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REMO CESERANI I MUTAMENTI NELLIMMAGINARIO LETTERARIO DEGLI ANNI 50 - 60

Le partizioni storiografiche che troviamo nei manuali e nei programmi scolastici prendono come punti di riferimento per le trasformazioni e le svolte storiche i grandi avvenimenti politici, le guerre, i mutamenti istituzionali. Io vorrei provare a ragionare in termini diversi sul Novecento, eliminando le grandi etichette che vengono usate di solito nella scuola: non si studiano gli autori, ma il periodo, il Cinquecento piuttosto che il Medioevo. Questi periodi storici, in alcuni casi, coincidono con i secoli: ci sono state effettivamente delle profonde trasformazioni storico - sociali, che hanno segnato il succedersi dei secoli, com il caso, nella fine del Settecento, delle rivoluzioni industriale in Inghilterra e politica in Francia. In altri casi sono gli autori dei manuali a creare lastrazione del concetto di secolo. Nel caso particolare del Novecento le cose sono complicate, perch c stata unaccelerazione degli avvenimenti economici, storici e sociali, e perch nelluso delle etichette, delle astrazioni, per iniziativa soprattutto degli studiosi darte (in particolare si iniziato a Kassel, in Germania, dove stata organizzata una famosa mostra sugli anni Venti), si cominciato a ragionare per decenni. A ciascuno di questi decenni, compiendo unoperazione storiografica non del tutto ingenua, stata data una identificazione: gli anni Ottanta sono diventati cos gli orribili anni Ottanta, gli anni Sessanta sono gli anni della speranza. Si danno etichette come si davano prima per i secoli, per cui si aveva il secolo del Barocco, del Rinascimento, dellIlluminismo, e cos via. A proposito di queste abitudini ed etichette che ci portiamo dietro, ma che spesso non servono a farci veramente capire qualcosa (la storia molto pi complessa di quanto non sia invece riducibile alle nostre etichette), vorrei timidamente e con molta prudenza soffermare la vostra attenzione sul fatto che di vere e grandi trasformazioni epocali, nella storia, ne avvengono poche e non sono mai totali: c chi ben disposto verso di esse e chi si oppone a esse, c cio una tendenza allimmobilit della storia accanto alla tendenza ai movimenti e ai cambiamenti. I cosiddetti mutamenti epocali si manifestano e producono effetti non pi reversibili in tanti aspetti della vita: di questi ne possiamo identificare solo due avvenuti, a mio parere, nella nostra epoca. Il primo, cui accennavo prima, quello avvenuto tra Settecento e Ottocento, e riguarda la nascita del mondo moderno, un mutamento del sistema produttivo, del mondo del lavoro, delle basi sociali ed economiche della vita di intere popolazioni: gli uomini hanno

incominciato a essere diversi da quelli che erano prima, hanno avuto ideali e modelli di vita differenti, si sono costituite le nazioni, i partiti politici, sono cambiate le istituzioni politiche. La modernizzazione stata unepoca che si realizzata con immense tragedie oltre che con trionfi, che ha toccato solo una parte del mondo, i cosiddetti paesi capitalisti avanzati; tra gli ultimi segnali di questo processo si pu inserire anche la caduta del muro di Berlino, elemento simbolico del desiderio, da parte del secondo mondo di omogeneizzarsi il pi presto possibile con il primo mondo. Uno degli aspetti fondamentali di un progetto educativo potrebbe essere proprio quello di educare alla modernit, di capire quali sono stati i caratteri fondanti di questo mondo di cui siamo solo in parte, ormai, degli abitanti. La mia ipotesi infatti che, nel frattempo, sia avvenuto un secondo grande mutamento epocale, che io credo della stessa misura e importanza del primo, anche se occorre tenere presente che noi ci troviamo a essere storici di un fenomeno che sotto i nostri occhi e che ci vede al tempo stesso osservatori e osservati. Negli anni Cinquanta e Sessanta di questo secolo avvenuto, attorno a noi e dentro di noi, un mutamento epocale che si realizzato in contemporanea nei molteplici aspetti della vita collettiva e che ci ha fatto entrare in una nuova epoca, unepoca alla quale non si ancora riusciti a dare un nome, anche se il termine pi diffuso per indicarla quello di postmoderno. E un nome che stato dato sostanzialmente dagli americani, ma si tratta di unetichetta che non la caratterizza, definendo solo unepoca che viene dopo, post, quella precedente. La modernit stata unepoca che ha suscitato grandi speranze e che ha compiuto grandi sforzi di rinnovamento, spesso deludendo e mostrando unincapacit di realizzazione di tanti progetti di trasformazione del mondo. Questa che stiamo vivendo unepoca nuova, che si colloca in modo ambiguo, da una parte critico e distintivo rispetto al passato, ma al tempo stesso in continuit, in possesso di un desiderio di recuperare tante cose della modernit. Se le cose stanno cos, tutto il discorso sullunitariet storiografica del Novecento diventa molto semplicistico, perch in realt noi dovremmo parlare di due Novecento, di due epoche storiche differenziate. E quindi necessario capire in primo luogo come ci collochiamo noi sia con i prodotti di questa nuova cultura, sia con quelli dellaltra cultura, che ormai conclusa e che quindi possiamo studiare con una certa organicit e un certo distacco. Inoltre, si pone un problema didattico nelle scuole, un inevitabile problema nella normale dialettica del processo educativo: tra docenti e allievi abbiamo infatti due culture; i professori sono portatori della vecchia cultura, sono stati formati sulla cultura della modernit, e si trovano davanti dei soggetti che sono invece portatori di unaltra cultura diversa dalla prima. Come si risolve la scena didattica quando sui due versanti del processo didattico ci sono due culture diverse? O

imponendo la propria cultura, ignorando e disprezzando laltra, o mettendola in discussione, se si riconosce che quella nuova innanzi tutto unaltra cultura a confronto con la nostra e, in secondo luogo, che si tratta della cultura in cui tutti stiamo vivendo nella quotidianit. LItalia, rispetto a questa questione vive una situazione tutta particolare, perch un paese arrivato tardissimo e parzialmente alla modernit, che si gettato nella nuova epoca postmoderna con una disinvoltura pari solo a quella del Giappone. Il Giappone un caso ancora pi estremo, perch passato dal feudalesimo al postmoderno senza conoscere la modernit. In Italia, sul piano degli intellettuali e della cultura ufficiale il postmoderno visto con sostanziale ostilit, al punto che il libro dellinglese David Harvey, che in inglese si intitola The condition of postmodernity, stato tradotto in italiano con La crisi della modernit; il volume incentrato pochissimo sulla crisi e studia invece con grande neutralit e con il punto di vista di uno studioso di urbanistica la trasformazione del paesaggio urbano e culturale soprattutto in Inghilterra, senza dire che cosa bene e che cosa male. Non un libro sulla crisi, bens un libro sulla trasformazione, che in italiano passa come libro sulla crisi. Che cosa successo di importante in questa nuova epoca di cui sto parlando? Una delle cose pi rilevanti e pi spiazzanti il fatto che noi, tradizionalmente, siamo abituati a ragionare nei termini o di Storia dello spirito (per cui la storia divisa in epoche spirituali e movimenti di idee) o di Storia degli stili (barocco, neoclassico, ecc.): questa suddivisione non funziona pi nellepoca postmoderna. Non si riesce a capire ci che sta accadendo intorno a noi, sul piano della produzione culturale, se continuiamo a ragionare in termini di stili; ci perch una delle caratteristiche del postmoderno il rifiuto dellidea stessa dello stile caratterizzante. Conosco dei libri che tentano di applicare lidea degli stili, come per esempio il volume intitolato La letteratura neobarocca, nel quale si afferma che lo stile dominante degli anni in cui viviamo sia il ritorno al barocco; un altro libro si intitola invece Il neoclassico nel postmoderno. In realt lepoca in cui viviamo unepoca di mescolanza degli stili e di rifiuto del procedimento di imposizione degli stili. Uno dei pi grandi nomi dellarchitettura contemporanea, lamericano Phil Johnson, ideatore del celebre grattacielo newyorkese della compagnia telefonica AT&T, una parodia dello stile chippendale, nel corso della propria carriera ha attraversato quasi tutti gli stili. La nostra epoca dunque caratterizzata dallessere lepoca di tutti gli stili e quindi di nessuno stile. E ci ci fa ripensare anche al passato, al fatto che forse non corretto rifare la storia dellarte o della letteratura in base alle etichette degli stili.

E inoltre avvenuto un altro grande mutamento di tipo sociologico. Una delle caratteristiche fondanti della modernit era lesistenza dei movimenti di avanguardia, uno dei quali fu per esempio il romanticismo: gruppi di intellettuali e artisti si riconoscevano in una battaglia comune, rifiutavano un certo tipo di tradizione a volte in modo radicale e distruttivo, e si organizzavano per modernizzare il mondo secondo una logica continua, in base alla quale ogni nuova generazione si caratterizzava per un qualcosa di innovativo. Questo fenomeno aveva come presenza inevitabile, accanto alle avanguardie, del cosiddetto kitsch, ossia il prodotto artistico e letterario di consumo, che veniva incontro alle esigenze e al cattivo gusto delle masse. Tutti i nostri programmi scolastici sono attualmente basati su questa distinzione, fra gli oggetti artistici e letterari che hanno un valore estetico e quelli che non lhanno, pur avendo avuto in passato un grande successo di pubblico. Questa distinzione tra artistico e kitsch, per dirla in termini generali, unaltra distinzione che caduta completamente nellepoca postmoderna. E caduta proprio sul piano del mercato: oggi si pu attingere allUlisse di Joyce o a un romanzo di Ken Follett attraverso gli stessi canali (entrambi sono pubblicati negli Oscar Mondadori). Pensate che cosa straordinaria questa: James Joyce non riusc a pubblicare il suo romanzo finch alcune signore americane, a Parigi, ne finanziarono la pubblicazione, ma Joyce si trov di fronte tutto lestablishment letterario e politico, per cui il libro non pass le dogane e venne considerato trasgressivo anche sul piano morale. Oggi nei programmi di insegnamento della letteratura di tutto il mondo accanto a Dante, Ariosto, Molire, ecc.: entrato cio a far parte del canone. Oggi siamo quindi di fronte a prodotti culturali in cui non pi cos facile introdurre la distinzione fra ci che estetico e quello che soltanto una cattiva parodia dellestetico. Anzi, stiamo assistendo a un fenomeno addirittura contrapposto, che quello del cult: il caso pi clamoroso quello del film Casablanca, nato abbastanza casualmente, su una sceneggiatura non ancora terminata, con un cast di attori straordinari come Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, e funestato da una serie di incidenti in fase di lavorazione. Il film una grande enciclopedia dei luoghi comuni della cultura del tempo: il grande amore, limpegno politico contro i nazisti, la canzone melodiosa. Questo film di consumo diventato cult nel momento in cui persone come Umberto Eco si sono stancate di analizzare Joyce, e hanno scritto un saggio di sessanta pagine su Casablanca, per analizzare quanti luoghi comuni ci siano in quella pellicola. Casablanca diventato cos un oggetto di culto per gli intellettuali e per le avanguardie, che abitualmente prendono a caso un prodotto del mercato di consumo, lo investono arbitrariamente di un valore estetico e ne fanno una delle cose che vedono pi

volentieri alla tv o al cinema. E un culto un po particolare, un po perverso, che investe di estetico una cosa che non mai stata tale nemmeno nelle intenzioni di chi lha fatta. La letteratura postmoderna percorsa da elementi di parodia ed quasi sempre fatta attraverso rifacimenti di altre opere, come se ci fosse il senso che il mondo finito, che non c pi nulla da inventare. Una delle caratteristiche culturali fondamentali del postmoderno il vivere con uno scarsissimo senso del passato e con pochissimo senso del futuro, mentre lutopia dello slancio verso il futuro una caratteristica fondamentale della modernit. Noi viviamo quasi soltanto nel presente, in una specie di eterno presente e sembriamo aver perso il senso della continuit. Perci noi consumiamo il passato, lo manipoliamo cos come manipoliamo noi stessi attraverso la medicina dei trapianti o la cosmetica: abbiamo a disposizione dei prodotti e dei modelli culturali che sono alla nostra portata, non solo economica, ai quali possiamo liberamente attingere. A Cambridge, nel Massachusetts, dove c lUniversit di Harvard, c un bar che si chiama Casablanca, in cui si possono incontrare i pi grandi cervelli contemporanei che mangiano dei curiosi prodotti di una cucina pseudomediterranea e sono circondati da pareti affrescate che rappresentano le principali scene del film. Noi manipoliamo il nostro ambiente, la nostra vita, noi stessi, sulla base di modelli culturali che stanno sullo stesso piano, tutti parodiati, rivissuti o rifatti; cos come i film sono spesso remake di altri film, i prodotti culturali sono spesso remake un po allusivi e un po altezzosi. Oggi i ragazzi vivono nella simultaneit delle culture, in cui tutto frammentario e interessante, mentre noi, pi vecchi, reagiamo in modo nevrotico, o entusiasmandoci con euforia, oppure deprimendoci allestremo. Per concludere vorrei citare due grandi rifacimenti critici, significativi del ponte che esiste tra moderno e postmoderno. Uno il romanzo di Michel Tournier, Venerd, o il limbo del Pacifico, che un grande remake della storia di Robinson Crusoe, in cui il protagonista, fin dal titolo, non pi Robinson, ma Venerd. E un libro di lettura abbastanza facile, molto ricco e interessante, che rappresenta allegoricamente la trasformazione; si consideri che il romanzo originale di Defoe il grande libro della fondazione della modernit, delluomo borghese capace di conquistare unisola, sopravviverci, colonizzarla e sottomettere lo schiavo Venerd. Questa storia riraccontata con variazioni sostanziali: per esempio il Robinson di Defoe totalmente asessuato, ma nellepoca postmoderna ci non pi pensabile, per cui il Robinson di Tournier ha una vita sessuale, difficile perch da solo sullisola, per cui a un certo punto egli fa lamore con lisola Speranza e genera un figlio. La variazione pi significativa quella del rapporto con Venerd, totalmente rovesciato in seguito allo scoppio delle polveri che Robinson aveva con s, che causa uneruzione vulcanica tale da lasciare i due in vita, ma

senza pi nulla, costretti a partire da zero; Robinson incomincia cos a imparare a vivere con i metodi primitivi di Venerd, che sono fatti anche di creativit, di leggerezza, di invenzione, di un nuovo rapporto con la natura e con il gioco. Fondamentale anche il rovesciamento del finale: quando arriva sullisola la nave, su di essa parte Venerd, ma non Robinson, che resta sulla sua isola, con i valori che ha imparato da Venerd. Robinson resta e trova simbolicamente nellultima scena, un bambino, che era il mozzo della nave e che, picchiato dal cuoco, ha deciso di scappare. Con questo bambino, forse, riparte la storia. Laltro grande rifacimento Il conte di Montecristo riscritto da Italo Calvino, un breve racconto della raccolta T con zero, che si realizza un anno dopo il remake di Tournier, amato da Calvino che lo aveva fatto tradurre per Einaudi. Lintera storia del Conte di Montecristo viene ridotta a poche pagine secondo uno sviluppo tipicamente postmoderno. Prima si detto che la cultura ufficiale italiana non ama il termine postmoderno e lo considera quasi uningiuria. Esiste per una cultura italiana postmoderna: alcuni fra i nostri maggiori architetti sono sicuramente postmoderni ed esiste anche una produzione letteraria postmoderna, nella quale oltre a Calvino vanno collocati Umberto Eco e Antonio Tabucchi, per tanti aspetti, soprattutto quello dei temi trattati e dei procedimenti utilizzati. Uno dei procedimenti tipici della letteratura postmoderna il forte recupero della narrativit, del gusto del raccontare. Secondo lo studioso Brian McHale il grande romanzo moderno epistemologico, cio un romanzo che mette in scena e racconta storie di conoscenza, di s o del mondo (si pensi a Marcel Proust o allo stesso Joyce); il modello di tale romanzo il giallo, perch esso mette in scena una specie di gioco a chi conosce le cose, in cui il detective il rappresentante di questo processo di conoscenza e il lettore impara con lui. Nel romanzo postmoderno, secondo McHale, la storia ontologica: la domanda non pi chi sono io? o che cos il mondo?, ma invece dov il mondo? o dove sono io? o quanti sono i mondi?. Se si legge il romanzo di Tabucchi Il filo dellorizzonte ci si trova di fronte a una classica situazione da romanzo giallo: c un cadavere e c un detective privato, che si chiama Spino (abbreviazione del nome del filosofo Spinoza, filosofo appunto dellontologia). Spino addetto alla camera mortuaria dellospedale e, a ogni morto che gli arriva, attribuisce il nome di un grande attore del cinema con il quale ravvisa una somiglianza, perch non gli piace che i morti siano anonimi; pi bravo della polizia, che non conosce lidentit del cadavere, cerca di saperne di pi e trova nelle tasche dei pantaloni del morto una fotografia, dalla quale parte uninchiesta tipica del romanzo giallo. Spino ha una compagna di vita, che fa la professoressa, e che, vedendo la foto di quel morto pubblicata sul giornale, dice a Spino: Assomiglia a te.

A questo punto parte un secondo romanzo, che riguarda Spino, il suo posto nel mondo, che cosa ci sta a fare. E il romanzo si conclude in un modo che, per i lettori di romanzi gialli, estremamente irritante: non si ha la soluzione, non si sa chi sia quelluomo morto. Lultimo appuntamento che Spino ha nel corso dellindagine in un capannone del porto di Genova, citt che ospita la storia pur non essendo mai nominata; Spino pensa di incontrare la persona che gli riveler il segreto, ma nel capannone non c nessuno, per cui Spino ride e leco del capannone vuoto gli risponde. Il tema del romanzo di Tabucchi chiaramente postmoderno, e c inoltre un altro piccolo elemento che ha che fare con la questione del remake. A un certo punto nel libro c uno di quei particolari che nei gialli bisognerebbe cogliere come chiave per capire lesito del romanzo: la compagna di Spino va in gita scolastica sul lago Maggiore e nel libro sembra esserci un errore di stampa, perch invece di andare a Luino, va a Duino. Nella cultura postmoderna, piena di ricordi e di rimandi culturali, Duino il luogo delle Elegie duinesi di Rilke: se si vuole capire qualcosa di quel secondo romanzo contenuto allinterno dellapparente romanzo giallo di Tabucchi necessario andare a rileggere Rilke. C quindi un problema didattico molto rilevante, che si accompagna a quello prima accennato dei conflitti fra culture moderna e postmoderna: il problema che lenciclopedia della cultura postmoderna enormemente pi grande della nostra e per comprendere a fondo un certo film occorre aver letto quel tale libro, il quale rimanda a un altro autore e cos via. Non basta leggere Tournier, bisogna leggere il Robinson di Defoe, ma non basta nemmeno, perch il libro di Tournier contiene tante altre storie di naufragi, che gi Omero inizi a raccontare. La cultura postmoderna carica di culture: anche i libri di Tabucchi sembrano semplici, sono scritti facili facili, ma sono pieni di allusioni culturali.

Intervento del 19 gennaio 1998, per il corso di aggiornamento Storia dellItalia repubblicana: dalla ricostruzione al boom economico organizzato dallIstituto per la storia della Resistenza e della societ contemporanea di Asti.

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