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CAPITOLO 5

OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
5.1. Considerazioni generali sulla stabilit` a di un punto di riposo.
I circuiti elettronici sono intrinsecamente non lineari, tali essendo le equazioni che legano
le correnti e le tensioni nei dispositivi. Si immagini di conoscere un insieme di valori (costanti)
delle correnti nei rami del circuito e delle tensioni tra i nodi che soddino le equazioni del cir-
cuito. Questo insieme di valori denisce un possibile punto di riposo (o di lavoro) del circuito.
Ovviamente, perch` e sia possibile denire un punto di riposo, il circuito non deve contenere
generatori di tensione o corrente che non siano costanti nel tempo. In generale, a causa delle
non-linearit` a presenti, un dato circuito pu` o ammettere pi` u punti di riposo. Il circuito di g. 5.1),
ad esempio, ammette tre punti di riposo, come si pu` o vericare combinando la caratteristica di
trasferimento V
u
= V
u
(V
d
) dell amplicatore con il vincolo V
d
= V
u
/2 U
M
/4 imposto dal
resto del circuito.
FIGURA 5.1. Un circuito che ammette tre punti di riposo.
Per valutare la stabilit` a di un punto di riposo, si allontana un po il sistema, inizialmente in
quiete nel punto di riposo, dal punto di riposo stesso, e si studia l evoluzione temporale delle
correnti e delle tensioni nel circuito una volta esaurita la perturbazione.
Si consideri ad esempio il circuito di g. 5.2). In continua i due drain sono al potenziale E,
ed i due source sono al medesimo potenziale. I due MOSFET, in continua, sono polarizzati con
V
GS0
= V
DS0
= V
T
+
_
2I
0
k

W/L
, e ciascuno conduce una corrente di drain pari a I
0
. Questa si-
tuazione denisce lunico punto di riposo del circuito, individuato dalle tensioni e dalle correnti
indicate in gura.
Per allontanare il circuito dal punto di riposo si pu` o ad esempio inserire un generatore di
corrente di perturbazione i a saldatore, come mostrato in g. 5.2b), o un generatore di tensione
v a pinza, come in g. 5.2c). Si pu` o inne forzare una condizione iniziale diversa da quella di
riposo su un elemento reattivo: per esempio forzare una carica iniziale diversa da zero su C.
Si immagina che la sollecitazione di tensione o di corrente inserita abbia durata nita, in
modo tale che, al termine della sollecitazione, si possa ritenere che il generatore introdotto sia
scomparso (il generatore di corrente ritorna un circuito aperto, quello di tensione un cortocir-
cuito).
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148 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.2. Analisi della stabilit` a di un semplice circuito: in a) sono eviden-
ziate le correnti e le tensioni a riposo, in b) viene inserito a saldatore un genera-
tore di corrente di perturbazione, in c) ` e inserito a pinza un generatore di ten-
sione.
Si dice che il circuito ` e asintoticamente stabile se, considerata come risposta una qualsiasi
grandezza elettrica del circuito, per esempio I
LR
, essendo I
0
il suo valore di riposo, risulta che:
la risposta ` e limitata, cio` e | I
LR
(t) I
0
| k t > 0, con k costante opportuna;
la risposta converge asintoticamente a zero, cio` e lim
t
(I
LR
(t) I
0
) = 0.
`
E chiaro dall esempio che per risposta si intende lo scostamento dal valore di riposo. Le
propriet` a sopra evidenziate debbono valere dovunque venga inserito il generatore di pertur-
bazione (a pinza se di tensione, a saldatore se di corrente) e comunque venga individuato il
segnale di risposta. Non ci sono altri vincoli particolari sul modo di inserire i generatori di
perturbazione, se non evitare di collegare un generatore v in serie ad un generatore di corrente
costante, o un generatore i in parallelo ad uno di tensione costante, vedi g. 5.3). Il motivo
risulter` a pi ` u chiaro svolgendo l analisi di stabilit` a sul circuito per piccoli segnali.
Per circuiti non lineari il comportamento, asintoticamente stabile o no, pu` o dipendere dall
ampiezza della perturbazione. Un punto di riposo si dice globalmente asintoticamente stabile
se ` e asintoticamente stabile per perturbazioni di qualsiasi entit` a.
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5.1 Considerazioni generali sulla stabilit` a di un punto di riposo. 149
FIGURA 5.3. I generatori di perturbazione vanno inseriti evitando queste due situazioni.
Per valutare la stabilit` a di un punto di riposo, conviene effettuare l analisi linearizzando
le equazioni del circuito nell intorno del punto di riposo stesso. Le variabili che compaiono
nel circuito linearizzato sono, per denizione, scostamenti dai valori di riposo, come richiesto.
Occorre per` o una certa cautela nell interpretare i risultati. Se il circuito linearizzato risulta
stabile per una certa ampiezza della perturbazione, per l ipotesi di linearit` a risulter` a stabile per
qualunque ampiezza: basta pensare che, moltiplicando per una costante k l ingresso, l uscita
risulta moltiplicata per la stessa costante, e se tendeva a zero prima, tende a zero anche dopo la
moltiplicazione.
Nel sistema reale, non lineare, pu` o per` o essere che le cose non stiano in questi termini. Ab-
biamo gi` a ricordato che un sistema non lineare, stabile per piccole perturbazioni, pu` o diventare
instabile per perturbazioni pi` u ampie. Per forti perturbazioni, e forti risposte, cadono infatti le
ipotesi alla base dell analisi linearizzata, non ` e pi ` u lecito, cio` e, arrestare gli sviluppi in serie di
Taylor al primo ordine. Per ssare le idee, si consideri l analogia meccanica di g. 5.4), in cui
FIGURA 5.4. Un esempio di stabilit` a solo per piccole perturbazioni.
un punto materiale, in presenza di un campo gravitazionale costante, ` e vincolato a muoversi,
con attrito, su una supercie che presenta un minimo locale P
0
. Prendendo condizioni iniziali
che corrispondano a piccoli scostamenti da P
0
il punto tende a ritornare in P
0
, per scostamenti
pi ` u forti il punto si allontana indenitamente da P
0
.
La gura 5.5a) mostra il circuito di g. 5.2) linearizzato nell intorno dell unico punto di
riposo, in g. 5.5b) i due transistor sono rimpiazzati da una resistenza negativa2/g
m
. Dal
nodo A risulta infatti V
2
= V
1
, e quindi
V = V
2
V
1
= 2V
1
I = g
m
V
1
=
g
m
2
V.
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150 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.5. Analisi per piccoli segnali della stabilit` a del circuito di g. 5.2.
Conviene inserire il generatore di perturbazione direttamente nel circuito linearizzato (in questo
modo non si corre il rischio, per esempio, di mettere un generatore di corrente in parallelo
ad un generatore di tensione costante, che qui ` e un cortocircuito). Inseriamo ad esempio un
generatore i di corrente come in g. 5.5c), individuando come risposta la tensione v ai capi del
condensatore. Risulta
v
i
=
1
1
2sL

g
m
2
+sC
=
2sL
2s
2
LC sg
m
L + 1
.
La funzione di trasferimento v/i ha per poli s
1,2
=
g
m
4C
(1
_
1
8C
g
2
m
L
): secondo il valore dei
parametri, s
1,2
possono essere o entrambi reali e positivi, o complessi coniugati a parte reale
positiva.
Qualunque sia lo stimolo i di durata nita, la trasformata v(s) dell uscita ` e pari al prodotto
di i(s) per la funzione di trasferimento appena calcolata, ed avr` a tra i suoi poli anche s
1,2
.
Antitrasformando v(s) si troveranno pertanto dei termini divergenti per t , e si pu` o cos`
concludere che il sistema ` e instabile.
Allo stesso risultato si pu` o arrivare calcolando l evoluzione del circuito di 5.5b) a partire
da una condizione iniziale di carica su C diversa da zero. Detta V
0
la tensione iniziale sul
condensatore e facendo riferimento alla g. 5.5d) si trova
i
C
(s) = sCv(s) CV
0
i
L
(s) =
v(s)
2sL
i
R
(s) =
g
m
2
v(s)
i
C
+i
L
+i
R
= 0
Risolvendo le equazioni precedenti si ricava l espressione della trasformata della tensione v
t
=
v che corrisponde alla risposta transitoria della rete alle condizioni iniziali. Si trova
(sC +
1
2sL

g
m
2
)v
t
(s) = CV
0
,
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5.1 Considerazioni generali sulla stabilit` a di un punto di riposo. 151
e quindi
v
t
(s) =
2sLCV
0
2s
2
LC sg
m
L + 1
Salvo casi particolari che dicuteremo in seguito, in effetti la trasformata della risposta a con-
dizioni iniziali diverse da zero ha il medesimo denominatore di qualunque funzione di trasferi-
mento.
Potremmo inne arrivare a valutare la stabilit` a esaminando il circuito di g. 5.5b) e scriven-
done le equazioni nel dominio delle trasformate di Laplace:
sCv(s) i
C
(s) = 0
v(s) 2sLi
L
(s) = 0
v(s)
2
g
m
i
R
(s) = 0
i
C
(s) +i
L
(s) +i
R
(s) = 0
Mancando i generatori indipendenti il sistema ` e omogeneo, ed ammette la soluzione banale
v(s) = 0 , i
C
(s) = 0, i
L
(s) = 0 e i
R
(s) = 0. Possiamo porci la domanda: pu` o un circuito come
quello di g. 5.5b), descritto dalle equazioni appena scritte, dare luogo a tensioni e correnti
diverse da zero? Ovviamente s`, se il determinante della matrice di sistema ` e uguale a zero:
questo si verica per gli stessi valori di s che abbiamo gi` a trovato come poli della funzione di
trasferimento
v
i
e della risposta transitoria v
t
. In formule,
det
_

_
sC 1 0 0
1 0 2sL 0
1 0 0
2
g
m
0 1 1 1
_

_
= 0
2s
2
LC sLg
m
+ 1 = 0
Prendono il nome di frequenze o modi naturali della rete, o ancora frequenze proprie della
rete, i valori della variabile complessa s per i quali il sistema omogeneo che descrive la rete
ammette soluzioni non banali. Ricordiamo che non devono essere presenti, nel circuito linea-
rizzato, generatori indipendenti.
`
E importante inoltre che il sistema omogeneo contenga tutte
le equazioni indipendenti necessarie per la descrizione del circuito, ed in particolare tutti gli
elementi di circuito debbono comparire in qualche equazione.
Un metodo molto generale di scrivere le equazioni del circuito in modo da soddisfare ai
criteri sopra ricordati ` e il metodo delle equazioni quadro (tableau equations)([1], p.225, p.462),
che consiste nello scrivere tutte le equazioni di maglia indipendenti, tutte le equazioni di nodo
indipendenti e tutte le equazioni di ramo, usando come incognite le correnti di ramo, le tensioni
di tutti i nodi riferite ad un nodo di massa e le tensioni ai capi di ciascun ramo. Altri metodi
non sono cos` generali: per esempio, l analisi su base nodo non consente di trattare elementi
come i generatori di tensione indipendenti o controllati, i trasformatori ideali, etc. Le frequenze
naturali saranno allora i valori di s che annullano il determinante della matrice tableau T che
descrive il sistema, e l equazione
det T = 0 (5.1)
prende il nome di equazione caratteristica.
Tuttavia, come si ` e visto, ` e possibile arrivare a scrivere un sistema di equazioni omogenee
che contenga tutti i parametri utili del circuito anche per ispezione diretta, almeno ntanto che
il circuito ` e semplice. Le frequenze naturali potranno dunque essere determinate uguagliando a
zero il determinante della matrice di sistema trovata: applicando il metodo all esempio nora
studiato si troverebbe sempre la stessa equazione caratteristica.
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152 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
La teoria dei circuiti consente di affermare che, se nel circuito linearizzato e privo di gen-
eratori indipendenti viene inserito, come perturbazione, un generatore di tensione v collegato
a pinza o un generatore di corrente i collegato a saldatore, e si considera come risposta alla
perturbazione una qualunque corrente o tensione nel circuito, la funzione di trasferimento che
lega la risposta prescelta alla perturbazione introdotta ha come poli tutte o parte delle frequenze
naturali della rete, di norma tutte.
Le varie funzioni di trasferimento che si possono denire differiscono dunque per gli zeri e
per una costante. Il fatto che alcune frequenze naturali possano non comparire tra i poli di una
funzione di trasferimento specica ` e legato ad una cancellazione polo-zero, che si pu` o vericare
per particolari e riconoscibili topologie della rete su cui torneremo tra breve. Di norma dunque
` e lecito attendersi che dall esame di una qualsiasi funzione di trasferimento si possano ricavare
tutte le frequenze naturali della rete, come appunto si vericava nel caso prima esaminato.
Si pu` o dimostrare ([1], p.613) che i soli meccanismi per mezzo dei quali pu` o avvenire una
cancellazione polo-zero sono i seguenti:
a) esiste un modo naturale che pu` o venir eccitato dallo stimolo scelto, ma non pu` o
venir osservato. Una situazione del genere ` e illustrata in g. 5.6a);
b) esiste un modo naturale che ` e osservabile dall uscita, ma non ` e eccitabile dallo
stimolo scelto.
`
E la situazione di g. 5.6b);
c) esiste un modo naturale che non ` e eccitabile dallo stimolo scelto e non ` e osservabile
dall uscita scelta, come nell esempio di g. 5.6c).
FIGURA 5.6. Le topologie di rete che danno luogo a cancellazione polo-zero.
I tre circuiti di g. 5.6) differiscono solo per il generatore comandato, e posto R = 1 e
C = 1F, hanno le due frequenze naturali s
1
= 1rad/s e s
2
= 1rad/s. Nei tre casi si trova la
medesima funzione funzione di trasferimento H(s) = v
u
/i
s
= (1 + s)
1
. Il modo instabile
s
1
= 1 non viene evidenziato in nessuno dei tre casi.
Situazioni del genere, come risulta dagli esempi presentati, si possono riconoscere abba-
stanza bene esaminando il circuito per piccoli segnali. Al di fuori di casi del genere, per trovare
le frequenze naturali e giudicare della stabilit` a ` e sufciente studiare il denominatore di una
qualunque funzione di trasferimento.
Si noti inne che
- prendendo una diversa risposta nel caso a);
- stimolando in modo diverso il circuito nel caso b);
- facendo l una e l altra cosa nel caso c)
` e possibile evidenziare il modo instabile.
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5.1 Considerazioni generali sulla stabilit` a di un punto di riposo. 153
Considerando alla luce di quanto visto la denizione di stabilit` a , si pu` o concludere che un
circuito lineare ` e asintoticamente stabile se tutti le sue frequenze naturali sono a parte reale
minore di zero. Per trovare le frequenze naturali si pu` o utilizzare uno dei metodi delineati in
precedenza.
Per concludere, riprendiamo in esame il circuito di g. 5.1), e valutiamo la stabilit` a del
punto di riposo P
B
facendo riferimento al circuito alle variazioni di g. 5.7) ed applicando il
principio del cortocircuito virtuale. Inseriamo la perturbazione v ed osserviamo la risposta i
R
.
FIGURA 5.7. Instabilit` a del punto di lavoro P
B
in g. 5.1).
v
+
= v
u
/2 = v

= Ri
w
v
u
=
v
u
2
+
1
sC
v
u
2R
+v,
da cui:
v =
v
u
2
(1
1
sCR
),
ed inne
i
R
=
v
u
2R
=
sC
sCR 1
v.
Il polo reale e positivo denuncia un problema di instabilit` a. Si noti inoltre che la funzione di
trasferimento che lega i
R
a v ha il grado del numeratore pari a quello del denominatore, e non
` e quindi antitrasformabile nel campo delle funzioni ordinarie. Il problema ` e legato al fatto di
trattare come ideale l amplicatore operazionale.
Se si considera invece la stabilit` a del punto P
A
, si pu` o osservare che nell intorno di esso
V
u
= U
M
, indipendentemente da piccole variazioni di V
d
o della corrente di uscita (ipotesi
di resistenza di uscita trascurabile). L uscita ` e dunque assimilabile ad un generatore ideale di
tensione costante, che diviene un cortocircuito a massa alle variazioni.
Ci si pu` o dunque ricondurre al circuito di g. 5.8). La rete ha una sola frequenza naturale,

1
RC
. Se, come prima, si sceglie come risposta i
R
, questa frequenza naturale non ` e osservabile.
Se, come risposta, si sceglie i
w
, si trova
i
w
v
=
sC
1 +sCR
e la frequenza naturale
1
CR
risulta evidenziata.
In conclusione, sia P
A
che P
C
sono punti di riposo stabili.
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154 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.8. Stabilit` a dei punti di riposo P
A
e P
C
.
5.2. Circuiti autonomi.
Vengono detti autonomi i circuiti in grado di generare forme d onda di qualche utilit` a (per
esempio sinusoidali, triangolari, et. ...) senza essere stimolati da alcun segnale di ingresso.
Questi circuiti, alimentati solitamente da generatori di tensione continua, convertono la potenza
media P
A
fornita dai generatori di alimentazione in potenza media P
C
ceduta al carico in regime
periodico
1
. La situazione ` e illustrata in g. 5.9). Supposto che il circuito operi in regime
FIGURA 5.9. Circuito autonomo.
periodico con periodo 2/
0
, risulter` a:
I
a
(t) = I
a0
+

I
ak
cos(k
0
t +
k
) ,
I(t) = I
0
+

I
l
cos(l
0
t +
l
) .
`
E immediato vericare che P
a
=
1
T
_
T
0
EI
a
(t) = EI
a0
` e associata alla sola componente
continua della corrente di alimentazione I
a
, mentre ` e sicuramente identicabile una componente
P
c
della potenza media ceduta al carico che dipende unicamente dalle componenti in alternata
della corrente sul carico: P
C
=
R
2

l=1
I
2
l
(nell esempio di g. 5.9 tutta la potenza media
ceduta al carico ` e associata alle componenti alternate, per via del condensatore).
Ci possiamo domandare se un circuito autonomo pu` o essere costituito da una rete lineare
passiva. La teoria dei circuiti lineari insegna che i modi naturali di una rete lineare passiva
sono a parte reale minore o uguale a zero[1]. Con riferimento alla g. 5.9, occorre ricordare
che qualunque circuito elettronico ` e stato costruito in un momento ben preciso, ed in un preciso
momento ` e stato collegato al generatore di tensione di alimentazione. Una rappresentazione pi ` u
1
Esistono anche circuiti autonomi, detti caotici, in grado di generare forme d onda non periodiche.
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5.2 Circuiti autonomi. 155
realistica del circuito vorrebbe dunque che la batteria E venisse rimpiazzata da un generatore
di tensione Eu(t), essendo E una costante e u(t) un gradino unitario al tempo zero, in cui
il circuito viene collegato all alimentazione. Per quanto ricordato in precedenza, qualunque
funzione di trasferimento H che leghi un uscita, per esempio I, all ingresso Eu(t) della rete
avr` a poli a parte reale negativa. Pertanto la trasformata di Laplace dell uscita sar` a EH(s)/s.
Scomponendo H in fratti semplici ed antitrasformando termine a termine, si troverebbe che per
t abbastanza grande I(t), come peraltro qualunque altra grandezza della rete, tende ad un valore
costante.
Si pu` o concludere che un circuito autonomo non pu` o essere una rete lineare passiva ali-
mentata in continua.
Convien subito sgombrare il campo da dubbio che due modi naturali immaginari coniugati
possano consentire di realizzare un oscillatore sinusoidale. Il risonatore parallelo di g. 5.10),
FIGURA 5.10. Un risonatore LC non pu` o sostenere indenitamente un oscil-
lazione sinusoidale a causa delle perdite.
per esempio, ha i modi naturali s
1,2
=
j

LC
. Ai capi del parallelo potrebbe dunque soste-
nersi un oscillazione sinusoidale di tensione di ampiezza costante, se venisse opportunamente
stimolata, per esempio con un generatore di corrente impulsivo collegato a saldatore. Tuttavia
gli inevitabili effetti dissipativi, modellabili con opportune resistenze, portano in realt` a ad avere
modi a parte reale negativa, cio` e ad un oscillazione di ampiezza decrescente nel tempo. L
ampiezza dell oscillazione poi, essendo il circuito lineare, dipenderebbe dall intensit` a dell
impulso iniziale, mentre un oscillatore, per essere utile, deve garantire un ampiezza di oscil-
lazione ben prevedibile.
Si potrebbe allora pensare di modellare il circuito autonomo come una rete lineare attiva.
Fermo restando che gli unici generatori indipendenti sono quelli di alimentazione, il circuito
dovrebbe dunque contenere dei generatori comandati. L unico modo per ottenere in uscita delle
forme d onda periodiche sarebbe quello di avere dei modi naturali immaginari coniugati (la
presenza dei generatori comandati potrebbe ora consentire di compensare gli effetti dissipativi).
Ci si scontrerebbe per` o ancora con il problema che l ampiezza e la forma dell oscillazione
dipenderebbero dalla natura dello stimolo iniziale; per di pi` u il circuito non sarebbe autonomo,
richiedendo un ingresso di stimolazione. Poi c ` e il problema delle tolleranze di produzione: la
probabilit` a che i modi naturali vadano a cadere esattamente sull asse immaginario ` e nulla.
Non resta che cercare di avere dei modi naturali a parte reale positiva.
`
E chiaro per` o che
questo porta a forme d onda di tensione e di corrente di ampiezza crescente in modo esponen-
ziale nel tempo. Dunque una rete lineare attiva non ` e un modello in grado di giusticare il
manifestarsi di forme d onda periodiche.
In effetti, all aumentare degli scostamenti dal punto di riposo scelto, cadono le ipotesi che
consentono di linearizzare il funzionamento del circuito. L analisi linearizzata consente solo di
valutare il comportamento del circuito solo in prossimit` a del punto di riposo, mentre solo un
analisi non lineare pu` o consentire di prevedere con ragionevole accuratezza il comportamento
del circuito autonomo quando si osservano segnali di notevole ampiezza, ed in particolare ` e
necessaria un analisi non linere per determinare la frequenza e la forma dell onda generata a
regime. Sono le non linearit` a che provvedono a limitare l ampiezza dell oscillazione.
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156 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
Il fatto di dover affrontare lo studio in condizioni di non linearit` a comporta la necessit` a di
drastiche semplicazioni dei modelli per le indagini di tipo analitico, e suggerisce l opportunit` a
di vericare i risultati ottenuti mediante simulazioni numeriche, impiegando strumenti per il
CAD dei circuiti analogici.
5.3. Oscillatori quasi sinusoidali e multivibratori: classicazione.
Per realizzare dei circuiti autonomi, in grado cio` e di generare forme d onda utili senza al-
cuno stimolo d ingresso, ` e bene che il circuito presenti un solo punto di riposo, e che questo sia
instabile. Se si vuole realizzare un oscillatore quasi sinusoidale (il quasi nasce dal fatto che
le non linearit` a intervengono in maniera essenziale nel funzionamento, con i conseguenti effetti
di distorsione) sar` a necessario curare che i modi naturali della rete, linearizzata nell intorno del
punto di riposo, comprendano due (e solo due) modi complessi coniugati a parte relae maggiore
di zero. Non si desiderano altri modi a parte reale maggiore di zero, reali o complessi coniugati,
perch` e se ci fossero non si potrebbe prevedere in che modo viene abbandonato il punto di riposo
per effetto, ad esempio, del rumore dei dispositivi.
In tal caso l oscillazione nasce come una sinusoide di ampiezza crescente esponenzialmente
nel tempo. Poste le radici nella forma s
1,2
= j
0
, con > 0,
0
rappresenta la pulsazione
all innesco della sinusoide, che ` e inviluppata da due esponenziali della forma e
t
.
Solitamente, se l unica posizione di riposo ` e instabile con innesco sinusoidale, una volta
che l ampiezza dell oscillazione sia cresciuta in modo tale da non poter pi ` u utilizzare modelli
lineari, le non linearit` a tendono a limitare l ampiezza dell oscillazione e a modicarne la
frequenza, che in generale a regime ` e diversa da quella che si osserva all innesco.
Se invece si vuol realizzare un generatore di funzione (onda quadra, onda triangolare, ...)
si cerca di avere una sola posizione di riposo instabile con innesco esponenziale.
L onda triangolare viene di solito ricavata per integrazione di un onda quadra con valor
medio e duty cycle opportuni, per cui ci si riconduce comunque allo studio di circuiti in grado
di generare onde quadre, la cui uscita cio` e commuta, in tempi trascurabili, tra due livelli di
segnale, per rimanere poi costante al livello raggiunto per un tempo nito.
Circuiti di questo tipo, e pi` u in generale circuiti in grado di commutare in tempi trascurabile
tra due o pi ` u di due livelli di uscita, per poi mantenere il livello raggiunto per intervalli di
tempo di durata apprezzabile, o anche indenitamente, prendono il nome di multivibratori.
Per garantire la rapidit` a della commutazione dell uscita, nel passare da un livello all altro, i
multivibratori sfruttano in maniera sistematica gli effetti rigenerativi associati alla retroazione
positiva, come vedremo studiando qualche esempio.
I multivibratori possono essere classicati in:
multivibratori astabili, che forniscono in uscita un segnale ad onda quadra senza
richiedere alcun comando in ingresso, e rientrano pertanto nella categoria dei circuiti
autonomi. Presentano una sola posizione di riposo, instabile con innesco esponenziale.
multivibratori monostabili, che presentano una sola posizione di riposo stabile, in
corrispondenza della quale viene generato il livello stabile del segnale di uscita. Per-
turbando il circuito in maniera opportuna con un segnale di comando, ` e per` o possibile
far scattare il circuito in una diversa condizione interna in cui l uscita si porta ad un
diverso livello, costante, per un tempo nito. A tale condizione riserviamo il nome
di stato eccitato, pur non trattandosi propriamente di uno stato del circuito, ma piut-
tosto di una successione di stati che corrispondono a parte di un transitorio. Terminato
il tempo associato allo stato eccitato, l uscita del circuito scatta nuovamente al li-
vello corrispondente allo stato stabile. Si noti per` o che il ritorno del segnale di uscita
al livello che corrisponde allo stato stabile non implica l immediato raggiungimento
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5.4 Il metodo di analisi basato sugli interruttori comandati. 157
dello stato stabile da cui si era partiti: occorre, perch` e lo stato stabile sia raggiunto,
che trascorra un certo tempo di recupero, che ` e necessario attendere prima di dare un
nuovo comando. La situazione ` e illustrata in g. 5.11). La durata T dello stato eccitato
FIGURA 5.11. Forme d onda e stato interno per un multivibratore monostabile.
dovrebbe, idealmente, non dipendere da quella dell impulso di comando. In realt` a oc-
corre che l impulso di comando abbia una certa durata minima. Esistono monostabili
retriggerabili nei quali ` e possibile dare un nuovo impulso di comando ancora durante
lo stato eccitato, prolungandone la durata.
multivibratori multistabili (solitamente bistabili). Si tratta di circuiti che possiedono
due o pi ` u punti di riposo stabili (oltre ad altri instabili), e nei quali, mediante opportuni
segnali di comando, ` e possibile forzare una rapida transizione da uno stato stabile
all altro. Esaurito il segnale di comando il circuito pu` o rimanere indenitamente nel
nuovo stato stabile raggiunto. Un circuito di questo genere ricorda qual ` e stato l
ultimo comando ricevuto, e realizza dunque una funzione di memoria.
Per concludere, merita segnalare che ai multivibratori astabili si riserva talvolta il nome di
oscillatori di rilassamento, intendendosi per rilassamento la brusca commutazione da un livello
di uscita all altro.
5.4. Il metodo di analisi basato sugli interruttori comandati.
Per analizzare il funzionamento dei circuiti multivibratori ` e spesso utile applicare lo stesso
metodo di analisi che si utilizza in elettrotecnica per i circuiti a rel` e. Si tratta, in pratica, di
associare un opportuno circuito equivalente, comprendente interruttori comandati, al transistor
bipolare o MOS.
Nel caso dei BJT si utilizza di solito il circuito equivalente di g. 5.12, in cui il transistor ` e
rappresentato come un interruttore comandato dalla tensione V
BE
. Se V
BE
< V

, non circola
corrente di collettore, g. 5.12b); non appena V
be
supera V

, si suppone che, grazie all inter-


vento dei fenomeni di rigenerazione, il transistor entri immediatamente in saturazione diretta,
con V
BE
= V
BEsat
> V

e V
CE
= V
CEsat
< V

, g. 5.12c). I circuiti equivalenti in g. 5.12b)


e 5.12c) sono compendiati nel circuito di g. 5.12d. Si noti l incongruenza del modello, che
non contempla valori di V
BE
compresi tra V

e V
BEsat
.
`
E compito del circuito esterno far s`
che V
BE
scatti in un tempo trascurabile a V
BEsat
non appena superata V

. Si osservi inne che


C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
158 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.12. Il BJT visto come interruttore comandato.
la possibilit` a di commutare tra interdizione e saturazione dipende dal dimensionamento del cir-
cuito: di volta in volta verr` a indicato come effettuare tale dimensionamento in modo da evitare
che la commutazione avvenga tra interdizione e regione attiva diretta. In effetti,si preferisce
spesso spingere il BJT in saturazione per poter pi` u facilmente riprodurre i livelli logici alti e
bassi, ma non si tratta certo di una via obbligata.
FIGURA 5.13. Il transistor MOS visto come interruttore comandato.
Ad un analogo grossolano modello ci si pu` o riferire per il transistore MOS: se la tensione
gate-source non supera la tensione di soglia V
T
non circola corrente, mentre se tale tensione
` e superata si suppone che nel circuito intervengano fenomeni rigenerativi tali da portare V
GS
ben al di sopra di V
T
, in modo tale da poter trattare come un cortocircuito il collegamento
source- drain, vedi g. 5.13). Ancora una volta l effettiva attendibilit` a del modello dipende
dal dimensionamento del circuito, e si deve vericare che il transistor sia effettivamente spinto
fortemente nella regione lineare.
Da ultimo, la g. 5.14 illustra un modello a interruttori comandati che rende grossolana-
mente ragione della caratteristica V
u
V
d
di un amplicatore operazionale o di un comparatore.
A tale modello si far` a implicitamente o riferimento per l analisi di diversi multivibratori com-
prendenti comparatori o multivibratori.
Si noti inne che i modelli presentati sono tra i pi` u semplici possibili: le prestazioni dei
modelli ad interruttori comandati possono essere notevolmente migliorate rendendoli pi` u com-
plicati, introducendo cio` e resistenze, diodi, generatori di corrente... . Disponendo per` o di ottimi
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.5 Esempi di multivibratori astabili. 159
FIGURA 5.14. Modello ad interruttori comandati di un operazionale.
e sosticati strumenti CAD per l analisi, conviene semplicare al massimo i calcoli carta e
matita per meglio focalizzarsi sugli aspetti essenziali.
5.5. Esempi di multivibratori astabili.
FIGURA 5.15. Un semplice circuito astabile con operazionale.
Un primo esempio di multivibratore astabile ` e fornito dal circuito di g. 5.15), dove si
suppone, per semplicit` a di calcolo, che le tre resistenze siano di ugual valore R, e che l ope-
razionale sia descritto dalla caratteristica di g. 5.16), dove ` e anche riportata la retta di carico
statica V
d
= U/2. Come risulta dalla gura, l unico punto di riposo P
0
coincide con l
FIGURA 5.16. Caratteristica ingresso - uscita e retta di carico.
origine, ed in esso si pu` o ritenere che risulti U = AV
d
, con A > 0 e molto grande (tendente all
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
160 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
innito). Vedremo che in queste condizioni sarebbe direttamente lecito applicare il principio
del corto circuito virtuale.
Dunque, con le solite ipotesi, risulta
U = AV
d
= A(V
+
V

) = AU
_
1
2

1
1 +sCR
_
,
da cui
U
_
(2 +A) + (2 A)sCR
2(1 +sCR)
_
= 0.
Si ricava cos` l equazione caratteristica
(2 +A) + (2 A)sCR = 0
che ammette la radice
s =
A + 2
(A 2)RC

1
RC
> 0.
Come anticipato, applicando direttamente il principio del cortocircuito virtuale si sarebbe giunti
al medesimo risultato: infatti, da V
+
= V

, si trae U/2 = U/(1 + sRC), che porta alla


equazione caratteristica 1 sRC = 0, che ammette la radice gi` a trovata s = (RC)
1
.
Dunque l unico punto di riposo ` e instabile, e si pu` o sospettare che il circuito, condannato al
non riposo, si comporti come un multivibratore astabile.
Con riferimento alla g. 5.17), supponiamo dunque che al tempo 0 la tensione V
d
passi da
negativa a positiva. In 0

, U = U
M
e V
+
= U
M
/2. Per t < 0, V

` e maggiore di V
+
, e si
FIGURA 5.17. Forme d onda dell oscillazione.
avvicina a V
+
per t 0. In 0
+
, U = U
M
, ed inizia un transitorio esponenziale con costante di
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.5 Esempi di multivibratori astabili. 161
tempo RC che tende a portare V

verso +U
M
. Il nuovo valore di V
+
` e per` o U
M
/2: per t = t
0
si avr` a dunque una commutazione dell uscita a U
M
, e V

tender` a a raggiungere U
M
con
un transitorio esponenziale con costante di tempo RC. Per calcolare t
0
basta osservare che, tra
0 e t
0
, V

(t) ` e espressa da
V

(t) =
U
M
2
+
3
2
U
M
(1 e

t
RC
)
In t = t
0
, V

= U
M
/2 e pertanto
U
M
2
=
U
M
2
+
3
2
U
M
(1 e

t
0
RC
),
da cui t
0
= RC ln 3. Il circuito fornisce in uscita un onda quadra con duty cycle 50% e periodo
T = 2t
0
= 2RC ln 3. Merita inne osservare che, se le tre resistenze sono diverse, il circuito
genera sempre un onda quadra con duty cycle 50%: le due resistenze collegate al morsetto
non invertente determinano la soglia con cui viene confrontata V

; la resistenza collegata al
morsetto invertente determina, con C, la costante di tempo del transitorio esponenziale.
Esaminiamo ora uno schema di multivibratore astabile basato sull impiego di componenti
elementari: il multivibratore astabile a due costanti di tempo, nella realizzazione a BJT mostrata
in g. 5.18).
FIGURA 5.18. Schema elettrico di un astabile a due costanti di tempo.
Per determinare l unico punto di riposo basta eliminare i condensatori. Solitamente le
resistenze R
c
ed R
b
vengono scelte in modo che il punto di riposo corrisponda ad una condizione
di debole saturazione, con un guadagno di corrente ancora elevato. Il vantaggio di lavorare in
saturazione, come risulter` a dall analisi del transitorio, ` e che il livello basso della forma d onda
di tensione in uscita, raccolta su uno dei collettori, dipender` a poco dal guadagno di corrente del
transistor, che come si sa ` e un parametro affetto da forte dispersione.
Calcoliamo, utilizzando il circuito di g. 5.19), i valori V
b10
e V
b20
della V
BE
dei due tran-
sistor nel punto di riposo. Per avere entrambi i BJT in saturazione, detto h
FEnorm
= I
C
/I
B
il
guadagno di corrente in regione attiva diretta, dovr` a risultare
(E V
c10
)/R
c1
< h
FEnorm
(E V
b10
)/R
b1
,
con V
c10
< V
b10
(saturazione). Per E maggiore di circa 10V , potendosi trascurare V
c10
e V
b10
rispetto ad E, le disuguaglianza si riduce a R
b1
/R
c1
< h
FEnorm
.
In condizioni di debole saturazione si pu` o ancora utilizzare il solito modello per piccoli
segnali, con una transconduttanza g
m
convenientemente ridotta e conduttanze d uscita g
ce
e di
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
162 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.19. Calcolo del punto di riposo.
retroazione g
b

c
notevolmente aumentate. Trascurando in prima battuta g
b

c
, nell intorno del
punto di riposo varr` a dunque il circuito equivalente per piccoli segnali di g. 5.20).
FIGURA 5.20. Circuito per piccoli segnali nell intorno del punto di riposo.
Per tale circuito
v
1
=
r
1
r
1
+ (sC
1
)
1
v
c2
=
sC
1
r
1
1 +sC
1
r
1
(g
m2
v
2
)
_
R
2
(r
1
+ (sC
1
)
1

.
Riordinando e svolgendo qualche passaggio:
v
1
+
sC
1
r
1
g
m2
R
2
1 +sC
1
(r
1
+R
2
)
v
2
= 0.
Analogamente:
sC
2
r
2
g
m1
R
1
1 +sC
2
(r
2
+R
1
)
v
1
+v
2
= 0.
I modi naturali della rete si ottengono imponendo l uguaglianza a zero del determinante della
matrice del sistema.
1
s
2
C
1
C
2
r
1
r
2
g
m1
g
m2
R
1
R
2
[1 +sC
1
(r
1
+R
2
)][1 +sC
2
(r
2
+R
1
)]
= 0.
Per semplicit` a, limitiamoci per ora a considerare il caso simmetrico C
1
= C
2
= C, r
1
=
r
2
= r, R
1
= R
2
= R e g
m1
= g
m2
= g
m
. L equazione caratteristica si riduce allora a
[1 +sC(r +R)]
2
s
2
C
2
r
2
R
2
g
2
m
= 0,
e ammette come radici i modi naturali
s
1,2
=
1 g
m
(R r)
C(R +r)[1 (R r)
2
g
2
m
]
.
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.5 Esempi di multivibratori astabili. 163
Perch` e l unico punto di riposo risulti instabile con innesco esponenziale basta che risulti
g
m
(R r) > 1.
Un analoga condizione per l instabilit` a si pu` o trovare anche se il circuito non ` e simmetrico.
Supposto dunque che l unico punto di riposo per il circuito non simmetrico di g. 5.18) sia
instabile con innesco esponenziale, analizziamone il comportamento per grandi segnali. Come
prima, indichiamo con V
b10
e V
b20
i valori di V
BE
dei due transistor nel punto di riposo.
Supponiamo ora che, per effetto del rumore sempre presente, V
b1
al tempo t
0
diventi mag-
giore di V
b10
.
V
c1
(vedi g. 5.18) di conseguenza caler` a, e non potendo istantaneamente cambiare la carica
di C
2
, V
b2
scender` a sotto V
b20
. Il transistor 2 tender` a pertanto a spegnersi e V
c2
salir` a sopra V
c20
.
Per effetto di C
1
questo si tradurr` a in un ulteriore aumento di V
b1
, ed il fenomeno si accentuer` a
(si dice che il fenomeno ` e rigenerativo) ntantoch` e il transistor 2 si spegne (V
b2
< V

), mentre
1 va pi ` u fortemente in saturazione.
Dunque una situazione in cui il circuito pu` o trovarsi ` e quella di avere il BJT 2 spento ed il
BJT 1 saturo: si noti che si tratta di una saturazione pi` u profonda di quella corrispondente al
punto di riposo. Tuttavia, all aumentare del livello di saturazione, cio` e al crescere del rapporto
I
B
/I
C
, V
CE
cala abbastanza poco. Nei limiti infatti in cui ` e lecito trascurare la corrente su C
2
,
risulta V
CE1
= E R
C1
I
C1
(t). Con riferimento alla g. 5.21), nel piano I
C
V
CE
il punto
FIGURA 5.21. Saturazione del BJT 1.
rappresentativo dello stato del BJT 1 si sposta ben poco dalla posizione di riposo individuata da
I
B10
, e di poco varier` a V
CE
rispetto a V
c10
. Riterremo dunque che, ntanto che il BJT 1 ` e acceso
e il BJT 2 ` e spento risulti V
CE1
= V
CEsat
V
c10
costante nel tempo.
Si noti allora che, se 1 ` e saturo e 2 ` e spento, la tensione sulla base di 2, < V

per ipotesi,
non pu` o far altro che crescere nel tempo tendendo ad E, come mostrato in g. 5.22), dove la
tensione V
CEsat
sul collettore di 1 ` e stata schematizzata con un generatore di tensione costante.
Prendiamo ora l origine dei tempi nel momento in cui V
b2
= V

. Questa volta ` e il processo di


accensione del BJT 2 e di spegnimento del BJT 1 ad essere rigenerativo. Quando V
b2
supera V

,
il transistor 2 si accende, e di conseguenza cala la tensione di collettore V
c2
(vedi g. 5.18). Non
potendo cambiare, in tempi brevi, la carica su C
1
, la tensione ai capi di C
1
resta costante, e per
effetto della diminuazione di V
c2
, V
b1
` e costretta a calare. Questo tende a spegnere il transistor
1, quindi a far crescere V
c1
e, tramite C
2
, tende a far aumentare ulteriormente V
b2
. Si osserva
dunque un fenomeno di retroazione positiva per cui, ad un aumento di V
b2
, il circuito reagisce
tendendo ad incrementare ulteriormente V
b2
. Questo fa s` che il transitorio di accensione del
BJT 2 e di spegnimento del BJT 1 sia rapidissimo: in pratica, ai ni di un analisi carta e matita,
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
164 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.22. Comportamento con BJT 2 interdetto.
si pu` o ritenere che non appena V
b2
supera V

, V
c2
si riduca istantaneamente a V
CEsat
e che il
BJT 1 si interdica istantaneamente.
Fatta questa ipotesi, di istantanea accensione di BJT 2 e spegnimento di BJT 1, ` e facile
impostare l analisi di un ciclo di oscillazione. Con riferimento alle forme d onda di g. 5.23),
non appena V
b2
supera V

, V
C2
cade da E a V
CEsat
, e di conseguenza V
b1
passa da V
BEsat
a V
BEsat
(E V
CEsat
). Il transistor 1 di conseguenza si interdice, ed il suo collettore si
porta verso E con costante di tempo R
C1
C
2
. Anche V
b1
tende ad E, con una costante di tempo
maggiore, R
b1
C
1
. Si noti che, non appena superato V

, V
b2
si porta a V
BEsat
> V

in modo quasi
istantaneo, grazie al processo di rigenerazione. Non appena V
b1
supera V

, i ruoli si invertono,
e risulta cos` determinato il ciclo di oscillazione. Si noti anche che di solito le costanti di tempo
R
c1
C
2
e R
c2
C
1
sono molto pi` u brevi della durata degli intervalli di tempo t
1ON
e t
2ON
in cui
il BJT 1, rispettivamente il BJT 2, sono saturi, per cui le forme d onda di V
c1
e V
c2
sono
praticamente quadre.
Per calcolare il periodo di oscillazione, basta scriver l espressione di V
b1
(t) prendendo
l origine del tempo all inizio dell intervallo di interdizione del BJT 1, ed imporre che per
t = t
1OFF
risulti V
b1
(t) = V

.
E +V
BEsat
+V
CEsat
+ (2E V
BEsat
V
CEsat
)(1 e

t
1OFF
R
b1
C
1
) = V

.
Si trova
t
1OFF
= R
b1
C
1
ln
(2E V
BEsat
V
CEsat
)
(E V

)
.
Analogamente per t
2OFF
, e quindi
T =
1
f
= t
1OFF
+t
2OFF
= (R
b1
C
1
+R
b2
C
2
) ln
(2E V
BEsat
V
CEsat
)
(E V

)
.
Aggiustando le due costanti di tempo R
b1
C
1
e R
b2
C
2
` e facile ottenere qualunque valore deside-
rato del duty cycle, denito come il rapporto tra la durata dello stato alto dell uscita considerata
e il periodo.
Due parole sui limiti dell analisi proposta. In realt` a, lo spegnimento di un BJT in satu-
razione ` e tutt altro che istantaneo. I calcoli svolti sopra saranno pertanto discretamente at-
tendibili solo se i due intervalli t
1OFF
e t
2OFF
saranno molto pi ` u lunghi del tempo necessario
per l uscita dalla saturazione.
Per quanto riguarda inne la rapidit` a del processo rigenerativo che fa s` che, non appena la
tensione base - emettitore di un transistor supera la tensione di soglia V

, la sua V
CE
si riduca
in un tempo trascurabile a V
CEsat
e contemporaneamente si interdica l altro transistor, si ` e gi` a
illustrata, a parole, la presenza di un fenomeno di reazione positiva. Il fenomeno, nella realt` a,
` e fortemente non lineare e alquanto complicato - si ` e appena ricordato, ad esempio, il proble-
ma dell uscita dalla saturazione-. Dunque valutazioni attendibili si possono ottenere solo con
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.5 Esempi di multivibratori astabili. 165
FIGURA 5.23. Forme d onda di funzionamento dell astabile di g. 5.18).
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
166 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
modelli accurati dei dispositivi e degli elementi parassiti del circuito, impiegando un simulatore
circuitale.
5.6. Esempi di multivibratori monostabili.
Un semplice esempio di multivibratore monostabile ` e illustrato in g. 5.24). Si suppone che
il segnale di controllo V
i
sia, a riposo, leggermente negativo: V
i
= V
i0
< 0. A riposo, cio` e
se ` e passato abbastanza tempo dall ultimo impulso generato, la tensione V
+
all ingresso non
invertente sar` a pari a 0V, non circolando corrente su R. Essendo poi V
d
> 0, l uscita a riposo
sar` a pari a U
M
. Se a t = 0
+
V
i
si porta a V
iM
> 0 e a tale livello rimane almeno per un certo
tempo minimo, V
u
commuta a U
M
, e non potendo cambiare istantaneamente la tensione ai
capi di C, V
+
commuta a 2U
M
, per poi evolvere con legge esponenziale verso zero:
V
+
= 2U
M
e

t
RC
.
Al tempo t
1
risulter` a V
+
= V
i0
, essendo t
1
= RC ln(
2U
M
V
i0
). Ritornando V
d
ad essere maggiore
di zero, V
u
commuta a +U
M
, e di conseguenza V
+
scatta a 2U
M
+V
i0
(V
i0
< 0), per poi decadere
esponenzialmente a zero, sempre con costante di tempo RC.
Dunque il circuito si presta a generare un impulso negativo a U
M
di durata RC ln(
2U
M
|V
i0
|
)
indipendente da quella dell impulso di comando, a patto che quest ultimo duri meno dell
impulso negativo generato.
Un primo inconveniente dello schema proposto ` e che la durata dell impulso generato
dipende dal livello di riposo V
i0
dell impulso di comando.
Un secondo inconveniente ` e legato alla necessit` a di lasciare tornare a zero V
+
, dopo t
1
,
prima di dare un altro comando al multivibratore, se si vuole essere sicuri che l impulso gen-
erato abbia la durata prevista (occorre attendere prima di retriggerare il monostabile). In caso
contrario ci si possono attendere malfunzionamenti del tipo illustrato in g. 5.25): in a), un
secondo impulso di trigger arrivato troppo presto non riesce a cambiare il segno di V
d
e non
provoca alcuna commutazione; in b) il secondo impulso fa scattare il monostabile, ma la durata
t
2
dell impulso generato ` e minore di t
1
.
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.6 Esempi di multivibratori monostabili. 167
FIGURA 5.24. Un semplice multivibratore monostabile e le relative forme d
onda di funzionamento.
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
168 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.25. Modalit` a anomale di funzionamento.
FIGURA 5.26. Monostabile a BJT.
In pratica, pertanto, si preferiscono schemi diversi, che possano risolvere o alleviare questi
problemi. Senza addentrarci in ulteriori analisi, merita segnalare uno schema di monostabile,
g. 5.26), che si pu` o pensare derivato da quello di g. 5.24), sostituendo un semplice ampli-
catore differenziale all operazionale. Lo schema, immaginando di prendere come segnale di
uscita la tensione di collettore del BJT 1, coincide con quello di g. 5.24) se si considera che
il morsetto superiore della resistenza R ` e collegato, alle variazioni, a massa. Se l uscita viene
presa sul collettore del BJT 2, si potranno osservare delle forme d onda del tipo illustrato in
g. 5.27).
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.7 Esempi di multivibratori bistabili. 169
FIGURA 5.27. Forme d onda di funzionamento.
5.7. Esempi di multivibratori bistabili.
5.7.1. Flip-op S-R. Perch` e un multivibratore bistabile risulti di qualche utilit` a, occorre
disporre di comandi che consentano di portarlo nell uno o nell altro dei due stati stabili. Una
prima categoria di multivibratori bistabili ` e quella dei ip-op Set-Reset (S-R), nei quali sono
disponibili due circuiti di comando indipendenti per portare l uscita del FF-SR rispettivamente
a livello logico alto, comando di Set, o basso, comando di Reset. Come di consueto si far` a
riferimento ad una rappresentazione in logica positiva dei segnali.
Con riferimento alla g. 5.28), la cella bistabile ` e costituita da due inverter in cascata, con l
uscita del secondo collegata in retroazione all ingresso del primo. Supponiamo, per semplicit` a,
di impiegare inverter N-MOS con carico in saturazione, g. 5.28b). Il legame tra la tensione di
uscita V e quella di ingresso U per il primo inverter ` e rappresentato dalla linea a tratto continuo
in g. 5.28c). A tratteggio, sulla stessa gura, ` e rappresentato il legame tra la tensione di uscita
W e quella di ingresso V del secondo inverter. I tre punti marcati col cerchietto soddisfano sia il
vincolo imposto dalla caratteristica statica ingresso-uscita del primo inverter sia quello imposto
dal secondo inverter, e quindi corrispondono a tre possibili stati di riposo (tensioni e correnti
costanti nel tempo) del circuito.
Analizziamo ora la stabilit` a di tali stati. Il circuito equivalente utilizzabile per lo stato A ` e
riportato in gura 5.29): r
1
rappresenta il parallelo di g
1
mL1
e r
dsL1
; r
2
` e il parallelo di g
1
mL2
,
r
dsL2
e r
ds2
; g
m2
` e la transconduttanza del transistor 2 (si noti, per il calcolo di g
m2
e di r
ds2
,
che il transistor lavora in regime triodo); C
1
C
gs2
+ C
gsL1
mentre C
2
` e dominata da C
gsL2
,
essendo il transistor 1 spento. Dal circuito
_
r
1
+
1
sC
1
_
i =
_
1 +sC
1
r
1
sC
1
_
sC
1
v = (1 +sC
1
r
1
)v = 0
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
170 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.28. Cella bistabile.
FIGURA 5.29. Circuito per piccoli segnali nell intorno del punto di riposo A.
u = g
m2
v
_
r
2

1
sC
2
_
=
g
m2
r
2
1 +sC
2
r
2
v.
Riordinando
(1 +sC
1
r
1
)v = 0
g
m2
r
2
v +(1 +sC
2
r
2
)u = 0
da cui l equazione caratteristica
(1 +sC
1
r
1
)(1 +sC
2
r
2
) = 0
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.7 Esempi di multivibratori bistabili. 171
che fornisce i modi naturali s
1
= (C
1
r
1
)
1
e s
2
= (C
2
r
2
)
1
: essendo questi reali e negativi,
il punto A risulta stabile.
Per simmetria, anche il punto C risulta stabile.
FIGURA 5.30. Circuito per piccoli segnali nell intorno del punto di riposo B.
Per quanto riguarda il punto B si pu` o fare riferimento al circuito per piccoli segnali di
g. 5.30), nel quale occorre determinare il valore dei parametri considerando che entrambi i
transistor di carico sono in saturazione, mentre i due driver saranno entrambi in saturazione
essendo U = V . Dall esame del circuito:
v = g
m1
r
1
1 +sC
1
r
1
u
u = g
m2
r
2
1 +sC
2
r
2
v,
da cui
(1 +sC
1
r
1
)v +g
m1
r
1
u = 0
g
m2
r
2
v +(1 +sC
2
r
2
)u = 0
che porta all equazione caratteristica (1 +sC
1
r
1
)(1 +sC
2
r
2
) g
m1
g
m2
r
1
r
2
= 0. Osservando
che, per la simmetria dello stato B, C
1
= C
2
= C, r
1
= r
2
= r e g
m1
= g
m2
= g
m
, risolvendo
l equazione si trovano i modi naturali s
1,2
= (1 g
m
r)/(rC): ` e sufciente che risulti
g
m
r > 1, cosa assai facile, per avere un modo reale e positivo, e quindi instabilit` a con innesco
esponenziale.
Dunque i punti di riposo A e C sono stabili, mentre B ` e instabile. Si tratta ora di realizzare
un circuito di comando che consenta di forzare la cella nell uno o nell altro dei due stati
stabili A e C. La cosa pi ` u semplice consiste nel rimpiazzare i due inverter con due operatori
NOR, come in g. 5.31a). Nella realizzazione circuitale di g. 5.31b) ` e facile riconoscere la
cella bistabile precedentemente studiata, comprendente i transistor 1,2,L1 ed L2. Il transistor 3
consente di portare l uscita Q a livello alto (comando di Set -S-), ed il transistor 4 consente di
forzarla al livello basso (comando di Reset -R-). Si suppone che i due comandi S ed R non siano
mai simultaneamente a livello alto. Per analizzare il funzionamento del circuito di comando, si
pu` o studiare la caratteristica uscita V - ingresso U del NOR di g. 5.31c) al variare dello stato
di ingresso S: V
S
= V
L
(< V
T
), transistor 3 interdetto, linea continua in g. 5.31d), ovvero
V
S
= V
H
(> V
T
), transistor 3 in regime lineare, linea tratteggiata in g. 5.31d). Dunque l
ingresso S pu` o essere visto come un comando che consente di modicare la caratteristica uscita
- ingresso dell inverter 1-L1. Se ora si combinano nel solito modo i diagrammi relativi ai due
operatori NOR, si ha la situazione di g. 5.32). Supponiamo di partire dallo stato C, uscita
Q alta. Essendo interdetto il transistor 2, C ` e stabile, e tale resta se si porta alto l ingresso S
(V
S
= V
H
), perch` e con questo non si fa che spegnere meglio il transistor 2. Quindi possiamo
pensare che, man mano che V
S
cresce, lo stato del circuito passi da C a C, grazie all effetto
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
172 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.31. Introduzione dei comandi di SET e RESET.
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.7 Esempi di multivibratori bistabili. 173
FIGURA 5.32. Possibili stati del FF Set-Reset.
di attrazione che esercita lo stato stabile. Quando poi V
S
ritorna da V
H
a V
L
, si ritorna da C a
C. Se ora si porta allo stato alto l ingresso di reset R (V
R
= V
H
), viene a scomparire lo stato
di riposo stabile C, oltre allo stato instabile B. L unico stato di riposo che rimane ` e A, stabile.
Non ` e facile, a questo livello, prevedere quale traiettoria seguir` a il sistema per spostarsi da C
verso A, in quanto la traiettoria dipender` a da tutti gli effetti reattivi, parassiti e non, presenti nel
circuito. L unica cosa che si pu` o dire ` e che non sono stati inseriti intenzionalmente componenti
reattivi nel circuito, e che quindi il percorso da C verso A verr` a compiuto in tempi brevi. Lo
stato istantaneo (U, V ) del circuito viene infatti solitamente attratto verso lo stato stabile A
anche a grande distanza, esistendo per il momento un solo stato stabile. Quando poi scompare
il comando di reset (V
R
V
L
), il circuito si sposta dallo stato A allo stato A grazie alla
attrattivit` a, a breve distanza, dello stato stabile.
Si ` e detto che i comandi di S e R non debbono essere simultaneamente attivi. Se questo
accade, tuttavia, non succede niente di grave dal punto di vista elettrico: le uscite dei due NOR
si portano entrambe al livello basso, corrispondente alla situazione che si ha nel punto D di
g. 5.32). Si tratta a questo punto di vedere quale dei due comandi, S o R, termina prima. Se
termina prima il Reset, per un breve intervallo di tempo sar` a attivo ed efcace un comando di
Set, e ci si porter` a verso C e poi verso C. Nel caso opposto ci si sposter` a verso A e poi verso
A.
FIGURA 5.33. FF Set-Reset: a) realizzazione RTL, b) realizzazione CMOS.
Di realizzazioni tipo NOR di ip-op S-R se ne possono immaginare almeno tante quante
sono le famiglie logiche. A titolo di esempio la g. 5.33a) riporta una realizzazione RTL e
la 5.33b) una realizzazione CMOS.
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
174 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
Analogamente sono possibili realizzazioni NAND, g. 5.34a), un esempio essendo fornito
dal ip-op S-R di g. 5.34b) in tecnologia CMOS. Si noti che i comandi di Set e Reset sono,
come si suol dire, attivi bassi. Se si forza S a V
L
, Q va alto, e tale rimane se S ritorna nella
condizione inattiva S = V
H
. Il funzionamento del ip-op ` e riassunto dalla tabella di g. 5.35),
FIGURA 5.34. Realizzazione NAND di un FF Set-Reset in tecnologia CMOS.
che riporta il valore futuro dell uscita, Q
fut
, in funzione del valore presente dell uscita, Q
pres
,
e degli ingressi. Non ` e riportata la congurazione proibita S = R = 0 (V
L
), che porta sia Q che
Q
bar
a 1 (V
H
). In tutti gli altri casi risulta Q
bar
= Q.
FIGURA 5.35. Tabella delle transizioni per un FF S-R, realizzazione a NAND.
5.7.2. Trigger di Schmitt o comparatore con isteresi. Rientrano nella categoria dei com-
paratori con isteresi o trigger di Schmitt quei bistabili nei quali il passaggio dall uno all altro
stato stabile ` e determinato da un unico segnale di comando.
L esempio pi` u semplice ` e fornito dal comparatore invertente con isteresi di g. 5.36a),
basato sull impiego di un amplicatore operazionale.
In condizioni statiche risulta V
d
= V
u
R
1
/(R
1
+R
2
) V
i
. Questa relazione, unitamente
alla caratteristica V
u
- V
d
imposta dall operazionale, consente di determinare i possibili punti di
riposo del circuito, come mostrato in g. 5.36b). Per valori di V
i
non troppo elevati in modulo,
si determinano tre possibili stati di riposo dl sistema, di cui lo stato B corrisponde ad una
condizione di cortocircuito virtuale, lo stato A ad avere l uscita saturata a U
M
, lo stato C ad
averla saturata ad U
M
. Per V
i
> U
M
R
1
/(R
1
+R
2
) resta solo uno stato di riposo di tipo A, con
uscita U
M
, per V
i
< U
M
R
1
/(R
1
+R
2
) resta solo uno stato di tipo C, con uscita U
M
. Tra
questi due limiti ` e possibile anche uno stato di riposo tipo B. A questo stato, nella caratteristica
V
u
- V
i
di g. 5.36c), potendosi ritenere V
i
= V
u
R
1
/(R
1
+R
2
) corrisponde la porzione di
retta passante per l origine e indicata come stato B. Lo stato B, per` o, risulta instabile con
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.7 Esempi di multivibratori bistabili. 175
FIGURA 5.36. Trigger di Schmitt con operazionale: a) circuito, b) determi-
nazione dei punti di riposo, c) caratteristica ingresso - uscita.
FIGURA 5.37. Circuito equivalente per il punto di riposo B.
innesco esponenziale, al contrario degli stati A e C che risultano stabili, essendo l uscita dell
operazionale, bloccata a U
M
, assimilabile ad un cortocircuito a massa.
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
176 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
Verichiamo che lo stato B ` e instabile: potendosi, in B, applicare il principio del corto-
circuito virtuale, procediamo come segue. Intendendo che il generatore V
i
in g. 5.36a) sia il
generatore di tensione continua che determina il punto di riposo B, ai ni dell analisi di stabilit` a
lo rimuoviamo, ottenendo il circuito equivalente di g. 5.37), valido nell intorno di B, dove l
operazionale impone una relazione del tipo v
u
= Av
d
. Per questo circuito
v
u
= Av
d
= A
R
1
1+sCR
1
R
2
+
R
1
1+sCR
1
v
u
da cui si ricava il modo naturale s =
(A1)R
1
R
2
CR
1
R
2
normalmente > 0. In corrispondenza degli
FIGURA 5.38. Circuito equivalente per i punti di riposo A e C.
stati A e C vale invece il circuito equivalente di g. 5.38), che ammette come modo naturale
s = (CR
1
R
2
)
1
: si ha dunque stabilit` a. Questo ha come conseguenza che, al variare della
tensione V
i
, sar` a possibile osservare i tratti della caratteristica V
u
- V
i
corrispondenti agli stati
A e C, ma non quello corrispondente allo stato B. Usa pertanto rappresentare la caratteristica
ingresso - uscita di un trigger di Schmitt come in g. 5.39), evidenziando le due soglie V
+
T
e
V

T
oltre le quali l uscita ` e forzata in una condizione nota: tra le due soglie invece l uscita
dipende dalla storia passata del segnale V
i
. Il trigger di Schmitt viene utilizzato principalmente
FIGURA 5.39. Caratteristica ingresso - uscita con isteresi.
per rigenerare segnali digitali degradati dal rumore. In g. 5.40) viene mostrato come un se-
gnale digitale a), degradato dal canale trasmissivo no ad assumere l aspetto mostrato in b),
verrebbe rigenerato da un normale comparatore con soglia a 0, traccia c), o da un comparatore
non invertente con isteresi, descritto dalla caratteristica ingresso uscita in e), alla cui uscita si
ritroverebbe il segnale mostrato nella traccia d).
`
E evidente il miglioramento apportato dall
isteresi, che elimina il problema degli attraversamenti multipli dello zero.
Se poi si pensa che il cuore di un amplicatore operazionale ` e un amplicatore differenziale,
si intuisce come lo schema di g. 5.41 realizzi uno Schmitt trigger. Per la coppia differenziale
1-2, prendendo l uscita sul collettore di 1, la base di 1 rappresenta l ingresso invertente e quella
di 2 l ingresso non invertente. R
2
` e dunque collegato come nello schema di g. 5.36), mentre
R
1
ha un capo a E
1
, massa alle variazioni, anzich` e a massa come in g. 5.36a). Siccome poi
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.7 Esempi di multivibratori bistabili. 177
FIGURA 5.40. Rigenerazione di un segnale digitale degradato dal rumore.
FIGURA 5.41. Trigger di Schmitt, realizzazione a BJT.
si utilizza come uscita il collettore di 2, cio` e il segnale V

u
, si pu` o ottenere una caratteristica non
invertente con isteresi del tipo di g. 5.42), con un opportuno dimensionamento del circuito.
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
178 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.42. Caratteristica ingresso - uscita del circuito precedente.
5.8. Esempi di oscillatori quasi sinusoidali.
Come si ` e ricordato in precedenza, per realizzare un oscillatore quasi sinusoidale si cerca
solitamente di realizzare un circuito che ammetta un solo stato di riposo, curando che questo
stato sia instabile con innesco sinusoidale. Un semplice circuito che soddisfa questi requisiti ` e
mostrato in g. 5.43). A riposo i drain dei due transistor sono al potenziale E. Per la simme-
FIGURA 5.43. Un semplice oscillatore quasi sinusoidale.
tria del circuito le tensioni di drain e di gate dei due transistor sono uguali, e pertanto si pu` o
affermare che entrambi lavorano in saturazione.
Il circuito equivalente di quanto si osserva guardando da AA verso il basso, nell intorno del
punto di riposo, ` e mostrato in g. 5.44). Supponendo uguali i due transistor e pertanto uguali
i punti di lavoro, risultano uguali i parametri g
m
e r
ds
. Dal nodo , (v
1
+ v
2
)(g
m
+ r
1
ds
) = 0,
cio` e v
1
= v
2
. Segue che v = v
1
v
2
= 2v
1
. Siccome i = g
m
v
2
+ v
1
/r
ds
= v
1
(r
1
ds
g
m
),
si ricava che la resistenza differenziale r = v/i vale
r =
2
r
1
ds
g
m

2
g
m
.
Ai morsetti AA si vede dunque una resistenza differenziale negativa. In effetti, la caratteristica
I-V per grandi segnali del circuito di g. 5.45) ` e del tipo riportato in g. 5.46). Per valutare
la stabilit` a del punto di riposo trovato, si pu` o dunque fare riferimento al circuito per piccoli
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.8 Esempi di oscillatori quasi sinusoidali. 179
FIGURA 5.44. Circuito equivalente del bipolo visto ai morsetti AA.
FIGURA 5.45. Il bipolo a resistenza negativa impiegato.
FIGURA 5.46. La caratteristica I-V del bipolo sopra illustrato.
segnali di g. 5.47a). Si noti poi che l unico collegamento a massa non pu` o essere attraversato
da corrente, per cui ci si riduce al circuito di g. 5.47b). Per valutare la stabilit` a, si pu` o collegare
a saldatore il generatore di corrente I. I modi naturali coincidono allora con i poli della funzione
di trasferimento V/I, e son dati da
s
1,2
=
g
m
4C
_
1

1
8C
g
2
m
L
_
.
Per avere innesco sinusoidale occorrer` a dunque garantire che risulti
g
m
< 2
_
2
C
L
.
Se questa condizione ` e vericata, qualsiasi perturbazione allontaner` a il circuito dal punto di
riposo, che corrisponde ad avere gate e drain dei due transistor al potenziale E. Ai capi del
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
180 OSCILLATORI E MULTIVIBRATORI
FIGURA 5.47. Circuiti equivalenti per l analisi di stabilit` a.
circuito LC antirisonante si osserver` a un oscillazione sinusoidale di tensione di ampiezza cre-
scente, no a che interviene la non linearit` a della caratteristica I V rappresentata in g. 5.46)
a limitare l ampiezza della oscillazione, introducendo al tempo stesso una certa distorsione.
Un altro esempio di circuito che si presta a generare oscillazioni quasi sinusoidali di ten-
sione, per` o adatto solo per basse frequenze, ` e mostrato in g. 5.48a). Per il calcolo dello stato
FIGURA 5.48. Oscillatore LC con operazionale: a) schema, b) circuito per il
calcolo del punto di riposo, c) determinazione del punto di riposo.
di riposo si far` a riferimento al circuito di g. 5.48b): combinando la caratteristica V
u
V
d
dell
operazionale con il vincolo imposto dal circuito esterno, V
d
= R
1
V
u
/(R
1
+ R
2
), si trova,
g. 5.48c), che il circuito ammette un unico stato di riposo, corrispondente al punto P
0
, nell
intorno del quale si pu` o applicare il principio del cortocircuito virtuale.
Con riferimento alla g. 5.48a), applicando il principio del cortocircuito virtuale, ci ` o che
sta a destra dei morsetti AA ` e schematizzabile con una resistenza negativa di valore r =
RR
1
/R
2
. Per l analisi di stabilit` a ci si riconduce dunque al solito circuito con resistenza
negativa di g. 5.49), che ha i modi naturali
s
1,2
=
R
2
2RR
1
C
_
1

1
4CR
2
R
2
1
LR
2
2
_
.
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
5.8 Esempi di oscillatori quasi sinusoidali. 181
FIGURA 5.49. Circuito equivalente nell intorno dello stato di riposo.
Per avere innesco sinusoidale occorre che risulti
r =
RR
1
R
2
>
1
2
_
L
C
.
L oscillazione sinusoidale di tensione si raccoglie ai capi del risonatore LC. Occorre stare
attenti a non caricare il risonatore, riducendone cos` la selettivit` a: si pu` o a tal ne prelevare il
segnale tramite un amplicatore buffer ad elevatissima impedenza d ingresso.
Occorre inne ricordare che, per semplicit` a, abbiamo sempre supposto di disporre di in-
duttori ideali. Nella pratica, le non idealit` a degli induttori, ed in particolare la presenza di una
resistenza serie nita, giocano un ruolo abbastanza rilevante ed ` e bene tenerne conto.
C. Morandi - FONDAMENTI DI ELETTRONICA C - c 2006-2007
Bibliograa
[1] L.O. Chua, C.A. Desoer, E.S. Kuh: Linear and non-linear circuits, Mc Graw Hill, New York,1987, ISBN
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[2] P.U. Calzolari, S. Graf: Elementi di Elettronica, Zanichelli, 1984.
[3] T.H. Lee: The design of CMOS Radio-Frequency Integrated Circuits, Cambridge University Press, 1998.
183

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