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L' ANTIFASCISMO COMUNISTA DI IERI E DI OGGI

Tranarrativa,analisiepropostapolitica

CSP-PARTITO COMUNISTA Federazione Romana 2013

dedicatoaiPartigianiComunisti chevolevanocostrireunMondoNuovo

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25 APRILE 2013. PER QUELLA GUERRA VINTA E PERDUTA Il25aprileilgiornodellaLiberazione. Ilgiornoincuiancora,alcuni,enoitraloro,ricordanola Resistenza,iPartigianisullemontagne,nellecitt,nelle campagne. Noi,ricordiamoiPartigiani, elaloroguerra,la lororabbia,illorofurore. Ricordiamoipartigianicomunistieillororiusciread organizzare,arendereunitaefortelarabbiaeilfuroredi unpopolo,sullemontagne,nellecitt,nellecampagne. RicordiamoiPartigianiComunistielaloroguerra,quella guerraincuinacqueunapartedelnostroPaese,lasua partemigliore:uomini,donne,ragazzichediederopesoe forzaalPartitoComunista. Liricordiamoperchquellaguerrafuvinta,efuperduta. FuvintaeperdutadaiPartigianiedainoiComunisti. Ricordiamoquellaguerrachevincemmoarmiinpugno,che vincemmoapiazzaleLoreto,chevincemmonegliscioperi operai. Chevincemmomillevolte. Machenonpotemmo vinceretuttainintera. Chenonpotemmovincerefinoin fondo. Quellaguerrafuvintaeperduta.Vintaeperdutacontroi fascisti,vintaeperdutacontroipadroni.Vintaeperduta controlenostrepaure.Controlanostraignoranza.Contro ilnostroindividualismo,fattodimiserieodieccessi. Nonpotemmovinceresenonpervincereeperderenello stessotempo.Masiamoancoraqui,noicomunistisiamo ancoraqui.Perraccontarecichestatoecichevoleva essereenonstato.Siamoancoraquiperchsentiamola mancanzadiqualcosa,diqualcosachenoi,vogliamo conquistare:ilnostroriscatto,diesseriumani.Ecivorr forza,intelligenza,entusiasmo:civorrcoraggio. Il coraggiodiesserePartigiani,sempre.
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PIETRO SECCHIA E ITALO CALVINO


I comunisti, linsurrezione e il riscatto

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LA VERITA DEI COMUNISTI SULLA LOTTA PARTIGIANA
stralci dall'introduzione. Pietro Secchia

In molte narrazioni, esposizioni e storie della Resistenza italiana messe in circolazione, si trovano gi, in quantit, giudizi, spiegazioni interessate e vere e proprie invenzioni fatte in buona fede e no, frutto del senno di poi e delle posizioni di parte dei loro autori. (...) Non sempre e non tutti ebbero ieri coscienza delle incertezze, dei dubbi, delle esitazioni, delle incoerenze, delle insufficienze e degli errori che oggi appaiono chiaramente ai pi. Quando ad esempio si parla della Resistenza, tutti i democratici e gli antifascisti affermano oggi di esservi stati favorevoli e sostenitori sin dal primo momento. Quando si attacca l'attesismo tutti asseriscono di essere immediatamente scesi in campo contro di esso. Non neghiamo la buona fede di molti, ma non mancano neppure coloro che sono interessati a deformare ed a falsare la realt storica perch questa non a loro favorevole. La grande borghesia non ha alcun interesse a fare conoscere la vera storia della Resistenza in Italia perch questa suona condanna per le classi dominanti che hanno portato il paese alla rovina e si sono poi messe al servizio dello straniero. Vi sono oggi due teorie che pi delle altre cercano di farsi strada. L'una quella dei responsabili del fascismo i quali per cancellare i loro tradimenti e le loro responsabilit sostengono che bisogna dimenticare il passato, che non bisogna pi parlare n di fascismo, n di Resistenza, che tutti, fascisti ed antifascisti, hanno le stesse colpe e gli stessi meriti e cos via.
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L'altra teoria quella di coloro che avversarono quasi sempre il fascismo, ma che non mossero dito per combatterlo, ed attesero l'undicesima ora per uscire dalla loro inerzia, dalla loro passivit e dalla loro prudenza. Costoro tentano oggi di creare la leggenda che tutti gli italiani furono per la Resistenza, che il movimento partigiano non venne organizzato da nessuno, ma fu un fenomeno spontaneo. (). Questa comoda teoria, sostenuta ed appoggiata dai ceti borghesi, da quei partiti che non avendo dato molto tendono a sottovalutare 1'apporto della classe operaia (e che in ogni caso hanno ragioni politiche per non dare a Cesare quel che di Cesare ed al partito comunista ci gli spetta), fa parte anch'essa dell'azione delle forze conservatrici per avvilire o svalutare quest'epica lotta del nostro popolo. Quando avanziamo questi rilievi ci si accusa, noi comunisti, di voler monopolizzare la Resistenza. assolutamente falso. Non abbiamo mai voluto monopolizzare la Resistenza, vogliamo semplicemente che il contributo dato dalla classe operaia e dal partito comunista non sia ignorato, n sottovalutato. Vogliamo ricordare che per oltre vent'anni i comunisti combatterono il fascismo e lo combatterono per molto tempo da soli. Vogliamo ricordare che i comunisti furono alla testa di quei grandi scioperi di Milano e di Torino del marzo 1943 che assestarono colpi decisivi al regime fascista. Vogliamo ricordare che 1'8 settembre i comunisti, ovunque vi furono dei patrioti in lotta tanto a Roma, che a Torino ed a Milano, si trovarono alla loro testa. Vogliamo ricordare che il Partito comunista italiano sin dal 9-10 settembre - com' provato dai fatti e dai documenti - lanci un appello agli italiani perch prendessero le armi e formassero i distaccamenti partigiani. Vogliamo non siano dimenticate quali
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sono state le condizioni effettive in cui si sviluppata la Resistenza come fatto politico, militare e sociale, quali furono le forze motrici della Resistenza e quali invece le forze che, pur partecipando ai comitati di liberazione nazionale e dal Corpo dei volontari della libert, fecero da remora e praticamente tentarono di limitare la guerra di liberazione, di impedire o far fallire l'insurrezione nazionale. Protagonista principale della lotta partigiana e della Resistenza fu la nuova classe dirigente, la classe operaia, e il contributo maggiore assieme a tutte le altre forze democratiche venne dato dall'avanguardia della classe operaia, il partito comunista. Questo dev'essere detto. Tutte le formazioni partigiane, qualunque fosse il loro colore politico, si sono appoggiate direttamente o indirettamente sulle lotte della classe operaia, dei contadini e dei lavoratori.

IL COMMISSARIO KIM
da Il senriero dei nidi di ragno di Italo Calvino

Kim si soffia nei baffi: - Questo non un esercito, vedi, da dir loro: questo il dovere. Non puoi parlar di dovere qui, non puoi parlare di ideali: patria, libert, comunismo. Non ne vogliono sentir parlare di ideali, gli ideali son buoni tutti ad averli, anche dallaltra parte ne hanno di ideali. Vedi cosa succede quando quel cuoco estremista comincia le sue prediche? Gli gridano contro, lo prendono a botte. Non hanno bisogno di ideali, di miti, di evviva da gridare. Qui si combatte e si muore cos, senza gridare evviva. - E perch allora? - Ferriera sa perch combatte, tutto perfettamente chiaro in lui.
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- Vedi, - dice Kim, - a quest'ora i distaccamenti cominciano a salire verso le postazioni, in silenzio. Domani ci saranno dei morti, dei feriti. Loro lo sanno. Cosa li spinge a questa vita, cosa li spinge a combattere, dimmi? Vedi, ci sono i contadini, gli abitanti di queste montagne, per loro gi pi facile. I tedeschi bruciano i paesi, portano via le mucche. la prima guerra umana la loro, la difesa della patria, i contadini hanno una patria. Cos li vedi con noialtri, vecchi e giovani, con i loro fucilacci e le cacciatore di fustagno, paesi interi che prendono le armi; noi difendiamo la loro patria, loro sono con noi. E la patria diventa un ideale sul serio per loro, li trascende, diventa la stessa cosa della lotta: loro sacrificano anche le case, anche le mucche pur di continuare a combattere. Per altri contadini invece la patria rimane una cosa egoistica: casa, mucche, raccolto. E per conservare tutto diventano spie, fascisti; interi paesi nostri nemici... Poi, gli operai. Gli operai hanno una loro storia di salari, di scioperi, di lavoro e lotta a gomito a gomito. Sono una classe, gli operai. Sanno che c' del meglio nella vita e che si deve lottare per questo meglio. Hanno una patria anche loro, una patria ancora da conquistare, e combattono qui per conquistarla. Ci sono gli stabilimenti gi nelle citt, che saranno loro; vedono gi le scritte rosse sui capannoni e bandiere alzate sulle ciminiere. Ma non ci sono sentimentalismi, in loro. Capiscono la realt e il modo di cambiarla. Poi c' qualche intellettuale o studente, ma pochi, qua e l, con delle idee in testa, vaghe e spesso storte. Hanno una patria fatta di parole, o tutt'al pi di qualche libro. Ma combattendo troveranno che le parole non hanno pi nessun significato, e scopriranno nuove cose nella lotta degli uomini e combatteranno cos senza farsi domande, finch non cercheranno delle nuove parole e ritroveranno le antiche, ma
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cambiate, con significati insospettati. Poi chi c ancora? Dei prigionieri stranieri, scappati dai campi di concentramento e venuti con noi; quelli combattono per una patria vera e propria, una patria lontana che vogliono raggiungere e che patria appunto perch lontana. Ma capisci che questa tutta una lotta di simboli, che uno per uccidere un tedesco deve pensare non a quel tedesco ma a un altro, con un gioco di trasposizioni da slogare il cervello, in cui ogni cosa o persona diventa un'ombra cinese, un mito? Ferriera arriccia la barba bionda; non vede nulla di tutto questo, lui. - Non cos, - dice. - Non cos, - continua Kim, - lo so anch'io. Non cos. Perch c' qualcos'altro, comune a tutti, un furore. Il distaccamento del Dritto: ladruncoli, carabinieri, militi, borsaneristi, girovaghi. Gente che saccomoda nelle piaghe della societ, e sarrangia in mezzo alle storture, che non ha niente da difendere e niente da cambiare. Oppure tarati fisicamente, o fissati, o fanatici. Unidea rivoluzionaria in loro non pu nascere, legati come sono alla ruota che li macina. Oppure nascer storta, figlia della rabbia, dell'umiliazione, come negli sproloqui del cuoco estremista. Perch combattono, allora? Non hanno nessuna patria, n vera n inventata. Eppure tu sai che c' coraggio, che c furore anche in loro. l'offesa della loro vita, il buio della loro strada, il sudicio della loro casa, le parole oscene imparate fin da bambini, la fatica di dover essere cattivi. E basta un nulla, un passo falso, un impennamento dellanima e ci si trova dall'altra parte, come Pelle, dalla brigata nera, a sparare con lo stesso furore, con lo stesso
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odio, contro gli uni o contro gli altri, fa lo stesso. Ferriera mugola nella barba: - Quindi, lo spirito dei nostri... e quello della brigata nera... la stessa cosa?... - La stessa cosa, intendi cosa voglio dire, la stessa cosa... - Kim s fermato e indica con un dito come se tenesse il segno leggendo; - la stessa cosa ma tutto il contrario. Perch qui si nel giusto, l nello sbagliato. Qua si risolve qualcosa, l ci si ribadisce la catena. Quel peso di male che grava sugli uomini del Dritto, quel peso che grava su tutti noi, su me, su te, quel furore antico che in tutti noi, e che si sfoga in spari, in nemici uccisi, lo stesso che fa sparare i fascisti, che li porta a uccidere con la stessa speranza di purificazione, di riscatto. Ma allora c la storia. C che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dallaltra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, mintendi? uguale al loro, va perduto, tutto servir se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un'umanit senza pi rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L'altra la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perch non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell'odio, finch dopo altri venti o cento o mille anni si tornerebbe cos, noi e loro, a combattere con lo stesso odio anonimo negli occhi e pur sempre, forse senza saperlo, noi per redimercene, loro per restarne schiavi. Questo il significato della lotta, il significato vero, totale, al di l dei vari significati ufficiali. Una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per loperaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni, per il paria dalla sua corruzione. Io credo che il nostro
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lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro se stessa, per la nostra redenzione, cos come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e luomo contro luomo. DI Ferriera, nel buio, si vedono l'azzurro degli occhi e il biondo della barba: scuote il capo. Lui non conosce il furore: preciso come un meccanico e pratico come un montanaro, la lotta una macchina esatta per lui, una macchina di cui si sa il funzionamento e lo scopo. - Pare impossibile, - dice, - pare impossibile che con tante balle in testa tu sappia fare il commissario come si deve e parlare agli uomini con tanta chiarezza. A Kim non dispiace che Ferriera non capisca: agli uomini come Ferriera si deve parlare con termini esatti " a, bi, ci" si deve dire, le cose sono sicure o sono balle, non ci sono zone ambigue ed oscure per loro. Ma Kim non pensa questo perch si crede superiore a Ferriera: il suo punto d'arrivo poter ragionare come Ferriera, non aver altra realt all'infuori di quella di Ferriera, tutto il resto non serve.

OLTRE IL FURORE, LORGANIZZAZIONE


adattamento di stralci de I comunisti e linsurrezione. Secchia-Ferriera risponde a Kim

Questa guerra, dal primo giorno, l'abbiamo alimentata e sostenuta con centinaia di scioperi, col sabotaggio, l'azione gappista nelle citt, le rivolte dei contadini nei paesi. Senza i grandi scioperi nei centri industriali, senza l'azione dei contadini e delle grandi masse popolari organizzata dal Partito Comunista noi partigiani saremmo rimasti isolati, i distaccamenti partigiani non si sarebbero mai trasformati in brigate e poi in divisioni,
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l'insurrezione nazionale che arriver te la potevi sognare. E tutto questo stato possibile perch lo abbiamo deciso, organizzato, pianificato. A bi ci, come dici tu. S, la lotta una macchina esatta. Dobbiamo realizzare giorno per giorno dei successi sia pure piccoli e limitati anche nelle fabbriche e in difesa delle rivendicazioni delle popolazioni delle citt e delle campagne, se vogliamo vincere questa guerra. E' lotta per il pane che poi diventa lotta nazionale, lotta popolare per la cacciata dei tedeschi, contro i fascisti. E la strategia militare ? L'abbiamo dovuta reinventare: perch dobbiamo rendere impossibile la vita all'invasore come ha detto il compagno Stalin. L'esempio di coraggio dei giovani, delle donne, dei vecchi dell'Unione Sovietica, un popolo intero che resiste, che non si piega , che non dispera, che non da tregua e colpisce il nemico ovunque, ci ha dato entusiasmo ma di pi ci ha dato una possibilit: fare come loro e resistere e poi vincere ! E lo abbiamo potuto fare perch tanti di noi avevano gi combattuto in Spagna. Per vincere questa guerra, per vincere la guerra di liberazione dobbiamo attingere a tutto il nostro coraggio s a tutto il nostro furore, come lo chiami tu. Ma anche a tutta l'esperienza, nostra e dei sovietici. Gli strateghi hanno tentato di dimostrarci, storia alla mano, l'impossibilit di condurre la guerra partigiana, nelle citt e nelle valli e tanto meno in montagna Non hanno compreso che le difficolt della guerra partigiana di liberazione si risolvono innanzitutto su di un piano politico: mobilitando la classe operaia.
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All'inizio eravamo senza basi di operazione a cui appoggiarci, senza armi, senza cannoni, senza carri armati, senza magazzini, senza mezzi per iniziare ed alimentare questa guerra, senza l'appoggio diretto di nessun governo, abbandonati ad ogni incertezza del presente, di fronte a noi i tedeschi con le loro armi, formidabili e i fascisti. C' voluto impegno, intelligenza, studio non solo furore. E' c' voluta organizzazione, perfetta. La lotta anche, come una macchina, un ingranaggio, di cui conoscere tutte le componenti. Se no il tuo furore non serve a niente. Ma nessun altro partito capace di questo. Perch nessuno ha una organizzazione e di una influenza tra la classe operaia e i lavoratori pari a quelle del Partito Comunista. Ogni organizzazione comunista dal centro alla periferia ha il compito di organizzare la guerra partigiana e l'insurrezione nazionale nelle citt e nelle campagne, il 50% dei compagni di base e dei quadri del partito deve dedicarsi esclusivamente all'attivit militare nelle citt e nei villaggi, costituendo delle formazioni partigiane, il 15-20% doveva arruolarsi nei G.A.P. e nelle brigate d'assalto Garibaldi. In ogni comitato federale ha una sezione militare incaricata della mobilitazione dei compagni e dei lavoratori per la guerra di liberazione. Anche le altre attivit che il partito, dentro e fuori dalle fabbriche, devono confluire allo scopo principale: la guerra di liberazione nazionale. Tutta la stampa del partito, da La Nostra Lotta a l'Unit, ai diversi fogli locali, impartisce istruzioni per la guerra partigiana. Ma non abbiamo solo organizzato i lavorati e i combattenti, abbiamo costruito un programma politico e sociale, insieme agli altri partiti e gli abbiamo dato la nostra impronta e credi che lo
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avremmo potuto fare solo con il furore tuo e dei tuoi uomini solo con il desiderio di "riscatto umano" ? Ci vuole molto di pi di questo. Il documento del CNL di Milano, te lo ricordi ? com' che diceva : Non vi sar posto domani da noi per un regime di reazione mascherata e neppure per una democrazia zoppa. Il nuovo sistema politico, sociale ed economico non potr essere che la democrazia schietta ed effettiva. Nel governo di domani, anche questo ben certo, operai, contadini, artigiani, tutte le classi popolari, avranno il peso determinante ed un posto adeguato a questo peso avranno i partiti che le rappresentano. Come credi che sarebbe passata una posizione politica del genere, se non avessimo avuto dietro un partito che cresceva e che si organizzava e che combatteva. I grandi industriali, collaboratori dei tedeschi, gli agrari inginocchiati davanti all'invasore, o la Chiesa sempre pronta a servire il vincitore e le classi dominanti e gli Inglesi, Americani: loro vogliano aprire le porte a quel regime di reazione mascherata e di democrazia Ma noi vinceremo e costruiremo un'altra Italia perch abbiamo la forza per farlo e l'organizzazione e il coraggio e s, il furore, anche quello.

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I COMUNISTI E L'ANTIFASCISMO, OGGI
Due scritti di analisi e proposta politica per un antifascismo dei comunisti nella realt contemporanea.

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PER UN 25 APRILE DI LIBERAZIONE DICIAMO NO A FASCISMO, UNIONE EUROPEA E NATO


Il 25 aprile il giorno della Liberazione. Il giorno in cui ancora, alcuni, e noi tra loro, ricordano la Resistenza. Ma anche il giorno in cui, per troppo tempo, si festeggiato un antifascismo istituzionale, ignorando l'apporto decisivo della classe operaia e dei comunisti; il fatto che i comunisti italiani abbiano svolto, fin da subito, e nel modo pi efficace e conseguente la lotta antifascista non fu per dovuto ad un accidente della storia, ma al fatto che i comunisti avevano un orizzonte ideale e politico che travalicava ogni compatibilit con la borghesia nazionale, la quale era ricorsa al fascismo per salvaguardare i suoi interessi di classe in una fase di tensione politica e sociale, nazionale ed internazionale, tale da non essere superata attraverso l'assetto istituzionale che essa stessa si era data. Il capitalismo ha infatti, come caratteristica propria, quella natura criminale che si soliti ravvisare esclusivamente nei fascismi. E' criminale perch non pu rispettare le leggi - che regolano i comportamenti economici, sociali, politici - che esso stesso si da e che formalmente caratterizzano la democrazia borghese. Il capitalismo , per sua natura, il regno della ricchezza nelle mani di pochi: questa l'unica legge che deve e pu rispettare. Ogni altra regola verr rispettata solo se e quando
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non entrer in contraddizione con la natura predatoria del capitale, pronto a mutare l'assetto istituzionale dentro al quale svolgere i suoi affari a seconda delle sue compatibilit contingenti. Ai nostri giorni esistono ancora organizzazioni che si richiamano al fascismo, sempre attive nelle loro azioni destabilizzatrici, ma ne esistono altre che interpretano pi direttamente le necessit eversive del capitale, finalizzate a perpetuare l'accumulo di ricchezze nelle mani di pochi: sono l'Unione Europea e la NATO, che, valicando ogni loro mandato istituzionale, si sono fatte interpreti e attori di quel disegno eversivo di rapina, a livello nazionale e internazionale che vediamo svolgersi sotto i nostri occhi e che hanno portato la guerra in Libia e in Siria e che ora minacciano pesantemente la Repubblica Democratica popolare di Corea. Ribadiamo quindi, ancora una volta, che CSP-PARTITO COMUNISTA rivendica come unica forma efficace di antifascismo quella di tornare a costruire un fronte di classe, a livello nazionale ed internazionale, che nuovamente ponga all'ordine del giorno il superamento del sistema capitalistico e la costruzione del socialismo e che abbia come suo primo obiettivo l'uscita dall'Unione Europea e dalla Nato.

OLTRE IL FRONTISMO TOGLIATTIANO. PER UN ANTIFASCISMO DEI COMUNISTI CALATO NELLA REALT CONTEMPORANEA
Pu ancora l'antifascismo essere denominatore comune dei democratici e con quali prospettive politiche ?
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Il PCI di Togliatti aveva una sua strategia, quella della democrazia progressiva. Per i comunisti il dirsi democratici e antifascisti si inseriva dentro un progetto politico ben definito. Ora questo progetto non ha pi spazio nella realt, ha fallito, la democrazia progressiva, che pure tanto ha dato al nostro Paese, ha da tempo esaurito la sua forza propulsiva e anzi mostra tutti i suoi caratteri regressivi, come quelli di demandare l'azione politica alla magistratura ed ai suoi uomini - si guardi, in ultimo, il triste caso della Lista Ingroia - tanto caro a certa sinistra che in questo erede diretta del Partito Nuovo. Un comitato di forze antifasciste dovrebbe riconoscersi un un obiettivo intermedio valido per tutti, in una praticabilit politica verso alcuni obiettivi, ma attualmente questi obiettivi intermedi, questa comunanza nel definire l'azione politica, non esiste. Un antifascismo che si riconosca nella storia della Resistenza, che ne difenda la memoria? Siamo sicuri di poter condividere questa memoria con i democratici dopo tutte le falsit dette e scritte da tutte le parti, anche da tanta stampa e centri di ricerca vicini al Partito Comunista ? Un antifascismo che si oppongo alla violenza contro gli immigrati ? Un antifascismo che si opponga alla violenza contro i gay ? Un antifascismo che si opponga ad una visione falsificata dell'identit italiana ? Il nostro non pu che essere un antifascismo di classe, non un antifascismo di "pancia" o di maniera. Il nostro antifascismo deve s opporsi alla violenza reazionaria, ma non deve perdere di vista quanto di fascismo ci sia in chi non
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si dichiara fascista. Un antifascismo che riconosca e combatta tutte le forme di violenza, fisica e di limitazione di agire sulla realt, che col simulacro dello stato borghese e della democrazia parlamentare non si combattono alla radice. Fascisti sono per noi, allora, quelli che se la prendono contro gli immigrati perch cercano di identificare capri espiatori da utilizzare per disinnescare la solidariet di classe e fascisti sono i giornalisti che si asservono ai poteri economico-finanziari manipolando la visione che della realt i mass media danno, e le aggregazione politiche come il M5S che manipolano lo scontento popolare e lo incanalano nella virtualit con un uso distorto e strumentale del concetto di democrazia diretta e in parole d'ordine, non solo poco aderenti alla realt, ma mistificatrici, e che per farlo usano gli strumenti della demagogia e del pi gretto leaderismo. Tante Europa. Questo secondo noi deve essere il discrimine. Allora s, crediamo che abbia senso chiamare ad una forma di antifascismo militante, che non debba unicamente misurarsi sul campo dello scontro fisico con i fascisti del terzo millennio, ma che sia pronto a denunciare tutte quelle componenti, politiche, economiche, dell'informazione e degli apparati dello stato, che non possono che andare contro le stesse istituzioni borghesi per dare nuova linfa, nuova prosperit, anche se di corto respiro al sistema capitalistico e soprattutto denunciare tutte le perdite di sovranit proprie dello stato nazionale, insite nella costruzione
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sono

le forme

del

fascismo

quanto

sono

le

materializzazione del volto criminale del capitalismo oggi in

Europea. Su queste basi, noi vogliamo rilanciare un nuovo antifascismo.

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Protagonista principale della lotta partigiana e della Resistenza fu la nuova classe dirigente, la classe operaia, e il contributo maggiore assieme a tutte le altre forze democratiche venne dato dall'avanguardia della classe operaia, il partito comunista. Questo dev'essere detto. Pietro Secchia

Il nostro non pu che essere un antifascismo di classe, non un antifascismo di "pancia" o di maniera. Il nostro antifascismo deve s opporsi alla violenza reazionaria, ma non deve perdere di vista quanto di fascismo ci sia in chi non si dichiara fascista. Un antifascismo che riconosca e combatta tutte le forme di violenza, fisica e di limitazione di agire sulla realt, che col simulacro dello stato borghese e della democrazia parlamentare non si combattono alla radice. www.partitocomunistaroma.org

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