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Il protagonista
di DANIELE GIGLIOLI
n libro contro lo sconforto. Senza prediche o consolazioni a buon mercato, e anzi problematico, indugiante, perplesso, mai sfiorato dalla tetra litania del think positive. limpressione che si ricava dalla lettura di Point Lenana, scritto a quattro mani da Wu Ming 1 e Roberto Santachiara sulla scia della fascinazione per una storia semplice, ma nella sua semplicit inesauribile. Nel 1943, in piena guerra mondiale, tre prigionieri italiani in Africa evadono da un campo di concentramento inglese e scalano Punta Lenana, terza vetta del Monte Kenya, 4.985 metri sul livello del mare. Restano fuori 17 giorni, ridiscendono mezzi morti di fame e si riconsegnano agli inglesi. Uno di loro, Felice Benuzzi, funzionario coloniale e dopo la guerra diplomatico di buona carriera, narrer limpresa in Fuga sul Kenya, che nella sua versione inglese, No picnic on Mount Kenya, stesa da lui stesso e non del tutto coincidente con quella italiana, conoscer un grande successo internazionale. Lepisodio ossessiona da tempo Santachiara, agente letterario e appassionato di alpinismo, che invia il volume di Benuzzi a Wu Ming 1. Sceglie lui non bench ma proprio perch, uomo di pianura, non sa nulla di montagna: una storia ha carisma se la sua singolarit non interpella solo gli affini, ma riesce a toccare corde universali. Lesperimento riesce, e di qui la doppia proposta: salire insieme sulla Punta Lenana, scrivere questo libro. La prima cosa richiede allenamento, un po dansia e qualche giorno di escursione. La seconda pi difficile e comporta quattro anni di lavoro. Perch intorno alla storia-lievito di Felice Benuzzi, Giovanni Balletto ed Enzo Barsotti ne concrescono molte, moltissime altre, in potenza lintera storia dellItalia del Novecento, riletta a contropelo fino far raggiungere al libro la ragguardevole proporzione di cinquecentocinquanta pagine, pi quaranta di bibliografia ragionata. Lindagine spazia dalla Vienna di Franz Joseph in cui Benuzzi nato alla Trieste in cui cresciuto maturando il suo amore per la montagna. Si sposta a Roma, prosegue per lAfrica, raggiunge lAustralia e lAntartide, ricostruendo insieme alla vita dei protagonisti le traversie di unItalia che si affaccia nel peggiore dei modi il colonialismo, liberale prima e fascista poi sulla scena della politica mondiale, dallirredentismo giuliano alle squallide e criminali cam-
sciando a terra i vapori nocivi, gli umori pi cupi, le inettitudini pi resilienti, i rancori pi facili da coltivare; una cappa che ancora in funzione, e incolla in basso i corpi e le menti con quella mistura di accidia e sconforto che tutti conosciamo benissimo. Facile, ovvio, perfino comodo crogiolarcisi. Difficile invece reagire. di questa reazione una reazione non risentita n subalterna che si fatta allegoria lascensione di Benuzzi e compagni. Unallegoria ben gestita, che elude ogni sovraccarico di significato. Non sono e non si sentono eroi gli eroi di questo libro, una patente che lasciano agli alfieri delle stragi. Non raggiungono la vetta pi alta, non mirano alla gloria, non reclameranno per s grandi spazi vitali a guerra finita. Non detengono il segreto della soluzione finale, espressione mostruosa se mai ve ne furono: E tu volevi realizzarti in unazione concentrata? Illusione! Esiste il campo di concentramento, ma non lazione concentrata! Lazione che risolve veramente tutto, che realmente guarisce, non esiste, scrive Benuzzi, e miglior congedo non si pu immaginare dal fascismo. Scesi dalla cima, tornano alla fatica dei giorni. Se qualcosa hanno imparato, se di qualcosa sono testimoni, che unalternativa, una ripartenza, una risalita possibile ovunque. Non garantita, che diverso, e non sempre: Benuzzi ha un lunga vita serena, Balletto muore suicida. Ora si tratta di convincercene noi.
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R Il libro di Wu Ming 1 e Roberto Santachiara, Point Lenana, Einaudi Stile Libero Big, pp. 596, e 20