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CATECHISMO CHIESA CATTOLICA 311.

Gli angeli e gli uomini, creature intelligenti e libere, devono camminare verso il loro destino ultimo per una libera scelta e un amore di preferenza. Essi possono, quindi, deviare. In realt, hanno peccato. E' cos che nel mondo entrato il male morale, incommensurabilmente pi grave del male fisico. Dio non in alcun modo, n direttamente n indirettamente, la causa del male morale [Cf Sant'Agostino, De libero arbitrio, 1, 1, 1: PL 32, 1221-1223; San Tommaso d'Aquino, Summa teologiae, I-II, 79,1]. Per, rispettando la libert della sua creatura, lo permette e, misteriosamente, sa trarne il bene: Infatti Dio onnipotente. . ., essendo supremamente buono, non permetterebbe mai che un qualsiasi male esistesse nelle sue opere, se non fosse sufficientemente potente e buono da trarre dal male stesso il bene [Sant'Agostino, Enchiridion de fide, spe et caritate, 11, 3]. 326. Nella Sacra Scrittura, l'espressione "cielo e terra" significa: tutto ci che esiste, l'intera creazione. Indica pure, all'interno della creazione, il legame che ad un tempo unisce e distingue cielo e terra: "La terra" il mondo degli uomini [Cf Sal 115,16 ]. "Il cielo", o "i cieli", pu indicare il firmamento, [Cf Sal 19,2 ] ma anche il "luogo" proprio di Dio: il nostro "Padre che nei cieli" ( Mt 5,16 ) [Cf Sal 115,16 ] e, di conseguenza, anche il "cielo" che la gloria escatologica. Infine, la parola "cielo" indica il "luogo" delle creature spirituali - gli angeli - che circondano Dio. 327. La professione di fede del Concilio Lateranense IV afferma che Dio "fin dal principio del tempo, cre dal nulla l'uno e l'altro ordine di creature, quello spirituale e quello materiale, cio gli angeli e il mondo terrestre; e poi l'uomo, quasi partecipe dell'uno e dell'altro, composto di anima e di corpo" [Concilio Lateranense IV: Denz. -Schnm., 800; cf Concilio Vaticano I: ibid., 3002 e Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 8].

I. Gli angeli L'esistenza degli angeli - una verit di fede 328. L'esistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, una verit di fede. La testimonianza della Scrittura tanto chiara quanto l'unanimit della Tradizione. Chi sono? 329. Sant'Agostino dice a loro riguardo: "Angelus officii nomen est, non naturae. Quaeris nomen huius naturae, spiritus est; quaeris officium, angelus est: ex eo quod est, spiritus est, ex eo quod agit, angelus - La parola angelo designa l'ufficio, non la natura. Se si chiede il nome di questa natura si risponde che spirito; se si chiede l'ufficio, si risponde che angelo: spirito per quello che , mentre per quello che compie angelo" [Sant'Agostino, Enarratio in Psalmos, 103, 1, 15]. In tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Per il fatto che "vedono sempre la faccia del Padre. . . che nei cieli" ( Mt 18,10 ), essi sono "potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola" ( Sal 103,20 ). 330. In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volont: sono creature personali [Cf Pio XII, Lett. enc. Humani generis: Denz. -Schnm., 3891] e immortali [Cf Lc 20,36 ]. Superano in perfezione tutte le creature visibili. Lo testimonia il fulgore della loro gloria [Cf Dn 10,9-12 ]. Cristo "con tutti i suoi angeli" 331. Cristo il centro del mondo angelico. Essi sono "i suoi angeli": "Quando il Figlio dell'uomo verr nella sua gloria con tutti i suoi angeli. . . " ( Mt 25,31 ). Sono suoi perch creati per mezzo di lui e in vista di lui: "Poich per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potest. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui" ( Col 1,16 ). Sono suoi ancor pi perch li ha fatti messaggeri del suo disegno di salvezza: "Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloroche devono ereditare la salvezza?" ( Eb 1,14 ).

332. Essi, fin dalla creazione [Cf Gb 38,7 ] e lungo tutta la storia della salvezza, annunciano da lontano o da vicino questa salvezza e servono la realizzazione del disegno salvifico di Dio: chiudono il paradiso terrestre, [Cf Gen 3,24 ] proteggono Lot, [Cf Gen 19 ] salvano Agar e il suo bambino, [Cf Gen 21,17 ] trattengono la mano di Abramo; [Cf Gen 22,11 ] la Legge viene comunicata "per mano degli angeli" ( At 7,53 ), essi guidano il Popolo di Dio, [Cf Es 23,20-23 ] annunziano nascite [Cf Gdc 13 ] evocazioni, [Cf Gdc 6,11-24; Is 6,6 ] assistono i profeti, [Cf 1Re 19,5 ] per citare soltanto alcuni esempi. Infine, l'angelo Gabriele che annunzia la nascita del Precursore e quella dello stesso Ges [Cf Lc 1,11; Lc 1,26 ]. 333. Dall'Incarnazione all'Ascensione, la vita del Verbo incarnato circondata dall'adorazione e dal servizio degli angeli. Quando Dio "introduce il Primogenito nel mondo, dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio" ( Eb 1,6 ). Il loro canto di lode alla nascita di Cristo non ha cessato di risuonare nella lode della Chiesa: "Gloria a Dio. . . " ( Lc 2,14 ). Essi proteggono l'infanzia di Ges, [Cf Mt 1,20; 333 Mt 2,13; Mt 1,19 ] servono Ges nel deserto, [Cf Mc 1,12; Mt 4,11 ] lo confortano durante l'agonia, [Cf Lc 22,43 ] quando egli avrebbe potuto da loro essere salvato dalla mano dei nemici [Cf Mt 26,53 ] come un tempo Israele [Cf 2Mac 10,29-30; 333 2Mac 11,8 ]. Sono ancora gli angeli che "evangelizzano" (Lc 2,10 ) annunziando la Buona Novella dell'Incarnazione [Cf Lc 2,8-14 ] e della Risurrezione [Cf Mc 16,5-7 ] di Cristo. Al ritorno di Cristo, che essi annunziano, [Cf At 1,10-11 ] saranno l, al servizio del suo giudizio [Cf Mt 13,41; 333 Mt 25,31; Lc 12,8-9 ]. Gli angeli nella vita della Chiesa 334 . Allo stesso modo tutta la vita della Chiesa beneficia dell'aiuto misterioso e potente degli angeli [Cf At 5,18-20; At 8,26-29; At 10,3-8; At 12,6-11; 334 At 27,23-25 ]. 335. Nella Liturgia, la Chiesa si unisce agli angeli per adorare il Dio tre volte santo; [Messale Romano, "Sanctus"] invoca la loro assistenza (cos nell'"In Paradisum deducant te angeli. . . " - In Paradiso ti accompagnino gli angeli - della Liturgia dei defunti, o ancora nell'"Inno dei Cherubini" della Liturgia bizantina), e celebra la memoria di alcuni angeli in particolare (san Michele, san Gabriele, san Raffaele, gli angeli custodi). 336 Dal suo inizio [Cf Mt 18,10 ] fino all'ora della morte [Cf Lc 16,22 ] la vita umana circondata dalla loro protezione [Cf Sal 34,8; Sal 91,10-13 ] e dalla loro intercessione [Cf Gb 33,23-24; Zc 1,12; 336 Tb 12,12 ]. "Ogni fedele ha al proprio fianco un angelo come

protettore e pastore, per condurlo alla vita" [San Basilio di Cesarea, Adversus Eunomium, 3, 1: PG 29, 656B]. Fin da quaggi, la vita cristiana partecipa, nella fede, alla beata comunit degli angeli e degli uomini, uniti in Dio.

CATECHISMO MAGGIORE DI SAN PIO X 2. F Degli Angeli. 34 D. Quali sono le creature pi nobili che Dio ha creato? R. Le creature pi nobili create da Dio sono gli Angeli. 35 D. Chi sono gli Angeli? R. Gli Angeli sono creature intelligenti e puramente spirituali. 36 D. Per qual fine Iddio ha creato gli Angeli? R. Dio ha creato gli Angeli per essere da essi onorato e servito e per renderli eternamente felici. 37 D. Quale forma e figura hanno gli Angeli? R. Gli Angeli non hanno n forma, n figura alcuna sensibile, perch sono puri spiriti, creati da Dio per sussistere senza dover essere uniti a corpo alcuno. 38 D. Perch dunque gli Angeli si rappresentano sotto forme sensibili? R. Gli Angeli si rappresentano sotto forme sensibili: 1. per aiuto della nostra imaginazione; 2. perch sono cosi apparsi molte volte agli uomini, come leggiamo nella Sacra Scrittura. 39 D. Gli Angeli furono tutti fedeli a Dio? R. No, gli Angeli non furono tutti fedeli a Dio, ma molti di essi per superbia pretesero essere uguali a Lui e da Lui indipendenti; e per questo peccato, furono esclusi per sempre dal paradiso e condannati all' inferno. 40 D. Come si chiamano gli Angeli esclusi per sempre dal paradiso e condannati all'inferno? R. Gli Angeli esclusi per sempre dal paradiso e condannati all' inferno si chiamano demoni, e il loro capo si chiama Lucifero o Satana. 41 D. I demoni possono farci alcun male? R. Si, i demoni possono farci molto male e nell'anima e nel corpo, se per Dio ne d loro il permesso, massime col tentarci a peccare. 42 D. Perch ci tentano? R. I demoni ci tentano per l'invidia che ci portano, la quale fa loro desiderare la nostra eterna dannazione, e per odio a Dio, la cui imagine risplende in noi. Iddio poi permette le tentazioni, affinch noi, vincendole con la sua grazia, esercitiamo le virt ed acquistiamo meriti pel paradiso. 43 D. Come possiamo vincere le tentazioni? R. Le tentazioni si vincono colla vigilanza, colla preghiera, e colla mortificazione cristiana. 44 D. Gli Angeli rimasti fedeli a Dio come si chiamano? R. Gli Angeli rimasti fedeli a Dio si chiamano Angeli buoni, Spiriti celesti, o semplicemente Angeli.

45 D. Che cosa avvenne degli Angeli rimasti fedeli a Dio? R. Gli Angeli rimasti fedeli a Dio furono confermati in grazia, godono per sempre la vista di Dio, lo amano, lo benedicono, e lo lodano eternamente. 46 D. Dio si serve degli Angeli come suo ministri? R. Si, Dio si serve degli Angeli come suoi ministri, e specialmente affida a molti di essi l'ufficio di nostri custodi e protettori. 47 D. Dobbiamo noi avere particolare devozione verso l'Angelo nostro custode? R. Si, noi dobbiamo avere particolare devozione verso l'Angelo nostro custode, onorarlo, invocarne l'aiuto, seguirne le inspirazioni ed essergli riconoscenti per l'assistenza continua ch'egli ci presta.

CATECHISMO TRIDENTINO

Creazione degli angeli 27 Dio inoltre trasse dal nulla il mondo spirituale e gli angeli innumerevoli, perch gli fossero ministri assidui, arricchendoli poi con i doni della sua ineffabile grazia e del suo alto potere. Le parole infatti della Sacra Scrittura: "II diavolo non persever nel vero" (Gv 8,44), dimostrano nettamente come esso e gli altri angeli apostati avevano dalla loro origine ricevuto la grazia. Dice in proposito sant'Agostino: "Dio cre gli angeli dotati di retta volont, vale a dire animati da un casto amore, che a lui li avvinceva, dando loro l'essere ed elargendo insieme la grazia. Possiamo perci ritenere che gli angeli santi non furono mai sprovvisti di rettitudine nella volont, cio dell'amor di Dio" (sant'Agostino, De civit. Dei, 12, 9, 2). Riguardo alla loro scienza, abbiamo la dichiarazione dei Libri sacri: "Ma tu, mio signore, sei sapiente, come sapiente l'angelo di Dio, s che tutto conosci sulla terra" (2 Re 14,20). Infine il santo re David attribuisce loro la potenza, dichiarando potenti gli angeli per intima virt ed esecutori dell'ordine divino (Sal 102,20). Anzi le Sacre Scritture li chiamano spesso forze ed eserciti del Signore. Purtroppo, sebbene tutti arricchiti di tali doni celesti, molti, avendo ripudiato Dio loro padre e creatore, furono espulsi dalle sublimi sedi e chiusi nel carcere oscurissimo della terra, dove pagano eternamente la pena della loro superbia. Di essi parla san Pietro: "Dio non ha risparmiato gli angeli peccatori, ma li ha precipitati nell'inferno, abbandonandoli agli abissi delle tenebre, dove li mantiene per il Giudizio" (2 Pt 2,4). Necessit della fede nel Redentore 34 Risollevare il genere umano precipitato dall'altissimo grado di dignit, ricondurlo al suo primiero stato, non era impresa proporzionata alle forze degli uomini o degli angeli. L'unico rimedio possibile alla rovina e ai mali era che l'infinita virt del Figlio di Dio, assunta la fragilit della nostra carne, cancellasse l'infinita malizia del peccato e a Dio ci riconciliasse a prezzo del suo sangue. Credere e professare il mistero della redenzione e fu sempre per gli uomini necessario al conseguimento della salvezza; per questo Dio l'annunzio fin dall'inizio. Cosi, nell'atto stesso di condanna, scagliato sull'uman genere subito dopo il peccato, fu indicata la speranza della redenzione nelle parole con cui preannunzi al demonio la sconfitta, a cui l'avrebbe costretto con la liberazione degli uomini: "Porr inimicizia fra te e la donna, tra il tuo e il suo seme; essa ti schiaccer il capo e tu insidierai il suo tallone" (Gn 3,15). Pi tardi conferm ripetute volte la medesima promessa, manifestando il proprio disegno in una maniera pi esplicita, soprattutto a coloro cui volle dar prova di singolare benevolenza. Tale mistero fu spesso accennato, fra gli altri,

al patriarca Abramo e in modo apertissimo quando egli, docile ai comandi di Dio, stette per immolare l'unico suo figlio Isacco. Disse infatti: "Poich hai fatto ci, non risparmiando il tuo unigenito, ti benedir e moltiplicher la tua progenie come le stelle del cielo e l'arena innumerevole sulla sponda del mare. Posseder essa le porte dei tuoi nemici; nel seme tuo saranno benedette tutte le genti della terra, perch obbedisti alla mia voce" (Gn 22,16-18), dalle quali parole era naturale ricavare che dalla progenie di Abramo sarebbe uscito colui che doveva donare la salvezza a tutti gli affrancati dal giogo immane di Satana. Ora il liberatore non poteva essere altri che il Figlio di Dio, uscito dalla progenie di Abramo, secondo la carne. Poco pi tardi, perch il ricordo della promessa fosse conservato, il Signore strinse il medesimo patto con Giacobbe, nipote di Abramo. Nel sogno gli apparve infatti una scala poggiata sulla terra e toccante con l'apice i cieli, e sulla scala vide gli angeli di Dio scendere e salire, come narra la Scrittura. E ud il Signore, dal sommo della scala, dirgli: "Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, il Dio di Isacco; dar la terra su cui dormi a te e alla tua posterit, numerosa come la polvere della terra. Ti propagherai a oriente e a occidente, a settentrione e a mezzogiorno; saranno benedette in te e nella tua semenza tutte le trib della terra" (Gn 28,12-14). Dio non ristette poi dal rinnovare la promessa, suscitando il senso dell'attesa tra i discendenti di Abramo e tra molti altri ancora. Anzi, bene organizzatasi la societ e la religione dei Giudei, essa divenne anche pi nota in mezzo al popolo. Molte furono le figure e molte le profezie delle grandi cose buone che il salvatore e redentore nostro Cristo ci avrebbe arrecato. In particolare i Profeti, il cui spirito era illuminato da luce celeste, apertamente, quasi vi fossero presenti, preannunziarono al popolo la nascita del Figlio di Dio, le opere ammirabili che, fatto uomo, avrebbe compiuto, la sua dottrina, i costumi, la sua vita, la morte, la risurrezione e tutti gli altri suoi misteri. Sicch, se prescindiamo dalla diversit, che tra futuro e passato, vediamo che nessuna divergenza sussiste tra le predizioni dei profeti e la predicazione degli Apostoli, tra la fede dei vecchi Patriarchi e la nostra. Spieghiamo ora tutte le parti di questo articolo.

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE
Mercoled, 6 agosto 1986

1. Nelle recenti catechesi abbiamo visto come la Chiesa, illuminata dalla luce proveniente dalla Sacra Scrittura, ha professato lungo i secoli la verit sullesistenza degli angeli come esseri puramente spirituali, creati da Dio. Lo ha fatto fin dallinizio con il simbolo niceno costantinopolitano e lo ha confermato nel Concilio Lateranense IV (1215), la cui formulazione ripresa dal Concilio Vaticano I nel contesto della dottrina sulla creazione: Dio cre insieme dal nulla fin dallinizio del tempo luna e laltra creatura, quella spirituale

e quella corporea, cio langelica e la terrena, e quindi cre la natura umana come ad entrambi comune, essendo costituita di spirito e di corpo (DS3002). Ossia: Dio cre fin dal principio entrambe le realt: quella spirituale e quella corporale, il mondo terreno e quello angelico. Tutto ci egli cre insieme (simul) in ordine alla creazione delluomo, costituito di spirito e di materia e posto secondo la narrazione biblica nel quadro di un mondo gi stabilito secondo le sue leggi e gi misurato dal tempo (deinde). 2. Assieme allesistenza, la fede della Chiesa riconosce certi tratti distintivi della natura degli angeli. Il loro essere puramente spirituale implica prima di tutto la loro non materialit e la loro immortalit. Gli angeli non hanno corpo (anche se in determinate circostanze si manifestano sotto forme visibili in ragione della loro missione a favore degli uomini) e quindi non sono soggetti alla legge della corruttibilit che accomuna tutto il mondo materiale. Ges stesso, riferendosi alla condizione angelica, dir che nella vita futura i risorti non possono pi morire, perch sono uguali agli angeli (Lc 20, 36). 3. In quanto creature di natura spirituale, gli angeli sono dotati di intelletto e di libera volont, come luomo, ma in grado a lui superiore, anche se sempre finito, per il limite che inerente a tutte le creature. Gli angeli sono quindi esseri personali e, in quanto tali, sono anchessi a immagine e somiglianza di Dio. La Sacra Scrittura si riferisce agli angeli adoperando anche appellativi non solo personali (come i nomi propri di Raffaele, Gabriele, Michele), ma anche collettivi (come le qualifiche di Serafini, Cherubini Troni, Potest, Dominazioni, Principati), cos come opera una distinzione tra angeli e arcangeli. Pur tenendo conto del linguaggio analogico e rappresentativo del testo sacro, possiamo dedurre che questi esseri-persone, quasi raggruppati in societ, si suddividono in ordini e gradi, rispondenti alla misura della loro perfezione e ai compiti loro affidati. Gli autori antichi e la stessa liturgia parlano anche dei cori angelici (nove, secondo Dionigi lAreopagita). La teologia, specialmente quella patristica e medievale, non ha rifiutato queste rappresentazioni cercando invece di darne una spiegazione dottrinale e mistica, ma senza attribuirvi un valore assoluto. San Tommaso ha preferito approfondire le ricerche sulla condizione ontologica, sullattivit conoscitiva e volitiva e sulla elevazione spirituale di queste creature puramente spirituali, sia per la loro dignit nella scala degli esseri, sia perch in loro poteva meglio approfondire le capacit e le attivit proprie dello spirito allo stato puro, traendone non poca luce per illuminare i problemi di fondo che da sempre agitano e stimolano il pensiero umano: la conoscenza, lamore, la libert, la docilit a Dio, il raggiungimento del suo regno. 4. Il tema cui abbiamo accennato potr sembrare lontano oppure meno vitale alla mentalit delluomo moderno. Eppure la Chiesa, proponendo con franchezza la totalit

della verit su Dio Creatore anche degli angeli, crede di recare un grande servizio alluomo. Luomo nutre la convinzione che in Cristo, Uomo Dio, lui (e non gli angeli) a trovarsi al centro della divina rivelazione. Ebbene, lincontro religioso con il mondo degli esseri puramente spirituali diventa preziosa rivelazione del suo essere non solo corpo ma anche spirito, e della sua appartenenza a un progetto di salvezza veramente grande ed efficace, entro una comunit di esseri personali che per luomo e con luomo servono il disegno provvidenziale di Dio. 5. Notiamo che la Sacra Scrittura e la Tradizione chiamano propriamente angeli quegli spiriti puri che nella fondamentale prova di libert hanno scelto Dio, la sua gloria e il suo regno. Essi sono uniti a Dio mediante lamore consumato che scaturisce dalla beatificante visione, faccia a faccia, della santissima Trinit. Lo dice Ges stesso: Gli angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che nei cieli (Mt 18, 10). Quel vedere sempre la faccia del Padre la manifestazione pi alta delladorazione di Dio. Si pu dire che essa costituisce quella liturgia celeste, compiuta a nome di tutto luniverso, alla quale incessantemente si associa la terrena liturgia della Chiesa, specialmente nei suoi momenti culminanti. Basti qui ricordare latto col quale la Chiesa, ogni giorno e ogni ora, nel mondo intero, prima di dare inizio alla preghiera eucaristica nel cuore della santa Messa, si richiama agli angeli e agli arcangeli per cantare la gloria di Dio tre volte Santo, unendosi cos a qu ei primi adoratori di Dio, nel culto e nellamorosa conoscenza dellineffabile mistero della sua santit. 6. Sempre secondo la rivelazione, gli angeli, che partecipano alla vita della Trinit nella luce della gloria, sono anche chiamati ad avere la loro parte nella storia nella salvezza degli uomini, nei momenti stabiliti dal disegno della divina Provvidenza. Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della salvezza?, domanda lautore della Lettera agli Ebrei (Eb 1, 14). E questo crede e insegna la Chiesa, in base alla Sacra Scrittura dalla quale apprendiamo che compito degli angeli buoni la protezione degli uomini e la sollecitudine per la loro salvezza. Troviamo queste espressioni in diversi passi della Sacra Scrittura, come ad esempio nel Salmo 90 gi pi volte citato: Egli dar ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perch non inciampi nella pietra il tuo piede (Sal 90, 11-12). Ges stesso, parlando dei bambini e ammonendo di non dar loro scandalo, si richiama ai loro angeli (Mt 18, 10); attribuisce inoltre agli angeli la funzione di testimoni nel supremo giudizio divino sulla sorte di chi ha riconosciuto o ha rinnegato il Crist o: Chiunque mi riconoscer davanti agli uomini, anche il Figlio delluomo lo riconoscer davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegher davanti agli uomini sar rinnegato davanti agli angeli di Dio

(Lc 12, 8-9). Queste parole sono significative perch se gli angeli prendono parte al giudizio di Dio, sono interessati alla vita delluomo. Interesse e partecipazione che sembrano ricevere una accentuazione nel discorso escatologico, nel quale Ges fa intervenire gli angeli nella parusia, ossia nella definitiva venuta di Cristo alla fine della storia (cf. Mt 24, 31; 25, 31. 41). 7. Tra i libri del Nuovo Testamento, sono specialmente gli Atti degli apostoli che ci fanno conoscere alcuni fatti che attestano la sollecitudine degli angeli per luomo e per la sua salvezza. Cos, quando langelo di Dio libera gli apostoli dalla prigione (cf. At 5, 18-20)e prima di tutto Pietro, che era minacciato di morte dalla mano di Erode. (cf. At 12, 5-10) O quando guida lattivit di Pietro nei riguardi del centurione Cornelio, il primo pagano convertito (cf. At 10, 3-8; 11, 12-16), e analogamente lattivit del diacono Filippo lungo la via da Gerusalemme a Gaza. (cf. At 8, 26-29) Da questi pochi fatti citati a titolo esemplificativo, si comprende come nella coscienza della Chiesa abbia potuto formarsi la persuasione sul ministero affidato agli Angeli in favore degli uomini. Perci la Chiesa confessa la sua fede negli angeli custodi, venerandoli nella liturgia con una festa apposita, e raccomandando il ricorso alla loro protezione con una preghiera frequente, come nellinvocazione dellAngelo di Dio. Questa preghiera sembra fare tesoro delle belle parole di san Basilio: Ogni fedele ha accanto a s un angelo come tutore e pastore, per portarlo alla vita (Adversus Eunomium, III,1; si veda anche san Tommaso, Summa Theologiae, I, q. 11, a. 3). 8. infine opportuno notare che la Chiesa onora con culto liturgico tre figure di angeli, che nella Sacra Scrittura sono chiamati per nome. Il primo Michele arcangelo (cf. Dn 10, 13. 20; Ap 12, 7;Gd 9). Il suo nome esprime sinteticamente latteggiamento essenziale degli spiriti buoni. Mica-El significa infatti: Chi come Dio?. In questo nome si trova dunque espressa la scelta salvifica grazie alla quale gli angeli vedono la faccia del Padre che nei cieli. Il secondo Gabriele: figura legata soprattutto al mistero dellincarnazione del Figlio di Dio. (cf. Lc 1, 19-26) Il suo nome significa: la mia potenza Dio oppure potenza di Dio, quasi a dire che, al culmine della creazione, lincarnazione il segno supremo del Padre onnipotente. Infine il terzo arcangelo si chiama Raffaele. Rafa-El significa: Dio guarisce. Egli ci fatto conoscere dalla storia di Tobia nellAntico Testamento (cf. Tb 12, 15 ss), cos significativa circa laffidamento agli angeli dei piccoli figli di Dio, sempre bisognosi di custodia, di cura e di protezione.

A ben riflettere si vede che ciascuna di queste tre figure - Mica-El, Gabri-El, Rafa-El riflette in modo particolare la verit contenuta nella domanda sollevata dallautore della Lettera agli Ebrei: Non sono forse essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della salvezza? (Eb 1, 14).

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE
Mercoled, 13 agosto 1986

1. Continuando largomento delle precedenti catechesi dedicate allarticolo della fede riguardante gli angeli, creature di Dio, ci addentriamo oggi ad esplorare il mistero della libert che alcuni di essi hanno indirizzato contro Dio e il suo piano di salvezza nei confronti degli uomini. Come testimonia levangelista Luca, nel momento in cui i discepoli tornavano dal Maestro pieni di gioia per i frutti raccolti nel loro tirocinio missionario, Ges pronuncia una frase

che fa pensare: Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore (Lc 10, 18). Con queste parole il Signore afferma che lannuncio del regno di Dio sempre una vittoria sul diavolo, ma nello stesso tempo rivela anche che ledificazione del Regno continuamente esposta alle insidie dello spirito del male. Interessarsene, come intendiamo fare con la catechesi di oggi, vuol dire prepararsi alla condizione di lotta che propria della vita della Chiesa in questo tempo ultimo della storia della salvezza (cos come afferma lApocalisse). (cf. Ap 12, 7) Daltra parte, ci permette di chiarire la retta fede della Chiesa di fronte a chi la stravolge esagerando limportanza del diavolo, o di chi ne nega o ne minimizza la potenza malefica. Le precedenti catechesi sugli angeli ci hanno preparati a comprendere la verit che la Sacra Scrittura ha rivelato e che la Tradizione della Chiesa ha trasmesso su satana, cio sullangelo caduto, lo spirito maligno, detto anche diavolo o demonio. 2. Questa caduta, che presenta il carattere del rifiuto di Dio con il conseguente stato di dannazione, consiste nella libera scelta di quegli spiriti creati, che hanno radicalmente e irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo regno, usurpando i suoi diritti sovrani e tentando di sovvertire leconomia della salvezza e lo stesso ordinamento dellintero creato. Un riflesso di questo atteggiamento lo si ritrova nelle parole del tentatore ai progenitori: diventerete come Dio o come di (cf. Gen 3, 5). Cos lo spirito maligno tenta di trapiantare nelluomo latteggiamento di rivalit, di insubordinazione e di opposizione a Dio, che diventato quasi la motivazione di tutta la sua esistenza. 3. NellAntico Testamento la narrazione della caduta delluomo, riportata nel libro della Genesi, contiene un riferimento allatteggiamento di antagonismo che satana vuole comunicare alluomo per portarlo alla trasgressione. (cf. Gen 3, 5) Anche nel libro di Giobbe (cf. Gb 1, 11; 2, 5. 7) leggiamo che satana cerca di far nascere la ribellione nelluomo che soffre. Nel libro della Sapienza (cf. Sap2, 24) satana presentato come lartefice della morte, che entrata nella storia delluomo assieme al peccato. 4. La Chiesa, nel Concilio Lateranense IV (1215), insegna che il diavolo (o satana) e gli altri demoni sono stati creati buoni da Dio ma sono diventati cattivi per loro propria volont. Infatti leggiamo nella Lettera di san Giuda: . . . gli angeli che non conservarono la loro dignit ma lasciarono la loro dimora, il Signore li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno (Gd 6). Similmente nella seconda Lettera di san Pietro si parla di angeli che avevano peccato e che Dio non risparmi, ma . . . precipit negli abissi tenebrosi dellinferno, serbandoli per il giudizio (2 Pt 2, 4). chiaro che se Dio non perdona il peccato degli angeli lo fa perch essi rimangono nel loro peccato, perch sono

eternamente nelle catene di quella scelta che hanno operato allinizio, respingendo Dio, contro la verit del Bene supremo e definitivo che Dio stesso. In questo senso scrive san Giovanni che il diavolo peccatore fin dal principio . . . (1 Gv 3, 8). E sin dal principio egli stato omicida e non ha perseverato nella verit, perch non vi verit in lui ( Gv 8, 4) 5. Questi testi ci aiutano a capire la natura e la dimensione del peccato di satana, consistente nel rifiuto della verit su Dio, conosciuto alla luce dellintelligenza e della rivelazione come Bene infinito, Amore e Santit sussistente. Il peccato stato tanto maggiore quanto maggiore era la perfezione spirituale e la perspicacia conoscitiva dellintelletto angelico, quanto maggiore la sua libert e la sua vicinanza a Dio. Respingendo la verit conosciuta su Dio con un atto della propria libera volont, satana diventa menzognero cosmico e padre della menzogna (Gv 8, 4). Per questo egli vive nella radicale e irreversibile negazione di Dio e cerca di imporre alla creazione, agli altri esseri creati a immagine di Dio, e in particolare agli uomini, la sua tragica menzogna sul Bene che Dio. Nel Libro della Genesi troviamo una descrizione precisa di tale menzogna e falsificazione della verit su Dio, che satana (sotto forma di serpente) tenta di trasmettere ai primi rappresentanti del genere umano: Dio sarebbe geloso delle sue prerogative e imporrebbe perci delle limitazioni alluomo (cf.Gen 3, 5). Satana invita luomo a liberarsi dellimposizione di questo giogo, rendendosi come Dio. 6. In questa condizione di menzogna esistenziale satana diventa - secondo san Giovanni anche omicida, cio distruttore della vita soprannaturale che Dio sin dallinizio aveva innestato in lui e nelle creature, fatte a immagine di Dio: gli altri puri spiriti e gli uomini; satana vuol distruggere la vita secondo la verit, la vita nella pienezza del bene, la soprannaturale vita di grazia e di amore. Lautore del Libro della Sapienza scrive: . . . la morte entrata nel mondo per invidia del diavolo e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono (Sap 2, 24). E nel Vangelo Ges Cristo ammonisce: Temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e lanima e il corpo nella Geenna (Mt 10, 28). 7. Come effetto del peccato dei progenitori questo angelo caduto ha conquistato in certa misura il dominio sulluomo. Questa la dottrina costantemente confessata e annunziata dalla Chiesa, e che il Concilio di Trento ha confermato nel trattato sul peccato originale (cf. DS 1511): essa trova drammatica espressione nella liturgia del Battesimo, quando al catecumeno viene richiesto di rinunziare al demonio e alle sue seduzioni.

Di questo influsso sulluomo e sulle disposizioni del suo spirito (e del corpo), troviamo varie indicazioni nella Sacra Scrittura, nella quale satana chiamato il principe di questo mondo (cf. Gv12, 31; 14, 30; 16, 11), e persino il Dio di questo mondo (2 Cor 4, 4). Troviamo molti altri nomi che descrivono i suoi nefasti rapporti con luomo: Beelzebul o Belial, spirito immondo, tentatore, maligno e infine anticristo (1 Gv 4, 3). Viene paragonato a un leone (1 Pt 5, 8), a un drago (nellApocalisse) e a un serpente (Gen 3). Molto frequentemente per designarlo viene usato il nome diavolo dal greco diaballein (da cui diabolos), che vuol dire: causare la distruzione, dividere, calunniare, ingannare. E a dire il vero tutto questo avviene fin dallinizio per opera dello spirito maligno che presentato dalla Sacra Scrittura come una persona pur asserendo che non solo: siamo in molti, gridano i diavoli a Ges nella regione dei Geraseni (Mc 5, 9); il diavolo e i suoi angeli, dice Ges nella descrizione del futuro giudizio (cf. Mt 25, 41). 8. Secondo la Sacra Scrittura, e specialmente il Nuovo Testamento, il dominio e linflusso di satana e degli altri spiriti maligni abbraccia tutto il mondo. Pensiamo alla parabola di Cristo sul campo (che il mondo), sul buon seme e su quello non buono che il diavolo semina in mezzo al grano cercando di strappare dai cuori quel bene che in essi stato seminato (cf. Mt 13, 38-39). Pensiamo alle numerose esortazioni alla vigilanza (cf. Mt 26, 41; 1 Pt 5, 8), alla preghiera e al digiuno (cf. Mt 17, 21). Pensiamo a quella forte affermazione del Signore: Questa specie di demoni in nessun altro modo si pu scacciare se non con la preghiera (Mc 9, 29). Lazione di satana consiste prima di tutto nel tentare gli uomini al male, influendo sulla loro immaginazione e sulle loro facolt superiori per volgerle in direzione contraria alla legge di Dio. Satana mette alla prova persino Ges (cf. Lc 4, 3-13), nel tentativo estremo di contrastare le esigenze delleconomia della salvezza cos come Dio lha preordinata. Non escluso che in certi casi lo spirito maligno si spinga anche ad esercitare il suo influsso non solo sulle cose materiali, ma anche sul corpo delluomo, per cui si parla di possessioni diaboliche (cf. Mc 5, 2-9). Non sempre facile discernere ci che di preternaturale avviene in questi casi, n la Chiesa accondiscende o asseconda facilmente la tendenza ad attribuire molti fatti a interventi diretti del demonio; ma in linea di principio non si pu negare che nella sua volont di nuocere e di condurre al male, satana possa giungere a questa estrema manifestazione della sua superiorit. 9. Dobbiamo infine aggiungere che le impressionanti parole dellapostolo Giovanni: Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno (1 Gv 5, 19), alludono anche alla presenza di satana nella storia dellumanit, una presenza che si acuisce man mano che luomo e la

societ si allontanano da Dio. Linflusso dello spirito maligno pu celarsi in modo pi profondo ed efficace: farsi ignorare corrisponde ai suoi interessi. Labilit di satana nel mondo quella di indurre gli uomini a negare la sua esistenza in nome del razionalismo e di ogni altro sistema di pensiero che cerca tutte le scappatoie pur di non ammetterne lopera. Ci non significa per leliminazione della libera volont e della responsabilit delluomo e nemmeno la frustrazione dellazione salvifica di Cristo. Si tratta piuttosto di un conflitto tra le forze oscure del male e quelle della redenzione. Sono eloquenti, a questo proposito, le parole che Ges rivolse a Pietro allinizio della passione: . . . Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te perch non venga meno la tua fede (Lc 22, 31). Per questo comprendiamo come Ges nella preghiera che ci ha insegnato, il Padre nostro, che la preghiera del regno di Dio, termina quasi bruscamente, a differenza di tante altre preghiere del suo tempo, richiamandoci alla nostra condizione di esposti alle insidie del Male-Maligno. Il cristiano, appellandosi al Padre con lo spirito di Ges e invocando il suo regno, grida con la forza della fede: fa che non soccombiamo alla tentazione, liberaci dal Male, dal Maligno. Fa, o Signore, che non cadiamo nellinfedelt a cui ci seduce colui che stato infedele fin dallinizio.

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE
Mercoled, 20 agosto 1986

1. Le nostre catechesi su Dio, Creatore delle cose invisibili, ci hanno portato a illuminare e ritemprare la nostra fede per quanto riguarda la verit sul maligno o satana, non certamente voluto da Dio, sommo amore e santit, la cui Provvidenza sapiente e forte sa condurre la nostra esistenza alla vittoria sul principe delle tenebre. La fede della Chiesa infatti ci insegna che la potenza di satana non infinita. Egli solo una creatura, potente in quanto spirito puro, ma pur sempre una creatura, con i limiti della creatura, subordinata al volere e al dominio di Dio. Se satana opera nel mondo per il suo odio contro Dio e il suo regno, ci permesso dalla divina Provvidenza che con potenza e bont (fortiter et

suaviter) dirige la storia delluomo e del mondo. Se lazione di satana certamente causa molti danni - di natura spirituale e indirettamente di natura anche fisica - ai singoli e alla societ, egli non tuttavia in grado di annullare la definitiva finalit cui tendono luomo e tutta la creazione, il Bene. Egli non pu ostacolare ledificazione del regno di Dio, nel quale si avr, alla fine, la piena attuazione della giustizia e dellamore del Padre verso le creature eternamente predestinate nel Figlio-Verbo, Ges Cristo. Possiamo anzi dire con san Paolo che lopera del maligno concorre al bene (cf. Rm 8, 28) e che serve a edificare la gloria degli eletti - (cf. 2 Tm 2, 10). 2. Cos tutta la storia dellumanit si pu considerare in funzione della salvezza totale, nella quale iscritta la vittoria di Cristo sul principe di questo mondo (Gv 12, 31; 14, 30; 16, 11). Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai (Lc 4, 8), dice perentoriamente Cristo a satana. In un momento drammatico del suo ministero, a chi lo accusava in modo sfacciato di scacciare i demoni perch alleato di Beelzebul, capo dei demoni, Ges risponde con quelle parole severe e confortanti insieme: Ogni regno discorde cade in rovina, e nessuna citt o famiglia discorde pu reggersi. Ora, se satana scaccia satana, egli discorde con se stesso. Come potr dunque reggersi il suo regno? . . . E se io scaccio i demoni per virt dello Spirito di Dio, certo giunto fra voi il regno di Dio (Mt 12, 25-26. 28). Quando un uomo forte, bene armato fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno pi forte di lui e lo vince, gli strappa larmatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino (Lc 11, 21-22). Le parole pronunciate da Cristo a proposito del tentatore trovano il loro compimento storico nella croce e nella risurrezione del Redentore. Come leggiamo nella Lettera agli Ebrei, Cristo si fatto partecipe dellumanit fino alla croce per ridurre allimpotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cio il diavolo . . . e liberare cos quelli che . . . erano tenuti in schiavit (Eb 2, 14-15). Questa la grande certezza della fede cristiana: il principe di questo mondo stato giudicato (Gv 16,11); il Figlio di Dio apparso per distruggere le opere del diavolo (1 Gv 3, 8), come ci attesta san Giovanni. Dunque il Cristo crocifisso e risorto si rivelato come quel pi forte che ha vinto luomo forte, il diavolo, e lo ha spodestato. Alla vittoria di Cristo sul diavolo partecipa la Chiesa: Cristo, infatti, ha dato ai suoi discepoli il potere di cacciare i demoni (cf. Mt 10, 1 e par. Mc 16, 17). La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera (cf. Mc 9, 29; Mt 17, 19-20), che in casi specifici pu assumere la forma dellesorcismo.

3. In questa fase storica della vittoria di Cristo si inscrive lannuncio e linizio della vittoria finale, la parusia, la seconda e definitiva venuta di Cristo alla conclusione della storia, verso la quale proiettata la vita del cristiano. Anche se vero che la storia terrena continua a svolgersi sotto linflusso di quello spirito che - come dice san Paolo - ora opera negli uomini ribelli (Ef 2, 2), i credenti sanno di essere chiamati a lottare per il definitivo trionfo del Bene: la nostra battaglia infatti non contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potest, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti (Ef 6, 12). 4. La lotta, man mano che se ne avvicina il termine, diventa in certo senso sempre pi violenta, come mette in rilievo specialmente lApocalisse, lultimo libro del Nuovo Testamento (cf. Ap 12, 7-9). Ma proprio questo libro accentua la certezza che ci data da tutta la rivelazione divina: che cio la lotta si concluder con la definitiva vittoria del bene. In quella vittoria, precontenuta nel mistero pasquale di Cristo, si adempir definitivamente il primo annuncio del Libro della Genesi, che con termine significativo detto protoevangelo, quando Dio ammonisce il serpente: Io porr inimicizia tra te e la donna ( Gen 3, 15). In quella fase definitiva Dio, completando il mistero della sua paterna Provvidenza, liberer dal potere delle tenebre coloro che ha eternamente predestinati in Cristo e li trasferir nel regno del suo Figlio diletto (cf. Col 1, 13-14). Allora il Figlio sottometter al Padre anche lintero universo, affinch Dio sia tutto in tutti (1 Cor 15, 28). 5. Qui si concludono le catechesi su Dio Creatore delle cose visibili e invisibili, unite nella nostra impostazione con la verit sulla divina Provvidenza. Appare evidente agli occhi del credente che il mistero dellinizio del mondo e della storia si ricollega indissolubilmente col mistero del termine, nel quale la finalit di tutto il creato raggiunge il suo compimento. Il Credo, che unisce cos organicamente tante verit, veramente la cattedrale armoniosa della fede. In maniera progressiva e organica abbiamo potuto ammirare stupefatti il grande mistero dellintelligenza e dellamore di Dio, nella sua azione creatrice, verso il cosmo, verso luomo, verso il mondo degli spiriti puri. Di tale azione abbiamo considerato la matrice trinitaria, la sapiente finalizzazione alla vita delluomo, vera immagine di Dio, a sua volta chiamato a ritrovare pienamente la sua dignit nella contemplazione della gloria di Dio. Abbiamo ricevuto luce su uno dei massimi problemi che inquietano luomo e pervadono la sua ricerca di verit: il problema della sofferenza e del male. Alla radice non sta una decisione errata o cattiva di Dio, ma la sua scelta, e in certo modo il suo rischio, di crearci liberi per averci amici. Dalla libert nato anche il male. Ma Dio non si arrende, e con la sua saggezza

trascendente, predestinandoci ad essere suoi figli in Cristo, tutto dirige con fortezza e soavit, perch il bene non sia vinto dal male. Dobbiamo ora lasciarci guidare dalla divina rivelazione nella esplorazione di altri misteri della nostra salvezza. Intanto abbiamo accolto una verit che deve stare a cuore di ogni cristiano: come esistano degli spiriti puri, creature di Dio, inizialmente tutte buone, e poi per una scelta di peccato, separatesi irriducibilmente in angeli di luce e in angeli di tenebre. E mentre lesistenza degli angeli cattivi chiede a noi il senso della vigilanza per non cedere alle loro lusinghe, siamo certi che la vittoriosa potenza del Cristo Redentore circonda la nostra vita perch ne siamo noi stessi vincitori. In ci siamo validamente aiutati dagli angeli buoni, messaggeri dellamore di Dio, ai quali, ammaestrati dalla tradizione della Chiesa, rivolgiamo la nostra preghiera: Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla piet celeste. Amen.

PIO XII LETTERA ENCICLICA

AD CAELI REGINAM(1)
DIGNIT REGALE DELLA SANTA VERGINE MARIA

II La sacra liturgia, che lo specchio fedele dell'insegnamento tramandato dai Padri e affidato al popolo cristiano, ha cantato nel corso dei secoli e canta continuamente sia in Oriente che in Occidente le glorie della celeste Regina.

Fervidi accenti risuonano dall'Oriente: O Madre di Dio, oggi sei trasferita al cielo sui carri dei cherubini, i serafini si onorano di essere ai tuoi ordini, mentre le schiere dei celesti eserciti si prostrano dinanzi a te.(29) E ancora: O giusto, beatissimo (Giuseppe), per la tua origine regale sei stato fra tutti prescelto a essere lo sposo della Regina immacolata, la quale dar alla luce in modo ineffabile il re Ges.(30) E inoltre: Scioglier un inno alla Madre regina, alla quale mi rivolgo con gioia, per cantare lietamente le sue glorie. ... O Signora, la nostra lingua non ti pu celebrare degnamente, perch tu, che hai dato alla luce Cristo, nostro Re, sei stata esaltata al di sopra dei serafini. ... Salve, o regina del mondo, salve, o Maria, signora di tutti noi.(31) Nel Messale etiopico si legge: O Maria, centro di tutto il mondo ... tu sei pi grande dei cherubini pluriveggenti e dei serafini dalle molte ali. ... Il cielo e la terra sono ricolmi della santit della tua gloria.(32) Fa eco la liturgia della chiesa latina con l'antica e dolcissima preghiera Salve, regina, le gioconde antifone Ave, o regina dei cieli, Regina del cielo, rallgrati, alleluia e altri testi, che si recitano in varie feste della beata vergine Maria: Come regina stette alla tua destra con un abito dorato, rivestita di vari ornamenti;(33) La terra e il popolo cantano la tua potenza, o regina;(34) Oggi la vergine Maria sale al cielo: godete, perch regna con Cristo in eterno.(35) A tali canti si devono aggiungere le Litanie lauretane, che richiamano i devoti a invocare ripetutamente Maria regina; e nel quinto mistero glorioso del santo rosario, la mistica corona della celeste regina, i fedeli contemplano in pia meditazione gi da molti secoli, il regno di Maria, che abbraccia il cielo e la terra. Infine l'arte ispirata ai principi della fede cristiana e perci fedele interprete della spontanea e schietta devozione popolare, fin dal Concilio di Efeso, solita rappresentare Maria come regina e imperatrice, seduta in trono e ornata delle insegne regali, cinta il capo di corona e circondata dalle schiere degli angeli e dei santi, come colei che domina non soltanto sulle forze della natura, ma anche sui malvagi assalti di satana. L'iconografia, anche per quel che riguarda la dignit regale della beata vergine Maria, si arricchita in ogni secolo di opere di grandissimo valore artistico, arrivando fino a raffigurare il divin Redentore nell'atto di cingere il capo della Madre sua con fulgida corona.

I pontefici romani non hanno mancato di favorire questa devozione del popolo, decorando spesso di diadema, con le proprie mani o per mezzo di legati pontifici, le immagini della vergine Madre di Dio, gi distinte per singolare venerazione.

III Come abbiamo sopra accennato, venerabili fratelli, l'argomento principale, su cui si fonda la dignit regale di Maria, gi evidente nei testi della tradizione antica e nella sacra liturgia, senza alcun dubbio la sua divina maternit. Nelle sacre Scritture infatti, del Figlio, che sar partorito dalla Vergine, si afferma: Sar chiamato Figlio dell'Altissimo e il Signore Dio gli dar il trono di Davide, suo padre; e regner nella casa di Giacobbe eternamente e il suo regno non avr fine (Lc 1, 32-33); e inoltre Maria proclamata Madre del Signore (Lc 1, 43). Ne segue logicamente che ella stessa Regina, avendo dato la vita a un Figlio; che nel medesimo istante del concepimento, anche come uomo, era re e signore di tutte le cose, per l'unione ipostatica della natura umana col Verbo. San Giovanni Damasceno scrive dunque a buon diritto: veramente diventata la Signora di tutta la creazione, nel momento in cui divenne Madre del Creatore(36) e lo stesso arcangelo Gabriele pu dirsi il primo araldo della dignit regale di Maria. Tuttavia la beatissima Vergine si deve proclamare regina non soltanto per la maternit divina, ma anche per la parte singolare che, per volont di Dio, ebbe nell'opera della nostra salvezza eterna. Quale pensiero - scrive il Nostro predecessore di felice memoria Pio XI potremmo avere pi dolce e soave di questo, che Cristo nostro re non solo per diritto nativo, ma anche per diritto acquisito e cio per la redenzione? Ripensino tutti gli uomini dimentichi quanto costammo al nostro Salvatore: "Non siete stati redenti con oro o argento, beni corruttibili, ... ma col sangue prezioso di Cristo, agnello immacolato e incontaminato" (1 Pt 1;18-19). Non apparteniamo dunque a noi stessi, perch "Cristo a caro prezzo" (1 Cor 6, 20) ci ha comprati.(37) Ora nel compimento dell'opera di redenzione Maria santissima fu certo strettamente associata a Cristo, onde giustamente si canta nella sacra liturgia: Santa Maria, regina del cielo e signora del mondo, affranta dal dolore, se ne stava in piedi presso la croce del Signore nostro Ges Cristo.(38) E un piissimo discepolo di sant'Anselmo poteva scrivere nel medioevo: Come ... Dio, creando tutte le cose nella sua potenza, padre e signore di tutto, cos Maria, riparando tutte le cose con i suoi meriti, la madre e la signora di tutto:

Dio signore di tutte le cose, perch le ha costituite nella loro propria natura con il suo comando, e Maria signora di tutte le cose, riportandole alla loro originale dignit con la grazia che ella merit.(39) Infatti: Come Cristo per il titolo particolare della redenzione nostro signore e nostro re, cos anche la Vergine beata ( nostra signora) per il singolare concorso prestato alla nostra redenzione, somministrando la sua sostanza e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando in modo singolare la nostra salvezza.(40) Da queste premesse si pu cos argomentare: se Maria, nell'opera della salute spirituale, per volont di Dio, fu associata a Cristo Ges, principio di salvezza, e in maniera simile a quella con cui Eva fu associata ad Adamo, principio di morte, sicch si pu affermare che la nostra redenzione si comp secondo una certa ricapitolazione,(41) per cui il genere umano, assoggettato alla morte, per causa di una vergine, si salva anche per mezzo di una Vergine; se inoltre si pu dire che questa gloriosissima Signora venne scelta a Madre di Cristo proprio per essere a lui associata nella redenzione del genere umano(42) e se realmente fu lei, che esente da ogni colpa personale o ereditaria, strettissimamente sempre unita al suo Figlio, lo ha offerto sul Golgota all'eterno Padre sacrificando insieme l'amore e i diritti materni, quale nuova Eva, per tutta la posterit di Adamo, macchiata dalla sua caduta miseranda;(43) se ne potr legittimamente concludere che, come Cristo, il nuovo Adamo, nostro re non solo perch Figlio di Dio, ma anche perch nostro redentore, cos, secondo una certa analogia, si pu affermare parimenti che la beatissima Vergine regina, non solo perch Madre di Dio, ma anche perch quale nuova Eva stata associata al nuovo Adamo. certo che in senso pieno, proprio e assoluto, soltanto Ges Cristo, Dio e uomo, re; tuttavia, anche Maria, sia come madre di Cristo Dio, sia come socia nell'opera del divin Redentore, e nella lotta con i nemici e nel trionfo ottenuto su tutti, ne partecipa la dignit regale, sia pure in maniera limitata e analogica. Infatti da questa unione con Cristo re deriva a lei tale splendida sublimit, da superare l'eccellenza di tutte le cose create: da questa stessa unione con Cristo nasce quella regale potenza, per cui ella pu dispensare i tesori del regno del divin redentore; infine dalla stessa unione con Cristo ha origine l'inesauribile efficacia della sua materna intercessione presso il Figlio e presso il Padre. Nessun dubbio pertanto che Maria santissima sopravanzi in dignit tutta la creazione e abbia su tutti il primato, dopo il suo Figliuolo. Tu infine - canta san Sofronio - hai di gran lunga sopravanzato ogni creatura. ... Che cosa pu esistere di pi sublime di tale gioia, o Vergine Madre? Che cosa pu esistere di pi elevato di tale grazia, che per volont divina tu sola hai avuto in sorte?.(44) E va ancora pi oltre nella lode san Germano: La tua

onorifica dignit ti pone al di sopra di tutta la creazione: la tua sublimit ti fa superiore agli angeli.(45) San Giovanni Damasceno poi giunge a scrivere la seguente espressione: infinita la differenza tra i servi di Dio e la sua Madre.(46) Per aiutarci a comprendere la sublime dignit che la Madre di Dio ha raggiunto al di sopra di tutte le creature, possiamo ripensare che la santissima Vergine, fin dal primo istante del suo concepimento, fu ricolma di tale abbondanza di grazie da superare la grazia di tutti i santi. Onde - come scrisse il Nostro predecessore Pio XI di fel. mem. nella lettera apostolica Ineffabilis Deus - ha con tanta munificenza arricchito Maria con l'abbondanza di doni celesti, tratti dal tesoro della divinit, di gran lunga al di sopra degli angeli e di tutti i santi, che ella, del tutto immune da ogni macchia di peccato, in tutta la sua bellezza e perfezione, avesse tale pienezza d'innocenza e di santit che non se ne pu pensare una pi grande al di sotto di Dio e che all'infuori di Dio nessuno riuscir mai a comprendere.(47) Inoltre la beata Vergine non ha avuto soltanto il supremo grado, dopo Cristo, dell'eccellenza e della perfezione, ma anche una partecipazione di quell'influsso, con cui il suo Figlio e Redentore nostro giustamente si dice che regna sulla mente e sulla volont degli uomini. Se infatti il Verbo opera i miracoli e infonde la grazia per mezzo dell'umanit che ha assunto, se si serve dei sacramenti dei suoi santi come di strumenti per la salvezza delle anime, perch non pu servirsi dell'ufficio e dell'opera della Madre sua santissima per distribuire a noi i frutti della redenzione? Con animo veramente materno - cos dice lo stesso predecessore Nostro Pio IX di imm. mem. - trattando l'affare della nostra salute ella sollecita di tutto il genere umano, essendo costituita dal Signore regina del cielo e della terra ed esaltata sopra tutti i cori degli angeli e sopra tutti i gradi dei santi in cielo, stando alla destra del suo unigenito Figlio; Ges Cristo, Signore nostro, con le sue materne suppliche impetra efficacissimamente, ottiene quanto chiede, n pu rimanere inesaudita.(48) A questo proposito l'altro predecessore Nostro di fel. mem., Leone XIII, dichiar che alla beata vergine Maria stato concesso un potere quasi immenso nell'elargizione delle grazie;(49) e san Pio X aggiunge che Maria compie questo suo ufficio come per diritto materno.(50) Godano dunque tutti i fedeli cristiani di sottomettersi all'impero della vergine Madre di Dio, la quale, mentre dispone di un potere regale, arde di materno amore. Per in queste e altre questioni, che riguardano la beata Vergine, i teologi e i predicatori della divina parola abbiano cura di evitare certe deviazioni per non cadere in un doppio errore; si guardino cio da opinioni prive di fondamento e che con espressioni esagerate

oltrepassano i limiti del vero; e dall'altra parte si guardino pure da un'eccessiva ristrettezza di mente nel considerare quella singolare, sublime, anzi quasi divina dignit della Madre di Dio, che il dottore angelico ci insegna ad attribuirle per ragione del bene infinito, che Dio.(51) Del resto, in questo, come in altri campi della dottrina cristiana, la norma prossima e universale per tutti il magistero vivo della chiesa, che Cristo ha costituito anche per illustrare e spiegare quelle cose, che nel deposito della fede sono contenute solo oscuramente e quasi implicitamente.(52)
(29) Ex liturgia Armenorum: in festo Assumptionis, hymnus ad Matutinum. (30) Ex Menaeo (byzantino): Dominica post Natalem, in Canone, ad Matutinum. (31) Officium hymni Aktistos (in ritu byzantino). (32) Missale Aethiopicum, Anaphora Dominae nostrae Mariae, Matris Dei. (33) Breviarium Romanum, Versiculus sexti Respons. (34) Festum Assumptionis, Hymnus Laudum. (35) Festum Assumptionis, ad Magnificat II Vesp. (36) S. IOANNES DAMASCENUS, De fide orthodoxa, 1. IV, c. 14: PG 94, 1158s.B. (37) PIUS XI, Litt. enc. Quas primas: AAS 17(1925), p. 599; EE 5/147. (38) Festum septem dolorum B. Mariae Virg., Tractus. (39) EADMERUS, De excellentia Virginis Mariae, c. 11: PL 159, 508AB. (40) F. SUAREZ, De mysteriis vitae Christi, disp. XXII, sect. II: d. Vivs, XIX, 327. (41) S. IRENAEUS, Adv. haer., V, 19, 1: PG 7, 1175B. (42) PIUS XI, Epist. Auspicatus profecto: AAS 25(1933), p. 80. (43) PIUS XII, Litt, enc. Mystici corporis: AAS 35(1943), p. 247; EE 6/258. (44) S. SOPHRONIUS, In Annuntiationem Beatae Mariae Virginis: PG 87, 3238D et 3242A. (45) S. GERMANUS, Hom. II in Dormitionem Beatae Mariae Virginis: PG 98, 354B. (46) S. IOANNES DAMASCENUS, Hom. I in Dormitionem Beatae Mariae Virginis: PG 96, 715A. (47) PIUS IX, Bulla Ineffabilis Deus: Acta Pii IX, I, pp. 597-598; EE 2/app. (48) Ibidem, p. 618; EE 2/app. (49) LEO XIII, Litt. enc. Adiutricem populi: AAS 28(1895-96), p.130; EE 3. (50) PIUS X, Litt. enc. Ad diem illum: AAS 36(1903-04), p. 455; EE 4/27. (51) S. THOMAS, Summa theol., I, q. 25, a. 6, ad 4. (52) PIUS XII, Litt. enc. Humani generis: AAS 42(1950), p. 569; EE 6/721.

CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI

DIRETTORIO SU PIET POPOLARE E LITURGIA


PRINCIPI E ORIENTAMENTI

Citt del Vaticano 2002


I Santi Angeli 213. Con il chiaro e sobrio linguaggio della catechesi, la Chiesa insegna che lesistenza degli esseri spirituali, incorporei, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente Angeli, una verit di

fede. La testimonianza della Scrittura tanto chiara quanto lunanimit della Tradizione.[280] Secondo la Scrittura gli Angeli sono messaggeri di Dio, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola (Sal 103, 20), posti al servizio del suo disegno salvifico, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza (Eb 1, 14). 214. I fedeli non ignorano i numerosi episodi dellAntica e della Nuova Alleanza in cui intervengono i santi Angeli. Sanno che gli Angeli chiudono le porte del paradiso terrestre (cf. Gn 3, 24), salvano Agar e il suo bambino Ismaele (cf. Gn 21, 17), trattengono la mano di Abramo che sta per sacrificare Isacco (cf. Gn 22, 11), annunciano nascite prodigiose (cf. Gdc 13, 3-7), custodiscono i passi del giusto (cf. Sal 91, 11), lodano incessantemente il Signore (cf. Is 6, 1-4) e presentano a Dio le preghiere dei Santi (cf. Ap 8, 3-4). Ricordano pure lintervento di un Angelo in favore del profeta Elia, fuggiasco e stremato (cf. 1Re 19, 4-8), di Azaria e dei suoi compagni gettati nella fornace (cf. Dn 3, 49-50), di Daniele chiuso nella fossa dei leoni (cf. Dn 6, 23); ad essi familiare la storia di Tobia, in cui Raffaele, uno dei sette Angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maest del Signore (Tb 12, 15), compie molteplici servizi in favore di Tobi, di suo figlio Tobia e di Sara, la moglie di questi. I fedeli sanno pure che non sono pochi gli episodi della vita di Ges in cui gli Angeli svolgono un particolare ruolo: lAngelo Gabriele annuncia a Maria che concepir e dar alla luce il Figlio dellAltissimo (cf. Lc 1, 26-38) e, similmente, un Angelo svela a Giuseppe lorigine soprannaturale della maternit della Vergine (cf. Mt 1, 18-25); gli Angeli recano ai pastori di Betlemme la lieta notizia della nascita del Salvatore (cf. Lc 2, 8-14); lAngelo del Signore protegge la vita del Bambino Ges minacciata da Erode (cf. Mt 2, 13-20); gli Angeli assistono Ges nel deserto (cf. Mt 4, 11) e lo confortano nellagonia (cf. Lc 22, 43), annunciano alle donne recatesi alla tomba di Cristo che egli risorto (cf. Mc 16, 1-8) e intervengono ancora nellascensione per rivelarne ai discepoli il senso e per annunciare che Ges... torner un giorno allo stesso modo in cui lavete visto andare in cielo (At 1, 11). Ai fedeli non sfugge limportanza dellammonimento di Ges di non disprezzare uno solo dei piccoli che credono in lui, perch i loro Angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre (Mt 18, 10), e della consolante parola secondo cui c gioia davanti agli Angeli di Dio per un solo peccatore che si converte (Lc 15, 10). Essi, infine, sanno che il Figlio delluomo verr nella sua gloria con tutti i suoi Angeli (Mt 25, 31) per giudicare i vivi e i morti e dare compimento alla storia.

215. La Chiesa, che nei suoi primordi fu custodita e difesa dal ministero degli Angeli (cf. At 5, 17-20; 12, 6-11) e costantemente ne sperimenta laiuto misterioso e potente,[281] venera questi spiriti celesti e fiduciosa ne sollecita lintercessione. Nel corso dellanno liturgico la Chiesa commemora la partecipazione degli Angeli agli eventi della salvezza,[282] e ne celebra la memoria in alcuni giorni particolari: il 29 settembre quella degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il 2 ottobre quella degli Angeli Custodi; ad essi dedica una Messa votiva, il cui prefazio proclama che la gloria di Dio risplende negli Angeli;[283] nella celebrazione dei divini misteri si associa al canto degli Angeli per proclamare la gloria del Dio tre volte santo (cf. Is 6, 3)[284] e invoca la loro assistenza perch lofferta eucaristica sia portata sullaltare del cielo, davanti alla [...] maest divina;[285] alla loro presenza celebra lufficio di lode (cf. Sal 137, 1); [286]al ministero degli Angeli affida le preghiere dei fedeli (cf. Ap 5, 8; 8, 3), il dolore dei penitenti,[287] la difesa degli innocenti contro gli assalti del Maligno;[288] implora Dio perch mandi, al termine della giornata, i suoi Angeli a custodire gli oranti nella pace;[289] prega perch gli spiriti celesti vengano in soccorso degli agonizzanti[290] e, nel rito delle esequie, supplica perch gli Angeli accompagnino in paradiso lanima del defunto[291] e custodiscano il suo sepolcro. 216. Lungo i secoli i fedeli hanno tradotto in espressioni di piet i convincimenti della fede riguardo al ministero degli Angeli: li hanno assunti come patroni di citt e protettori di corporazioni; in loro onore hanno innalzato celebri santuari come Mont-Saint-Michel in Normandia, san Michele della Chiusa in Piemonte e san Michele al Gargano in Puglia, e stabilito giorni festivi; hanno composto inni e pii esercizi. In particolare la piet popolare ha sviluppato la devozione allAngelo Custode. Gi san Basilio Magno ( 379) insegnava che ogni fedele ha al proprio fianco un Angelo come protettore e pastore, per condurlo alla vita.[292] Questa antica dottrina and via via consolidandosi nei suoi fondamenti biblici e patristici, e diede origine a varie espressioni di piet, fino a trovare in san Bernardo di Chiaravalle ( 1153) un grande maestro e un apostolo insigne della devozione agli Angeli Custodi. Per lui essi sono dimostrazione che il cielo non trascura nulla che ci possa giovare, per cui ci mette a fianco quegli spiriti celesti perch ci proteggano, ci istruiscano e ci guidino.[293] La devozione agli Angeli Custodi d luogo anche a uno stile di vita caratterizzato da:

- devota gratitudine a Dio, che ha posto al servizio degli uomini spiriti di cos grande santit e dignit; - atteggiamento di compostezza e piet, suscitato dalla consapevolezza di essere costantemente alla presenza dei santi Angeli; - serena fiducia nellaffrontare situazioni anche difficili, perch il Signore guida e assiste il fedele nella via della giustizia anche attraverso il ministero degli Angeli. Tra le preghiere allAngelo Custode particolarmente diffusa lorazione Angele Dei,[294] che presso molte famiglie fa parte delle preghiere del mattino e della sera e che, in molti luoghi, accompagna pure la recita dellAngelus Domini. 217. La piet popolare verso i santi Angeli, legittima e salutare, pu tuttavia dare luogo a deviazioni, ad esempio: - se, come talvolta accade, subentra nellanimo dei fedeli una concezione erronea per cui ritengono il mondo e la vita come sottoposti a tensioni demiurgiche, alla lotta incessante tra spiriti buoni e spiriti cattivi, tra gli Angeli e i demoni, nella quale luomo viene travolto da potenze a lui superiori, nei confronti delle quali egli non pu fare nulla; questa concezione, in quanto deresponsabilizza il fedele, non corrisponde alla genuina visione evangelica della lotta contro il Maligno, che esige dal discepolo di Cristo impegno morale, opzione per il Vangelo, umilt e preghiera; - se le vicende quotidiane della vita vengono lette in modo schematico e semplicistico, quasi infantile, attribuendo al Maligno anche le minime contraddizioni, e per contro, allAngelo Custode successi e realizzazioni, le quali poco o nulla hanno a che vedere con il progresso delluomo nel suo cammino verso il raggiungimento della maturit di Cristo. E da riprovare anche luso di dare agli Angeli nomi particolari, eccetto Michele, Gabriele e Raffaele che sono contenuti nella Scrittura.
[280] CCC 328. [281] Ibid., 336. [282] Cos, ad esempio, nella stessa massima solennit della Pasqua e nelle solennit dellAnnunciazione (25 marzo), del Natale (25 dicembre), dellAscensione, dellImmacolata Concezione (8 dicembre), di San Giuseppe (19 marzo), dei santi Pietro e Paolo (29 giugno), dellAssunzione (15 agosto) e di Tutti i Santi (1 novembre). [283] Missale Romanum, Praefatio de Angelis. [284] Cf. Ibid., Prex eucharistica, Sanctus.

[285] Ibid., Prex eucharistica I, Supplices te rogamus. [286] Cf. S. BENEDETTO, Regula, 19, 5: CSEL 75, Vindobonae 1960, p. 75. [287] Cf. Rituale Romanum, Ordo Paenitentiae, Editio Typica, Typis Polyglottis Vaticanis 1974, 54. [288] Cf. Liturgia Horarum, Die 2 octobris, Ss. Angelorum Custodum memoria, Ad Vesperas, Hymnus Custodes hominum psallimus angelos. [289] Cf. Ibid., Ad Completorium post II Vesperas Dominicae et Sollemnitatum, OratioVisita quaesumus. [290] Cf. Rituale Romanum, Ordo unctionis infirmorum eorumque pastoralis curae, cit., 147. [291] Cf. Rituale Romanum, Ordo exsequiarum, Editio Typica, Typis Polyglottis Vaticanis 1969, 50. [292] S. BASILIO DI CESAREA, Adversus Eunomium, III, 1: PG 29, 656. [293] S. BERNARDO DI CHIARAVALLE, Sermo XII in Psalmum Qui habitat, 3: Sancti Bernardi Opera. IV, Editiones Cistercienses, Romae 1966, p. 459. [294] Cf. EI, Normae et concessiones, 18, p. 65.

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