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Estratti da Pop Economy Leconomia del mutuo soccorso- di Loretta Napoleoni

Per 69 giorni 33 minatori cileni sopravvivono a 700 metri di profondit in condizioni quasi disumane: 90 per cento di umidit, 40 gradi e nessun contatto con il mondo esterno. Un miracolo? No, la straordinaria forza del gruppo. Distribuiti tra di loro compiti e mansioni quali la salute spirituale e quella fisica gli uomini condividono tutto, dal cibo alla paura, diventano unentit unica. Se avessero abbracciato il credo individualista, unideologia ispirata alla dottrina economica di Milton Friedman e che da ventanni lOccidente celebra, a Natale del 2011 Hollywood non potrebbe proporci lennesimo kolossal a lieto fine, ma un film dellorrore girato nelle viscere della terra. I nuovi eroi della globalizzazione appartengono alla classe operaia e professano valori simili a quelli dellInternazionale comunista. Luis Urzua, il cinquantenne leader dei minatori, figlio del socialismo latino americano, il regime di Pinochet gli ha ammazzato prima il padre e poi lamato patrigno. Siamo lontani mille miglia dalle icone degli anni Novanta, gli astuti banchieri di Wall Street. Ecco perch mentre sul grande schermo Oliver Stone propone un nuovo capitolo della vita di Gordon Gekko, un miliardo di persone rimane incollato a quello piccolo per seguire minuto per minuto il reality dei minatori cileni e delle loro famiglie. Altrettanto popolare il reality che da due anni si svolge in Rete: allinterno di comunit virtuali come eBay e Swaptree la gente si scambia di tutto, dalliPad alla bicicletta, dal trapano al divano letto. Si tratta di una vera rivoluzione sociale, la prima che dal dopoguerra ridisegna i comportamenti economici e sociali occidentali. Un solo esempio: il bike-sharing diventato il mezzo di trasporto globale che si espande di pi: nel 2010, i nuovi servizi dovrebbero crescere del 200 per cento. E tutto ci avviene senza che a ispirarla sia stata una teoria economica, al contrario questo cambiamento proviene dal basso e si sviluppa nel quotidiano. Postulati e principi delleconomia partecipativa, questo il nome del nuovo fenomeno, sono il prodotto dellinterazione della generazione millennium, quella nata a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, la stessa che allindomani della crisi del credito ha voltato le spalle allindividualismo neo-liberista. Figli dei super-egoisti baby boomers1, i millennium sono a tutti gli effetti giovani sui generis. La delocalizzazione, trasferendo gran parte della produzione in Asia, ha fatto s che per loro non ci sia pi posto nel sistema produttivo occidentale, dove questi giovani esistono esclusivamente in funzione di ci che consumano. E questo spiega perch, sin dalla nascita, le corporation li hanno considerati accessori dei genitori, ma anche il motivo per il quale il marketing dassalto li tiene costantemente sotto tiro. E per consumare sempre di pi stato loro insegnato che giusto indebitarsi. I millennium sono le prime vere vittime di uneconomia disfunzionale, che ha geogracamente e socialmente scisso le funzioni di produzione e di consumo. Senza la sicurezza di un lavoro stabile, destinati a convivere con il precariato e la sottoccupazione, questi ragazzi spesso scambiano la famiglia per un ammortizzatore sociale. Secondo lultimo rapporto dellIstat sulla povert in Italia, pi di 2 milioni di giovani vivono con i genitori, non lavorano n studiano. I millennium sono consapevoli di essere cresciuti in uneconomia disfunzionale e proprio per questo non possiedono tutte le caratteristiche dellhomo economicus classico: gli manca legoismo, il bisogno di possesso e lindividualismo dei genitori. Spontaneit, improvvisazione e fiducia nel prossimo ne descrivono i comportamenti, aggettivi che condividono con gli hippy dAmerica ed i capelloni europei. Ma intorno a questi valori i millennium stanno costruendo uneconomia alternativa piuttosto che la contestazione giovanile. Quando siamo andati a vivere a Belgravia, al centro di Londra, abbiamo deciso di non comprare una macchina ma di usare i car-sharing, i gruppi virtuali che affittano auto ad ore, ce ne sono tantissimi in questa citt. Quando ci serve unauto andiamo in Rete e ne troviamo sempre una dietro casa, spiega Amanda, una trentenne madre di due bambini sposata con un consulente finanziario americano. Lo scambio produce sempre un risparmio e un guadagno, principi poco conosciuti dai Figli dei Fiori.
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figli del miracolo economico

A Parigi abbiamo affittato, per un lungo fine settimana, la casa di una studentessa che era andata a trovare i suoi genitori in Bretagna; per soli 50 euro a notte, meno della met di una stanza dalbergo, abbiamo abitato in un appartamento munito di tutto, la padrona ci ha perfino lasciato una bottiglia di vino in regalo, racconta Andrew Gerson, un giovane americano che studia gastronomia alluniversit di Slow Food. Lo scambio e la condivisione rimpiazzano il consumismo sfrenato degli ultimi ventanni, scardinando cos uneconomia per la quale si solo e sempre un soggetto passivo: un consumatore. La condivisione ci fa sentire parte attiva della societ, non pi il mercato a stabilire i termini dello scambio e noi a subirli, siamo noi stessi che contrattiamo, spiegano tre studentesse di biologia di Georgetown incontrate in un internet-caf di Washington. Cresciuti in Rete, questi giovani si identificano con le comunit virtuali a cui appartengono, come Facebook e MySpace. Ed attraverso la Rete che lequazione produttore-consumatore si rovescia. Faccio tutto in Rete e lo faccio sempre pi spesso dalliPhone, spiega Andrew. Prima di acquistare qualcosa controllo se qualcuno me la pu prestare o se posso affittarla, perch buttare soldi che non ho?. La Rete virtuale, proprio come quella reale da cui provenivano i minatori cileni, il supporto socioeconomico della comunit: cos leconomia partecipativa aiuta a rimpinguare gli scarsi redditi. E quando ci si sa organizzare e autoregolarsi, le comunit funzionano meglio dello Stato. quello che ci ha insegnato Elinor Ostrom, vincitrice nel 2009 del premio Nobel per leconomia. Leconomia partecipativa dunque la risposta intelligente e, allo stesso tempo, naturale di una generazione relegata ai margini o al di fuori delleconomia tradizionale, che per contrastare questa esclusione si organizzata virtualmente, dando vita a comportamenti economici e sociali radicali. E dato che i millennium appartengono alla moltitudine virtuale, lapplicazione di questi nuovi modelli sta dando vita a movimenti di massa che minacciano di ridisegnare leconomia capitalista.

CONSUMO PARTECIPATIVO Le parole chiave della nuova dottrina economica sono: condivisione, partecipazione e niente sprechi, principi che prendono forma grazie al Web2. Vuoi viaggiare ma non hai molti soldi? Registrati a Couchsurng e gira il mondo dormendo sul divano letto di giovani come te. Hai bisogno di qualcuno che ti faccia la web ma non puoi pagare? Entra a far parte di una banca del tempo e offri qualcosa che sai fare in cambio. Sei sensibile ai problemi ecologici del pianeta? Salta su una macchina dei car-pool offerti in Rete e condividi il tragitto con altra gente. A Washington, e in molte metropoli americane, accanto alle fermate degli autobus si stanno moltiplicando quelle dei car-pool. Chi viaggia solo prende su tre passeggeri e cos pu accedere alle corsie preferenziali in autostrada ed evitare le code. Naturalmente ricerca, contrattazione e scambio avvengono esclusivamente in Rete, spiega Diego Hidalgo, un giovane ventenne fondatore di Amoves, una societ di car-pool spagnola. E in Rete si trovano anche tutte le referenze di cui si ha bisogno. Web2 la piazza principale del villaggio globale, che possiede un numero di abitanti con sei zeri. I principi regolatori della vita societaria sono gli stessi delle microscopiche comunit pre-industriali o di quelle indigene descritte dalla Ostrum: chi sgarra non la fa mai franca e finisce subito alla gogna, la reputazione un bene che, se si perde, non si riconquista pi. Siti come Tripadvisors, gratuito e gestito esclusivamente dai viaggiatori, svergognano quotidianamente hotel e bed & breakfast che pretendono di essere ci che non sono e consigliano ai viaggiatori dove andare in funzione dei loro bisogni. Altro postulato delleconomia partecipativa il superamento del possesso, che proprio grazie alla tecnologia serve sempre meno.

iTunes e Spotify, una sorta di jukebox del XXI secolo con milioni e milioni di canzoni, fanno scaricare di tutto senza dover acquistare un solo cd. Un prodotto costoso e ormai superfluo dal momento che ci che voglio solo la musica che emette, conclude Rachel Botsman, guru del consumo partecipativo e coautrice con Roo Rogers di Whats Mine is Yours, la bibbia concettuale della nuova economia. Senza dubbio la presa della Bastiglia della rivoluzione partecipativa stata la distruzione del feudo delle Majors, le case discografiche multinazionali. I primi a scalare le torri davorio del copyright sono stati gli hacker, veri pionieri delleconomia partecipativa, che hanno aperto la strada ai primi siti musicali, da dove i giovani scaricano e si scambiano la musica. Leconomia partecipativa piccona il copyright dalla vita lunga come Matusalemme, costruito cio esclusivamente a vantaggio delle corporation e a discapito del consumatore e spesso anche dellartista. Nel nostro studio avevamo sempre la radio accesa, racconta Nicky Hall, unarchitetta londinese. A un certo punto ci stato chiesto di pagare il copyright perch ad ascoltare la musica era tutto lufficio. Allora abbiamo spento la radio e acceso iTunes. Siamo al capolinea del copyright? Non ancora. I millennium sono frequentatori di siti dove per scaricare musica e video si paga, ma lammontare accessibile a tutti e lo scambio permesso come succede per esempio con Netix, una web che per una modesta sottoscrizione mensile fa scaricare e scambiare dal salotto di casa lm e documentari a volont. Alla radice di questa rivoluzione socio-economica c dunque la trasgressione, il riciclaggio e il rifiuto del modello consumistico, funzionale al capitalismo globalizzato. Lady GaGa, icona dei millennium, ben incarna questi principi: mentre Madonna cantava I am a material girl lei canta Paparazzi. La prima conformista, la seconda anti-conformista, al punto da denunciare il martellamento della propaganda mediatica. E se leconomia partecipativa fosse solo lennesima moda passeggera del villaggio globale? Una domanda lecita, in un mondo globalizzato costruito a immagine e somiglianza del capitalismo occidentale. Condividere pulito, postmoderno, urbano e progressivo, scrive Mark Levine sul New York Times. Il possesso noioso, egoista, timido e arretrato. Paroloni che gli intellettuali newyorkesi usavano, anche negli anni Sessanta, per descrivere la rivoluzione (fallita) dei Figli dei Fiori. Perfino Sex and the City, il serial del consumismo sfrenato, si accorto delleconomia partecipativa. In un episodio, uno dei personaggi principali affitta per una serata una costosissima borsa firmata. Il pericolo dunque reale ma tre punti depongono a favore del perdurare delleconomia partecipativa: lesclusione inderogabile dei giovani dal sistema produttivo occidentale e quindi le loro modeste condizioni economiche, lesistenza di Web2 e i problemi ambientali.

Un nuovo cocktail esplosivo, dunque, che potrebbe rivoluzionare il capitalismo.

IL NUOVO MARXISMO? Consumatori di tutto il mondo unitevi e scambiatevi i beni di consumo! - Questo il mantra che da un paio danni rimbomba in Rete. Gli adepti crescono a vista docchio, tant che lo stile di vita che promuovono comincia ad avere un impatto sul sistema di produzione. Ne sa qualcosa Blockbuster, il gigante americano delle videocassette e dei cd a noleggio, che a ottobre del 2010 finito a un passo dalla bancarotta. A metterlo ko stata Netix, che gli ha sottratto milioni e milioni di clienti.

Perch comprare libri e accatastarli nelle librerie quando posso scaricarli da Amazon e leggerli comodamente sul mio iPad o sul Kindle? Perch acquistare una macchina, pagare lassicurazione, il bollo, il parcheggio se quando mi serve posso usare quella del vicino grazie a RelayRides o affittare dal comune una bici in strada come succede a Parigi e Londra? Potenzialmente la condivisione dei beni un concetto rivoluzionario tanto quanto lo stato due secoli fa la nascita del sindacato. Se non cambiano, le case discografiche, quelle editoriali, persino Hollywood, diventeranno i dinosauri del capitalismo. Dovunque cade locchio il panorama industriale giurassico: lindustria automobilistica, ad esempio, ferma ai tempi di Henry Ford e Gianni Agnelli, quando si poteva contare su una domanda quasi illimitata di autovetture. Ma oggigiorno, con lincalzare dei problemi ambientali e di quelli politici provenienti dai paesi produttori di petrolio, che senso ha produrre sempre pi macchine? La collaborazione tra consumatori, come la solidariet operaia, diventa anche lombrello che protegge dalle intemperie economiche. Nel profilo di Facebook di Whats Mine is Yours, abbondano i ringraziamenti delle vittime disoccupate del crollo del 2008. Dallaffitto del divano letto no a quello della scatola degli attrezzi, si sopravvive grazie alleconomia partecipativa. C persino chi trasforma la propria casa in bed & breakfast per coppie in luna di miele e chi affitta una parte del proprio giardino ad appassionati giardinieri senza terra. Come quella capitalista e marxista, anche leconomia partecipativa essenzialmente a scopo di lucro: nel 2009 Netix ha fatturato ben 116 milioni di dollari di profitti, e naturalmente tutte e tre ruotano intorno al controllo dei mezzi di produzione. Se oggi Carlo Marx fosse vivo scriverebbe il Manifesto del Partito Partecipativo, dove parlerebbe della coscienza della Rete quale primo passo verso il controllo dei mezzi di produzione. Quando affitto parte del mio orto percepisco una rendita; e quando insieme a decine di altre persone utilizzo il capannone e gli attrezzi di TechShop in Menlo Park, California, per riciclare vecchi lampadari in lampade moderne, che poi vendo in qualche boutique di San Francisco, divento un produttore grazie alla condivisione dei mezzi di produzione con il gruppo creato in Rete da Jim Newton, ideatore di TechShop. Leconomia partecipativa ci libera dalla schiavit del consumo poich, attraverso la condivisione, prendiamo possesso dei mezzi di produzione: da consumatori diventiamo produttori. Questo oggi scriverebbe Carlo Marx.

LO SCONTRO FRA MARKETING E BISOGNI REALI Uno dei principi regolatori delleconomia capitalista lesclusione, che laltra faccia della medaglia del possesso: loperaio non pu accedere ai mezzi di produzione perch sono di propriet dellindustriale. Marx ha dedicato tutta una vita a spiegare come abbattere questa barriera; Lenin, Mao e una schiera interminabile di intellettuali di sinistra hanno fatto altrettanto con scarsissimi risultati, la rivoluzione delleconomia partecipativa e Web2 lhanno buttata gi con un clic del mouse. Sebbene oggi parole come lotta e coscienza di classe non abbiano pi significato, anche lascesa del consumo collaborativo comporta scontri tra due modelli di vita. Tutti i giorni i millennium fanno i conti con le oligarchie post-industriali, societ come la Fiat o la Chrysler, che vorrebbero venderci macchine che non vogliamo pi, che non ci servono. La sopravvivenza del sistema capitalista dipende ormai dal mantenimento di un modello industriale asfittico e sempre pi obsoleto, che poggia sul concetto di merce, di possesso, di accumulazione e di consumo sfrenato, spesso indotto dal martellamento del marketing. Allo scontro classico tra capitale e lavoro si sovrappone quindi quello tra marketing e bisogni reali.

Nel film The Joneses una grossa societ di marketing usa famiglie finte per penetrare il tessuto sociale delle gated communities, veri e propri recinti per i ricchi americani. Madre, padre e i classici due adolescenti sfoggiano continuamente nuovi prodotti e gadget, incitando gli amici a provarli e naturalmente ad acquistarli. Ogni mese lindice di vendita di ci che promuovono subisce un aumento e nuovi prodotti vengono introdotti. Lemulazione una leva potentissima del consumo ma lo anche per il suo opposto: la condivisione. Che succede quando una moltitudine dei consumatori, i millennium, non vuole pi saperne di acquistare e decide di scambiarsi ci che gi possiede? Rallenta un ingranaggio importante delleconomia capitalista: il consumo. Le oligarchie industriali vorrebbero farci credere che questo comportamento distruggerebbe lintero sistema economico. Ma non cos! Ai millennium interessa solo la soddisfazione di un bisogno e se questa pu avvenire scavalcando il prodotto e il possesso del bene, che ben venga. Perch acquistare lennesima nuova versione di software Microsoft se posso accedere gratis a un servizio analogo via Linux, un sistema di software creato attraverso lo scambio di programmi su Internet? Perch spendere soldi che non si hanno per un iPad e gettare via il vecchio laptop quando lo si pu scambiare per un iPhone e affittare liPad quando se ne ha bisogno? Come si visto, qui non si tratta di risparmiare ma di allocare le scarsissime risorse a disposizione nel modo pi efficiente possibile. Tecnologia e Web2, ma anche lesclusione delle nuove generazioni dal processo produttivo, hanno dematerializzato gran parte delle merci: libri, giornali e cd, insieme ad auto, attrezzi e allo stesso pianeta si stanno trasformando da beni in servizi quali la lettura, la cultura, linformazione, il trasporto e lambiente. Leconomia partecipativa propone un modello di decrescita nuovo, che non ha nulla a che vedere con la dottrina di Latouche, dettato dalle esigenze della generazione sui generis millennium e che ridisegna il capitalismo lungo linee antiche, pre-globalizzazione. Globalizzazione e consumo sfrenato hanno prodotto Microsoft, una corporation che solo in apparenza vende un prodotto ma che in realt fornisce un servizio che posso ottenere anche altrove e a costi stracciati. Leconomia partecipativa impedisce la formazione dei grandi monopoli e oligopoli che fanno s che Microsoft accumuli una ricchezza spropositata, facilitando invece la redistribuzione tra la comunit degli utenti attraverso i siti di le sharing. dunque pi concorrenziale. Lo stesso vale per leconomia locale: dai car-pool fino allaffitto degli orti, la comunit si riappropria della dimensione economica che le corporation le hanno scippato negli ultimi ventanni. Per la prima volta, dai tempi della rivoluzione industriale, i postulati delleconomia capitalista vacillano, i millennium li riscrivono lungo giganteschi graffiti economici dove i tag abbondano e si sovrappongono. A picconare le fondamenta del capitalismo non stato il marxismo sovietico n quello cinese ma un cocktail rivoluzionario, dove lesclusione generazionale va a braccetto con linnovazione tecnologica e i problemi ambientali. Come Marx aveva predetto, questo terremoto economico si sta verificando nella societ postindustriale, nel sempre meno ricco Occidente. La prima generazione, cresciuta con il laptop in una mano e i biberon nellaltra, ci sta dando una lezione economica dura da digerire. I giovani imprenditori delleconomia partecipativa hanno infatti le idee ben chiare e sono coscienti di proporre un nuovo modello socio-economico sostenibile. Ho fondato Amoves nel 2008, allindomani del crollo della Lehman Brothers; lho fatto per andare controcorrente e per fare qualcosa che aiutasse il pianeta a sopravvivere, spiega il ventenne Diego Hidalgo.

Oggi la grande sfida economica del capitalismo non la caduta del saggio di profitto ma la sostenibilit del modello stesso. Se tutti i membri di Netix prendessero la macchina per andare e tornare da negozi come Blockbuster, in America ogni anno si consumerebbe un milione e mezzo di litri di benzina in pi, pari a 2,2 milioni di tonnellate di diossido di carbonio, scrive Rachel Botsman. Come gli operai del XIX secolo, accompagnati dalle note degli inni al socialismo, lottavano contro gli industriali per migliorare le condizioni del lavoro in fabbrica, che gli accorciava la vita, i millennium si scontrano con il consumismo per un pianeta migliore, dove brilli ogni giorno il sole, incontaminato, dellavvenire.
Loretta Napoleoni (lnapoleoni@wired.it) si occupata di finanza del terrorismo e maonomics. Ora affronta per noi leconomia partecipativa.

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