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NUMERO 44 | ESTATE 2013 | COPIA GRATUITA | WWW.BEAUTIFULFREAKS.

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Sommario
INTERVISTE
5 Banda Putiferio 8 Primavera Sound Festival 11 Eterea Post Bong Band

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12 Full length 36 Full-length Estero 40 Ep 45 Lopinione dellincompetente 46 33 Giri di piacere 48 Chi lha visti?

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LE RECENSIONI Il Magnetofono | Zona MC | Crimea X | DuChamp | Danamaste | Il Fratello | Gazebo Penguins | Eterea Post Bong Band | La notte dei lunghi coltelli | Progetto Panico | Danso Key | The crazy crazy world of Mr Rubik | Tomakin | Cortex |Strip in Midi Side | Rain Dogs | Maddai | Koin | Absolut Red | Galleria Marg | Underfloor | iVenus | Edaq | La jeunesse dore | Suez |The Erotik monkey | Neve su di lei | BeMyDelay| Mamasuya | Il Maniscalco Maldestro | Ground Wave | Tristema | Synful Ira | Misachenevica | Celeb Car Crash | Sun King |Wonder Vincent | Limone | Omid Jazi | Gambardellas| La Costituente | Cesare Basile | Trouble Vs Glue | Oslo Tapes | Livia Ferri | Roberta Gulisano | Lef | Chaos Conspiracy ||| Slobber Pup | Hot Head Show | Soldout | The Computers | Dj Scientist | Nils Frahm | derTANZ | The End Men | Mosch ||| Omosumo | Bob Meanza | Lubomyr Melnyk | Monkey Mono & The Machine Orchestra | Il Fieno| North | Necronache | Monday | Piatcions | D-Slaves

BEAUTIFUL FREAKS Sito web: www.beautifulfreaks.org E-mail: redazione@beautifulfreaks.org Twitter: http://twitter. com/bf_mag Facebook: http://www.facebook.com/beautifulfreaksmag Direttore responsabile: Mario De Gregorio Direttore editoriale: Andrea Piazza Caporedattore: Agostino Melillo Redazione: Maruska Pesce, Marco Petrelli, Fabrizio Papitto, Piergiorgio Castaldi, Pablo Sfirri, Luca James, Bernando Mattioni, Marco Mazzinga, Alessandro Grimaldi Ferraro, Hanno collaborato: Plasma, Alberto Sartore, Ciceruacchio, Rubby, Anthony Ettorre, G. Montag, Vincenzo Pugliano, Alesiton, Faber Pallotta. Un ringraziamento particolare a Marco M, Pablo Le illustrazioni sono di Aenis (www.aenisart.com) Beautiful Freaks una testata edita da Associazione Culturale Hallercaul, registrazione al Roc n 22995

editoriale

Il PC acceso segna il valore record di 90C. Nella home page di una testata online leggo: A Beethoven manca il ritmo. Quello lo possiede Jovanotti. La frase di tal Giovanni Allevi, non un fine musicista, mi dicono, n un colto critico, e di ci ne avevo avuto sentore sin da l suo Evolution: nellalbum dirige unorchestra e dunque, per segnalarcelo, nella minimale copertina si sceglie di mettere il suo riccioluto faccino nascosto dietro una bacchetta. Non c peggior cosa del minimale banale, non puoi neanche distrarti a seguire gli orpelli; sei obbligato alla banalit E quanto infastidiscono le copertine delle riviste in cui il personag gio che campeggia nella sua fiera posa da rocker non trova un adeguato spazio nelle pagine interne, deludendo le aspettative di chi la rivista lha comprata. Quando poi questo perso naggio F.Z. la cosa te la leghi al dito e decidi non solo di non comprare pi quella rivista, ma di non sfogliarla pi nemmeno quando gratis. La copertina importante, la chiave daccesso al contenuto, la chiave di lettura dellargo mento generale, la chiave di volta dellimpianto editoriale, la chiave di violino che regola i toni, la chiave bulgara per forzare la disposizione danimo del lettore, la chiave primaria che rende unico quelloggetto, a chiave e llacqua, si direbbe in gergo partenopeo. E non vero che un libro non si giudica dalla copertina. Laforisma di successo popolare che sostiene lesatto contrario avrebbe voluto indurre la gente ad andare oltre le apparenze, ma in realt lunica conseguenza che ha prodotto un fondato pretesto per perdonare le pessime copertine La copertina una responsabilit, una responsabilit che in questo numero vogliamo condividere simbolicamente con voi lettori: come nel classico gioco della settimana enigmi stica, Che cosa apparir?, nella nostra copertina il lettore deve colorare gli spazi segnalati con un puntino e lasciare in bianco gli altri. Questo era lenigma della settimana che da bambino i grandi ti riservavano, troppo facile per loro. Ignoravano la complessit delle scel te che si possono fare in questo gioco, sicuramente pi di quelle che richiede linserimento della lettera giusta nella casella giusta per formare la parola giusta richiesta dalla definizione. In questo gioco c pi indefinizione. Certo ci sono spazi da colorare, ma di che colore? Con che stile? Con quale strumento colorante? E se colorassi anche le caselle senza puntino, ma di un altro colore? E se volessi trovare unaltra figura allinterno di quelle confuse aree irregolari trascurando la presenza o meno del puntino? Fate il cruciverba voi, ingegni senza estro dovrebbe dire il fanciullo e fate fare a me questo giuoco, che sar pi utile allo svi luppo della mia mente! (ventanni dopo lo stesso fanciullo, barbuto e di stramberie vestito, scoprir che sarebbe stato meglio imparare sin da allora a fare il cruciverba, ch la societ e il mondo del lavoro sono fatti per lo pi di caselle e definizioni da completare correttamen te sin dalla compilazione di un curriculum vitae ma fermiamoci qui o rischiamo di finire nellennesima retorica artista/impiegatodufficio e libert/conformit, o forse ci siamo gi finiti). Al di l dellesito qualitativo della vostra performance disegnativa, siete invitati ad un comportamento attivo sulla nostra copertina, come quando fate i baffi a Capovilla, le rughe ad Agnelli, o togliete i peli dalla lingua di Rolling Stone. Inizialmente non volevamo uscire con un gioco interattivo in copertina, ma con un riferi mento colto, sottile e ricercato. Una citazione di un pezzo della cultura popolare italiana, un tributo a uno di quegli episodi irripetibili, laddove lelevatezza della capacit e destrezza

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espositiva di musico e paroliere sposano la fruibilit e la facilit dassimilazione popolare. Un testo talmente radicato nella cultura italiana, che alla vista del numero 44 il collegamen to scatta in automatico, incolonnando i pensieri in fila per sei e attendendo pazientemente il resto rigorosamente di due, pena la necessit del conteggio manuale. 44 gatti, come gli spettatori di gran parte dei concerti indie. E non stiamo parlando di quellindie-rock che ri empie le platee, e che di indie spesso ha ben poco se non un certo stile (certo bisognerebbe sistematizzare un po queste nomenclature...), parliamo di quelle piccole realt che portano buona musica in giro per lItalia in piccoli live club, quando non rosticcerie, con modici rim borsi spese, con complimenti e il solito sgomento dei 44 strano che non siete famosi? di cui sopra, a cui solitamente segue un forse giusto che sia cos, suoniamo per una nicchia (anche se spesso la risposta giusta sarebbe un inevitabile: pur facendo musica potenzial mente per un grande pubblico, non siamo dotati dellapparato di divulgazione giusto per raggiungerlo). Ma adesso estate e la maggiore vetrina per gli emergenti sono i festival. Lestate la cartina al tornasole per determinare laumento e la diminuzione della popolarit delle band o scoprire le nuove favorite. Qui i gatti possono essere pi di 44, ma limpressione spesso che questi piccoli festival finiscano per replicarsi e sovrapporsi a vicenda, anche in quanto ad artisti in cartellone e date. A noi piacerebbe che ci fosse maggior dialogo tra i promoter, i direttori artistici e tutti gli addetti per coordinare le offerte a beneficio di pubblico e anche di chi organizza. Sappiamo che difficile sincronizzare una grande quantit di manifestazio ni diverse, ma sarebbe costruttivo se si creasse una rete di comunicazione che consentisse a tutte di muoversi allo stesso ritmo verso il comune fine. Il ritmo. Avevamo cominciato a parlare del ritmo di Beethoven, quello che annoia i con temporanei, a differenza di Jovanotti, nellalleviano pensiero Prendendo con seriet e coerentemente questa provocazione, forse si tratta dellennesimo sintomo del bisogno di rallentare, dilatare i tempi, diradare gli spazi, tornare a respirare. Decelerare. Basta correre e accaldarsi, questa estate torrida di crisi asfissiante, e la Cpu del mio Pc segna ancora 90C. In attesa di epifaniche visioni che indichino soluzioni per attenuare la tachicardia collettiva, offriamo una selezione di nuovi ascolti musicali. Band, come consuetudine, che i pi non conosceranno, ma che noi riteniamo meritevoli della vostra curiosit. Se volete dirci la vostra sulla rivista o qualsiasi altra cosa, contattateci senza remore o peli sulla lingua, e colorate la nostra copertina.e ritagliatevi un momento della vostra giornata per ascoltare una sinfonia di Beethoven, ma non distrattamente, mentre scaldate un toast al microonde o aprite una scatoletta di tonno, o scaricate unapp per misurare gli spaghetti, siete bloccati nel traffico della tangenziale, o state per comprare un disco di un compositore italiano con folti ricci neri. Prendiamoci un po di tempo per essere lenti e vediamo che succede, se riusciamo ad essere pi lucidi o se rimaniamo indietro, distanti dai nostri traguardi sociali. Iniziamo noi, proponendovi non soltanto le ultime uscite, i live imminenti, il gossip musicale, ma anche qualche articolo su eventi passati, recensioni di dischi a distanza di un po di tempo dalluscita, riflessioni su cose per le quali abbiamo avuto il giusto tempo di pensarci su. Nel nostro piccolo un modo per decelerare. Per Ludovico Van Beethoven possiamo farlo. E anche auguri Marco, 44 nel BF44.

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BANDA PUTIFERIO
Il Teatro-Canzone nasce con Giorgio Gaber e Sandro Luporini e la sua nascita fu probabilmente anche il suo momento di maggior notoriet e splendore. Si tratta di una forma darte che pone in stretto contatto teatro e musica, una rappresentazione teatrale imperniata su testi musicati o un insieme di canzoni interconnesse messe in scena su un palco di fronte a spettatori. Gaber scelse il teatro canzone perch espressione diretta, senza la mediazione del disco o di una telecamera frapposta tra lartista e il suo pubblico . Immediatezza, dunque, la priorit. Ci che serve quando lartista ha come primaria necessit quella di trasferire un messaggio al suo pubblico, che sia incisivo, penetrante, e non lasciar prevalere levasione, la distrazione, il semplice ascolto musicale. Potrebbe sembrare una forma darte retr, in un momento storico in cui gran parte della musica fruita in formato mp3 attraverso dispositivi ultracompatti perlopi come sottofondo mentre si fa altro, eppure nei recital sono spesso toccati temi di grande attualit con tecniche a volte molto moderne. Non nostra intenzione intraprendere un vero approfondimento sul genere. Per avere qual che informazione in pi e conoscere realt impegnate con questa forma darte, abbiamo scelto di intervistare una formazione che il teatro canzone lo pratica da oltre un decennio ormai e continua ad alto livello la sua attivit: la Banda Putiferio. Abbiamo posto qualche domanda a uno dei membri fondatori, Daniele Manini. Daniele Manini, cos Banda Putiferio? Come descrive il progetto uno dei suoi principali autori? Banda Putiferio un gruppo di teatro canzone nato nei primi anni del 2mila, dallesigenza del sottoscritto e di Roberto Barbini, fisarmonicista e compositore, di accrescere il nostro percorso creativo fondendo le espe rienze musicali del nostro passato (Faded Image, Circo Fantasma) con il lavoro di scrittura teatrale del presente. E la vostra produzione? Dal giorno della fondazione ad oggi, cos cambiato nella sostanza in questo percorso creativo e cosa invece rimasto inalterato? Nulla cambiato nelle intenzioni. Il nostro lavoro stato fino ad ora legato a tre uscite ufficiali: il cd Le stanze dei giochi con il recital Parole Stanze, il cidilibro con racconti Attenzione!Uscita operai con il re cital Flessibilina - Flexy cerca lavoro e il recente cd-libro a fumetti Il paradiso delle trottole con il recital Children Solution - la fabbrica di bambini perfetti. Negli anni, tra le molteplici collaborazioni, molti musicisti, registi, fumettisti, scrittori, hanno pensato bene di entrare nel Collettivo Putiferio, e a tuttoggi si alternano con noi, nelle varie attivit artistiche, una ventina di validi col laboratori. Molti artisti e molte forme spettacolari: concerto, recital, teatro canzone, reading,

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ecc Quale vi pi congeniale? Dove riscontrate maggiore attenzione da parte del pubblico? I nostri diversi approcci dal vivo non possono avere una sorta di classifica, in quanto cerchiamo di organizzare le nostre uscite pensando sempre al meglio per quanto riguarda la proposta. Certamente il recital di teatro canzone la dimensione pi completa e studiata, in quanto c un lavoro di drammaturg ia e regia, che negli altri format (scusate la volgarit ma rende lidea)per forza di cose non necessario. Il reading con scrittori e/o poeti ci permette di contaminarci con altre produzioni. Si conclusa da poco la mostra Cantiere Putiferio, di che si tratta? Cantiere Putiferio la mostra che rappre senta gran parte dei lavori di grafica, video e fumetto che negli anni sono stati realizzati per diffondere i nostri lavori editi. Can tiere inteso soprattutto sotto laspetto dei fumetti e della grafica, con disegni originali e canovacci ricavati dai vari laboratori degli artisti. Ci sono anche le migliori realizzazioni in action painting dei disegnatori coinvolti nelle nostre performances live. E chi il destinatario ideale della vostra arte, della vostra musica? Chiunque cerchi nellascoltodei concetti ol tre la musica, delle storie, delle riflessioni. A chi ama ancora sedersi (o stare in piedi) ed ascoltare qualcosa senza fare qualcosaltro nel frattempo. Leggo fra le righe una certa nota polemica.. ai concerti in molti passano la met del tempo ad armeggiare con cellulari, iPad, fotocamere digitali, ecc. A volte penso che la distrazione trovi un incoraggiamento nel fatto che levento non sia pi vissuto come irripetibile: in Rete si pu sempre cercare un video del concerto in cui si appena stati e riguardare ci che si perso mentre si cercava di impostare il flash della Nikon ultracompatta. Ma un bene che si possa disporre di questo enorme archivio globale di prodotti culturali ed esibizioni artistiche? A tuo avviso, il web ha danneggiato o agevolato la diffusione e la produzione culturale? Entrambe le cose. Il web ha migliorato la possibilit di far conoscere parte del proprio lavoro a pi gente. Peccato che poi anche internet che ha contribuito a globalizzare al ribasso i gusti delle nuove generazioni, che, prive di basi concrete legate al territorio, sono catapultati nel tutto di tutti uguale niente. Solo grossi investimenti che passano dalle tiv generaliste danno sicura visibilit nel web, per cui cambiato poco ed anche chi potrebbe farsi una cultura alternativa si limita, un p per pigrizia ed un p per mancanza di esperienza, a non sostenere che virtualmente un progetto. Il delinearsi delle collette per progetti discografici, o altro, non che il triste risultato della morte del mercato della diffusione tradizionale della cultura. Qual il rapporto della Banda Putiferio con il proprio territorio? Viviamo in Brianza, luogo met cemento in dustria in disfacimento e met collina verde idilliaca. La maggioranza delle genti brianzole, giovani o meno giovani, hanno ancora il triste privilegio di vivere la superficialit in tutto lo splendore consumistico e tristemente autoreferenziale. Il nulla culturale in questi anni stato sostituito da piccole realt che resistono ad oltranza allimbarbarimento. Noiproviamo a proporre i nostri spettacoli, e quando ci danno gli spazi giusti ci accorgiamo che nontutto perduto, ma il futuro qui grigio scuro. Una tonalit, il grigio scuro, presente spesso nelle vostre opere, da sempre volte a mettere in luce problematiche sociali che sembrano ripresentarsi di anno in anno sempre uguali. La vostra Flexy, ad esempio, un personaggio che ha cinque anni ormai, ma potrebbe essere nata questa mattina proprio vero allora, non cambiato nulla nella nostra societ in questo lustro? Nulla. Quello spettacolo, a parte piccoli cam biamenti formali, potremmo averlo scritto ieri. Non per niente il recital che ci richiedono pi spesso. Quando usc Attenzione! uscita operai ci fu, per un caso decisamente tragico, lincidente alla ThyssenKrupp. Da al lora il lavoro precario ed il rapporto con il

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lavoro pi omeno dipendente non ha fatto che peggiorare. Si sono poi moltiplicati spettacoli su questo argomento, ma il percorso volutamente sghembo di Flessibilina rimane legato al concetto del lavoro come specchio delle miserie umane, e quindi purtroppo un evergreen, come gran parte delle nostre canzoni. E invece in ambito musicale, cosa cambiato o sta cambiando in questi ultimi anni? Lappiattimento culturale ha distrutto la sperimentazione nellambito del pop e si pu solo trovare in piccoli progetti antagonisti ed ovviamente nella musica cosiddetta col ta. Io e Roberto Barbini, negli anni 80, da ventenni esplorammo la new-wave italiana, che era un modo per integrare la cultura anglosassone con la nostra. Gi negli anni 90 ci interessammo agli sviluppi derivanti dal folk, inteso come musica legata al territorio. Da quegli anni fino a oggi abbiamo continuato a contaminarci con il nostro passato e parallelamente si impoverito lintero panorama musicale, con nuove generazioni di validis simi musicisti che clonano, disprezzando la sperimentazione. Cosa ti piace dellattuale cantautorato italiano e cosa proprio non ti piace? In generale apprezzo il comune senso del disagio sociale del nuovo cantautorato ital iano. Quello che non mi piace sono i testi furbetti di ventenni che si fingono quarantenni e i testi furbetti damore sfigato che fanno i nuovi Umberto Tozzi da centro sociale. I nomi che apprezzo sono Alessio Lega, Lorenzo Monguzzi, Stefano Vergani, Iotatola. Ha o dovrebbe avere un valore sociale la musica oggi? In che modo? Non sono mai stato militante. Penso che per socialmente bisognerebbe diffondere alle nuove generazioni valori e cultura non solo mainstream. A tal proposito il ruolo della scuola dovrebbe essere fondamentale. Nella nostra esperienza sul campo, negli istituti di scuole superiori dove abbiamo rappresenta to i nostri spettacoli abbiamo sempre riscontrato interesse e vivacit intellettiva. Quali sono le vostre prossime esibizioni, cosa promuovete? C ancora qualcosa in cantiere? In questo periodo stiamo portando in giro i due recital di cui ho parlatoe stiamo lavo rando a due reading con lo scrittore Gianluca Mercadante e al poeta e attore Mario Bertasa. Il nuovo lavorodovr uscire (faccio le corna) nel 2014 e sar lennesima opera. Ci stiamo lavorando da tre anni e, dopo aver toccato temi sociali, il lavoro e linfanzia, ci occuperemo di assassini Non vi dir altro.. A.M.

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Primavera Sound Barcellona|22-26 maggio 2013

Bollettino di Guerra

Questo non un live report, scritto nel titolo. un bollettino di guerra. Dopo che tutte le cartucce sono state sparate, si fa la conta dei corpi, si raccattano i cocci e si sbaracca. Cominciamo proprio parlando di corpi: pare che siano 170.000 quelli passati sotto le lettere mobili allingresso del Parc del Frum, unimmensa area funzionale a ri dosso della Barceloneta, dal 22 al 26 maggio. La venue divide i pareri della gente che incontro durante il festival, c chi dice che quella specie di parabolica che finge di tuffarsi nel mare sembri un enorme tentativo di stupro ai danni delle maree (parafrasando) e chi invece si diverte ad individuare nella sua estremit il punto dove sorger il sole, mentre muoiono gli ultimi concerti della giornata. Questi ultimi, per inciso, ammon tavano a pi di 200 nella settimana della kermesse musicale migliore al mondo (cit. Primaverasound Management) organizzata su 95.000 metri quadrati tra palchi, clubs, furgoni, auditorium (s, plurale)... tutto sold-out, of course. Seguendo un principio fondamentale del giornalismo, detto Approccio Cucciolone, vi parlo subito delle cose negative, in modo da lasciare il cioccolato per ultimo. Se non fosse bastato latterraggio turbo lento a farmelo presagire, il festival ci ha tenuto a confermare che nemmeno le spiagge della Costa Brava sono state risparm iate dalle gelide volute eoliche di Ginevra, le quali sono andate ad infierire su due fattori fondamentali nelleconomia del festival,

la resa fonica lontano dai palchi ed i nostri culi. Detto questo, rispetto alla precedente edizione il palco dei main-event, il Notabirra-di-Amsterdam-presso-la-cui-fabbricatutti-ci-siamo-fatti-un-giro Stage, stato posizionato nellarea pi lontana, a circa due giorni di cammino/cinque ore a cavallo dallingresso, nella parte pi a sud della venue. Pi che la distanza, il problema consistito nel fatto che accanto al suddetto Palcone, questi mhanno piazzato il Festi val-nonch-label-MadeInUK-omonimi-dellaassociazione-tennisti-professionisti Stage. Risultato: nelle pause del concerto dei Phoenix arrivavano delle leggerissime bottarelle di Death Grips da destra. Inezie, rispetto alla portata mastodontica di un evento del ge nere. E poi hanno fatto questo investimento fondamentale della ruota panoramica, che beh effettivamente Ma vediamo cosa successo. Escludendo mercoled 22 maggio, si parte con il primo giorno di programmazione intensiva, vale a dire il 23 . Cominciare con i Tame Impala rende tutto pi semplice. Si avverte la chiara sensazione di essere nellhic et nunc, insieme ad un gruppo che sembra aver rag giunto una nuova vetta. Il sole che tramonta alle spalle del palco, e i gabbiani che si lasciano sostenere dal vento fanno da cornice alla band australiana pi in voga del momento, con il mare che sembra riflettersi nella Rickenbacker di Kevin Parker, con i delay al pos to delle onde. Si portano dentro gli anni 70

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i ragazzi di Perth, anche se le grafiche sullo sfondo sembrano riprese da Windows Media Player. Molta improvvisazione e psichedelia nel loro set, uno dei migliori act dellintero festival. Il tempo di dare unocchiata ai Dino saur Jr. (Sludgefeast) che ci troviamo subito al Bivio, archetipo fondante del Primavera: la sovrapposizione. Il dialogo tipico dellansia da sovrapposizione si conclude con un ok, voi di l, io di qua, ci rivediamo a mezzanotte ESATTAMENTE al terzo palo da destra, tra il paninaro e quel tipo svenuto da tre ore. A dopo. Me ne vado a vedere i Deerhunter. Confesso di non aver sentito an cora Monomania, ma devo dire che, non essendomi informato prima, non mi aspettavo cotanta viu lenza da quelli di Atlanta, GA, essendo un grosso fan di Halcyon Digest. Non rimango deluso tuttavia, visto che i Nostri avranno modo di suonare, risuonare e ririsuonare ancora, come sostituti dei Band of Horses, persi tra i tornado dellOklahoma. Salto a pie pari Grizzly Bear e The Postal Service, e mi convinco di aver fatto bene, visto che mi sono giunte voci, per quanto possano valere, di concerti relativamente soporiferi (gli uni) e privi di senso (gli altri). Mi appog gio un momento alle transenne con Menomena, brillanti, apparentemente essenziali ma estremamente sofisticati e profondi nelle scelte e nei suoni, riproposti dal vivo come su disco. tempo di andare a farsi prendere a schiaffi da Death Grips. Forse tra le cose pi dimpatto qui al Primavera. Arrivi da lontano e ti vedi MC Ride a petto nudo che scapoccia sulle basi di Morin, sputando rime (non sempre riconoscibili, eh) come un cane rabbioso. Peccato per lassenza dellaltro produttore/ batterista, Zach Hill. A pochi passi c la zona main stage, quello della birra (cit. Fantozzi), dove hanno appena iniziato i Phoenix. Dopo lultimo disco avevano qualcosa da farsi perdonare. Aprono e chiudono con Entertainment, ma nel finale ci infilano la comparsata che non taspetti: J Mascis! Primi tre pezzi nazionalpopolari (Lasso e Lisztomania) e poi una serie di medley ed esperimenti pop, se cos vogliamo chiamarli, prima del commos so bagno di folla tra le prime file. Voto positivo, non sempre bisogna diffidare dei grup poni. Alla fine del piatto principale, rimane il dessert. Four Tet fa la parte del sorbetto al limone, dj set non a livelli eccelsi, un po ballereccio e sporcato dal vento... ALT FER MA TUTTO mi sono ricordato di un pensiero fondamentale. Sono pronto a scommettere che nel giro di tre anni al massimo la musica house torner a dominare il mondo. Torniamo a noi e agli ottimi Animal Collective. Ormai sfiancati dalla giornata, ci assiepiamo sul prato in salita antistante. Appena arrivati allaltezza giusta, ci si gira e bam, ci troviamo davanti il Primavera Stage, con il Collettivo e la loro caleidoscopica sce nografia. Ottimi, ottimi, ottimi. 24 maggio . Lunico difetto di seguire toutcourt gli eventi serali del festival che ci si perde il giorno, a meno di non stimolare chimicamente la propria produttivit. Ergo, ci si alza poco prima di pranzo non tanto perch si tirato fino a tardi, ma perch le giunture non sono pi quelle di una volta e si trangugia qualcosa da mangiare. Nel nos tro caso, un bocadillo con caprino, mango e prosciutto. Fine degli avvenimenti significa tivi extra musicali. La giornata comincia con Kurt Vile alle 18:10. Praticamente allalba. Linteresse vivo, vivissimo, e viene ripagato per met. Lintensit del set e la risposta del pubblico

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calano di pari passo quando i Violators non accompagnano il Vile, nelle fasi acustiche. Forse aspettative troppe aspettative, ma il capelluto Philadelphino di bianco vestito porta comunque a casa la pagnotta. E via di corsa dentro allAuditori, RockDelux Stage. Si esibisce Daniel Johnston, storia vivente, leggenda dellansia, guru indiscusso degli hipster dal cuore tenero. Personalmente, ritengo che commentare questo artista sia irrispettoso. Credo che per apprezzarlo non servano le parole scritte su qualche rivista. Al massimo posso consigliare il film The Devil and Daniel Johnston. Ah, per quanto riguarda il live dico solo che lauditorium si riempieva sempre, ma mai come stavolta. Non si trova va posto nemmeno in piedi. Quando la leggenda supera la realt. Menzione donore per i nostrani, Honeybird & The Birdies; siamo felici di vederli qui al Pri mavera. Anche qui hanno portato tutti i colori che aveva no a disposizione, e anche pi del solito. Ma bisogna fuggire in fretta e furia. Live della rivelazione Django Django. Scusate il tecnicismo, ma Default dal vivo spacca. A parte questo dettaglio emozionale, il live dei nostri davvero intel ligente. Posso essere daccordo sul riciclato, ma i quattro di Edimburgo si dimenano tra scuola di Canterbury, Rinuncio a malincuore ai portoghesi Paus ed agli Shellac, per andare a sentirmi qualche pezzo dei Breeders, i/le quali optano per un esordio duro con la hit che ha consacrato la band come secondo pezzo (Cannonball) ma la festa finisce pi o meno l. Forse sal tare dallurgenza di rimescolare, proporre, colpire, ad un tuffo nei 90s li penalizza un po. Certo sul palco c un pezzo di storia, (il bassista dei Pixies) e il concerto un vero e proprio tributo al passato (performing Last Splash) ma non sempre rinvangare il tempo perduto garanzia di successo. Dal Primavera Stage si passa al sottostante Prima-marca-di-occhiali-da-sole-che-ti-vi ene-in-mente Stage dove ci sono i Tinariwen, uno dei gruppi che aspettavo. Per chi non lo sapesse, il collettivo Maliano composto da un gruppo di Tuareg, la cui storia merita ulteriore indagine. Il suono ipnotico, etereo, rilassante e inquietante al tempo stesso. Assistere ad un loro concerto, se si riesce a calarsi nello stesso, quasi zen. Per dare una definizione tagliata con laccetta, pro pongono musica della loro tradizione popolare filtrata da transistor, valvole e pickup. Da vedere assolutamente, soprattutto allaperto. Laria del deserto si fa talmente viva nellanfiteatro, che mi viene sete. E poi gi cominciato il concerto di The Jesus and Mary Chain, altri veterani dello shoegaze. Mi sono perso linizio, ma anche in questo caso i fratelli Reid lasciano ai posteri una performance gradevole, estesa, ma nulla pi. Memorabile Just Like Honey con Bilinda Butcher dei My Bloody Valentine, che apre ad un finale in crescendo, riscattando parzialmente il resto del live. Aspettiamo fidu ciosi il probabile nuovo disco. Un po delusi, ci spostiamo verso il Primavera Stage dove James Blake dovrebbe cominciare a momen ti, ma come non indugiare sulle melliflue tonalit dei Neurosis per qualche istante? Sono talmente cazzuti che verrebbe da rimanere ma no, largo ai giovani. Non c tempo per pentirsi, c sempre tempo per redimersi. E passare dallottimo al sublime non mai una delusione. Perch sublime il concerto del golden boy. I never learnt to share commovente, Digital Lion geniale, Limit to your love fa venire la pelle doca a tutto il mondo e cos per il resto del set. 10, punto. Tirando su la lacrima, mi dirigo con tutto il gregge umano al rendez-vous con la mia adolescenza. S, lo so di aver detto tanto gli Swans me li vedo a Barcellona,

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BF 11
ma ahim al cor non si comanda. Arriviamo fortunosamente oltre le transenne che delimitano larea calda dal resto del mondo, i Wedding Present finiscono la loro improv visata dal palco laterale sopraelevato e streets like a jun-goooool si comincia subito a bailar. Come resistere ai dittonghi di quel figonaccio di Damon Albarn? C poco da dire sul concerto sing-along Primaveraestate 2013, se non che i Blur ci riservano un trattamento di tutto rispetto, con gli ottoni quando c da fare Universal e i chitarroni su Beetlebum, sopra le righe [...] 25 maggio... [continua...] BERNARDO MATTIONI (integrale sul sito web (www.beautifulfreaks.org)

Eterea post bong band @ESC 17.05.2013


Da qualche anno a Roma sempre pi frequente il fenomeno di riqualificazione dei locali abbandonati con occupazioni e autogestioni volte a dare spazi, ritrovi culturali e quei servizi per la solidariet sociale, altrimenti negati. Il fenomeno in grande ascesa soprattutto negli innumerevoli ex cinema di Roma, visto che ormai va bene sacrificare la cultura fino allo strazio ma per decenza il ricambio con i bingo non poteva essere uno a uno. Questo per non riguarda lESC atelier; unenorme spazio, quasi cattedrale, fra i famosi intagliatori di marmi con dedica a San Lorenzo. Non una di quelle classiche sale da concerto dove lorario di inizio esibizione (e di fine) sacro anzi mi piace pensare che qui si cerchi di pi il pretesto di incontro sociale considerato anche che ultimamente di sociale ai concerti c solo il fare il classico video da condividere per gli spettatori a casa. Ok questa la mia visione, il concerto iniziato unora e spiccioli dopo lorario dichiarato (le undici) e del perch effettivamente non ho chiesto al gruppo quando ci siamo ritrovati per quattro chiacchiere improvvisate davanti a una pizza. Ero pi preso da altro rispetto al classico leit motiv da bianconiglio tardi, tardi sai.. che ci culla quasi giornalmente, ed era preso da altro anche il pubblico pagante che non apprezza spesso i ritardi marcati; il che mi ha predisposto bene. Ero preso dalla curiosit di sentire gli Eterea post bong band, e pi che altro, di vederli allopera. Avevo apprezzato tantissimo la copertina del cd, uno zoom di un broccolo per far apprezzare la bellezza della geometria che lo compone, ed ero curioso sulla loro esibizione live. Dai pochi video di youtube che ho scovato avevo immaginato qualche gioco di proiettori alla ISAM di Amon Tobin, mentre parlando con il gruppo prima del concerto mi hanno gentilmente spiegato che si, ok, ma avevo un po perso il senso della misura Il concerto viene aperto da un corto che spiega in linea di massima il loro progetto. Suonare cio attraverso strutture matematiche prendendo ad esempio la sequenza di Fibonacci e mostrare quindi una base comune per ogni genere musicale. un esibizione quasi teatrale dove gli Eterea arrivano sul palco vestiti con camice bianco da scienziato come a voler dire che loro no, purtroppo non sono i musicisti della serata per grazie a sequenze matematiche possono esser scambiati come tali e divincolarsi agevolmente tra i vari generi. Parliamoci chiaro. Essendo mezzanotte passata questo tipo di math rock pu risultare indigesto e non facile girarsi e trovare quelli che han gi capito che di matematica si parla, nellatto di accarezzare distrattamente il tele fonino come tanto piace alle persone con gli smartphone touch. Per gli Eterea ci sanno fare e conquistano nel giro di qualche canzone lo sparuto pubblico, purtroppo non pi di 50 persone, e dico purtroppo perch avrebbero meritato una platea molto pi ampia, ma questo . La promozione riguarda lultimo album appena uscito, BIOS, e la maggior parte delle tracce proposte viene da quel cd giusto per far apprezzare il tema. Unica nota stonata lacustica del posto che, per la forma della stanza, non rende moltissimo. Ma sono inezie. ANDREA

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Il Magnetofono IL MAGNETOFONO Il Magnetofono Records, 2013 Musica di altissima classe. Metto su questi tizi dal nome strano e attraente e dopo quattro decimi di secondo mi dico: Mondo Cane! Non tanto come imprecazione, piuttosto pensavo al progetto del sempre geniale Mike Patton che, spalleggiato da Roy Paci, per un po si dedic a interpretare un mucchio di canzoni italiane dagli anni cinquanta e sessanta raccolte poi in un album: Mondo Cane. E infatti, manco a farlo apposta, tra i musicisti del disco c un certo Vincenzo Vasi, che vanta collaborazioni al theremin col citato Patton. Non finisce qua, i tre de Il Magnetofono hanno anche Freak Antoni che recita rime deliranti dedicate ai maghi (La dichiarazione del mago) e lombroso Capovilla in uno dei suoi reading ringhiosi (Non ho finito). Alan Bedin, che presta le proprie versatili e deliranti corde vocali allopera, urla e sussurra e stride e impreca e tossisce, rendendosi narratore semiserio e malinconicoridicolo di queste undici storie dautore che sono un vero piacere da ascoltare. Bedin, come Patton (al di l delle grida disumane), essenzialmente un crooner che innesta di follia postmoderna un tessuto canoro che ricorda vermouth, tavoli di zinco e Ford Thunderbird a tavoletta nella notte. C di tutto: kazoo, sezioni darchi malinconici, fiati in sordina che cullano i testi, persino una ballerina di tip tap che si dichiara in codice morse. Ah, e una macchina espresso con relativa tazzina tintinnante. Le atmosfere sono suggestive e raffinatamente decadenti, Marco Penzo (contrabbasso) ed Emmanuele Gardin (pianoforte) sono jazzy e brillanti negli arrangiamenti, perfettamente bilanciati con i fluidi funambolismi vocali. Chiusura con la cover di Its a mans, mans, mans world con testo tradotto in italiano praticamente alla lettera e inevitabile effetto comico. Lironia di certo non manca, sostenendo e nutrendo questo piccolo gioiello di disco e rendendolo piacevole come pochi. Gli applausi salgono piano nel locale fumoso, e piano scompaiono; gli ultimi clienti finiscono i drink e schiacciano i mozziconi nei portacenere gi mezzi pieni mentre un barista asciuga bicchieri in silenzio. Geniali, un po sbronzi, adorabili. [ 8.5/10 ] MARCO PETRELLI

Zona MC SCRIVERE COL SANGUE Corpoc, 2013 Lottare con le opinioni lottare anche con s stessi/contro i propri pensieri pi meschini e sottomessi/e sopportando lodore di carcassa nauseante/strofinarli sopra il foglio per scrivere col sangue (Nemici Miei). Chi scrive conosce il rap pi per apertura mentale che per assidua frequentazione del genere. Ma basta un primo ascolto per riconoscere in questo album unopera freschissima e piena di talento. Dopo il precedente Caosmo (2011), Zona MC giunto cos al settimo disco, (sono tutti scaricabili gratuitamente in rete). La formula rimane la stessa eppur si muove, e limpressione che sia stato fatto un ulteriore passo in avanti. Rap che prima di tutto stream, flusso, magma critico e in alcuni casi criptico, non vi aspettate un ritornello perch non lo troverete. Ma il tiro viene affinato e la riuscita sorprendente. Le basi abbandonano la circolarit dei beat rumoristici e spaziano in una dimensione che regala un piacere dellascolto tutto nuovo. Grazie anche a featuring musicali dei Dawn Under Eclipse, Uochi Toki, Luigi Funcis ora con gli Skillaci ora con gli Eterea Post Bong Band, si costruisce una musica che non pesa pi tutta sulla parola, come testimonia anche lepisodio strumentale Notte. I testi, estinto il veleno autobiografico, si impegnano in una radiografia impietosa degli anni zero: si condannano i neoschiavisti del mondo globale (I sofisti del 2000), si costruisce una traiettoria tra le antiche divinit e la nuova religione dei media nel tracciare una Genealogia del debito (pubblico e spirituale), ci si appella alla memoria storica nel riversare su base rap una registrazione vocale della partigiana Adriana Locatelli (Donne resistenti); c spazio perfino per un riuscitissimo quadretto narrativo come nella tragicomica Odissea di Ulisse pensionato di Bellaria. Ma a dare i brividi sono soprattutto liniziale Amici miei (speculare alla messa a nudo di Nemici Miei) - dove la vicenda di Socrate viene riletta con straordinaria modernit per divenire una parabola sul degrado morale dei nostri tempi e la conclusiva Monomortologo, una summa epigrafica e leopardiana che pesa come un macigno sul cadavere della nostra civilt. Il risultato finale quello di un lavoro compatto e coerente, ma soprattutto una testimonianza culturale di assoluto valore. [ 8.5/10 ] FABRIZIO PAPITTO

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Crimea X ANOTHER Hell Yeah Recordings, 2013 I Crimea X sono un duo composto da Jukka Reverberi (chitarrista dei Giardini di Mir) e DJ Rocca (alias Luca Roccatagliati, gi Ajello e Maffia Soundsystem), emiliani, fortemente legati alla tradizione della disco italiana (Daniele Baldelli su tutti), ma proiettati sulla scena europea; la partecipazione nel lavoro di produzione e nel missaggio con Bjrn Torske, dj e producer di punta della scena elettronica norvegese (collaborazioni, tra gli altri, con Royksopp e Biosphere), ne testimonia, infatti, la dimensione internazionale. Another, seconda fatica del gruppo, un album di house, in parte strumentale, scandita da minimoog, drum machine e synth analogici, caratterizzandolo in tal modo con un suono anni Ottanta, caldo e melodico e, allo stesso tempo, vibrante ed ipnotico. Non mancano tuttavia frequenti incursioni digitali con campionature di fiati, pianoforte, bassi e batterie, pi incalzanti e ritmiche. Ma la particolarit del disco sta nelle esplicite influenze di altri generi: dal krautrock (I Feel Russian e Summer Rain), allelettro pop (Essential, Haunted Love e Dream Is Gone), dal prog minimale e cosmico (Portable Water e Yev) alla new wave pi oscura e martellante (A Present). Il risultato un lavoro concepito e arrangiato non esclusivamente per essere base di remix e sessioni di house dance, ma orientato anche ad un ascolto pi meditato, aperto alla mescolanza di generi ed atmosfere. Another mostra levoluzione della musica elettronica da ballo, almeno in alcune sue componenti, verso orizzonti dove psichedelica, influenze etniche, dream pop sono componenti considerevoli del tessuto sonoro, degli ambienti e del groove. Ma loperazione di recupero di stili e suggestioni, peraltro non originale, e la sua filosofia sincretica, richiedono un intenso lavoro di editing che probabilmente fa perdere spontaneit ed immediatezza allalbum. E che vi sia un grande impegno nel lavoro di produzione e missaggio lo dimostrano la chiarezza e la pulizia del suono, nonostante la grande quantit di strumenti, effetti e campionamenti, sia analogici sia digitali, utilizzati. Dunque un album che potrebbe presentarsi un po troppo costruito, ma che risulta efficace e divertente. Da ascoltare battendo il tempo con il piede, se temete le piste da ballo. [ 7/10 ] VINCENZO PUGLIANO

DuChamp NAR Boring Machines, 2013 Boring Machines continua imperterrita nella sua missione cosmica di pubblicazione di perle di stupefacente estetica il cui lascolto diventa meditazione attraverso esplorazioni ipnotiche di soundscapes pregne di misticismo contemporaneo. Lesperienza proposta da artisti come DuChamp ridefinisce lidea di avanguardia, portandola a sperimentazioni intime e personali, non sempre definibili DuChamp il progetto di una scienziata italiana che vive, lavora e crea a Berlino. NAR il suo primo disco solista nato attraverso un anno, il 2012, di vita berlinese. E un disco sullo spazio e sul tempo permeato da onde armoniche fluttuanti e luminose. La sua fede rivolta ai drone ed ha sviluppato un lavoro sulla memoria, quella pi intima che ci riporta allinfanzia e, come spiega lei stessa, al suono familiare del phone che sua madre usava per asciugarle i capelli. I suoni di DuChamp sono filtrati dallimpercettibile liquido amniotico che ci portiamo addosso, dal grembo materno alla nostra morte. DuChamp usa basso, chitarra, tastiere e fisarmonica per elaborare non solo minimali e profonde suggestioni emozionali, Gemini e Protect Me From What I Want, ma propone anche, con A Worship, una sorta di PJ Harvey sensualmente doom in una cupa e ripetitiva ninna nanna dei sensi. A Way To Grasp My Joy Immediately un superlativo esempio di Musica Cosmica daltri tempi. La traccia di chiusura, Seisachtheia, una sublime improvvisazione tra la chitarra baritono di Duchamp e il sitar di Filipe Dias. Il trip psichedelico garantito! NAR induce a una sorta di stato di trance sintetica che evoca esperienze analogiche dettate da strutture sonore dilatate. Una sorta di mantra elettroacustico senza tempo. [ 8/10 ] ANTHONY ETTORRE

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Danamaste LE TESTE DEGLI ALTRI I make record, 2013 I campani Danamaste giungono al terzo album ufficiale, dopo aver riassestato la formazione e aver leggermente modificato il nome del gruppo (prima era Danamaste). Riassaporare coloro che mi ammaliarono con Come ora nel 2008 un piacere che va di pari passo alla gioia personale di aprire un cartonato fatto come quelli di una volta: semplice, diretto, pulito. Poi comincia lascolto. E il piacere diventa puro godimento. Quindici tracce che sembrano provenire da mondi diversi, legate da un unico filo rosso, ovvero la voce di Francesco Tedesco, che nei suoi momenti pi puliti ricorda Federico Zampaglione, ma che, se ti lasci trasportare, in realt esporta suoni tipicamente battiateschi. Lopera alterna il prog degli anni Settanta con il math dei Novanta, trovando ritmi dispari (il 5/4 delliniziale e bellissima 90), arrangiamenti dallumoralit variabile e dallimpatto granitico (Beat Generation), e un senso spericolato per la melodia, pur mantenendo un tasso notevole di emotivit (Le scarpe). un disco strano a dire il vero, difficile da comprendere per i non addetti ai lavori: il fatto di mostrare brani con impronte art rock, progressive e blues in una versione pi personale e ricercata rispetto a quello a cui si abituati allinizio lascia un po interdetti. Soltano allinizio per... proseguendo con lascolto non puoi non apprezzare le entrate vibranti e passionali della voce solista femminile alla Antonella Ruggiero (Acqua o Le scarpe), o il ritorno allelettronica minimale di Centomani es. n1, che ti trascina in uno slalom di generi difficili da catalogare in un unico settore: dentro questo album vige lanarchia, regna la sperimentazione, prevale la voglia di fare musica, ottima musica, condita da testi degni di nota, specchio di un epoca dove tutto confuso e arrabbiato. Ultimo cenno merita la title track che, oltre la voce femminile ruggente e il testo struggente, ha portato alla creazione di un videoclip degno di nota, basato sulla costruzione di una storia unendo scene di film muti degli anni 20 e riprese effettuate al giorno doggi. [ 8.5/10 ] LUCAJAMES Il Fratello IL FRATELLO Dischi del minollo, 2013 Gravita su questo disco unaurea diversa rispetto agli altri. Ogni tanto lo prendo e lo rimetto su anche se ormai conosco gi pi o meno a memoria i pezzi che contiene... So per certo che non un capolavoro, questo s, e pi o meno del background di Andrea Romano, alias Il Fratello, ho gi avuto modo di fare piacevolmente conoscenza. Un ex Albanopower, da cui uscito anche Colapesce, ormai pi che svezzato a livello solistico. I due hanno in comune la ricerca cantautoriale con delle sonorit ormai marchio di fabbrica, prive delle incursioni elettroniche del loro ex gruppo. Il Fratello un disco godibile, cerca di prenderti nellintimit piano piano, zitto zitto, non te ne accorgi e si instaura un legame molto pi profondo di quel che potevi immaginare. E questo cd anche unistantanea della Sicilia musicante dei giorni nostri, nello specifico Siracusa. Molte le collaborazioni di questo progetto tra Mauro Giovanardi (La Crus), il gi citato Colapesce, il catanese Cesare Basile per citare i pi famosi, che hanno arricchito la produzione di questo esordio. Il Fratello che non ti aspettavi di sentire. [ 7.5/10 ] PLASMA Gazebo Penguins RAUDO To Lose La Track, 2013 Tutta la strafottente energia dei Gazebo incanalata ed educata al servizio della musica si sente veramente e con i migliori propositi. Loro stessi ammettono che ci sia stata una differenza di preparazione vera e propria per questo disco: il precedente fu pi casuale, questo invece stato prodotto con maggiore cognizione di causa. Il sound sicuramente diverso, maturo, studiato e adattato alla causa, cose suonate da grandi insomma. Si abbandonano alcune caratteristiche peculiari della primissima veste musicale del gruppo, quelle prettamente casiniste, per dare spazio alla forza dimpatto da rockettari duri e crudi, che il casino lo fanno lo stesso, ma almeno suona perfettamente. Temi cruciali di una generazione che cresce e si trova davanti le avversit della vita, il tutto condito dalla sottile ironia che ha sempre contraddistinto la band. I testi quasi urlati si contrappongono alle distorsioni delle chitarre e ai cambi di ritmo della batteria, quasi a volerne sottolineare il loro essere semplici e diretti, spiazzanti. Con queste premesse il futuro dei Gazebo non pu che riservare piacevoli sorprese. Attendiamo con curiosit la prossima mossa. [ 7.5/10 ] MARUSKA PESCE

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Eterea Post Bong Band BIOS Trovarobato, 2013 Un packaging davvero molto bello. Jewel case dagli angoli arrotondati e un bellissimo artwork con protagonista un verde e florido vegetale: il broccolo romanesco. Lortaggio, noto ai romani per accompagnarsi allarzilla nella tradizionale minestra, stato scelto dai numerofili Etera Post Bong Band per linteresse che suscita nel campo della geometria. Questa variet di broccolo difatti interessante in quanto: a) organismo biologico costituito da una struttura regolare fondata sul rapporto aureo, b) costituisce una forma frattale, c) lordine delle cimette che compongono il broccolo una successione di Fibonacci (una serie in cui ogni numero la somma dei due che lo precedono, es.1-2-3-5-8). Numeri e natura, questo il tema che percorre Bios (vita) e lo candida a conceptalbum. Il preludio invitante, The rise of Ramanjuan. Predispone allattenzione calando lentamente nel contesto elettronico. Con Homo siemens siamo subito presi in rocambolesche e fantasiose variazioni di tempo e di genere: da uno speach su base elettronica si finisce al rocknroll di Jerry Lee Lewis, passando attraverso trascinanti episodi ballabili. Anche in Scipstep c di tutto, forse troppo (nel booklet si dichiarano campionamenti da Barrett, Verdena, Eno, Mum, Sepultura, Green Day). Uno spezzone del Pi greco di Aronofsky introduce al brano seguente, Fibo. Il titolo unaffettuosa alterazione del nome del grande protagonista di questo concept, la cui nota serie di numeri nel brano utilizzata scolasticamente come modello per la composizione della linea melodica; ma tutto molto prevedibile: pur con momenti divertenti si esaurisce lestro tra luno e lotto della serie, con qualche cambio di modalit e salto di genere. Il matematico solo scomodato. In molti si sono dilettati fra i numeri della serie con pi slancio, J.M. Keenan in Lateralus ad esempio, e a dir la verit anche Paperino nel mondo della Matemagica ne aveva combinate di migliori... Ci sono alcuni momenti di scarsa ispirazione, ma molti momenti stimolanti. Homo Sapiens resta la vetta dellalbum, ma parzialmente in Mentina e compiutamente in Essi si ritrova la capacit di dipanare un tessuto musicale coeso e godibile, istintivamente trascinante, che riporta in alto lasticella complessiva della prova discografica. Gli Eterea Post Bong Band non accompagnano di certo per mano lascoltatore nel mondo della matematica come il Mago dei numeri, ma se non li si prende troppo seriamente in questa esplorazione numerologica e si ascolta Bios nel mood giusto, c il rischio di diventare loro aficionados. [ 7/10 ] ALBERTO SARTORE

La notte dei lunghi coltelli MORTE A CREDITO Black Candy Records, 2013 Morte a credito il primo album de La Notte Dei Lunghi Coltelli, progetto ideato da Karim Qqru degli Zen Circus accompagnato da Izio Orsini e Ale Demonoid, rispettivamente al programming e alla batteria. Morte a credito un album duro, difficile da digerire al primo ascolto. Il titolo chiama in causa Louis-Fernand Cline. Allinterno troviamo rimandi narrativi anche verso altri scrittori del 900: Prevert, Tolstoj, Camus. Il nome del gruppo, invece, rievoca il famoso evento avvenuto durante il periodo nazista, luccisione in una sola notte di tutte le S.A. da parte delle future S.S. Appena aver premuto il tasto play si viene travolti da sonorit tetre, ruvide, incazzate. Decisamente molto rock. Un rock nostrano, non di importazione. Energici e ricchi di spessore anche i testi. Lurlo che precede lurto della open-track, La caduta, come un urlo di insurrezione, di ribellione che d il via a tutto il resto dellalbum con una scossa adrenalinica. Jai Toujours t Intact De Dieu un interessate industrial rap e La nave marcia un hardcore per stile ma molto punk nel testo. Un nota per Ivan Iljc, elettric instrumental che spezza lalbum in due tempi. Morte a credito invece un oi! talentuoso con una parentesi narrativa allinterno. Meravigliosa Disco Deo: qui il momento clou dove tutto si placa ed emerge un sola voce in dialetto sardo. Un capolavoro semplice e poetico, il punto pi alto dellalbum! Levami le mani dalla faccia mi riporta a Catartica, dei primissimi Marlene Kuntz. Ottimo ritmo di esecuzione, testo rovente, un rock che punge ma riesce ad emozionare. Infine La notte dei lunghi coltelli, forse un appello, forse un delirante e disperato discorso allumanit, forse un modo per prendere le distanze da quellumanit capace di compiere crudelt e morte. Karim Qqru ci dice la sua verit, senza pi avvalersi del filtro degli autori letterari precedentemente scomodati. C anche una ghost-track in fondo allalbum, ma di questa non vi parlo... Nel complesso il disco ben organizzato e con una profondit non facile da trovare. Dopo vari ascolti lalbum si trasforma in una piccola storia delluomo in cui il filo conduttore la sua follia, la quale ha come unico scopo e risultato una Morte a credito. [ 7/10 ] G. MONTAG

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Progetto Panico MACISTE IN PARANOIA Taratura Limitata Record, 2013 Quanto mi piacciono questi album. C chi la musica la prende come un lavoro, chi come un impegno sociale, chi come un divertimento. E chi tutti e tre questi fattori contemporaneamente, come i Progetto Panico. I ragazzi di Spoleto, dopo un primo Ep del 2011 con cui sono riusciti a farsi conoscere nel giro, hanno affinato le loro qualit, portando alla luce questo lavoro. Diciassette pezzi che scorrono veloci, di massimo 3 minuti ciascuno, che non annoiano mai, che fanno ballare, che ti portano anche a concentrarti sulle parole. Eh si, perch i Progetto Panico amano cantare in italiano, cosa non assolutamente facile, ma che svolgono egregiamente. Vedere ad esempio Scimmia dacciaio, dove il testo travolgente e veloce, portatore di sonorit tipicamente ska-punk. Ed infatti questo lo stile del gruppo: sorgono facili i paragoni con i Peter Punk o con i Marsh Mallows, anche per le voci alte e i coretti onnipresenti. In certi momenti virano anche sullhardcore pi londinese, come in Rasta rancoroso, senza per perdere quella genuinit tutta tipicamente nostrana, o in I ching, dove il pogo parte spontaneo. Comunque, superando gli inquadramenti di genere, e viste le numerose variazioni in generi affini, verso il reggae, il pop-punk e lo ska, non agiranno certo in un contesto privo di artisti, ma riescono perfettamente nel loro intento: consegnare un album variegato che permetta di analizzare in maniera un po pi leggere le attuali paranoie, grazie a chitarre veloci, batteria che rallenta raramente, frasi ripetute in maniera ipnotica, ritmica che si impenna senza sosta. Non mi sento neanche di criticare il numero eccessivo di brani presenti nellalbum, perch in questo mondo dove tutti si limitano a consegnare lo stretto necessario, un gruppo che tira fuori pi idee, anche se non tutte estremamente valide, sicuramente da apprezzare. [ 7.5/10 ] LUCAJAMES

Danso Key GOLPE Viceversa records, 2013 Da tempo non ascoltavo un gruppo al femminile cos. Sembra strano che nel 2013 ci sia ancora questa enorme disparit di genere nella produzione di album musicali, e se mi trovo a ripetere ogni volta questa frase, vuol dire che qualcosa non sta funzionando in qualche ingranaggio, decisamente non sta funzionando. Le Danso Key si ritrovano per caso nello stivale pi rock che potessero incontrare, provenienti dai quattro angoli di quella sfera schiacciata ai poli che la Terra. Sonorit dissonanti e spigole come pesci di violoncelli elettrici, una particolare assenza del basso nel far noise, con unattitudine a clacksonarti le orecchie quando serve, non te ne sei accorto ma il barista, dopo una lunga traversata di Ocean Songs dei Dirty Three, ti ha dato un bicchiere pieno di sabbia polverosa invece del tuo cocktail. un cd grezzo, perfino nella registrazione, che mi aveva gi predisposto positivamente dai primi secondi della prima traccia, segno positivo di quelle sensazioni a pelle poi confermatesi dallevoluzione dellalbum. Era da tempo che non ascoltavo un gruppo al femminile cos. Sembra strano che nel 2013 ci sia ancora questa enorme disparit di... [ 7.5/10 ] PLASMA The crazy crazy world of Mr Rubik URNA ELETTORALE (The crazy crazy crisi) Locomotiv Records, 2013 Anche abituarsi alle sorprese diventa normale quando si ha a che fare con realt musicali strambe e i sinonimi di questo aggettivo potrebbero non bastare per descrivere questo progetto. Un disco permeato di anarchia e schifosa realt quotidiana, di intransigenza e disgusto per una crisi che sta mettendo a dura prova qualunque individuo su questa terra. I toni sono quelli di sempre, ironici, forse un po troppo irriverenti, i suoni sempre pi cupi e anche se molteplici e di matrice stilistica differente, concentrati sullessenzialit geniale che da sempre ha contraddistinto il mondo folle di questo fantomatico Signor Rubik. Con queste premesse aggiunte alla cattiveria legata al contesto sociale e alla crescita musicale legata allesperienza su prestigiosi palchi, non poteva che venir fuori un disco notevole. Forse poco chiaro e assolutamente fuori da ogni schema stilistico possibile, ma senza dubbio musicalmente ricco e camaleontico, cambia di ascolto in ascolto, di play in replay. Consigliatissimo. [ 7/10 ] MARUSKA PESCE

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Tomakin EPOPEA DI UNO QUALUNQUE The prisoner records/Audioglobe, 2013 Si passa dal new-wave allelettro-pop in questo lavoro dei Tomakin, band divisa tra Genova ed Alessandria, e sono varie le influenze evidenziate nellalbum, dai nostri Bluvertigo e Subsonica, ai Talking Heads. Lalbum parte molto forte con Avanguardisti, un pezzo molto veloce sui motociclisti della domenica, che tanto ricordano, inconsapevolmente per loro, i futuristi di inizio Novecento. I testi sono tutti incentrati su personaggi che tanto spesso si incontrano nelle nostre province, passando appunto dai guidatori della domenica, ai figli di pap o alle signore che sembrano ragazzine. A volte sembra un po forzato voler ogni volta criticare qualcosa o qualcuno, per spesso riescono ad essere molto ironici e giustamente pungenti. Le musiche sono ovviamente piene di sinth e batterie computerizzate e non, con la voce che segue sempre melodie molto orecchiabili ma comunque ricercate. Quasi mai delusi la pi talkingheadsiana ma con chitarre che ricordano quasi gli U2 degli inizi. La successiva Poser parte in modo molto diverso con un giro di basso molto possente e la chitarra daccompagnamento molto piena, anche se nel ritornello i sinth tornano a farsi sentire; sicuramente la canzone pi rock dellalbum. Rave invece ci porta verso Samuel e soci, soprattutto per i sinth davvero degni di Boosta: tutto il pezzo lento e prepara giustamente lesplosione finale strumentale davvero molto potente. In Bluff art invece Morgan ad aver fatto scuola, non solo nella musica ma anche nel testo un po pi sofisticato. Lalbum chiuso dalla title track Epopea di uno qualunque e da Flotta interstellare, che chiude degnamente un lavoro molto coerente sia nei suoni che nei testi. Nellinsieme quindi un buon lp che traccia una chiara linea di suono, personale anche se innestato su delle radici ben evidenti; in Inghilterra forse avrebbero gi avuto un buon successo, noi arriviamo sempre tardi si sa... [ 7.5/10 ] PIERGIORGIO CASTALDI Cortex CINICO ROMANTICO Autoprodotto, 2013 Enrico Cortellino, alias Cortex, compone ed esegue le dieci tracce del suo secondo disco, Cinico Romantico. Dieci canzoni di matrice blues registrate prevalentemente in casa. Lincipit incerto, Aspettando di impazzire. Due brevissime intro di chitarra lievemente distorta, poi la strofa: due accordi ripetuti oltranzisticamente ai piedi di una orecchiabilissima melodia che potrebbe aver scritto Agnelli in una pausa pranzo. Con la seconda traccia il cantautore abbandona parzialmente la dimensione alternative/lo-fi ritrovando la sua attitudine blues e la vena pop. Permane luso delloverdrive a strozzare la chitarra: un colore fosco che con larmonica e i fischiettii restituisce bene latmosfera di decadenza e di mal sopportazione (tendente alla pazzia) verso il mondo esterno evocata dai testi. Per avere il tuo cuore il momento rock, supportato dalla batteria di Francesco Valente (Il Teatro degli Orrori); ma la successiva Bori$ non incide: buonista e pettinata vuole ingaggiare una tenzone sullequazione ricchezza=potere. Con Lera della pietra il lo-fi si fa pi deciso e rabbioso, con una denuncia anticapitalista alle derive economiche contemporanee che potrebbe essere una rielaborazione sottovoce, stremata, della Spendi Spandi Effendi che egli stesso chiama in causa. Alcuni buoni malinconici momenti sullaltalenante finale, con le pop-ballads Viversi per comprendersi e Ho di meglio da fare. Cortex ancora Malato damore, come sanciva nel precedente album, e adesso deve fare i conti anche con una serie di altri malanni, sociali e individuali, reali o fantasmatici, vissuti ed espressi con chiarezza. Deve fare i conti per anche con unorchestrazione dei brani non sempre allaltezza, talvolta carente pi che minimale, da curare per sostenere adeguatamente e appieno le sue potenzialit cantautorali. [ 6/10 ] ALBERTO SARTORE

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Strip in Midi Side NON TI AMO PI, AMORE New Model Label, 2012 Strip in Midi Side. Laccenno di morbosit, insito nella prima parola, o forse il taccogamba in copertina, mi riportano alla mente un vinile. Porno Clubs Mix o qualcosa di simile, pieno di effetti e loop utili al collega per i compiti a casa di skretch. Alcuni di questi suddetti li trovo anche qui, perci il collegamento non solo malizioso. elettronico. I SiMS sono neuro-pop, vestito che si sono cuciti da s per incontrare i Subsonica. Abbondante uso di synth sul quali i casertani srotolano mantra di propaganda intellettuale. Depeche Mode in-bordello. Pillole di sessualit drogano concetti di resistenza e reazione, ed tipo unattivista sugli spillo. Non capisco se pi manifestante o pi manifesto, pi concetto o pi apparenza; fatto sta che hanno pi di unidea intrigante e con la strumentazione a supporto

hanno ampi mezzi espressivi. Proprio per questo li vorrei vedere sulla loro pista, uscendo un po dalla tangente subsonica di cui ancora si avverte lincipit. Devono metterci la faccia ancora di pi, le similitudini le fa gi spotify, per intanto da par loro, sdoganeranno un paragone massiccio che fa bene allego ma non allidentit dellattivista, degli spillo, del porno. [ 6.5/10 ] PABLO

Rain Dogs LIES, ALIBIS AND LULLABIES Presslabrecords/ Soffici Dischi, 2013 Nelle dieci tracce di Lies, Alibis and Lullabies si sente linflusso di band come i Depeche Mode, i Kasabian o i Klaxons, per una atmosfera elettro-pop anni 80, un po dance e un po indie, molto melodica. Sonorit di matrice anglosassone ed elettronica, frutto dellincontro/scontro dei due componenti del progetto: il cantautore andrea Ferrante e il dj e produttore Luigi Gori. Lalbum desordio del duo in effetti rispecchia la dialettica tra la voce calda e armoniosa e le incursioni dei sintetizzatori, a volte trascinanti (Rockin on my own), altrove pi leggeri e pop (Goodfellas never die). Il progetto nasce ad Arezzo nella piccola etichetta indipendente Presslabrecords, dove le tracce scritte da Andrea Ferrante con la chitarra acustica vengono vestite e truccate da Luigi Gori in una continua tensione artistica tra due culture musicali distanti ma perfettamente bilanciate in un lavoro ammiccante, piacevole e ben riuscito, con lultima traccia (Psychotic Morning) a chiudere nel migliore dei modi il nostro viaggio oltremanica. [ 7/10 ] CICERUACCHIO Koin COME PIETRE Alka Records, 2013 I Koin vengono da Ferrara e ci propongono un lp molto fluido, con sonorit che vanno dallalternative rock al pop/rock, melodie molto belle e suoni sempre precisi. Certo non sono pienamente originali, ricordano molto i Negramaro per fare un esempio. La prima canzone la title track e preannuncia quello che sar lintero lavoro, con chitarre che si mantengono soft nelle strofe per poi diventare pi power nel ritornello, con la voce chiara e le linee melodiche orecchiabili. Il secondo pezzo Ninfa che rimane nel solco della precedente traccia; i testi delle canzoni, in italiano, sono apprezzabili, ed chiaro che comunque le sonorit e i temi risentono dellattuale situazione italiana. Lalbum scorre senza molti intoppi anche se forse le canzoni sono tutte troppo simili. Freddo fuori, terza traccia, sembra di averla ascoltata pochi minuti prima. Lintro di Brutalmente, con il basso - finora quasi assente - e il piano, danno invece un tocco nuovo, anche se il ritornello e il sound delle chitarre ci riportano sulle stesse rotaie. Forse la pi riuscita La ballata dei panni sporchi, che un po pi punk, pi veloce e sembra meno autoreferenziale. Molto azzeccato lo stacco con Segui la notte che quasi una ballad, anche in questo caso molto orecchiabile, che ricorda il Francesco Renga solista. Verso la fine dellalbum arriva invece la sorpresa con la cover della celebre Se telefonando, riscritta in modo personale e sicuramente in linea con il resto del lavoro. Insomma un lavoro ben fatto, ben registrato e sicuramente molto radiofonico, ma ci vuole qualcosa di un po pi originale per aumentarne la valutazone. [ 7/10 ] PIERGIORGIO CASTALDI

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Maddai NON FACILE ESSERE ALLA MODA Madaski, 2013 La vedete qui sopra: la grafica di copertina una delle cose pi oscene e kitsch che ci siano capitate tra le mani. Ma non vi preoccupate, stavolta lironia giustifica i mezzi. Lesordio della band torinese insieme meglio di quanto farebbe pensare la barbie esposta sulla cover del disco e peggio di quanto ci si aspetta una volta riconosciute le loro qualit. In pratica ingannano, illudono e un po deludono. Questo significa che in sostanza non ci sono discpiaciuti troppo e anzi li abbiamo apprezzati per pi di un verso. Le melodie sono accattivanti e i brani entrano in testa dopo met ascolto, e pur mancandone lo spessore i Baustelle della Moda del lento sono paricamente dietro langolo tanto da far sospettare lemulazione. Ove non ci si culli nella scrittura dei sentimenti (Berremo Gioia, Difatti, Inciampare in te, Castello di sabbia), non sempre riuscita, i testi sono impegnati con disimpegno, ovvero percorrono una vena critica senza voler appesantire un discorso che rimane comunque leggero, pregi e difetti: Borsa, Ragazza Ubriachella, Perch sono una pecora, prendono tutti di mira comportamenti sociali effimeri rischiando a volte lingenuit di cadere essi stessi nel luogo comune. In ogni caso i Maddai sanno come tenere viva lattenzione, ci siamo lasciati divertire dallo squarcio bizzarro del Professore Antonio Boninsegna e confessiamo che un singolo come Fingo di essere un nerd lo riascolteremmo ancora e ancora e ancora. [ 7/10 ] FABRIZIO PAPITTO Absolut Red A SUPPOSEDLY FUN THING WELL PROBABLY DO AGAIN Unhip Records, 2013 Affascinante e complicato, variegato e semplicemente essenziale, questo disco una piccola perla, ma di quelle naturali, non perfette eppure cos belle da togliere il fiato. Se la valutazione dovesse essere assegnata solamente per parametri tecnici e/o musicali, allora non raggiungerebbe chiss quali vette, eppure impossibile valutarlo negativamente, perch, con poco sforzo legato alloriginalit del sound, reca con s un fascino e unillogica magnificenza che difficilmente passa in secondo piano. Otto tracce, otto piccole storie preziose raccontate con minuziosa delicatezza, come favole ultraterrene sono accompagnate da suoni pacati e di radice romantica, un po radical per far parte del panorama cantautoriale e troppo pop per appartenere al piattume dello scenario indie italiano, variegato di molta inutilit e finta apparenza. Potrebbe sfociare in qualcosa di qualitativamente eccellente o potrebbe rimanere cos com e ingabbiarsi in una banalit ripetuta, propendiamo assolutamente per la prima evoluzione. Per ora molta sostanza quasi inespressa. [ 6.5/10 ] MARUSKA PESCE Galleria Marg FUORI TUTTO Rocketman Records/Vololibero Edizioni, 2013 Luci ed ombre in questo esordio sulla linea di un certo cantautorato critico, o aspirante tale, dellultima generazione e non. Citazionismo in abudantiam a sostenere un lavoro non sempre allaltezza delle ambizioni; dal Nanni Moretti di Ecce Bombo al Franco Battiato di Up patriots to arms (richiamato anche nei ritmi della finale Distretto Nove), ai tanti spunti offerti da un mondo, il nostro, esaminato forse con qualche ingenuit. Musicalmente siamo molto vicini alle sonorit di un Max Gazz, e anche il livello sembra essere esattamente quello, un po debole nella linea vocale e con testi da 6 in pagella anche quando sono armati delle migliori intenzioni. Ma spunti buoni ce ne sono. Gli episodi migliori risultano essere liniziale Giro di vite, aperta da un primaverile intro di violino e condita da immagini che sanno centrare lobiettivo (perch la moda sai/ha ucciso anche le rose), e il singolo Glitter, orecchiabile e sapiente nel dosare lironia con una punta damarezza (Dove sar quando ti sarai stancata/ dellamo arruginito con il quale tho pescata?); prevale la frustrazione nella pi introversa Dovessi mai (e sarebbe da evitare la solita tendenza/di trovare interessanti le foto un po sfocate), e i riferimenti allattualit non mancano nel cinismo stile I cani di Paga tu (Fidati di me noi due siamo irraggiungibili/ come diceva Vodafone quella sera in galleria). In definitiva la strada da fare ancora molta, ma per ora constatiamo come le intenzioni siano buone e questo rsisulti comunque un discreto lavoro. Bella lillustrazione di copertina realizzata da Davide Zark Chiello. [ 6.5/10 ] FABRIZIO PAPITTO

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20 BF
La jeunesse dore SAREMO SANTI UN GIORNO Red Cat Records, 2013 Quando si entra in questo insolito mondo sonoro non si pu non notare la poesia che permea tutto il contesto in cui si trova a nascere, iniziando dai testi, al tappeto musicale, per finire alla stessa bio del gruppo, un racconto astratto di una realt che sembra nata quasi sospinta da forze mistiche. vero, le otto tracce di questo disco esprimono concetti molto strani, insoliti, ma lo fanno sfruttando un atteggiamento tuttaltro che banale. Il primo ascolto sicuramente non rende giustizia alla ricchezza di questo lavoro, apparentemente leggero, che pecca di sostanza musicale nonostante il groviglio di suoni e stili che si intrecciano nel trascorrere del disco. Debolezza facilmente colmabile. I presupposti sono pi che convincenti, manca solo un po di determinazione e una pi consona presa di posizione stilistica. Cos assomiglia a molte cose, ma non facilmente riconducibile ad una determinata realt musicale, come invece questa band meriterebbe. [ 6/10 ] MARUSKA PESCE

Underfloor QUATTRO Suburban Sky Records, 2013 Quattro un album semplice, cinonostante di una maturit sconvolgente. Ennesima sensazione positiva per unaltra band proveniente da quella fucina di artisti che tanto sta dando al panorama della musica indipendente italiana, ovvero la Toscana. Mentre ascoltavo i vari brani sono incappato nella settima traccia, Intorno a me: eureka, fratelli. Una nostrana sintesi di Tame Impala, R.E.M. ed il primo Phil Collins. In certi frangenti la scelta della nostra lingua madre sbilancia il risultato verso un limbo in cui giacciono pop cantautorale e P.F.M. Le sonorit sono classiche ma fresche, i flauti ed il tremolo di dont mind non sono sicuramente i suoni spaziali di cui molti si avvalgono ora, ma la coesione e lorchestrazione tengono gli Underfloor sempre sul pezzo. La ricerca si fa introspezione, lavveniristico intimit, gli interventi di strumenti ad arco rispettano la dignit dello strumento reale, mentre la necessit di snaturare lascia spazio allespressione. Per quanto riguarda le linee vocali, lintero album caratterizzato da scelte poetiche dilatate unite a melodie flessuose. Il risultato un album adulto, che sa rivolgersi tanto ad un pubblico mainstream quanto agli ascoltatori pi selettivi. La psichedelia ed il prog si intersecano e si impastano in tutto lalbum, con un occhio di riguardo per limprovvisazione (Indian song) rispettando un bagaglio di ci che stato fatto prima per poter andare verso ci che sar fatto poi. [ 7.5/10 ] BERNARDO MATTIONI The Erotik monkey TUTTI I COLORI DEL BUIO Autoprodotto, 2013 Arrivano da Capoterra, centro industriale della regione di Campidano di Cagliari, e si chiamano The Erotik Monkey. Un quartetto molto interessante qui al terzo album, Tutti i colori del buio, lavoro della maturazione artistica, che promette ma che non mantiene a fondo le premesse o le aspettative. Sin dal titolo, azzeccatissimo, si intuisce il gioco di sfumature, un preludio ad un binomio perfetto tra luci ed ombre, e tra grunge e garage alternativo, con improvvisi raptus di chitarra aggressive e la sensibilit lasciata a riflessioni personali e alle introspezioni cupe delle liriche. Lapertura del disco affidata a Golden Gate bridge chiaro esempio di questo chiaroscuro in continuo ed eterno contrasto, definito da voce spigolosa. Lalbum risulta stilisticamente ben strutturato, lo si denota nelle tracce come Voci e in particolar modo ne Lalito del doposole, di certo tra i brani pi riusciti e apprezzabili. In gergo calcistico si direbbe che la squadra sta sulle gambe, mi sembra che siano abbastanza statici nel genere senza lasciarsi troppo influenzare da alcuni stili, solo sfiorati nellalbum. Nel giorno della mia morte I- II e III una mini serie, con la prima parte molto grunge con ottimi e improvvisi intervalli di pura disperazione rock. La seconda parte, per quanto possa risultare difficile crederlo, ancora pi aggressiva della prima e il testo sempre pi urlato con ritmiche pesanti. La terza ed ultima parte ricorda le ballate dark in stile elettrorock fino ad un finale che squarcia latmosfera con ritorno alle distorsioni violente. [ 5/10 ] G. MONTAG

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BF 21
iVenus DASVIDANIJA DreaminGorilla records/Audioglobe, 2013 Strani questi tizi. Strani gi nei suoni, una sorta di powerpop anfetaminizzato a colpi di sintetizzatori un po acidi e un po dance. Giovani, tra laltro, giovanissimi, e gi con una lista di date alle spalle da riempirci un bloc-notes. Dopo aver letto il presskit e i commenti autografi ai pezzi del disco non puoi che avvicinarti con un certo interesse, quelle poche righe esplicative hanno unirriverenza amara e brillante non facile da trovare. Sappiamo tutti quanto rompono le scatole i giovani musicisti sul loro essere seri, supercolti e supermaledetti. Che palle. Decisamente non il mio genere, comunque, questi quattro savonesi, anche se, da figlio della provincia, non posso che apprezzare i loro affreschi di noie e sfighe lontane dalla vita. Dasvidanija un disco molto omogeneo e compatto sotto ogni punto di vista, un rock che sarrende ai synth e ricorda un po lo space rock di gente come Muse (con lapertura di Ventricoli che ricorda molto da vicino Hyper Music). Non ci sono grandi sorprese n grosse oscillazioni di frequenze, gli iVenus hanno una ricetta collaudata e la ripropongono pressoch invariata in ognuno dei nove pezzi. Il primo ascolto spiazzante, al secondo riesci a ricordare qualche verso qui e l o una melodia particolarmente azzeccata e poi via cos, fino allassorbimento totale. Apprezzo molto le ossature robuste di power chords mediosi, che danno energia ad arrangiamenti semplici ma funzionali, incrociando un po di rabbia e un po di pop a cuor leggero a sostegno di tanti piccoli affreschi grigiastri di vita comunissima e per mai banale (come ogni vita vabb, quasi ogni vita). Grana grossa per palati fini scrivono, e mi sembra azzeccato. Descrivono e musicano quello che vedono intorno, scegliendo prospettive strabiche (dicono loro) e sempre sbagliate. Pischelli nudi e crudi, e lonest una medaglia da appuntare bene in vista quando si parla di musica. Meglio di tanti altri, e qualche soddisfazione dovranno pur togliersela, no? [ 7/10 ] MARCO PETRELLI Edaq DALLA PARTE DEL CERVO Autoprodotto, 2013 Mi capita a volte di essere stanco del rock. Ore spese a frugare online o su suggerimento di conoscenti vari alla ricerca di qualche buona band odierna, e il pi delle volte si finisce con un pugno di mosche in mano e una marea di turpi bestemmie sullo stato miserando di un certo tipo di musica. Non che sia snob, raramente qualcosa mi fa schifo, ma raramente riesco a trovare qualcosa che mi piaccia sul serio. Mi viene sottoposto questo disco con la testa di un cervo in copertina e la prima cosa che noto un packaging curatissimo, elegante e un po sinistro, non so spiegare meglio. Gli Edaq sono un ensemble electrofolk raffinato e rifinito. Gi la line-up ti dice qualcosa, non capita tutti i giorni di leggere ghironda elettroacustica tra i ruoli. Ognuno dei pezzi di Dalla Parte Del Cervo cesellato con cura, dodici piccole suites autunnali eseguite con la scaltrezza del jazzista consumato e il rigore delletnomusicologo per un totale di unora o poco pi. Un paesaggio sonoro che un mashup di suggestioni popolari piene di valli, cieli serenovariabili, montagne e folti prati verdi, con laggiunta di qualche cane di passaggio. C la Francia medievale dellOccitania, un po di Higlands, un po dIrlanda, senza dimenticare nervature balcaniche e pulsazioni ancestrali dAfrica. Uno studio serio e impeccabile del fondo dellanimo umano che la musica folk nei suoi momenti pi cristallini e felici su un tappeto elettronico un po oscuro e mai invasivo; unoperazione colta ma non intellettualistica e una specie daccompagnamento spirituale e pagano che affonda nei secoli e li attraversa, rielaborando senza mai tradire, aggiungendo nuova linfa a un materiale praticamente archetipico. Polche, valzer, mazurche e rondeaux crepuscolari che hanno un effetto ansiolitico e analgesico, praticamente da prescrivere a chiunque per riallacciare i pensieri dopo aver subito attacchi RnB e indie dallennesima giornata di musica contemporanea che vorrebbe correre verso il futuro e invece si lancia a tavoletta gi per un burrone. Tanta roba, non potr che piacervi. Altrimenti non avete unanima, ve lassicuro. Fatevi un favore e concedetevi sessantasette minuti e quarantadue secondi di musica vera, e se poi penserete di aver sprecato il vostro tempo ve lo rimborser personalmente, giuro. [ 8/10 ] MARCO PETRELLI

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22 BF
Neve su di lei CERCO LA BELLEZZA Rpm Produzioni Musicali, 2013 Neve Su Di Lei cerca la bellezza, come ogni persona sana di mente su questo pianeta. una mistura curiosa di destetica hippie e immaginario infantile la bellezza che ci presenta, delicata e ingenua, solare anche quando spennella righe malinconiche nelle tessiture generalmente quiete dei pezzi. Spesso le riesumazioni zombesche dellaspetto pi squisitamente flowerpower degli anni sessanta (decade ben pi complessa, a conti fatti) mi lasciano indifferente se non apertamente scazzato, nonostante trovi che il folk fosse (e forse ), una delle scene pi interessanti l fuori. Recentemente ho visto, in un film, un elegante vampiro vittoriano far fuori un gruppo di figli dei fiori dopo essersene educatamente scusato. No ho potuto trattenere un ghigno. Non posso farci niente, sono una persona orribile. Comunque, accantonate idiosincrasie irrazionali e poco professionali, devo spendere qualche parola buona per Neve Su Di Lei perch indubbiamente le merita. Gi il fatto di essere scappata dalla scuola di Alessandro-ora-vi-spiegoperch-sono-meglio-di-voi-Baricco la fa partire in ottima posizione. uno degli epigoni di Joni Mitchell, e questo chiaro dopo pochi secondi dascolto (nonch chiaramente dichiarato dallartista stessa) e ne utilizza forme e stilemi con una certa maestria: droni di accordature aperte ed erratiche e monotone armonie in voce sopranile sono il suo tratto distintivo. Gli arrangiamenti sono essenziali ed efficaci, in punta di piedi come li definisce la cantante, soffusi di quiete serotina; ora che il sole inizia appena a tramontare, sembrano accompagnarsi magnificamente al vento. La pecca, che per anche unestetica appositamente ricercata, credo, un certo andamento monocorde del tutto che rende Cerco La Bellezza a tratti ipnotico come il ticchettio di un vecchio orologio da taschino. Dice di non avere loro nei suoi sogni, ma di essere comunque importante, e in fondo ha ragione. Le sue parole hanno una certa inspiegabile, flebile bellezza. Con buona pace dei riccioli snob di Baricco. [ 6.5/10 ] MARCO PETRELLI Mamasuya MAMASUYA Ultrasound Records, 2013 I MamaSuya, trio originario di Torino, colpiscono fin dal primo ascolto, con una traccia, Boogaloo street, che fa ben capire quali potenzialit abbiano i nostri: energia, dinamismo, poliedricit. Magari pensate che sia esagerato. E allora provate per credere, anche perch, tra le altre cose, il pezzo di cui sopra lo trovate anche sotto forma di video, e anche qui niente da dire. Partendo da sonorit tipicamente jazz, si lasciano spesso andare ad aperture verso altri generi, con riff tipicamente blues e stacchi rockeggianti che rendono questo album tutto meno che noioso. La bravura musicale ed il tecnicismo dei Mamasuya compensa decisamente lassenza di una voce, dato che non c un solo spazio vuoto. I tre mettono in scena un album che una vera e propria miscela di generi musicali differenti che mette completamente in risalto la qualit tecnica e creativa della band, come in Count down basie. Se vi fermate ad ascoltare My irish kangaroo ditemi se non vi sembra di avere a che fare con un gruppo hard-rock. Benissimo. Ora passate a Seattle confidential blues e assaporate la facilit con cui cambiano genere che, come dice il titolo, diventa un blues tipico dellAmerica anni90. C da dire che in realt la composizione dei brani molto semplice e lineare, e questo li distanzia dai grandi compositori, ma la loro bravura sta nel riempire il tutto con assoli di chitarra precisi e mai identici, con fiati e tastiere con un forte impatto e, soprattutto, con una batteria che non sbaglia un colpo. Giurerei che in certi momenti i Mamasuya abbiano solo unidea di canzone per poi lasciarsi andare allinventiva, come in Tommy & Jeff. La sensazione principale che i tre utilizzino le loro capacit per divertimento, loro e di chi li ascolta, senza restringersi in schemi prefissati. Ed per tale motivo che, se dovessero continuare a proporre musica di tale livello, consiglio caldamente di provare a dare loro fiducia. E magari, perch no, provare a vederli dal vivo, perch sicuramente promettono spettacolo. [ 8/10 ] LUCAJAMES

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BF 23
BeMyDelay HAZY LIGHTS Boring Machines, 2013 BeMyDelay Marcella Riccardi, che tra gli altri ha suonato coi Massimo Volume, e Hazy Lights il suo secondo album. Non mentir: lento, tenebroso, sembra provenire da qualche innominabile, antichissimo luogo di cui restino solo racconti sinistri. E per da questa materia nera scaturiscono luce e bellezza in forme solenni ed eleganti che conferiscono allalbum tutto un carattere ieratico che solo la musica pi remota pu possedere. Uno scavo archeologico alla ricerca delle melodie minimaliste che appartengono ai chitarrismi folk primordiali del blues arcaico e del folk anglo-celtico (Il disco, poi, distribuito in vinile, giusto a dimostrare che qui le anticaglie vengono prese sul serio). Praticamente tutti i nove pezzi dellalbum sono tenuti insieme da ossature acustiche fatte di una manciata di note utilizzate a mo di droni cui fa da contrappunto una voce angelica ma sporca, dolorosamente terrena, accompagnata da accenni di lapsteel, chitarre elettriche discrete e armoniche eteree. Se William Butler Yeats avesse avuto una chitarra, probabilmente le sue poesie avrebbero suonato cos: gentili e malinconiche. come se per tutta la durata dellascolto scorresse sopra di noi un cielo nordico che vira lentamente al rosso del crepuscolo, affondando nella notte solo per qualche istante prima di illuminarsi di nuovo, questa volta pi roseo e morbido. musica che accompagna i cicli infiniti della natura, lalternanza per sempre invariata dei corpi celesti e le stagioni della vita umana. Tant che, se sento bene, pioggia, sole, neve e aria sono nominati piuttosto spesso, come se lispirazione primaria per questopera fossero proprio gli elementi archetipici delluniverso e della psiche umana. C una bella parola inglese, difficile da tradurre, che haunting. Riguarda infestazioni spiritiche, ma anche qualcosa che (come un fantasma, appunto), sinstalla nella nostra coscienza e la perseguita, non necessariamente in maniera negativa. Questo disco haunting, invisibile eppure ti segue, non fa rumore, eppure senti che l. Fragile ed eterno. Day brings round the night, that before dawn/His glory and his monuments are gone (W.B.Yeats, Supernatural Songs). [ 8.5 /10 ] MARCO PETRELLI

Suez ILLUSION OF GROWTH Seahorse Recording, 2013 Illusione della crescita, titola lalbum dei cesenati Suez, ma qui ormai lillusione svanita e un senso di stanchezza compare, una forma di uggia nichilistica, un nuovo mal du sicle. Nella opening track, i 10000 years a cui si riferisce il testo sono quelli che sembrano trascorsi dallinzio della propria vita. un personaggio profondamente tediato dallesistenza a prendere parola. La caducit dellessere un dato di fatto, ma di gran lunga preferibile alla pesantezza di un essere gravato dal fardello di un eterno ritorno nietzschiano (e sulla complicata assegnazione dei poli positivo e negativo alla categoria leggerezza-pesantezza in riferimento allessere rimando alla questione di kunderiana memoria...). Il brano posto allinizio dellalbum, ma pi che un accesso al lavoro discografico si presenta come un episodio a s. Inizio sussurrato sopra un morbido arpeggio di piano, ipnotico. La voce lontana, malinconica, crea una vertiginosa sensazione di vuoto, che mai pi torner nellalbum. Con il nodo ancora alla gola si entra nella seconda e poi nella terza traccia, con uno scarto che determina un malaugurato effetto-compilation. Bloop saggira (e decreta lingresso) nei paraggi della darkwave coniugata a unincerta moda presente, Boys must cry (citando i Cure) attinge dalla declinazione pi radiofonica del genere per un pasticcio tutto sommato orecchiabile. Chains il collante che riporta unit allalbum: riprende perspicuamente e amplifica il tema della prima traccia (everybodys in a daze, everything just happened), e musicalmente resta sulla scia delle due tracce precedenti. Trasuda disperazione come fosse una work song dei tempi moderni: vite frammentate e uomini in catene. Un momento pregnante, come pi in l Head bang: un delirio psicotico di bassa intensit ma efficace, inevitabile quanto logica conclusione agli umori cupi seminati brano dopo brano... Ma non qui che si chiude lalbum. Una triste ballads, Anything, con piano e controparte vocale femminile, riconcilia lo strappo aperto dallepisodio precedente. Una coda convenzionale, un compromesso che permette alla band di rimettersi in riga, insidiata da una volont di evasione o forse sperimentazione (che noi invece avremmo tanto gradito...). C qualit, ma attenderemo il prossimo album nella speranza di elevare i Suez al di sopra della massa di buoni prodotti dellunderground italiano. [ 7/10 ] ALBERTO SARTORE

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Misachenevica COME PECORE IN MEZZO AI LUPI Dischi Soviet Studio/Audioglobe, 2013 Misachenevica: gruppo rock padovano composto da Walter Zanon (voce, chitarra), Antonio Marco Miotti (batteria, percussioni, cori) e Marco Amore (basso, cori) che confermano quanto di buono avevano espresso nell EP desordio La mia prima guerra fredda e proseguono il loro cammino evolvendosi ulteriormente. In questo full-length Come pecore in mezzo ai lupi, le atmosfere malinconiche e profonde in tipico stile pop inglese sono il filo conduttore che, unito alla potenza e alla crudezza dei testi, trattano la confusione generazionale in modo ironico, a tratti nostalgici. Fanno un ottimo lavoro dove il sound del grunge-garage incontra la loro anima pi pop. Proprio questo incontro Grunge-Pop con venature Punk rende lalbum prepotentemente affascinante. Apertura con Figlio Illegittimo Di Kurt Cobain, carico di disillusione sembra voler urlare il disagio di essere figli illegittimi di un mondo che non ci appartiene. Tra le altre spiccano Apridenti, sound pop-inglese musicalmente e nervosamente vicini allo stile The Strokes. Retromania apre con lincipit: Questanno va di moda avere nostalgia di qualsiasi cosa, amara ironia del non saper guardare al futuro. Ne La Partita Di Calcetto Infrasettimanale emerge la difficolt esistenziale e generazionale di organizzare una partita a calcetto con gli amici con il doppio senso rivolto alla quotidianit. In Tasche Piene, invece, emerge prepotente unatmosfera scura e cupa. Infine, degno di nota, Il Nostro Paese Diviso In Due, dove lintento sembra essere quello di migliorarsi sempre, o almeno di provarci per un mondo migliore... Testi mai banali dove la crisi generazionale e la confusione dei nostri tempi sono il tema centrale. Un ottimo lavoro dove i vari sound e stili pop e grunge si sposano alla perfezione con liriche ora ironiche, ora profonde e cupe. La strada segnata e intrapresa sembra molto chiara. [ 7/10 ] G. MONTAG

Ground Wave GOODBYE NEIL Black Vagina Records, 2013 I Ground Wave sono un trio di Foligno e Goodbye Neil la loro seconda uscita, chiaramente dedicata allastronauta Neil Alden Armstrong, recentemente scomparso. Con un registro completamente diverso dal loro precedente lavoro, Le cose cambiano, pi indie e cantato in italiano, i nostri si accostano a un sound che potremmo definire post rock, per quanto questa etichetta sia abusata e forse consunta. Registrata in modo completamente home made (e si sente in alcune incertezze nelle linee armoniche della chitarra e di alcuni inserti elettronici o nella batteria a volte eccessivamente in primo piano rispetto agli altri strumenti), Goodbye Neil si ispira alle cavalcate malinconiche dei Mogwai e ai riff ipnotici e cosmici degli Explosions in the Sky. In realt, quello che risalta immediatamente allascolto la concessione eccessiva data al timbro vocale e melodico di Bono e ai suoi ammiccamenti distorti e in falsetto. Lalbum, dopo un intro caratterizzato dalle voci degli astronauti in partenza per un viaggio lunare, inizia con lonirica e incalzante Spaceman che mostra immediatamente limpostazione sopra descritta, senza per mancare di originalit e potenza. nei brani successivi, Dont Speak Just Whistle, Dreamer, Wonder Town che linfluenza del gruppo irlandese emerge fortemente e il risultato francamente deludente. Anche il fischiettato presente in Dont Speak Just Whistle, in stile Scorpions, Wind of Change, non convince. La carica espressiva dei brani appare limitata dalla forma impressa, troppo canonica ed enfatica, schiacciata dai modelli e dalla necessit di rientrare nello schema canzone classico (strofa, ritornello, solo), pur nel tentativo di trascinare lascoltatore, con un suono caldo ed emotivo che non manca di certo alle composizioni dei Ground Wave. In un certo senso il rammarico proprio questo: lincertezza nelle registrazioni e lossequio nei confronti dei modelli ispiratori riducono la qualit del lavoro, anche se lasciano intuire le capacit espressive e compositive del gruppo. Doti che emergono nellultimo pezzo del disco, Orca Slut, strumentale e ben pi originale dei brani che lo precedono. Gli effetti elettronici risultano pi definiti, il suono pulito e landamento ritmico coinvolgente dando lidea di un inseguimento lunare e psichedelico, in netta controtendenza col resto dellalbum. Goodbye Neil un album di passaggio verso una fase pi consapevole dei Ground Wave ma necessaria una presa di distanza da scorciatoie musicali ed esitazioni compositive. [ 5/10 ] VINCENZO PUGLIANO

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Wonder Vincent THE AMAZING STORY OF ROLLER KOSTNER Cura Domestica, 2013 Il primo album di questo quartetto umbro parte da unidea divertente e accattivante: tutto ruota intorno alla figura di questo fantomatico Rolle Kostner, di cui i nostri ci forniscono unaccurata descrizione, in inglese, sin dal retrocopertina, delineando un personaggio che eroe e antieroe, vittima del suo tempo, ma carnefice di ci che accade intorno a lui. Il lavoro finale che ne esce fuori alquanto interessante, cattura parecchio, ti porta ad ascoltare il brano successivo per capire ci che accadr, il tutto seguendo ritmi tipicamente yankee. Lalbum infatti si snoda su ritmi blues, dinamici ed irresistibili, che vengono interrotti da sfumature tipicamente funky (Funkosaur), o che rimandano ad immagini country (Venus in Darfur). Affascinanti sono poi le uscite stile punkabilly, che ti obbligano a muovere la testa e il piede al ritmo della batteria e con quei riff che non ti escono pi dalla testa (My little bunny), provare per credere. Infine fa sorridere Piss & Love, titolo azzeccatissimo, con un testo crudo ma che lascia pensare e sonorit un po pi rockeggianti, tipiche dellAmerica anni 80. Fondamentalmente i ragazzi sono interessanti, hanno ottime capacit e, per essere un album desordio, ci troviamo di fronte a unenergia incontrollata ma tipica di chi si affaccia per la prima volta su panorami maggiori. Non mi sento per di essere troppo precipitoso, lidea buona, la voglia c, ma questo album una piccola pietra, una dimostrazione delle loro capacit che per non apporta nulla di nuovo nel confuso e saturo mondo musicale. Se i nostri riusciranno a portare avanti uno stile omogeneo e che li contraddistingua, allora possibile che risentiremo a breve parlare di loro. [ 7/10 ] LUCAJAMES Limone SPAZIO, TEMPO E CIRCOSTANZE Dischi soviet studio, 2013 Spazio, tempo e circostanze, quelle che quadrano il cerchio di Limone e che raccolgono il punto dei pensieri attuali di Limone. Il cantautore vicentino che dopo diverse autoproduzioni e registrazioni casalinghe sforna il suo primo cd. un cd intimista e quasi onirico, supportato dal chitarrista Federico Pigato, in un cantautoriale molto minimalista sul pop elettronico, con ogni traccia ben sviluppata. Ogni canzone risulta molto orecchiabile, i paragoni con Bersani Samuele si sprecano ed effettivamente cos. Personalmente, per, ho avuto molta difficolt a rapportarmi con i testi, mi sono trovato in disaccordo con un paio di tracce. Lungi da me incentrare questo spazio sui miei pensieri, ma ho trovato i temi di carattere generale ormai esausti, un po opinabili e forse un po passati in alcuni ambiti, ed ho preferito di gran lunga quelli sulle sue esperienze personali. Forse proprio su questa disparit che si pu notare il lungo lavoro di preproduzione che riguarda questo lavoro, un esordio comunque di tutto rispetto, soprattutto per chi cerca un erede di Chicco e Spillo. [ 6.5/10 ] PLASMA

Omid Jazi ONDE ALFA Hot Studio, 2013 Qualcuno lo ricorder sul palco con i Verdena a strimpellare con decine di diavolerie elettroniche durante lultimo e fortunato tour della band Da sempre ottimo producer di se stesso, d vita ad un progetto desordio che suona esattamente come un disco degli anni Ottanta, con un sapore leggermente retr legato allo stile patinato dei sixties. Omid suona qualunque strumento gli capiti per le mani; in questo caso specifico ritroviamo effettistica e mix sonori ad altissimi livelli qualitativi, deboli gli intrecci testuali, ma il tappeto sonoro veramente notevole e come potrebbe essere altrimenti. Il disco, molto articolato, di divide in forse troppe tracce, che rischiano di sembrare ripetitive, monotematiche, anche se ognuno di essi nasconde unintensit e un groove particolare. Pochi giri di parole complicate, alcuni e determinanti concetti presi dassalto e affrontati con molta schiettezza. Sicuramente non il disco dellanno, ma sicuramente tecnicamente curato nei minimi particolari; musicalmente non pecca di nulla. Potrebbe ritrovare la forza di cui necessita in qualche interprete, diverso dal produttore stesso, ma questo solo un consiglio spassionato. [ 6.5/10 ] MARUSKA PESCE

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Synful Ira BETWEEN HOPE AND FEAR Logic(il)logic Records/Andromeda Dischi, 2012 Nonostante ami con tutto me stesso le atmosfere doom, non posso negare le mie origini e non posso assolutamente rimanere indifferente nellascoltare Between Hope and Fear, che mi riporta alla mente, con le sue sonorit leggere (meno tese e in generale pi elastiche del doom) le colonne sonore dei miei viaggi doltre frontiera, quando la ricerca di una risposta a quella stessa domanda che i Synful Ira si pongono in Sound Of Life, mi spingeva a sfidare me stesso lungo il cammino dellesistenza. Qual il segreto della vita, qual il nostro destino (BB)? Letizia Chiozzi, (lead voice) si pone la madre di tutte le domande nellintro di questo piccolo capolavoro, un debut album (promettente), ricco di atmosfere evocative con qualche tendenza power come in Inside my Fears, che segna il passaggio da tribute band a gothic army. Linfluenza della major league evidente ma ben interpretata & valorizzata con linserimento di sottili contaminazioni/citazioni che rendono i brani conformi alle regole, senza renderli scontati! A pochi passi dal primo EP, Between Hope and Fear una buona prova dautore dalla struttura narrativa lineare, a pi voci, con un concept basato sulla true story, sul viaggio introspettivo e sulla molteplicit degli stati danimo mutualmente presenti nel ciclo della vita quotidiana (paragonabili ai dieci mondi del Sutra del Loto). [ 7/10 ] ALESSANDRO GRIMALDI FERRARO

Celeb Car Crash AMBUSH! Antstreet records, 2013 Nato dallispirazione di Nicola Briganti (Klogr, Lenas Baedream), Carlo Alberto Morini (Lenas Baedream), Michelangelo Naldini (Violet Gibson, Waiting For Titor) e Simone Benati (Octave, Opposite Sides) prende forma il nuovo progetto Celeb Car Crash al debutto assoluto con Ambush! che in inglese vuol dire imboscata, agguato mentale (cos lo traduce la band). Lalbum composto da dodici brani pi una cover dei Beatles, molto ben riuscita: Im the walrus. Lapertura micidiale con Dead Poets Society, Celeb Car Crash e Tied Up. Possenti giri di chitarra e basso, ottime melodie. Le altre tracce, tra cui Ambush!, si mantengono costantemente su buoni livelli con picchi raggiunti con la sofferta Blinded By The Light e con Something Wrong About Him, in cui sembra di ascoltare gli Smashink Pumpkins. Nel finale la bella Bushido. Riproponendo un genere del secolo passato, i Celeb Car Crash riescono a mantenere uno stile proprio e una personalit molto forte, ma alla lunga non emerge niente di nuovo: tutto ben fatto e ben riuscito, ma purtroppo gi sentito molte volte. Consigliato agli amanti del genere e ai nostalgici del rock duro anni 90. [ 5/10 ] G. MONTAG

Tristema DOVE TUTTO POSSIBILE Autoprodotto, 2012 Un disco elaborato. Questa limpressione che fanno i Tristema al primo ascolto. Un disco elaborato gia dallartwork, che nel suo insieme sancisce a colpo docchio lo spirito catartico di questo album. Definirlo progetto sperimentale sarebbe forse un po riduttivo. La presenza di Daniel Gildenlw dei Pain of Salvation e del trittico rap Fuossera rende la ricerca musicale intricata, i pezzi tendono a confondere le idee di chi li ascolta. Forse non siamo abituati a cambi cos frenetici, anche se in definitiva il filo conduttore di tutto un ottimo pop rock allitaliana che sa farsi apprezzare anche da orecchie dure come le nostre. La title track, attraverso un suono dinamico ed un testo efficace, entra subito nella testa, pone al centro dellattenzione la realt nel senso pi ampio del termine e nonostante molte analogie al pop pi mainstream, al quale (non) siamo abituati, essa ci offre una visione un po fiabesca ma al contempo non utopistica di ci che dovrebbe essere la nostra esistenza dove appunto tutto possibile. Altro momento topico il duetto con il sopracitato Gildenlw, che (non me ne vogliano gli amici Tristema) spicca anche troppo in alto. A livello tecnico abbiamo apprezzato tutti, e dico tutti, i membri del progetto: Candido di Svevo (voce/basso), Alessandro Galdieri (voce/chitatta/synth), Romolo dAmaro (chitarra), Dario Bruno (batteria). [ 5/10 ] FABER PALLOTTA

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Il Maniscalco Maldestro SOLO OPERE DI BENE Maninalto!, 2013 solo opere di bene un disco veramente complicato da decifrare. Devo ammettere di aver cambiato idea un bel po di volte prima di esprimere un giudizio sul quarto full-length del quartetto volterrano. Partiamo dalla copertina: lidea di mettere una modella non troppo vestita in copertina, sessismo a parte, un leitmotiv che si perde nei tempi in cui le prime rocce cominciavano a rotolare. Laspetto pi innovativo della copertina sta sicuramente nel QR-code impresso sul ventre della signorina in dshabill, che permette il free-download dellalbum: una scelta ben precisa, con questi chiari di luna. Il singolo Al Diavolo ricorda le atmosfere dellEretico Tour di Caparezza, il resto tuttomatto, coralit grottesche unite a un incalzare ossessivo (Niente dimportante) declamano la personalissima opinione de il Maniscalco Maldestro in materia di prog-rock. Ma non ci si ferma qui: il disco in continua evoluzione, e non un modo di dire. Partenza e arrivo non coincidono assolutamente. Parole strizza locchio ai Porcupine Tree e di per contro, Battisti strizza locchio ai maldestri nella cover Nessun Dolore, con il suo ritornello hard rock. Si ritorna subito ai ritmi dispari con Piove, con la quale si percepisce il tipo di percorso che i quattro toscani si sono lasciati alle spalle. E proprio quando si pensava di essersi riabituati ad una sonorit e di esser tornati nel locus amoenus da cui si suppone che il Maniscalco Maldestro dovrebbe provenire, ecco che il grotesque sbuca fuori da un cespuglio, con chitarre quasi brit-pop e velleit da brano indie rock allitaliana (Confessioni di un italiano medio). Una volta ascoltato e riascoltato, questo album ci lascia in testa una netta sensazione di rispetto per il lavoro, dove le infinite ispirazioni musicali convivono e coesistono (le tastiere su Declino Lento e Non sento niente non sono casuali) per sorreggere lingente quantit di materiale che andata a comporre le dodici tracce di questo album prog-folkalternative-electro-etc.-rock. [ 6/10 ] BERNARDO MATTIONI

Sun King PRISONERS OF ROCK U.d.u. Records, 2012 Esiste un modo migliore di iniziare la giornata che con un assolo di Angus Young o una pentatonica di Jimmy Page? I Sun King prendono in prestito il nome da un pezzo di Abbey Road ma sono la perfetta sintesi del canonico rock/metal anni 80 e questo ci piace molto. Al primo ascolto del loro album Prisoners of rock non si rimane particolarmente colpiti, soprattutto dalla traccia di apertura Turn me on che non spicca per loriginalit. Andando avanti con la scaletta per non si pu non ascoltare per due volte consecutive A sign, una ballad dalla struttura un po insolita e coadiuvata da una voce leggera di violino (ottima scelta) che fa apprezzare molto il lavoro di produzione. Chitarre dalle distorsioni potenti, tecnicamente ineccepibili e scale rigidamente inquadrate nel rock pi convenzionale rendono il lavoro indiscutibilmente di ottima fattura, ma quella che purtroppo manca la fantasia, il carattere compositivo. Inoltre brani come I just want che partono con un riff molto potente avrebbero dovuto rispettare quel canovaccio, mantenere quella dinamica che purtroppo nel corso dellascolto tende a ingolfarsi troppo spesso. In ultimo, i pezzi che mostrano le potenzialit di questo trio e che lasciano una buona impressione definitiva sono le tracce di chiusura Hippogriff e Man of the mountain, nei quali la band si concede un momento di maggior creativit ed emotivit. [ 6.5/10 ] FABER PALLOTTA

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Gambardellas SLOPPY SOUNDS BigWave Records, 2013 Il disco si ascolta veramente bene, ve lo dico subito. Parte subito forte con il primo singolo Flash, praticamente un pezzo garage pop che allinizio sembrano gli Hives col cantato dei Dandy Warhols. Lattenzione non cala quando in Freeway si cita Immigrant Song (per lennesima volta nella storia della musica), un brano che sta in piedi da solo e che ricorda le sonorit grunge pi mainstream degli anni 90. Tra laltro il ritorno dei 90s sta creando pi hype di un maledetto aiFn, a meno che lattacco non sia gi in atto... Ma continuiamo a parlare del progetto solista di Mauro Gambardella, batterista e polistrumentista (come si pu evincere dal video di Flash), qualificatissimo musicista gi nelle fila, tra gli altri, degli ottimi The Rs. Pi avanti il disco si avvicina ad atmosfere diverse, che ricordano i primi Lit (Living the Night). Lintera stesura dellalbum stata programmata a quattro mani insieme a Fabio Fazthedale Dal. Il disco non sbaglia un colpo, al primo ascolto tutto rimane impresso, tutto fruibile, tutto funziona. Se dobbiamo fare un appunto a questa riuscitissima opera prima (dove lesperienza in studio del frontman milanese funge da collante, caricandosi sulle proprie spalle lintero progetto), potremmo dire che forse funziona tutto troppo bene. Con qualche eccezione, lurgenza di arrivare in faccia allascoltatore, di prenderlo subito, di scuoterlo, di chiedere oh, mi stai ascoltando? sembra prevalere. Questa tuttavia una prerogativa del tipo di linguaggio con cui i Gambardellas hanno deciso di farsi sentire. E su questo non si discute. I Gambardellas si fanno sentire. [ 6.5/10 ] BERNARDO MATTIONI

La Costituente PER QUANTO VI PREGO Altipiani, 2013 Un nuovo laboratorio aperto per la composizione di canzoni. Costituente, come quel momento in cui latto creativo converge in politica, per comporre la spina dorsale di un paese. Ess, che la politica un bel teatro e pure loro fanno della teatralit un ambiente, tra comparse e protagonisti, in libera esibizione su un palcoscenico immaginato. Un associazione di artisti fluida, alcuni stabili altri forfaittari reciprocamente estimatori delle loro arti, e poi del vino e del jazz. Un disco jazz in merito alleducazione dei musicisti, alla ricercatezza, che per non vanagloria cieca, poich strizzano occhiolini a destra e a manca: al popolo, ai boleri e per me inviterebbero pure Rino Gaetano a farsi un goccio. La loro arte interpretativa, aldil del suono si percepisce una partecipazione di umore allesecuzione, tanto (e tanta) da perdersi in espressioni sofisticate. Le molteplici rette strumentali proseguono in mare aperto e tratteggiano una vocazione che non da tutti. Ho perso la bussola varie volte, sebbene il disco possa essere ascoltato anche ad un livello meno attento, come sottofondo pomeridiano; oltretutto il lessico viene scandagliato, bandite le rime facili, a rimarcare la pulizia intellettuale e la capacit evocativa: pitture del sud-est, di una notte esotica. A tutto annuiscono Battiato e Conte seduti in prima fila. Ma la platea non tutta cos geniale, da capire tutto. [6.5/10 ] PABLO

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Cesare Basile S/T Urtovox, 2013 Dopo lottimo Sette pietre per tenere il diavolo a bada lottavo lavoro di Cesare Basile ci riporta nella sua terra di Sicilia, che respira forte gi dalla bellissima Introduzione e sfida. Cantautorato di alto profilo, arrangiamenti sghembi e ridotti allosso, testi che si riservano quando vogliono il diritto di non farsi capire, canzoni polverose che masticano spesso il dialetto materno per lanciare un messaggio globale; la violenza sulle donne (Canzone addinucchiata, Minni spartuti), la condizione ca non ppo fari vuci di quelli che erano i lavoratori di giornata (jurnatari) e che oggi si chiamano immigrati (Maliritta Carni), la guerra e loppresione (Nunzio e la libert), la necessit di arrivare al cuore della parole (Lorvu). Ma gli episodi in cui si torna allidioma continentale sono al pari convincenti. Parangelia dedicata allattrice e poetessa greca Katerina Gogou, morta per suicidio e autrice di versi anarchici - richiamati con latente ipertestualit - contro la dittatura dei colonnelli; il nome del brano, che in greco sta per richiesta, fa riferimento alla vicenda di Nicos Koemtzis, da cui stato tratto il film intitolato appunto Parangelia! del regista Pavlos Tasios, marito della stessa Gogou che vi si ritaglia una parte e vi recita alcune delle sue poesie. Il ritmo percussivo (praticamente Heart and Soul dei Joy Division riletta da Tom Waits), la chitarra distorta e le veloci incursioni dei fiati ne fanno uno degli episodi migliori del disco. Si torna invece agli arpeggi della migliore tradizione italiana con gli ultimi brani. Caminanti una dolorosa rappresentazione di quelli che la vita ha ridotto al nome di pazzi, e che in un verso di poesia altissima Basile definisce appunti smarriti di altri capolavori; la voce si assottiglia e ricorda da vicino quella di Claudio Lolli. Convince meno Lettera di Woody Guthrie al giudice Thayer, ovvero colui che condann a morte Sacco e Vanzetti, ai quali il cantautore americano dedic un album di ballate. Inarrivabile invece la finale Sotto i colpi di mezzi favori, che descrive la corruzione di unItalia a cui troppi hanno voltato le spalle e costruisce insieme una gemma di inestimabile valore etico e musicale (da una poesia di Danilo Dolci). Ledizione in vinile pubblicata dalla Viceversa Record aggiunge un secondo disco intitolato Le ossa di Colapesce in cui Basile rilegge in acustico sette suoi brani pi una ripresa di Maria nella bottega del falegname dal De Andr della Buona novella. [ 8/10 ] FABRIZIO PAPITTO Trouble Vs Glue DIE TRAUERWEIDE NO=FI Recordings, 2013 Quanti non si chiedono o non sanno chi si nasconde dietro Mr. Trouble e Mrs. Glue devono fare imprevedibili conti con lascolto di Die Trauerweide. Provenienti dalla famigerata e infame Borgata Boredom, superlativa entit collettiva popolata da musici bizzarri e altri esseri non meglio identificati provenienti da Roma Est, sfornano il loro secondo disco senza alcuna esitazione o pudore. La vibrante Intro offre il benvenuto nellestroso e sbilenco mondo dei Trouble Vs Glue. Lincedere porno groove della seconda traccia, All The Things That I Want, provoca un incessante sussulto pelvico che difficile contrastare. In My Holy Sake prende forma, in una sorta di ibridazione Devo/The Residents. Rudders in the Air sfocia in suggestioni deviate e inclassificabili degne dei migliori Butthole Surfers. In a strangers town un brano dal sapore squisitamente californiano, nel senso pi underground del termine, con una improbabile ma efficace sezione straniante di percussioni sintetiche. Metal Lead, dallincedere pudicamente marziale, si rivela una sci-fi song dal forte retrogusto teutonico pre-caduta del muro. Dopo aver inserito la monetina invece inizia Directions, ideale soundtrack del primo videogioco noise della storia degli anni 80. Spacegrave si spinge invece verso toni pi epici ribaltati dadaisticamente in una curiosa weird song. Ma Loose il brano apripista del disco, industrial disco music che scalda i sensi nel suo sonico e sensuale perpetuo tzum tzum psycho-noise. Ma su Jungle Hall che inevitabilmente entra in campo la cassa dritta e le sinuose voci dei nostri due eroi sorprendono ancora per la loro singolare personalit. Nel complesso si tratta di 35 minuti di superlativa avant-garde elettro nippo punk. Futuribile dance music, sintetico stupefacente sincretismo di no wave e minimal techno pop. Probabilmente gli unici eredi ideali dei primissimi Krisma, seppur lo spessore e il bagaglio estetico-culturale che si portano dietro i Trouble Vs. Glue sia di tuttaltro spessore. I componenti del gruppo sono due ma gli elementi in gioco sono molti di pi. [ 9/10 ] ANTHONY ETTORRE

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Oslo Tapes OSLO TAPES (UN CUORE IN PASTO A PESCI CON TESTE DI CANE) Deambula Records, 2013 Oslo Tapes il titolo dellalbum e del progetto musicale, una proposta in duo di Marco Campitelli, leader dei Marigold, nonch creatore della Deambula Records, e Amaury Cambuzat (Ulan Bator). I due si incontrano, si scontrano e alla fine si mescolano a meraviglia, dando vita ad un album perfettamente equilibrato, ricco di collaborazioni, tra cui quelle di Nicola Manzan (Bologna Violenta), Gioele Valenti (Herself), Luca Di Bucchianico, Mauro Spada (buenRetiro) Stefano Venturini (Ka Mate Ka Ora), ad impreziosire lalbum. Gli undici brani dellalbum risultano godibili, inseriti in unambientazione di stampo nordico che si percepir appieno solo nellultima traccia, strizzando locchio ai Sigur Ros. Ma andiamo per gradi. Lopentrack Alghe schiaccia lascoltatore con ritmi pesanti e violini sul limite della psichedelia. Distanze un cupo folk-poetico. Imprinting, una delle migliori dellalbum, molto diversa dal resto del cd, inizia dolcemente cullando con colori e suoni, in una progressione musicale che sfocia nel brano successivo, Nove Illusioni, come continuum sperimentale di post-rock, riuscito perfettamente. Il new wave si respira a pieni polmoni con Elogio, e il gran finale di Crocefissione Privee mette a nudo tutto il loro sperimentale approccio alle atmosfere e ai rumori in perfetta armonia e sintonia con un equilibrio delirante. [ 6/10 ] G. MONTAG Livia Ferri TAKING CARE BlackBackCalico Records/ M.i.l.k., 2012 Cosa dobbiamo dirvi dellesordio di questa ragazza romana? Che di cose degne di nota questo disco ne ha pi di una. La voce, prima di tutto; pulita, delicata, calda nel prendere certe pieghe intime. Ma anche i pezzi ci sono, e sembrano distanti dalle ingenuit del dilettantismo. Folk-pop che non vuole tracciare nuovi confini ma proteggere quelli che ha.Taking Care, prendersi cura appunto. E cos il singoloHopefullycon cui inizia lalbum un buonissimo biglietto da visita per chi voglia chiudersi alle spalle la porta di casa e aprirsi al sole che c fuori, come fa la meravigliosa tartaruga delvideoclipche promuove il pezzo. La dolceIn my dreams, lincantataPavlovcome lottimaCassius Clay, la pi turbinosaThe Flow, lintro secco diHomesickche suona vicinissimo aTracy Chapman. No, certo, siamo distanti da lei come ovviamente siamo distanti daAni DiFrancotanto amata dalla nostra; ma aldil di paragoni impossibili, mancano soprattutto il carattere e la personalit che sono il punto debole di questo disco. Anche quando si prendono buone linee melodiche non si riesce ad incidere in modo decisivo sul pezzo, e limpressione quella di un amalgama molto garbato ma a tratti anonimo. Ma un passo alla volta,taking caree anchetaking time, prendersi il giusto tempo. Per ora pensiamo aLivia Ferricome alla tartaruga di cui sopra, animale tenero e curioso che si affaccia per la prima volta dal suo guscio, cos com. Alcune tartarughe sanno fare molta strada [ 7/10 ] FABRIZIO PAPITTO Roberta Gulisano DESTINI COATTI Autoprodotto, 2012 Avete presente un bel pomeriggio destate allombra di un enorme ulivo?!? Quale altra colonna sonora potreste ascoltare se non questa il talento indiscusso di Roberta LaGuli non stato mai un mistero, pluripremiata e osannata da critica e pubblico in occasione di questa autoproduzione non fa altro che confermare le voci positivissime che lhanno vista protagonista. Una passeggiata rilassata e molto piacevole tra note popolari, accenni di bande mistiche e provinciali, stornelli da bambini e folk spensierato, eppure tanto spessore letterario e rigore in ci che ogni canzone dellalbum esprime. Una voce piacevole e delicata accompagna lascoltatore per mano, attraversando sentieri tortuosi e complicati, i sentieri della vita, sempre pi ingestibili e difficili da tenere sotto controllo quando si parla di violenza o sofferenza. La qualit che contraddistingue questa eclettica cantautrice la capacit di affrontare con una leggerezza spiazzante, quasi volutamente infantile, delle storie di ordinaria cattiveria, racconti che farebbero rabbrividire anche il pi impassibile degli esseri umani. E come voler spiegare ad un bambino come togliere una vita, ma con la semplicit di una ninnananna. Alcuni concetti, espressi in un determinato modo non possono che essere partoriti da molta intelligenza. Destini Coatti un diamante in mezzo al fango, stupendo ma tremendamente sporco. [ 7.5/10 ] MARUSKA PESCE

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Lef DOPPELGNGER Toast records, 2013 I Lef sono un sestetto angloitaliano, ma il mezzo sangue sassone la parte pi viva del loro organismo, secondo me. Puramente e deliberatemente new wave anche nellestetica (scuri e cupi che Cheyenne & The Fellows sarebbero stati fieri, se solo fossero mai esistiti). Citano Burroughs, Freud e Lacan, e questo li renderebbe pretenziosi, se non fosse che non ne parlano mai a sproposito, almeno. Se la wave fosse esistita ai tempi dellespressionismo, sarebbe sicuramente stata la colonna sonora di angosce in celluloide come Il gabinetto del dottor Caligari e Nosferatu, nonch di capolavori letterari come Dal mattino a mezzanotte o Il pazzo. E infatti, a quanto leggo, i sei accompagnano le loro performance live con videoproiezioni depoca. un concept album nel senso pi libero del termine, e naturalmente il tema lo sdoppiamento (anche se doppelganger non si scrive cos) e il contatto con langolo pi oscuro e profondo delle nostre coscienze. Come Dorian Gray, messo di fronte allincarnazione dipinta della propria mostruosit, i Lef dialogano continuamente con il buio, tessendo riff fatti dansia in unatmosfera generalmente cupa e soffocante che parla s delle nostre recondite interiorit, ma anche del peso poliziesco dellestablishment sulla psiche. C anche tempo per la cover di You really got me dei Kinks, che non si capisce bene cosa centri, per non affatto malriuscita. Qualcuno ha detto Joy Division? Beh, s, ma anche Talking Heads ed Editors, con un cantato che viene direttamente dai vecchi, vecchissimi Litfiba (quando Pel voleva fare il poeta dannato, non il camionista di lungo corso). Mi piaciuta Freedom (la cella) un brano recitato e, nonostante la claustrofobia del tema, pi arioso e speranzoso rispetto al tono generalmente depresso dellopera. Testi highbrow in un misto ditaliano e inglese, con pretese da spoken poetry, a volte azzeccati, a volte esageratamente aulici ed ermetici, ma questa una tendenza tipica del genere, e non gliene si pu fare troppo una colpa, anche perch i sei non toccano mai vette realmente liricoridicole (grazie al cielo). un buon disco, non originale, e non particolarmente vario, ma eseguito con perizia e amore per il milieu darkwave, e gli appassionati non potranno che divertirsi con la schizofrenia psicanalitica dei Lef. [ 6.5/10 ] MARCO PETRELLI

Chaos Conspiracy WHO THE FUCK IS ELVIS? Overdub Recordings | Worm Hole Death | Aural Music, 2013 Se ho qualche critica che devo rivolgere ai Chaos Conspiracy la esterno subito cos provo a lasciarmela alle spalle. La loro attitudine mediatica appare sin troppo auto compiaciuta e il fatto di ostentare sta cosa un po mi irrita. Tra laltro ce lo ribadiscono anche attraverso i testi che condiscono la loro produzione squisitamente strumentale. Chi cazzo Elvis? tradotto il titolo del loro ultimo disco. Il loro concept detta che Elvis non mai stato il loro dio e che non il padre del rock ma il padre del music business. Qualcuno dallalto mi hai introdotto i CC come una grande band. Una grande band non spara stronzate di tale fattura o, alla meglio, spara stronzate con classe. Anche la nostra musica non entertainment, rivoluzione mi ha fatto tentennare. Ho provato poi ad ascoltarli con il volume a manetta strano! Stavolta i vicini non mi hanno bussato per protestare. Ma ben lontano dalla consapevolezza di qualsivoglia intento rivoluzionario dei tre giovani campani, direi che la comunicazione andrebbe un po rivista... Se non altro per ora mi esaltano giusto i titoli di alcuni brani: I Dont Wanna Be Your iPod e Manganello Is Not A Dildo su tutti. Dimenticavo la musica: il disco math rock di ottima fattura e, per quanto il combo sia una macchina perfettamente funzionante, compatta, stimolante e impeccabile nellassetto esecutivo, non propone nel corso delle 8 tracce nessuna impennata di viscerale originalit. Qualcuno, nel trattarli, ha osato scomodare i Cop Shoot Cop o Zu. Forse il caso di ridimensionarsi un po!!! Decisamente. I CC sono un fiume in piena, non si discute, e il loro suono ha una forte impronta jazz-noise, che fa sempre cool seppur un po troppo sdoganato in questi termini Gli accostamenti e le ibridazioni proposte (fusion, metal, punk, avantgarde) sono superlativamente proposte con brutale vitalit. Purtroppo manca lelemento principale per una band potenzialmente sovversiva come i Chaos Conspiracy: quello rivoluzionario! La superlativa e matura attitudine proposta, proprio perch ennesima variante delluniverso math, non porta niente di nuovo nel vitale mondo dellunderground italiano. Non so quanti mi odieranno ma i Chaos Conspiracy, nonostante il cazzutissimo background che si portano dietro, puzzano di mediocrit. Che cazzo ci volete fare! (Ooops, mi sa che alle spalle non mi sono lasciato un bel niente!). [ 5/10 ] ANTHONY ETTORRE

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Slobber Pup BLACK ACES Rare Noise Records, 2013 Ho ascoltato Black Aces prima di realizzare che si trattasse di un supergruppo e la reazione stata di puro sconcerto. Non sapevo da dove cominciare a scrivere. Poi scopro che dietro questo bizzarro nome, Slobber Pup, si cela Jamie Saft (New Zion Trio, Metallic Taste Of Blood), quel genio di Trevor Dunn (Mr Bungle, The Melvins, Fantomas, Tomahawk), Balazs Pandi (Metallic Taste Of Blood, Obake) e uno dei pi importanti chitarristi free-jazz, Joe Morris! La RareNoiseRecords con Black Aces pubblica quello che probabilmente si riveler uno dei migliori dischi del 2013, senza esitazione. La matrice elettro rock, lincedere free-jazz, limpeto grindcore, la sensibilit psichedelia. Cinque tracce di pura improvvisazione i cui tratti distintivi sono nel mood inebriante che percorre i brani del disco. Come esempio basti la traccia di apertura di ben 27 minuti, Accuser, che si rivela una magniloquente session che risucchia in un vortice di suggestioni jazz rock e progressive senza tempo. Immerso in un magma sensoriale il cui cordone ombelicale legato agli anni settanta, resta un disco visceralmente zappiano ed esteticamente zorniano. Costruito sullimprovvisazione, forma espressiva assoluta, in un connubio tra jazz rock e avant-garde, Black Aces si manifesta in tutta la sua efferata bellezza! Ipnotico, celebrativo, hendrixiano, un tripudio sonoro senza tempo. Il tempo si ferma e il jazz davanguardia si manifesta nella sua forma pi completa, impregnata di eccessi ed estremismi. Non un disco da fissare al primo ascolto, va meditato, contemplato, divorato, metabolizzato non pu e non deve essere semplicemente un nuovo tassello di contemporaneit da consumare in tutti i merdosi iPod di questo fottuto pianeta molto di pi! [9.5/10] ANTHONY ETTORRE

Hot Head Show PERFECT Tentacle entertainments, 2013 Leggenda narra che questo terzetto londinese, capitanato nientepopdimenoche da Jordan Copeland, figlio del ancorapinientepopdimeno che di Stewart dei Police, con il suo Lp di esordio, The Lemon LP, colp in maniera talmente viscerale Les Claypool da convincerlo a portarsi appresso i tre ragazzi come band di supporto per il tour europeo dei Primus nel 2011, dopo ben undici anni di assenza dalle scene. Questo evento port al gruppo tanta notoriet che ben presto diventano loro stessi gli headliner in vari festival. Per questo nuovo disco cera unattesa da parte degli addetti ai lavori non indifferente. Attesa che fondamentalmente stata ben ripagata, se non fosse che il sound non dei migliori. Ma senza soffermarsi su un dettaglio che ritengo ininfluente poich gruppi del genere valgono molto di pi live, ascoltando il disco si nota subito una cosa: se Les li ha scelti perch i nostri hanno il sincopato nel sangue, e veramente ricordano i Primus dei tempi doro. Il disco si snoda su sonorit funky, richiamando i primi RHCP e, come in Bang Now, omaggiando lecletticit di Zappa. I riferimenti in realt sono molti, e non per demeriti del gruppo, ma perch in questo genere, il crossover inizi anni 90, stato consumato da gruppi notevoli, oltre a quelli menzionati. La marcia forsennata di Some money un richiamo ai SOAD di Toxicity, voce roca e ritmi graffianti; Banghfish figlio della vena metal e forsennata dei Beastie Boys; Little Kitty rievoca Nick Cave in chiave ironica; Hello Doctor ha quel basso ipnotico e la carica narcolettica degli Incubus vecchia maniera. Fermi tutti per. I vari richiami non sono unaccezione negativa, ma semplicemente dimostrano la versatilit degli Hot Head Show, che riescono a comporre un album tutto da ascoltare e una piccola gemma per coloro che amano i cambi di ritmo. Unica pecca forse che, rispetto allopera precedente, perdono un po di completezza e di incisivit, cosa dimostrata dal fatto che non c, a mio parere, un pezzo che si fissi completamente in testa. Ma ci non toglie la soddisfazione che resta dopo un disco del genere. [ 8/10 ] LUCAJAMES

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Soldout MORE FlatCat Records/Family Affair, 2013 Duo belga composto da Charlotte Maison, voce, e David Baboulis, tastiere, sulla scena da quasi dieci anni. Si ripresentano con questo lavoro ben confezionato, pulito, con effetti e distorsioni mai eccessive, mai singolari. I Soldout creano, o meglio assemblano, un suono influenzato decisamente da quello degli anni Ottanta, un synth pop dancereccio, mai alterato, lieve come la voce della cantante. Non mancano spunti che declinano verso territori pi inquieti e oscuri come nelliniziale Right Now, o in A Drop Of Water o in About You. La drum machine diventa pi marcata e pulsante, il tono delle composizioni assume un carattere meno rassicurante e melodico, come nella traccia nascosta alla fine del disco. Vengono in mente dei Death in Vegas meno ossessivi e abrasivi o una versione meno sensuale dei Garbage. Nondimeno la cifra stilistica del lavoro resta unaltra, pi leggera, malinconica, orientata a recuperare atmosfere soffuse, da club con unattitudine nostalgica, senza eccessi o scosse. Ma il risultato di questa operazione non del tutto persuasivo. Allascolto More risulta eccessivamente levigato, freddo e calligrafico per suscitare emozioni profonde e durature. Le suggestioni orientaleggianti, che richiamano un Giappone colorato e pop, penso a Far Away e soprattutto a Wazabi sono tediose e troppo ammiccanti; cos come le evidenti divagazioni synth pop di 94 e Relics non si emancipano dal revival dando limpressione di puro esercizio formale, peraltro ben fatto, eppure troppo evanescente, non in grado di coinvolgere sentimentalmente. In un mercato discografico dominato dal mainstream, i Soldout hanno una loro parte, non un caso che un loro pezzo sia stato scelto come colonna sonora per un video promozionale di unimportante multinazionale francese della moda, ma nulla aggiungono a un genere saturo e abusato. La fruizione di More pu risultare gradevole per un ascoltatore distratto, ma non lascia tracce nella memoria e nel cuore e il disco non pu che finire nel dimenticatoio. [ 6/10 ] VINCENZO PUGLIANO

The Computers LOVE TRIANGLES, HATE SQUARES One Little Indian, 2013 molto difficile definire questo gruppo inglese, perch la loro musica ti spiazza continuamente. La prima traccia Bring me the head of a hipster parte indie rock, ma poi ci sono dei coretti alla Beach Boys, e sembra di essere negli States di molti anni fa, con le armoniche a bocca che si risentono; ma non finisce qui, alla fine della canzone ci sono invece degli urlacci punk, e il tutto in un unico brano! Poi c la title track e sembra invece di essere rientrati in stile indie-rock, ma subito ci ricrediamo con Mr. Saturday night, con Moog pienamente anni 70 e un ritmo molto incalzante, con tanto di accompagnamento al battito di mani (nel ritornello sembra quasi di aspettarsi Whoopy Goldberg in abito da Sister Act). Nothing to say e C.R.U.E.L sono invece una parentesi non troppo felice, perch rientrano in una specie di pop/rock non molto originale come invece il resto dellalbum. Interessante invece Disco sucks, molto punk anche se sempre fuori dagli schemi e poi Selina Chinese, il pezzo migliore in quanto racchiude perfettamente ci che loro definiscono punknroll, con musica totalmente rockabilly anni 50 e voce che invece urla come il miglior punk. Purtroppo questa loro peculiarit non riescono a mantenerla sempre, spesso rientrano nel gi sentito, a volte richiamando sonorit gi trite e ritrite, ma quando riescono a fondere/fondare questo loro genere meritano davvero molto pi di un ascolto. Emblematica della loro fusione di generi la canzone finale Single beds, in cui una melodia, molto simile a When a man loves a woman, viene cantata con una voce la Axl Rose o Steven Tyler. Se non riuscite ad immaginarvelo, prendete questo disco e ascoltate lultima traccia. [ 7/10 ] PIERGIORGIO CASTALDI

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38 BF
Dj Scientist SOLID STEEL RADIO SHOW Ninja Tune, 2013 Solid Steel Radio Show parte di una lunga storia progettata sin dalla fine degli anni ottanta a base di Dj set radiofonici iniziati dal duo inglese Coldcut, Matt Black& Jonathan More, che andarono oltre la semplice playlist sviluppando abilit nel mettere in atto tecniche di cut-up dal vivo. Nel 1990 i Coldcut diedero vita alla Ninja Tune, indipendentissima etichetta entrata ormai nella storia dellelettronica e dellhip hop. Tra i progetti discografici dei nostri eroi vi Solid Steel una serie di albums MIX dei DJs pi affermati (Goldie, DJ Shadow, The Orb, De La Soul, solo per citarne alcuni). Dj Scientist celebra i 25 anni di questa singolare tradizione con la pubblicazione di Solid Steel Radio Show in una sorta di editing musicale di insoliti e sconosciuti lidi musicali. Si viene catapultati in una dimensione culturale totalmente aliena, tanto da sembrare un mockumentary sonoro. Il blob acustico promosso unicamente rivolto a suoni provenienti da rari vinili dellUnione Sovietica (SSSR lacronimo di Solid Soviet Steel Radio). Un coacervo di stimolanti suoni provenienti da Mongolia, Ucraina, Moldavia, Russia, Lituania e non solo in ununica avventura musicale della durata di un ora funky, rock, jazz, pop, western, vintage e musica tradizionale shakerati ad arte. Un modo sorprendente per riscoprire tesori nascosti e comunque una leccornia per i cultori delleredit di culture cos lontane da noi Loperazione anche filologicamente coerente vista lestrazione di brani unicamente pubblicati da dischi Melodiya, unetichetta che i cultori del raro conoscono a dovere. In conclusione, direi un ascolto interessante per orecchie curiose e per chi ama sorprendersi. Se non avete ascoltato mai il progressive mongolo o leasy listening ucraino, se avete voglia di scoprire i Bayan Mongol Variety Group o Vizerunki Shlyakhiv tra i tanti, DJ Scientist ve li offre (in ben 38 gustosi brani remixati) su un piatto dargento. [ 7/10 ] ANTHONY ETTORRE Nils Frahm SCREWS Erased Tapes, 2012 Nils Frahm un pianista, compositore e produttore di Berlino. La sua formazione, prettamente classica, vede come suo insegnante Nahum Brodski, a sua volta allievo di Tchaikovsky. Nel 2008 fonda la Durton Studio e infatti oggi Nils Frahm lavora come compositore e produttore dalla sua sede a Berlino Durton Studio, dove ha collaborato con molti musicisti contemporanei. Il suo ultimo lavoro si chiama Screws (viti). La scelta di tale nome non per nulla casuale; si riferisce ad un incidente avvenuto nel proprio studio dove il musicista si rotto il pollice. Come lui stesso afferma, a causa dellinfortunio, non ha potuto fare concerti per diverso tempo e quindi si ritrovato in uninaspettata vacanza nella quale ha composto lalbum solistico Screws. Il disco di 9 tracce (You-Do-Re-Mi-Fa-Sol-La-SiMe) esattamente come le dita che potuto utilizzare per comporlo. Ascoltandolo si percepisce chiaramente la formazione classica ed una ricerca del suono del pianoforte molto personale. Nellintero album non presente altro che il piano, ma la giusta durata delle tracce (da un minimo di 02:25 ad un massimo di 03:59) evita nellascoltatore si possa generare noia. Nonostante Frahm sia un compositore contemporaneo non c nulla di moderno, sia nellarmonia che nella melodia, in questo album. Malgrado la durata delle tracce, difficile ascoltarlo per intero, poich sembra che Nils voglia dare lo stesso messaggio in ogni pezzo allascoltatore, che ne gi saturo dopo le prime tracce. [5.5/10] ALESITON

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derTANZ KAKTUSZ Autoprodotto, 2013 I derTANZ arrivano da Budapest e ci propinano con sgraziata immediatezza una miscela esplosiva di punk sperimentale, noise e avanguardia post lo-fi. Kaktusz il loro primo lavoro ed rigorosamente eseguito dal vivo in un piccolo paese (rsekvadkert) in una ex-colonia socialista abbandonata. I derTANZ sono un trio, rpd Gulys al basso, kos Tornyos alle pelli e Gbor Kovcs alla voce. Lepica vocale di Kovcs ricorda in modo impressionante lespressivit penetrante dello svizzero Franz Treichler dei The Young Gods. Un disco selvaggio, dai ritmi ossessivi degno dei migliori Swans. Stridii e noise straniante che inebria lascolto con sensazionale efficacia. Il free punk di questi strabilianti ungheresi ci catapulta in un universo post-punk forgiato da ritmi marziali di ispirazione industriale. Ciniche distorsioni e rivendicazioni elettro-analogiche rabbiose e rovinosamente punk, ricordano senza riserve la migliore decadenza espressa in passato dai The Bithyday Party di Nick Cave. E ancora se da un lato ci ricordano alcune escursioni alla Dirk Ivens (in arte DIVE) e le sonorit siano brutalmente penetranti ed originali quanto lo stata lintera discografia degli Alboth!, dallaltro i derTANZ spiccano di originalit trascendendo da qualsiasi fonte dispirazione. Kaktusz corre veloce nella mente e sorprende in ogni istante senza retorica alcuna. Basso, batteria e voce sono lessenza di un minimalismo che non richiede interpretazioni. Grottesche sperimentazioni allucinatorie percorrono le tredici tracce del disco per accompagnarci in un trip esclusivo di psichedelia contemporanea dalle sfumature bizzarre e imprevedibili. Il disco desordio di questi giovani extracomunitari che sorprende traccia per traccia si spinge avanti in una sequenza di apologie del rumore celebrate in uno dei migliori dischi di post-harcore dellanno. Degna di nota la splendida copertina disegnata da Mrton Tornyos. [ 8.5/10 ] ANTHONY ETTORRE

The End Men PLAY WITH YOUR TOYS Autoprodotto, 2013 Forse sconosciuti ai pi in terra italica, il duo di New York, provenienti dal quartiere di Brooklin, dove formare un duo ormai la consuetudine, sono gi al loro secondo disco. Una sonorit e una vocalit che rimandano immediatamente a paragoni importanti, come Tom Waits, fin dalla prima traccia Cleaning your mind, dove la voce ammaliante di Matthew Hendershot fa capire subito che tipo di progetto hanno in mente i due. Con Livia Ranalli a dimenarsi tra batteria, percussioni e backwords, lalbum si evolve in suoni tipicamente garage-rock intervallati da interessanti sperimentazioni musicali, come in Play with your toys Pt. I, dove le cornamuse la fanno da padrone. Il pezzo introduce lepisodio pi carico dellalbum, ovvero The ballad of Billy Polk. Tutto il lavoro si basa, ovviamente, sulla potenza vocale di Hendershot che farebbe invidia a gruppi come i White Stripes o ai Black Keys: un tono roco, un accento americano spiccatamente marcato, bassi spigolosi, che ben si accompagnano con chitarre aggressive e batteria martellante, senza per mai essere troppo invasiva, creando atmosfere cupe e leggermente demoniache. A conferma di ci vi lultimo pezzo, di oltre 7 minuti, che restituisce suoni lugubri e sensazioni angoscianti. Sostanzialmente un lavoro ben riuscito, che, grazie anche alle sonorit calde della chitarra, permette ai The End Men di canalizzare e indirizzare la loro musica verso un settore non ancora completamente saturo, anche se ritengo che il duo americano abbia ancora molta strada da percorrere prima di riuscire a sfruttare a pieno le proprie evidenti potenzialit. [ 7/10 ] LUCAJAMES

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Mosch METAMORPHOSIS AS A METAPHOR Duzz Down San, 2013 In territori elettronici come quelli proposti dallaustriaco Mosch, al suo primo album, non sempre facile descrivere e riprodurne in parole i connotati. Spesso le ispirazioni sono astratte e quindi tendenti a mutazioni, trasformazioni imprevedibili, a metamorfosi, appunto. Il cosmo dellelettronica, poi, pieno di territori sonori inesplorati. Metamorphosis As A Metaphor parte di quellesteso universo sonoro i cui confini non si definiranno mai: lelettronica larte contemporanea per definizione! La tessitura di fondo degli elettro-arazzi di Mosch ambient. Tappeti sonori su cui la sperimentazione pi raffinata prende forma attraverso intrecci tra triphop, dub e IDM. Ogni singolo brano cesellato a dovere per dar vita a 9 tracce di interessante neominimalismo dance. Seguono 6 tracce che ripropongono diversi remix dei brani ascoltati in precedenza. Unopera futuribile che offre calda elettronica, calibrata con cura e singolare gusto estetico. Leredit lasciata da Steve Reich si immerge nella club music per generare il personale mondo di Mosch. Lintegrazione di strumenti tradizionali come basso e sassofono arricchiscono alcune tracce, tanto da rendere un brano come Fractured Black Velvet un gioiello di rara bellezza: cupo ipnotismo dub eseguito con rarefatta eleganza, decisamente il migliore brano dellintera opera. Il disco, pubblicato in vinile con una incredibile artwork, offre unesperienza non lontana dalle cose pi raffinate di Venetian Snares e Aphex Twin, anche se trovo il disco a tratti autocompiaciuto e a momenti stucchevole, per leccesso di piacevolezza che tende a generare. Il soundtrack che lintero lavoro rischia nel suo complesso di produrre unestetica sterile: quella da priv e club esclusivi per intenderci. Limpronta che lascia Mosch ad ogni modo interessante seppur volga ad una sorta di sperimentazione conformista, quindi riconoscibile. Le versioni remix che vanno dalla decima allultima traccia sono lelemento pi trascurabile. Queste anzich valorizzare il lavoro originale di Mosch lo banalizzano vezzosamente rendendolo ancora pi vuoto. Metamorphosis As A Metaphor comunque un disco che tutti gli appassionati di Massive Attack, Tricky e Portishead, per citare i pi mainstream, devono assolutamente possedere. [ 6.5/10 ] ANTHONY ETTORRE

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Omosumo CI PROVEREMO A NON FARCI MALE Ep Malintenti Dischi, 2013 Assolutamente uno dei dischi pi belli usciti questanno, poche parole vanno sprecate in merito ad un lavoro del genere, cos ricco di contenuti. Potenza allo stato puro, uno schiaffo musicale che non pu trovare altra definizione se non quella di capolavoro. Groove perfetto e talento miscelato a tecnica ineccepibile fanno di questa insolita band una delle promesse dellelettro-rock. Tre percorsi differenti, corrispondenti ad altrettante radici musicali, nelle viscere degli Omosumo si nascondono il rock graffiante e duro di Roberto Cammarata (brillante chitarra dei grandissimi Waines), lelettronica pura e fredda di Angelo Sicurella e il talento gi riconosciuto di Antonio Di Martino (Dimartino band). Impossibile da credere che tale diversit abbia portato ad un risultato tanto enorme e assolutamente inaspettato e, considerando che questo un ep, le aspettative in futuro saranno enormi. Ci proveremo a non farci male selvaggia apoteosi di suoni: il cristallo che si scontra con il cemento armato, lelettronica pi spietata che fa a cazzotti con i riff della chitarra elettrica. Per non parlare dellimpatto live di un disco del genere, potente, esageratamente bello, una trascinante valanga di suoni convulsi e compulsivi, unesplosione continua che non molla mai la presa sul battito cardiaco e sulle orecchie di chi lo ascolta. Celati dietro a questo irrefrenabile sfogo al cardiopalma una valanga di parole taglienti, cattive, troppo poco trascurabili. Con un disco del genere impossibile non farsi male. [ 8.5/10 ] MARUSKA PESCE

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Bob Meanza THREE DIAMOND OHMS Ep suRRism-Phonoethics, 2013 Michele Pedrazzi (in arte Bob Meanza) vive a Berlino. Sperimentatore indefesso e incurabile improvvisatore, dopo unattivit iniziata nel 2005, approda con Three Diamond Ohms ad un insolito EP realizzato suonando un CRB Diamond 900, organo a transistor degli anni Settanta. Il risultato sconcertante. Si viene catapultati in un mondo surreale popolato da strane creature. Echi di tanto progressive rock daltri tempi o ambientazioni sonore che solo pochi hanno saputo ricreare, su tutti Wendy Carlos (autore della colonna sonora di Arancia Meccanica per intenderci). Un disco strumentale, quindi, suonato con un solo organo, che riflette un immaginario bizzarro che sembra ispirarsi a stranezze psicotiche del cinema underground tardo anni settanta. Lasciarsi sorprendere e stupire per solo 15 minuti non cosa da tutti. Mr Bob ci riesce in modo sbalorditivo. [ 7/10] ANTHONY ETTORRE

Lubomyr Melnyk COROLLARIES Ep Erased Tapes, 2013 Lubomyr Melnyk un compositore e pianista di origine Ucraina noto per essere il pioniere di questo nuovo linguaggio prettamente pianistico che viene definito continous piano music. Questo linguaggio si basa su una continua onda di note molto veloci che creano una sorta di vortice che deve essere percorso da chi ascolta. Corollaries, il suo ep, strutturato proprio cos: ogni traccia (sono cinque) un viaggio in questo favoloso mondo di continuit. Nel disco il pianista si avvale anche della collaborazione di due ottimi musicisti come Nils Frahm e Martyn Heyne; lo stesso Peter Broderick, che ne il produttore, un musicista di fama internazionale. Poich alcune delle tracce sono di una durata inusuale di difficile ascolto. Se il pezzo non riesce a coinvolgere il risultato sar una serie di note senza alcun punto di riferimento che creeranno nellascoltatore solo un senso di fastidio e di noia. Tutto sommato possiamo affermare che Melnyk con questo suo progetto ha dato una visione della tecnica pianistica e della composizione musicale molto moderna e per niente banale. Ultimo, ma non per importanza, da notare la copertina del disco disegnata da Gregory Euclide, ed molto affascinante. [ 6/10 ] ALESITON

Monkey Mono & The Machine Orchestra LA TEMPESTA PERFETTA Ep Warner Chappell Music Italiana/Music Waves, 2013 Suoni pi duri, pi marcatamente elettronici (rispetto allesordio del 2011) per il nuovo lavoro di Monkey Mono & The Machine Orchestra, duo di vocalist (Ray e Beekay, mc del gruppo) che in questo breve ep, ventidue minuti circa, passa in rassegna e gioca con alcune delle tendenze della scena elettronica internazionale ed italiana degli ultimi anni: dalla tecno e dal big beat dei Prodigy allhip hop irrequieto e scuro dei Subsonica, dalla new wave anni Ottanta stile Depeche Mode al pop elettrico e decadente dei Bluvertigo. Il tutto segnato da un continuo contrappunto tra rap e melodia, tra ritmi e timbri che si inseguono senza elidersi, ma completandosi in un muro sonoro compatto, denso di vibrazioni e suggestioni, e al tempo stesso policromo e mutevole, pi convincente nei momenti pi incalzanti e pulsanti. E cos il lavoro, che a un ascolto distratto pu sembrare discontinuo e contraddittorio, tra rap, elettronica e synth pop, rivela invece unacuta unit di ispirazione e ricerca musicale. La contaminazione di generi e impronte musicali serve a raccontare una realt confusa e insostenibile, dove linguaggi (anche sonori) e alfabeti vanno rinnovati nel profondo per poter entrare nel magma della crisi contemporanea. Quella crisi che il soggetto principale dei testi dei sei pezzi dellep. Sia essa sociale (Il primo passo sulla luna) o personale (Afterlife) e alla quale si reagisce con rabbia invocando La tempesta perfetta o vivendo ai margini come Cattivi ragazzi. I testi, caustici e intensi, dunque fungono da ulteriore collante di tutta lopera anche nei momenti meno centrati (Ombre cinesi). Conclude lalbum una cover di Bravi ragazzi, brano di Miguel Bos, apparentemente del tutto fuori contesto, ma riarrangiata come se a reinterpretarla fosse il grande Alberto Camerini e con degli inserti rap corrosivi e sferzanti che ne mutano completamente il senso, in una deriva quasi nichilista. Un ascolto interessante quindi, che mostra lo sforzo dei Monkey verso una soluzione originale per ridefinire lapproccio alla produzione pop ed elettronica della penisola. [ 6.5/10 ] VINCENZO PUGLIANO

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Il Fieno I BAMBINI CRESCONO Ep TdE Music Productionz, 2013 I quattro del Fieno hanno cercato rifugio durante lestate in Val dAosta, per curare la produzione del loro terzo EP presso i TdE Studio. I Bambini Crescono EP esce dai monti con lanno nuovo, distribuito alla critica esclusiva di XL Repubblica prima, al mercato libero di Youtube poi. La cover di Vincenzina e la fabbrica di Jannacci esordisce sul canale del gruppo con un video fico in illustrazione animata, una riedizione del pezzo meno riflessiva, al galoppo su un basso pop. Gli altri quattro pezzi di cui si compone lalbum navigano in un brodino leggero, orecchiabile quanto basta, educato, senza particolari intuizioni da acchiappo che rendono il new-wave, unesperienza abbastanza reiterata. Il concept sottotesto dellalbum la crescita, ladolescenza; il turbamento scemato da qualche stagione nei Nostri, e cos sembrano attingere da ricordi mutuati, ai quali un esercizio di Photoshop vuole attribuire un livello vintage. Avverto soprattutto la mancanza di un disordine, della rivolta in questalbum che un adolescente troppo perbene; ordinario e ordinato. Bellissima la bambina con lo stoppino in copertina; anche lei forse non su polaroid, ma cos che va. [ 5.5/10 ] PABLO

North DIFFERENCES Ep Autoprodotto, 2012 Ci sono vari problemi in questo EP del gruppo marchigiano North: il primo e pi evidente la voce, che nel missaggio rimane molto bassa, difficile da decifrare, e soprattutto, a mio modesto avviso, non sempre intonata (forse per questo tenuta bassa?!); questo non permette di apprezzare molto bene le linee melodiche in inglese e il testo del cantato. Per quanto riguarda la musica un indie rock molto novantiano con chitarre taglienti e ritmica forte, ma loriginalit davvero pochina e ci si stanca abbastanza presto di ascoltare: tutto molto simile, senza spunti che attirino lattenzione del pubblico e per questo non si riescono nemmeno a segnalare canzoni di particolare rilevanza. Lalbum scorre fino alla fine senza quasi soluzione di continuit, ma se in alcuni casi questo pu essere un aspetto positivo e segno di unottima amalgama, in questo caso solo la reiterazione di una stessa canzone, e non per niente positivo. Insomma c molto da lavorare. [ 4.5/10 ] PIERGIORGIO CASTALDI

Necronache NECRONACHE Ep Autoprodotto, 2012 Clark Humphrey editore del Desperate Times, nell81 us per la prima volta il termine grunge per etichettare le band di Seattle che in quegli anni si affacciavano prepotentemente sulla scena musicale statunitense. A dire il vero, Humphrey non fece altro che citare il termine, derivato da una storpiatura slang dellaggettivo grungy (sporco), usato qualche tempo prima da Mark Arm dei Green River per definire il suo gruppo. Sporco e rabbioso come il sound di Seattle ma allo stesso tempo melodico, triste ed ipnotico lEP dei Necronache, registrato nel 2012 presso il Purple Studio, decisamente oltre il grunge; tecnicamente ben strutturati, i brani lasciano trasparire qualche affascinante intro, cupa e decadente, come in Autohypnosis che rappresenta la trasmigrazione dallo stile originale verso tendenze pi ipnotiche supportate dallammaliante timbro di Scarlet (Rosa Borgonovi) che nel 2009, con il suo ingresso nella formazione emiliana, ha allontanato dal pericoloso baratro dellemulazione questa band promettente. Anche Celosia, la close track in italiano interessante ma non completamente convincente, forse perch la madrelingua poco si presta al sound! [ 6.5/10 ] ALESSANDRO GRIMALDI FERRARO

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Monday SMOOTH PHASE Ep Autoprodotto, 2013 C stato un lungo periodo, tutti gli anni Dieci di questo millennio, nel quale unampia serie di gruppi di qua e al di l dellAtlantico (Editors, National, White Lies, ecc.) ha attinto a piene mani dallestetica musicale dark wave dei lontani anni Ottanta. Unattitudine fatta di suoni sintetici e incalzanti, virati in atmosfere crepuscolari, metropolitane, a volte quasi industriali. Una musica che forse coglieva il passaggio verso unepoca nuova, ma molto pi oscura di quanto si pensasse in precedenza. Quel filone si sta esaurendo, rientrando nella logica pi fredda del marketing, che impone alle band di allargare il proprio seguito confermando le formule compositive, riducendo le spigolosit sonore, o addirittura ammiccando ambiguamente alla pop dance elettronica, gli She Wants Revenge ne sono unesemplare testimonianza. In Italia tuttavia il revival dark wave non del tutto dissolto, gode anzi di una certa salute e i riminesi Monday ne sono un ottimo esempio. Smooth Phase il loro secondo lavoro, dopo il precedente ep White Lies del 2010, e fin dal primo ascolto dimostra di essere interessante e decisamente ben riuscito. Fake Words il primo pezzo e la sua ispirazione subito evidente: Peter Murphy e i suoi Bauhaus, ma innervato da una decisa presenza di elettronica che lo rende frenetico e avvolgente al tempo stesso, con la voce di Stefano Spada, calda e sofferta, in primo piano. Con Look Around e You Belong, le atmosfere si fanno pi dilatate e si aprono verso territori new wave meno oscuri, ma non per questo meno velati di malinconia e comunque segnati da una linea ritmica serrata e incombente, grazie ai bassi di Andrea Muccioli e alla batteria di Davide Quadrelli. La presenza di inserti elettronici e campionamenti riacquista il sopravvento con Brother e soprattutto con Heavens Gate, brani nei quali linfluenza dei grandi del passato, New Order e Cure su tutti, indiscutibile, ma anche il tentativo di declinarla in chiave contemporanea grazie anche agli spunti quasi industrial e alluso dellelettronica. Il risultato non del tutto riuscito, lasciando nellascoltatore la sensazione di echeggiare troppo generi del passato. La piacevolezza delle linee melodiche e la forza evocativa della composizione si esprimono al meglio in Swan, che conclude il lavoro. Smooth Phase non un prodotto compiaciuto, le atmosfere notturne che lo caratterizzano non sono semplici pose estetiche, ma il frutto del tentativo di interpretare un tempo, il nostro, che tuttaltro che solare. Il rischio tuttavia per i Monday di cadere nel clich, soprattutto se lo sforzo per una maggiore originalit compositiva non sar accresciuto, al fine di liberarli dallingombrante e inarrivabile eredit del passato. [6.5/10 ] VINCENZO PUGLIANO Piatcions HEAVENS SINS Ep Fuzz Club Record, 2013 I giovani Piacionts sono originari di Domodossola e hanno debuttato nel 2011 con il loro primo album Senseless Sense. Nel 2012 attirano lattenzione del mondo indie rock anglosassone tanto da essere invitati allInternational Festival della Psichedelia a Liverpool. A febbraio 2013 porgono allattenzione dei pi attenti un piccolo EP che include solo 3 tracce: Heavens Sin. Lascolto esplode sin dai primi accordi. I Piatcions sembrano emersi dal periodo doro della psichedelia inglese della seconda met degli anni 80. Chi ha amato band ormai di culto come i londinesi Loop o gli Spacemen 3, non pu sottrarsi dal fare i conti con questa straordinaria band made in Italy! La psichedelia proposta si sposta entro confini che partono dai Jesus & Mary Chain in chiave shoegaze ricreando efficacemente suggestive atmosfere krautrock. Da tenere docchio! [ 7/10 ] ANTHONY ETTORRE D-Slaves STRANA Ep Dcave records, 2013 Il progetto Distorsions Slaves nasce nel 2011 dalla voglia di quattro musicisti siciliani di dare vita a un sound fresco e divertente, un semplice ed essenziale rock dal gusto retr. Il primo lavoro del quartetto, totalmente autoprodotto, Vision. Nel 2012 la band vince il premio Dcave per Indie Concept, poi la produzione di questo Ep di tre tracce, Strana. Nella title track si impara che, crescendo, sentirsi dire di essere strani diventa un bel complimento da ricevere. In Instabile, ci si chiede cos che ci rende stabile/instabile? Lamore, sicuramente. Viva la campagna una cover di Nino Ferrer, migliore della riproposizione della Bandabard. C personalit. Musicalmente tutto lEP si regge sulla splendida voce di Laura Flores, potente, graffiante e alloccorrenza soave e morbida. Lavoro divertente e orecchiabile, ma solo un primo passo in attesa dellalbum che sicuramente partir da quel che di buono si sentito in questo EP. [ 5/10 ] G.MONTAG

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lopinione dellincompetente
NASHVILLE PUSSY, Let them eat pussy.
Per fortuna so per certo che la mia portinaia non parla linglese. Non voglio pensare a che faccia avrebbe fatto nel consegnarmi il cd se avesse anche potuto tradurre il nome della band o il titolo del disco. Ma dico io .... ma si pu .... non siamo a Nashville, siamo in Italia, a Roma .... c il Papa! Ci sono le suore, gli asili con le suore, le scuole con le suore, gli ospedali con le suore e le portinaie con la statua di Padre Pio in guardiola! Arrossisco lievemente, bofonchio che trattasi di disco e non di filmetto, ringrazio e me ne vado. Ma porc .... ma tu guarda se io allet mia mi devo giustificare con la portinaia. Inserisco il cd nel lettore ma sono contrariato e, quindi, prevenuto, e, quindi, intimamente convinto che deve per forza trattarsi di cagata intercontinentale. Invece no. Da incompetente ovviamente, posso dirvi che le smitragliate di chitarra elettrica e il ritmo frenetico dei piatti della batteria sono degni dei pi blasonati gruppi heavy metal. In questo cd la famosa triade sex-drug-Rock&roll ci sta tutta. Con un titolo come Let Them Eat Pussy, non ci si aspetta certo decoro e buone maniere ma la band di Atlanta non solo voglia di scandalizzare. Un disco coraggioso con un certo suo fascino e stile Vegas. Testi inzuppati di sex per questa band pesante e rumorosa. Un saluto dal vostro incompetente di fiducia. Enjoy! RUBBY

GENERE: Alternative Metal, Alternative/Indie Rock, Heavy Metal, Indie Rock, Post-Grunge, Psychobilly, Alternative Pop/Rock Rincasavo laltro giorno che erano circa le sette della sera, quando mi blocca la portinaia che, con unespressione di riprovazione, mi dice che un ragazzo alto e riccetto le ha lasciato un filmetto per me. Filmetto? Forse si tratta del cd da recensire, ho pensato, ma perch la signora me lo dice con quella faccia? Non la prima volta che le lasciano un cd per me. Poi ho visto il cd ed ho capito. In copertina due avvenenti (molto aggressive per la verit) cow-girls che poggiano le mani sulle capocce di due omaccioni che, inginocchiati davanti a loro, sono intuibilmente indaffarati nel lallietare le due damigelle con del banale sesso orale.

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33 GIRI DI PIACERE
BOSSTOWN SOUND: La scena psichedelica di Boston (1967-70)
Una recente ristampa dei due album dei Beacon Street Union, realizzata dalletichetta Tune-In, mi ha riportato alla mente la molto blasonata scena di Boston della fine degli anni Sessanta. Se a cavallo tra la prima e la seconda met dei Sessanta i grandissimi Remains, Rising Storm, Rockin Ramrods e Lost di un giovanissimo Willie Alexander, rappresentavano il meglio che la citt americana potesse offrire in campo frat-rock e garage, sul finire dei Sessanta la civilissima e molto europea Boston ha la sua scena di rock psichedelico. Si tratta di gruppi che, a differenza del sound californiano o di quello di Detroit, appare per molto differenziata. In realt, il termine Bosstown Sound viene creato da Alan Lorber della MGM, produttore che nel gennaio del 1968 cercava un modo efficace per lanciare tre gioiellini delletichetta: Beacon Street Union, Ultimate Spinach e Orpheus. Con questo termine si voleva creare una sorta di risposta a quello che stava accadendo a San Francisco. Il termine dunque puramente fittizio: con gli anni per ha preso la sua connotazione ed stato utilizzato per etichettare la musica tra il 1967 e il 1970 di una citt che, come sar dieci anni dopo con il punk, era molto viva. Vediamo alcuni tra i pi importanti esponenti del Bosstown Sound. Beacon Street Union: Gruppo dal sound buono e anche se un po frammentato che spazia dal rock acido al blues-rock fino a qualche arrangiamento orchestrale. Nel secondo album una versione di Baby Please Dont Go dura 16 minuti. Da non perdere anche gli Eagle, seconda versione della band che nel 1970 registra Come Under Naneys Trent, interessantissimo album di hard rock psichedelico. Gli Ultimate Spinach nascono nel 1968 e registrano tre album. Guidati da Ian Bruce-Douglas Wise e dalla cantante Barbara Hudson, gli Ultimate sono una sorta di Jefferson Airplane in versione forse un po pi pretenziosa. La musica e i testi rubano a piene mani dalla cultura dei figli dei fiori: tra i tre album, Behold & See del 1969 il pi efficace. Gli Orpheus registrano tre album e rappresentano lanima pi commerciale tra i gruppi della MGM. Non mancano tuttavia anche qui brani interessanti soprattutto nellalbum Orpheus, il primo, registrato nel 1968. Oltre ai gruppi della MGM, il Bosstown Sound, come detto, offre una lunga lista di band. Ecco le pi importanti. Edens Children: hard rock psichedelico, due album tra il 1968 e il 1969. Listening: Un album acido uscito nel 1968 ricordato per largo uso di Hammond B-2. Ill Wind: Il loro album Flashes molto bello. Anche qui lo stile simile a quello che stavano facendo i Jefferson Airplane dallaltro lato dellAmerica. Stesso discorso vale anche per altre tre band della citt: i gradevolissimi Art of Lovin, i Fort Mudge Memorial Dump e i St.Stevens hanno infatti un suono molto californiano.

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BF 47 Earth Opera: band famosa se non altro perch sotto contratto con lElektra. Due dischi che spaziano dal jazz, al country, al rock. Bo Grumpus: Before the war del 1968 un capolavoro. Il produttore dellalbum Felix Pappalardi. Phluph: I Phluph registrano un album nel 1968 che contiene la grandiosa Dr Mind. Apple Pie Motherhood Band: due album molto ben riusciti, registrati tra il 1968 e 1969. Tangerine Zoo: due dischi per la Mainstream nel 1968. Grande uso di organo e di fuzz. Ford Theatre: il nome ricorda il luogo in cui Abramo Lincoln venne assassinato. Due album tra il 1968 e il 1969. Fantastico Trilogy For The Masses. Time Changes unopera-rock. Quill: lomonimo album dei Quill esce nel 1970. Disco di psichedelia ordinaria che in alcuni brani ricorda sonorit progressive. Bead Game: due album tra il 1968 e il 1970. Molto interessanti. Puff: i Rockin Ramrods post-garage. Da sentire. Bagatelle: un progetto blue-eyed soul a cui partecipa Willie Alexander. Bel disco. Flat Earth Society: il gruppo venne sovvenzionato da una compagnia di caramelle. Lalbum esce nel 1968 e si fa apprezzare. Bear: il loro album Greetings children of paradise uscito nel 1968 per la Verve favoloso. Teddy and the Pandas: band molto pop. Il disco del 1968. Chameleon Church: il disco omonimo del 1968 un grande album di sunshine pop. Timothy Clover: Con The Cambridge Concept Timothy Cliver prova a realizzare, riuscendoci, la sua versione di Sgt. Peppers dei Beatles. Per chi volesse approfondire consiglio questo sito http://www.punkblowfish.com/ BosstownSound.html

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CHI LHA VISTI?


Ovvero: Breve scheda di identit di gruppi inutili scomparsi nel nulla e che (per ora) ci hanno risparmiato una reunion ancora pi inutile.
a cura di Mazzinga M.

Gay Dad
GENERE: Britpop. NAZIONALIT: inglese. FORMAZIONE: Cliff Jones (chitarra e voce); Tim Forster (tastiere dal 94 al 96) sostituito da James Riseboro (dal96 al 2000); Nigel Hoyle (basso); Charley Stone (chitarra fino al 2000 e per un breve periodo sostituita da Andy Bell lattuale componente dei Beady Eye ex Oasis); Nicholas Baz Crowe (batteria). DISCOGRAFIA: Leisure Noise (1999, Lp); Transmission (2001, Lp). SEGNI PARTICOLARI: Odi et Amo. Prima amati poi detestati. DATA E LUOGO DELLA SCOMPARSA: 2002, in uno studio di registrazione di Austin, Texas. MOTIVO PER CUI SARANNO (FORSE) RICORDATI: a parte la natura ambigua del nome del gruppo? Nessuno. MOTIVO PER CUI DOVREBBERO ESSERE DIMENTICATI E MAI PI RIESUMATI: perch la brevissima ma intensissima luna di miele con la stampa specializzata durata lo spazio di un singolo brano. Ed durata tre minuti di troppo.

Menswear (Menswe@r)
GENERE: Britpop. NAZIONALIT: inglese. FORMAZIONE: Johnny Dean (voce); Chris Gentry (chitarra); Simon White (chitarra); Stuart Black (basso); Todd Parmenter (batteria) subito sostituito nel 94 da Matt Everitt a sua volta rimpiazzato nel luglio del 1996 dallex roadie Darren Tudgay. DISCOGRAFIA: Nuisance (1995, Lp); Hay Tiempo! (1998, Lp solo per il mercato nipponico). SEGNI PARTICOLARI: nati per essere visti. Non per essere ascoltati. DATA E LUOGO DELLA SCOMPARSA: 1998 a Camden Palace, Londra. MOTIVO PER CUI SARANNO (FORSE) RICORDATI: per essere stati ai Blur come i Monkees sono stati ai Beatles. MOTIVO PER CUI DOVREBBERO ESSERE DIMENTICATI E MAI PI RIESUMATI: perch anche se venissero paragonati ai Monkees farebbero comunque una brutta figura.

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