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Lui, Lei

Cosa ti spinge, ancora, qui, vicino a me?. La domanda di lei lo scosse da quel torpore fittizio, quasi forzato, provocato dalla tristezza. Non rispose, ma si svegli definitivamente. Guard di fronte a s: la stanza era accarezzata dalla luce anonima di unalba autunnale. Gli oggetti, i mobili, i quadri, le pareti, sembravano emergere a fatica da unoscurit senza fondo. Tutto era grigio oppure macchiato da colori sporchi. Lei fissava un quadro alle pareti. Ora taceva. Non lo guardava in quel momento. Non lo aveva guardato nemmeno quando gli aveva rivolto quellultima domanda. Non lo guardava da tempo, ormai. Lei indossava una camicia da notte bianchissima. I capelli erano spettinati. Era ancora molto bella, ma di una bellezza ostile, marmorea, non pi traboccante di passionalit. Era bella, laveva sempre ammirata, e, ora che stava per perderla (perch era chiaro, sin da quando avevano iniziato a parlarne, la sera prima, che lo stava lasciando), avrebbe voluto stringerla a s e amarla almeno unultima volta. Ma non aveva il coraggio di rivelarle questo pensiero. E poi le frasi di lei, sin dalla sera prima, gli erano parse definitive. Senza speranza. N per lui n per lei. Allimprovviso lei si volt, quasi di scatto. Gli lanci un breve sguardo, poi abbass gli occhi. Sotto la camicetta lui scorse il seno sollevarsi per un istante. Poi lei disse: Non ti amo pi, credo. Quando ti amavo, sai, pensavo che darmi a te significasse farlo per sempre. Ora invece, ora che sento di non amarti pi, fare lamore mi sembrerebbe una cosa penosa, per me e per te. No?. Lui sussult: si sent smascherato, come sei lei gli avesse letto nel pensiero. Quellultima domanda, per, forse era un modo per chiedere la sua opinione. Chiss, magari lei non aveva ancora deciso tutto. Allora lui si sollev, mettendosi a sedere sul letto, e le parl: Come fai a dire che non mi ami pi? E come fai a dire che mi hai amato?. Lei, dopo questa domanda, lo guard fisso. Gli occhi verdi sembravano spenti per sempre, mentre il pallore delle sue gote risaltava in modo quasi insultante, per lui, nella penombra plumbea di quellalba di ottobre. Era chiaro che quel pallore, quel dolore che lei mostrava, fosse unaccusa contro di lui. Era dunque solo colpa sua se lei stava cos male? Alla fine lui non resse quello sguardo e si commosse. Abbass gli occhi e mormor: Io sono colpevole, s, so quello che significa il tuo sguardo. Io non so amare, eppure, fin da ragazzo, cerco di farlo. Ma sbaglio sempre. come se avessi in mano le carte giuste, ma fossi incapace di gettarle sul tavolo, per paura che tutto finisca e di annoiarmi una volta raggiunto lo scopo. Lei seguitava a guardarlo tacendo. Lui sent allora che il suo cuore batteva pi forte. Poi lei mand un sospiro lungo e colmo di abbattimento. Lui allora pianse, ma cerc di non farsi vedere. Lei, intanto, si era alzata, dirigendosi verso la finestra che lasciava penetrare il bianco sbadigliante dellalba. Disse con voce afflitta:

Stai piangendo... Voi uomini vi vergognate di piangere, chiss perch. Comunque, sai, forse hai ragione quando dici che non sai amare, che hai paura della noia. vero. Spesso amarsi banale. la sofferenza che precede o segue lamore che d un po di sapore piccante. Ma vedo che non capisci ancora qual il problema. Sei concentrato su di te, come un bambino. E parli sempre di te, anche adesso. Per io sono troppo confusa per stare con te. Avrei bisogno di un briciolo di non di certezza, n di sicurezza, so che sono parole ridicole. Avrei bisogno di sapere che non sono da sola, che ho un sostegno, qualcuno che condivide con me la mia vita. Penso che la vita sia cos pensante cos cos stupida, cos insensata. Sopportare la stupidit da soli impossibile. Sono atterrita dallidea di affrontare tutto da sola Ma mi rendo pure conto che lamore unaltra cosa. E che n tu e n io sappiamo cosa sia. Lui pens che avesse ragione. Invidiava quella capacit di celare la propria disperazione controllandola. Ma sperava che fosse, anche lei, un poco debole e confusa. Gli appariva una donna in preda a una stanchezza mortale. Una donna diversa da quella che aveva amato. Ricordi?, la voce di lei interruppe quei pensieri, facendolo lievemente trasalire, ricordi le prime volte?. Ora sera voltata nuovamente verso il letto, ma non guardava lui, bens faceva vagare gli occhi tra il letto e il comodino, come fosse cieca. Anzi, ricordi la prima volta, soggiunse, quella sera a casa di Barbara? Io mi ero versata il vino sul vestito ed ero andata in bagno, poi ero uscita a prendere un po daria. Tu sei venuto, ricordi? Imbarazzato e silenzioso. Dicesti una banalit, mi pare sul bel tempo di quella serata, e dopo due minuti, ricordi, un tuono . S, lui si ricordava bene quel momento. La conosceva gi e gli piaceva da tempo, ma allora lei stava con quellaltro. Quella sera il temporale li costrinse a rifugiarsi assieme sotto il portico. E arriv il primo bacio. Rammentando quella sera, tacquero entrambi, cercando di indovinare i pensieri luno dellaltro. Affondati in quella nostalgia melmosa, non fiatavano pi. Per lei, ricordando quellepisodio, aveva sorriso. Ma senza allegria. Laveva fatto come un gesto meccanico, come se ci fosse unassociazione immediata tra quellepisodio dolce e il sorriso che sempre, quando ne avevano parlato altre volte, lo aveva accompagnato. Poi aggiunse: Quel che mi piaceva di te era quel modo un po buffo di porti, quella tua leggerezza, quella capacit di essere dolce e tagliente, deciso e impacciato. Mentre Emilio mi sembrava una specie di padre padrone, uno che organizzava tutto nei dettagli. E che mi trascurava. Quella sera, quando ti baciai sotto il portico, per io non avevo deciso niente. Tu forse, visto che poi mi sono messa con te, hai pensato che proprio quella volta io abbia deciso di lasciare Emilio e di mettermi con te. Invece no. Quella sera fu tutto casuale. Mi trovai l con te e ti baciai perch eri stato dolce e buffo. Se non fosse scoppiato quel temporale, non so cosa sarebbe accaduto. Lui non replic nulla, perch non capiva dove lei volesse arrivare. Gli piaceva ascoltare la sua voce, gli era sempre piaciuta quella voce lieve, quasi musicale, cos espressiva. Anche in quel giorno grigio, bench popolata solo di parole amare, quella voce gli piaceva. Cos decise di starla a sentire, perch lei voleva parlare ancora.

Sai, quella prima volta tra di noi forse commisi un errore. Volevo lasciare Emilio, vero, ma per stare da sola. E invece ho percepito che tu insomma che cera qualcosa in te di cui avevo bisogno. E mi sono buttata su di te. mio lerrore, sono stata precipitosa. Tu prima mi hai detto che sai che sbagli tu. Non so se sei sincero, ma sappi che lerrore mio. Non stato uno sbaglio laverti amato, ma lo stato chiederti quello che tu non potevi darmi. E la cosa che ti rimprovero, anche se non sei colpevole in fondo e anche sei hai fatto ogni cosa a fin di bene, di avermi dato sempre solo quel che ti chiedevo io, anzi quello che esigevo io, e di non avermi quasi mai costretta a cambiare, a mettermi in discussione. . Quelle parole lo impietrirono. Pens che quei due anni di relazione fossero stati la dimostrazione della sua sprovvedutezza. Lui aveva agito sempre per il meglio. Ma evidentemente aveva sbagliato ogni cosa. Si scus, ma si sent subito ridicolo. Dopo averlo ascoltato, lei savvicin, si sedette sul letto e gli accarezz i capelli, sussurrandogli: Lo so, ma appunto il problema sono io non tu . Aveva parlato socchiudendo gli occhi e conferendo alla propria voce un tono amabile. Forse per questo, un po pentita, quasi subito si alz in fretta, prese una sigaretta, laccese e cominci a fumare con calma. Ma diede poche boccate, poi la gett via. Lui allora, in lacrime, disse: Ci hai pensato bene, non c niente da fare, vero? Non posso fare niente io Ci hai pensato?. A cosa?. Be, dicevo, hai pensato se fai bene a lasciarmi, a far finire tutto tra di noi. Non lo so, non so pi pensare da tempo, sono stanca di essere stanca , gli rispose con un sorriso, tornando a scrutarlo, ti ricordi questa frase? un tuo verso non so pi pensare, tutto mi sembra oscuro, senza significato, persino la decisione di lasciarti mi appare senza senso, perch una cosa che sembra venire dal di fuori di me, come se io non fossi autonoma, non fossi capace di decidere niente. Non ti capisco , si arrese lui soffiandosi il naso. Nemmeno io, credimi, e non ti sto prendendo in giro. Ho paura. Penso che se stessi ancora con te, lo farei solo per non affondare, ti tratterei come lo scoglio che pu salvarmi dalla morte, forse, ma non dalla vita . Lui sbuff leggermente spazientito. Non capiva, vedeva solo buio davanti a s; non comprendeva per niente le parole di lei n di cosa laccusasse. Ma non aveva la forza per protestare, perch la lacrime continuavano a bagnargli gli occhi. Allora lei si sedette al suo fianco. Lo osservava di nuovo con dolcezza, ma a lui quello sguardo non piaceva pi, perch gli sembrava pieno dindulgenza. Era lo sguardo delladulto che compatisce il bimbo che si lamenta in modo infantile. Uno sguardo che sembrava un insulto. Lei dovette intuire qualcosa perch smise di guardarlo quasi subito. Sospir ancora, rimanendo a sedere sul letto, poi si volt verso la parete e parl: Scusami, scusami davvero. Non voglio apparirti drammaturgica, ma sappi che oggi quasi non mi va pi di vivere. Questa casa, queste pareti, questalba cos opaca, mi

danno una tristezza mortale che tu non puoi nemmeno immaginare. Mi sento nellanima unangoscia spaventosa perch mi sembra di non amarti pi, o almeno non pi come una volta e invece, nel passato, certe volte, mi sarebbe piaciuto che la vita passasse in un lampo e noi diventassimo subito vecchi assieme, e fossimo ormai una cosa sola, e la nostra unione fosse cementata da decenni passati assieme. Mi sento stupida a dirti cos ma la verit Mi sarebbe piaciuto continuare ad addormentarmi con te, sbadigliare quando sbadigli tu, sudare quando sudi tu e piangere con te, se necessario oppure ridere senza essere presa dal pensiero terribile che ogni momento lieto mortale. Il dolore invece immortale. O forse lo dico solo perch oggi tutto cos oscuro. Chiss, magari vero che luomo infelice solo perch non vuole accettare di poter essere felice. Lui si sentiva disperato. Avvertiva dentro di s i graffi di una nostalgia insopportabile. Perch lei, mai, prima di quel giorno, gli aveva parlato in quel modo? Disse: Non mi avevi mai parlato cos. Perch mi hai tenuto alloscuro di tutto?. Perch se ti avessi confidato quel pensiero sullidea di diventare vecchi, mi avresti presa in giro. Con quel tuo modo tagliente di rispondere, con quella tua assurda paura delle emozioni. Sapevo che mi avresti ridicolizzata. O forse ero io a essere realmente ridicola e mi sfinivo a cercare un ideale di amore che non esisteva. Che stupida, cercavo lamore perfetto! E non mi sono accorta quando mi balenato davanti lamore vero, quotidiano quello che passa davanti pochissime volte durante unesistenza. Peccato, ormai tardi. Lamore reale forse un insieme di banalit che diventano indispensabili perch ci tengono attaccati a questa vita e ci sottraggono alle sue grinfie, alla sua mortale seriet. Come vorrei non sapere pensare, avere il cervello piccolo ed essere felice!. Sei ingiusta, si difese lui, ma debolmente perch sapeva che lei aveva ragione. Sai, aggiunse lei con la voce sempre pi flebile ignorando la sua affermazione, avrei voluto amarti per sempre, ma ti vedevo sfuggente. Per questo la sola possibilit era pensarci vecchi e innamorati. Che stupida sono stata! Sapevo che in questo modo mi stavo attaccando a te, te lho detto prima, non per amore vero, ma per essere al sicuro, eppure cercavo di convincermi di amarti perdutamente. Per, chiss, forse ho confuso il mio desiderio di avere un uomo che mi salvasse con lamore. Non lo so. Balbetto, vedi, balbetto. Se potessimo ricominciare da capo, tornare indietro ma non avrebbe significato, perch ormai siamo troppo intimi per mascherarci in unaltra maniera. Quellultima frase gli don un po di speranza. Si volt allora verso di lei che gli dava la schiena. Scorse nella penombra la camicia da notte bianca, i capelli sulle spalle. Ebbe la tentazione di toccarle la schiena. Ma non lo fece. Poi disse: Ma se dici cos... significa che forse mi ami ancora, che potresti amarmi, che vorresti volermi bene vedi che non lo sai nemmeno tu? Perch rovinare tutto? Pensaci. Io non rovino niente, sai, le cose a volte finiscono senza motivo, si spengono cos, come avessero un destino infelice.

Intanto lui aveva cominciato ad accarezzarla, a baciarla sul collo, ma lei si divincolava, sebbene senza convinzione. Poi, allimprovviso, lo blocc prendendogli le mani. No, ti prego, no non cos non riesco ad amarti, ho paura, non posso . Lui per continuava ad accarezzarla e a baciarla, nonostante la sua morbida resistenza. Le sussurrava: Dai, non fare cos, un po mi ami ancora, lo sento, lo sappiamo . No, no, lasciami, sospir lei debolmente, senza opporre pi resistenza, non potrei farlo, adesso, non lo farei per amore, ma solo per un senso di compassione verso di te. Per non farti soffrire, almeno per un po. Lui allora smise di baciarla. La osserv meravigliato, ferito da quellultima affermazione. Lei aveva appoggiato la sua testa contro il suo petto nudo con un atteggiamento arrendevole, come se fosse incapace di mantenere con le azioni quel che sosteneva con le parole. Perch nomini la compassione?, le domand lui con decisione, obbligandola a guardarlo. Fu brusco quando la sollev verso di s. Lei lo scrutava impaurita. Taceva e aveva gli occhi umidi. Nella penombra di quel giorno che sembrava non volesse incominciare, lei lo fissava come per penetrare nella sua anima. Non lo aveva mai fissato in quel modo. Lui ne ebbe quasi paura, tanto che si allontan un poco dal volto di lei, come per metterla a fuoco meglio. Quindi si scosse, alzandosi come colto da unilluminazione, come se avesse finalmente compreso cosa lei intendesse comunicargli attraverso le parole amare che gli aveva rivolto sin dalla sera prima. Cominci a vestirsi. Che fai?, gli domand lei con voce flebile, continuando a sedere sul letto. Me ne vado. Se vuoi cercami, sai dove sono. Va bene ma smettila di piangere, ti prego . Lui, infatti, aveva ricominciato a piangere. I modi affrettati e bruschi con cui agiva non lenivano il suo dolore. A un certo punto la sofferenza lo costrinse a smettere di vestirsi. Si sedette su una poltrona, abbattuto. Non fare cos, lo preg lei, perch reagisci come un bambino?. Lui rispose singhiozzando: Non sai dire altro, quando le cose non vanno bene, mi accusi di essere infantile Sei ingiusta, ma so che posso fare ormai, dimmelo tu. Abbiamo sbagliato entrambi, chios lei. Rimaneva immobile, seduta sul letto: il volto era ancora pallido, le labbra quasi esangui e gli occhi sempre pi spenti. Lui si era alzato dalla poltrona, ma era rimasto con i pantaloni slacciati e la maglietta a mezze maniche. Teneva in mano la camicia, ma non lindossava. Fuori dal vetro i rami degli alberi ballavano al vento, mentre la nebbia era una coperta spessa gettata sul mondo esterno. Sai, le disse a un certo punto fissandola e cambiando espressione allimprovviso, non so dove abbiamo sbagliato. E poi abbiamo veramente sbagliato in qualche cosa? Non hai detto poco fa che le cose finiscono senza ragione, che si spengono senza rumore? Allora credo che non dobbiamo aggiungere altro. inutile stare qui a farsi

macerare dallangoscia per trovare il colpevole, il responsabile. Che senso ha aggiungere parole a parole? Serve solo a farci ancora del male, a rovinare anche quel poco (o quel tanto) di bello che c stato tra di noi in questi anni. Perch farlo? Lasciamoci cos, senza altre parole, senza altre lacrime, senza altri baci. Non devi avere compassione di me, non devi averne pi. Abbiamo parlato per ore e ore da ieri e siamo sempre fermi nello stesso punto. Non facciamo un passo, da mesi, in nessuna direzione. Sono mesi che andiamo avanti per inerzia, senza pi sapere chi siamo. Siamo stanchi e non abbiamo il coraggio, o lonest, di ammetterlo. Due solitudini non fanno una coppia. Ci siamo quasi rovinati lun laltro. Adesso per giusto fermarci, finch siamo in tempo . S, ora era lei ad apparire esausta e amareggiata. Parlava per monosillabi, aveva il volto colorato da unespressione di tristezza stupita. Forse non saspettava che lui avrebbe capito tutto prima di lei. E in quel frangente toccava a lei sentire le lacrime incipienti ed essere attraversata da una malinconia pesante e insostenibile. Lui nel frattempo aveva indossato la camicia. Si guardarono per un istante. La penombra della stanza era sempre pi densa e soffocante. Non si baciarono per lultima volta, n si abbracciarono. Lui apr la porta con un gesto che voleva essere definitivo: il suo viso adesso aveva unespressione decisa, come non succedeva da mesi. Lei, distrutta, realizz solo in quel momento che tutto era veramente finito, dentro e fuori di lei. Addio. Addio. Marzo 2012

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