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L.

Malerba, Itaca per sempre

John Flaxman, La tela di Penelope, illustrazione per lOdissea, 1835

Gli interpreti moderni del mito spesso cercano di dare la parola a personaggi che dai narratori antichi sono stati trascurati o trattati come figure marginali. Lo scrittore Luigi Malerba, con il suo romanzo Itaca per sempre (1997) presenta sotto una luce nuova una delle molte figure di donna che la grecit ci ha tramandato: Penelope. Quale fu, ci si chiede, la sua reazione al ritorno del marito Odisseo, che le si present sotto le mentite spoglie di un mendicante e trascinandosi dietro un carico di racconti avventurosi e improbabili? Certo, nellOdissea Penelope non riconosce Ulisse e non crede alle sue parole nemmeno dopo luccisione dei Proci: solo il racconto della costruzione del letto di legno dulivo la convincer dellidentit del marito ritrovato. Secondo la rielaborazione di Malerba, invece, la regina di Itaca capisce subito che il mendicante presentatosi a palazzo Odisseo. Ma in lei prevalgono rabbia e disgusto per quelluomo che non sa fare altro che mentire, non sempre per necessit ma proprio per il piacere di mentire. Decide cos di prendersi una rivincita non accettandolo, fingendo di non credere fino alla fine alle sue parole. Ne deriva una situazione in cui troppi sentimenti negativi rimangono inespressi, compromettendo la possibilit di una reale comunicazione tra i due sposi ritrovati:
Tutti sappiamo fingere e spesso la menzogna conveniente e onesta, ma io mento solo per necessit e non per il piacere di mentire come Ulisse. Quando ho sentito che questo vagabondo, approdato a Itaca e proveniente non si sa da dove, ha raccontato le sue avventure da Creta a Troia allEgitto non so quante volte in versioni sempre differenti, ho pensato prima ancora di vederlo che poteva essere Ulisse. Gli uomini sono vanitosi e ciarlieri non meno delle donne, ma chi poteva dilungarsi a raccontare tante volte, con tutti quei particolari sempre diversi, quelle avventure strampalate? Il bello che lui stesso finisce ogni volta per credere alle storie che racconta. Ora Ulisse era l davanti a me, con indosso quei vecchi abiti tirati fuori da una cassapanca, quella tunica troppo stretta che cercava di nascondere sotto il manto di porpora. [] Per un momento avrei voluto cedere ai miei sentimenti e correre ad abbracciarlo e coprirlo di baci, ma ho saputo tenermi a freno perch in ogni momento ormai presente nella mia memoria laffronto che ho subito. Ulisse merita una punizione dalla paziente, generosa, mite Penelope. Se in un giorno solo ha sconfitto tutti i miei pretendenti, molto pi a lungo dovr combattere per riconquistare Penelope offesa. La situazione era per me quasi insopportabile. Non sapevo dove posare lo sguardo, che cosa dire per rompere quel terribile silenzio, come nascondere il tremito delle mie mani. Ho detto dunque che era arrivata lora del pranzo e che i dispensieri erano pronti a portare i cibi sulla tavola. Ulisse mi guardava, cercava di sorridermi, di leggere nei miei occhi qualcosa che non vi appariva perch il mio cuore, come giustamente aveva detto Telemaco, stava proprio diventando duro come la pietra.

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