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Francesco Lamendola

La sopravvivenza del canguro arboricolo di Vogelkop legata a quella della foresta pluviale
La sopravvivenza dei canguri arboricoli dellAustralia e della Nuova Guinea legata a quella del loro habitat originario, ossia la foresta pluviale equatoriale; l dove essa caduta sotto le seghe elettriche dei boscaioli, decisi a guadagnare nuovo spazio per lagricoltura e lallevamento, essi non hanno potuto fare altro che spostarsi sempre pi allinterno. Si tratta di forme animali di grande interesse naturalistico, molto antiche e suddivise in una dozzina di specie (peraltro non sempre ben distinte luna dallaltra), delle quali due sole sopravvivono in Australia, dove un tempo erano molto diffuse: quella di Lumholtz e quella di Bennett, entrambe nella foresta pluviale del Queensland; mentre tutte le altre sono concentrate nella Nuova Guinea, la grande isola equatoriale (785.000 kmq., due volte e mezzo lItalia e la seconda al mondo per superficie, dopo la Groenlandia). Scrivono gli Autori della enciclopedia Animali in primo piano (titolo originale: Animal World, mammals: their lives and their future, Marshall Cavendish Ltd., 1994; traduzione italiana a cura dellIstituto Geografico De Agostini, Novara, 1995-96, vol. 6, pp. 178-80): Circa 10 milioni di anni fa il continente australiano and alla deriva entrando in collisione con le isole dellIndonesia; ci permise ai mammiferi placentati provenienti dalle pi vicine isole del sudest asiatico di colonizzare lAustralia. Per primi arrivarono i pipistrelli, seguiti dai ratti e dai topi trasportati dalle correnti su pezzi di legno. Le altre specie sui susseguirono a distanza di tempo fino allarrivo delluomo, circa 40.000 anni fa. La terra invasa da questi animali, durante il suo lento movimento verso nord aveva subito linflusso di diverse condizioni climatiche. Le primitive foreste allinterno del continente avevano lasciato il posto a regioni desertiche e alla savana: alberi di acacia e poche specie erbacee su un terreno inaridito. Nelle regioni costiere crescono ancora molti alberi con foglie piccole e coriacee che si sono adattate a trattenere lacqua. Tra queste le pi frequenti erano le varie specie di Eucalyptus, un genere unicamente presente in Australia, che localizzato nelle regioni marginali dei deserti e in quelle dei tropici. Lattuale vegetazione tipica delle regioni australiane simile a quella del passato, sebbene le varie specie vegetali abbiano subito delle variazioni a causa delluomo. Con larrivo, nel XVIII e XIX secolo, di contadini europei desiderosi di appropriarsi di terre da poter coltivare, la maggior parte degli alberi venne abbattuta a favore di terreni coltivati e praterie adatte al pascolo. I grandi canguri erbivori hanno beneficiato di questi cambiamenti, ma per il koala, come per altre specie, lhabitat stato distrutto. Essendo il koala uno specialista di eucalipti, una volta era presente in tutta lAustralia orientale, dai confini delle foreste pluviali del Queensland alle fredde coste del Bass Strait nel Victoria meridionale, che originariamente ospitava una vasta regione di foreste di eucalipti e di altri alberi. Gran parte di queste foreste oggi non esiste pi e la presenza della popolazione di koala ormai limitata a piccole aree. Le due specie di canguro arboricolo australiano, quella di Lumholtz e quella di Bennett, sono localizzate attualmente solo nelle regioni montuose delle foreste tropicali sulla costa orientale del Queensland settentrionale. Il canguro arboricolo di Lumholtz un tempo era presente nella foresta pluviale della pianura costiera, ma da molto tempo gran parte della foresta ormai scomparsa.

Allo stesso modo lhabitat del canguro arboricolo di Bennett andato distrutto e gli esemplari di questa specie sono stati visti spesso attraversare i boschi aperti per raggiungere le poche zone isolate della foresta pluviale. Il nord-est dellAustralia originariamente era caratterizzato da una vasta distesa di foresta pluviale comparabile a quella della Nuova Guinea dove probabilmente si originarono gli antenati dei canguri arboricoli australiani. Le foreste pluviali sono ancora presenti in Nuova Guinea e le 7 specie endemiche di canguri arboricoli vivono ancora nel loro habitat originario. Le dodici specie di canguro arboricolo oggi conosciute sono: 1) il canguro arboricolo di Lumholtz (Dendrolagus lumholtzi, diffuso nelle aree forestali dellAustralia nord-orientale (Queensland); 2) il canguro arboricolo di Bennett (D. bennettianus), come il precedente; 3) il canguro arboricolo brizzolato (D. inustus), diffuso nella Nuova Guinea settentrionale e occidentale, sullisola di Yapen e, forse, anche sulle isole di Salawati e Waigeo, nel mar di Halmahera; 4) il canguro arboricolo di Matschie (D. matschiei), presente solo nella Penisola di Huon, nella parte nord-orientale dellisola; 5) il canguro arboricolo di Doria (D. dorianus), diffuso in diverse regioni dellisola; 6) il canguro arboricolo di Seri (D. stellarum), sugli altipiani della parte centro-occidentale dellisola; 7) il canguro arboricolo di Goodfellow (D. goodfellowi), nella parte centrale e sudorientale, ossia la Papuasia propriamente detta; 8) il canguro arboricolo dal mantello dorato (D. pulcherrimus), limitato ai Monti Foja e alla catena dei Torricelli, nella sezione centrale; 9) il canguro arboricolo di pianura (D. spadix), nelle zone pianeggianti della Papuasia sudoccidentale; 10) il Dingiso (D. mbaiso), gi ricordato, nelle zone montuose centrali, e 11) il Tenkile (D. scottae), presente solo nella provincia di Sandau. A tutti questi bisogna ancora aggiungere 12) il canguro arboricolo di Vogelkop (D. ursinus), sul quale vogliamo adesso fermare la nostra attenzione. Abbiamo gi narrato lentusiasmante scoperta di una di queste specie, in anni assai recenti, da parte di un naturalista australiano, Tim Flannery: Dendrolagus Mbaiso Flannery (nellarticolo La scoperta del Dingiso, canguro arboricolo della Nuova Guinea (sul sito di Arianna Editrice in data 28/04/2008). Tale scoperta avvenuta nel 1994 e la nuova specie stata ufficialmente classificata nel 1995; non esistono motivi, quindi, per escludere che altre specie o sottospecie di dendrolaghi possano vivere in qualche recesso remoto della foresta pluviale della Nuova Guinea, quasi certamente nelle regioni montuose pi interne e meno accessibili. Vogelkop e Bomberai (oggi la seconda meglio nota come Penisola di Fakfak) sono le due penisole, dalla forma assai caratteristica, che si protendono allestremit nord-occidentale della Nuova Guinea, proprio al di sotto della linea dellEquatore, fra il Mar di Ceram a ovest e il Golfo dellIrian a est; fra esse sinsinua il profondo Golfo di Berau, mentre la seconda divisa dal resto dellisola mediante il Golfo di Kamrau. Se la figura complessiva della grande isola ricorda, in qualche modo, quella di un uccello preistorico con la coda rivolta verso sud-est, allora Vogelkop e Bomberai formerebbero la testa del mostruoso animale con il becco aperto, come per afferrare e divorare qualcosa. Il canguro arboricolo di Vogelkop (il nome olandese giustificato dal lungo dominio coloniale di quella nazione, peraltro mai penetrato effettivamente nelle foreste dellinterno, che ebbe termine solo il 1 ottobre 1962) presente unicamente in queste due penisole, nella parte indonesiana della Nuova Guinea, ove lo si osservato nella fascia compresa fra la costa e i 2.500 metri daltezza sul livello del mare. Tuttavia, mentre piuttosto raro lungo la fascia costiera, pi vicina alle attivit 2

invasive delluomo, il suo habitat ideale rimane la foresta montana dellinterno, che si estende approssimativamente per una superficie di 30.000 chilometri quadrati (pi della maggiore isola mediterranea, la Sicilia). Il canguro arboricolo di Vogelkop ha il corpo e il dorso scuri, con il ventre chiaro e le guance di un rossiccio sbiadito; le orecchie sono caratterizzate da ciuffi di pelo con le estremit di colore bianco. Purtroppo non si hanno dati precisi relativi al suo peso e, in genere, poco altro si sa di questo prudente, elusivo abitatore della foresta pluviale, che molto difficilmente si lascia accostare dalluomo. I naturalisti che hanno voluto studiarlo sono andati incontro a un lavoro particolarmente duro; del resto, se non fosse cos guardingo, questa graziosissimo inquilino della foresta primigenia si sarebbe gi estinto da tempo, sottoposto adesso, oltre che a una caccia sconsiderata da parte degli indigeni, anche alle minacce della cosiddetta civilt moderna. I canguri arboricoli della fauna oceanica, presenti solo al di l della linea Wallace, costituiscono un gruppo di mammiferi marsupiali di grande interesse naturalistico, poich presentano una sorta di compromesso fra la vita al livello del suolo, come per i grandi canguri saltatori, e quella sospesa tra le fronde della volta arborea, come per i koala ed altri animali dalle medesime abitudini, ma viventi in climi e aree geografiche differenziati, dal bradipo della foresta pluviale sudamericana allo scoiattolo del bosco di latifoglie e di conifere delle medie latitudini dellemisfero Nord. Il professor Giuseppe Scortecci, uno dei maggiori naturalisti italiani del XX secolo, gi direttore dellIstituto di Zoologia dellUniversit di Genova, cos riassume le caratteristiche essenziali di questo gruppo di canguri (in: G. Scortecci, Animali, Milano, Edizioni Labor, 1953, vol. 2, pp.846-47): I Dendrolaghi, ossia i Canguri arboricoli, sono tra i pi strani e interessanti Macropodini, non solo per la forma di assieme del corpo, ma anche per le abitudini. Essi hanno le zampe anteriori pi brevi delle posteriori come i Macropodini in genere, ma pi grosse; le mani larghe e forti con le dita munite di unghie grandi, foggiate ad artiglio, sono adattissime ad attaccarsi alla scorza dei tronchi. Anche nei piedi, che hanno la pianta coperta da pelle grossa e spessa, le dita sono armate di unghie un po curve. La coda coperta di pelame abbondante che raggiunge la massima lunghezza verso la parte terminale, dove forma una sorta di spazzolino. La testa somiglia per la sua struttura a quella di un canguro, ma le orecchie sono brevi, arrotondate e dotate di scarsa mobilit. La pelliccia densa, di buona qualit, pi lunga che nella maggior parte dei Macropodini. [] Bench i dendrolaghi, e specialmente quelli di sesso maschile, siano parecchio combattivi e si azzuffino anche tra di loro sino a cagionarsi gravi ferite, si adattano presto ala prigionia e si mostrano ospiti abbastanza piacevoli dei giardini zoologici. difficile peraltro che vivano a lungo in cattivit, poich non si riesce ad abituarli ad unalimentazione diversa da quella loro propria. In grazia delle difficolt che incontrano gli uomini nel penetrare nelle dense foreste, i dendrolaghi sono ancora oggi pi o meno frequenti; ma se non verranno posti anchessi sotto la protezione di leggi di caccia, la loro sorte non sar probabilmente diversa da quella della maggior parte dei Marsupiali australiani. Nei circa sessantanni che sono trascorsi da quando Giuseppe Scortecci scriveva queste parole, gli uomini hanno trovato il modo di penetrare in maniera sempre pi massiccia nella foresta equatoriale, alterando radicalmente lambiente naturale e minacciando da vicino gli ultimi santuari della natura anche in un territorio rimasto finora pressoch vergine, come linterno della Nuova Guinea. Come abbiamo detto, la presenza del canguro arboricolo di Vogelkop, fino a tempi recenti segnalata frequentemente nelle pianure costiere, divenuta piuttosto rara alle basse quote; cos che solo nelle regioni montuose dellinterno della Penisola di Vogelkop (dove il Monte Kwoka si innalza fino a 3.000 metri sul livello del mare) lo si pu incontrare con maggiore frequenza.

Ormai la sua sopravvivenza, cos come quella di decine e centinaia di altre specie viventi, dipende dalla nostra capacit di tutelare le ultime foreste del pianeta in cui viviamo, prima che sia troppo tardi. Abbiamo visto in altra sede quali sono gli aspetti fondamentali del problema (cfr. larticolo Difendere le ultime foreste del pianeta per salvare il bene inestimabile inestimabile della biodiversit, sul sito di Arianna in data 16/04/2009). Si tratta di decidere quale tipo di futuro desideriamo non solo per gli animali e le piante della Terra, ma anche per noi stessi, a cominciare da questa medesima generazione; per non parlare delle prossime. Il nostro destino legato a quello dei nostri fratelli minori - gli animali -, anche i pi lontani dalle aree in cui viviamo, molto pi di quanto non siamo disposti ad ammettere.

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