.111. XVU, CAP. :XII.

33

guadagno o per mal animo contro i Giudei. Duemila persone , che gi militato av6vano sotto Erode ed. or congedati vivevano uelle proprie case , raccoltisi nelJa stessa Giudea tutti in un co1po Jevatoni con tro a' regj , io cw difesa pugnava Achiabo nipote di Erode ; il qsale dalle pianure si ritir verso i monti per la perieo~a , che avevano nel mestiere dell'armi i nimici , e nell' aspre2:za de' luoghi as1icur le sue fotze. V'era oltre. a queati anche Giuda figliuolo del eapobandito e potentissimo uomo Ezechia preso gi, dopo molto penarvi intorno, da Erode. Or queato Giuda , levata Ticino a Seliori i Galilea una sqt~a dta d' uomini disperati, gett asi sopra la reggia (5 4 ) , e impadronitosi dell' armerie , che quivi e1ano , ne al'lO ad un per uno i suoi , e portssene quanto denajo ivi 1tava ripo6Lo. Divenuro era ormai lo spa vento di tutti per lo rubar che faceya <p.~anti io lui s' aneniyaoo; e aspirava a cose maggiori, e preteri dna gli onori reali ; al qual premio sperava di giu.. gnere DOD. per la via del valore, ma per quella delle prepotenze , che usava con tutti. V' ebbe ancora Si.mooe schiavo gi del re Erode , uomo per altro di maestosa presenza , e per iatatura e gagliardia som mamente pregiato e famoso. Costui dal presente sconvolgimento di tutte le cose pigliato animo os porsi io capo il diadema , e da non ao qual gente farnetica , che ei ai raccolse d' intorno , acdamato re , e lusi.ngatoai ' esserne merite\ole al par d' ogni altro di fuoco alla reggia di Gerico, saccheggiando e rubando quant' cravi deutro. Cos molt' altl'i palazzi

DELLE ANTICRITA.' GIUDAICHE

reali sparsi qua e l pel paese distrusse col fuoco ~ dandone in preda a' suoi partigiani tutti i ID.obili , che vi trov ; e fatto avrebbe di peggio , se non si fossero le cose sue troppo presto rivolte in contrario. Perciocch Grato capitano delle milizie reali e al partito aggiuntasi de' Romani con quelle forze , che scco avea, mosse incontro a Simone; e dopo una lunga mischia e feroce , gli abitanti di l dal Giordano, siccome disordinati e pi arditi che esperti nella milizia vi caddero morti la maggior parte ; e mentre Simone i stesso tenta per. enho una valle di satvar colla fuga la vita ~ Grato raggiuntolo gli. mozza il capo. A fuoco e fianima and altres quella reggia , ch'era in Amata presso il Giordano per opera odi certa gentaglia , che somigliava a Simone. Cotanto )asciavasi la nazione portare a un cieco furore , tra perch non avevano un principe nazionale , che col l' auwrit sua tenesse a freno la moltitudine , e perch gli stranieri venuti per ammorzare le sedizioni , colla lor prepotenza e avarizia giugnevano legne al fuoco. VI. Di fatto anche Atronge uomo n per nobilt di natali , n per eminenza di virt , n per moltitudine di ricchezze illustre , ma di professione pastme, n noto per fama a persona , e sol per la sua vasta corporatura e per le gagliarde sue braccia spt>tta bile , ebbe ardire di ravvolgere in capo pensieri di regno e per lo piacer ch' ind.i avrebbe di soperchiare pi francamente altrui, e pel niun caso , che, quando

venisse pe1 a morire, facea della perdita della vita,

333 Egli aveva quatbo fratelli , grandi ancor essi della persona ' e per robustezza di membra prontissimi ad ardue imprese, due qualit credute da loro mezzo abbastanza valevole a impadronirsi- d'un regno: ognun d'essi guidava una compagnia di soldati; giacch una gran turba di gente s' andava ogniqi aggiugnendo al lor seguito. I fratelli n' erano capitani ; ad Atronge per ubbidivano , quanti sotto alla loro condotta uscivano a battaglirue. Or esso cintosi il capo della corona teneva bens consiglio sopra ci , che far si dovesse ; tutto per voleva , che dipendesse da' suoi voleri. Presso di quest' uomo dur lungo tempo il potere e il nome di re , e sempre. p()t senza ostacolo ci , che gli fu in grado di fare. Egli non meno che i fratelli si diedero strahocchevolmente alle sbagi , e per l' odio in che avevano del prui e regj e Romani , trattarono gli uni e gli altri egualmente : quelli per le violenze , che sotto il regn~ d' Etode essi ebbero a sostenere , e i Romani per le ingiustizie , che tutto d commettevanp. In progresso di tempo s' inaspriro i loro animi vie maggiormente; n v'era persona, in qualunque luogo ella fosse, che dalle loro mani campare potesse e per avidit di guadagno , e per l' uso , che avevano gi fatto alle stragi ed al sangue. Tesero insidie in ~ tempo a una comp9gnia di Romani verso Emmaus , per dove passava trasportando i viveri e l'armi di tutto l'esercito ; e chiusili in mezzo stesero morti coi drudi Ario centwione , che guidava la compagnia, e quaranta de' suoi , i migliori fanti che avesae. Il
UB. XVII. CAP. Xll.

DELLE ANTICHIT.l' GIUDAICHE 334 Jimanente atterriti dal caso de' loro compagni, merc del soccorso, che colle regie truppe che aveva diede loro Grato , abbandonati st campo i morti , ricolsonsi a salvamento; e in tal mo1lo battagliando lunga stagione siccome non picciola noja diero a' .Romani , cos ttavagliarono assai la nazione. Ma fnahnente ne' tempi appresso furono soggiogati l' uno combattendo con Grato, l'altro con Tolommeo: e caduto il maggiore in potere d' Archelao , l'ultimo tra pt;r la doglia , che questo caso gli diede , e per la niuna ~peranza, che aveva d' useirne salvo, al che s' ag.. giu118e lo stenuarsi delle sue truppe per infermit e soverchie fatiche , rendettesi sotto fede e giuramento d Archelao. Ma queste cose aTVennero alcun tempo appres1o. VII. Intanto la Giudea era piena di ladronecci , e chiunque si fosse colui , che a seguire si davano i sediziosi , era tosto creato re , e creato per lo ster minio della nazione ; che , dove a' Romani seguivane picciolo e breve daQno , era per la nazione una fonte d' eterne stragi. Varo per , come prima ebbe inteso da lettere di Sabino il sinora accaduto , temendo alla terza legione qualche sinistro , con esso le due rimanenti (che in tutto erano tre le legioni stanzianti in Siria ) , e quattro ale di cavallieri , e le truppe ausiliarie , che allora somminisbarongli e re e t~ trarchi , mosse prestamente in ajuto de' suoi assediati in Giudea , e fu a tutti quelli , che si spedirono in nanzi, bandito, che s'incamminassero verso Toloo~ maide. Que' di Berito eziandio , mentre Varo passa~a

335 per la loro ~itt , lo rinforzaro di mille e cinquecento soldati ; e simile AIeta petreo per la nimicizia , che avea con Erode, dilenuto amico de'Romani gli manda un soccorso non dispregevole oltre i fanti e i cavalli. Assembrate adunque in Tolomaide tutte le forze , ne affida una parte a suo figlio e ad un dei suoi amici , e li manda a combattere i Ga1ilei abitanti vicino di Tolomaide. Entrato il figliuolo nel paese nimico e volge in fuga chiunque gli si para innanzi coll'armi , e pigliata Sefforim ne fa prigioni gli abitatori , e manda a fuoco e fiamma la citt. Varo istesso venute} con tutto l'esercito presso a Sa. maria , senza pure toccarla , giacch non aven delle presenti novit colpa alcuna , si accampa in certo borgo di ragione di Tolommeo, nomato Arunte; cui gli Arabi , per lo mal animo contro Erode .odiando perfino agli amici di lui , danno al fuoco. Di col spintisi gli Arabi verso Samfo altro borgo lo misero a sacco , indi hench assai forte e munito il bruc~a.. rono. Emmaus ancora abbandonata gi innanzi dai cittadini fu data alle fiamme, e ci per comando di Varo in vendetta de' Romani ivi .morti. Levate di qua le tende egli oggimai era presso a Gerusalemme ; e i Giudei , che ~campati assediuano la legione , non sostenendo la vista delle milizie., che s' innoltravano; inteiTotto l' assedio volsero le spalle. VIII. Allora i Giudei gerosolimitani ripigliati agra mente da V aro si discolparon dicendo , che l' adu nanza del popolo s'era fatta per cagion della 'festa ; la gueiTa poi non pe1 l01o vol.ere, m~ per l'audacia
LJB. C!J,

xvn.

xu.

DELLE !NTICJIITA' Gltrn.UCUE 336 de' forastieri, co' quali venuti essi ad unirsi non che intendessero d'assediare i Romani , anzi furono insiem con loro piuttosto assediati. Usciti gi erano incontro a Varo Giuseppe nipote d'Erode, e G1ato 1 e Rufo colla milizia, che avevano sotto la loro con dotta, e co'Romani sottratti all'assedio. Sabino per non comparve dinanzi a Varo , ma involatosi dalla citt s'incammin verao il mare. V aro intanto spedita una parte delle sue truppe per la provincia faceva cercare gli autori della ribellione ; e trovati parte punlli siccome pi rei , e parte li rimand assoluti. Per. tal motivo ne furono posti in croce duemila. Fatto questo lice~zia l'esercito di Sabino , poich lo vede disutile affatto. Conciossiach in molti incontri s'era mostrato dimentico de' doveri della milizia , e disubbidiente a' decreti pubblici e ai suoi voleri per la cupidit del guadagno , che dal malfare lor ne veniva. Egli poi udendo , che diecimila Giudei s' erano insieme uniti , frettolosamente usc per sorprenderli. Essi :per non vennero seco alle mani , ma approvato a . nna voce il consiglio d' .Achiabo gli si rendettero ; e Varo, dato alla moltitudine dei ribelli perdono , mand a Cesare tutti quanti i lor capi. Ces.are ne liber la pi parte , e que' soli volle puniti, che non astante la lor conaangninit con Erode mossero l' armi cogli altri , perch senza riguardo della giustizia facevan guerra a' domestici. Varo adunque ordinati in tal modo gli affari , e lasciata alla guardia di Ger~salemme la prima legione~ tom in Antiochia.

LID. XVII. CAP. XII.

IX. A Roma intant contro Arche1ao insorsero nuovi imbarazzi per tal cagione. Giunse col un' ambasceria di Giudei speditavi dalla naziorie col consentimtmto di Varo per ottenere di reggersi colle proprie leggi. Cinquanta erano gli ambasciadori man dati a nome della nazione ; e de' Giudei , che abita~ano in Roma, ottomila s' aggiunsero a loro. Cesare adunque , chiamati a consiglio gli amici e i pi riguaadevoli fra' Romani nel tempio d' Apollo con g~andi spese da lui gi eretto, col s'introducono dall'una parte gli ambasciadori col seguito numeroso de' lor partigiani Giudei, dall' altra Archelao cogli amici. Quanti poi ivi trovavansi congiunti del re , n tener volevano da Archelao per l' odio che gli portavano , e cosa indegna credevano il favorire gli ambasciadori in danno di lui, veggendo , che io lor vitupero riuscitebbe l'adoperarsi , h' essi farebbono alla presenza di Cesare contro un uomo , che apparteneva lor tanto. Quivi dalla Siria comparve ancora l<,ilippo spintovi daU' esortazioni di V aro , primierameote perch porgesse ajnto al fratello assai ben voluto da Varo , poi, se accadesse cangiamento nel l'egno (e Varo ben sospettva, che il regno pei molti, che desideravan di vive\-e colle lor leggi, andrebbe diviso), per lui non istesse, che non ne cons~guisse qualche porzione. X. Data ai legati Giudei facolt di parlare , noli. avendo essi coraggio di ragionare della distruzione del regio governo si volsero a condannare le prepotenze d'Erode. Egli fu re sol di nome , ma infatti
Fr..tY lO, tomo IY.

DELLE 1N'1'1CBIT.l' GIVDAICllB 338 adunato in se solo, quanto v' ha mai d' intollerabile in ogni genere di tirannia , tutto in danno rivolse\() de' Giudei; anzi non dubit d' inventarne molt'altre di suo capticcio. Or molti essendo i fatti da lui perire di mala morte , essi qui non diranno primieramente , che a molto peggior partito trovaronsi i vivi, che non i gia trapassati , non sol pel cordoglio , che dal vederli sentirono , e tuttor sentono dal l'icOtdarsene , ma pel continuo peticolo , in cui furono le loro ~ostanze. Certo egli per adornare citt convicine e Ja genti straniere abitate non rifin 'mai di distruggere e impoverire . le pi popolose dentro il suo regno. Quindi aveva precipitata in estrema povert la nazione , meBtr' egli con altri pochi go devane le fortune , e de' nobili per motivi da nulla tolti dal mondo si divorava gli averi , spogliando , quanti consentiva che stessero in vita , delle loro sostanze. Aggiungasi a questo l' esazion de' tributi annovali imposti a ciascuno , aggiungansi i ricchi presenti, che a lui si facevano , a' famigliari , agli amici , e a que' servi , che presedevano all' esazione delle gravezze; giacch causar non potevansi le violenze , se non a forza d'oro e d' arg.,nto. Si taccion le vergini , a cui la fludicizia , e le matrone a cui tolse con barbara petulanza l'onore, dando a'miseri oppressi il non essere le loro disavventure note altrui quel piacere, che proverebbono, se non fossero intravvenute. Tale fu in somma il reo trattarli che fece Erode , qual non avrebbe cogli uomini usato una fiera, se ne avesse avuto il governo. Quindi tra

LJB, XVII. CA.P. XIJ,

J.e molte distruzioni e rivolte, a che and la nazione


soggetta , non se ne bovava por una nelle sue sto~ rie , che a quella potesse servir d'esempio, ch'E rode le cagion ; e per questo si ud di buon grado acclamato re Archelao , perch qualunque e' si fosse assunto al regno ' non sarebbe mai stato peggor ' Erode ; e se pubblicamente fu pianto suo padce , per ci si fece. , che secondando in ci e in altre cose eziandio il genio del figlio spt>ravano eli meri.. tarsene la benivoglienza. Ma temendo egli di non esser creduto legittimo figliuol d' Erode , n~n che indugiasse un momento il darsi a conoscere , anzi tosto scoprl , di che fatta pensieri nodrisse }Jer la nazione ; e ci non avendo ancora perfettamente le redine del governo in mano , rimesse in quelle di Cesare , n assoluto potere di reggersi a suo talento. E ben di quella virt e dok:ezza ed equit , che userebbe per l'avvenire co' sudditi, di loro un sag gio eon una delle prime azioni , ch' ei fece , danne. vole a' cittadini e a Dio olbaggiosa, ci fu la strage da lui commessa nel Tempio di tremila suoi nazio nali. E come non dovran essi adunque odiarJo , e a ragione , quando non pago d' un fatto cos crudele gli accusa ancor di ribelli al suo regno e caparbi ai 11uoi voleri ? Conchiusero finalmente chiedendo d' es~ sere tolti di mano ai re e di mezzo a cotali governi, e fatta del lor paese una giunta alla Siria viver sng getti a' governatori, che si sarebbono col mandati. Allora vedrebbesi apertamente , se daddovero essi fosser per inchinazion rivoltosi ed amanti di novit,

DELLE .o\NTICiliTA.' GltrDliCHE

o non anti sudditi ubbidienti, quando chi li governi li tratti con pi dolcezza. XI. A vendo cos parlato i Giudei , Nicol sciolae tutte le aceuse date ai re ; e prima ad Erode , mo.. strando come , perfin che visse, non fu mai accusa.. to ; laonde chi aveva di che giustamente incolparlo, e pbteva pigliarne mentr' era vivo vendetta, non do-o veva. indugiarne .dopo lui morto l'accusa. L' adoperato poi da Archelao ascrinvalo tutto alle loro violenze ; perciocch dopo aver essi aspirato a cose contrarie alle leggi e gi cominciato il macello , di chi pensava a reprimerne l' insolenza , davan poscia a lui carico del difendersi , che avea fatto. P1osegul opponendo loro le novit, che gi avevano intro-dotte , e la propension , che portavali a ribellare , tra perch non pativano freno n di giustizia n di leggi , e perch ogni cosa volevano a modo loro. Cos Nicol.
C!PITOLO

XllL

Cesare , confermato il t&stamento il Erotk , conserva figliuoli di lui il diritto di succedere al regno.

I. Cesare udite le ragioni d' ambe le parti scioglie il congresso ; e indi a pochi giorni in luogo di proclamar re Archelao , lo dichiara signore (6~) de1la met delle terre soggette ad Erode , con promessa di sollev-arlo al grado di re , quand' egli mostrasse yirt da tanto. L' altra met che restava , partitala

LJB. XVII. C.ll> XIII.

in d.ue , assegnlla ai due altri figliuoli d' Erode Filippo ed Antipa , quello cio , che contese al fratello Archelao tutto il regno. A questo adunque da.. van tributo le due provincie Perea e Galilea , e ne montava la rendita ogni anno a dugento talenti. La Batanea poi colla Traconitide e l' Auranite con una parte di quella , che chiamasi casa di Zeuodoro , rendeva a Filippo ct>nto talenti. Ad Archelao pertanto ubbidivano l' Idumea , )a Giudea , . e la Sa.. maritide. A. questa furono per concessione di Cesare rilasciati per la quarta parte i tributi in mercede di non aver cowpirato col rimanente della nazione. Le principali citt tributarie ad Archelao fur01io la Torre di Strabone, e Sebaste con Gioppe , e Geru salemme. Perciocch Gaza e Gadara ed lppo reg~ gev ansi aJla maniera grechescn ; laonde Cesare le stacc dalla sua giurisdizione , e unlle alla Siria. Quattrocento (f) talenti d' entrata annovale ritraeva Archelao dal novello suo regno. Queste si fur le porzioni , che dal patrimonio paterno toccarono ai figli d'Erode. II. A Salome poi , oltre a quanto il fratello lascille nel testamento , ci fu Giamnia ed Azoto e Fasaelide, e cinquantamila dramme in monete d'argento, Cesare aggiugne in dono il palagio real d'Ascalona : e le rendite , che. da tutti i suoi beni le provenivano , facean la somma di sessanta talenti annovali , e la sua abitazione fu nelle terre d' Archela. Simile tutti gli altri congiunti d' Erode ot tennero , quanto dal testamento veniva loro aue

34~

DELLE 1NTICHIT1' GIVDAICHE

gnato t e le due vergini di lui figliuole oltre il la-e sciato loro dal padre , ebbero ognuna in regalo da Cesare dugencinquantamila dramme in monete d' argento, e furono da lui maritate a' figliuoli di Ferora: e a' figliuoli del re liberalmente rilascia , quanto io favor suo egli stesso aveva disposto, che aH a so~ma ascendeva di mille cinquecento talenti , riserbati per se pochi vasi, a lui cari non tanto per la pregevole cosa eh' essi erano, quanto pe1 la memoria, che gli mantenevano viva del re.

cA

p l T

o L o XIV.

Si tratta del finto Alessandro.


I. Ordinate in tal modo le cose da Cesare , un giovinetto nativo della Giudea , e cresciuto in casa .d'un liberto (8*) romano innest s medesimo nella famiglia d' Erode per quella somiglianza di lineanu~nti , che aveva con Alessandro figliuol d' Erode gi ucciso ; (;he chi lo Hdeva ; giuravaJo desso. Tanto solo a lui valse di stimolo per aprirsi la strada al regno ; e pigliato a consorte de' suoi dise gni un suo nazionale , uomo esperto negli affari di corte, ribaldo per e natofatto per sollevar gran romori, e gi suo maestro in tal genere di disciplina, spacciavasi per Alessandro figliuol d'Erode trafugato da uno di que' ministri , che a'revano commissione d'ueciderlo ; percocch sostituiti a morire altri, cl1e potessero ingannare gli astanti 1 aveva lui e il fn

LIB. XVII. CAP. XIV.

3.43

t<ello Aristoholo ritenuti in vita. Con queste menzogne ed egli empssi di vane speranze , e quanti 'in lui s'avvenivano, rimanevano presi al laccio. Quindi passato in Creta da tutti i Giudei , che ~on lui ragionarono , ottenne credenza , e fornito dalla loro liberalit di denari a dovizia and in Melo , dove col fingersi di reale prosapia adun grandi somme d' argento. Quinci colla speranza di riavere il regno paterno , e di meritare i suoi benefattori mosse alla volta di Roma col seguito de' suoi ospiti generosi, e preso terra a Pozzuoli i vi pure ottenne di trarre nel medesimo inganno i Giudei della terra ; e tutti a lui concorrevano come a re , ma singolarmente chi apparteneva ad Erode per titolo d' ospitalit o d' amicizia. Cagione di ci si fu parte il dare , che fanno gli uomini di buon grado orecchio a' roniori ; che spargonsi , parte la somiglianza , eh' egli ave'Va con Alessandro ; perciocch quegli ancora, che molto. usarono con Alessandro , furono persuasi, che vera.. mente ei fosse desso e non altri, e giuravanlo a'lor compagni ; talch divulgatasi infino a Roma la fama di lui , tutti in folla i Giudei , che ahitavan col , uscirono per incontrarlo , a Dio ascrivendo l' opera non aspettata, ch' ei fosse salvo, e merc la materna sua origine festeggiandone per allegrezza , mentre sopra d'un cocchio innoltravasi per angusti sentieri in citt. Tutto il regale corredo venivagli a spese degli ospiti somminishato , e il popolo gli si faceva d' intorno in gran calca con lieti viva ; e quanto ben ragione che ottengano i cosl inaspettatamente salvati, tutto si fece a lui.

344

DELLE .lNTICBITA.' GIUD!JCHB

II. Ma Cesare uditane Ja novella pen a. darle fede, perch cos agevole non gli pareva, ch'Erode in affare tanto per lui rilevante si fosse ingannato. Pure non la credendo impossibile. manda Celado suo liberto , che avea conversato gi co' reali fanciulli ~ perch gli conquca. innanzi cotesto Alessandro (g*). Celado niente pi accorto degli altri a ravvisar1o per que1lo , eh egli era , glicl inboduce. Contuttoquesto Cesare non ci si gabb : che quantunque costui foss.e simile al vero Alessandro , pure non l' era a tal sesuo , che chi miravalo attentamente , vi si potesse ingannare. Perciocch il finto Alessandro per: lo continuo lavorare , che fatto avea fino allora , portavan<,: incaHite le mani , e Ja delicatezza deUe tttezze provegnente nel vero Alessandro dall'educazione insieme e dalla nobilt deJla stirpe , per la cagion tutto opposta nel furbo degenerava in rozzezza. Veggendo adunque s bene accordati a mentite scolaro e maestro , e nella franchezza del dire rispondentisi insieme s lo domand d' Atistobolo trafugato con lui, che ne fosse, e perch egli pure col 1;10n trovavasi per risali1e a quel grado , che troppo bene si conveniva a persone del loro stato. Rispose ch' egli eta rimasto in Cipro per timor de' perigli , che incontransi in mare ; onde se mai gl' incogliesse qualche sinistro, totalmente non si spegnesse la stirpe di Mariamme ; ma sopravvivendo Aristobolo contrappor si potesse ~gl' insidiatori .. Tanto egli affermava , e tanto pur confermava l' autor della frode, Cesare allo1a tirato in disparte

LID, :XVII. t:AP. XIV.

Il garzone , '" sappi , disse , che quando tu non mi "' celi la verit , ae riporterai in mercede salva la ,, 'Vita; or dimmi, chi se' tu, e chi colui, che f11 , ardito d'inventar tali cose 7 perciocch la tua et ,, non. tale, che ascrivere le si possa la trama in ,, sidiosa e maligna, che bai preso a condurre ". Il giovane non ne potendo altrimenti confessa a Cesare achiettamente, come e donde avesse principio quella maccbinazione ; e Cesre, che non venne meno alla sua promessa , osservando che il finto Alessandro a ve a buone braccia e natefatte per la fatica lo mette a remigare nelle galee ; dove il motore di tutto il trattato lo conda~n nella testa. Que' di Melo poi punironsi bastevolrn~nte da s colle inutili spese , che fecero dietro al finto Alessandro. Cos a inono.. :rato fin riuscito l' ardite macchinazioni del Pseudo .. Alessandro.

CAP

l T OL O

XV.

Archelao per nuove llCcuse cacdato in esiglict .a ri'enna.

I. Ora Archelao dopo avuta la signoria ritornato in Giudea spogli del pontificato Giozaro figliuol di Boeto incolpandolo d'Aver conspirato co'sediziosi , e pose in suo luogo Eleazaro di lui fratello. Indi rifabbrica sontuosamente la reggia in Gerico , dove l' acque , che il borgo innaffiavano di Noara con ~rran vantaggio , per n,:t derivlle nella ;rianu1a da

346

DELL'E A.NTICHITA' GIUDA.ICIIE

lui tutta messa a palme. Fondata poscia una teiTa le di nome Archelaide ; e messe in non cale le patrie leggi spos Glafira figliuola del re Archelao di Cappadocia , e stata gi moglie d' Alessandro di lui fratello , ond' eranle nati figliuoli ; quando la legge divietava (31) a'Giudei di menare le mogli dei lor fratelli. Ma neppure Eleazaro dur lungo tempo pontefice ; che a .lui ancor vivo fu surrogato Ges figliuolo di Sie. II. AIJ' anno decimo (32) della signoria d' Archelao, i principali Giudei e Samaritani mal potendo patime la crudeltil e tirannia lo accusano a Cesare , e molto pi , aHorach posero mente aver egli con ci trapassate le commissioni di Cesare , il quale ingiunto gli aveva di usare con esso loro dolcezza. Sdegnato Cesa1e a questo avviso chiam a s il proccurator d' Archelao residente in Roma per lui , e nomato egli pure Archelao ; e " fMa , disse , un avvilire la " mia persona , se mi degnassi di scrivere ad Ar" chelao. Or tu senz' indugiare .un momento vanne , " e tosto me lo conduci dinanzi ; " ond' egli issofatto si mise in mare , e pervenuto in Giudea trova Archelao a un hanchf'tto in compagnia degli amici , e palesatigli i comandamenti di Cesare lo sospigne a venir seco. Giunt che fu a Roma , Cesare , uditine gli accusatori e le discolpe recate da lui mde simo , lo condanna ad andarsene esule , e gli assegna per abitazione Vienna citt delJa Francia, toltogli prima tutto il rlenajo. lii. Or prima ch' ei fosse ehiaJ,Dato .a Roma, narr

LJD, XVII. CAP. :JIV,

questo sogno agli amici. Vedute avea dieci spighe eariche di frumento e giunte alla loro maturit ; e parve, gli fossero divorate da'buoi. Scosso si dattorno il sonno , perciocch la visione parevagli significare gran cose; manda per gl'indovini, che s' intendevan di sogni. Or discordandosi l' uno dall' altro ; n con venendo tutti in una opinione medesima , Simone nativo Esseo , chiesta da lui sicuranza , il s.ogno 7 disse , porta triste novelle per Archelao ; conciossia.. ch esser indizio i buoi di miseria , per la stentata vita che traggono lavorando ; . di cangiamenti inoltre e rivoluzioni a cagion della terra ' che arata da' lor sudori non pu tenersi in un luogo solo. Le spighe poi dieci in tutto determinare un altrettanto numero d' anni ; .perciocch esse vengono nel periodo d' una state ; quindi essere in sullo spirare il tempo prefisso al regnar d' Archelao. Cos egli gl' interpetr il so gno ; e cinque giorni dacch presentssi la prima volta cotal visione ad Archelao , ecco l' altro Archelao per commissione . di Cesare venuto a chiamado. Somigliante accidente intravvenne a Glafira sua moglie , figliuola del re Archelao : la quale , come gi dissi , primieramente fu data vergine ad Alessandro figliuolo d' Etode , e ftatello d'Archelao; indi poich l' infelice Alessandro fu uc"ciso dal padre, sposssi con Giuba re della Libia. Passato ancor questo di vita , mentre vedova se ne stava appo il padre in Cappadocia , Archelao , ripudiata Mariamme sua moglie , la prese ; cotanto il trasse di senno un cieco amore per lei. Or mentr' era m()o

-348

DELLE ANTICBITA' GIVDAICB~ LIB.

XVII.

CA.P. XV.

glie d' Archelao, vide questo sogno. Parevale d' aver presente Alessandro , e per tutta lieta corrergli in contro per abbracciarlo. Udissi allora riprender da lui dicendo. " Glafira , tu ben confermi col tuo esempio la voce , . che non si vuole dar fede alle , donne ; perciocch vergine a me promessa , indi , mia consorte potesti ancor dopo i figli , che a noi ne nacquero , dimenticare per desio d' altre nozze , il primo amor nostro. N di tanto fu pago il ta " lento che ansti di farmi oltraggio ; ma osasti an ,. cora di prendere un terzo marito , rientrando , troppo disconvenevolmente nella mia casa , ed avendo a sposo Archelao mio fratello. Ma non " dimenticher gi io la tua antica benivoglienza, , e toJTtti dattorno ogn' infamia tornandoti a me, , come dianzi ... Cos ella narr alle donne sue confidenti , e indi a pochi giorni pass .di vita. IV. Le quali cose ho creduto ben fatto di qui ri ferire , perch non mi sono parute contrarie alla presente materia , che tutta aggirasi intorno ai re; e d' altra parte servono d' argomento a provare e l' immortalit delle anime e la provvidenza di Dio, che si prende pensiero delle umane vicende. Chi poi non d fede a questi racconti , contentisi della sua opinione , n renda inutile ci, che a lui si propone per dargli uno stimolo alla virt. Sottoposte poi alla Siria le teiTe soggette gi ad Archelao vien da c~ sare col spedito (33) Cirenio uomo consolare , per dare l' estimo alla Siria e vendere l' abitazione di Arche]ao.

DELLE

ANTICHIT GIUDAICHE

LffiRO DECIMOTTAVO\)

CA.PITOLO PRIMO

Cirenio spedito a Cesare a calclar le persone , e gli averi della Siria, e Giudea. Coponio governa.. tore in Giudea. Si parla di Giuda Galileo.

I.

CIRENIO adunque senatore romano dopo ammi nistrate altre cariche e apertasi per mezzo a tutti gli onori la via al consolato , uomo che in condi zione avea pochi pari , era per ordin di Cesare neUa Siria , perch facesse ragione a que' ppoli, e ne calcolasse gli averi. Seco lui fu spedito Coponio di ordine equestre con ampia autorit sopra tutti i

DELLE ANTlCIUTA' f}IUDAICHB 35o Giudei. S' innoltr ancora Cirenio in quella part:e dell~ Giudea , ch' era stata aggiunta alla Siria , per istimar quelle terre e vendere le facolt d' Archela.o. Ora i Giudei, tuttoch dapprincipio si scontorcessero al solo nome di conti, put merc l'addolcirli, che fece con sue parole, il (t) pontefice Giozaro figliuol di Boeto , non mossero pi oltre le loro opposizioni; e cos persuasi da lui senza difficolt dieder conto esatto de' loro averi. II. Ma Giuda (2.~) di nazion Gaulanite e Gamalese di patria con Sadduc di professione fariseo si levarono a ribellione , gridando che questo censo ad altro oggimai non mirava , che a mettergli in una total servit , e per invitando la nazion tutta a ricoverare la libert. Conciossiach in tal maniera e raddirizzerebbono felicemente le abbattute loro for. tune , e colla dovizia de' beni acquistati si procaccerebbono sicurezza , e alzerebbono grido d' uomini coraggiosi ; n Dio d' altra parte si prester di buon grado a favoreggiame i disegni 6no a rimetterli nelJo stato loro primiero , se n.on alora , quand'eglino 1 mandati ad effetto i loro disegni, ed abbracciate coll' animo grandi imprese , non temano d' affiontare per esse qualsivoglia fatica. E gi , perciocch di buon grado accoglievansi questi sensi da ogni uomo, a grandi eccessi crebbe l' ardir de' riblli j n vi fu male uscito di mezzo a costoro , ch non rimanessene la nazion tutta ripiena oltre a quanto si .possa dire; e per le guerre, che andavano l'una appresso l' altra nascendo non era possibile , che non s' aves--

LJB, XVIII. CAP. J.

351

sero giorni tristi , e non si perdessero quegli amiCI , che render potevano le sciagure meno gravi. A tutto questo aggiugnevansi gran ruhetie e ammazzamenti de' pi riguardevoli personaggi sott' ombra di riordinare le cose pubbliche , in sostanza per per ispeme di privato guadagno. Quindi per colpa loro bollirono .seruzioni e si sparse gran sangue civile , tra pel ma cello , che di si: fecei,'O scambievolmente i frenetici nazionali , voglio si ancor essi di .non cedere agli avversa~j , e per quollo che fecero di loro i nimici, V enne poscia una carestia , che rendettegli strabocchevolmente sf,enati , indi presure e disertamenti di citt , a tal segno , che il Tempio ancora di Dio in questa sedizione fu fatto preda del fuoco ostile. Co tanto pu a sterminio di gente raccolta insiemt: la rivoltura. e 'l cambiamento delle leggi paterne. Giuda infatti e Sadduco , che fra noi introdussero la. quarta scuola di sapienza , e n' ebbero molti segpaci , non sol per lo tempo presente intorbidarono tutto il go verno , ma con un insolito g~nere , come questo di filosofia , i semi sparsero di que' mali , che mise radice per l' avvenire. Di tale filosofia io vo' breve. mente far qui parola , anche perci che le cose no ltre furono messe in fondo dal troppo studio , con_ che la giovent si rivolse ad apprenderne gl' inse gnamenti.

~BLLB A.l't'TICBITA.' GltJDUCBB

CAPITOLO

Il.

Quali e quante sette fouero tra; Giudei.


I. La sapienza giudaica da moW anni addietro si trovava divisa in tre scuole. L'una era degli Esseni, i' altra de' Sadducei 7 e reggevano la terza que' 7 che ai chiamano Farisei. V ero ~ , che di qneste cose ci ~ accaduto opportunamente di ragionare nel libro secondo della GuetTa Giudaica : pure ancor qui ne faremo breve menozione. I Farisei. dunque vivono parcamente , non si lasciando vincere alla mollezza; t: que' beni soli procacciansi , che la ragione , alla cui scorta s'affidano, loro concede, tenuti crt:dendosi principalmente di guardar tutto ci , he a lei piace di suggerire. Cedono i primi onori a chi li vantaggia in t , n s'ardiscono di contraddir punto alle cose da loro introdotte. Credono govem.ata ogni cosa dal fato , 'non per tolgono all' arbitrio dell' no 'IDO la libera sua pendenza ' essendo piaciuto a Dio di vaiersi d' un temperamento di mezzo , e sogget tare i buoni atti e i rei al consiglio del fato insieme al volere dell'uomo Portano ferma opinione , che l' anime sieno immortali , e v' abbia sotterra gastigo o premio , per chi in sua vita adoper male o bene; e agli uni si assegni un carcere etelUo, e agli altri s'agevoli la risurrezione. Per questo sono in gran credito presso i popoli , e quanto appartiensi a solenni preghiere ed a sagrifizj , tutto conformano alle

LJB. X\'Jil. CAP. II~

353

loro decisioni. Tanto avevano le citt in istima la loro vi1tude per lo continuo tendere, ch'essi faceano al pi perfetto nel vivere non meno , che nell' insegnare (~). II. La scuola de' Sadducei tien, che l'anime al snorire de' corpi muojano anch'esse, nt: cu~asi di osservare altra cosa, salvo la legge; perciocch il tener co' maestri disputa delia sapienza, ch' ssi difenllono , l' hanno in conto d' un virtuoso esercizio. Questa scuola comprende scarsissimo numero di persone , tutta gente per d' 'alto stato ; nulla o p re s. soch nulla essi fanno di lor capriccio ; conciossiach , quando amministrano qualche governo , sono loro malgtado costtetti di sottomettersi a quanto dicono i Farisei ; perch non sarebberQ in illtra ma niera tolJerati da' popoli. III. Agli Esseni piace di mettere in mano a Dio ogni cosa ; voglion l' anime immortali , credendolo un premio assai couYenevole al giusto. Mandano al Tempio i l or doni , ma non per questo ci vengono a fat sagtifizj , che troppo squisite sono le putga zioni , ch' essi vonebbono ; e per lungi tenendosi -dal comun Tempio fanno da s medesimi i loro sagrifizj. Ot essi a dir vero sono uomini assai dabbene , ed altro mestier non hanno , che il coltivare 1a terra. Degna d'ammirazione presso quanti si pregiano di virtu la loro giustizia , qual mai nou si 'Vide neppur per brevissimo tempo tra' Greci ovvero tra' Barbari ; dove fra loro gi gran tempo , che trovasi , perch sew.' ostacolo' , eh~: ne disturbi il
l~YlO,

IO""'

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DBLI ~'rJC1UTA9 GraDlJCBI: 354 continuo esercizio. Hanno i loro averi in COIDUDe , n avviene mai 1 che il ricco goda del suo pi. di quello che faccia il ponrissimo. Cos. vivono questi uomini in pumero d'oltre a quattromila, n pren.doa. moglie, n tengono schiavi, per la persuasione in cui sono, che questo li porti ad offendere i diritti della natura , e quello possa inquietare la loro pace. Quindi vivendo a s soli si valgono scambievolmente dell' opera gli uni degli altri. Traggono a' voti comuni dal numero de' sace:doti per dover essere loro procuratori persone dabbene , le quali raccogliendo le 1endite e quanto produce la terra provveggano loro di che sostentarsi; e una vita menano in tutto con forme a quella de' Polisti (3") f1a' Daci. IV. La quarta scuola della giudaica filosofia ebbe per suo primo maestro Giuda Galileo (3). la tutto il resta al sentire conformasi co' Farisei, ed ha solo di proprio un amore ardentissimo di libert , per cui altro capo n, signore non rico~osce , che Dio , e anzich ]:laminare padrone niun uomo , han per nulla vede1e se stessi in pericolo di morir cento volte , e i congiunti e gli amici straziati ed uccisi. Ma perciocch so 1 che molti hanno avute prove bastevoli di questa loro immutabil fel'mezza , io mi rimarr di parla\"De pi oltre; ,e non che io tema, le cose di loro narrate si .credano degne di poca fede , anzi temo _non giunga il mio dire a far chiaro bastevolmente il niun conto , ch' fanno delle pi dolorose miserie. Da cotal frenesia cominci la na~io~~ a infermare tal sesno , ehe Gessio Floro ,

Ld. XVIII. C.A.P. lf,

356

che n'era governatore , collo smoderate sue prepo tenze gli sbascin a ribellar da' Romani. E questo ci, che a' aspetta alla filosofia de' Giudei.

c A.

p l T

o L o III.

Citt da Erode teFilippo fondate &'n onore di Ce sare. Morte di Salome , di Augusto Cesare, e del re de' Parti. Yicende awenute in quel regno. l. Cirenio intanto , vendute le facolt d' Archelao, e ~ompiuto il censo , che cadde all'anno trentesimo aettimo dalla vittoria ottenuta da Cesare sopra An tonio presso Azzio , priva del grado di sommo Pou.. lefice Giozaro per sedizioni mosse dal popol~ contro di lui , e sostituisce in ano luogo Anano figliuolo di Set. In questa Erode e Filippo enhati ciascuno in. possesso della loro tettarchia dieder sesto agli af.. fari di quelle proTincie ; ed Erode cinta di mura Seffori costituUla frontiera e metropoli di tutta la Galilea. Mur eziandio Betaramfta citt ancor essa , e dal nome dell' imperadrice chiamlla Giuliade. Cos Filippo , rifabbricata Paneade posta alle fonti del Giordano , l' appell Cesarea (4) , e alla terra di Betsaida situata sul mar di Genesaret ridotta coJJa moltitudine degli ~itanti e coll' abbondanza dell~ ricchezze all' essere di citt diede il nome di Giulia figliuola di Cesare. II. Intanto , mentre Coponio , cui dissi dato com papo a Cuenio , ..amministrava gli affari de~ Giu..

DELLZ .&.N'fiC1UT.&.' CIUI).&.TCD 356 dea , intravvenne questo accidente. Per la festa degli Azzimi da noi appellata Pasqua costumano i saeer4 doti d' aprire di mezza notte le porte del Tempio. Allora adunque , poich se ne fece la prima apertura , certi Samaritani introdottisi furtivamente in Gerusalemme sparsero per sotto i portichi e dentrQ 'il Tempio ossa umane; e per 'furno tutti esclusi dal Tempio , eosa da' sacerdoti mi non usata , che da indi innanzi guardaronlo con pi diligenza. Poco appresso Coponio si riconduce a Roma , e gli vien dato successor nel geverno M. Amhivio, a' cui tempi Salame sorella d'Erode passando di vita lasci Giulia erede di Giamnia e di l\ltta la signoria , e della pianura di Fasaelide , e d' Archelaide , ov' ha una dovizia di palme d' uno squisito sapore. A questo aottentra Annio Rufo, a' cui tempi Cesare secondo imperatore romano cess di vivere dopo cinquantasett' anni , sei mesi , e due giorni di regno , quat.. tordici di compagnia con Antonio , e settantasette in tutto di vita. Doro Cesare sale (5) in trono Tiberio Nerone figliuolo di Giulia moglie di Cesare. Questi fu il terzo imperador de' Romani , e da lui ~;pedito il quinto governatov de' Giudei e successor d' 1\nnio Rufo Valeria Grato , il quale deposto dal sacerdozio Anano dichiara pontefice Ismaello figliuolo di Fabi, e a lui poco appresso spogliato ,!li quell' onore so stituisce Eleazaro figliuol d' Anano il pontefice; ma non fu volto appena un anno , e . ne rimosse ancol' questo , dando il pontificato a Simone figliuolo di Camita ? il qual noi ritenne oltre ~ a~.Q 1 ed h. .

Lltt. xVJU. CA.P. JJ. bene a successore Giuseppe soprannomato Caifasso (6) Dopo siffatte imprese compiute in undici anni, quanti :ne dimor in Giudea Grato , ritorna a Roma, e sot 1:entragli Ponzio Pilato (7). III. Intanto Erode il. tetrarca (8) , giacch era molto nnanzi appresso a Tiberio, fabbrica una citt) che da lui nomin Tiberiade 1 scelto a tal 6ne il :.niglior luogo della Galilea presso al lago di Gene saret. Non longi di l scatu1iscono acque calde nel bo1go nomato Emma ns. L' abitarono gente veniticcia; e in non pictiola parte ancora Galilei ; qbanti per oci vennero dalle sue terre , di necessit e per forza ci s- conduasero; d'infra i quali y' erano persone di uande affare. Con esso loro vi furonb accolti , on deeh si venissero ad abitarla , gente di basso stato, e di razza non indubitatamente ingenua. Egli per dichiarlli con ampie forme liberi , e li ricolm di du1'voli priviJegj favori , eggiunt~i in dono ahi tazioni furnite , e terreni de' suoi , intendendo cos di sforzargli a non abbandonare la citt , ben veggendo che lo stare col era opposto alla lt:gge e al ~ostume giudaico ; perciocch Tiberide fu sopra ]e rovine innalzata de' molti sepolcri ch'i vi erano, e la nQsb'a legge impari dichiara per lette giorni oloro , che in questi luoghi dimorano. IV. Circa tal tempo muore Fraate re de' Parti per insidie tesegli da Fraatace suo figlio ; e tale ile fu la cajion. Fraate padre di legittima figliuolanza ebbe da Giulio Cesare tra gli altri doni, ch'esso gli fece, un'ancella. italiana, .._ottlata Tesmusa, cui tenne p1i-

s-5,

358

DELLB l.!fTICBit.l' GllJDUCBZ

Jnieramente per concubina. Indi rapito in attlDlira zione dell' anenenza di lei , passato 'alcun teDJpo, nel quale n' ebbe il figliuolo Fraatace , la dichiar eua ~~gale consorte , e l' onor come tale. Ora costei, che per l'una parte volgen il re, ove pi l'era in grado , e si studiava per l' altra di far cadere in capo al spo figlio il regno de' Parti, avvisavasi troppo bene ' che non seguilebbe giammai tal cosa ' quando ella non trovasse la via di scostare di l i figliuoli legittimi di Fraate. Tesmusa adunque suggerisce al marito , che mandi a Roma i legittimi figli in ostaggi della sua fede : e quelli , giaech Fraate non seppe a' voleri opporsi di Tesmusa, spedironsi a Roma. Ma Fraatace bench solo senza rivali fosse allevato pel regno , pur tl'oppo lungo credeva e gravoso l' aspebo tare dalle mani del pad1e il diadema ; e per col l' ajuto ancora della madre, colla quale dicevasi che tenesse iniqua corrispondenza , insidiosamente l' uccise. Pel qual doppio misfatto odiato da' sudditi, che non meno del parricidio detestavano l' amore della madre , in una sedizione , che gli fu mossa contro , anzich s'assodasse sul trono, rest pTivo del regno, e fu morto. V. Ora adunatisi i grandi del regno a consiglio; conciossiach mal potessero senza re governarsi, e i s()vrani dalla progenie scendessero degli Arsaci1li (g), a' quali soli consentivasi dalla legge il regnare, e anche troppo oltraggiata stimassero la regale maest dalle nozze colla donna italiana e dalla prole indi

nata, mandarono per Orode. Era egli di regia stirpe;

359 ~~n:alveduto per d eiecrato dal popolo per ' ecces-o iva sua crudelt; atteso 1' aspro uomo e stizzoso eh~ egli era. Laonde da' congiurati fu ucciso , come vogliono alcuni, tra le vivande e le tazze ( giacch universale costume di que' paesi si portare .sempre il pugnale ) , ma, come dicono la pi parte , menbe si trovava alla caccia. Indi mandata un'ambasceria a lloma chiesero un degli ostaggi per lo1o re. Fu s~eJto perci a competenza de' suoi fratelli Voaone ; n quale parea pi degli altri capevole d'una fortuna; cui gli afferivano le due pi grandi potenze , che fossero sotto il sole , l' una domestica , l' altra straniera. Ma troppo velocemente cambiaron pensie1'0 i Barbari tra per la' naturale loro incostanza , e peJ l' indole lor disdegnosa. Pe:tciocch si credevano di dovere ubbidire a uno schiavo straniero , schiavo appellando l'ostaggio; all'indegnit del qual nome ~Dal si potevano accomodare : che non per legge ,Ji guerra-~ ma, ch' peggio di tutto, con vitupero della pace veniva a' Parti dato il regnante. Quindi incontanente mandarono per Artabano re della Media e di stirpe arsacide. Accett senz' indugio l'invito Artabano , e vi fu tostamente co1le sue truppe. Gli si fece incontro Vonone _; e a prima giunta per lo fa~ 9ore, che gli prestava il popolo minuto fra' Parti; disposte io buon ordine le sue genti , ruppe Arta~ bano , e gli fece dar '\folta verso i confini delJa Me dia. Ma non istette gran tempo; ed ecco Artabano eon nuovo esercito affronta Vonone, e lo vince; e: Vonone con pochi de' suoi a cavallo si ricoglie in
td. X\'nJ; CAP. U.

36o
s~leucia.

DELLE .lNTICBITA' GIUDAICHE

Artabano, fatto in quella rotta grand macello di Barbari per lo spavento, che gett loro io t:UOI'C , colla sua gente ritirasi a Ctesifonte ; e da i11di innanzi -:gli regn sopra i Parti. VI. Vonone poi rifuggilosi nell' t\rmenia dapprincipio sent deaiderio d' averne il regno , e mand a tal 6ne suoi amhasciadori a' R.omani. Ma percioceh Tiherio non degn d'ascoltarlo parte per l'infingardo upmo , ch' era Vonone , e parte per le minacce del re Parto (che gl' intimava la gue1Ta ), n pi gli restava speranza di regno, mercecch gli abitanti luogo il Nifate (10), ch'erano i popoli pi valorosi d' Armenia , si unirono ad Artahano , rendssi a Silano governatore della Siria; il quale in risguardo dell'~ ducazione , eh' egli ebbe in Roma , il ritenne presso di s nella Siria. Intanto Artahano di il repo dd.. l' Armenia ad Orode uno de' suoi figli. . Vll. Mor eziandio il re della Comma1ena Antioco. Quinci nacque contesa taa il volgo e i grandi ; e dall' una parte e dall' altra si mandano. a Roma amhascelie ; chiedevano i grandi mutazione di governo 1 volendo che il 1egno fosse recato a provincia; e il popolo domandava d' avere. &econdo l' usanza antica il suo re. Il senato conchiuse , ch fosse spedito Germanico (1 I) a rimettere in sesto gli affari del l' Oriente ; ma la fortuna andava con ci prt>paran done la rovina. Petciocch al'l'ivato in Oriente , o~ dinato. eh' egli ebbe ogni cosa , fu per. opera di Pie sone uccisQ di veleno , come si disse alt1ove.

LJD.

X~II.

C1P. .IV

c1 p l T oLo

IV.
Pi~MA>.

Sedizione tk' Giudei contro Pomio

I. Ora Pilato governatore della Giudea , tratto fuori ]' esercito di Cesarea e mandatolo in Gerusa l~mme a svernare , in dispetto delle leggi giudai cb e (12.) v'introdusse l'effigie di Cesare 1 che inlpresse vedeyanai sulle bandiere ; mentre la nostra legge n Q.ivietava il lavoro di qualsifosse immagine ; e per i .govern;;atori passati aveano fatto l'ingresso in citt C{)n bandiere foggiate altl'amente. Pilato fu il primo, che senza pe1sona avvedersene , paich fu notturno l' ingresso , rec in Gerusalemme e vi pose coteste immagini ; il -che com' ebbero i Giudei .risaputo , .si furono a molti insieme in Cesarea , dove stettero supplicando pi giorni a Pilato , che altrove trasfe risse l' effigie. Or egli non li mandando esauditi r perch' alb;menti farebbe onta a Cesare , n per() rimancndosi quelli dalle loro suppliche , al sesto c;iol'Do Pilato disposte in armi le truppe and 4d assiderai nel suo tribunale , c~:..Jlj fe' piantare nel circo , dove in aguato stavano le sue genti. Quivi rinnovata da' Giudei la loro supplica, egli datone il noto segno 1_1.' soldati ci~cond i aupplichevoli , minacciandoli della morte issofatto , quand'essi non s~. ne tornassero cheti alle case loro. Quegli all' incon. tlo gittatisi al suoi bocconi e nudatisi il collo pro .. teatavano' che di buon srado tottebJ>ono Ja mOl'le l

36ll DZLLB ~ll'i'JCHl'l'A.' GUJD!JCidl anzich trascurare l' osservanza delle loro leggi. Pilato a tanta costanza e a tale amore per le leggi at01dito trasport senz' indugio da Gerusalemm.e le immagini in Cesarea. II. Indi a spese del sagro tesoro deriv in Geruaalemme un condotto d' acque , che avevano la lor sorgente lungi di l ben dugenta stadj. Quelli per Don amavano tal lavoro ; onde raccoltisi insieme a molte migliaja intimavangli con ischiamazzi, che desistessero dall' opera ; taluni ancora , com' costume del volgo , dicevangli villania ; ond' egli senz' albo fare colloc una gran moltitudine di soldati sott' abito cittadinesco , dove pi agevole fosse il chiudere in mezzo i Giudei malcontenti , e ciascuno di loro portan sotto le vesti un pugnale ; indi egli ordiD a' Giudei , che si ritirasseto. Questi gi cominciavano a svillaneggiarlo , quand' egli diede a' soldati il segno gi pattoYito ; ed essi menaron le mani asaai pi gagliardamente, che non portavano gli ordini eli Pilato , punendo per egual modo i rei e gl' innocenti ; n punto rimisro della loro fierezza , sicch i meschini colti senz' armi da gente ben allestita in lor danno quivi ~starono morti in gran parte , e il restante feriti salv&-onsi colla fuga. Cos ebbe fine' il tumulto. 1?1 III. Circa tal tempo visse Ges (3'1) , D!)mO sag;. gio , se pur de' dirsi , ch' ei fosse uomo. Perciocch egli fece opere Diatilvigliose, maestro fu di persone, ehe amavano solo la verit ; e trasse al suo seguito aolti Giu4lei e JDOlti stranieri. Esli era Crieto ( 14) ;:

J.J11, ~:viii. .A.P. IY.

363

' quantunque Pilato a sommossa de' principali tra i bostri 7 che l' accusaono, condannato lo avesse aJia croce , pure i suoi primi seguaci non si rimaserOI dall' amado. Perciocch dopo il terzo gi01no com' parve lor vivo di nuovo, avendo questa e cent'altre cose mirabili di lui predette i divini p1ofeLi ; e fino a' nostri d si consrva una gente ., che porta il no me da loi di Cristiana. IV. Sotto questi medesimi tempi altro grave incOoo modo scompigli~ i Giudei; e nel tempio d' Iside io :Roma si commisero azioni indegne. E primieramente far parola di questo eccesso; indi dar il suo luogo atle cose avvenute a' Giudei. Paolina tra le matr~me romane per la chiarezza de' suoi natali , che accre aceva ornamento alla sua virt 7 aveva gran nome ; oltre a questo era ricca assaissimo , e le sue ane Denti fattezze e la giovine et , di cui vanno liete singolarmente le donne, in lei concorrevano a trarre una vita casta e pudica. Era sposata a Satutnino ' uomo per ogni conto degnissimo di tal consorte. Di lei invagh Decio 1\fundo , persona distinta dell' or dine equestre. Ma perciocch tal non era la donna , che si lasciasse vincere a donativi , anzi non cur i moltissimi , che le aveva mandati , crebhe in lw vie pi la passione 7 fino a prometterle dugentomila dramme attiche , se gli compiacesse una volta sola : ma non pit>gandosi ella neppur per tanto, colui nou reggendo al suo amor non curato pens per lo suo migliore di finire d' inedia la vita a cagione del male, cb~essa gli facea sosten1e. Egli adunque 1i eone

J)ELLB 1NTIUIIT.&' GUJilllCII!. 364 d.IUID a tal morte; ma non pot farlo in modo, che

non se ne avvedesse persona. Aveva Mundo una liberta .del padre suo nomata Ide, femmina saputissima in ogni genere di malvagit. Costei portando di mala voglia la risoluzione ptesa dal giovane di morire , perciocch chiaramente andava mancamlo , venutagli innanzi prese a consolarlo a parole , e gli diede buone speranze, e promisegli, che riuscirebbeal suo intento. Accolte dal giovane con piacere le supplichevoli di lei proposte , Ide disse , che 1~ bisognavano cinquantamila dramme per allaeciae la donna. Racconsolato con questo il giovane , e avuto la fante il richiesto denajo , poich quelta s' avvide; che non poteva la donna pigliarsi a denari 1 noli! tennesi a quella strada , che aveva innanzi gi con.. certata ; ma sapendo la gran divozione , ond' era portata per Iside , macchin questa frode. Entr a parlare con alcuni de' sacerdoti , e sotto credenza 1 e, ch' pi, con danari alla mano, che per al pre~ sente fwono venticinquemila dramme , e albettante' allora, che fosse al suo fine riuscito l'affare , palesa loro l' amor del giovane , confortandogli a tentare ogni mezzo, perch resti il giovane soddisfatto. Col" piti essi e abbagliati dall' oro glielo promisero ; e pi vecchio infra loro andato in fretta da- Paolina , e inttodotto richiese udienza segreta ; e ottenutala , disse venire per commissione del dio Anubi , il quale era preao di lei , e voleva , che' a lui ne andasse. Ud volentieri questo parlare la donna , et alle sue amiche vantavasi di ques1a dQJnanda d' A~

r.m. nnr. cAP. rv.

365

nubi , e col marito tratt della cena f1 del talamo , a cui veniva invitata da Anobi. Esso gliel consenti , ])en sicuro della pudica donna ch'ella era. Vassene adunque al Tempio, e dopo cena venuta l'ora del sonno , e chiuse. da un sacerdote le porte interiori del Tempio si tolse~ . di ) le lampade , e Mundo , .che fino allora era stato nascosto , ottenne il suo fine ; ed essa credutolo Dio pass con lui quella notte , indi parti tosi anzich i sacerdoti non consa pevoli deJl' inganno sorgessero. Paolina tornata . per tempo a casa natTa .al marito l'apparizione d' Anubi, e ptesso le amiche ingrandisce e vanta ci .stesso. Quelli dell' una parte considerando la cosa in s stessa penavano a darle credenza , dall' altra veg gendo non esservi motivo , onde non crederla , at., tesa l'onest e l'alta condizione di lei, ne restavano m.aravigliati. AI terzo d dopo il fatto avvenutosi in lei Mundo, Paolina, disse, e tu m'hai risparmiate le dugeotomila dramme , che aggiugner potevi alle bte facolt, e non lasciasti di fare ci , ch'io voleva ; n mi prendo troppo pensie~o de' nomi ingiuriosi , che tu per dispetto gi desti a Mundo ; ma iuta.nto da me fu tolto in presto il nome d' Anuhi per giugnere al ine , ch' io intendeva. Cos detto patti. V. AHor finalmente aperse la donna gli occhi a ,conoscere .quel reato, e scop~rto al m:~rito l'eccesso di tutta la fraude pregllo i cbe non le nf"gasse in tAnt'uopo i) suo ajuto; ond' egli pales tutto il f.1tto ;dJ' imperadore, Tiberio., accertata per mc1.zo dt'l' qa.

366

DBI.LB AK'I'ICBITA.9 GIVD.liCJAS

erdoti ch' esamin , ogni cosa , loro del pari e Ide prima cagione di tanto male , e trontrice di tutta la f10de in "Yitupero della matrona eondauo. alla croce ; indi abbatt il tempio , e volle sommersa nel Tevere la statua d' Iside; infine pun coll'esigi io Mundo , credendo , che l' aver egli per violenza di passione peccato fosse ragion bastevole a non donrnelo gastigare pi severamente. Tale si fu la profanazione commessa da'sacerdoti nel tempio d" 1aide. Or mi rifaccio a narrare le cose (t5) avvenute di questi tempi in Roma a' Giudei , come aveva m nanzi p,roposto di fare.
CAPITOLO

v.

Che OJienisse in Roma a' Giudei. Si ragiona ancora di Pilato.

l. V' era ce1to giudeo fuoruscito tr per accuse dategli d' aver trasgredite le leggi e per timor della pena , che a lui per ci si doveva ; uomo ribaldo squisitamente. Costui vivendo in que' tempi a Roma apacciavasi per interpetre delle leggi mosaiche , e presi in sua compagnia tre mascalzoni auoi pari , -. Fulvia matrona di gran portata , che s' era . data a 4eguirli , ed aveva abbracciate le leggi giudaiche , persuade , che mandi porpora ed oro al Tempio in Gerusalemme ; e ricevutolo se ne valgoo.o per sovVt>nire a' proprj bisogni , al quale intendimento ne avevano fJtta gi la domanda. Ora Tiberio informa..

LD. X\'111. C.A.P. '9'.

ton e da Saturnino suo amico , e marito di Fulvia , da cui n' ebbe avviso , comanda , che quanti Giudei aono in Roma , votin la terra ; e i consoli , fattane una lt;va di ben quattromila soldati , milndaronli nella Sardegna ; ]a pi parte per furono gastigati , perch non volevano per amor delle patrie leggi sottomettersi alla milizia. Essi adunque per colpa di quatt.to persone furon cacciati da Roma. Il. Ma (16) neppur la nazione samaritana and esente da ~omiglianti disturbi. Sollevlli un uomo , che aveva pet nulla il mentire , e tutto fingeva a capriccio del popolo; ordinando gli si raccogliessero intorno sul monte Garizim , da loro tenuto per la pi santa montagna., che v' abbia al mondo ; e stesser sicuri, ch'egli, quando venissero, mostrerebbe loro col sotterra il sagro vasellamento gi da Mos riposto in que' luoghi. Essi adunque credendolo ve risimile preser l'armi , e fermatisi in ceJta ~r1a nomata Ti1ataba , quivi stavano raccogliendo , quanti "fi concorrevano , per quindi potere in gran truppa salire il monte. Ma li prevenne Pilato occupandone prima di lo1o la cima con una mano di fanti e ca.. valli , i quali affiontatisi colla gente ricolta. dentro Ja terra dopo nna breve mischia parte ne uccisero , e parte mandaronne in rotta ; molti .npra ne tras.. aero schiavi, de' quali Pilato condann a morte i pi riguardevoli e i pifl potenti. Dopo questo scom piglio il Senato aamaritano si present a Vite11io (17) nom consolare e governatore dellia Shia , al cui tri bunale accusaron Pilato dell' uccisione fatta di loro;

DELLE A.IITitBIT A.' ~IUDA.ICBB

percioccb non talento aCribellarsi a' Romani ' ma necessit di sottrarsi alla persecuzione di Pilato gli aveva condotti in Titataba. Vitellio, mandato a governare i Giudei Marcello suo amico , . intim a Pilato, ch'indi partisse per Roma a dar conto all' imperadore , di quanto l'incaricavano i Giudei ; e Pilato , dopo retta dieci anni la Giudea , chinando il capo agli ordini di Vitellio , giacch non aveva che contraporre , mosse alla volta di Roma ; ma pri~ ch v' arri~asse , Tibcrio pass di vita.
CA.PJTOLO

VI.

Yenuta di Yitellio a Gt:rusalemme. Tiberio gli scrive, che induca Artabano a mandar6li ostaggi , e che muova guerra ad Areta ( 1 8).
L Vitellio intanto entrato in Giudea perviene a Gerusalemme ; dove si celeb1ava la solennit detta Pasqua. Quivi essendo Vitellio accolto con sommi onori rilasci in pe1-petuo a quegli abitanti il dazio imposto alle rendite vendcrecce , e consent , che la veste ponti6cale con esso tutto il suo arredo si conservasse nel Tempio, e stesse in custodia de' sacerdoti giusta il diritto , che n' ebbero per l' addietro. Fino allora era stata in deposito nella torre Antonia, fortezza cos chiamata , per tal cagione. lrcano pon te6ce tta' molti , che v'ebbe di questo nome, il primo , dappoich nella torre , che innalz presso al
Te~pio

traeva la maggior parte de' giorni .suoi , la

LIB. XVIII. CAP. VI.

eziandio ; di cui era custode e cui egli solo aveva facolt di portare, tenevala col riposta, allorach discendendo in citt ripigliava gli abiti .da priva~ci. Cosi di far costumarono i suoi figliuoli e i. nipo\i. Erode poi divenuto .re, ristorata con grande magnificenza ' perch posta in luogo opportno' qtie4 sta torre chiamlla Antonia per l'amicizia , che ave con. Antonio , e ritenne la . veste pontific~e , dove l' av.eva trovata ' credendo ancora per ci ' che il popolo non tenterebbe novit contro lui. Adoper similmente anche il re successore e figliuolo d'Erode Archelao , il cui regno caduto essendo in poter d~i Romani , questi s' impadronirono della veste pontificale riposta in una stanzA di marmo perci fabbricata e col suggello segnata de' sacerdoti e de'.teso4 1ieri ; innanzi alla quale accendeva ogni . giorno la lampada il castellano. Sette giorni avanti la festa veniva dal casteUano loro cons.egnata; e poich l'a4 veva il pontefice purificata ed usata , il giorno dopo la solennit si torna:va alla stanza di prima. Ci facevasi ogni anno in tre feste , e nel d del digiuno. Ora Vitellio in nostro potere. la rimette.,. facendo. an.imo al castellano a non prendersi briga soverchia, n del dove fosse per porsi da indi innanzi, n del quando dovesse adoprarsi. Cos fatto a benefizio delJa nazione , e deposto dal pontificato Giuseppe detto Caifasso , vi pone in suo luogo Gionata fi 4 gliuol del pontefice Anano. Indi prese la via d' An 4 tiocbia. II. In questa Tiberio scrive a Vitellio , che stringa FLA.J"IO, tomo IY. 24

veste

DELLE .A.NTICBIT.t.' r.IVD.UCBZ

amicizia con Artahano ~ignor de' Parti; conciossiach l' averlo pre.sentemente a nimico e il guas.tare , che egli faceva r Armenia , gli dava apprensione , non forse il male potesse farsi maggiore ; . e allora . solamente si fiderebbe di questa amicizia , quando Artabano gliene desse ostaggi 1 e singolarmente suo figlio. Cos Tiberio scriveva a Vitellio , e nel ten1po medesimo con sran somme d'oro spigneva il re degli Theri (19), e quel degli Alani (2.0) a muovere senza difficolt l' armi contro Artabano. I primi , quanto a se , non fecero alcun movimento ; diedero per agli Alani il .passaggio per le l or terre , ed aprendo loro le porte Caspie li menano sopra Artabano. Allora e fu tolta di noovo l' Armenia a' Parti , e allargatasi nel .Jor paese la guerra restaronci morti il fiore della nobilt , e tutte le cose lo~o andarono s.ottosopra 1 e il figliuolo stesso del re cadde ucciso in que' fatti d' armi con molte migliaja della sua gente ; anzi Vitellio con una grossa quantit di denari , che mand in dono a' parentj ed amici del padre di lui Artabano , gli aveva pressoch~ tolta la vita per mano de' regalati da s. Ma Artabano avvedutosi dell' ine-vitabile trama , che qneUa era , perch , siccome da molti e gran personaggi ordita , cos e1a impossibae, ehe non riuscisse al suo fine 1 e anisando che quanti gli s'erano lealmente. raccolti intorno, gi eotTotti neU' animn ingannevolmente infingevano benivoglienza , o alla prima prova , a cui li mettesse , sarebbonsi aggiunti all' altro numero de' r.ibelli , ricoverssi nelle satrapie supe1iori , dove lev;~.ta una

Lin. XVIII, CAP. VI.

gran soldatcsca di Dai e Saci e gettatosi sopra i nimici riebbe il suo regno~ Udito questo , T iberi o 1i~hies~ Artabano della sua amicizia ; ed egli accettatane volentieri la proposizione , perch mossa prima ' altr_onde , insieme con Vitellio si trov all'Eufiate, dme gettato sul fiume tm ponte si vennero ad in contrare nel_ mezzo di questo con ciascuno una buona gua1~dia intorno alla sua persona. Poich fu .. rono dall' una parte e dall' altra fatte le convenzioni; Erode il tetrarca d.i. loro un con~ito so~to una tenda , eh' egli con grande spesa innalz in mezzo al .ponte. Indi a poco Artabano manda a T1herio in ostaggio Dario suo figlio accompagnato da molti presenti , tra' quali era un uomo alto sette cubiti, e giudeo d' 01igine nominato Eleazaro , il quale per l' enorme sua statura era detto il gigante. Dopo ci Vitellio partissi per Antiochia, e Artabaqo pfir Ba hilonia. fil. Ma Erode volendo , che Cesare avesse prima da lui , che d' altronde , sicuPa notizia deW ~sserai ottenuti gli ostaggi' sped corrieti con lettere' ch'esattlimente ne l' informassero , senza lasciar pi luogo a Vitelli o . da "palesargli nier.1te di nuovo. Quindi es sendogli giunte le lettere. di .Vitellio , e rescritto avendogli Cesare , che gi sapeva ogni cosa per l'anteriore .notizia, che gliene avea dato Erode., Vitellio ne rimase turbato forte , e recandola-si ad ingiuria maggiore di q~el, ch'era in fatti, covssi in petto segretamente lo sdegno , insino a tanto che non se ne fu vendicato ; il che avvenne sotto l' im pero di Gajo.

37~

DELLE ANTICHITA' GIUDAIC11B-

JV. Di que' tempi ancora mori Filippo (~1) fratello d'Erode , all' anno ventesimo di Tiberio , dopo governata trentasett' anni la Traconitide , e Gaulanitide e )a nazione de' Batanei , uomo che sempre am. la modestia e la pace ; conciossiach risedette ognQra ne' suoi dominj. Egli usciva di casa con pochi de'pi riguardevoli personaggi , e siccome te';.evagli dietro per le vie il tribunale , sopra cui assidersi per dar aentenza, cos qualora avvenivasi in persona, che gli chie_desse giustizia ed ajuto, senz' altro indugi piaatato , ovech _si trovasse , il bihunale , di l ascoltavane le ragioni , e imponeva i dovuti gastighi a' rei , e gl'incaricati - a torto assolveva. Muore in Giuliade , e di col trasferito all' avello , che fabbrieato s'aveva egli stesso, gli si fanno sontuosissimi funerali ; _i suoi stati , giacch era morto senza fi. gliuoli , venuti in potere di Tiherio alla provincia aggiunti furono della Siria , con questo per che i tributi ; che si raccorrebbono nella tetrarchia di lui, i vi si dovessero ritenere. __
CAPITOLO

VII.

Erode il tetrarca fa gU.erra ad Areta , e ri171a116 Jeorifitto. Discendenza d'Erode il grande fino ai tempi tE Agrippa L
l. In questo (~2") rompono insieme guerra Areta signor di Petra ed Erode per tal cagione. Erode a tetrarca sposata avea la figliuola d' :Areta , e gi da

LUI. XVJJJ. CJ.P. VII.

373

~an

tempo vivev:,t con esso lei. Or nel viaggio, cho fece a Roma, alberg presso Erode fratello suo, ma nato di un' altra {~3) madre, cio di MariaQ'l.me fi.. gliuola del gran Sacerdote Simone~ Ora il tetrarca invaghito d' Erodiade moglie di lui , figliuola d' Aristobolo frate! comune dell' uno e dell' altro , e sorella d'Agrippa il primo, osa far.gli parola di nozze, e da lei accettate 2 si pattovisce da ambe le parti, che- passerebbe appo lui , quando fosse tornato da ~:orna ;. tra queste convenzioni era quella altres , ch' egli da se licenziasse la figliuola d' Areta. Erode adunque obbligatosi a questo navig verso Roma. Compiuti eh' egli ebbe gli affari, per cui era andato, si ricondusse al suo regno ; e la moglie di lui informata minutamente de' patti gi ba lui ed Erodiade stabiliti , anzich il marito sapesse , che tutto a lei era noto , chiede in grazia d' andarsene a Macheruntc , luogo a' confini tra gli stati d' Erode e d'. Areta , senza scoprirne il perch : ed Erode perauaso , che la moglie nulla sapesse glie l .consent ; ond' essa, che aveva pet: lettere assai tempo innanzi disposto ogni cosa , fu in Macherunte ; donile , allestito dal generale d' Are~a tutt il bisognevole per .quel viaggio , entr nell'Arabia accompagnata successivamente da pi capitani , e con grande celerit presentssi a suo padre , e scoprgli l'intendimento (l'Erode. II. Di qui ebbe principio la nimicizia d' Areta ; indi nata tra lqr contesa intorno a' confini nella, letTa di Gamal~, l'uno e l'altro fecero leva di soldatesca1

DELLE ANTICRITA' GIUDAICHE

e 1otta la pace mandarono in loro vece a comhat:tere i capitani. Attaccata la mischia , fu r esercito tutto d' Erode tagliato a pezzi per tradimento di certi fuorusciti nativi della tetrarchia di Filippo , _i quali s' erano sotto le insegne d' Erode arrolati. Erode intanto scrive questo avvenimento a Tiherio ; il quale sdegnato dell'arroganza di Areta ingiugne a Vjtellio , che !D-uova. l'armi contro di lui , e se gli vien fatto d' averlo vivo in sua mano , gliel tragga innanzi .in catene , se morto, gliene mandi la testa. Cos Tiherio comand al governator della Siria. AJ~uni Giudei per avvisarono , che la rovina delle truppe d'Erode ascrivere si dovesse a gastigo ru Dio , e ci in giusta vendetta della morte , ch' ei diede a Giovanni cognom.inato il Battista~ Perciocch Erode uccise quest' uomo , ch' era dabbene , e confortava i Giudei , che colla virt , colla giustizia acamhievole, e coUa piet verao Dio si dispoaessero unitamente al battesimo; che allor tal lavanda sa:rebbe a l) io cara , non quando per tergersi d'alcun peccato se ne valessero , I!la quando purgata ben prima l''anima co1la ,irt il volgessero al mondamento del corpo (2q). Or perciocch molti d'intorno a lui s' affolavano , . ttatt.ivi da una brama ardentissima d' udir tali cose (25) , Erode temendo , che un' eloquenza tanto possente sul cuor degli uomini non li portasse a qualche sollevazione, parendo che si reggessero in tutto giusta il consiglio di lui , molto miglior partito egli crecle , anzich inttawcugano novit, t.odo anticipatamente di vita, che non

LIB. XVI.ll. CAP. VII.

d_opo stravolto lo stato aversi a pentire (4). Govanni adunque .per lo sospetto d' Erode mandato prigione nella fortezza gi detta di Macherunte ivi . ucciso. Ora i Giudei fermamente han creduto , che Dio forse irato di ci con Erode per ven<l.icare Giovanni ne sterJninasse l' esercito. III. Vitellio intanto allestita ogni cosa per uscir. sopra Areta , con due legioni e con quanta pot avere da' regni soggetti a' Romani soldatesca di leg giere armadura e cavalleria marci alla volta di P etra, e giunse in Tolomaide. Ora mentr'egli stava per condur la sua armata per mezzo le terre giudee , venutigli incontro i principali della provincia s lo pregarono , che cangiasse cammino ; perciocch le patrie lor costumanze non tolleravano , che ci si portassero effigie. Persuaso Vitellio mut la gi presa risoluzione , e intimata la marcia all' esercito pel gran campo , egli solo con esso Erode il tetrarca e parecchi amici and a Gerusalemme per far sagrifizio ~ Dio nella festa , che allor correva solenne a' Giudei ; dove entrato ed accolto da tutto il popolo festosamente , dimor i vi .tre giorni , nei quali tolto a Gionata il pontificato lo diede a Teollo suo f1atello (~a6). M quarto giorno gli capitaron le lettere , che la morte gli davano di Tiherio , ond' egli condusse il popolo a giurar tosto a Gajo uh bidienza. Indi non potendo continuar pi la guerra pel trasportare che fecesi in Gajo l'impero , richiam a' suoi quartieri d'inverno l' e~ercito. Si disse ancora , che Areta da un so;no , che osserv , ri..

3;6

DELLE 1NTICHITA.' GIUDAICHE

spandesse aHa nuova datagli della mossa di Vitel lio , non esser possibile , che l' eserCito entrasse in Petra ; perciocch de' capitani morrebbe o chi aveva ordinata la guerr,a , o chi imprendea d' eseguirne. i voleri , o colui , contro il quale facevansi que' mili tari apprestamenti. Vitellio adunque si ritir in An tiochia. IV. Quanto poi ad Agrippa figliuolo d' Aristo bolo , egli un anno prima , che si morisse Tiberio 1 and a Roma per tJattare certe sue cose coll' impe radore, tostoch ne avesse opportuna occasione. Ma prima d'ogni altra cosa io vo' ragionare pi a lungo d' Erode , e di qual fosse la sua discendenza , per ch tal ttattato e ben si conviene aUa storia pre sente e ci mette dinanzi agli occhi la divinit; con ciossiach niente giovi n numerosa progenie ' m altro qualsiasi gran bene umano senza timor di Dio; quando infra il termine di cent' anni veggiamo , che i discendenti d' Erode dei molti c.h' essi erano , tranne alcuni pochi , periti son tutti ; . e chi sa, che il mirare queste loro disavventure non '\aglia a ri mettere in senno il genere umano. Altro motivo mi . spigne a ci fare , e si l' ammiazione , di cui ben degno Agrippa , il quale di privatissimo uomo' ch'egli era 1 sal COUtl'O .J' espettazione di quanti conobbero a s alto stato. Di loro io ho gi fatta menzione pi innanzi: ma qui vo' trattarne al disteso. V. Erode il grande ebbe di Mariamme figliuola (5') d' lrcano due figlie , Salampso l' una , che spo~ Fasaelo suo cugino e figliuolo di Fasaelo. fratel dj

LUI. XVIII. CJ.P. VII.

paJre , che gliela diede ; l' altra , chf" fu Cipro, si ma1it con Antipatro pur suo cugino , perch fi...: gliuol di Sal ome sorella d' Erode. Ora a F asaelo .nascono di Salampso cinque figliuoli , Antipatro , Erode , Alessandro , Alessandra , e Cipro data -acl Agrippa figliuol d' Aristoholo. Ales.sandra poi fu pi gliata da Timio cipriotto, uomo d'alto affare, appo j} quale senza fig)iuGli mori. Cipro da Agrippa ebbe due maschi e tre femmine , Berenice, Mariamme , e Drusilla; Agrippa II e Druso chiamaronsi i maschi: fra' quali Druso nella sua fancullezza mor. Agrippa . padre di questi. fu allevato (6) cogli altri germani Erode ed Aristoholo tutti figliuoli d' Aristoholo figliuolo d'Erode il grande , nati di Berenie ; la quale figliuola fu di Costobaro e di Salme sorella d' Erode. .Quelli furon lasciati in et infantile da .A.ristoholo ucciso dal padre insieme con suo fratello Alessandro , come ahbiam. detto. Cresciuti in et si maritano , Erode il fratello d' Agrippa con Maria~ me figliuola d' Olimpiade figlia del re Erode e di Giuseppe fratello. esso pure del re ; di questa gli nasce Aristohoio. Aristoholo poi terzo fratello d' Agrippa prende Giotape figliuola di Sampsigeramo signore degli Emeseni ; di loro nacque una figlia srda , nomata pur essa Giotape. Questi i figliuoli si furono de' tre maschi d' Aristobolo. Erodiade poi lor (i') sorella fu moglie d'Erode figUuol del grande Erode , natogli di Mariamme figliuola del gran Sacerdote Sim~ne; e n' eb~e Salome , dopo la quale Erodiade adoperando contro la -legge maritasi c:on

~&uo

DELLB .lNTICBlT.A.' GIVD.AICBJ!

Erode fratel germano di suo. consorte , cui , bench vivo, abbandona; egli era tetrarca de' Galilei. Salo me (27) poi sua figliuola s sposa a Filippo figliuol d'Erode il tetrarca dc.lla Traconitide; il qual morto essendo senza figliuoli , la prende Aristobolo , che ebbe a padre Erode fratello d'Agrippa.. Nacquero lor tre figliuoli Erode , Agrippa, Aristobolo. Questa fu la discendenza di Fasaelo e Salampso. VI. Cipro ad Antipatro partor una figlia nomata Cipro, che divenne moglie d'Alesse Selcia fgliuolo d'Alesse; ed ebbe pur essa una figlia chiamata Ci pro. Erode poi e Alessandro; cui dissi fratelli d'Antpatro (28) , muojono senza figliuoli; dove Alessan dro figliuolo d'Erode il grande, e da lui condannato a morte , dalla figliuola del re Archelao de' Cappa doci ebbe figliuoli Alessandro e Tigrane ; de' quali Tigrane signor dell' Armena per accuse dategli in Roma 11i muore senza figliuoli: e ad Alessandro nacque un figliuolo , il quale ebbe il nome del :.no fr~tello Tigrane, e fu da Nerone fatto re dell'Arme nia: egli ebbe un figliuolo chiamato Alessandro. Questi prese Giotape figlia d'Antioco re de' Commageni, e Vespasiano costitullo re dell' Issiade nella Cilicia. Or la stirpe d'Alessandro fin dal sno primo spuntare si dipart dall'avita religione de' Giudei, adottando le greche usanze. L' altre figliuole poi del re Erode morir.onQ senza figliuoli. Ora , che abbiamo esposto quai furono i discendenti d' Erode allora che Agrip pa I.. sal al trono, e ne abbiamo dichiarata la stir pe, C' innoltreremQ a nar.rare, quante sventwe in

LI:B. XVJJI. CAP. Tll.

379

4!olsero Agrippa, e com" egli uscitone salvo pervenne -al son'lmo della dignit al tempo melilesimo e dd pot.ce.

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VIII.

.Andata d' Agrippa a Tiberio : 8 accusato e fatto prigione. Morto Tiberio da Gajo suo succesore n'messo in libert.
I. Po~o tel!lpo innanzi la morte d' Erode il grande , Agrippa trovandosi in Roma , dove educato insieme con Druso figliuolo di Tiberio l'imperatore (29) aveva contratta con essQ lui amicizia , entr nella grazia d'Antonia (3o) moglie di Druso (3I) il vecchio per merito di Berenice sua madre , ch'era da lei pregiata, e volea procacciare al figliuolo questo van~ taggia. Ora Agrippa splendido. naturalmente e mu~ nifico , non per , finch visse la madre , diede al~ cun segno di questa inclinazione per non incorrere l)ello sdegno , . che conceputo ne avrebbe la madre. Ma non cos tosto fin Beremce di v. ivere , eh' egli rimasto in hala di s stesso , tra per lo lusso con che viveva quotidianamente, e per lo spendere, che a disll!.sura faceva in regali versandoli la pi parte in seno a' liberti di Cesare per isperanza d' ajuto gett tutto il suo ; talch in breve tempo condotto si vide allo stremo , n pi in forze da. mantenersi iu Roma. A questo s' aggiunse il divieto ; che fece Tiberio agli amici del figlio morto ' di JWD compa-

38o

DELLE .lNTICBITA.' GI'UDAICflE

rirgli pi innanzi , perch la loro presenza , col rac4 cotdargli il figliuolo non gl' inasprisse il .dolore, che ne sentiva. Per tutte queste cagioni insieme movendo Agrippa alla volta della Giudea part malinconico e tristo da Roma s per la perdita de' denari, che prima aveva , s perch non trovava mezzo da soddisfare a' suoi creditori , . ch' erano molti , n un momento gli consentivano di respiro ; laonde tra per non saper che si fare , e per la vergogna , che da ci stesso sentiva, intanatosi in una torre appo Malata nell' Idumea qui vi stava pensando di mette1-e fine a tanti guai colla morte. Penetr questo suo pensiero la moglie Cipro , e studiava ogni via d' impedirne l' esecuzione. Quindi scrive ancora ad Erodiade di lui sorella , moglie presentemente d' Erode il Tetrarca , scoprendole e la determinazione gi presa da Agrippa , (;: la necessit , che a tal passo l' aveva condotto ; indi la prega, che voglia soccorrere un suo congiunto , veggendo massimamente la cura, ch'essa ha di sollevare per ogni modo il marito, hench, ella si trovi in uno stato diverso certamente dal suo. Erode adunque e la moglie mandarono per lui, e datagli da abitare .Tiberiade assegnarongli una pensione per vilere; e per fargli onore crearonlo io Tiberiade sopranteodeote alla grascia. II. Ma non d,ur guari tempo Erode in questa disposizione, .tuttoch non avesse bastevolmente ancora provvisto al fratelJo. Banchettavano In Tiro , e dal caldo del vino spinti a venite. insieme a parole , A gr!ppa soffrir non potendo il gettargli ~h' Erode fa-

38t ceva in volto la sua mendicit, e il necessario man tenimento , che andavagli somministrando , ricotre a Flacco uom consolare e gi suo strettissimo amico in Rina , il quale allora governava la Sina. Accolto da Fiacco stette appo lui , presso il quale viveva ancora Aristobolo; che quantunque fratello d'Agrip- pa, pur non andava con.lui d'accordo. Questa loro differenza per non fu tale , che dall' amicizia del proconsole non ritraessero entrambi il dovuto onorevole trattamento. Ma Aristobolo non rimise punto della sua fierezza contro d'Agrippa, fino a 1endergli Flacco nimico ; e il suo mal animo ne trov tal motivo. III. Erano tra loro in lite per li confini i Sidonj co' Damasceni. Questi dovendo aver Flaco per gin dice , risaputo che Agrippa poteva molto appo lui , lo pregarono che volesse favoreggiare la loro causa, e gliene promisero gran denari in mercede. Egli. adunque intraprese a proteggere , quanto sapeva , i Damasceni. Ma Aristobolo, che non ignorava le promesse a lui fatte , lo accusa a Fiacco ; il quale disaminata la cosa e scopertane la verit, caccia Agrippa da s. Precipitato perci il meschino in un'estrema miseria sen nnne a Tolomaide , dove per non avere altramenti onde vivere form disegno di navigare in Italia. Ma stremo veggendosi di denajo preg Marsia suo liberto , che con qualche opportuno arti.fizio net andasse in prestito , ondech fosse. Marsia adunque ricorre a Proto gi liberto di Berenice madre di Agrippa, ed ora per testamento di lei sottoposto leLJB, XVIII. CAP. VIII.

382.

DELLE .lNTICHIT.l1 GIUDAICRE

gittimnmente ad Antonia ; e lo prega , che ,og1ia darglielo sotto fede obbligata in iscritto. Proto, pereiocch opponeva ad Agrippa il debito di non so qual somma, costrigne Marsia con sottoscritta una cedola di venti . mila dramme attiche a riceverne due mila e cinquecento di meno , e quegli vi si condusse , peteh non poteva altrimenti. Ricevuto questo denajo Agrippa venne in Antedone ; dove pigliata una nave era ornai sul partire; del che avv~utosi Erennio Capitone governatore di Giamnia sped col una man di soldati , che sborsar gli facessero trecento mila mamme d'argento' debito da lui colla cassa cesarea contratto in Roma. Questi lo posero in necessit di fermarsi; e per. egli facea sembiante di voler ubbidire : ma sopravvenuta la notte Agrippa tagliate le funi navig in Alessandria ; ove preg Alessandro Alaharca (3 ~) , che gli prestasse dugento mila dramme : or egli bench negasse a lui questa grazia , non si mostrava per renitente di farla a Cipro 1 merc dell' amor conj ugale e dell' altre virt tutte quante , che aveva in lei ammirate. Cipro adunque fece malleveria pel marito , e Alessandro dati in Alessandria ad Agrippa cinque talenti promise di fargli avere il restante, quando fosse in Pozzuoli ; e ei pel timore, che davagli la prodigalit stemperata d' Agrippa. Cipro , messo il marito in concio per la navigazione in Italia , essa coi figli si ricondusse in Giudea , ed Agrippa , preso terra a Pozzuoli , scrive una lettera a Tiberio Cesare dimorante in Capri dan dogli parte d'esser venuto per inchinarlo e vederlo,

LIB. XVIII, CAP. VIU.

383

e c:hiedendogli g.azia di rendersi in Capri. Tiberio senz' altro indugio risponde cortesemente a ciascuna parte della sua lettera , e seco lui si congratula an cora , che salvo ritorni in Capri. Venutogli inn~zi , con niente minor gentilezza di quella , che mostrata avea ne1la lettera, lo abbraccia Tiberio , e gli d albergo presso di s. Il giorno vegnente ecco lettere d' Erennio Capitone, c:he informanlo, come Agrippa; avute in prestito- tretento mila dramme , e spirato il tempo prefisso al dovede restituire , dopo fatta gliene l'intimazione , s' colla fuga dalle terre alla sua giurisdizione soggette involato , togliendo in tal modo a lui ogni mezzo di riaverle. Letta questa let;.. tera Cesare fu .dolentissimo , e tosto died~,J ordine , che Agrippa fino a pagato il debito non gli fosse introdotto dinanzi. Agrippa niente dall' ira <fi Cesare impaurito ricorre ad Antonia madre di Grmanico e di Claudio , che poi fu Cesare , e la prega , che voglia prestargli trecento mila dramme, onde a perder non abbia la grazia di Tiberio. Antonia ricor dandosi e di Berenice madre di lui', colla quale aveva avuto stretta amicizia , e dell' esser egli stato educato insieme col suo Claudio , gli d la somma S onde Agrippa estinto 11 suo debito god senza osta.:. colo della grazia del principe; anzi Tiberio a lui raccomanda lo stesso (33) nipote suo, ingiugnendogli, che qualora useisse di casa , gli fosse a fianco. Ma Agrippa ricevuto nell' amicizia d' Antonia si volge a servir Gajo , che l' era nipote (8*) , e in grazia dei meriti di suo padre avuto da lei in g.an pregio.

384

DELLE 1NTICBITA.' GIUD.liCIIB

IV. lvi tronvasi per ventura Tallo d' origine samaritano c liberto di Cesare. Da questo avuto in prestanza an milione di dramme e restituisce ad An~ tonia i denp.ri, che le doveva, e col rimanente speso in servigio di Gajo sempre pi meritssi la grazia la stima di lui. Cresciuta a grande intrinsichezza amicizia tra Gajo ed Agrippa, mentre una volta erano insieme in carrozza , cadde il discorso sopra Tiberio , e voltosi Agrippa a pregare il cielo ( poich eran soli) , che tolto presto dal regno Tiherio desse luogo a Gajo per ogni conto_ pi degno di quella carica , vengono questi discorsi uditi da Eutico liberto e cocchiere d' Agrippa ; ma tacquesi per allora. Accusato in progresso di te~npo d' avere in volati ad Agrippa alcuni abiti , ed erane reo vera mente , fuggissi ; e arrestato e condotto d,inanzi a Pisone governatore della citt , domandato della ragione della sua fuga , rispose aver certi affari da trattare segretamente con Cesare, che raggnardavano la salute di lui; onde il governatore incatenato mandllo in Capri. V. Tibel'io adoperando secondo il suo costume lo riteneva prigione; uomo tardo e lento, ch'egli era fra quanti re e tiranni vinvano allora. Perciocch n dava sollecita udienza alle ambascerie , u a' ge-o nerali o governatori da lui mandati trattava di dar successori, se non astrettovi dalla lor morte. Quindi non si curava di udir le cause de' prigionieri, e domandato da' suoi amici , perch in tali faccende an'dasse cos a rilento , rispose , gli ambasciadori io

xvm. CAP. VIU. 385 ~l' intertengo, perch dall'essere troppo presto licenziati gli uni non segua, che sostituiti ne vengano altli , e per io sia in un continuato ammettere e licenzia1e ambascerie con mia noja. I governi poi io li lascio in mano. di chi uria volta da me gli ottenne , e ci per amore de' sudditi. Perciocch essendo di lor natura ogni magistrato propenso alla guadagneria , que' che non sono perpetui , n sanno del breve tempo al loro governo concesso il quando saranno di .l rimoasi, s'affrettano tanto pi a rubare. Se dunque vi staranno assai tempo , si sazieranno di rubare , e pel grande guadagno', che ne avran fatto , diverranno pi lenti in questo . mestiere ; che se abbiano un successore alle spalle , i popoli loro sottoposti non saranno preda bastevole alla loro avidit , non avendo essi avuto quel tempo , che conceduto ai loro antecessori ne satoll l'avarizia, e calmnne la cupidigia d'avere; dme essi prima di aver lungo tempo goduta ia carica ne sa1ebbero richiamati. E in prova recavane questo esempio. Vo... larono in frotta sopra la piaga d' un uom ferito giacentesi- in terra le mosche. Mosso un passeggiero a. piet del meschino , e credendo , che per debolezza non si potesse ajutare , gli si appress , e gi. stava per discacciamele ; ma pregato dall' infelice ~ non farlo l' inteiTog , del perch cos poco curasse di liberarsi da una giunta di mille, che l' infestava; ed egli : u Peggio fa1esti , disse , se le mi togliessi di , dosso ; ch' eJle cos satolle del sangue mio , come , sono, non hanno pi tanta forza di darmi noja, i'LArJo1 10mo IY. :a5
I.IB.

DELLE .lNTIC8ITA' GJVD.UCBZ 386 , anzi ognora la van perdendo ; che se altre :mi si ., avventassero addosso digiune e fameliche'-, e mi ., trovassero tanto disfatto, misero a me, io ne ver., rei a morire. Per adunque, soggiunse Tiherio 7 io ., penso che sia provvedere a' sudditi malmenati dall& ., altrui ruberie eccessive il non mandar troppo spesso , governatori, i quali a maniera di mosche gli assa,. gliano, massimamente se all' avidit del guadagno, , a cui sono portati dalla natura , s'aggiunga il b., more , di dover quanto prima trovarsi di tal pia, cere digiuni " Far testimonianza alla verit del mio dire intorno. a un procedere di tal fatta lo stesso operar di Tiberio. Perciocch ne' ventidue anni, che ci fu imperadore , due in tutto si furono le persone da lui mandate a' Giudei pel governo della nazione , Grato cio e Pilato suo successore. N si vuoi dire, che fosse tal solamente verso i Giudei , col restante de' sudditi poi si reggesse d' altra maniera ; anzi an cora il mandare , ch' egli faceva , in lungo l'udir le cause de' prigionieri lo giustificava col dire , che ai rei di morte la morte stessa un alleviamento sarebb~ de' loro mali, perch una fortuna incontrerebhono a' loro meriti non dovuta ; laddo,e il fargli aspettar lungamente pi grave rendevane col soprastante dolore la infelicit. Questa fu la ragione , perch Eutico non ebbe udienza, e se ne stette buona pezza prigione. VI. Passato alcun tempo, e Tiberio da Capri co&o ducesi a Toscolano, terra forse cento stadj lontana da Roma , ed Agrippa .scongiW'a Antonia a far a 1

eL e Eutico abbia udienza, checch sia ci , onde i:l -yoglia accusare. Antonia era da Tiberio avuta per ogni conto in gran pre,io , ba pet-ch sua parente , -si<-come moglie di Druso di lui fratello , e per la pudica matrona ch' ella era; giaooh in et ancor In~.sca rimasta ndova ricus albe nozze con tutto l' opposto volere d'Augusto , che 1' esortava a sposarsi ; n in tal sorta di Tita incorse mai taccia alcuna ; e percb finalmente rendette la sua persona assai benemerita di Tiberio. Conciosa~iacb macchinatasi contro di lui una gtande consiuta per opera di Sejano suo faYorito , e possente quant' alui mai pel comando , che avea delle guardie 1eali , gi molti senatori e liberti seguivano il suo partito , ed eraua omai le milizie &edotte. Gi a gran pas.si innoltravasi la congiura , e a Sejano sarebbe vnuto fatto il gran colpo , se il coraggio d' Antonia stato non fosse pi. -accorto della malvagit d Scjano. Perciocch seppe appena i trattati contto Tiberio 7 e gli scrive ~osto minutamente ogni cosa , e consegnata a Palante , il pi fido servo che avesse , la lettera , lo spedisce a Tiberio in Capri; il quale saputo il fatto uccide Sejano coi complici; e Antonia, di cui gi faceva gran conto, l'ebbe in assai maggior pre;io , e sempre di fede , a quanto gli disse di poi. VII. Da questa Antonia pertanto supplicato Tiberio a esaminar Eutico : " Se mai , rispose , costui ha mentito contro d' Agtippa , ne ha gi da lui , stesso una pena bastevole, qual si quella, cb' io ,. sii ho imposta; che se in disaminarlo &i scoprano

388 D'ELL:! lNTICHIT.t..' GI1!D.UCl'O!: , veri i suoi detti , guardisi , che la troppa avidit " di punire il liberto non tiri piuttosto sop1.a il suo , capo il gastigo " Riport Antonia ad Agrippa catai sentimenti; ed egli tanto pi incalz le sue in chieste, che si venisse all'esame della faccenda. Antonia , dappoich .Agrippa non si ristava mai- di p;re. garnela , colto il tempo opportuno , che si trovava Tiberio in lettiga preceduto da Gajo di lei nipote, e da Ag1:ippa dopo il pranzo , camminando vicino alla sua lettiga si fece a pregarlo 1 ehe si chiamasse dinanzi Eutico , e l' esaminasse ; ed egli : " Sanlo, , disse , gli Dei,. o Antonia, che non di spontanea ., mia volont, ma per forza di tue preghiere far , quanto sono per fate " Cos dicendo ingiugne a Macrone (9~) successor di Sejano, ch' Eutico sia introdotto ; .e senza dimora Eutico gli fu innanzi. Tiberio allor domandllo , che avesse a. dirgli contro d'un uomo, che gli aveva donata la libert; ed egli: " Siguor, rispose , erano insieme in carrozza Gajo , ed Agrippa, ed io me ne stava assiso a' l or piedi. ., Dopo molti discorsi , che fecersi dall' una parte e , dall' alba , Ag,ippa l"volto a Gajo , deh venga 1 " disse , una volta quel giorno , in cui cessando eli , vivere questo vecchio sostituisca te per signore di ., tutta la terra. No , non ci dar troppa noja iJ ni" pote Tiberio, cui ~u di leggieri puoi torti dinanzi; , ed oh fortunato allor tutto il mondo , ed io dopo , lui!, VIII. Tiherio stimando credibili queste accuse , e nel medesimo tempo svegliando in cuo;re l' antico

38g. -Sdegno cutro d' Agripp , perch, malgrado l' impbrgli che fece di coltivare Tiberio nipote suo e fi. gliuolo di Druso , egli dimenticando i suoi ordini non l'aveva curato, e sempre era a fianco di Gajo, .c~ cosmi , disse o Macrone , si metta in ceppi n. Macrone tra perch non intese bene di qual persona e" parlasse, e perch non avrebbe mai sospettato, che contro Agrippa avesse dati tali ordini , per meglio accertarsene indugi l' eseguirli. Cesare intanto 1 JD.entre aggiravasi per lo circo, quivi medesimo s'av viene in Agrippa ; " e non ho io , disse , ordinato , n che costui fosse messo in atene ? E chi mai , ri" spose Macrone ? Agrippa , Agrippa " Agrippa alIo~a si volge a pregarlo per l'amor, ch' ei porta v~. al figliuolo , con cui egli era stato nudrito , e pe1 la cura da lui medesimo avuta io . allevare Tiberio. Ma niente gli valsero le preghiere , e cos com' era . vestito di porpora fu menato prigione. Correva allora una state assai calda , e perciocch nou aveva pransando bevuto abbastanza , si sentiva bruciar di aete fino a venir quasi meno , e a restarne fuor di misura oppresso ; ond' egli , veduto uno schiavo di Gajo nomato Taumasto , che aveva seco una fiasca d' acqua , gli chiese da bere ; e offertagli prontamente la si behbe , indi " in buon punto , disse , o ., garzone, tu m'hai aervito; prega il cielo , ch'io ., mi tolga di dosso queste catene ; e non induger n un momento a ottenere da Gajo la libert a una ., persona , che a vii non ebbe di usar que' servigi ~ con mc prigione , eh~ usati mi avrebbe , quau.~
UJ. X'VUJ. C.A.P. VUJ.

DELL:S UTICBIT!' CJ'UD.UCIIB

, d'era nell'abito_ convenevole alla primiera tnia di.,. gnit " N iogannllo egli gi, ma gli aUese coo grato animo la sua promea.sa. Conciossiach dopo alcun tempo salito al regno ottenne da Gajo Cesare per se Taumasto, tt p()Stolo in libert C!>stitullo procuratore di tutto il suo ; e vicino a morte _il laKi col mede-simo uffizio raccomandato a.-l Agrippa e a Berenice suoi figli ; e in mezzo a tali onori ei ai mor assai vecchio ; ma queste cose inlravveanero nei tempi appresso. IX. Intanto Agrippa se ne stava incatenato dinanzi ana reggia' e abbattuto dalla tristezza giacevasi sotto un alhero in compagnia de' molti prigioni col raccolti. In quella essendoai sopra l'albero, presso. al quale giaceva Agrippa , posato un augello , cui i Romani chiaman bubone (34), uno di que' prigioni nativo tedesco vedutolo domand il soldato , chi fosse quel prigioniere vestito di porpora; e udito, che il suo . nome era Agrippa , giudeo di stirpe , e :nohilissimo in quelle contrade , preg il soldato suo compagno prigione (10") , che gli si avvicinasse , perch vola ragionare con lui ; che bramava saper eerte cose de Ba sua patria; e attenutolo , poich gli fu a lato, per via d'interprete, " garzon, disse, per .,_ quanto io veggo , forte ti pesa un cangiamento " cos improvviso e precipitoso di tua fmtuna; n ,. forse darai credenza a un parlare , che promet tendoti scampo dal mal presente ti far chiara., mente conoscere la Provvidenza divina. Sappi , e . tel siuro p e' patrj miei nwni ' e per quei che g~

3gr - vernano questo paese , e che indosso ci posero , questi ferri: tutto dir, n per dare un vano pia~ cere al tuo orecchio fia mai, ch'io parli, n per >e talento di consolarti senza vantaggio ; perciocch ,. tali predicimenti , se toraano in vano , sogliano ., iu fatti dar pi dolore , che gi non diedero al~ legr~nza, quando s'udirono. lo per con mio ri , schio ancora mi son creduto in dovere di pale " sarti, quanto ti prenunzian gli dei. Infallibilmente ,. tu sarai quanto prima tolto da questi ceppi , e al " sommo levato della dignit e del potere fino ad ,. ssere oggetto d'invidia a que' tutti , ch'or sen " tono compassion del tuo stato. Morrai felice per , la felicit, che morendo lascerai a' figliuoli. _llicor., dati, quando altra volta vedrai questo -augello, " che di l a cinque giorni tu de' morire. Queste , cose tra poco succederanno , come Iddio te le accenna con questo augello, ch'or t'ha mandato; , e percioccl1 io n'ho avuta una previa cognizio,. ne , cosa ingiusta parevami non comunicarlati ; ., onde tu sapendo del ben futuro giovarti non ti , curassi gran fatto del mal presente : e per , " quando avrai in tua mano la felicit , deh ricor, dati di liberare ancor noi da quelle s.venture , in , cui al presente ci ritroviamo involti del pari " Cos dicendo a tedesco tanto sembr allora ad Agrippa degno di riso , quanto poscia d' ammirazione (35). X. Ora Antonio dolente oltremodo di tal disgrazia ndeva pur troppo che il parlare a Tibe1io in fav~1

t.m. rvnr. cAP. vut.

ltELLE il'fTICBIT.L' CIUD11C11E

d' Agrippa era malagevole impresa , e da non riuscirt per altra parte a niun pro ; laonde ella ottenne d< Macrone , e dalle guardie tutti galantuomini , e da centurione lor capo e carceriere d' Agrippa , che .I custodissero amorevolmente , e conceduti gli _fossero ogni giorno i bagni , e compagnia di liberti e d' a. miei , ed ogn' altra agevoleozza solita farsi al corpo; e per visitavanlo giornalmente Sila suo amico e Marsia e Stecheo suoi libetti , i quali recavangli quelle vivan~e , che pi gli andavano a genio , e ne ave'\Zano somma cura ; e portando con seco panai sotto colore di voler venderli , quando sopravveniva ']a notte, colJl opera de' soldati gi da Macrone istruiti gliene componevano un letto. Questa faccenda dur sei mesi ; e intanto le cose d'Agrippa troYavansi a questo partito. XI. In quel1a Tiberio rend.utosi in- Capri cadde malato , leggicrmente per alla prima ; ma al prendeie che fe' maggior piede l' infermit , poco o nulla sperando tl sua guarigione comanda ad Evodo il pi pregiato tra' suoi liberti , che gli conduca innanzi i figliuoli ; a' quali prima d' uscir di vita -volea parlate. Egli per non avea veramente figliuoli ; che Druso l' unico frutto , che aveva avuto , era morto sventuratamente. Gli rimaneva soltanto il figliuolo di Druso , Tiberio soprannomato Gemello , e Gajo figliuolo di Germanico figlio d.' un suo fratello , giovane d' et gi ferma , e con gran diligenza ammaestratosi in ogni bell'arte , e assai ben veduto dal popolo merc le vi1t del auo padre GermaniCO&

Lm. XTJII, CAP. \'111,

Conciossiach fosse questi sommamente onorato da tutti per l' amabil persona , che lo rendevano la compostezza de' suoi costumi , la cortesia del suo tratto , e il volere nella sublimit del suo grado essere uguale ad ogni altro ; onde avveniva che non il popolo solamente e il Senato, ma tutte eziandi() le soggette nazioni il portassero in palma di mano , pesi del pari e quei che il conobbero all' affabilit delle sue maniere , e quelli che no , alla fede , che lor ne facevano gli altri. Quindi universale fu il do.. lore, che si sent all'annunzio della sua morte, non d' adulazion che fingesse , ma di verace ramma.. rico , che faceva sua propria quella sventura , mi randone tutti la perdita, qual privata disgrazia di ciascheduno. Tanto era vissuto egli sempre tra gli uomini incolpabilmente ; il che fu di grande vantaggio ancora al figliuolo presso ogni ordine di persone i ma in particolar modo presso la soldatesca affez.O natasi a lui di tanto , che per conservargli l'impero ben impiegata credeva per fin la vita. XII. Tiberio adunque , dopo la commissione data ad E vodo ,_ che il dl vegnente sul far dell'alba gli inboducesse i figliuoli , si volge a pregare i pali-ii numi , che voglian mostrargli con qualche segno viaibile il successore all'impero; e bench ]e sue brame mirassero veramente a ]asciarlo al figliuolo di suo figlio , pure credeva al suo sentimento e desiderio -volersi ci antiporre , che a Dio piacerebbe di fargli sapere. Da un augurio adunque ei comprende, l'im pero dover essere di colui , che dill).au.i ~li CO.IllJ.l&oo

DEtt.'B .ll'tTlCBITA' GIUDUCR'B

rir a primo innanzi ; ed egli tantosto spedisce l' ajo del nipote Tiberio con ordine , che sul primo aggiornare gli meni il garzone , persua~o , che Iddio destinasse lui al comando ; ma Dio non approvava il suo voto. Egli per fermo in questo pensiero , come prima fu giorno , s impose ad Evodo , che gli chiamasse qual de' garzoni fosse venuto prima. Uscito egli di camera , e trovato Gajo alla porta ( giacch~ il nipote Tiberio per esserglisi troppo tardi apprestato il mangiare , l non trovavasi , ed Evod.o non aapeva ' che si volesse a padrone ' gli disse ' il tuo padre e signore ti chiama , e l' illtrodusse. Al primo presentarsi , che Gajo fece a Tiberio , il pensiero , che vennegli allora in capo , fu quello della padronanza di Dio , e del poter quinci toltogli di confermare il disegno gi conceputo di lasciare , a cui egli voleva , il suo impero , che rapito venivagli aenza riparo; indi pianse assai e sopra s stesso, perch spogliato vedevasi dell' autorit di eseguire le prime sue idee , e sopra il nipote Tiberio , perch nel medesimo tempo e perdeva l' impero romano , e non era sicw-o della sua vita , perch pendeva da altri maggior di lui , che avrebbono giudicato intollerabile cosa l' averlo seco ; quando n la consangni nit non varrebbe gran fatto a metterlo in salvo, ed avrebbe sempre a' suoi danni rivolto il timore e ]'odio del principe, quello , come s' ei fosse uo. insidiatore del trono, questo, come s' ei non dovesse altro far tutto giorno- , che oppor contrammine per usicurar a medesimo c per intromettersi nel governo

I.D. Xft'JI. C.lP, TUI.

~gS

.Eorzatllmente. Era Tiberio altresl divotissimo dell' a etrologia geueatica, e regolava il suo vivete cogl'in zsegnamenti di essa pi , che non quelli , che spon taneamente ne fan professione. Veggendo adunque nn giorno venire a s Galba , rivolto a' suoi confi de n ti , " ecco, disse un uomo , che dev' essere .del.. , l' impero romano onorato ,. ; c perch alcuno di tai paonostici veri6cssi , egli dando fede pi ch'altro. imperadore a quanti ne ave.va di .somiglianti , regge ~asi in tu.Uo seeoudo il loro dettato. E allora gli di~ grande affanno quel disgtaziato accidente ~ e gliene doleva altrettanto, che se vedesse morto il nipote ~ e rimproverava s stesso desiderio d' antivedere il futuro: perciocch, dove coll'ignorar l'avvenire poteva morirai in pace , ora l' antisapere le rovine de' suoi pi cari guastavagli in morte questa felicit. XIII. Ma non ostante il dolo~, che davagli il d~ ver contro ge11io cedere il regno a chi meno vole~,. e la ripu~anza , che internamente a ci fare sen"' tiva , pur volto a Gajo gli disse : u Figlio, quan-. , tunque pi che la tua pusona , fUella a me al'"' , partenga di Tillerio (36) , pure e per mio privato , volere , e pel su&ragio ancor degli Dei a te io ,. presento e consegno impero romano. Io ti prego, , che quaJJdo ne 6a signare , non ponga in dimen... , ticanza n l'amor mio, ehe in s alto. posto ti ba. " messo , ni: la parentela , che ti 5lringe a Tiberio;, ma coasaptwole , che di taato 'bene l' ajuto dei. , numi e dopo essi tu devi riconosce.re. me sol per autore , deh rim.eri&a. il mio buon volere 1 e ia

3'g6.

DBLLB .liiTICHITA.' GIVDA.ICIIE

, grazia almeno del sangue prenditi di Tiberio qual, che pensiero. Sappi per altro , che il sopravvivere o di Tiherio . sar fotte sostegno al tuo impero non , meno che alla tua persona , e la sua morte prin, cipio di guai ; ch' troppo pericolosa la solitudine, a chi si trova innalzato a tanta sublimit , e gli , Dei impunite non lasciano quelle ingiustizie , che , malgrado del contraddir delle leggi distruggon le , leggi istesse ". Cos disse Tiberio ; non per ebbe Gajo ubbidiente a' suoi detti, iuttch il promettesse: ma entrato appena in governo seeon4o il pronostico, che ne fece Tiberio , ed uccise il nipote di lui , ed egli medesimo oppresso dalla congiura arditagli contro indi a poco mor. XIV. Tilierio adunque, creato GajO suo successor nell' impero , pochi d appresso venne a morte dopo oyentidue anni , cinque mesi e tre giorni di regno ; e Gajo intanto fu il quarto imperador de' Romani. Ora i Romani , udito che Tiberio era morto, quanto rallegrausi di s lieta novella , altrettanto temon di crederla , non perch non la bramino , ch' anzi n'a~ vrebbono comperato a ogni costo l' avveramento ; ma per timor di non fare alla prova d' una menzo~ gnera novella palese coll' esultazi~ne il loro animo 1 e per di venire per le calunnie altrui condannati alla morte. Perciocch egli solo fra, tutti aveva assai maltrattati i patrizj romani ; bilioso che era e implacabile naturalmente, avvegnach qualche volta s' accendesse ad odiare senza ragione, e portato dall'in~ dole: a. iJ;J.furiar contro quanti lo timolava U caprie

-LIJI. Xl'IJJ. C.lP. VIli.

eio , e precipitoso a dar pena di morte per. colpe di :niun rilievo; laonde sebbene godessero iritern"amente di questo annunzio , pure il timore de' da~ni ,, p~~ prevedevano tirar seco questa speranza del_sa '; ~ glieva loro di dar quello sfogo , che pur bramavaJio:1 all' allegrezza. XV. 1\larsia intanto Jiberto. d'Agrippa certatosi della morte di Tiberio corse in gran fretta a farne. avvisato Agrippa ; e trovatolo in sulla via , che portava al bagno , fattogli cenno col capo , in ebreo linguaggio ,. " morto, disse, il Leone " Agrippa inteso l'.enimma; e fuo1 di s per la gioja, .. cos~ , fosse vero , rispose , quel che tu d , com' io e di , tutti- i servigj , che . mi facesti sinora , e della , nuova, ch'ora mi dai, ti rendo quante grazie ~ mai posso " Il centurione, che presedeva alla ,;uardia d' Agrippa , dall' ardore , che Marsia aveva mostrato nel suo venire , e da) giubilo , che tralucea dal parlare d' Agrippa , sospettando di novit , d~ mandlli di che parlasseo ; essi alla prima stavano in sullo schermirsi; ma alle istanze, ch'egli faceva, resistere non potendo Agrippa , deposto ogni dubbio , poich gi era suo amico , gli scopre ogni cosa. Il bon uomo a tale novella si consol del piacere d'Agrippa per la felicit , ch' essa gli . prometteva , e gli diede lauto banchetto. Or , mentre si stava mangiando , e hevevasi allegramente , ecco un non so quale , che porta , Tiherio esser vivo e fra pochi d ricondursi in citt. Scompigliato forte a tai detti il centurione , perciocch avea banchettato featevol,.

igl

bli:LL. .1l'CTIC1llTA9 GIVD11CB&

mente con un prigione , e ci per la nuova deD morte di Cesare , precipita gi dal letto ( 1 1 '") Agri p pa ; e " eredcvi tu forse , disse , di poter dar~ni a intendere impunitamente , che morto l' impera dore , o non anzi di dover colla morte. pagare: questa menzogna ~ n Cos detto d ordine , che si leghi Agrippa gi &eiolto da lui, e lo tiene pi .seTetamente guardc1t di prima. Cos pass quella notte Agt'ippa in angustie. Ma il giorno appaesso .venne per la citt allargandosi la voce, che affermava euer mott Tilierio , e gi i cittadini attentavansi di tripudiarne pubblicamente; anzi ne facenno ancor sao srifizj : quand' ecco due lettere arrivano di Gajo, l'una al Senato, in cui della morte avvisavalo di Tiberio, e della scelta fatta di s a succeetgli n~~ l'impero , l' altra a Pisone governat01e di Roma , ia cui dopo questa nuova medesima gl' ingiungeva di trasferire Agtippa dagli alloggiamenti alla casa , ovc prima d' essere prigione abitava. Il perch da indi innanzi cominci a sperar bene de' fatti suoi; che .on era pi sotto guardia , ma solo in tutela la sua persona , colla libert oltre a questo di vivere a suo talento. XVI. Indi Gajo venuto in Roma', ove seco traeva il cadavere di Tiherio , e gli celebra giusta le pabie leggi un magnifico funerale 1 e in '{Desto giorno medesimo avrebbe mandato libero Agrippa , se non gli i fosse opposta Antonia , non per mal animo contro il prigione , ma per amore del buon nome di Gajo; nde col tolto rim.ettere in libert tm uomo impri-

:xvin. (:AP. vnr. sionato dal suo antecessore Tiberio non desse mo.. tivo di credere , ch' ei fosse lieto della sua morte. Ma indi a poche giornate fattolo chiamare in .sna casa gli tosa )a chioma, e cangiagli vestimento ; po .scia gli mett .in capo il diadema , e re lo dichiara della tetrarchia di Filippo aggiuntagli in dono quella ancora di Lisania (37), e in catena d' oro di peso eguale trasmutagli quella di ferro. Commette poi il governo della Giudea il MaruJlo. XVII. L' anno secondo dell' impero di Gajo Ce.. sare, Agrippa chiese licenza d'andarsene a riordinare le cose sue e del regno : che dato sesto a tutto ci, che ne avesse mestiere, ritornerebbe. Otteputala venne in Giudea , e ci comparve contro l' espetta zione di tutti in grado di re , e (ijee a vedere il molto, che pu la forluna (38) sugli uomini, a quanti si fecero a confrontare coJia primiera miseria la sua presente felicit. Quindi altri il chiamavano fortunato, che mai non era venuto meno alle sue speranze ; ed Rltri non si sapevano conduue per ancora a credere ci) che gi era accaduto.
LJB. CAPI'!'OLO

IX.

Come Erode il tetrarca fu mantlato in esi~;lio.


l. Ma Erodiade soreHa d' Agrippa e moglie d'E rode, ch' era tetrarca de' Galilei e Perei , mir con imi dia l'esaltazione del fratello, veggenolo in posto di lunga mano pi alto, ehe JlO.D suo mill'ito ; e ci()

.(oo bELLE. 1NTICIIIT.l' &ll!D.UC'RE che cocevale maggiormente , si era il pensare , cht chi una volta per non ayere onde pagare i suoi debiti , di l colla fuga s' eta sotbatto , or ritornasse levato a dignit c:os eccelsa e a tanta f01tuna ; e per doloroso e insofferibile le pareva s gran cangiamento ; ma soprattutto , quando avvenivale di vederlo passeggiare tra' popoli adorno delle regali aopransegne , celare non poteva il livore , che internamente rodevala ; e stuzzicava il marito , che andasse a Roma per impetrare i medesif!ll onori , per-eh non era , disse , tollerabile la vita , quando un Agrippa figliuolo d' Aristobolo condaDJlato dal padre a morire , e un mendico e cascante di fame sino a non avere amai pi di che vivere alla giornata, e un tale, che si gett alla discrezione de' venti per torsi di mano a' suoi creditori , or si vegga tun.are con in capo il diadema ; ed egli figliuolo di re e da tutto un regal pa1entado invitato a procacciarsi alh'ettanto non si muova , ed ami di vivere oscura mente. " Che se per innanzi , Erode mio , nou gra" vt ti l'essere tu dammeno del pad1e , che ti diede " la vita, or almeno ti alletti l'onore della famiglia: " deh non pati1e , che un uomo gi sostenuto a tue " spese salga sopra di te , n far cre~re al mondo, " che abbia pi egli saputo adoprare valorosamente , nella sua miseria, che noi nella nostra abbon " danza; n non pensare ch' ella sia cosa da non " sentirne rossore lo stal'e al di sotto a persona 1 , che jer l' altro viveva alle spese della tua piet. ., Or via andiancene a l\oma , n si l'guiU'di a tra-

LID. XVIII. CAP. IX.

vagli n si risparmi oro o argento ; che non da ,, antiporsi per niuna guisa il serbarlisi intatti allo , spenderli per l'acquisto futuro d'un regno " II. Intanto Erode tenevasi fermo in sul no, amando di vivere in pace; e mirando come sospetti gli stre pitosi maneggi dell' imperiale corte si studiava di trarla ad altri pensieri. Ma la donna , quanto pi nel vedeva lontano , tanto pi .gli stava alle spalle animandolo a non lasciar prova alcuna intatta pel regno : n gli si part mai dallato , fnch non l'ebbe &forzatamente condotto nel suo parere , non trovando il povero uomo alba via da romperne l' ostinazione. Fatti adunque que' pi magnifici apprestamenti , che egli pot, senza punto pensare a risparmio, si mise in viaggio alla volta di Roma seco menando vi ancora Erodiade. . III. Ma Agrippa avvedutosi delle loro intenzioni e de'preparamenti, che andavano facendo, si prepar egli pure ; e quando ud , che gi erano in via , sped ancora egli a Roma Fortunato suo liherto con doni da p1esentarne l' imperadore , e con lettere contro Erode ; oltre a ~i gli commise , che se gli si aprisse occasione favorevole , ne lo informasse egli stesso. Messosi pertanto in cammino sull' orme d' E .. rode , dopo una prQspera navigazione tanto solo ri.. mase indietro d' Erode, quanto bisogn , perch que sti foasc introdotto dinanzi a Gajo, a ui poco stante egli ancora si present e porse le lettere ; concios siach amhidue dessero fondo a Pozzuoli , e tro.vas ... aero l'imperadore a Baj. B~}a una terricciuola
FL.I.YI0 1

tomo IY.

26

DELLE A.NTJCUITA.' GJUD.liCBB

della Campania situata a cinque atadj da Pozzuoli . ove sono palagi reali della pi splendida xnagni6cenza, per lo continuo andare, che facevano a gara gl' imperadcni di . supel'are ciascuno gli antecessori. D il paese bagni caldi , che spontaneamen~e rampaliano dalla terra, buoni cos a guarire chi n' ha bisogno , come a ricreare altrui con piacere. Gajo adunque nell' atto medesimo, che a s chiama Erode, giacch v' era giunto il primo , scorre le lettere an cora d' Agrippa , che ne contengono l' accusa , cio la segreta intelligenza di lui con Sejano contro Ti berio , e al presente col re de' Parti Artabano contro l' impero di Gajo. Far fede al suo dire gli arsenali d'Erode forniti di tal maniera , da armare issofatto aettantamila persone. Rest colpito a questa lettura l' imperadore , e domand Erode , se fosse vero ci che dicevasi dell'armerie, e rispondendo egli che s, giacch non sapeva come contrapporsi alla verit 1 per ci stesso credette ancora .vera la ribellione : ehe gli era apposta , e toltagli la teharchia ne fece una giunta a~ regno d' Agrippa , a cui don similmente tulti gli averi di lui ; 1 e pun Erode con ua perpetuo esiglio , assegnan~gli per istanza Lione citt della Francia. Saputo poi , ch' Erodiade era sonlla d'Agrippa, le concedette tolte le facolt, che erano di sua ragione , e pensando di non involgerla :aella disgazia di suo marito disse , che avea nel fra tello un assai forte sostegno ; a cui ella 7 " tu ia , vero , rispose , o signore , tu parli da qtiel gene ,. roso e grand' umo che sei; ma il godere de'tuoi

4o3 doni cortesi a me il toglie l' amore del marito , , della cui felicit st~ta essendo partecipe ragione , non vuole , che in braccio io l'abbandoni alle sue ,; sventure " Ma egli presa a sdegno la magnanimit della donna caccilla essa pure in~ieme con Erode in esiglio ; e de' suoi beni fe; un dono ad Agrippa. Questa si fa la pena, che pigli Di<? d' ErQdiade per l' astio , ch' eli' ebbe contro il fratello , e d' Erode per lo .soverchio arrendersi , ch' egli fece a chiacchiere femminili. IV. Ora Gajo , per quanto dur il prim' anno e il seguente , resse l'impero con gran saviezza ; e la moderazione , con cui si port , la benivoglienza acquistgli non che de' Romani , de 'provinciali altJesi. Ma coll'andare del tempo l' alto suo posto gli fe' smarrire i sentimenti da uomo; e cominci a divinizzare s stesso , e volgere , quanto faceva , in di.. spetto di Dio.
T.lD. CAP. IX.

xvttr.

C A. P

l T OL O

X.

.Ambasciata de' Greci e Giudei Alessandrini per la discordia , che tra loro nacque , spedita a Gajo , e suo esito.
Or di que'tempi levatisi in Alessandria trl loto a romore i Giudei , che col abitavano , e i G1eci , vennero a Gajo dall' una parte e dalr alua spediti tre ambasciadori. Uno degli Alessandrini fu Apione, il quale rovesci di gran vilJanie addosso a' Giudtli ,

DELLE ANTICfn'1'A.' GIUDA.ICIIB

e tra l'altre cose disse 7 che non curavano l' di Cesare. Perci ove tutto il mondo soggeUo ; romano impero consagra a Gajo templi ed altari, ~ nd venerarlo lo mette del pari co' numi , soJo costoro si credono disonorati , se .gli ergono statue e gimano pel suo nome. Dopo queste e molt~ altre t tutte aspre invettive fatte da Apione , ch' egJi sperava ed era. credibile , che irrite1ebbono il. cuor di Cesare 7 Filone uomo riguardevole per ogn conto 1 e fratello dell'Alabarca Alessandro gi s' allestiva a difendere gli' accusati. Ma Gajo il rigetta ordinandogli , l'he gli si levi dinanzi , e caldo dell' ira stava oggimai per pigliare qualche dannevole risoluzione. Filone esce di l schernito vituperosamente ; e rivolto a' Giudei , che gli stav~n dattorno , animlL c:liceodo , che Gajo a parole era adirato con loro 1 ma in fatti tiravas egli stesso sul capo rira di Din
CAPITOLO

on

XI.

Gajo spedisce Petrtmio in Siria per muovere guerra a' Giudei, se rifiutano la sua statua. Agrippa int.er cede per loro , e dopo rrwlto stentare ottien grazia.
l. Gajo adunque pieno di mal talento per vedersi cosi non curato da' soli Giudei , spedisce. legato in Siria Petlonio successore a Vitellio , con ordine di entrar con grand' oste nella Giudea ; e se l' acco glievano di buon grado , ergesse nel Tempio del loro Dio la sua statua ; che se rifiutasserla ~ ;li

4o5 armi ad accoda. Petronio intrapresa l'' a:~nministrazion della Siria studiavasi di eseguire i co:~nandi di Cesare. Raccolta adunque quant' oste pot dalJe genti confederate con soprappi due le gioni romane , soprastette in Tolomaide a svernare 2 per indi poi alla prima stagione uscire in campagna; e intanto diede per lettere avviso a ~ajo dell' ope rato finora. Lod Gajo la sua prontezza , e animl1o a portarsi da valent'uonto, e quando non si piegas sero a' suoi voleri , a punirli coll' armi. . II. Vennero intanto a Pebonio in Tolomaide molte migliaja di Giudei supplichevoli, che non volesse costrignetli a trasgredire iniquamente le patrie leg gi : " che se tu stai fermo in volere inbodurre la n statua e piantarla' fallo pure' ma dovrai prima n uccidere tutti noi. Perciocch non fia mai , che n vivendo noi consentiamo a far cose vietate ed op,, poste a'decreti del legislatore e de'nostri antenati, n i quali pensarono , che .tal divieto mirasse a ren., derci virtuosi " Al che Petronio adirato rispose ; " s' e' fosse in mia mano di reggermi a mio talento, e , un mio priv~to pensiero a ci far mi spignesse , , forse varreb~e presso di me questo vostro parlare; , ma poich <Pesare quello, che mel comanda, ogni , dovere mi c~strigne a mandare ad effetto quanto , a lui parve , tteso l' irreparabile ruina , a che porterebbemi la disubbidienza " .. P~ich adunque, , o Petronio , tu se' risoluto, ripigliano i Giudei , di non trapassare le commissioni di Gajo , ebbene
LIB. :XVIII. CP. :U.

astrignes~e coll'

.,

ancora

JlOi

affdati alla protezione di Dio , e stati

!>ELLE ANTICIIITA.' CU11DAJCIIB 4o6 ., sempre , merc le fatiche de' padri nostri nell' ub , bidire a lui fedelissimi mai non aar ' che diuu:n , tichiamo ci , che -ne' impone la legge , n innol , trisi a tanta malvagit il nostro ardire, che quanto ., a lui parve dovere concorrere non eseguendosi al , nostro bene , noi per timore di morte avvegna Jnai ., che il facciamo : e sosterremo eli correre qualsisia " sorte per l' osser,auza de' pabii riti, fen~P dall'una ., parte nella speranza d' uscirne salvi per la cer, tczza, che abbiamo, d'avere Dio con noi, quando ., per suo onore affrontiamo le disgrazie , e i giuochi, " che suole fare d' altrui la fortuna in simili circo~ , stanze; e sicuri dii)}' altra, che il sottometterei ai " tuoi voleri sarebbe . tirarci sul viso un orrido s&e, gio , quasi coprire eon tal pretesto volessimo la , tnsgressione , e addosso uno sdegno grave di Dio, ., quasi egli fosse stato ~l tuo tribunale tenuto dam , meno di Gajo Ili. Ora Petronio da tal parlare avvedutosi , che non accadeva speri) re di smuonrli, n potuto avrebbe senza battaglia condurli ad accorre la statua di Gajo1 il che senza grande macello non si sarebbe ottenuto, con esso amici e servi , che aveva al suo seguito , n' and a Tiberiade, volendo col esaminare pi dappresso lo stato d~Ua na1.ione giudea. E i Giudei prevedendo il grave pericolo , a che gli esporrebbe una guerra co' Romani , ma mo1to pi grave stimando ,~"ello , che correrebhono trascurando le leggi , a molte migliaja insieme presentansi novamente a P~ tronio arrivato gi in Tiberiade , e supplichevoli lo
'

LIB. XVIII. CAP. Xl.

seo~,tgiurano , che non riducagli a tale stretta , n imbratti con dedicazione di statue la loro citt. " Duo.. , que voi , rispose Petronio , volete guerra con Ce4 sare , senza por mente n al suo potere , n alla , vostra meschinit l " " No , ripigliarono , non ,., guerra ; ma s pi presto la morte , che la viola4 "" zione delle leggi ; , e gettandosi al suoi bocconi e 'lcoprendosi il collo dicevano d'esser pronti a mo-o rire. Dur questo dibattimento quaranta giorni , n pi si curavano di coltivare terreni, tuttoch s' accostasae il tempo del seminare ; e tenevansi fermi costantemente ed immobili nella determinazione del "toler anzi la morte , che veder l' erezione di quella statua. IV. Mentre a tal termine eran ridotte le cose , Aristobolo fratel del re Agrippa ed Elcia il grande ed altri orrevolissimi personaggi di quella casa , e i principali Giudei con loro venuti innanzi a Petronio l' esortano , poich egli vede le disposi~ioni del po- po'n , non muova alcnn passo , che lo disperi ; ma scrwa, a Gajo l'inflessibilit loro sul non volere la statua, e l'opporsi, che a questo han fatto, a costo atcora d' abbandonar la coltura delle campagne , n<n per mnovere guerra, che noi potrebbono ancor YO~ndolo , presti per a morire , .anzich trapassare Je ?atrie leggi. A tatto questo aggiugnesse le ruberie, che trasandata l'agricoltura gi commettevansi, per ton sserci , onde pagare i tributi ; e chi sa , che liscosso Cesare a tale annunzio non ponga da canto ogni severit di pensiero , e pi non .ravvolga

4oS

I>ELLB A.NTICIITA.' GlVD.A.ICHB

nell' animo lo sterminio della nazione ; che se an a fronte di tutto qQesto Cesare voglia ]a guerra egli allora accingasi pUle all'impresa. Questo si i il consiglio, che Arisloholo e quanti eran seco dier a Pelronio. V. Petronio adunque mosso per I' una parte dal\ ardentissime loro istanze , mercecch d' un affa~ trattavasi di gran rilievo, e per P altra veggenlc l'opposta risoluzion de' Giudei , e la dura .cosa. ck eli' era sagrificare alla pazzia di Gajo tante mig\i~a di vite senz' altra colpa, che la riverenza portata\ Dio, e col grave timm-e di dover egli vivere da in innanzi infelice, molto miglior partito credette le scrivere a Gajo , quanto dura cosa sarebbe, cb' e s'adirasse co~ lui, perch non avea tostamente es~ guiti i suoi ordini ; e sperava di persuaderlo : do1e se persistesse nella pazza risoluzione di prima , egl allor metterebbe mano alla guerra contro i Giude l Che se addosso di lui si rovesci il suo sdegno, presso almeno a chi ha stima della virt gli siJ. onorevole il dar la vita per tanto numero Jj p:rsone. Determin adunque di dover dare orecc~ alle voci de"supplichevoli. Raccolti pertanto i Giudi in Tiberiade , ove b.ovaronsi a molte migliaja , cinti gli intorno con quell'esercito, che aveva, diss:, non muovere da suo capriccio , ma da' vo1eri l l' i:o;:tperadOIe , che non lentamente , ma in istanti si versi il suo sdegno sopra coloro, che avean l' atfire di non ubbi dirgli; a cui ben era doYet>e , eh' egl, la ~ua merc ,. pervenuto a cos alto grado non }'

or

Lm. XVIII. C.A.P. D.

l'onesse pel' niuna guisa. " Contuttoci io mi penso n tenuto , aggiunse , di dover per la vostra salute , , per la salute cio di persone di tal portata, met , tere a ripentaglio la mia sicureZ1:a e l' onor mio , , secondando l'autorit delle vostre leggi da voi ra.. ,, gionevolmente antiposte a ogni cosa ; e atteso la "' nobilt ioro e il potere divino a me non darebbe .~ mai l' animo d' abbandonare il Tempio in bala ., all'ingiuriosa licenza de'Dominanti. Scrivo io dun.. " que a Gajo , e gli scopro le vostre intenzioni , " inserendoci ancora qualche parola in vostra difesa " per non trascurare pe1sone, che espongonsi a' pa " timenti per s lodevol motivo. E Dio , la cui po,, tenza maggior d' ogni braccio ed ingegno urna , no , sia quello , che vi sostenga , serbando a voi .., intatte le patrie leggi, e lui dal pericolo ritraendo " di frodar per soverchia alterezza de' giusti onori " la divinit. Che se Gajo aspreggiato volger con.. , tro me l' implacabil suo sdegao , . sosterr ogni " rischio , porter ogni danno s nella persona sl " nella vita , purch non vegga un popolo , come " voi siete , cos numeroso andare per tanto degne " azioai in rovina. Itene adunque ciascuno per le , vostre faccende , e impiegate intorno ai terreni le , vostre fatiche. Mio pensiero intanto sar di man" dare persone a Roma; n mi riterr per travaglio , dal mettere in opera e da me stesso e medianti , gli amici tutti que' mezzi , che torneranno in ben " vostro " Cos dicendo licenzi l' assemblea dei Giudei , e preg i principali della , nazione , che

410

DELL'E .llfTICUT&' &lVAlCUE

provvedessero alla coltura delle campasne 7 e de aero al popolo luone speranze. Cos egli s' adope rava di raccopsolare la moltitudine. VI. Iddio intanto si preae cura di mostrre a Petroaio la sua Pronidenza , e il favore eh' ei presterebbe a tutto l'affare. Pereiocch non cos. tosto egli lbe finito il suo parlamento co' Giudei , e cadde improvviso di cielo un nembo dirotto, non aspettato da niuno, perch la giomata serena, che qulla era, JlOD dava d.all' alto proaostico alcuno di pioggia ; e tutto l' anno era atato arsissim.o fino a ridurre gli uomini alla disperazione d'aver pi acqua dali" alto 1 bencb qualche volta il cie}o si fosse mostrato CO perto di nubi ; taJoh da quel grande acquaz'&ooe 7 che fuor dell'usato c coatro l' espettazione d'ognuno si rovesci in terra , i Giudei coneepiro speTanza , che non andrebbon fallite a Pelronio le suppliche.,

che interpOJJ.eva per loro. -E lo stesso Petronio rest pi di tutti stordito veggendo a chiarissime note la Provvidenza 7 che aveva Iddio pe~ Giudei , a UD se goo s grande d ..l suo favorirli , che agli animi an cor pi ostioati ia opposto toglieva lutti gli argo menti da poter contraddire ; ond' egli ancor questo fatto inser nella lettera , che spediva a Gajo ; . la quale era tutta modesta e dolce , e colle pi belle
maniere esortavalo a non precipitare tante migliaja d' uomini in tale diaperaai.Qne , che l conduca poi ad ucciderli ; giacch forse appena la guerra var-

rebbe a ritrarli dall'antica loro religione ; al che aggiungasi,. che li verrehbe1 meu.o le rendi te, che ne

ricavava , e un trofeo a' alzerebbe di malediEioue pei tt-mpi. ~v venire. Indi passava a mostrargli, quanto si fosse grande il potere del Dio , che li proteggeva , e come non aveva della sua forza lasciato a persona alcun dubbio. Cos 11i contenne Pelronio. VII. Intanto il re Agrippa, che rilrovavasi di quel tempo in Roma, andava ogni giorno pi avanzandosi nell'amicizia di Gajo: ed avendD deteminato di dargli una cena , in cui intendeva di. vantaggiar tanto t~tti e neJle .spese necessarie alla cena e negli apprestamenti di solo piacere e soliazzo, che, non che da niun altro , neppur dallo stesso Gajo voleva essere non dir superato , ma neppur pareggiato , di tanto appunto egli avanz chicchessia nella grandezza de' preparamenti, e neJla premura di rendere compiutamente servito Cesare ; il quale forte stupito del generoso pensare e magnifieo del re Agrippa, e qeUe prove estreme , che per piacergli faceva , e deiFimmenso denajo, che per ci stesso anche oltre il potere gettava , volendo imitare il grandioso procefler d'Agrippa in Figuardo di sua persona, deposta mediante il vino la 'maest , e rivolta la mente a lieti pensieri , mentr~ in muzo al banchetto invitavano Agrippa a bere , cos parl : " gi era ben io " anche innanzi consapevole a me stesso del rispet" to , che tu mi porti , e della molta benivoglienza " mostratami con tuo rischi() , ia cui ti trovasti per " essa sotto Tiberio : eppur tu non ce~i nemmeno , al presente di trihuta!1lli osst>quj . perfino oltre a

, quanto s' esteudonQ le tue for't: ;

lao~de

, giacch

DELLE ANTICIIITA' 61UDAICHB

, indegna cosa sarebl>e ch'io vinto restassi da te in. " cortesia, io vo' ripigliare il non fatto finora. Per.. " ciocch tutto quello , che ti ho conceduto in re" gaio, checch egli sia , assai poco. Quan.t:o , adu~que potr concorrere alla tua maggiore feli" cit , ti sar prontamente e stabilmente sommini, strato " Cos egli disse persuaso, ch' ei chiederebbe o provincie o tributi di alcune citt. Ma Agrippa, tuttoch preparate gi avesse le inchieste ~ che far gli voleva, pur non da segno d'averlo fatto; ma di presente risponde a Gajo , n per l' addietro speranza alcuna di suo proprio Interesse averlo condotto a servir lui a dispetto ancor di Tiberio , n al presente far egli alcun passo, che a lui gradisca, per sua privata utilit. I favori gi ricevuti esser grandi e maggiori d'ogni pi. ardita speranza: " per ciocch , disse , se non san pari alla tua possan" za , sono almen de' pensieri e del grado di me 1 , che ricevoli , superiori " Stupito Gajo d'un animo cos ben fatto vie pi lo pressava . a scoprire ci , che sarebbegli grato ricever da lui. Ed Agrippa , " dappoich , disse , tu l grandezza de' doni , misuri colla generosit del tuo animo , io non " sono per domandarti ricchezze ; che assai m' ono , rana queJle , che gi mi desti : io ti chieggo una " cosa ' che a te procaccer fama d' uom religioso , e soccorso da Dio , ovech tu vorrai ; e per me , fa molto onorevole , quando udra~si , la sicurez, za , che ho sempre avuta , d' essere dalla tua , maeat esaudito in ci , ch' io voleva. Ti chieggo

LIB. :n'III. C.A.P .XJ.

4x3

,, adunque , che quella statua , che vuo' riponga Pe ., tronio nel Tempio de'Giudei, ti piaccia, che non ., vi sia pi collocata " VIIJ. Questo dado volle tirare Agrippa , pereh giudicavalo ed era in fatti una cosa di troppa im~ portanza , con tutto vede9'6e il pericoloso cimento , che quello era ; perci.occh se avveniva , che non entrasse .a Gajo l' inchiesta , niente meno poteva asp~ttarsene, che la morte. Or Gajo, tra perch era preso da' servigi di Agrippa, e disonorata cosa parevagli alla presenza di tanti testimonj comparir men~ zognero pentendosi in un istante di far quella gra~ zia , cui egli stesso aveva generosamente sforzato Agrippa di chiedergli , e perch riempllo di mara~ viglia il procedere virtuoso d' Agrippa , il quale anzich ingrandir le sue forze o con ampiezza di rendite o con altro vantaggio, il che di leggieri avrebbe potuto fare , rivolse i pensieri al ben pubblico po nendo nel primo luogo le leggi e Dio , gli conced.~ la grazia ; e scrive a Petronio lodandone la provvi de~za in assoldar truppe , e mandargli su questo affare un' ambasceria ; " ora adunque , dicevagli , se " hai gi collocato a suo luogo la statua , ci stia : , se no , non t' avanzare pi oltre ; ma licenzia l' e , sercito , e vanne col , dov' io t'ho mandato dap" prima ; che pi non mi cale de1l' erezion della " statua in grazia d' Agrippa , cui tanto pregio, che , a' suoi desiderj o vantaggi non opporrmmi giam , mai " IX. Cos scrisse Gajo ~ Petronio , illllanzich gli

DELLE ANTICRITA.1' GIVDAICBE

capitassero le sue lettere , che l'informavano esser vicini i Giudei per cagion della statua a rihellare , n altro pi i loro pensieri indicare, che un~ aperta minaccia di guerra a' Romani ; ond' egli dolentissim.o di tal fatto , come se avessero ardito levarsi contro il suo impero, uomo ch'egli era sempre inclinato al peggio, n mai curante della virt, e per qualun que leggier motivo precipitosamente collerico contro chicch si fosse , tanto lontano poi dal tenersi in qualche maniera a freno , che si redeva felice , quando pi seeondava il suo Fdegno , scrive cosi a Petronio. ,. Poicb de' presenti, onde t'hanno arric ., cbito i Giudei , tu facesti pi conto , che de' miei " ordini fino alla baldanza di copiacergli a di, spetto de' miei opposti voleri, io ti comando, che ., giudice tu medesimo del tuo reato pensi , che ti " si conveng~t di fare per render pago il mio sde" gno ; onde e quelli che vivonci presentemente .. quanti verranno appresso imparino dalla tua per" sona , che non si vogliono render nulli gli ordini " d' un imperadore " X. Questa si fu la lettera, ch' egli scrisse a P~ tronio ; ma non capitgli n mano , vivente Gajo ; :merceccb i portatori furono s lungamente dal mar trattenuti in viaggio 1 che pt-ima giunse a Petronio quella che gliene portava la morte (3g). Conciossia.. cb non potev~ IddiQ dimenticare i perc:>li , a cui s'era esposto Petronio pel ben de' Giudl e per l'onore di lui., anzi sbalzato Gajo dal trono ia pena di quanto egli fece per ottenere gli onori divini ,

LJD, XVIII. C!P. Xl,

cospirano insieme a rendere la dovuta mercede a Petronio e Roma .e tuUo l'impero e singolarmente i pi riguardevoli senateri , contro de' quali aveva Gajo iDfuriato ferocemente. Egli mor poco appresa() la lettera , "che mand a Petronio colla sentenza di morte. Della cagione poi , che gli tolse la vita , ~ della congiura , che gli fu ordita, si parler in progresso di questa storia. XI. A Petronio adunque comparve prima la le .. tera , ~he gli dava la morte di Gajo, e indi a poco l' altra,.che gli ordinava di torsi del mondo di pro-pria mano; e a un medesimo tempo quanto racconsolllo il caso improvviso , che rapj a Gajo la vita , altrettanto rapllo in ammirazione di se la prevvi denza divina , ,che nori tal'd n momento , _ ma veloeissima fu a meritarlo e dell' onore , ch' ei. Cece al Tempio, c del soccorfo , ch' ei diede a salvare i Giudei. Cos Petronio sc-amp facilmente da un r,.. sico non pre:veduto di perder la vita.
CA.PITOLO

XII.

Che apvenisse in tal tempo a Giudei di Babilonia, e d due fratelli .Asineo e .Anileo.

I. A questi tempi incolse i Giudei abitanti la Mesopotarnia e singolarmente il babilonese gran traver.. aia , n minore forse di verun' altra ; e si fece di loro ull orft!D.do macello., e qual non si legge avve nuto mai ahr.a volta ; delle quali cose dovendo ie

DBLLB A.NTICBITA.' C.IUDA.lCHB

trattare minutamente dir ancor le cagioni 7 onde avvenne loro tanta calamit. Neerda citt del Babilonese , assai popolosa , e d' ampio e fertile. territorio , e dovizioso siccome d' ogni altro bene 7 cos di. gente. Essa inoltre non d cos facile accesso ai nimici , perch e l' Eufr~te la: cigne tutta per entro, ed ben difesa da mura. Avvi ancora Nisibi citt circondata dal corso del medesimo fiume. Ora i Giudei confidati nella natura de' luoghi in queste citt riponevano cos le due dramme solite per tributo pagarsi da ognuno a Dio , come J168lunCIUe altra offerta ; ed erano per cos dire la camera del comune. Di qui trasmettevasi a Gerusalemme ogni cosa a suo tempo ; e molte migliaja d' uomini per timore. delle ruherie de' Parti,, che signoreggiavano in Babilonia , a scortare prendevano il sagro denajo. II. Vivevano allora Asineo ed Anileo neerdesi di patria , e di sangue fratelli. Questi rimasti privi del padre .furono datla . madre obbligati ad apprendere r arte del tesser vele ; cosa niente disdicevole in que' paesi, ove ancor gli uomini ci si sogliano senza difficolt impiegare. Ora il soprantendente a questi lavori , appo il quale avevano appresa l'arte , ripigliatili del~ pigrezza , con che venivano al loro mestiere , punlli con battiture. Essi recandosi a vitu pero il gastigo , dato di piglio a tutte le molte ar mi , che a difesa tenevansi dell' abitazione , si ritirarono in cer.to luogo , ove il fiume si parte in due rami , abbondevole d' ottimi pascoli e d' ogni fatta di biada da viverne tutto il verno. Dietro a loro

Lm. nrrr. cAP. xrr.

'afToUa'ronsi i giovani pi bisognosi , di cui dopo averli vestiti d' armi si fecero capitani, e divennel'O &enza ostacolo condottieri di malaodrini. Conciossiach si rendessero inespugnabili , e fabbricata una cittadella mandauero a' pastori imponendo taglie di bestiame , che li folnissero del bisognevole a mantenersi , offerendo per guiderdone agli ubbidienti la )oro amicizia e l'armi loro in difesa contro qualsifosse esterna violenza , e a' restii minacciando di metterl1e a fil di spada le greggi. QueJii pertant~ , giacch non ~vevano come opporsi , ubbidivano , e davan loro quante pecore sapeim volere ; talch e crebbero assai' io potere , ed erano padroni d' improv-visamente gettarsi e rubare , ove loro piacesse. Quindi tutti i vicini studiavansi d servirli , ed essi rendevansi formidabili ' a chi avrebbe tentato di far resistenza; e la cosa avaozssi tant'oltre, che giunse aJI' orecchie perfino del re de' Parti novella di lom, III. Udito siffatto accidente il satrapo di Babilonia, e preso il partito d'affogare in sul nascere il rio germoglio , anzich riuscisse a peggio , levate quante pi genti pot tra di Patti e di Babilonesi , usc sopra l01o improvviso con intendimento di soprapprenderli e romperli , primach ne arrivasse loro novella, che li mettesse in guardia di s , e postosi a campo (lintoroo al padule (4o) ~ ivi diede a'suoi un po' di riposo. ll d appresso, ch' era Sabbato, giorno di cessazione pe' Giudei da fatiche , pensandosi che i nimii non che a vesser eoraggio di levr;ll'glisi contro, allZi fattili senza contrasto prisioni di l trarrebbeglj

DELLE .UtTJCBIT' GI"UD~lCBB

incatenati , inooltravasi passo passo cort animo di precipitare loro addosso imp1ovviso. Or Asiueo se ne stava sedendo cogli alt1i, e avean tutti de-poste l' a.t'Uli al lor 68Jlco ; e d'improvviso " Compagni , .. disse , io sento un nibire non da cavalli alla pa,, stura , ma qual suole udirsi , quando hanno i ca., valieri sul dorso ; prciocch parmi s' oda .eziao.dio ., il sonar delle bri~lie ; io temo , che sopra di noi ., non vengano per sopraffarne i nimici~ Or via , n mova alcuno a spiarne la verit , e ce ne rechi ., acculata ncwella; e Dio voglia, ch'io diea il falso " Cos egli : e tosto alcuni si mossero per vedere._ quel ch' era in fatti ; e tornati in gran fretta recarono , non aver egli male congetturato del procedere degli iuimici ; " n voler quelli pi a lun;o soffrire in ., pace le vostre ingiurie. Noi siamo colti in mezzo ., ad inganno non alttimenti , che pecore ; tanta ., la moltitudine de' cavalli , che spingono contro di ., noi dalle patrie leggi obbligati a starcene oziosi , ... e per senza mani a difenderci .... Asi neo per :nou si volle tenere all'avviso dell' esplaratore intorno al che far convenisse in quell' occasione , ma pi , che non rendere coll' ozio loto lieti i nimici della l~t' m01te , uniforme alla legge credendo , attesa la necessit in cui era , farsi coraggio , e non osseivare .la legge medesima , morentlo se cos esa d' uopo , ma a costo degl' inimici, d di piglio egli stesso a\1' armi , e col suo esempio incoraggiti i suoi a fare alttettanto s' af.t'l'Ontano col ni.mico ; e m01line assai, perch trascuratamentf'l .ve[!.ivano quasi ~d affa1 gi cophiu:~Q , mettOQO sJi ttri iu volta.

tll. XTIJI. CAP. XJL

4f 9

IV. Giunse agli orecchi del re de' Parti la nuova

della battaglia : e amtPirato il coraggio dc' due fratelli bram di vederli , e parlare con essi : e manda

la pi fidata guardia 7 che s' abbia , dicendo lo1o


" il l'e Artabano, tuttoch maltrattato da voi pei
n
n

soperchi ~sati ne' suoi dominj , facendo ciel vostro valore pi conto , che del suo sdego , manda per n mezzo mio offerendovi la sua destra e alleanza , e vi concede sicurt e passaporto neUe sue terre ., pel desiderio, ch'egli ha d'acquistare la vostra amicizia lungi da ogni frode od inganno; anzi vi , pPOmette doni ed onori ; i quali per la possanza " di chi ve li fa potranno alla vostra presente bra" vura tornar vantaggiosi " Or A.sineo , quanto a a , riserbasi ad altro tempo l'andarvi ; e frattanto cg} spedisce il fratello Anileo acompagnato da quanti doni pot. Andvvi Anileo , e fu tostamente introdotto dinanzi al re. Artabano veggendo A.nileo venir solo il domand del percJi non avesse ancor aeco Asineo , e udito che per ti~ore non s' eta voluto allontanare dalle paludi , .giur per li patrii dei 7 che nop. mai farebbe alcun male a persone , che sotto la fede venivano a lui , e gliene diede per sicurezza la mano ; ch' il pi gran .segno , che diano i Barbari di quelle contrade per affidare , chi tratta con loJro. Perciocoh non mai , o che gli uni ingannino dopo aver porta la maao, o che gli altri diffidino , quando dalla perona , onde_ temono soperchlerie , 4lbbiano un pegno di tal certezza. V. Dopo ci A.rtabau.o manda Aqileo, perch i..

D'ELLE AKTICUIT A.' Gl11DA.ICIIZ

duca il fratello a venire. E faceva egli questo co1 animo, che il valor de' fratelli giudei fosse un Creut a tene:gli fedeli quelle satrapie , che o gi stavano per ribellarglisi , o pi prontamente il farebbono poi, s'egli uscisse iD campo eontro di loro <4> Perciocch ei temeva , che mentre terrebbelo questa guerra occupato a domare i ribelli , salisse troppo alto Asineo co' Babilonesi , e che all'udire il suo stato 1 o s' unisseo insieme a suo danno , o non giugne.ndo a tanto lo maltrattassero peggio che mai. Or questo il motivo si fu. di mandarlo per Asioeo, Anileo ebbe a' suoi voleri agevolmente il fratello col raccontargli ehe fece e tutti i cortesi tratti del re ,. e il giuramento , onde obblig la sua fede. Essi adunque iDcammioaronsi ad Artabano , il quale gli accolse coa gran piacere; e rimase stordito in mirare tanta n. l ore in cos piccioliuimo e a pl'ima vista spregevole coin' era Asineo , e da non farne caso venmo ; indi volto agli aJDici , egli mostra , disse , di avere un' anim.~ di gran lunga maggiore ( qualor confrontino ) ' ehe non il corpo ; e datolo tra i hiechieri a conQscere ad Abdagase suo ( 1 :a) generale di caQipo gliene palesa il nome ad nn tempo e il val or militare. Abdagase allora gli chiese licenza di poter eolla morte pigliar vendetta di tanti oltraggi 1 che costui avea fatti all' 'impero de'Parti ; ma ca no, ~ disse il re, J!.On fia mai , oh' w ti eonsenta tal facolt contra un uomo, che s' messo di. buona " fede nelle mie mani ' con questo di 80p1'appi' " ch'io ~i ho. Ior~-~- <\estr~? e 'mi sQnQ studiato

uomo ,

:t.hl. n'Ur. CAP. XU.


M>Ylt

4:al

di render] o certo di mia persona col giuramnto.

Se tu sei prode uomo e valeote , noa hai mestierid" un mio spergiuro: l'endia ptlr da te stesso le -. ingiuriefatte all'impero de'Pru-ti. Quando adunque egli torna a casa , tu puoi opprimerlo insidiosa.. DJente colle tue forze e senza saputa mia ,. La 01attina lppresso cbiatnato Asineo .. egli omai -") tempo ; disse , o garzone , he tu ne vada tra i _,, tuoi , n con una dimora pi1 lunga conduca per n forza gl' inaspriti miei capitani a far della tua ., persona uno scempio , senza ch' io il sappia. De ., posito nelle tue mani le terre babilonesi 1 perch, mediante la tua provvidenza , vadano sgombre dai n ladronecci , e sicure da ogui danno. Egli ben , giusto , che in contraccambio di quella fede incor., rotta, cb' io a te ho serbata, quando nOn di leg n gien affari trattavasi, ma dell!l tua stessa salvezza; ., . tu pur sii meco benigno e cortese " Cos\ disse ; e presentatolo il licenzi tostamente. Asineo giunto aelle sue terre pianta fortezze; e munisce le gi piantate ; onde in breve sali a grande potenza , e tale di'Venne , qual non fu altra persona giamtnai ; che da simili cominciamenti ardisse levarsi ad ammi Distrazione di governo. Lui onoravano que' generali de' Parli, ch'erano in quelle eontrade spediti ; con ciossiach poco loro sembrasse , e non pari al suo 1nerito quelr onore, che gli veniva da' :Babilonesi. Grande era il suo stato e potere ; e- ti da lui solo pendevano tu~ti gli affari della Mesopotamia ; e and .sempre crescendo pel corao di quindici anni la s~ prosperit.
~

tfslli

1 nnl&.liCD DELLB' &.NTJCJII'1'A.

VI. Or mentre trovavasi nel suo fime "lo statD de' due fratelli , s li cominciarono le traversie a soz. prendere, pet'Ch la virt, che li fece alir tant"aJto, per lor colpa -degener in _prepotnza, precipitati che furono per capriccio e licenza a viOlare Je patrie leggi. OTa venu~o governatore nelle :vicine contrade un parto , l' a1reva sepito fino col sua DJ.oglie 1 donna per osni ~onto merit~vole sopra l'altre di lode, ma singolarmente per l'ammirabile sua avve nenza. Di lei Anileo ft-atel d~ Asineo , or fosse che per ltrui relazione lo risapesse , ovveramente gli venisae veduta , divenne ad un tempo amante e nimico , tra pereh non isperava di giugi.ere in altra guisa ad afere la do~ma , se non prevalendosi della podest , che darebbegli il farla schiava , e perc1K ~superabil credeva la. sua passione. n dichiararsi pertanto nimico de' due fratelli. il mariio , e il cader egli tnorto in una zuffa , eh~ attaetssi tra loi'O , e }' esser la moglie del pover uomo ueciso sposata da Anileo fu una cusa sola. Noa senza per il' seguito di assai grandi disavventure per Atiileo insieme e AsineQ entr in loro casa la d&nna ;. anzi ftt loro di grave danno per la cagione , che sono per dire. :Mentre , mol'to il marito, condoHa era schiava la donna , ella nascose le statuette de' numi , cui col Jruu-ito per eostmnanza antichissima de' padri snoi venemva ( giacc'h usanza, comune di que' paeti si r averne in casa le immagini , e il seco portarlc andando in contrade .straniere ) , e con esso loro trasse col i riti patrii per ottorarli. Alla prima la

r.d. llvur. eu. xn. sua divozione verso ]oro non fu , che- pYivata. Ma appena si vide tolta per moglie ' che diedesi coll'uaate sue foggie e colle cerimonie praticate gi sotto il primo marito a far loro onore. I pi autorevoli amici pertnto de'due fratelli alla prima ripigliaro Asineo , elle operato non avesse giusta l' ebraiche 1:1sanze, n come alle leggi Io1"0 si convenin, me nando ' come avea fatto ' una . donna straniera ' e poco dell' osservanza de' sagrif!zj e delle patrie loro divozioni coraute. Ved egli adunque, che per so verchia brama di secondar gli appetiti non venga in grazia d' una frale belt a perdere il principato e il potere , che Iddio fino ad ora gli ha conceduto. Ma perciocch noa giovava pnnto il loro di1e , anzi un d' essi , eh 7 era sovra d' ogn' altro in graa pregio , colla magsiore franchezza , che us in parlare, gua aagnllsi ]lf. morte ' e in ~Ol!eado per quell' amor ' he portava aiJe leggi , preg dal cielo ad Anileo insieme c Asineo il gastigo , che al sU uccisor si doveva , e a tutti i compagni suoi per man di Dimiei una morte non dissimile dalla sua , a quelli , perch s' eran fatti autori d'iniquit , a questi , pe ch . non gli avevano :dato soccorso in occasione , che tanto soffriva per vendicare le leggi, essi sta'vano di mala voglia ; tutto per si pativano ricordandosi 1 t:he la felicit , a cui eran saliti ,. non d'altronde veniva loro , che dal potere Je' due fratelli. Ma udirono appena prestaisi culto agli dei venel'ati appo i Ptti , che pensando nbn dve~si pii! sosteaere l' insolente adontar , che Alilleo faceva 1e leggi,

DELLE dTICRIT.A' GIUDAICRS

venuti a pi insieme innanzi ad Aaineo gi. sehi~ mazzavano C()nbo Anileo, dicendo eHel'~ b~:o. ragione , che se non aveva prima conosciuto. il auo meglio , ora almeno tornasse indietro il gi f"atto , anzich la sua colpa riuscisse a .rovina di lui e di tutti i ~ul)i : le nozze non essersi celebrate n eol loro onsenso, .n con quel delle leggi loro proprie, e il culto praticato gi dalla clonna oltraggiare quel Dio , ch'essi. onorano. A&ineo conosceva egli ancora, che il fa1l d~ suo fratello ed era al pl'Csente , e in avvenire sarebbe cagione..di molti g\lai ; pur dandoai vinto all' amor del cngiunto , e credendolo degno di scusa , quasi le forze del reo appe~to., che il sipareggiava , fosseto troppo maggiori , se ne stava in silenzio. Ma. conciossiach vie pi andava ogni giorno crescendo il cQDcorso 'l e maggiori fac.evaqsi gli schiam~zi, 6nalmen~ s'induce a parlarne al fratello , e lo sgrida dgli errot gi commeasi. 7 e il conforta a 1imabersene per l' avveni:re ritornapdo la giovane a' suoi parenti. Nulla per conchiusero le sue .parole : e la donna avvedulasi del . bisbiglio , ,che pr cagione di lei si. moveva :dal pop~lo , e temendo non fors~ ~leo per. r amore '. che le. por ta11a , dovesse incorrere in qualche .disavventura, porro nelle vivande ad Asineo il veleno toglie a pover uomo di vita, e & libera da .ogni paura, di tenuto arbitro del suo. destino avvenire. colui , che l' amava perdutamente. , VII. Intanto .Anileo tro'vatos . oggimai aoio in sul trono m.eo.a l' esercilo . sopr~ . le . terre di Mitridate ,

1.18. :X\fJIJ. C~P. DI.

priiDo barone fra' Parti , e genero del re Artabano , posele tutte a sacco. Molti furo i denari che vi trov, molto il bestiame, e molte quell' altre cose, che a chi le possiede giovan non poco a vivere fe licemente. .Mitridate, che per ventura trovavasi in que~ contorni , udita la presa delle sue terre , pieno di mal talento , perch~ Anileo prima d' essere pt:o vocato da lui e senza riguardo al presente suo stato aveva P-gli dato comnciamento alle ostilit, radunato qnel pi che pot di soldati a cavallo e di gente in et buona all' armi uscl inconbo ad Anileo per ve nire co' suoi alle mani; e pervenuto a certo suo bmgo qui soprastette , volendo il d appresso attac .. eare il nimico , per essere quello giorno di Sabbato da' Giudei fsteggiato colla cessazione dalle fatiche. Ma Anile.o risapute coteste cose da uno straniero di uazion siro , e abitatore d' un altro bo1go , che a parte a parte gli scopr ogni cosa con esso il Juo .. go, ove Mitridate ane.bbe cenato, dato incontanente lll8ngiare a'suoi mosse il campo di nottetempo vo lendo gettarsi addosso a' Parti , anzich risapessero. ci che fare voleva ; e in aulla quarta vigilia avven tatosi sopra loro , altri, che ancot dormivano, ne eide , altri mette in vlta ; e preso vivo Mitridate aeco il condusse ignudo sopl'a un giumento. villania tenut appo i Parti per la maggiore del mondo~ Indi menatolo ill tal portamento entro un bosco , e spi gnendolo i. suoi ainici a levarlo dei mondo , egli , ch'era .d'avviso opposto, li fece avvduti, che nom era ben fatto 1Keidere un uomo della pci.ma nobllt

.f~6

'

bBLLE' ANTJCHITA' GIUbi.ICUE

}>rcsso i l'arti , e stimato assai pi per le nozze, onde s'era imparentato col re. Quanto aveva sofferto finora, tutto essere comportabile; perch quantunque Mittidate sia offeso, pure se gli si doni in IJI"azia la vita, t gli si l"cordeJ del favore in vantaggio di. chi gli ha fatto co tal benefizio : dove se gl' intravviene qualche itreparabil sinistro , . il re non 6a pago 7 se non quando de'Giudei babilonesi abbia fatto grande macello; <~ui J"agion vuole, che lor si risparm~- e per 1' atteguenze che han seco ' e perch in caso di qpalche rotta non ci sarebbe pi luogo a ricovero 7 avendo esso un popolo al s110 servizio , eh' era la giovent pi robusta di que'paesi. Cos egli pensava e cos egli disse nell' assemblea ; f~ ascoltato , e si rimand libero Mitridate. Uscito ch' ei fa. di prigione, la moglie dicevagli' villani:, perch tutto genero fosse del re , pur non movevasi , -poco curante eli \'endicarsi de' torti a lui fatti , e contento di vivere con in ftonte il marchio di schiavo de' Giudei. .. Ors adunque o ricalca il cammin del valore, o io , ti gi~ro per gli dei del reale mio padre, che rom , perassi quel vincolo, che mi ti unisee .in isposa " Mitridate alla fine non potendo per l'una parte reg gere al pe$0 de' quotidiani :rimprover~ , e temendo per l' alba , che l' animo della donna grandioso e it'litato non l tirasse a un divorzio , bench a mal cuore e for.zatmente , t' leva di quanta pi gente pot, e mosse indi campo, gi persuaso ancor egli, che non era da sostenersi la vita ; allor quando Parto d' origine foase da nimici giudei superato.

LD.

nm.

cA.P. xn.

VIII. Anileo , udito , che Mitridate avvacanavasi con grand'oste, disono'rata cosa credendo il fermarsi i:n mezzo a' paduli e non uscir francamente incontr al nimico , e sperando da quel fatto la medesima felicit di su:'<:esso , onde innanzi veva malco~i i nimi~i , e da' suoi pi ahezzi a operat con ardire l' usata franchezza , trllsse fuori le truppe. Gran cjuan6t ;di persone oltre l' esercito ; ch' esso 1\veva , gli s' erano aggiunti ,. coone 'se andassero senza . fallo a rubare l'altrui , e dovessero un'altra volta col solo aspetto sbalordir gl' inimici. Ma innoltratisi ap pena no'tan:ra stdj , sentironri 'ra per lo luogo che quello era scarsissimo d' acque , e per l' ora , in cui eol si bovarono del mezzogiorno, oppress~ da sete; e Mitridate comparso impromso si gett lro addosso , che si rnorivan di sete , e per ci stesso e pel ealdo ddla stagiorre non potevan pil) Teggere stt l'armi. Vergognosa pertanto si fu la rotta, in che fugprono qne' d' Anileo , siccome assaliti gi stanchi da gente fres<!a, e grande 'la strage che ae ne fece , e molte le mi~iaja di uoonini , che vi fur morti. Anileo e quant'altri erau ristretti d'intorno a lui rifuggironsi alla disperata etl.tl'o' ra selva; dando con ci ~ Mitridate il piacere della vittoria. Intanto s' affofr intorno ad A.:rrileu un' inftnita moltitudine di malvi\l'enti' ~ che per desiderio' d' un qulllche presente sollievo nulfa turavano la lor vita. Col guadagno di questi si rimpiazz il numero d'egli estinti; non eran per , attesa la loro imperizia, da paragonare in niun conto ai perduti. Ci non ostante egli

si

4s8 DBLJ.B d'l'ICBITA.' 8111DUCJIB aen va con. costoro corre._do le terre babiloaeii ; e tutto w.an~ a soqqu.~ la violenza e il f11r0r d'A aileo. Allora i Babilenesi con qJlaDti bonvansi ia quelJa guerra mandan diceado a' Giudei . di Neerda 1 che sia dato loro in po~re Ani~eo ; e percioc:c:h~ non volle_ro acconsentire a ques"- domanda , . u , se avesser voluto metterlo lor nelle DiaJli ,. non lo avrebbon potuto , quegli invitllvangli a far la pace; questi rispondono, che dal canto loro sono hramoa di strigrier pace , e mandano co'. BabiloJJ.esi pmoue, che ne trattino con Anileo ... Ma i Babaonesi , . che per ispie sapevano ogni cosa ' udito . ll luogo J OfD stava accampato Anileo , d' hnprovviso e di nottetempo lanciatisi loro addosso , ch' eraD. sepolti nel vino e nel sonno, ne uccisero impunitamente quanti pararonsi loro inn"nzi , e,. tra essi au.cora Anileo. IX. Sgo~ri i Babilones~ dal timor d' Anileo (che ra un argine cont~;a l' odio , cb' essi portavano ai Giud.ei, co' quali att~sa la contrariet della )e{p aempr' erano stati. in rotblra , e qual di loro aveu pi. ardire , ~ttaccava .il primo la parte opposta) 1 levatisi allor finalmente dinan~ i se,guaci d' Anileo' ai scaglim:ono . ~op~;a . i Giudei. Questi portaado ci mala vogli~ le . aopercbi:erie de' Babilon~i , Jiacchi n potenno contrapporsi a fr~nte scoperta , n P'" rea lor sot'feribile lo star con essi , passaro in Seo leucia citt la pi celebre di que' cntorni , fondata gi ~ Seleuco Nicanore. Essa. ~ abitata . da molti Macedoni, da moltissi~ Greci, e ~ non pochi S~ eziandio , che aon miati tra loro. Quivi adunque '

J.i:B. XVIII. C!P. Xli.

429

Giudei si ricolgono , e per cinqu' anni vi stettero e enza noja o disturbo. L" anno sesto dpo la prima disgrazia furono in Babilonia ~disertati daJia pestilen.: za , e si fecero nuove trasmigrazioni eli 'quella citt; e pereh si portarb' in Seleucia, furono colti da una maggiore sventura per la cagione, che so n per dire. X. I Gteci in Seleucia e. i Siri vivono per lo pi in discordia e rottura ; rimangono per al di sopra i Greci. Or quando divennero loro concittadini i Giudei, vincitori restarono. i Siri,: petch spalleggiati da' Giudei , uomini- e ne' perioli coraggiosi , e assai facili a interporsi -di guerre. I' Greci. usciti malconci di quel tumulto , veggendo che l'unico mezzo di ricoverare l' antico stato si era il rompere l' union de' Giudei e de' Siri , si ripartirono ognun di loro il carico di trattar con que' Siri, che prima del fatto avevano avuto intrinsichezza con seco , obbligandosi a far con essi pace e amicizia. I Siri vi si condussero di buon grado. Si tennero adunque dall' una banda e dall' altra parecchi trattati , e pet opera di personaggi primarj da ambe le parti fu in breve conchiuaa la riconciliazione ; e 'accordatisi tutti nel sentimento medesimo s'avvisarono, ch'altro segno migliore dar non potevansi scambievolmente della loro benivoglienza , che l' odio contro i Giudei ; onde usciti improvvisamente sopra di loro n~ uccidono oltre a cinquanta migliaja ; e perironci tutti , 11alvo alcuni pochi , i quali per piet degli amici o vicini , che loro il concessero , si salvarono colla fusa. Diede loro l'cov.ero Ctesifonte citt grecbesca_,

43o

D'&LLB !l'fTICHIT&' GIVD!ICBB LR. ~~~~. C!P. Xlf.

e ituata presso a Seleucia, o ve e. sverna il re tutti gli anni, e si tiene riposta la w.aggior parte de' suoi carriaggi. Anche quelli per , che avevanci ferma stanza, non ermo punto lasciati in pace, curando poco que'di Seleucia l'onor: del re (43). Quindi tutti i Giudei, che col si trovavano , fuggirono .da Ba~ bilonia a Seleucia : perciocch quanti Siri abitavano in quelle contrade, tutti s'univano co' Seleucesi a 1traziare i Giu,dei. l pi adunque si ritiraro. in Neerda e in Nisibi , assicur~do nella fortezza di quelle citt la lor .vita;' al ebe saggiugneva, che gli abitanti erau gente battaglieresca. . Questi sono gli avvenimenti , che a' Giudei s' appadeDgono.

Pnnl IBL TOKO QVi.B'I'O.

NOTE
DEI. LIBRO DECIMOQUARTO

CoiiPRE!IIIlE la storia di 3:a anni . . () Correvano gli anur di Roma 68, giusta il Sigonio e il 63 avanti G. C. ~:a) .Goeo Pompeo Magno , compiuta la gnerra c1111 Mitridate soggettb eziandio i Giudei. Fior. Epit. l. 101. (3) Quest'era l' inchiesta d' Ircano. (4) Que&la la domanda d' Aristobolo. (:alt) Cio , secondo cb' io penso , cinquemila di quelle moneLli attiche, cbo si chiamavano aurei , equivalenti Oi!Runo 11l peso di due dramme allicbe , e di due denari romani. (3) Perch, come dice l' UsAerio, q11esto era probabilmente un' offta da Alessandro padre d' AriAtobolo appesa nel 'fempio dal figlio mandata in dono a Pompeu. t5) Due ciua tra il Libano e l' Antilibano. (6) Ciu nella Batauea di la dal Giordano. (41 Il qual tempio era piantato 111 un colle, che con le sue falde terminava nella gi deua valle. (7) Il secoud' anno di deLla olimpiade , cb' era l' aooo del moado 3g43 , di .Roma 687 avanti G. C. 97 , secondo i sopraccitali c:rouologi. (8) l)ui ebbe fioe il pacifico regno degli Assamonei , ohe reSMII' il rooti6cato e la repubblica degli Ebrei 1~ a-i eontinui da tatia lino a' tempi d'Erode il grande, come ha il aotu Auteua 11\11 ca11 ~o~himo , parasr. 4 veuo il fiue ~i f{Uetlo l~o .

c)

M-

kOTE
(g) _,\ CIIi I.Oet' la Siria e la . Giodea da soveraare . dopo il . c:ousolato, (ao) Il Triumviro indi ad aleoui auui. (11) Coudottovi dlll'graaa denajo profferlogli da Toloauneo, c fu il penultimo di tal uomo, e eogoomioavasi Aulete. In suo 11111 avevano gri Kgiaiaui eletto Arehelao. Ecco le parole di Lir Epit. aoS. A Gabi.niu~ Yroco. Ptolern~~~urn reduzit i1~ lfesrw Jfi:sypli, oieclo Atchelao, quem aibi lf.,getn alcif'erat etc. (u) Marco Licioio Cra&&o, famoso 1er la sconlitl.a ayuta da Parli , ove mori col figliuolo. Questa sua apediaieue ayye-e ~ aau.i di Roma 6y6, del moudo 3g5'1 avau!i G. C. 48 ( 31 Cie miue d' oro ; le quali so souo ebraiche fanno tre .. lenti d' oro ebraici, ed equivaJsouo iu tollo a quattrocento oLLomila oltoceoto paoli, dando a ci.. &cuoa mioa col padre Calmet il valoct di se cento ottantuna lira, sul di sei, denari otto di moneta franceit: che se sono auiche fanno cinque tai&Pti artici winori , o sia trt tal emi , e tre qarti atlici malgiori , e 10ro trecentu quarautaor'a aecento &ts~anraselle paoli, soldi ui, denari otto valutaado col inedesimo p, ealmel la miua attica&&, lire, soldi dea. 3,c due leni di danaro rlella moneta gi deua. ' (4) Cro dand ad osni libbra 24 sicli d'oro; giacch la caiu d'oro ebraica ~aie 6o aicli d'oro. ( 5) Quegli che poscia eongiu, contro Ce&are. (r6) lnturno agli anui di Rom. 701 0 e del mondo 3g'i?, e 4l avauti G. C. (5) Lt/elli 11aUU'a est, Ul corpol'f.J no11 sintU computrucere. Plia. la<or. l'iat. ~ al. {17) Agli anni di Roma 7ol.

.s.

(6) ,6o).o~ICiu.

( 8) Prcnincia dell' Egitto rapprei8Ptaote la figura del delta

(lfttl

A, cio d' un triangolo ; la cui bau bagnata dal Mediterraaaeo 1 t


i la d formati vengono dai due maggiori canali del N ilo. (19' Questi due d~creti l'un de' Romani, l'altro degli !leaiai appartengono a' tempi d' lrcano avo di que&Lo. Ved. Pel8v. tJod. u,;,. Par. 2, lib. ao, cap. 56, S 3. . 1,) Cinquaol8mila ~fvnr ha il testo. La mooeta nomata ~,.,;,
era comune a'Romani e agli Ateniesi. L'ateniese valeu due draaame OI&& dugento VeDUaei paoli UU:trca l Ja rOID&Ila poi' T&icn da:

DEL X.mR'O DECIM:OQtl.lRTO

433

-amme e mezzo; onde il ):;P"":;;, romano equivale a dugento ottan'tadue paoli e, mezzo io circa. Per _la voce ;t;~vlfMr io l'ho rentlutll

<lobbla; bench &aria stato meglio, quaatunque aucor 11oco, il dire dobblooi. (2o) Nome di mese pres~o i Ccninti corrispondente al Boedromione .ateuiese", e da Rulno intapretato per luglio; beoch altri voglia , ebe il Boed_romione rispondii all' agosto io parte , e iu parte al settembre. mese ancor de' Mamedoni, e d' Siro-Macedoni. {2 I, .Nome di mese risponderlle parte al nostro marzo , e parte all'aprile. (22) rp;.J101 Magistrato supremo in Atene , che sedeva ne'p~imi

posti , e non durava che sette giorni , ed era composto di dieci persone. (8 ... ) Leggi adunque, F~liuol di Simone. (9'"1 Il 8inedrio; di cui vedi Calm. Dfct. Sanledr (23) Agli anni ,di Roma giusta il Sigonio 704 , e giusta il Middleton Vit. Cic. T. 3, pag. 16S, 707 esscudo consoli secondo P uno e l'altro autore, G. Giulio Cesare per la terza volta, e M. Emilio Lepido. (24) Celebri Pompejani, che assistiti da Giuba re della Mauritania teneva n l' Affrica per la fazion pompejana. (2a) Cio de' decreti romani. (:~6) Perch l'era stato ancor l'anno innanzi; e crello M. EmiliG Lepido allora pretore io Roma. Questo editto fu formato prima che Giulio Cesare andasse in Affrica. (~ Ecco U decreto, cbe por si donva al cap. 16, paragr. r. ,11 che vuolsi attribuire a negligenaa di qualche copista , che per la &imilibldine de' due Ircani ha posto col i decreti , che appartenevano al primo lrcano , e quello che apparteneva al seconde l' ba qui trasportato cogli altri. (:aS Due gran vaUi o l>iiKlure sonGTi nella Palestina cos ohiamate. L'una ai parte dal 111are di Tiberiade, e f! aceude Juugo il Giordaao fino alla punta meridiooalfl del mar Salsissimo da settentriune a mezzod per lo spaaio di 1So miglia in luuso , e 15 in largo. L' altra che muovesi da orieu'e a ponente , comincia da Seitopoli situata sopra il Giordano e termina appi del monta Carmelo, clu: sor~:e presso al Mediterraneo , per 75 miglia i11 luughezza.

r ..

FL.A.'f'IO 1

tomo

IY.

NOTE
(29) Lidda o &ia Dio&poli ciu au.lla via che conduce da Gen aalemme a Cesarea di Filippo presso le fonti del Giordano , d dodici in quindici miglia lon!Jina da Giop1,e, che ha a ponente. (3o) Qui comincia nell'antiche edizioni nn' ampia la~;una supplib dall'erudito Gronovio: che trU6ela da' manoscritti. Coanncia dali, parole. " lo qru m1 reco " e termina all' altre " econd.o q.-t.i " (3r) Che fu il sopraddetto Aleuandro. (3:~) L. Cornelio Lentulo Crus fu console agli anni di 1\oQ:la. :701 con G. Claudio Marcello l'anno innanzi, che G. Giulio Ces.anr fosse da M. Emilio Lepido creato dittatore la prima volta ciuqut anni prima del consolato di Oolabella. e d' Antonio. (33j Quivi un' altra laguna si trova supplta nelle moderne edizioni del sopraccitalu Gronovio; ma poich non contiene a\tt:o., che wra filu stucchevole di decreti , io differisco a poda o.:ll' ultima nola di questo labro. (34) L. Mruco insieme con Q. Crispo cedettero le loro armate Cassio , quando venne in Siria dopo l' uccisione di G. Gesare, pa governare a dispetto d' Antonio e di Dolabella quella provincia, come si vede. dalla lettera di Cassio Proconsole a Cicerone. Ep. atl Fam. 12. 1:1. La Siria fu la provincia assegnatagli gi da G. Ceaare; ma contrastatagli , dopo la morte del medesimo Cesare , da Dulabella , che la voleva per se. Ond' egli si accinse a conquistan per for1a ci che di ragione gli si veniva. In Apamea poi stan riuchiu&o Cecilio Basso. (rS) Il testo ha i ..~ raAAIr-; ma aon tanto affini queate \l&rolt

coll' altre ior' baAIr ~ che non mi posso partire da ci, che acrive Svetonio io Aug. , cio Pa,titi4 po6l 11ctoriarn officiU , , _ A11tnniu Oritmterr' ordiruuulum iP-e ( ..4111JUSUU ) lltJUI'IUIM ;.. lt.aliam 'educetulo . . . . 'ecepiuet etc. (lS) Famosa giit pe' Giganti. (3?) Abilatori dell' iaola e della citt d' Arado peata allato della Fenrcia, rimpeLLo ad Antarado citt in terra ferma. (38) Sobborgo della metropoli della Siria Antiochia lontano per dalla citt cinque miglia incirca. (39) Erode cio e Fasaelo. C4o) Tetrarca val principe d una quarta parte di regno o provincie : principe assolulo &enza per nome n insegne di re ; quetll Yoce per aon si vuoi preadere ~eJJJpre aello r.tretLo &IlO &eDM;

DEL LIBRO DECIMOQUARTO

435

?oichb alle volte si dato il nome di tetrarca , a chi avea la ~net .. o la terza parte d'un regno. Ora siamo nel caso.. ( 1 o ) Ossia P anno secondo della venuta d' Antonio nell' Asia. ( 1 :r *) Cio liberi ; perch la pi ;parte dell' armate parti che era composta di gente schiava. (41) Cio Ircano e Fasaelo. (12*.) Alessandra, di cui lungamente si tratta ael lib. r5 di quest' opera. (42) Castello della trib di Giuda , occidentale rispettivamente al mar morto, e orientale a Gerusalemm. Egli era posto tll un' alta rqpe e scoscesa, ove appena potea poggiarsi. (43) Coraggio da Stoico; s non un particolare impulso divino, che il metta io cuore ad altrui .. (41) Della gente Sempronia, e Messala della gente Valeria. ( 45) Agli anni di Roma 710 , in coi cade il secondo anno dell' olimpiade I8i. (46) Ved. la not. 47 del lih. 1 delJa Guerra Giudaica . (47) Distrutto giada Gabinio. Vedi pi innanzi del cap. Io il paragr ::~. (48) G. ~osio, che fu console l'anno 718 di Roma giusta il 8igonio. (49) O Semeconite, che appartenen alla Galilea superiore o di Tiheriade, ed all'inferiore. (5o) O ve a' era cenato. (51) All'anno di Roma 713, che cade nell'anno primo lell'olimpiade t85 , alla met dell'anno terzo d'Erode. (52) Ecco la serie dei decreti da me promessa alla nota 33 e fino a qui differita , perchb non trova~tdosi che nelle moderne edi:r.ioni , io non ho voluto nojar con quella il mio leggitore. I. Decreto dei Delj. " Sotto il governo di Beoto al ventesimo di " d'aprile risposta de' pretori. l\{arco Pisone legato mentre trova,, vasi nella nostra citt , e pre~edeva alle leve della mili:r.ia , chia, mati a se noi e pi altri cittadini ordin , che se v' erano Giudei , cittadini romani non fossero molestati in riguardo della miliz;ia a ,. mercecch il console Cornelio Lento! o per amore di reli8ione ha ., dal militare esentati i Giudei ; per vi coovi11ne ubbidire al pre., tore " Altrettanto decretaron di n"oi oncora i Sardiani. 11. "G. Fannio figliuol di Gajo, generale, console, amagistral.i

l.'tOTE

,. di Coo, aalute. Vo' che sappiate essere a me venuti gli a..nba , aciadori de' Giudei domaodaudo d' aere i decreti fatti a pro lan , dal Senato, l decreti si 11000 posLi qui sotto. lo iutendo, cbe "'" , tralliate l>ene questi uomini giuta il voler del Scuato e procae" ciate , che sieno con sicureoza pel vostro paese fatti condurre nel. loro. 111. " L. Leotulo console dice. Per motivo di religione io ho , licenaiati que' cittadini romani di professione giudei, cbe mi parn ., facessero le fUJ&aioni aagre e regessersi giodaicameo.te i a Efeso. " Questo si fece al diciannove d i aettemlue. IV. " L. Antonio figliuol di Marco vice-questore, e vice-pl'Clore , ai capi , al Senato e al Popolo de' Sardian i sal n te. l Giudei , ciuadini nostri venuti a me dimostrarono, eh' esai fino ab antiC<> , son uai di tenere ttna ntduoanaa lor propria secondo le paUie , lggi , ed banno un luogo particolare , ove decidon gli affari e le , sc~tmbievoli !or differenze; ed avendomi essi pregato , che lor lia , lecito di ci fare , a me piaciuto che sieno lor coo.aenati c , perme11i lfueati diriLLi. V. " M. Publio figliuol di Spurio 1 e M. figliuol di Marco, c L. figliuol di Pubtio dicono. Venuti noi innanai al proco!UO\e " Lent~lo lo abbiamo informato di quanto Dositeo figliuolo di Ct" patride alessandrino tratt , cio che i dtllldini romaui 5\clei " soliti a celebrare !e funzioni sagre giudaiche sieno da lui , .., COSI , a lui piace , per amore di religion licenziati ; e \icellZilli di fat " ai diciaunove di aettembre. VI. " Al mese di luglio, IOLlo il coneolato di L. Lentulo e G. " Marcello. Furon presenti a.llo scritto T. Ampio figliuol di 'filO h Balbo della trib Oraaia Legato , T. Tongio della CrosLilmioa. " Q. Resio figliuol di Quinto, T. Pompeo figliuol di Tito Cor " nelio L'lngiou, G. Servilio figliuol di Gajo della TueuliM " Br.acco tribun di &oldaLi 1 P. Cinsi o figliuol di Publio della Ve" turia Gallo 1 G. Teoaio figliuol di Gajo dell' Emilia tribun di " aoldati, S. Attilio figliuol di Sesto dell' Esqnilina Serrano, G. " Pompeo figliuol di Oajo della Sabatina, Tito Ampio fisliuol di ., Tito Meuaudro, P. Servilio figliuol dlPublio Strabone, L. Paccit " fialiuol di Lucio della Collina Capitoue. A Furio figliuolo d'A~ " 'Ierzo, Appio Mena. P~esenti que&ti Lentulo pubblic il d&creto. Per amore di relisiono sedendo nel miQ. tribunale bo e&eutali

DEL LIBRO DECIMOQUARTO

dalla miliaia que' cittadini romani giudei, clie osarono le sagre "' i"on:&ioni giudaiche io Efeso. V Il. c l capi de' Laodicesi a G. Rabillio figliuol di Gajo console, n -Iute. Soeipatro a.mhasciadore d' Ircaoo sommo Pontefice ne rec ,, .... sua lettera , nella quale ci dava parte d'alcuni venuti a nome " d' l reano pontefice d ..' Giudei , che t>ortavano lettere scritte a pro , deiJa ~oro mozione ; che a' Giudei fo~se lecito di celebrare i sah.,, ha ti e tnl te l' altre solennit giusta il patrio rito , n persona desse lor noja per questo , merc d eli' alleanza e amicizia , che " hanno con voi , n alcuno facesse lor torto ; perciocch al con,, .trBPfl'1r.N eha fero a te i Tralliani disapprovando i decreti a loro ,., vantaggio , ordinasti , che fossero appun!o eseguiti cos , e che ., lrcano ti aveva pregato di scriverei queste cose a loro attenentisi. " Nei dunque se~uendo i tuoi ordini e accettamQlo ha letter11 che .ci " fu recata, e P abbiamo riposta tra le pubbliche nostre acrittore, e ,. intorno all'altre cose , di cui ci ha acritto, noi adopreremo io. ,. maniera , che non ci abbia lamento. VIII. " P. Servjlio figliuol di Puhlio Gaiba procooaole, a' ma" gistrati , al ~te , .ed al Popolo de' Mileaj , salute. Pritaoe " fisliuol d' Ermete ciuadio vostro venuto a me, ehe teneva puh" blica radanaoza io Tralle mi disse, che voi noo trattate i Giudei. " com' nostra intenzione, e impedite loro la celehraaione de' nb., bati e l'altre loro funzioni sagre, e l' ammini&tr;~..ioo delle rendite , conforme alle lor costumanze , e ch' esso ne ha fatto il decreto , secondo le leggi. Voglio adunque che voi sappiate, ch'io, udite , le ragioni dall' una parte e dall'altra, ho deciso, che voi non , dobbiate impedire a' Giudei l'oso de' loro riti. JX. Decreto de' Pergameni. " Governando Cratippo, .al primo , del mese Desio (giugno), Decreto de' pretori. Dappoich i Romani " seguendo gli eaempj de' lor maggiori iucootrau pericoli per la " comun sicurezza di tutti gli uomini , e si studiano di procacciare ., a' loro alleati ed amici felicita e stabil pace , avendo la oazioo " de' Giudei e il pont!lfice Jrcaoo spediti a loro gli amhasciadori tt Stratooe figliuol di Teodoto Apollonio figliuol d' Alessandro , " Enea figliuolo d' Antipatro, Ariatobolo figliuol d' Aminta , e So:" sipatro figliuol di Filippo onesti e valeot' nomini , ehe a parte .11 " parte eapo1ero le lor domande, il Senato form no decreto intorno " a ci, di che nevano ra1ionato , cio che il re Aotioco -ligliuel
r,

438

NOTE

,. d' Antioco non di~Lurhi i Giudei alleali de' Romani, ~!be restitn31 ., presidj , e porti e paeee e quant' altra ave&&8 lor tolto , e d , essi possano da' lor porti levar quel che vogliono-, n Teraoo , sia re sia popolo , levi senza gabelle nessuna cosa dalle terre dt , Giudt>i u da' loro 1\orti , salvo il sol Tolommeo re des\i Al_. ,. tlrini per essere alleato nostro ed amico: di pi che aia cacciau , da Gioppe il presidio, siccome essi han domandato ; e L. Peuio , un de' nostri &llnatori u9mo onesto e dabbene ha ol'dinato , d>< , noi provvedessimo che cos f>sseru queste cose esguite .. come le ,. decret il Senato e procurassimo agli ambasciadori un sicuro ri" toru> alle case loro. Oltre a queste ammesao abbiaaa nel Seaa111 , e nella nostra aduuanu Teodoro e ricevuta da lui la lett.en col , decret> del Senat> , poich egli ebbe m>&trata la vii'L e magna" nimilll. d' lrcano, e la beneficenza sua vers> Lulli in universale, , e iu particolare verso chi ~:~e veniva a lui, e riponeonmo le leUeR n ne' pubblici nostri archivj , e decret11mmo siccome alleati cht , siam de' R>maui, di far pe' Giudei lutto quello, che &ia possibile , giusta il _decreto del Senato. Teodoro inoltre portatol' della leuen " preg i nostri pretori , che a lrcano una copia mandaNero del " decret> e con essa ambaaciadori , che lo .cerlificasaero della bai" vnglienza del nostro pop>lo verso lui , e lo c>nfortassero a man" tenere ed accrescere la sua amicizia con n>i e a farci a lena nuo"' , favore , sicur> , che ne ricever il dchiL> contraccambi<>, e mo., m>re che fin da' tempi d'Abramo padre di tuLLi gli Ebrei i nostri ., magr;i>ri fur>no loro amici , sicc>me trovato abbiamo nes\i aui ,, pubblici. :X. Decreto drgli .A.Iicarnassei. .. Essendo ISilcerdote MllllllOIIC , figliuol d' Orestide, e per adozione d' Evonim> al mese d' Anle,. steri>ne '( novembre) . decret il Popolo a persuasiooe eli ,, Marco Alessandro. Dappoich in ogni temp> ci stata a cuore ,, la piet verso Dio e la religi>ne seguendo l' esempi<> del P'JPOI ,, romano benefatt>re di tutti gli uomini, e mirando a ci, ch'eao scrisse a questa citta intorno all'amicizia e alleanza co' Giodti, , cio che sia loro permesso di afferire a Dio sagrifizj e di celebrar ., le consuete solennit e radunanze, abhiam decreta t<>, che a qui ., Giudei, sian uomini siao d>nne, che vogliono e celebrare il wt bato > o compier le sagre -funziol}i giusta le leggi giudaiche, t ~ fare oraiione rivolti "al mare secondo il patrio rito , se a\c1111o

nEL LIBRO DECIMOQUARTO

,.,. governatore o privato metter imredimento, sia questi soggetto a ~ un'ammenda pecuniaria, da shorsarsi alla ciu. Xl. Decrct<l de' Sardiani. " Cos ha deciso il Senato e il Popolo ,. a persuasione de' pretori. Poich i cittadini Giudei abitan\i fra noi in citt , che molti e grandi favori hanno sempre dal popolo ricevuti, ora altfes presentati si al Senato ed al Popolo han chie. sto che siccome fuono dal popol romano tornati alle loro leggi e ia libert, cosi potessero giusta i Ior riti adunarsi, n noi vo lessimo lor contrastarlo , e fosse loro eziandio dato un luogo , ,, ove iosem raccogliendosi colle mogli e co' figli facessero a Dio ,, l e consuete preghiere , e i sagrifzi legali , il Senato ed il Popolo ,, ha determinato , cbe si permetta loro di poter radunati ne' di. , , prefissi far quanto vogliono le l or leggi ; che quel luogo i pretori ,, assegnino da fabbricarli e abitarsi da loro , cui essi siudicherall pi opportuno ; e che i soprantendenti alle piazze provveggano .. ~' che s_ia loro somministrato eziando il bisognevole per lo vitto. XII. Decreto degli Efesj. " Governando Menofilo , al primo di ,, d' Artemisia ( mag@"io ) il popolo ha determinato cosi. :Nicanore figliuol d' Eufemo disse, a persuasion de' pretori. Poich a' Gin dei ., per ricorso da loro fatto a M. Giulio Pompeo figliuolo di Bruto ., proconsole , che potessero festeggiare il sabbato , e reggerai iu ogni cosa secondo i patrii loro riti , senzach alcuno poneasm ,, impedimento, il pretore lo ha concesso, piaciuto al Senato ed , al Popolo in cosa spellante a' Romani che niuno aia impedito , nell' o~~&ervanza del sabhato , n costretto ad ammeada , ao~:i lor ,, si consenta di far quanto esigono le lor leggi ., Xlii. Di tali editti ec. con quel che segue al numero 15.

NOTE DEJ... LIBRO DECIMOQUINTO


() Contiene la storia d'anni r8. (1) Vedi nel lib. antecedente il cap. 17, paragr. 3. (2) Il coppiere del re de Parti. (3) Per essergli atati mozzi gli orecchi. V ed. al lib. anteced. o;ap. 25.

~~-

~MZ

(4) Percb/l in quet' anno appudto, 1uando- fu fauo trotrtefi~ .. non passava i diciassett' anni d'et. (5) Ved. lib. 12, cap. 6, paragr. r. (2) Cio~! Antonio. (6) Cill d'Erode e di Salome fratelli. (7) Cio di poter far fronte at nimico e tenerglist cODtro-. (3*) Ovvero &Dt!f>li, che nle il medeaime. (4) Mi tengo alla lnioue comune det orpAS.e'i,.

(8) La quale avvenne agli anni <lei mondo 3973, av. G. C. 27 .-

1' anno bltaYo del r~Jo d'Erode. (5'') Cio cn Augusto, a cui gli fa "Yolgere le paroltt. (6) La preposizione ds l'ho renduta verso ; perch~ Cesare iDcamminato alla volta d'Egitto prima and nella Siria come Tedrasi pi sotto ; ed F.rode oo11 accompagnllo, che fin nella Siria. fg) Pi mogli ehhe Erode secondo il costume d'allora al med&aimo tempo. Vedi il lih. 17 cap. 1, paragr. ult. ( 10) Antonio sconfitto ad Ar.zio era fuggito in Alessandria on assetliaro da sare si di la morte di per se. ( u) In quanto chi ba in mano quelle fortezze pu di l impedire 1' n so del Tempio. (r~) Oi stlrpe Assamonei. (t3) 0u,c&II._.} suo11atori da Eeatro; dalla voce .9-ufChul, che

c..

"Val prdpito scen1.1 , ec. (1q) Val olire anzichh quelle sieno distrutte. (15) Cio di Gern~alemme .. (16) Famoso porlo d' Alene. (;) Ed ecco il perch non al solo Augnsto, ma a Roma ancon Erode dedicase tal temrin; e Pabhiam da Svet. in Aug. Tempie, quarn11is scir~t eda,., pr,cnnmU1.ru decerni solere, in nulla c.mwa provblt:it~ n isi C()fll'tuuu' suo Rnrnceq~&P nomine recep,L. ( r ?l Tre provinrie di l dal Giordano tra se confinanti. La prim. ha l' -\rahia de~erta a le\ ante, la BalanPa a ponente l' ltorea a mezzocli, e il paee <li Damasco a tramontana. La seconda l'antica "Ruan, conqui.rata da 1\lo sopra il re Og. La terza vogli0110 alc!Jni rhe sia la 'medesima che P1turea not11inata da S. L11ca al cap. 3. v. t. (rRI 11-f. Vipsanio Agrippa amico d Augusto da cui egli ebbe c la figlia Giulia ia isposa c l'Asia tutta da governare.

DEL LIBRO DECIHOQVIl'fTO

(8,.) Cio~! !;rode fu unito da Cesare ai' governatori della Siria. ( 19) Quest' era un'antro nel monte Paneo, o aia Ermon. A.ll radici di questo monte giacen la ciu nominata Paneade, di coi 1i fatta poc' anzi menzione. (gt) Nella Guerra Giudaica. ( 1 o) All'uso presente io accomodo le percosllt! di Manaemu. (~o) Primo di qoest~ nome. ( ~ 1) Se la facciata del muro era volta a mezzod , ognuno vede, ch' easo dovevasi per lo lungo dis_tendere da levante a ponente. La valle poi o il burrone impediva , cb il muro andasse pi oltre 1 che neo portanao le spoade di deuo burrone. ( llll) Quella cio/l della n Ile con quella del portico , che le stava innalzato al di sopra a perpendicolo. (~3) Seguo la lezione, che ha ., .,,J.Jol'tll'hll. t~4) Vuoi dire, che questo portico pi alto il doppio, che non sli altri di fianco, divideva tuua la sua altezza in doe ordini d' architettura; il priolo comune cogli altri e coriutio; l' altru siccome di pari altezza e misura, cosi io credo che fosse composito. Le colonne per, cb,e piantate 1ugli architravi dell' ordine inferiore formavano il superiore , non erano isolate , ma come io immasino , coa pressocb la met incastrata nel moro , il quale chiudeva la luce tra l' n11a e l'altra colonna; giacch l'ordine superiore non era aperto c~me l' inferiore , ma era chiuso da ua ~uro 1 in cui s' incastravano le predette colonae. (u") Vediaa la pianta lib. 5, cap. 5 della Guerra Giud. (:a5) Cio dire non entr n nell' atrio de' sacerdoti, nh all'altare degli olocausti, u nel Tempio.

NOTE DEL LlliRO DECIMOSESTO


(*) Contiene la etori a d' anni 1~. ( 1) Quelli cie~~ che per giungere a tor l' altra i rompevano fino ai muri. (2) Sagri6zio solenne di ceutu buoi.

, NOTE

(2) Di Augusto cio e d'Agrippa parenti.

(3) Se vuoi un'altra ragione pib chiara dell' odio d' 4ntipatr<: contro i figliuoli di Mariamme ndi allib. 1 della Guerra Giud. cap. 22 , para gr. 1 (3) Cio d'aver cura di lui. Seguo le antiche edizioni. {4) Vuol dire, che se si fossero creduti innocenti, non avrebbe.:o amato di vivere in sospetto di macchinare tradimento contro del padr~. Dunque l'esser essi ancora vivi pareva argomento da c.:ederli rei. (6) E>.l~tcra, dice Strahone l. t4, iitror !rpocrrr.u~hrr ..-ij ~or&fl~

1111,;,.,11"1, Ap;tl>.aor, "") J<a'l"iO"rr.<u~tr'l"o ~ariJ,.,.,. (6) Il nostro Autore la chiama ~r~'Yupn, come s' appellava la pubblica radunanza solita a farsi in Atene ogni cinqu anni ; e d2 Cicerone nel primo delle Rlle qt~istiooi Tusculane reoduta mercato. (7) Torre famosa presso Alessandria, che facea lume di notte a'nocchieri. (8) Citt e provincia della Libia PeotapoliLana. Questa citt or si chiama Cairoa nel regno di Barca. (g) Camera sa66atica cio siuagoga. Camera degli uomilli , cioh quel luogo forse, io cui radunava osi gli studiosi per erudirsi e farvi i loro esercizj scolaatici. (to) Non l' lrcano figliuolo d' Alenandro Giaoneo che fu ant~ cessore e coelaueo d'Erode, ma l'altro assai tempo prima di qu~ sto, che fu fshoolo di Simou Maccaheo. Di lui si tratta nel 1. 13, (4") Non certamente d'Agrippa II di coi nella vita del nostro Autore paragr. 32 si leggono gli elogj fatti da lui alla storia di Giuseppe. Ma saranno stati alcuni altri de' molti discendenti d'Erode, che ancor vivevano. ( 5) Sicchl! quel ch' era dalla provvidenza divina disposto per vie naturali, parve disposto per vie. prodigiose. (II) Donde n ascea , cb e Salome odiava lei, ed ella Salame. (6) Cio a Ferora. ( 12) La seconda figliola d' rode nomata Cipro. (t3) Di Costobaro ucciso da Erode padre della sposa a lai destinaLa. (7) Ci()!! Erode. (14) Cio Ferora fratello d'Erode. (5) Ci() degl' ldomei.
~'

DEL LmllO DECIMOSESTO

443

( 16) Qni mi paruto di dover leggere _anzi O, che .lJr (8) Cio Alessandro. ( 17) Cittl della Fenicia al ,Mediterraneo tra Sidone e Bibli. (18) Vedi Deut. cap. :al, v. 19 e :ao. ( 19) lo non vo' creder Giuseppe poco uniforme a se stesso. Egli era di opinione Fariseo. l Farisei ascriveTano al fato ogni cosa salvo sii atti del libero arbitrio; onde nel_ senso farisaico si debbono interpretare le sue parole. Anzi ci, ch'egli appresso soggiugne, mostra a evidenza la verit del mio detto. (:ac.) Cio il libero arbitrio nell'uomo.

NOTE

.DEI~

LIBRO DECIMOSETTIMO

f) Contiene lo spazio d' anni t4. (:a) Sal ome maritata ad Alesse, come dice indi a poco. (1) Salome sorella d'Erode. (:a) Berenice. (3) La seconda sua figlia avuta , cred' io, da Giuseppe. (4) E chiamavansi Tigrane , divenuto poi re d'Armenia, e Alessandro, che spos la fgliuela d' Antioco re della Comagena. (5) E furono Erode re della Calcide , Agrippa I. re de' Giudei, Aristobolo che spos la fglit>Oia del re degli Emeseoi detta Giotape, la famosa cio infame Erodiade, e Mariamme, che pre~e Antipatro. (6) Detta Ooride. (7) Chiamata essa pure Mariamme figliuola del gran Sacerdote Simone , e madre di quell' Erode, che come abbiamo dalla Scrittura , avea nome ancora Filippo. Questi spi>S Erodiade figliuola d' Aristoholo , e n' ebbe Salame, saltatrice assai nota nell' Evaogelio , che domand il capo del S. Precursore ad Erode Antipa , che fu figliuolo di Cleopatra gerosolimitana 1 ed ebb11 Gesll Cristo alla sua presenza. (8) Avea nome Mallace. (9) Il nominato di sopra figliuolo di Cleopatra gerosolimitana lasciato da Erode nel suo testamento tetrarca della Tracooitide,

l'lO'I'JI

Ganlanitide , Batenea , Peneade mwlto fu di S1lome 141. Saltatrice fsliuola d' Erodiade ; a cui sommossa ella c;biese il c;~po del 8Precnrsore. ho) Sopranoomato Erode, fgli11ol d' Adtobolo. fu re de' Giudei; ed ~ quel medesimo , di c.ui si l8f!i!e nrgli AUi a\ cap. "12 c be ~teciae S Giacl)mo fratello di S. Gioanai , imprisioo S. Pietro , e fu d11\' Au~elo d' oJJa l.erribi\ piaga percosso , onde c:onsuuto da -.ermi pir. (11) Prima re della Calcide , poi da Claud,io deposto e fatto tetrarca delle provincie Gaulanitide , Traconilide , Batanea , Paoeade , ed Abilena. Egli quel medesimo , alla cui presenza S. Paolo apostolo ( come negli Atti al cap. 26) tratt la sua casa. (3*) Di sua moglie . .14'") Nel cap. 'l9, paragr. 1 del li b. 1 della Guerra Giudaica ahbiamo, che furon figliuole d' Erode , e non di Ferora le oltraggiate dalla moglie di Ferora singolarmente. (12) Della famiglia d'Erode. ( t3) Questi adnlator mascalzoni mostravan di credere che Ferora sarebbe il futuro Messia , e per sotto a lui avverrebbero grw prodigj. (14) Egli , cio Bagoa ; e iu tal modo si rende una ragion sufficiente , perch costui si dovesse chiamare padre e benefattoce del re promesso . (15) Vedi pi sopra la nota 5. (16) Ognun sa , che. gli Arabi eran divisi in trib, delle (\Ila\\ sussistono alcuRe ancora a di nostri. (17) Di Tafne citt dell' Egitto , ove si ricover Geremia cogl' [sraeliti. Gerem. cap. 43, vers. 7 e 8 ec. Io seguo, c:ome ognun Yede le antiche ediaioni. Chl;l se si vogliono udir le moderne ali or si .raduca. Morto Feror11 , e celebratigli i .fa~aerali, due ti i pi pr<'-~;l"ati liierti Penuti i1uwzi ad Erode pregaronlo ec. ( r8) In quest' anno , cio nel 4ooo del mondo ai 'la di dicerubre uacque il Redeotore de\ mondo Ges't Cristo Signor nostro. Coli p41111a aRcora il Pl'tavio lib. x de doctr. temp. cap. 5.5. (19) Cio Augusto. (:~o) Ved. la nota 36 del Jib, 7 al cap. IJ. ('11) Vuoi dire, se .non era cosa da gloriarsene, e per emasecuenza tu gli accusasti fuor di ragione.

DEL LIDRO DECIMOSETTIMO


(~)

445

Vedi pi sotto. (~3) (;i~ la famiglia d' Erode, e quella di Cesare. (::~4> Sern di Giuglia moslie di Cesare. (~~,5) Erode Autipa o~togli da Clebpatra t~erosolimitana. (:161 lo luoge d' tivn mi par pii& a propol'itu ;.".,.; ,, (:17) Diverso dal Mauia di Margaloto capo della fazione , che abhatt~ l'aquila d'oro. Questo \lauia gran Sacerdote e figliuol di .reoflo, e fu sostituito da Erode e 8imone figliuol di Boet.o, come al cap. 6 , para gr. :1 di quPslo libro si p11 vedere. (~8) Qai. forse domander il leggitoTe, perch Gtutteppe nora abbia :fatta menzione degl' iuooceoti ammuzati da Erode P Rispoudo, pet'ch mai Giuseppe non ha ne' suoi scrilti iutrodotta la storia di Tobia , di Giuditta , e d' Eliodoro ne' Maccahei P Non si pu dire isoorauza , perch sou troppo chiari nella Scrittura , neppor malizia ; perch anzi toruauo a gloria della nazione P Che si dovr clonque dire ? lo noi so. Questo so bene, cb' egli gli ba ommessi, e per la rasiooe medesima, cbe ba ommeisi questi, ba omwessa la $lrage ancora degl' lnuo.centi. Di qui per sembra al P. Calmet di potere inferi re , cl1e gl' i ouoeoti tolti di ~ita uou furoDtJ tanti , 'luaati pretendo n, che fossero, i Greci gli, Etiopi , i i.Uoscbi. Vedi alla voce lnlloCelltes nell'opera spesse volte citata. f<'u tale per, cbe se oe sparse la voce lno a Roma. Perch fu in quell' occasioae ( dice Macrob. lih. 2, cap. 4 Saturo. ) che Augusto disse, meliu& esc H erudii porcum eu e qua11 jilium. V ed1 aucor Tillem. Iom. 1 not. 3 eur les lnnocens. (29) Il diadema era una fa~~eia con cui ai cignevano il car,o i re. (3o) Ved. lib. 1, C3(l l paragr. 6. f5) Che per ventura era ID Seffori. l6') Eh&p,t'l' (7) Vedi della Guerra Giud. li h. 2 , cap. 6, P.aragr. 3. (8*) Non romano di nascita , ma stato schiavo d' un padrone romano. (9) Nti lib. 2 , cap. 7 , para gr. ll della Guerra Gi~daiea si descrive Celado , come un uomo , che toRto ravvis il ciurmadore Alessandro. Ma siccome la prese h te opera posteri01e a quella , e per le noli&ie pi io questa esaminate che io quella , cosi parmi pi ragionevole di dover erdere a questli', che a quella. (3) Il che non si vuole iuteadere assolutamente; eonciossiache

446

l'l'OTE

quando il marito er4l morto senza figliuoli , allora il fratello di lui doveva pigliarne la moglie , e mantener viva la discencleoza del morto. (32) Nel lib. 'l della Guerra dice, che Archelao regn nove anni eoll. N v'ha contraddizione; percb i dieci anni uon furono iuteri; e per natura la decima apiga , che vide , non sar stata intera , ma rotta o scema. (33) Il medeaimo che il Cirino della Vulgata al cap. 2. , v. :a di S. Luca, e il P. Sulpizio Quirino Lanuviese della Storia .Romana. epedito ora per la seconda volta a fare il censo medesimo a che la prima.

NOTE DEL LIBRO DECIMOTTAVO


() Contiene la atoria di 32. a uni.

il che si rende pi chiaro. al principio del cap. 3 di questo libro. (:a) L'Usserio pensa, che il nominato qui Giuda sia il Teuda impostore di cui ragiona Gamaliele negli Atti c. 5, v. 36. (:a) Non meravi!!lia che Giuseppe parli cotanto favorevolmeu&e de' Farisei, giacch egli medesimo n'era alato seguace. Qui per ai vuole avvertire. che parla della scuola farisaica e de' su.ei in&eg~~~. menti in generale. Quindi altrove, ove parla degl'individui che nome portavano di Farisei, non sempre li tratta onorevolmente. (3) Daci popoli della Tracia. l Traci e gli Sciti anticameole vivevano sopra carri all'aperto. I loro filosofi furono i primi, che abitarono in borghi e citta e pet' furon detti Polisti cio ciLla. dini e anche C Listi cio fabbricatori. (3) l suoi discepoli probabilmente furono gli Erodiani coli. chiamati~ perch seguaci d'uno nativo di Gaulon citt soggetta :td Erod& Antipa. Hl E segu a nomioar&i Cesarea di.Filippo. Ora distrutta. (5) Ci~ avvenne agli anni dell'Era volg. 14. (6) Quello che condan,u G. C. nostro signore. Pilato an io Giudea l'anno. :~6 incirca dell'Era e u di Tiberio.
(a) E convien dire, che Giozaro fosse risalito al pontificato;

DEL LIBii.O DECI:MOTT.l'YO

(7) Indi a due anni secondo il P. Calmet Ges CritLo fu bat.t.uzato da &. Gio'"anni. (8) Ci fu agli anni d .. n Er vol. 17 : aicch quell'lnttinto Erotlr vuoi dire nel aecond' anuo, che Valerio Grato era in Giudea, al t.erz' anuo di Tiberio, e al 17 dell'Era volg. Cosi quanto egli racconta in que&to capo con esso l' andata di Germanico in Oriente , t.utto iutravvenoe entro questo intenallo di tempo. Poicbll Germaoio aucb' esli stava per muovere verso l' Oriente l' anno 3 di Tiberio e 17 drll' Era volg. (9) Disceadeo da Arsace I re de' Parti, che fior 25o anni iocirca av. G. G. ( 1 o) Parte del monte Tauro da cui nasce un fiume detto similmente Nifate. lll) Figliuolo di Druso e d'Antonia, e nipote di Augusto. Vedi Coro. Tacito ano. li h. 2. (121 Egli intanto, Pilato, restato era io Cesarea con una parte delle 111e truppe. (13) Av'l'isatamenre egli dice circa tal tempo; percioooh il tumulto testi! riferito anenne un anno dopo la morte di G. C. Chi poi bramasse di veder chiaramente provato, essere di Giuseppa questo celebre testimonio io lode del Nostro Signore legga l' Uezio nella sua Dimostraz_ione Evangelica propo11izione 3, artit:. 11, e il Tillemont uora 3o sur le ruine dea Juifs. ( 4) voce, che immediatamente risponde all' Ebra ntoC Ma-

schiah, Me11ia; col qual nome in particolare maniera appellavasi da' Giudei il divino loro riparatore, ed appellasi ancor tutto giorno; ma indaroo da loro s'aspetta o piuttosto si vuoi ciecamente aspet- tare ; giacch tanta chiara la sua venuta , che non pu duhitaraeoe. Avvertasi inoltre, che il noatro Autore non d ad altro profeta mai questo nome di Cristo, molto meno nella maniera antonomastica, che fa qui. (5) Queste cose avvennero agli anni di Tiherio 5, e 19 dell'Era; onde se ne dovrebbe riportare la narrazione alla fine del c:ap. 3. Filone in legac. attribuisce lo scacciamento cie' Giudei a Sejano, il quale temeva, cbe i Giudei s'opponessero a' suoi iniqui disegni. (r6) Il fatto presente appartiane all',anno 2 dopo la morte di G. C. e 21 di Tiberio; e per qui a sno luogo. (17) Queeti f L. Vitellio Censore padre d'A. Vitellio impera-

BOU 4ore, e stato contole l' aa.n6 innanu. VellDe in Siria t -ao 3 dGpo la morte di G. C. e 22 di Tiberio, e 36 dell' &a. (18) Il narl'llto in questo e nel capo lle@llll&te Il avyenato .. ~ Pilato el'll in iio vero Roma, oicMI l' &DDO :a3 ed ahimo di Ti hcrio, tranne la morte di Filippo fratel 4' Erode. ( 19) 11 ~oli confinanti all' oriente col mar Caapio., a oci.deute -Clolla Colchide, a meuodt coll'Armenia maggiore, a aetteatriooe coi 010nti Caac..i. L' lberia oggi riaponde alla Gi?rgiana, o Gurgi&LaD. (2o) Popoli abitanti una parle della Scizia europea verso le paludi Meotidi. Cornelio Tacito e l'Ediaioni moderne baDDo -Al6at. (21) Figliuolo del re Erode, e fratello d'Erode tetrarca di cui teat a' parlato. (22) La guerra tra Erode d Areta a't'ovenne due anni in circa dopo la morte di Filippo , nr&o gli aDD di Tiberio : ma il ripudio della fgliaola d' Aret.a avvenne alcun tempo innanai. (23) Queato Erode chiamasi nell' Evang. Filippo.; ed Erode il tlltrarca aoprannomato Antipa , il quale fu l' uccisore di s. Giovanni Bauis&a. (~4) Meglio a' iatender il noatro Autore in questo proposito dalle pafole del P. Calmet alla voce Baptismru nel suo Diaiouario lall)o rico ec. Cum pamitentiam praulicare i11oepit Ioanries Bapti1ta , ili aquis lordtUI. BaptismWil imtituit ~ qui Jicet peccata nn" tersetet, medii1 tamen pamitcntice operi bus qum in suo Baptisrno ab lOIIRIU ucitfeb-tur, ad Clrisri Baptism4 et peccatoru.m. remissionen~ "'f'llrabut. P rofecto lot~TUIBS no t& simplicen& peccatorum dolorem &ed satiifactoria opera et .,itce immutationem erposcebat. Ioat~nis Bapr). smw_ perfectior fuit, quan& purijcatio .ludoeariUI, Christi tamtn Baptism-me imper:fectior. (~5) Hoc quiddm reor, dice il p, Calmet nell'opera sopraccilata alla V. Anttpas AtUipatt~ lotendisse, ut 11eran1 rei causam occultaret; quam caruam E11a~&gelisttB, quibru de Joanlle sibi Jamiliarissinw 11ihi-occultun& esse poterat, ir& suis scriptis prodideruru. (4') Bel pretesto politico degno di lui. V ed. 'fillemont tom. S .. Jeao Baptiste , art. 6 o ve porta questo passo, ma reudu~o in francese, parafrasando non traducendo. ('~6) Agli anni doli' Era volg. 37 dopo ~~ anni e 7 mesi di resoo mori Tiberio , e gli succedette l' infame Gajo Caligola. (5) O per dir meglio, nipote d' lrcano.

f.li!!L LIBRO DEGrlii01'TAVO

:G) Fio solamente verso gli anni o!too no,.e; poich nel prin. ,,io del capo seguente il troviamo io Roma con Berenice sua ma', e poco prima della ~orte d' Erode il' grande , il quale fini di .vera nel 4oot del mondo; ed Agrippa nacque l' anno in citca 'l91 del mondo; e forse Berenice con un de' suoi figli s'era ric~ rata a Roma per sottrarsi alla fierezza bestiale d'Erode. (7) Sorella de' figliuoli d' Ariuobolo. (27) La saltatrioe, che il capo domand del Battista. (:181 E figliuoli di l!'asaelo e Salampso nominati al principio del :.ragrafo antecedente. (29) .Jo notl so intendere, come il P. Calmet faccia -Agrippa. man-' ' 1to da Erede il grande all' imperadore Tiberio quando egli stea~o :.ette la morte di questo Erode 16 anni ptima, che Tiberio salisse " trono, come avvenne di fatti .. lo questo passll l'intendo in tal nso cio ehe Agrippa andato fanciullo a Roma e quivi educato 'tn Druso figliuol di 'fibrrio ancora privato, poscia imperadore ec. (3o) Figliuola di M. Antonio il triumvire , matrona virtuo&isaima .. madre di Germanico. (31) Figliuolo di Tiberio Nerone e di Li..-ia e fratello dell' im .. ;eradore 'fiberio. Egli dopo grandi imprese fatte in Germania mori .. .,enturatamente per una caduta da cavallo. (h) Cosi nominavansi i capi de' Giudei Alessandrini. Della sua ierivazione poi quDt capita tot stmtencire, che troppo luogo sarebb 11 qui riferire. Questo si crede quell'Alessandro, che -.jeu nominato l T. 6, cap. 4- degli ALti, il quale fu membro di quel concilia;,olo da cui furono interrogati i do apostoli Pietro e Giovanni .o.1 virt .di chi avessero raddiriazato lo atorpio giacentesi ali porta .pezio&a del Tempio. Ved. Titlem. tom. 1. Saint Pierre Artic. tll. (33) Tiberio Nerone figliuolo di Druso figliuolo di 'fiberio im;.eradore. (8~) Peroh figliuolo di Germanico. (9*) Nevio Sertorio Macrone. (34) Ossia barbagiani. (to*) Convien dire che fossero incatenati a coppie, ossia a due :t due. (35) Il lettore giudizioso vedr di per se. che tal predizione nou merita la sua fede.
FL.JI.PifJ,

tomo IY.

45o

ltOTE bEL JJBI\0 DECDIOTTAVO

( 36) Perchll Tiberio era ~gliuolo d' un liDO figlio e Gaj.- d~ Il stio di suo fratello. (u-) Sopra cui &i aolea di que' tempi stare a tnola. (37) QueUo, di coi fa ml!llaiooe S. Luca al cap. 3, T. ,. ci~ il &euarca dell' Abilina. (38J Vuoi intendere la provvidenza divina, da cui li resolata quella che abusinmente si chiama fortua. (39) A..venuta r anno 4 del suo impero e il quaraatflllimo primo d.! l' Era ; ma riferirlla piil. al disteso dipoi In quest' IIUJe .-edlimo nvenoe citt , che racconta nel capo sesuente. (4o) CWMl d' interno a quelle campagne huae ed acctnon , l .cui dimoravano gl' iuimici. (4) CiM oon.tro i popoli abitanti le satrapie lll!'ldette per 4lomar1i. (a3) Convien dire che a qnesta taTola non &i tronuero preaeati i fratelli. (43) Perciocohll il re della Siria Seleuco I. Nicaoore o Nicatora .avna privilesiali i Giudei d' un' ampia cittadioanaa nell'Asia a ella Siria e in Antiochia come si pu vedere n.llib. 11 di queat. o-

pera c. 3, parap.

l'llfB DBJ.l.B l'fOTE DEL QllAilTO TOKO.

INDICE
DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO TOMO

L l B .R O Cn.

D E C l M O Q U A a T O.

l. Coworzu tra i due fratelli Aril&obolo e !reano


11. pel repo i quali ceanngon1i iD. questo, che repi Aristeholo, e lrcano l'iV& pri1'Rtameate PII(I. Di Antipatre e della aaa aLirpe. la che modo verme a srande stato e potere. Foga d' lrcaae ad Areta re desii Arabi Aristobolo "Vinto ia batlllglia ~ insepito &ao a Gerusalemme 0 e assediato nel Tmpio Ambaseer\e da Aristobolo e lrcano spedite a Scuro per trarlo opuao a Ca't'orire la sua parte. ,1 Aristobolo e ll'Cl6Do traUaao ciascaao la sua causa diaanr.i a Pompeo. Pompeo , messo in opera un sottile artiflio 0 ' impadronitce delle fortezae. ,, l cittadini di Gerusalemme ehiodoao le porte ai Romaai Pompeo espupa Il Tempio e la bassa cittA. Sua religione Scauro Tieae coll' armata a Petra metropoli degli Arabi, e Aatipatro induce il re arabo a , t.re la pace cua W
l

DI.
lV.

?
9
12.

V. VI. -

VII.
VIU.

13

14
JS)

IX.

4h
c.

.N DICE

Gabinio vince ira ara fatto d' ar~~~~e Aleasandro , e riochiusolo in un castello lo assedia PB Xl. Ariatobolo fugge da Roma ill Giud- ; ma preso da Gabinio Il maudato di rauo'Vo a Roma. xu. Crasao raelfa apediaiooe COlliSo i ParLi passa per la Giudea , e .:uba il aecro tesoro Xlii. Fuga di Pompeo oell' Epiro ,. e venu.ta di Scipiooe uella Siria ,; XlV. Spediaiorae di Ce11re Dell' Egitto., e ajati cbe ebbe per: ci dai Giodei ,, xv. Imprese di ~otipatro, e aua amicizia con Cesare ,, XVI. Lettere di Ceaare, e decreti del Senal.o atteneuti&i all'amicizia coi Giudei xv n. Aopatro d il gonroo della Galilea ad Erode, e a Faaaelo quello di GerusalemmtJ. Seato Cesare leva Erode a grarade alato. Decreti dei Romani a favore dei Giudei <r XVlll. Cusio maltratta la Giudea ~ e n' eaige ottocento Laterali u XlX. Malico a tradimento toglie dal mondo Ant.ipatro con leno ., XX. Erode per commissione avrata da Cassio uccide Malico insidionmente. ,. XXI. Antigono figliuolo di Aristobolo aoneouto dal tiranno dei 'l'iri. Eode attaccatolo il melte in olta e caccia dalla Giudea ,. XXII. Erode pueato iD Bitinia ai rende coa denari amico Antonio ; e rie&cono v&lle )e i.ateD&iooi di chi lo 'Toleva accu&are appo lui. ,. XXIII. Antonio venuto in Siria coatituiace Erode e Fasaelo t-etrarchi ,, XXIV. l Parti rimettono nel regno Antigono fisliu.olo di Ariatobolo " XXV. l llarti fanao prigioni Ircano e Faaaelo. Eroder ai salva. e va a Roma . ., XXVI. Erode l! dal Senato romano Calto re dei Giudei " XXVII. Parteuaa di Erode da Roma e aua battaglia cOil

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,8 XXVliJ. Aut.isoao fl roLto ed uccisq da Erodce da Soaio u 9:1 . AUllfCODO


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INDICE

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L l BR O

D E C l M O Q l'J l N T O.

I. Di I>ollione, e Samea. Erode uccide i principali amici di Antigono, ed esige denaio dalla ciua. Antonio taglia la testa ad Antigono Pag. II. In che modo Jrcano muso dai Parti in libert ritorn ad Erode. Che facesse Alessandra , ,, creato che fu pontefice Ananele. III. Erode crea pontefice Aristobolo fratello della moglie Mariamme ; indi a poco provvede, che sia levato di vita ,. IV. Erode d conto della morte di Aristobolo innauzi ad Antonio. Di Giuseppe e Mariamme. Cleopatra aspira ai regni della Giudea e dell' Arabia e ne ouieue una parte ., V. Venuta di Cleopatra io Giudea ., VI. Erodo rempe guerra ad Areta : e lo vince ,, VII. Del tremuoto avvenuto in Giudea ,, VIII. Parlata tli Erode ai Giudei, e sua vittoria contro degli Arabi. IX. Erodo dovendo partir di Giud.;a e andare a Cesare nc:cide lrcano ., X. Erude ottiene ancora da Cesare il regno, e a lui e al auo esercito fa una magnifica accoglienza , Xl. Erode per falsi dtlitti apposti alla moglie Mariamme inasprito la condanna alla morte. lodi uccide Alessandra, e impenersa con gli amici ,. XII. Della fame e pestilenza che disert la Giudea. Provvidenza d'Erode. Sue fabbriche , XIII. Fondazione di Cesarea ., XIV. Erodo manda i auoi figli a Roma. Ac,cusato da Zenodoro e dai Gadaresi assoluto, e si acquista la benevolenza di Cesace. Si parla dei Farisei, drgli Esseni e di Manatmo ., XV. l rode fabbrica un nuovo Tempio in Gerusalemme

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L l B R O. Cn.

INDICE

D E C I M O S E S T O.-

1. Erode fa una legge contro i ladri ch' l!! mal yj,.


eevuta. Alessandro e Aristobolo tornano da Roma al 'Padre, e Salome e Feron gli aggraTano di calunnie Ptq;. 187 Il. Erode d moglie a' figliuoli Ale111andro e Ariato. 189 bolo e accoglie Agripi>B in Giudea III. Erode naviga alla Tolta d' Agrippa 190 IV. Querele de' Giudei dell'lonia dinanzi ad Agrippa contro de' Greci . ,, lg3 V. Decisione di Agrippa a fnor de' Giudei. Erode torna al suo rrgno .., 199 VI. Discordie nate nella famiglia di Erode dalla par:r.ialit'i, ch'egli avna pel suo primogenito A.n- tipatro , e dal aofferirlo che fecero di mal cuore ~oo Alessa o dro e Aristobolo VII. Erode, mentre Aotipatro staTa a Roma, con duce Alessandro e Aristobolo iuuan:r.i a Cesare, qui-vi gli accusa ,. 2o6 VIII. Alessandro difeoo;le la r.ausa comune. Scambievole riconcilia:r.iooe fra il padre e i figliuoli ,. 2o8 IX. Spettacoli cioqueooali per la fondazione di Celllrea. Opere grandiolfl da lui compiute. Suo carattere . ,. ~115 X. Ambasceria dP' Giudei Cirt'oesi ed !\satiai a Ce- sare. Decreti di lui e di Agrippa a favore dei r.iurlt'i , ,. ~20 Xl. Erotlr. per hcarair di deoa.io ricorre al aepelcro di Dnidde. Disgrazie aneoute alla casa di Erode . , 224 XII. Arcbelao re della ~appadocia ritorna Alessandro ,. ~4 io grazia del padre XIII. Ribellione de' Trar.ooiti " 2 4~ XIV. Spedizione di Erode contro l' Arabia " 2 4~ 5 XV. Silleo arabo accusa Et-ode a f;esare . " 24 8 XVI. Calwnuo di Euridc con1ro i figliuoli di Erodo '' 24

ll'fDICB

455
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C:: AP.

XVII. Erode nell' asiBUlblea di


loro condanna, e

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accuea i fisliuol i ; Pag.

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L l B. R O

D E C I M O S E T T l M O.
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I. Il. III. IV.

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V. VI.

VII.

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IX. X.

XI.

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C.uo.

XIII.

XIV. XV.

Malauia di Antipatro .fisliuolo di Erode Si tratta di Zamari giudeo di &bilollia . ., Insidi!l di Allti patro co1U.ro Erodo ., Erode spediace Autipatro a Ce:sare ,, Morte di Ferora . ,. I ljl~erti di Ferora aocuaaoo la au.a moglie, che abbia dato il veleno al marito. Erode_ acopre . .. le maochio!l&ioni di Antinatro .-Antipatro condannato alla merlo' Il chiuso io prigioJJe ,. Malattia di Erode e aedizioo de' Giudei ., Trista fine di Antipatro ,, Morte, testamento , e fuQerali eli Erode ,, D popolo si leva a romorll coptro Archelao; il quale, chetato il \UIPillto, a a Roma e tratta dinanzi a Ceaare la aua causa couLIo Antipa , che gli contendo il resno ,. l Giudei si sollnaoo contro Sabino. Altri romori e &UJDulLi in Gillllea. Come Varo ne puoi gli autori , ., Cesare 1 confermato il tea&ameoto di Erode conAna ai fialiuoli di lui il .diritto di auccedere al regno ., Si tratta del finto Alesaaodro .. .t.rchelao per ooo'fe accuse cacciato in esiglio a Vieona

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L l B 1\ O

D E C l M O T T A V O.

1. Cireaio ' spedito da Ceaare a calcolar le peraooe e gli averi della Siria e Giudea. Copolli o governatore io Giudea. Si parla di Giuda Galileo

456.
C.A.r.

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II. Quali e lluante ~tte fosser tra' Gludei Pag:. 35s Hl. Citt da -Erode e Fifippo fondate in onori!" di Cesare. Morte di Salome, di Augusto CesaMe a del re de' Parti. Vicende av.fenut in ''luel ~~rgno ,, 355 lV. Sedizion de' Giudei aentro P anzio Pilato .. 36 ~ V. Che anenisse in Roma a'Giudei. Si ragiona ancora di Pila1o0 ,, VI. Venuta di Vitellio a Ger11salemme. T~erio ~li acrive, che induca Arta bano a maodarsliostagi, e che muova guerra ad Arta 1 VU:- Erode il tetra rea fa f!Uerra ad Areta ;. e rimane. seonlitto. Disr.e11.den&a d'Erode il grlllldf fino et tempi d'Agrippa I. ~ .. VIII. Aadata d'Agrippa a Tiberio: ~ accusato e fallo priioDe Morto' Tiberio, da Gajo suo succesaore b rimesso in Jibert ., IX. Come Erode il tetra rea fu maadato in esiglio ., X. Aaahasoiata de~ Greci e Giudei Alessandrini per Ja discordia, che tra lor nacque, spedita a Gaj, e &uo esito (o3 XI. Gajo apedisce Petronio in Siria per muovere guerra ai Giudei , se rifiutano la sua statua. Agrippa intercede per loro , e dopo molto stentare ottiea grazia . ,, XU. Che avveaiaae in tal tempo ai Giudei di BabiloJa e ai dac fratelli ,biaeo e An ileo ,.

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