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Francesco Lamendola

Magia naturale e magia diabolica nel pensiero di Giambattista Della Porta


Una strana dimenticanza sembra essere scesa su Giambattista Della Porta, uno degli uomini pi intelligenti, pi colti e intellettualmente pi audaci che vissero in quel secolo, gi di per s straordinario, che fu il Cinquecento; significativo anche il fatto che, dopo essere incorso nei sospetti dellInquisizione, nessuno degli intellettuali laici e progressisti della modernit si sia preso il disturbo di tornare a lui, se non con lentusiasmo un po partigiano del militante, almeno con lumana simpatia e con il sincero desiderio di conoscenza dello studioso. Stranezza solo apparente, poich gi da tale circostanze emerge la pi verosimile spiegazione: Della Porta non MODERNO, nel senso che oggi si vuol dare alla parola. Curioso ed aperto sul mondo dellesperienza a trecentosessanta gradi - si interess di crittografia, di meteorologia, di magia, di idraulica, di chimica, di ottica, di magnetismo, di medicina, di geologia, di botanica, di anatomia, di mnemotecnica, di fisiognomica,di teatro - e cos coraggioso da sostenere, senza batter ciglio, che il sapere magico reale e che egli stesso lo ha esplorato, sfrondandolo dellinvolucro diabolico in cui era stato fino allora avvolto -, gli mancano, per, due requisiti essenziali della modernit: non crede che tutto il reale sia razionalmente spiegabile e non crede che lo straordinario sia soltanto il nome che noi diamo a ci che ancora non sappiamo, pur ammettendo che ci accade per un certo ambito di fenomeni. Difficile, quindi, se non impossibile, fare di Della Porta una bandiera della libert di pensiero, possibilmente contro una Chiesa oscurantista, ignorante e superstiziosa, come stato fatto per Galilei, Campanella e Sarpi (coi quali tutti, peraltro, il Nostro ebbe frequentazioni dirette); e si sa che i nostri intellettuali laici e progressisti non si scomodano se non per celebrare le magnifiche sorti e progressive della modernit e che vivono nellossessione di poter alimentare, magari involontariamente, unarmata di straccioni sanfedisti i quali non si prosternano, pensa un po che arroganza, davanti agli altari della Dea Ragione Sia detto fra parentesi, Della Porta era talmente gentiluomo che, pur protestando, inizialmente, per la pretesa di Galilei di avere inventato il cannocchiale, rivendicando a se stesso tale merito (in una lettera al Cesi), ben presto si astenne da ogni polemica e si un al coro degli estimatori dello scienziato pisano; anche se, poi, lAccademia dei Lincei gli avrebbe dato pienamente ragione, come gi aveva fatto, fin dal 1610, Giovanni Keplero. Ma quanti sono, oggi, i manuali scolastici, quante sono le persone di media cultura che ricordano la priorit di Della Porta nella realizzazione del telescopio? Pi o meno, crediamo, quanti sono quelli che ricordano come, nella polemica sulla natura delle comete intercorsa fra Galilei e il gesuita Orazio Grassi, di cui testimonianza Il Saggiatore, era il secondo ad avere pienamente ragione, e non il primo Lopera di Della Porta su cui vogliamo soffermare la nostra attenzione non la celebratissima Magia naturalis, ma una vastissima opera a carattere enciclopedico, la Taumatologia, della quale ci rimane solamente lIndice, recentemente scoperto, poich la morte improvvisa dellAutore, - avvenuta nel 1615, in seguito a un rapida malattia - gli imped di portarla a termine. Nelle sue intenzioni, doveva trattarsi di una specie di terza edizione della Magia naturalis, dopo quelle del 1558 in quattro libri e del 1589 in ben venti libri. La parte pi interessate, per comprendere le idee di Della Porta riguardo al mondo della magia, il quinto libro, intitolato Trattansi i pi ascosti rimedij della natura; in cui, dopo aver reso omaggio 1

alle tendenze culturali del suo tempo, con una frecciata contro gli aristotelici ignoranti e presuntuosi e definendo la natura in termini meccanicistici e quasi cartesiani (la gran machina del Mondo), sostiene che, di fatto, magia colta e magia naturale coincidono, ricollegando le proprie ricerche a quelle di Agrippa, Paracelso, Cardano. In sostanza, la magia non che la conoscenza dei segreti della natura che giacciono su un piano diverso dallordinario: ad esempio, la conoscenza del potere del fegato del pesce di cui parla il libro biblico di Tobia, per scacciare il demonio che uccide i mariti di Sara; segreti che i demoni, appunto, rivelano agli uomini attraverso la pratica della magia nera, poich essi li conoscono tutti, essendo detentori di un sapere superiore allumano; ma che gli uomini, nondimeno, possono esplorare anche da s, senza bisogno di affidarsi a delle guide cos abominevoli. Per Della Porta, lo spirito pu agire sulla materia anche a distanza, per esempio operando delle guarigioni senza neppur bisogno che il medico venga a visitare personalmente il malato (forse aveva anche presente la guarigione miracolosa operata da Cristo sul servo del centurione); e, appoggiandosi allautorit di Avicenna, sostiene che lelemento fondamentale per piegare gli elementi della natura al proprio volere, lintensit del desiderio. Il mago, insomma (cosa che egli negava di essere, forse anche per non esporsi ulteriormente ai sospetti dellInquisizione) colui che sa volgere a proprio vantaggio la conoscenza dei misteri della natura e che sa, al tempo stesso, concentrare su un determinato oggetto tutta la propria forza di volont e tutto lardore che da essa si sprigiona, costringendo le cose a piegarsi docilmente innanzi a lui. Il malato che si fida ciecamente del proprio medico e che si abbandona a lui senza riserva alcuna gi sulla via della guarigione, osserva Della Porta; tanto pi che luomo stato fatto di poco inferiore agli Angeli, come dicono i Salmi, e nulla in grado di resistergli, se egli si propone una determinata meta con tutta la determinazione di cui capace. Ha scritto Luisa Muraro nella sua interessante monografia Giambattista Della Porta mago e scienziato (Milano, Feltrinelli Editore, 1978, pp. 37-40): Invece di pensare una natura tutta pervasa di mistero, il Porta distingue nettamente tre livelli di conoscibilit. Ci sono fenomeni che discendono da principi naturali noti; ci sono fenomeni il ci principio non ci conosciuto ma su cui possiamo formulare delle ipotesi esplicative; e ci sono infine fenomeni inesplicati ed inesplicabili. Il libro V [della Taumatologia] tratta di questi ultimi e si intitola perci Criptologia: Trattansi in questo libro i pi ascosi segreti, che nel pi riposto seno della natura riposti sono, de quali n natural principij, n verisimil cagioni render si possono. E sono, riassumendo un po: scacciare i demoni dai corpi umani; togliere le malie damore, gli impedimenti al coito e alla generazione; fare che una persona si innamori di altri; togliere le infatuazioni; interpretare i sogni e prevedere il futuro; guarire a distanza, con una verga scoprire oro, argento e altri tesori; ottenere con amuleti la benevolenza dei potenti. Abbiamo qui un campionario delle prestazioni tipiche delle fattucchiere e dei maghi. Sono prodigi che si distinguono da quelli della magia naturale in quanto, a giudizio dei demonologi e del senso comune, sarebbero impossibili senza un aiuto soprannaturale. Si tratta, vero, di MAGIA BIANCA, cio benefica, ma si sa che il detentore dun potere lo pu usare in bene come in male. La magia bianca era perci proibita e punita come la magia malefica. Che di stregoneria si tratti non c dubbio, poich lo dice lo stesso Della Porta: questi segreti, scrive, sarebbero stati malagevoli a scoprirsi dalluomo, ma gi sono stati manifestati dai demonij. I quali, dopo essere stati scacciati dal Paradiso, furono privati della grazia divina, non per delle loro naturali conoscenze sulle virt dei cieli, dei metalli, delle pietre, delle erbe e degli animali. Queste conoscenze, prosegue lautore, essi comunicano agli uomini, non per amore ma per portarli alla dannazione eterna. Infatti le comunicano associandovi cerimonie blasfeme, esecrande imprecazioni e bestemmie, affinch gli uomini attribuiscano gli effetti naturali al contorno superstizioso e siano cos spinti a offendere Iddio. una frode diabolica, conclude il Porta, da me scoperta e di ci mi glorio pi dogni altra cosa in 70 anni di vita, avendo in tal modo aperto agli investigatori, a me stesso per cominciare, una strada prima preclusa dal timore doffendere Dio. 2

Non so come egli pensasse di far accettare simili argomenti ai teologi dellInquisizione romana; bene fa a ricordar loro dessere ormai un uomo vecchio, al quale si pu concedere di pensare delle stravaganze,. Ma stamparle no di certo. Lexcursus demonologico doveva servire a rinforzare una posizione veramente difficile da sostenere e non soltanto davanti ai teologi. Che il valore di tutta la tradizione magica, anche di quella popolare. I riti blasfemi, i sacrifici di esseri umani e bambini, insomma tutto il cerimoniale della stregoneria, altro non sono che linvolucro diabolico dun sapere autentico, dun potere reale, di cui luomo pu appropriarsi senza pi niente attribuire al diavolo. Il contorno diabolico, reso ora superfluo, si sarebbe storicamente insinuato, sostiene il Della Porta, in tempi recenti, coprendo fatti prodigiosi i quali hanno il loro fondamento nella natura, ma nel suo pi riposto seno, oltre lintendimento umano, tanto che per conoscerli stata utile, se non necessaria, una specie di rivelazione diabolica. Non difficile capire quello che il Della Porta intende dire: che c un contenuto di verit anche nella magia popolare, anche nella stregoneria, nonostante il rituale sacrilego che laccompagna,. E la scienza, per lui la magia naturale, deve accogliere questi contenuti veri, bench non possa tradurli in discorso di trasparente razionalit. Gli ignoranti filosofi quando per i principij dAristotele non ne posson render cagione (come se tutte le cose sapute avesse) li giudican superstizioni; non cos si comportano I DOTTI i quali ben sannoche delle infinite numero delle cose che si veggono in questa gran machina del Mondo [] apena una particella ne sappiamo. Ma esiste un criterio che consenta di riconoscere per vere certe cose, bench prive dogni possibile spiegazione? Esiste ed molto semplice: che la loro EFFICACIA sia provata, SPERIMENTATA da qualcuno. Il Della Porta dice daverlo fatto: avendogli io semplicemente esperimentati, [questi segreti] mi sono verissimi riusciti Magia colta e stregoneria, inquinamenti diabolici a parte, discendono insieme da quella magia naturale che in tempi remoti fui praticata da tutti i sapienti. Le pratiche considerate oggi superstiziose si trovano infatti quasi in tutta lantiqua Medicina. Era antiquamente la natural magia da tutti i sommi filosofi e grandi nella sapienza amata e riverita, scrive il Della Porta ricorrendo a un argomento che troviamo sempre ripetuto, da Apuleio a Bacone a Agrippa. Ma nessuno osa quanto lui accorciare le distanze tra magia dotta e magia popolare, tra un sapere che luomo colto acquista lentamente e le superstizioni popolari. Al Della Porta manca il senso aristocratico della tradizione magica. Perci sulla strada di corromperla; nel Cinquecento , con laffermarsi dei procedimento tecnici nelle operazioni sula natura, lo spirito di quella tradizione non si poteva forse salvare se non enfatizzandone laspetto iniziatico, segreto, come fa Agrippa. Il Della Porta guarda prevalentemente a un altro aspetto di quella stessa tradizione, che era lefficacia attribuita al desiderio, mago essendo colui che modifica il corso normale degli eventi per far esistere qualcosa che stava soltanto nella fantasia. Lui stesso ricevete dalla voce popolare il nome di mago (per liberarsi del quale dovete poi faticare non poco), e non fu u abuso, perch quel nome prima che a lui era stato data ad Agrippa, Paracelso, Cardano, e ancor prima ad Alberto Magno, a Ruggero Bacone, a Roberto Grossatesta, come a chi si adoperava per realizzare desideri solo umani, di salute, ricchezza, preveggenza, e per soddisfare unautonoma curiosit sulle cose di questo mondo. Il libro della Criptologia non a caso termina con una riflessione sulla potenza del desiderio umano. In fondo, i prodigi di cui non troviamo una spiegazione razionale, potrebbero spiegarsi cos: certamente non con lintervento diabolico e nemmeno con le leggi della natura esterna, ma con unefficacia diretta del desiderio. Forse ha ragione Avicenna, che luomo rapito dallardente desiderio di conseguir unimpresa, costringe tutte le cose ad ubidirlo, forse quel potere gi viene dallessere creato ad immagine di Dio, come un MIRACOLO al di sopra della natura; e in ogni caso perch vogliam dubitare che rapito in eccesso di desiderio, tutte le create cose non si sforzino ubbedire al suo Imperio? Dalla forma stessa di questa domanda si capisce che il Porta, pi che unordinaria certezza, vuol far accettarla possibilit dello straordinario. Questa possibilit infatti essenziale a lasciare indefinito 3

lorizzonte dea scienza ordinaria, cos come lui la concepisce: investigazione progressiva di una natura che non finisce l dove finisco no le deduzioni razionali. Lo straordinario che egli ha in mente rientra nondimeno nellesperienza umana. Lordine naturale non superrato da u soprannaturale, ma dalluomo stesso, e precisamente dal suo desiderio quando in eccesso. Accade allora che la sua volont si comunichi alle cose, tramite le immagini e le parole. Nei segni, infatti, naturale materiale e natura spirituale sono in contatto diretto. Da qui la cagion dellimmagini, parole, e loro effetti provengono, e che [non] sono altro che testificazioni del suo volere, della sua mente. Da qui discende, come gi aveva detto Avicenna, che linfermo guarisce, che creda senza dubbio al suo medico. Il tratto pi caratteristico del pensiero di Giambattista Della Porta il senso acuto dei limiti della ragione; ed anche il tratto che ne fa un intellettuale decisamente pre-moderno e tale, perci, da non trovare troppe simpatie fra i nipotini dellIlluminismo e del Positivismo arroccati, oggi, nelle posizioni culturali dominanti. Se poi si aggiunge che Della Porta ha avuto il torto di scoprire il telescopio prima di Galilei e la signorilit di non farne una lunga, astiosa polemica; se si aggiunge che, a diciassette anni (ma forse la notizia, riportata dal Cesi, va presa con le pinze) gi si presentava alla corte di Filippo II, per offrire al sovrano spagnolo la sua Magia naturalis Filippo II, il campione dellassolutismo e della Controriforma: figuriamoci! Davanti a un fatto de genere, anche i pi impavidi intellettuali odierni, politicamente corretti e sacrosantamente anticlericali, impallidiscono e retrocedono; pi o meno come fanno davanti alle immagini di Heidegger che stringe la mano a Hitler (ma senza scandalizzarsi troppo davanti a quelle di Gorkij e di tanti altri che sintrattengono fraternamente con il compagno Stalin). Non basta. Il Della Porta, come si visto, non sente il fascino della tradizione dotta della magia; e, in questo, indubbiamente molto lontano da uomini come John Dee, Agrippa, Paracelso e dallo stesso Giordano Bruno. Ogni aristocraticismo estraneo alla sua natura: eccezion fatta, tuttal pi - altro tributo che egli paga generosamente al gran secolo, al Seicento che batte alle porte - per il piano letterario; anche se, in fin dei conti, il suo registro linguistico piuttosto turgido e, a volte, stucchevole, che non propriamente ricercato e aristocratico; come si vede, del resto, nelle sue numerose commedie. Nessuna possibilit di agganciarlo al filone principale dei celebri maghi-scienziati del Rinascimento, dunque, e alla loro grande tradizione, ricca di prestigio europeo Del resto, pur essendo egli di casato aristocratico, la sua passione per le forme corpose e popolaresche del teatro, che valse una discreta fortuna internazionale alle sue commedie, testimonia a sufficienza la sua irriducibilit ai parametri culturali di tutte le ideologie. come se egli avesse avuto il dono di abbeverarsi a tutte le sorgenti culturali del suo tempo, senza per lasciarsi imprigionare in uno schema rigido e predeterminato. Questa, forse, anche la giusta chiave di lettura del suo pensiero magico e occultistico. Uomo di immensi interessi culturali e di infinite letture, ma anche di sano e concreto buon senso, apprezzato dai contemporanei per le sue doti di profonda umanit, Della Porta rifuggiva istintivamente dagli atteggiamenti solenni e un po istrioneschi che non dispiacevano, invece, ad uomini come Paracelso e Dee e preferiva affidarsi allesperienza diretta, come lo studio delle propriet dei semplici, tenendo, al tempo stesso, una finestra sempre aperta sul regno del possibile. Per lui, non detto che si possa spiegare ogni cosa, perch esistono fenomeni dei quali la ragione non in grado di rendere conto; ma ci che la ragione astratta non riesce a penetrare, pu essere sperimentato in maniera diretta, purch si possiedano conoscenze approfondite sulle piante, sui minerali e sui loro effetti. Significativamente, a questo sapere pratico egli unisce reminiscenze letterarie dalla Bibbia e dagli autori classici, come Virgilio, oltre che dalla tradizione neoplatonica, specialmente da Porfirio e Giamblico; amalgamando il tutto in un quadro dinsieme che sfugge a

ogni possibilit di una rigida teorizzazione, perch risulta da un sapiente dosaggio di stimoli concettuali dalla provenienza pi disparata. Sono questo spirito enciclopedico, questa umilt davanti allevidenza del fatto e questa fiducia rinascimentale nella ragione e nella volont, ma non senza la consapevolezza dei loro limiti, che fanno di Giambattista Della Porta un personaggio strano e affascinante, davanti al quale abbiamo sempre limpressione che qualcosa della sua personalit e del suo messaggio culturale ci sia sfuggito; che permanga un residuo, una porzione di realt che non si lasciano afferrare pienamente n, tanto meno, incasellare in un sistema chiuso. Il pensiero di Della Porta aperto, apertissimo: e, come tale, costituisce ancora oggi un forte richiamo alla ricerca disinteressata e libera da pregiudizi di qualunque natura; ivi compresi quelli di coloro i quali, in nome della libert di pensiero, vorrebbero stabilire in anticipo che cosa sia possibile nel campo dei fenomeni naturali, e che cosa non lo sia

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