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Parlare di consapevolezza come modo di essere al mondo senza scadere in retoriche o ovviet una cosa piuttosto complessa.

. Lo fece, fra tanti, uno scrittore che, nel 2005, al Kenyon College, nellOhio, tenne un discorso per il conferimento delle lauree che, partendo da una storia semplice, affronta il tema dellerudizione intesa come educazione, della scuola come insegnamento al pensiero e del modo consapevole e, sotto certi aspetti, sereno, di stare al mondo. Lo scrittore, l anche professore, David Foster Wallace, ultimo o, tra gli ultimi, brillanti autori di fine millennio. Il discorso inizia cos: Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino allaltro e incontrano un pesce pi anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice Buongiorno ragazzi. Com lacqua? I due giovani pesci continuano a nuotare per un po, e poi uno dei due guarda laltro e gli chiede Acqua? Quale Acqua ?. Qui, Dfw, con la sua storia, vuole arrivare a far capire che le cose pi scontate, lacqua in cui siamo immersi, esattamente come i pesci giovani, alla fine dei conti, sono trasparenti. Ci avvolge, compare sempre nella nostra quotidianit, ma in qualche modo, con il pensiero, con la cultura, dice Dfw, spetta a noi arrivare a capire come vedere dove siamo immersi. Si parla, cos, di consapevolezza, lo smettere di chiedersi Quale acqua? e rispondere Beh, lacqua oggi non cos male; questo vuol dire sia comprendere, uso una parola strana, la Natura del mondo, detto pi semplicemente conoscere o - altra parola strana - informarsi e sia andare a scavare nella propria, di natura, cosa ci ha generato, come. Solo cos, dice Dfw, con la conoscenza del mondo e la conoscenza di s, si attiver una modalit consapevole, un modo di affrontare la realt, arrivare alla verit, quando, dice Dfw, si imposta il giorno per giorno, che non uno slancio vitalistico, anzi, lesatto opposto. E la modalit predefinita, linconsapevolezza, di una vita adulta, con tanto di sveglia che suona presto, nove ore di impegnativo lavoro da laureati e, a fine giornata, il desiderio di tornare a casa, riposarsi, mangiare e magari andare a letto presto perch lindomani il modus operandi sar lo stesso. Ma, dice Dfw, nel momento in cui tornate a casa vi accorgete che il vostro frigo vuoto e che dovete svoltare verso un supermercato vicino, magari anche affrontando il traffico dellora di punta. Scoprirete, poi, che il supermercato intasato di gente che, come voi, dato il loro impegnativo lavoro, costretta a comprare da mangiare. Contornando tutto con le musichette di pessimo gusto, qualche fastidiosa luce al neon, i bambini che strillano e gli anziani lentissimi che occupano tutta una corsia. Dopo aver, a stento, recuperato quello che vi serve, dice Dfw, vi accorgerete che alle casse ci sono delle file chilometriche. Dopo finalmente essere arrivati alla cassa, dopo che la cassiera vi avr salutato dicendo Buona giornata con la voce della morte, dovrete riaffrontare il traffico per riportare tutto a casa, questo vuol dire di nuovo code, auto che si immettono bloccando la corsia, il suono dei clacson e via dicendo. Il desiderio di tornare a casa, la fame e la stanchezza, durante le attese, vi fanno pensare, dice Dfw, che sar ogni volta sempre cos, che si impostata una modalit predefinita e ci si sentir gi di corda e seccati ogni volta che dovrete riaffrontare un percorso simile. Tutto, in quei momenti, sembra che giri in base a me, alla mia fame, alla mia stanchezza, e alla mia volont di tornare a casa, dando come scontato che tutte queste situazioni riguardino esclusivamente me, avendo, cos, la sensazione che gli altri mi intralcino. Ma chi sono, si chiede Dfw, coloro che mi intralciano? Degli automi, dei cafoni e viene da pensare, perch io, che ho sgobbato tutto il giorno, devo essere cos sempre intralciato da loro.

Ecco, pensarla cos la reazione pi semplice alle situazioni frustranti, confuse e noiose di una vita adulta, un modo inconsapevole che prevede come forma difensiva legocentrismo, i miei bisogni e le mie volont stabiliscono la priorit delle cose. E se si considerasse, invece, dice Dfw, che tra i veicoli che, in coda, si immettono ci fosse un padre che deve portare un figlio malato in ospedale? O se la signora che ha quellandamento lentissimo ha fatto, pochi giorni prima, un incidente ed avvolta dal terrore di rifarlo? O, tornando alla coda, dice Dfw, se la cassiera scontrosa non avesse dormito per pi notti per qualche sua malattia? Considerandole anche come opzioni non troppo verosimili, per, pu venire da chiederci che cosa noi realmente sappiamo. Siamo veramente certi che quello che ci viene mostrato o cosa osserviamo corrisponda a cosa noi crediamo vero? La consapevolezza l, il percorso tra il non dare tutto per scontato, allontanarsi dal clich, e andare verso la verit e saper decidere che cosa importa e che cosa no. E il metro di giudizio, lo strumento per scegliere, pu esistere solo attraverso un percorso, unestensione delle possibilit, in un certo senso, limparare a pensare, dopo aver provato a capire cosa fosse giusto e aver compreso di aver fatto una, due, un centinaio di scelte sbagliate. Tutto ovviamente agganciato dalla cultura odierna, alla religione - intesa come venerazione - al culto. Dice Dfw, che lateismo non esiste, che non venerare impossibile, che si parli di Cristo, di Allah, di Wicca o qualche altro principio etico, e che qualsiasi cosa veneriate vi manger vivi. Venerando la bellezza ci si vedr sempre brutti, ci si sentir sopraffatti dai segni del tempo; venerando lintelletto si finir col sentirsi sempre stupidi, smascherabili e venerando il denaro ed il potere ci si sentir sempre deboli o poveri. La libert, dice Dfw, il governare la nostra testa, il capire che cosa ci circonda e come interagirci, la comprensione della nostra presenza, della natura; lalternativa allinconsapevolezza, alla modalit predefinita. E il non cadere nel dire Acqua? Quale Acqua? e capire esattamente cosa lacqua, dove siamo immersi e come abbiamo intenzione di nuotare. Ecco, questa, lacqua, consapevolezza.

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