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Il fenomeno degli uomini-bomba: Elementi per una prima analisi

psicologica

Francesco Bruno

Glocal Book Glocal University Network http://www.glocaluniversitynetwork.eu/


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Glocal Book Glocal University Network editor@glocaluniversitynetwork.eu Fonte Copertina: http://www.associazioneantigraffiti.it/2012/04/21/nel-ticinesemurales-choc-inneggiano-ai-kamikaze-no-tav/ www.glocaluniversitynetwork.eu All rights reserved Distributed under license Creative Commons Prima Edizione, Novembre 2011
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Editoriale
Da anni parliamo della comunicazione e di una societ costruita attorno alla comunicazione.

In pochi vivono dentro la comunicazione.


Vivere dentro la comunicazione significa pensare per connessioni, imparare dai problemi, sviluppare e formalizzare il pensiero. Vivere nella comunicazione significa avere un progetto didascalico. Nel corso degli ultimi anni lo sviluppo dellinformatica e della telematica ha aperto una nuova dimensione alla comunicazione visiva e alla fruizione dei testi: quella dellinterazione cibernetica mediata da oggetti grafici. Tutto cambia: cambiano gli artifici visivi, la interazione relazionale; cambiano i tempi, gli spazi, i processi di significazione, la partecipazione, le sensazioni, le riflessioni; cambia la politica, leconomia, la progettazione, la programmazione, i linguaggi; cambiano gli stimoli percettivi, in dispositivi semiotici, gli oggetti duso; cambia infine la scrittura in un lessico fatto prevalentemente di interfacce grafiche, iconiche, da quando cursori e pulsanti hanno sostituito penne e calamai popolando ormai il nostro spazio operativo di nuove funzioni Touch Screen. Ormai siamo definitivamente nella comunicazione, dentro la florida e incessante dinamica della ipermedialit. Ma non cambiamo noi. Cambiano molto pi lentamente le nostre capacit cognitive e culturali. Apprendiamo con le vecchie metodologie, le scuole e le universit continuano ad ignorare i processi di apprendimento nuovi della societ della comunicazione. Tra la vita scolastica istituzionale, pubblica e privata, e i processi di apprendimento della societ della comunicazione c un vuoto in cui crollano quasi tutte le professioni. Il Glocal University Network ha la grande ambizione di coprire quel vuoto, di entrare nella comunicazione globale con una serie di strutture universitarie locali, organizzate in sintonia con la multimedialit della nuova didattica. Liliana Montereale

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Profilo Biografico

Il criminologo Francesco Bruno svolge unintensa attivit mediatica; vive a Roma, Docente di Criminologia e di Psicopatologia Forense in varie sedi universitarie ed straordinario di Pedagogia Sociale presso l'Universit di Salerno. Oggi dirige la sua attenzione, soprattutto su tematiche politiche, sociali, morali e di formazione per riproporre la centralit e la soggettivit dell'uomo che la societ attuale delle nuove tecnologie dellinformazione e comunicazione sembra ridurre. lessandro Politi un analista politico e strategico. Dal 1979 al 1987 funzionario, e poi di direttore di sezione presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, dal 1980 consulente scientifico presso le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa e alla Comunit Economica Europea. Inoltre collabora con vari ministeri per lo studio delle droghe. Nel 1987 diventa professore di criminologia e medicina forense a La Sapienza, negli anni '90 collabora nuovamente con vari ministeri contro la criminalit mafiosa e la lotta alla droga. Ha collaborato inoltre a vari programmi televisivi dedicati a serial killer, tra cui "Delitti", "Porta a Porta" e "Maurizio Costanzo Show".
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Il fenomeno degli uomini-bomba: Elementi per una prima analisi psicologica

Quando una ragazza di 17 anni arriva al punto di farsi saltare in aria e uccide con s una coetanea israeliana, il futuro stesso a morire Gorge W. Bush parlando di Ayat al Akras la ragazza palestinese che il 29 3 2002 si fatta saltare in aria uccidendo la coetanea israeliana Rachel Levy.

Il fenomeno degli uomini bomba palestinesi assolutamente inquietante, infatti anche se nella storia gi si conoscevano situazioni in cui delle persone, in particolare soldati, si lasciavano morire, dando al loro suicidio un significato di aggressione al nemico e diventando essi stessi strumenti di morte, la prima volta che questa condotta si esprime con tanta frequenza e soprattutto
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coinvolge anche donne, adolescenti ed addirittura bambini. Abbiamo voluto approfondire lo studio di questo fenomeno per valutarne gli aspetti psicologici e soprattutto per capire se esiste una possibilit di prevenzione. I dati a nostra disposizione non sono molti, tuttavia da tutti quelli che abbiamo potuto raccogliere e soprattutto dallanalisi delle valutazioni compiute da tutti coloro che se ne sono occupati, riteniamo di essere riusciti comunque a dare al problema almeno unimpostazione teorica. Innanzitutto riteniamo sia importante conoscere le dimensioni del fenomeno: si tratta infatti di centinaia di persone che a cominciare dalla fine degli anni 80 (inizio Intifada) fino ad oggi (seconda Intifada) si sono fatti saltare in aria per portare lattacco omicida allinterno dello Stato di Israele. Il fenomeno in rapida espansione e negli ultimi due anni ha coinvolto una settantina di soggetti fra cui 5 donne e almeno 4 minorenni.

Grafico n. 1 Frequenza dei casi


Numero di uomini-bomba palestinesi nella prima e seconda intifada
60

58

50

n u m e r o

40

36

30

20

13
10

7
1993 1994

8
1995

4
1996

4
1997 anni

2
1998

0
1999

4
2000 2001 2002

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Tavola n. 1 Ragazze-bomba

WAFA IDRIS , assistente medica, 26 anni, si fatta esplodere il 27 gennaio nel centro di Gerusalemme, uccidendo una persona e ferendone 140. MURA SHALUB, 15 anni con un coltello il 25 febbraio aggredisce un gruppo di soldati israeliani, ferendone alcuni e venendone uccisa. AAYAT AL-AKHRAS, 17 anni, si fatta esplodere il 29 marzo in un supermercato di Gerusalemme, uccidendo due persone. Io combatter al posto degli eserciti arabi che dormono e stanno a guardare le ragazze palestinesi che combattono da sole NIDAL DARAGHMA, apparteneva alle Al-AQSA, proveniva dal campo profughi di Jenin ove lesercito Israeliano ha ucciso pi di 250 persone. DARIN ABU AISHE, studentessa di 21 anni, si fatta saltare in aria il 27 febbraio a un posto di blocco vicino Gerusalemme ferendo tre poliziotti israeliani.

La storia di Ayat esemplare perch dimostra un dato comune a quasi tutti gli uomini e le donne boma, ovvero il loro passaggio in un campo profughi e la sperimentazione diretta delle conseguenze pi atroci della Guerra nella loro stessa famiglia e/o nelle loro amicizie. Il fratello Samir fu imprigionato due volte per aver lanciato dei sassi contro l esercito israeliano, durante la seconda intifada egli fu ferito dalle truppe di Israele, tre cugini sono stati uccisi nella striscia di Gaza. Mahmud Mughrabi, un caro amico di famiglia e membro di Fatah, fu ucciso preparava una bomba da collocare in un insediamento israeliano la famiglia di Ayat appese un suo poster in casa e la madre di Ayat si vantava di aver costruito essa stessa la cornice.
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La sera dell 8 Marzo di questanno il loro vicino di casa Isa Zakari Faraj stava giocando con sua figlia con il Lego, quando fu ferito mortalmente perch attinto da un colpo di pistola sparato attraverso la finestra; Ayat e suo fratello Samir hanno provato a portarlo al pi vicino ospedale, ma l uomo gli morto tra le mani. A parte tali eventi biografici Ayat era una ragazza normale, innamorata, con progetti di studiare giornalismo e prossima alle nozze. Tra i minorenni che non avevano ancora 14 anni tre palestinesi sono stati uccisi a Gaza dai soldati israeliani che presidiavano il perimetro della colonia ebraica di Netzarim dove i tre ragazzini volevano penetrare. In un loro resoconto hanno detto di aver aperto il fuoco dopo aver scorto tre sagome strisciare sul terreno e cercare di superare la recinzione in filo spinato. Accanto ai corpi sono stati trovati una carica di esplosivo di produzione artigianale, una bomba a mano, quattro coltelli e una scure da boscaiolo.

Tavola n. 2 Minorenni-bomba

Ismail Ajash era il pi bravo del corso numero 9 della scuola Salah Eddin, da grande voleva fare l'ingegnere, il piccolo martire, prima di farsi uccidere sotto il filo spinato di Nezarim, ha lasciato una lettera ai genitori. Mi sacrifico in nome di Dio e del mio popolo, Youssef Zaqout, 14 anni uno degli aspiranti suicidi, aveva lasciato un biglietto nascosto tra i libri: ''Mamma, prega per me affinch la mia azione di martirio abbia successo''. II piccoli Youssef e Haithman erano amici: si incontravano spesso sotto casa, in viale Aljala, parlavano di libri, di internet e ogni tanto della guerra. Dieci giorni prima Haithman, 14 anni, non rientrato; I soldati israeliani lo hanno ucciso mentre tentava di penetrare nella colonia ebraica di Dugit, al confine con la striscia di Gaza. Anwar Anduna il terzo dei ragazzi uccisi.

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Le immagini della tragedia di Jenin li avevano sconvolti tutti e tre. La polizia palestinese, pi recentemente avrebbe bloccato, nella striscia di Gaza, una ventina di minorenni rispedendoli a casa prima che si gettassero in braccio alla morte. Gli uomini bomba hanno agito in quasi tutto il territorio di Israele ed in particolare nelle grandi citt, a Gerusalemme e Tel Aviv. La maggior parte dei soggetti sono giovani e non superano i trenta anni, tuttavia alcuni di loro sono di et pi matura e finanche padri di famiglia. I dirigenti di Hamas e della Jihad hanno costituito cellule supersegrete per il reclutamento di giovani che potevano essere utilizzati come possibili candidati per missioni suicide. Questi uomini per la maggior parte erano non sposati e disoccupati, molti avevano raggiunto il livello della scuola superiore ma non avevano futuro. Per molti di loro veniva offerto un contributo di almeno 10.000 $ alle famiglie. Secondo Brian Jenkins il tipico kamikaze oggi un giovane tra i 18 ed i 22 anni non particolarmente istruito, appartenente agli strati economici pi disagiati della popolazione. Secondo Hely Karmon un funzionario israeliano antiterrorismo una bomba umana come un missile autoguidato molto sofisticato, ma nessun sistema antimissile, anche al costo di miliardi di dollari pu fermarlo. Ma che cosa succede nella mente di chi fa una scelta cos tragica come quella di distruggere la propria vita e quella di decine, centinaia se non addirittura, come nel caso degli attentati dell11 settembre a New York e Washington, migliaia di persone innocenti? Secondo lo psicologo inglese Andrew Silke dellUniversit di Leicester Non si tratta di individui mentalmente anormali, non sono psicopatici o psicotici, n stato fatto loro il lavaggio del cervello. N i kamikaze n i terroristi islamici sono pazzi Sono semplicemente arrabbiati, disperati e fermamente decisi. Ai kamikaze giapponesi si diceva che le loro anime avrebbero trovato posto nel tempio sacro di Yasukuni. Ai volontari islamici, oggi, si racconta che si risveglieranno in paradiso, circondati da 72 vergini disposte a soddisfare ogni loro desiderio.
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Negli ultimi tempi la Bbc ha riferito che la Jihad islamica avrebbe aperto una scuola estiva per martiri, dove si insegna a ragazzi tra 12 e 15 anni non solo che bene uccidere, ma anche che bene morire. La disperazione, quasi sempre una delle cause di atti cos terribili. I giapponesi, non a caso, decisero di ricorrere alla tattica dei kamikaze solo quando divent chiaro che stavano perdendo la guerra. E la disperazione creata dalle campagne militari contro popoli musulmani in Bosnia, Albania, Cecenia, Iraq e in Palestina potrebbe spiegare perch in molti Paesi islamici il terrorismo suicida possa essere considerato un sistema di difesa praticabile, nonostante il Corano affermi che chi si toglie la vita finisce allinferno. Secondo Massimo Polidoro, che ne parla in un recente articolo,(Focus, Nov. 2001), analizzando tutti i casi storici in cui ha fatto la sua comparsa la figura del guerriero suicida, si potrebbero identificare essenzialmente 3 tipologie di kamikaze. Tavola n.3 Tipologia dei Kamikaze (M. Polidoro)
1. In nome di una sopravvivenza superiore. E il caso dei kamikaze giapponesi, ma anche quello espresso dal fanatismo islamico: il guerriero disposto a morire per garantire la sopravvivenza alla sua nazione o alla sua fede religiosa: un valore considerato pi alto della vita. Spesso c anche la promessa di una ricompensa divina in una vita futura. 2. In nome di unautorit superiore. Il suicida plagiato da una figura carismatica (per esempio il Vecchio della montagna): viene convinto che lobbedienza agli ordini un valore superiore alla vita stessa. Con lo stesso meccanismo psicologico si possono spiegare anche alcune atrocit compiute dalle forze armate di regimi dittatoriali. Spesso, per tacitare listinto di sopravvivenza, chi obbedisce fa ricorso a droghe. 3. In nome di un principio morale superiore. E il caso dei samurai che si suicidano per difendere lonore, o di chi si d fuoco per protestare contro lautorit. Ma anche quello dei guerrieri, come i dog soldiers, che si votano al combattimento estremo: non necessariamente vogliono morire, ma sono disposti a farlo. E un atteggiamento che si pu sviluppare solo in presenza di un rigido codice morale.
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Abbiamo passato in rassegna le teorie e le ricerche eseguite sui terroristi, nonch le scarse considerazioni svolte dai principali osservatori del fenomeno per renderci conto che non esistono particolari patologie di mente in loro, a parte, forse, una leggera tendenza alla paranoia che viene fortemente aumentata dall educazione e dalle esperienze di vita (Brian Jenkins). Tra le principali teorie interpretative del terrorismo si possono citare: La prima che potremmo definire di tipo psicologico-sociale stata da noi chiamata della guerra fantastica e postula il verificarsi di una trasformazione psicologica dellindividuo il quale, viene a trovarsi come un soldato che combatte una guerra disperata e disperante, parziale e soltanto in parte reale. In questo caso vi ladozione unilaterale da parte di un gruppo pi o meno numeroso di individui, di valori, norme e comportamenti di guerra nei confronti di un altro gruppo, allo scopo di risolvere con la forza un conflitto determinatosi tra i loro reciproci interessi. Tale guerra fantastica non accettata, n riconosciuta da uno dei due gruppi, che tende viceversa a negarla come tale. Una seconda teoria, sempre di tipo psicologico, postula la necessit di una identificazione negativa nel terrorista visto come eroe. Tale identificazione in giovani particolarmente predisposti sarebbe l unica opzione che si presenta e che si sceglie perch altrimenti non se ne potrebbe realizzare alcuna diversa e il soggetto non riuscirebbe a realizzarsi come adulto. Una terza teoria di tipo socio-culturale ed a differenza delle altre, che tentano di spiegare perch una singola persona diventa terrorista, tenta di comprendere perch il terrorismo si diffonde a gruppi di individui. Secondo tale concetto il fenomeno terroristico sarebbe parte della societ in cui ha origine, tuttavia per ladozione della violenza come strumento di lotta e per il capovolgimento dei principali valori, le relazioni intercorrenti tra la societ ed il fenomeno non differirebbero di molto da quelli intercorrenti tra una cultura domina ed una sottocultura violenta. I Kamikaze appaiono come un fenomeno ancora pi complesso, quasi tutti hanno subito traumi gravi riguardanti la morte o il ferimento di persone a
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loro care e sono poi vissuti in un clima mistico-ideologico che ha sviluppato in loro, anche in considerazione di operazioni di controllo psicologico del loro comportamento e di pratici benefici per l intera famiglia, un forte senso d appartenenza e di dignit. E proprio la perversione di tale sentimento che porta queste persone a identificarsi in un arma mortale ed a dare un senso alla propria vita solo attraverso la morte degli altri. L oggettificazione in un arma diventa il modo di identificarsi e di riscattarsi dalla soggezione fisica e psicologica. Molti considerano che la cultura del martirio ispirata dal nazionalismo e sottesa dal fervore religioso. Si pu pensare che la personalit del soggetto suicida che trasforma il suo gesto in unazione di guerra indiscriminata sia in qualche modo segnata da caratteristiche patologiche che ne fanno una personalit abnorme. Tra queste caratteristiche possono esserci il tipo borderline, quello schizoide, quello narcisistico, quello paranoide e fino anche quello istrionico. Gi per Lombroso la manifestazione del terrorismo da parte degli anarchici dell800 doveva essere considerata come una variante abnorme del comportamento criminale. Per gli psicanalisti si pu parlare di prevalenza dellistinto di morte, o di meccanismo di proiezione e di identificazione paranoica del persecutore, causato spesso da un disturbato e conflittuale rapporto con la figura paterna. Queste idee tuttavia non sembrano sufficienti a fornire una spiegazione psichiatrica del terrorismo. Ci che invece ci sembra pi utile nel campo della nosografia psichiatrica , oggi come oggi, studiare i meccanismi dello stress e come gli eventi traumatici possono agire sulla personalit di base dellindividuo, in determinati contesti socioculturali e sotto determinati climi ambientali, per produrre risposte comportamentali abnormi fino al comportamento suicidiario degli uomini bomba. Ci sembra evidente che il meccanismo dell identificazione personale sia importante soprattutto nelle et della formazione quali la preadolescenza, l adolescenza e la post adolescenza.
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Una dinamica interessata potrebbe essere la seguente: Il soggetto sin dai primi mesi di vita sottoposto ad una spinta genetica, interna, istintiva e forte verso la costruzione della propria identit intesa come idem, ovvero se stesso, medesimo, quindi uguale, se possibile, ad un modello esterno offerto prima dalla famiglia e poi dalla societ. Levoluzione avviene non solo per imitazione, ma anche grazie ad un meccanismo sostenuto da un sentimento forte che il senso dell appartenenza, ovvero ci che delimita e protegge dall altro che pure si vuole imitare. Insieme a questo agiscono poi meccanismi di punizione e gratificazione, di attrazione e repulsione etc. Ci che in definitiva consente il completamento del percorso verso il raggiungimento e la stabilizzazione dell identit poi ci che possiamo chiamare la Costruzione sociale della dignit intesa come qualit, condizione, grado di persona meritevole di rispetto ( dallo scand. Tign, ovvero: merito, decente, decoro. Dal lat. dicere, docere, ovvero: conveniente, eccellente meritevole di..) Identificazione primaria ( padre, madre, famiglia) Identificazione secondaria (gruppo dei pari, eroi, miti) Identificazione razionale (religiosa, ideologica, militare, politica, lavorativa) Identificazione personale (propria famiglia, proprio ambiente, produzione sociale, successo) Il terrorismo si serve di categorie normative che si riferiscono a modelli della realt finalizzati alla regolazione ed al controllo della vita socializzata, mentre questo fenomeno sembra affondare le sue radici direttamente nella realt naturale della vita delluomo. In altri termini si potrebbe teoricamente sostenere che il terrorismo sia nato ancor prima della criminalit. Mentre infatti perch esista un comportamento criminale necessaria lesistenza di una norma che in qualche modo definisca ci che legale e ci che non lo , perch si manifesti il terrore non necessaria lesistenza di alcuna norma, anzi proprio sulla capacit di incutere terrore
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che, secondo alcune correnti di pensiero (vedi per tutti H.M. Enzensberger), si fonda il potere come una delle condizioni della sovranit da cui a sua volta promana la legge E evidente a questo punto che il problema definitorio del terrorismo pu essere affrontato a due diversi livelli. Ad un primo livello si pu dire che il terrorismo una modalit primitiva di comportamento umano che produce potere attraverso la manifestazione diretta o indiretta della capacit di violenza. Ad un secondo livello si pu dire che il terrorismo uno strumento di cui gli uomini possono servirsi per influenzare, attraverso un uso economico della violenza nella direzione prescelta e per effetti diversi, il comportamento di altri uomini. Mentre il terrorismo del primo livello sembra produrre la storia, il terrorismo del secondo livello sembra prodotto da essa, nel senso che, esso si manifesta in situazioni storiche determinate e con finalit che possono essere diverse (ideologiche, religiose, nazionalistiche, criminali, politiche, sociali etc. etc.). Secondo molti osservatori in nessuna cultura non c nulla di naturale nelluccidere se stessi. In quelli che hanno compiuto suicidi di guerra la motivazione pi forte sembra essere la protezione della patria, della casa e della terra. Ci appare vero sia per i giapponesi che per i guerriglieri Tamil che negli ultimi 25 anni hanno portato a termine pi di 170 attacchi suicidi. Secondo A. Koestler (1969) Una delle caratteristiche principali della condizione umana questa suprema esigenza e bisogno di identificarsi con un gruppo sociale e/o con un sistema di credenze che indifferente alla ragione, indifferente allinteresse dellindividuo ed anche allistinto di autoconservazione siamo cos portati alla conclusione, che contrasta con quella dominante, che il problema della nostra specie non deriva da un eccesso di aggressivit per autodifesa, ma da un eccesso di devozione trascendentale.
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Secondo Rita Levi Montalcini La disparit tra le facolt intellettuali delluomo e la sua condotta irrazionale ed emotiva purtroppo dolorosamente in continuo crescendo se si paragona da una parte, lesponenziale curva di crescita delle capacit cognitive e distruttive, dallaltra quella statica della condotta emotiva. Per il premio Nobel il ventunesimo secolo, oltre allesplosione di gravi epidemie letali come lAIDS, vede anche lespandersi di una nuova grave sindrome che lei definisce martiriomania che si trasmette attraverso il linguaggio. La grande biologa si chiede come si possa bloccare nelluomo questo comportamento che deriverebbe a suo giudizio da un tratto umano perverso profondamente radicato nelluomo sin dalle epoche pi remote e non sufficientemente controllato da meccanismi inibitori efficienti. Responsabili della degenerazione sarebbero i sistemi etico-sociali ai quali lindividuo viene esposto sin dallinfanzia soprattutto quelli legati da uninscindibile appartenenza etnica e credenza ideologica e/o fideistica.I messaggi recepiti negli anni non ancora caratterizzati dalla maturit cerebrale, dallinfanzia alladolescenza, assumono un ruolo importantissimo nel plasmare il comportamento dellindividuo adulto. Solo la conoscenza, il bene primario pi prezioso delluomo, pu servire come antidoto e come prevenzione della martiriomania e, per far questo, si pu e si deve anche approfittare della globalizzazione che vede oggi trasformarsi radicalmente il rapporto fra i singoli e gli Stati. Al contrario il fenomeno degli uomini-bomba gi divenuto un videogioco reperibile su internet (Kaboom) che simula l'attacco di una bomba-umana in un affollata strada cittadina. Nella pagina di apertura del gioco appare l'immagine del presidente palestinese Yasser Arafat. Con il cursore quindi possibile indirizzare il kamikaze verso le zone maggiormente affollate della via. Premendo un tasto del mouse il terrorista apre la camicia e attiva il proprio corpetto esplosivo con gli effetti che si
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possono facilmente immaginare. Si tratta sicuramente di una conseguenza del fenomeno e dimostra quanto si tenda ad esorcizzare la paura che esso produce, tuttavia ci anche il segno di una tendenza ad assorbire nel normale e nella consuetudine della realt ci che dovrebbe, invece, per educazione, esserne espulso dalla ragione e ci ci preoccupa gravemente.

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REDAZIONE:
Coordinatore Scientifico: Liliana Montereale Coordinatore di Redazione: Natalia Fiorini Progetto Grafico ed Impaginazione: Valerio Nacci Editor: M.D: Marina Dec Segreteria di Redazione: Valentina Pagliaroli

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