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DIDATTICA DEL PODCAST

Marcello Bettoni, Marialetizia Mangiavini


IS “Carlo Dell’Acqua”
Via Bernocchi 1, 20025 Legnano
marcello@cyberscuola.it
Liceo Classico “Pietro Verri”
Via S. Francesco 11, 26900 Lodi
marialetizia@cyberscuola.it

Il podcast è l'unica forma di mobile learning con la quale è realisticamente


costruibile, oggi, un progetto di formazione nomadica.
Esso presenta delle potenzialità dirompenti.
Tuttavia mancano delle riflessioni didattiche sull'uso del podcast a scuola
che diano un quadro di riferimento teorico e siano, al contempo, una guida per
il docente. Motivazione, stili cognitivi delle nuove generazioni, specifico
disciplinare: tutto ciò non può che incidere fortemente sull’editing dei contenuti
di un podcast.
E' questo l'obiettivo del nostro lavoro, nato sulla scorta di esperienze
realizzate e sperimentate in classe.

1. Introduzione

A tutt’oggi il Mobile learning, ossia l’apprendimento che avviene mediante


dispositivi portatili, è ancora lontano dall’affermarsi, sia per i costi – di
connettività, dei dispositivi mobili (palmari, IPhones etc), degli applicativi – sia
per il livello raggiunto dalle tecnologie abilitanti ( la miniaturizzazione degli
apparati, l’autonomia delle batterie rispetto alle fonti energetiche fisse, i
software disponibili) . Tutto ciò, specie nella scuola italiana, non ci consente
ancora di considerare il mobile learning come scenario definito all’interno del
quale costruire un progetto di formazione nomadica.
Questo, però, non vale per il podcast, ovvero quel sistema che permette di
scaricare periodicamente file audio e video sul proprio pc e soprattutto sul
proprio lettore mp3/mp4. Le nostre città sono sempre più attraversate dai “nuovi
nomadi” : giovani - ma anche adulti - che camminano o viaggiano portando
con sè un lettore di questo tipo integrato nel cellulare o nell’ IPod; tale
diffusione sta penetrando sempre più tra tutte le fasce d’età, con memorie
sempre più potenti e a costi sempre inferiori.
Il podcast ha molte potenzialità e molte caratteristiche che lo rendono uno
strumento estremamente flessibile e utile. Superfluo ricordare la sua fruibilità
ubiqua, la sua gratuità, la trasferibilità “virale” dei file tra gli studenti (Blutooth). E
c’è una caratteristica veramente nuova : pubblicare su un feed aggregator
consente di raggiungere il grande pubblico senza la mediazione di una casa
editrice, e quindi permette al docente di essere autore ed al contempo editore di
se stesso.
Nonostante ciò , il podcast non è ancora molto diffuso nella scuola italiana.
Vuoi per il “digital divide” di cui soffre ancora la stragrande percentuale dei
docenti, vuoi perché dagli stessi viene associato a quei due piccoli “fastidiosi”
auricolari incollati alle orecchie degli studenti, che sembrano isolarli dalla nostra
azione didattica immergendoli in un mondo “altro”, fatto di musica e amenità
poco educative, pochi docenti lo utilizzano.
Varrebbe invece la pena di pensare alla possibilità di “capitalizzare” la
flessibilità e la libertà garantite da questi dispositivi: l’apprendimento può uscire
dall’aula e accompagnare lo studente nel suo mondo.
L’impatto sull’educazione può essere davvero forte, a condizione che i
podcast vengano realizzati in modo corretto.
Il problema ci pare infatti questo : definire un quadro teorico di
riferimento all’interno del quale intraprendere un’azione didattica con il
podcast. E’ raro incontrare riflessioni che si pongano il problema di come
utilizzarlo in modo realmente efficace nella pratica didattica ed all’interno di
quale modello didattico implementarlo. Ma quando si utilizzano le tecnologie per
la didattica, il mezzo molto spesso determina i contenuti. “The medium is the
message”: una idea -quella di Mac Luhan- assai nota e forse abusata, ma non
sempre applicata. Così come scrivere un libro è assolutamente diverso dallo
scrivere per il web, allo stesso modo spiegare Dante in classe è tutt’altro che
farlo per il podcast. Ogni tecnologia di e-learning deve essere quindi guidata
da una consapevolezza didattica e metodologica che sola la può orientare. Il
mezzo, di per sé, non garantisce il successo nell’apprendimento. Velocizza la
applicazione del modello, ma se il modello è inefficace od inadeguato, il mezzo
rende più veloce il fallimento. [1]

2. Il Podcast per tutti : il modello erogativo

Per la verità, una valutazione dei podcast presenti sul più noto feed
aggregator, Itunes (che contiene anche classifiche dei download e di
popolarità pur senza fornire dati numerici) , sembrerebbe affermare il contrario.
Podcast di grande successo sono di fatto registrazioni integrali di lezioni
effettuate in classe, in università, di conferenze (pensiamo alle lezioni di storia
di Feltrinelli) , o di programmi radiofonici a tematica culturale[2].
Apparentemente questi prodotti non muovono da alcuna riflessione didattica,
o comunque non hanno alcunchè di particolarmente innovativo dal punto di
vista metodologico, se non la straordinaria portabilità delle lezioni in un piccolo
dispositivo che giovani e adulti portano spesso con se’. In realtà, anche se non
esplicito, un modello didattico, anche se sotteso, c’è: si tratta di un
modello di apprendimento tradizionale, erogativo e versativo. Tuttavia,
anche in questo caso il podcast ha una sua specificità rispetto ad altri supporti
(cartaceo, pc): la voce che penetra nelle orecchie tramite gli auricolari non è
come la voce di un prof che spiega in un’aula. E’ percepita come “per me”,
come a me indirizzata, mi parla e mi dice cose in modo diretto, personale,
giunge alla mia consapevolezza, ed il leggero fastidio di tenere gli auricolari è lì
continuamente a ricordarmelo. C’è un valore aggiunto nella voce che mi segue
quando cammino per strada, sono sull’autobus o in palestra : essa mi guida
nell’apprendimento in maniera così personale e profonda che non si limita a
trasmettermi un’informazione, ma dà forma al significato di quell’ informazione.
Apparentemente ascoltare un podcast non esclude l’interazione con l’ambiente
ed i rumori altri. Ma in realtà la voce reclama per sè un’attenzione, una
dedizione ed una concentrazione totali, e penetra nel profondo della
consapevolezza come nemmeno un video sa fare. [3]
Questi podcast per gli studenti hanno una funzione complementare rispetto
alle lezioni in classe; possono essere utili per lo studio e il ripasso, in caso di
assenza dalle lezioni, o per sfruttare i tempi morti. Per gli adulti possono essere
una occasione di approfondimento, di apprendimento informale e “on demand”,
scelto cioè in base ai propri interessi e bisogni culturali.
Si tratta, in ogni caso, di un pubblico con una motivazione forte,
intrinseca; e ciò che conta qui è la rispondenza dei contenuti alla
domanda di formazione. Il discorso vale sia per un pubblico adulto, che
persegue un apprendimento “lifelong learning” e “ self oriented”, oppure per un
pubblico di studenti fortemente motivato.

3. La motivazione

Il problema centrale è dunque la motivazione della domanda. Riproporre


gli stessi contenuti del mattino nello stesso modo della lezione cattedratica
frontale potenzia gli allievi già motivati, ma lascia ai margini gli altri, che
costituiscono il vero problema della scuola italiana, media e superiore. Il
modello di insegnamento frontale, ancora prevalente, presuppone infatti
la motivazione degli studenti all’apprendimento. “Non si pone il problema di
come crearla, perché la dà per scontata, come lo era ai tempi di una scuola
“d’elite”. Ma oggi, nella scuola di tutti e per tutti, ciò non funziona più: lo
studente con poca motivazione rimane in una condizione cognitivamente
subordinata, perciò non assume un atteggiamento attivo e responsabile nel
proprio apprendimento”. [4]. Qui vogliamo parlare in special modo della
motivazione intrinseca, cioè del benessere interiore che si prova quando si
raggiunge una competenza. Gli studi suggeriscono che un apprendimento
profondo è strettamente legato alla motivazione (benché non siano la stessa
cosa). Le fondamentali dimensioni della motivazione sono l’interesse , cioè la
curiosità relativa ad un determinato tema; la rilevanza, cioè la percezione che
ciò che si apprende è importante; le aspettative, vale a dire la possibilità di
successo nell’apprendimento e la consapevolezza che questo successo
formativo sia nelle mani del discente stesso. Ma non escludiamo anche un
fattore estrinseco, che consiste nella soddisfazione, basata sui riconoscimenti
esterni (valutazione). [5]
Quindi la domanda è: ma perché mai uno studente dovrebbe scaricarsi
sull’IPod o sul cellulare un mp3 di letteratura, scienze o filosofia, e sentirselo
mentre è a spasso, quando può leggersi tranquillamente una paginetta sul pc,
sul libro o su una fotocopia? Se non ha voglia di studiare sul libro, perché
dovrebbe farlo con l’Ipod?
La novità del mezzo può solleticare fino ad un certo punto, anzi per
qualcuno può essere addirittura un impedimento. E comunque sarebbe un
fuoco di paglia. L’entusiasmo per la novità – se solo questa fosse la
motivazione dello studente - sarebbe destinato ad esaurirsi presto, non appena
la novità si fosse trasformata in routine.
Una metodologia didattica non può basarsi su qualcosa di labile e fugace
come l’entusiasmo per una novità tecnologica. Deve affrontare il problema della
motivazione, e dunque delle strategie didattiche, più in profondità.[6]

4. Il podcast a scuola : produzione creativa e specifico


disciplinare

Una prima possibilità per risvegliare la motivazione è che il docente si


impegni in una produzione fortemente creativa, tale da penetrare nell’interesse
dei ragazzi da una delle varie “porte di servizio” dell’intelligenza giovanile,
dall’apprendimento ludico alla popolarità di personaggi reali (pensiamo ai testi
delle canzoni delle rockstar per l’apprendimento della lingua inglese) o delle
fiction (romanzi e fiction televisive). Tutto ciò vale anche quando il modello
didattico scelto dal docente è quello erogativo-versativo. Infatti l’interesse (e
dunque la motivazione) si potenzia se ciò che si deve imparare si collega a
fatti/concetti già familiari, o in qualche modo noti allo studente; se esempi
ipotetici o astratti vengono calati nella realtà e implicano l’umanità ; se elementi
emotivi vengono inseriti anche in materiali puramente intellettuali o procedurali.
Tuttavia, per una buona riuscita del podcast, la scelta di distribuire contenuti
di apprendimento con questa modalità deve partire da una consapevolezza
chiara degli stili di apprendimento sollecitati e richiesti dai contenuti didattici che
devo distribuire, in altre parole dallo specifico disciplinare.
Per esempio, la scelta se utilizzare o meno un podcast video. Un corso di
geografia non potrà prescindere da mappe, grafici, tabelle, e quindi un podcast
video, oltre che audio, appare quanto mai indicato. Un corso di lingua, una
narrazione storica, una lettura poetica invece richiedono un podcast audio. [7]
Perciò la scelta di erogare un podcast anche secondo un modello
tradizionale, erogativo e versativo, come semplice riproposizione audio dei
contenuti raccontati in classe, dovrebbe essere validata da una riflessione sui
bisogni cognitivi impliciti ed espliciti degli studenti, nonché dalle caratteristiche
didattiche della disciplina stessa. [8]

4.1 Il modello comportamentista

Anche l’interattività è un forte stimolo alla motivazione. Il podcast “serve” per


ripassare, dovunque ci si trovi, ma è ancora più utile se mi coinvolge in attività
che non potrei realizzare in condizioni stanziali, pur con la presenza del
docente .
Dunque, un altro paradigma didattico per il quale il podcast può rivelarsi
assai utile è quello behaviorista (o comportamentista): qui il podcast supporta
strategie di rinforzo e potenziamento dell’apprendimento formale (ripetizioni,
esercizi, attività di “drill and practice”).
Particolarmente utili per l’apprendimento delle lingue, - che siano la lingua
italiana, l’italiano L2 per gli stranieri o una lingua straniera - i podcast costruiti
sulla scorta di questo modello didattico possono, almeno in parte, superare
uno dei tradizionali punti di debolezza del podcast: quello di rappresentare una
fruizione passiva .
Qui un certo grado di interattività è garantito dalla possibilità di ripetere
pronuncia, forme verbali, frasi idiomatiche, o di rispondere a domande che
lasciano spazi di silenzio nell’episodio e consentono un feedback immediato.
Riportiamo come esempio l’ esperimento di podcast di lingua italiana “Harry
Potter e la magia dell’italiano”. Le produzioni audio sono concepite per fare leva
sul grande interesse che il maghetto di Hogwarts suscita nei giovanissimi;
esercizi grammaticali, in particolare sulle forme verbali, sono stati realizzati a
partire da brevi episodi tratti dai celeberrimi romanzi, semplici riassunti con
flash dai trailer cinematografici o dal film vero e proprio, news e anticipazioni su
personaggi e vicende. [9]

4.2. Facciamoli lavorare : il modello costruttivista


L’anno scorso hanno suscitato scandali gli sconcertanti filmati su Youtube
girati dagli studenti nelle scuole, che hanno giustamente indignato e
scandalizzato buona parte dell’opinione pubblica. Pochi tuttavia si sono posti il
problema di un utilizzo “sgamato” di questi strumenti, allo scopo di rimotivare gli
studenti e di stimolarne la metacognizione; e non solo per demonizzare ed
esorcizzare il mezzo tecnologico come tale [10]. E’ in questa direzione che si
muove l’ultimo tipo di impostazione didattica che proponiamo: esso è basato
su un modello costruzionista di apprendimento collaborativo. Il progetto è
proposto dal docente sulla base delle esigenze della classe e negoziato con gli
studenti.
Qui la creatività e la qualità del prodotto passano decisamente in secondo
piano, a tutto vantaggio dell’importanza del processo di realizzazione: l'obiettivo
è essenzialmente lavorare nell'ottica di una didattica collaborativa e promuovere
negli studenti un atteggiamento attivo, mediante l'assunzione di responsabilità
in ordine al proprio apprendimento.
Questa tipologia è estremamente efficace sul fronte del coinvolgimento e
della motivazione degli studenti. Richiede più risorse (di tempo, soprattutto), ma
scatena vere e proprie “passioni” . Lo studente è infatti impegnato a costruire
un prodotto con i suoi compagni e costruendo, senza accorgersi, assimila
contenuti, sviluppa capacità comunicative e costruisce un sapere socialmente
condiviso, proprio perché “negoziato”. Un esempio può essere quello,
sperimentato dagli scriventi, di “Greco(n)te. Il greco che porti sempre con te”
Con questo progetto gli studenti del ginnasio hanno preparato e pubblicato in
ITunes dei file mp3 carichi di paradigmi di perfetti e aoristi greci. Pause di
silenzio lasciano allo studente il tempo per ripeterli a voce alta e per ascoltare
subito dopo la forma corretta. Novità del mezzo, viralità della trasmissione (col
Bluetooth), un po’ di sano protagonismo giovanile hanno fatto il resto ; non tanto
in termini di entusiasmo iniziale, quanto in termini di performance scolastica,
contraddistinta non solo da risultati ottimi, quanto da – e questo è davvero
sorprendente- una impazienza di essere valutati per mostrare la sicurezza della
preparazione raggiunta.[11]. E ancora, una sperimentazione in atto: la
costruzione collaborativa di interviste semiserie ad imperatori romani, basata
sulle “Vite dei Cesari” di Svetonio. Questo podcast promuove conoscenza della
storia romana, capacità di analisi delle fonti storiche e competenze di scrittura
creativa… ed è molto divertente, da fare e da ascoltare! [12]

4.3 Una potente sintesi


Vediamo di riflettere sulle nostre sperimentazioni.
Ci pare indubbio che il podcast realizzi un punto di contatto tra il mondo del
tempo libero e il mondo dell’apprendimento. In una prospettiva di “lifelong
learning” e di società della conoscenza, dove il giovane e l’adulto sanno che per
restare sempre in gioco devono puntare sull’aggiornamento e sul continuo
sviluppo delle proprie competenze, questa ci pare una novità dirompente. Lo
studente che la mattina si alza, accende il pc ed in automatico il suo aggregator
sincronizza sul suo lettore mp3 l’ultima canzone del suo gruppo rock preferito, il
videogioco acquistato, ma anche la lezione a cui è mancato ieri e il podcast
sviluppato coi suoi compagni e da consegnare domani [13], usando un’unica
piattaforma per lo studio ed il divertimento, non è una idea futuribile, ma una
realtà già presente.
Il podcast realizza inoltre una sintesi tra il mondo Mac e l’universo
Windows.
Nata come espansione e potenziamento dell’Ipod, ormai la piattaforma
Itunes è multisistema. Fioriscono molteplici i feed aggregator sul web ed ormai,
lato utente, non ci sono più ostacoli alla libera fruizione di contenuti in podcast,
qualunque sia la piattaforma client, grazie al formato RSS.
L’idea che il podcast sia un prodotto di sintesi, che mette in contatto mondi
opposti ed apparentemente inconciliabili (studio-divertimento, Mac-Windows) è
confermata anche da un’altra conciliazione degli opposti: rigore nella
costruzione di un sapere certificabile e personalizzazione degli
apprendimenti.
E’ indubbio infatti che la sua versatilità, la sua fruibilità nomadica siano
efficaci indicatori di un suo possibile utilizzo sia nella fase formale
dell’apprendimento, dunque nella scuola, sia in quella informale, occasionale
perfino, cioè nella vita adulta. Il futuro della knowledge society va in questa
direzione, e anche verso un “continuum” dove la contaminazione tra
apprendimento formale e informale sarà la regola.
A questo proposito una osservazione: un buon podcast si dovrebbe poter
iniziare da tutte le parti, non solo dall’item 1.0. Anytime, anyplace e anywhere,
nel senso pure di una possibilità di utilizzarlo indipendentemente dal livello di
entrata. Una Multi Entrance determinata in tutto e per tutto dal mezzo stesso,
come si vede. Si tratta in altre parole di partire dal “caos” – apparente ed
esterno – di una struttura reticolare e Multi Entrance, (quella del web, ma anche
della mente umana) per realizzare il “cosmos” (un rigoroso ordine tassonomico)
nella personale ed interiore costruzione del discente; di solito si fa il contrario.
Per finire, l’ultima grande sintesi realizzata dal podcast è quella tra
produzione di contenuti didattici e pubblico. Con i grandi aggregator, Itunes
su tutti, il potere di comunicare direttamente con il grande pubblico è finalmente
nelle mani di tutti. Non esiste più il passaggio obbligato dell’editore. Chiunque,
insegnante o studente, può diventare una storia di successo su Itunes, essere
autore ed editore di se stesso. E anche questa è una caratteristica della società
della conoscenza: tornano a contare le idee.

4.4 La produzione di un podcast : criticità tecniche


Tuttavia, se dal punto di vista della fruizione di un podcast le cose appaiono
quantomai semplificate, quando il docente vuole produrre un podcast, le cose
si complicano.
A parte qualche caso di interfaccia web in lingua italiana, produrre un xml
per un podcast “enhanced” è tutt’ora più complesso per chi non usi un Mac :
con Garage Band ed Iweb invece è tutto più facile.
Per chi è utente windows invece la produzione di feed è delegata ad ottimi
software, ma tutti in lingua inglese, e questo è un impedimento che spesso, per
noi italiani, (docenti e studenti) si va a sommare alle difficoltà tecniche.
Inoltre Iweb, anch’esso di default per chi possiede un Mac, crea in
automatico lo spazio web su cui pubblicare pagine html di approfondimento, gli
stessi file mp3/mp4, un eventuale blog, in definitiva un intero sito perfettamente
complementare al feed aggregator.
L’utente windows invece deve avere già uno spazio web apposito, saperlo
gestire e saper installare un blog di appoggio, con relativo database.
Competenze, queste, ancora molto lontane dall’attuale livello tecnologico
medio dell’insegnante, nonostante siano facilitate dall’esistenza di innumerevoli
cms liberamente disponibili (open source e freeware).
Infine gli stessi file mp3 devono essere prodotti, per chi ha Windows, con
software esterni, anch’essi open source o freeware, certo, ma da reperire,
scaricare, configurare (Audacity il più noto, che richiede l’attivazione del file
lame_enc.dll per poter produrre direttamente in formato mp3): una serie di
operazioni oggettivamente ostative per il livello di dimestichezza medio del
docente con queste operazioni di configurazione. E ancora vi è il problema
della conversione dei formati, soprattutto video.

4.5 Conclusione
Parafrasando una famosa dichiarazione di poetica del Manzoni, potremmo
dunque dire che la didattica del podcast persegue, a seconda della strategia
prescelta, l’utile per scopo, il divertente per soggetto e l’interessante per
mezzo.
Ovvero, per fare un podcast ascoltato, basta saperlo fare. Non è necessaria
una consapevolezza didattica. Se l’offerta incontra la domanda, il podcast può
anche essere “debole” da un punto di vista qualitativo, ma avrà comunque
successo, come le classifiche di Itunes stanno a dimostrare. Podcast di ottima
fattura affiancano prodotti mediocri. Le ragioni stanno nella flessibilità, nella
fruibilità nomadica, nella trasferibilità, nella efficacia della voce che parla al “tu”,
nella sua – crediamo – sottovalutata interattività. Anzi, sarebbero da
approfondire alcune riflessioni (ma non è questa la sede) su nuovi modelli
didattici impliciti in questo apprendimento destrutturato, modelli “multi entrance”
per una generazione di studenti “multi task” , per un lifelong learning informale e
nomadica.
Tuttavia, se si vuole intercettare la domanda “che non c’è”, ovvero se si
vuole agire sulla motivazione sempre più scarsa dei neomillennial, gli studenti
dell’ultima generazione, non resta , dopo aver battuto la via della produzione
creativa e ludica del docente (certo poco modellizzabile) che la via
costruttivista, la via dell’impegno produttivo in cui lo studente, senza accorgersi,
assimila contenuti, sviluppa capacità comunicative e costruisce un sapere
socialmente condiviso e negoziato.

Riferimenti bibliografici

[1] M.Bettoni, M.Mangiavini , Dal latino al database, in “Atti Didamatica 2007”,


p.127

[2] Lezioni di storia, ITunes, Edizioni Laterza, oppure vedi gli innumerevoli
podcast su ITunes di Luigi Gaudio

[3] Gardner Campbell, Nov-Dec 2005” There’s something in the air – Podcast in
education”, Educause Review, , pp 32 segg.
[4] M.Bettoni, M.Mangiavini , Dal latino al database, in “Atti Didamatica 2007”,
p.119

[5] J.M.Keller,Teoria ARCS, in


http://www.sjsu.edu/depts/it/edit226/strategies/arcs.pdf, e in:
http://www.arcsmodel.com/pdf/Biographical%20Information.pdf

[6] Riportiamo, in proposito, questa osservazione: “ Oltre ad una sostanziale


indifferenza nei confronti della motivazione vi è anche una sindrome correlata
che io chiamo “autocompiacenza motivazionale”. Noi che operiamo nel campo
delle tecnologie didattiche abbiamo sempre teso ad agire partendo dall’assunto
che tutti i più moderni media fossero di per sé intrinsecamente motivanti. Come
dice Clark [1983] invece “emerge che i media sono semplicemente veicoli
dell’istruzione, ma influenzano il profitto dello studente esattamente come il
furgone del droghiere che ci consegna il cibo a casa influenza il nostro tipo di
alimentazione”. Oserei dire che la stessa cosa è vera per la motivazione.
Secondo O’Neil [1995], questa è la ragione principale per cui il cimitero della
riforma della scuola è cosparso di innovazioni tecnologiche che non si sono
dimostrate all’altezza delle aspettative che avevano creato.” In:
http://www.itd.cnr.it/tdmagazine/PDF11/spitzer.pdf

[7] Edward Berger, Podcasting in Engineering Education. A Preliminary Study of


Content, Student Attitudes, and Impact, Innovate.Journal of online education,
Vol 4, Issue1,. Oct/Nov 2007. Da questo articolo emergono i positivi risultati di
una ricerca effettuata presso L’Università della Virginia sull’uso del Podcast
nella facoltà di Ingegneria: il podcast video è stato particolarmente utile nella
soluzione di problemi che implicano diagrammi, proiezioni, disegni , rotazioni
etc.

[8] Marcello Bettoni, Marialetizia Mangiavini, Corso di storia greca, Itunes


(Podcast, Istruzione) La novità è anzitutto metodologica . Il racconto parte
dall’oggi per spiegare il passato, e non viceversa. Secondo noi, per spiegare la
storia, in particolare per diffonderla con un mezzo come il podcast, bisogna fare
il percorso inverso dello storico, il quale parte dalle fonti, ricostruisce ciò che è
avvenuto, quindi compie una riflessione storiografica e trova i collegamenti con
il presente. Nel corso di storia greca abbiamo invece ribaltato questa
impostazione, mettendoci nei panni dello studente che ha attorno delle precise
realtà e che forse è più interessato a comprendere da dove vengono le cose di
oggi piuttosto che ad iniziare un analitico lavoro su quello che è successo ieri,
senza sapere perché farlo e dove questo studio lo può portare, salvo saperlo
alla fine, quando ormai è troppo tardi per incentivare il suo interesse ed
innescare la sua motivazione. Per esempio, lo studente ha di fronte, oggi lo
scontro “Oriente-Occidente”. E’ del tutto inedito, oppure nelle guerre persiane vi
sono elementi che lo accomunano alla situazione di oggi? Oppure la
democrazia… l’atteggiamento scientifico - razionale…, lo spirito sportivo del
modello olimpico, il cinema e la sua derivazione dal teatro greco, il teatro stesso
come scuola “all’incontrario”, come primitiva forma di educazione permanente
(lifelong learning) alla rovescia, dove i voti li davano gli studenti , che se non
gradivano il prof potevano sanzionarlo con lancio di ortaggi…
Insomma, partire dall’oggi, dall’attuale, da ciò che è più vicino al quotidiano
della vita – anche, perché no, al vissuto personale – per attivare con ciò
stesso il “trigger” della motivazione e da qui recuperare il racconto del passato.
La seconda novità è stilistica, e punta sull’apprendimento ludico, ed in
particolare sullo sguardo divertito e disincantato con cui affrontare i temi più
impegnativi. “Sai come nascono i bambini?” per spiegare il passaggio dal mito
al logos e la nascita della filosofia…oppure “ Papà, perché è una Porsche?” per
presentare i primi filosofi e la loro insaziabile ricerca dei perché….
Il Corso di storia greca è stato apprezzato per il taglio innovativo nel modo di
affrontare i contenuti e per una metodologia originale di approccio ad una
tematica di per sé non particolarmente “appealing”. Ad esempio, è stato
oggetto di tesi universitarie sulla specificità del linguaggio per il web dei testi di
storia.

[9] Marcello Bettoni, Marialetizia Mangiavini, Harry Potter e la magia


dell’italiano, Itunes

[10] M.Bettoni, 2007, “Se una sera a cena due colleghi…” in Indire Gold”
http://gold.indire.it/nazionale/content/index.php?action=read_cnt&id_cnt=6481

[11] M.Mangiavini, Tecnologie e didattica delle lingue classiche, in P. Ardizzone,


P.C Rivoltella, 2008, Media e tecnologie per la didattica, Vita e pensiero, Milano

[12] Liceo Verri, classe V C.: “SPQR: sono pazzi questi Romani?” Itunes

[13] Gardner Campbell, There’s something in the air – Podcast in education,


Educause Review, Nov-Dec 2005, pp 32segg.

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