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DI FISICA 1-Oscillazioni libere,smorzate e forzate. La risonanza. 1.1 Moto Armonico Il moto armonico un moto descrivibile da una sola frequenza e da una soluzione di tipo armonica (funzione di seno o coseno). Una funzione di tipo armonica una funzione del tipo: f(t)=f0(2+0) Il termine 0 serve ad indicare che non sappiamo dove loscillatore si trovi a tempo zero (ovvero quale sia la sua posizione iniziale) Un sistema armonico un sistema rappresentabile con una sola frequenza ma sappiamo anche che essa uguale a =1/T dove T il periodo. Possiamo perci riscrivere la soluzione armonica nel seguente modo: f(t)=f0sin(2t/T+0). Possiamo poi definire la pulsazione caratteristica di tale soluzione come 0=2 La soluzione che abbiamo cos calcolato la cosidetta soluzione generale, valida cio per qualsiasi problema. Per calcolare la soluzione particolare, che riguarda una determinata condizione, bisogna conoscere le condizioni al contorno. Per calcolare lequazione caratteristica delloscillatore armonico deriviamo ora rispetto al tempo la nostra soluzione. f(t)=f0sin(0t+0) ------> df/dt=f00cos(0t+0) | | confrontando queste due funzioni notiamo che, la derivata contiene f(t) al suo interno d2f/dt2= -f002sin(0t+0) otteniamo cosi: d2f/dt2=-02f(t) che lequazione caratteristica delloscillatore armonico. Ogni equazione del tipo d2x/dt2 +ax=0 purch a>0 (ci neccessario poich bisogna mantenere il segno -, che serve ad indicare che il sistema tende a tornare nella posizione di equilibrio). Una soluzione per tale equazione sar x(t)=x0sin(at+0). Vogliamo ora calcolare x0 e 0 . Come fare? Bisogna calcolare la soluzione particolare. Usare la funzione seno o coseno indifferente fintanto che non abbiamo calcolato 0 (il coseno infatti un seno sfasato) Il modo pi semplice per visualizzare un moto armonico vedere la variazione rispetto ad x e y. x(t)= x0sin(0t+0) rappresenta la posizione v=dx/dt= x00cos(0t+0) rappresenta la velocit a=dx/dt=- x0 0sin(0t+0) rappresenta laccelerazione Prendiamo un corpo che viaggia a velocit costante in modulo. = vettore posizione Scomponiamolo rispetto a x e y. =Rcos(0+0t)i+Rsin(0+0t)j (t)=0+0t (0t rappresenta la velocit angolare, langolo varia a velocit costante) calcoliamo le derivate di R: v =d /dt=-R0sin(0+0t)i+R0cos(0+0t)j notiamo che una delle due componenti ha cambiato segno.
Questo
deriva
dalla
variazione
di
verso
della
velocit
a=d2R/dt2=-R02cos(0+0t)i-R02sin(0+0t)j
tutte
e
due
le
componenti
hanno
segno
meno
in
quanto
si
tratta
dellaccelerazione
centripeta,
che
diretta
verso
il
centro
della
circonferenza.
1.2
Composizione
di
moti
armonici
x(t)=
Rcos(0t)
y(t)=Rsin(0t+)
Proviamo
diversi
valori
di
:
1) =-/2
se
0t=o
---->x(t)=R
e
y(t)=-R
se
0t=/4
--->
x(t)=2/2
R
e
y(t)=-2/2
R
se
0t=/2--->
x(t)=y(t)=0
Quello
che
ottengo
un
moto
lineare.
Linclinazione
dipender
da
R.
se
per
x(t)
e
y(t)
R
coincider
avremo
un
inclinazione
di
45
altrimenti
un
valore
diverso.
2) =0
in
questo
caso
avremo
una
traiettoria
circolare.
3) Se
diverso
da
0
o
/2
avremo
un
elisse
1.3
Forza
Elastica
F=ma=-Kx
dove
K
una
costante
elastica
e
x
rappresenta
la
deformazione
della
molla
Possiamo
riscrivere
lequazione
precedente
nel
seguente
modo:
m
!! !
=-Kx
!! !
=-
! x
siamo
sicuri
che
K/m
positivo,
quindi
0=
! ! !!! !!! !
costante
elastica
della
molla
maggiore
sar
la
sua
oscillazione,
inversamente
proporzionale
per
alla
sua
massa.
Avendo
un
sistema
armonico,
possiamo
scrivere
la
soluzione
generale
come:
x(t)=x0sin(
! !
t+0)
Vogliamo
ora
calcolare
la
soluzione
particolare.
Immaginiamo
di
dilatare
la
molla
in
modo
da
avere
le
condizioni
iniziali:
x(0)=l
,
ovvero
la
dilatazione
a
tempo
0
sar
l
(dilatazione
rispetto
al
punto
dequilibrio)
(0)=0,
in
quanto
la
velocit
a
tempo
0,
ovvero
nel
momento
stesso
in
cui
rilasciamo
la
molla,
sar
nulla.
Applicando
le
varie
condizioni
(ovvero
calcolando
x(t)
per
t=0
e
la
sua
derivata
per
t=0)otteniamo
che:
x(0):
x0sin(0)=l
(0):
x0
! ! !
x0=!"# ! ma, siccome sin(0) deve essere uguale a 1, altrimenti otterei l, allora 0= ! e x0=l otteniamo quindi la seguente soluzione particolare:
x(t)=l sin(
t + ! ) !
particolare:
il
segno
dellangolo
di
fase
dipende
se
abbiamo
dilatato
(+)
o
compresso
(-)
la
molla.
Appendiamo
ora
una
molla
in
posizione
verticale.
In
questo
caso,
sulla
molla
interverr
anche
la
forza
peso.
Le
forze
risultanti
saranno:
F=-Kz-mg
Che
riscriviamo
nella
forma:
!!! !! !
= !x
g
!! !
+
02x+g=0
che
rappresenta
un
equazione
differenziale
Nel
suo
punto
di
equilibrio,
avremo
che
le
forze
si
bilanciano,
per
cui
mg-K(x1-l)=0
(dove
x1
il
nuovo
punto
di
equilibrio,
ottenuto
dalla
forza
peso).
Possiamo
perci
ottenere
che
! g=!(x1-l)
dilatiamo
ora
la
molla,
dal
suo
punto
di
equilibrio,
di
una
quantit
l
.Otterremo:
mg
K(x-l)=m
!! !
!! ! =
!
(x-l)
+
g
Possiamo
sostituire
in
questa
equazione
il
valore
di
g
precedentemente
trovato
in
situazione
dequilibrio,
ottenendo
cos:
!!! !!! !!! !
!!!
!! !
!!! !! !
=
!
y
abbiamo
ottenuto
un
moto
armonico
in
cui
la
pulsazione
quella
del
sistema
originario.
La
forza
peso
influisce
cambiando
il
centro
di
oscillazione.
Prendiamo
due
molle
e
agganciamole
in
parallelo:
F=m
!! ! =
-K1x
K2x
le
due
molle
subiscono
la
stessa
deformazione.
Quindi:
F=-(K1+K2)x
Il
comportamento
in
serie
invece
diverso:
! ! otteniamo
infatti
un
Kequiv=[!! + !"]!!
1.4
Sistema
oscillante
in
presenza
di
attrito
viscoso
Lattrito
viscoso
una
forma
di
attrito
che
descrive
la
perdita
di
energia
di
un
qualunque
sistema
reale.
In
un
sistema
elastico
dobbiamo
aggiungere
il
termine
bv.
ma=m !! ! =-Kx-bv
!! ! + ! !" + ! = 0
ma
! =
che
rappresenta
il
dumping,
ovvero
la
perdita
del
sistema.
Otteniamo
per
tanto
lequazione
caratteristica
delloscillatore:
!!! !! ! !!! !!! ! !" ! ! !!!
Dobbiamo
risolvere
questa
equazione
differenziale.
Per
farlo
scriviamo
lequazione
algebrica
associata:
y2+y+
02=0
e
calcoliamo
le
due
soluzioni:
y1=
!! ! ! !
+ !" + 02x = 0
!"
y2=
!
La
soluzione
x(t)
dipender
da
y1e
y2
.
In
particolare,
sar:
!!! + !!! 1 2 x(t)=
!"
+ 1 = 2 =
per
ottenere
A
e
B
bisogna
calcolare
la
soluzione
particolare.
Altro
argomento
di
interesse
e
il
che
distingue
tre
casi
diversi.
Ricordiamo
che
pari
a:
= !
402
pertanto
otteniamo:
y1=
! +
y2=
!
! ! ! ! ! ! ! !
!! ! !
! ! ! !
!! ! !
! !
!! ! !
del
tempo.
Il
primo
termine,
!!! ,
tende
a
zero,
mentre
il
termine
tra
parentesi
tende
a
+
(perch
il
primo
va
a
+
mentre
il
secondo
tende
a
zero).
Il
sistema
per
tende
complessivamente
a
zero,
in
quanto
il
termine
!!!
va
a
zero
pi
rapidamente
di
quanto
lo
faccia
il
termine
che
va
a
infinito.
Il
sistema
per
tanto
decrescente.
Perch?
Per
avere
un
>0,
necessariamente
! >402
ovvero
lattrito
pi
forte,
quindi
il
sistema
tende
a
morire.
Calcoliamo
ora
la
soluzione
particolare
imponendo
i
seguenti
vincoli:
x(0)=x0
(0)=0
ovvero
posizione
a
tempo
0
x0
e
velocit
nulla.
Dalla
prima
condizione,
ovvero
calcolando
x(t)
per
t=0
otteniamo:
A+B=x0
Calcoliamo
poi
la
derivata
di
x(t):
() = 1ey1t
+By2ey2t
che
applicata
per
t=0
risulta:
Ay1+By2=0
Con
semplici
passaggi
matematici
otteniamo
che:
!! A=!!!!!x0
B= !!!!!x0
!!
!
Possiamo poi sostituire in A e in B i valori di 1 e y2 e sostituendo in x(t) i valori di A e di B possiamo ottenere il seguente risultato:
! ! !
! ! +
! ! !!! ! !
sinh
! ! !
! ! ]
Nella
maggior
parte
dei
casi
il
sinh
piccolo
e
si
trascura.
Attraverso
possiamo
invece
pilotare
laumento
o
la
riduzione
denergia.
2
caso
=0
in
questo
caso
y1=y2=y= !
La
soluzione
x(t)
sar
di
questa
forma:
x(t)=Aeyt(1+Bt)
Calcoliamo
la
soluzione
particolare.
Le
condizioni
iniziali
saranno
quelle
del
caso
precedente.
Calcoliamo
perci
x(t)
e
la
sua
derivata
a
tempo
0.
= !" 1 + + !"
x(0)=x0=A
0 =0=
yA+AB
(possiamo
semplificare
A)
otteniamo:
A=x0
B=-y
Sostituendo
quanto
ottenuto
in
x(t)
otteniamo:
! = ! !!! 1 +
2
Per
t
il
termine
lineare
tra
parentesi
viene
mangiato
dallesponenziale,
e
il
sistema
tende
cos
a
zero.
3
caso
<0
In
questo
caso
le
due
soluzioni
che
otteniamo
sono
soluzioni
complesse
coniugate.
! ! ! = + !
2 2 ! ! ! = !
2 2
x(t)
invece
della
forma:
= !! ! + !! !
applichiamo
ora
le
seguenti
condizioni
al
contorno:
x(0)
=
x0
0 = 0
ottenendo:
!
A+B
=
x0
y1A+y2B=0
da
cui
ricaviamo:
! =
! ! !
! =
! ! !
in
cui,
sostituendo
i
valori
di
y1
e
y2
precedentemente
ottenuti,
ricaviamo:
1 2 = + !
2 ! ! 2 ! 2 1 2 = !
2 ! ! 2 ! 2 sostituiamo
ora
i
valori
di
A
e
di
B
allinterno
di
x(t)
=
1 + 2 2
! 2 !
! 2
! ! !! ! ! ! ! ! !!! ! !
1 + 2
2
! 2 !
! 2
! !!!
! ! ! ! ! !! !! !
possiamo
facilmente
notare
che
la
perdita
di
energia
delloscillatore,
tende
a
modificare
la
frequenza
di
oscillazione,
che
assumer
il
seguente
valore:
! = ! ! ! !
sotto radice, e la pulsazione elevata al quadrato, poich parliamo di energia, in cui la velocit varia al quadrato. Riscriviamo cos: ! ! 1 1 ! ! !" ! 2 2 = + ! ! + ! !!! !!" ! 2 2 2 2 raggruppiamo ora i termini in comune: ! !"# + !!"# !"# !!"# ! ! 2 ! = ! + 2 2 ricordando le formule di Eulero, i termini esponenziali tra parentesi altro non sono che una funzione coseno e una funzione seno. Possiamo perci riscrivere la nostra x(t) nel seguente modo: ! ! ! = ! ! cos + 2 sin
Sapendo
poi
che
= !
e
che
! = !
definita
costante
di
tempo
possiamo
allora
ricavare
che:
1 2 = =
2 2 e
quindi,
in
conclusione
! = ! !!! cos + sin
2
Ma,
il
termine
seno,
nella
maggior
parte
dei
casi
trascurabile
(vediamo
tra
poco
quando
considerarlo)
perci
possiamo
scrivere:
= ! !!! cos
!
!!
La
funzione
composta
da
! !!!
e
! !!!
detta
curva
di
inviluppo,
che
rappresentano
i
limiti
oltre
i
quali
loscillazione
non
pu
andare.
Allinterno
si
pu
andare
a
disegnare
la
funzione
coseno.
Se
lattrito
aumenta,
la
curva
di
inviluppo
diventer
pi
stretta
e
la
frequenza
diminuir,
andando
ad
aumentare
il
periodo
di
oscillazione.
Immaginiamo
ora
di
avere
un
attrito
molto
forte,
avendo
cos
una
curva
di
inviluppo
molto
stretta.
Se
proviamo
a
confrontare
la
funzione
coseno
disegnabile
al
suo
interno
con
una
normale
funzione
coseno,
ci
accorgeremo
che
sembrerebbe
ipotizzabile
che
lattrito
acceleri
il
sistema!
Questo
accade
perch
abbiamo
trascurato
il
termine
seno.
Questo
termine,
infatti,
permette
di
sforare
la
curva
di
inviluppo,
correggendo
la
funzione
grazie
alla
costante
di
tempo
che
diventa
influente
in
quanto
molto
piccola
(quindi,
essendo
a
denominatore,
rende
! grande
il
coefficiente
davanti
alla
funzione
seno).
Ci
significa
che,
il
termine
!!" sin
un
termine
di
correzione
che
diventa
fondamentale
quando
!!" diventa
proporzionale
a
1.
1.5
Oscillatore
Forzato
Si
tratta
di
un
sistema
oscillante
a
cui
aggiunto
un
motore
che
ne
forzi
loscillazione.
Il
sistema
pu
essere
scritto
attraverso
il
seguente
bilanciamento
di
forze:
! = ! = + ! cos
il
termine
! cos
il
termine
forzante.
Possiamo
ora
portare
i
termini
a
secondo
membro
a
primo
membro
e
dividere
per
la
massa.
! ! + + = cos
!
ma
possiamo
riscrivere
la
funzione
coseno
come
somma
di
esponenziali
tramite
le
formule
di
Eulero
e
ottenere
cos:
! ! !"# + !!"# + + =
! 2
!
Questo gi un problema particolare. Infatti siamo a conoscenza di quanto vale la forza a tempo 0 (F0) e che la fase iniziale ! = 0 Inoltre, il sistema osciller alla frequenza imposta . Possiamo quindi impostare la forma della soluzione: ! !"!! + !! !"!! = ! cos + = ! 2 andiamo ora a calcolarne la derivata prima e la derivata seconda, per poterle poi sostituire nellequazione differenziale precedente. ! ! = ! !"!! !! !"!! = ! !"!! !! !"!! 2 2 ! ! ! ! !"!! = ( ! !"!! + !! !"!! ) = + !! !"!! 2 2 sostituiamo ora questi due risultati nellequazione differenziale (considereremo anche !! ! = ! , definita come accelerazione motrice)
Possiamo
ora
elidere
i
2
in
quanto
presenti
in
tutte
le
equazioni.
Nel
passo
successivo
scomponiamo
lequazione
in
due
equazioni,
una
in
!"#
e
una
in
!!"# .
! !"# !" ! ! + + ! = ! !"#
! !!"# !!" ! ! + ! = ! !!"#
Come
possiamo
notare,
le
due
equazioni
sono
complesse
coniugate,
pertanto
permettono
di
ricavare
le
stesse
informazioni.
Scegliamo
la
prima.
Possiamo
semplificare
a
sinistra
e
a
destra
!"#
ricavando:
! ! !" ! ! + = !
Possiamo
riscrevere
la
parentesi
usando
la
notazione
esponenziale
dei
numeri
complessi,
calcolandone
modulo
e
fase:
! ! = ! ! ! + ! ! = !
! !
! = ! !" ! !"
ora
calcoliamo
la
soluzione
di
questa
equazione
suddividendo
la
parte
reale
da
quella
immaginaria:
! = ! !
0 = +
che
ci
permettono
di
ottenere:
! =
!! !!
! ! ! ( 2
!"!!
+ !!
!"!!
) +
! ! ( 2
!"!!
!!
! ! !!
) + ! !
! ! ( 2
!"!!
+ !!
!"!!
) =
! !"# ( + !!"# ) 2
!! !
! !! ! !!
maggiore lampiezza delloscillazione, che per inversamente proporzionale alla massa. Inoltre, lampiezza delloscillazione funzione delloscillazione del motore. = = ! ! !
Analizziamo nel dettaglio la x0. Se non ci fosse attrito, il coefficiente =0 implicando: ! ! = ! ! ! se calcoliamo tale funzione per =0, otteniamo che
! =
Se invece la calcoliamo per =0 otterremo invece che x0= Per valori di molto grandi invece, la pulsazione tender a zero. Questo per un caso puramente ideale. Nel caso di un sistema reale, la formula resta proprio ! =
!! ! ! !
!! !
il sistema dipender quindi dalla forza del motore rispetto a quella della molla.
!! ! !
! !! ! !!
!! ! ! !
! Per = ! , ! ! va a zero, ma c la limitazione del termine 22 che ci porta ad avere: ! ! ! = = Il problema perci proporzionale alla massa: questa linerzia, la forza in grado di opporsi allattrito. Per quanto riguarda lo sfasamento, a pulsazione 0 lo sfasamento nullo. Per = ! lo ! sfasamento di ! mentre per , possiamo notare che il denominatore va a infinito pi velocemente quindi lo sfasamento tende a zero. 1.6 Circuito Oscillante Un circuito oscillante era il sistema pi semplice per poter ascoltare la Radio. Tramite il condensatore presente, possibile variare la frequenza di risonanza. Il bilanciamento delle forze ci dice che: = ! + ! + ! = + + dove L il coefficiente di autoinduzione, Q la carica depositata sul condensatore e C la !" capacit del condensatore (inoltre ! = !" per la legge di Faraday-Neumann Lenz)
! questa equazione leggermente differente da !! ! + !" + ! = ma anchessa un equazione differenziale. Se infatti la derivassimo, lintegrale si eliminerebbe, la derivata prima diventerebbe una derivata seconda e la Resistenza moltiplicata per la derivata della corrente rispetto al tempo rappresenterebbe il termine di perdita denergia. Possiamo perci immaginare che la soluzione abbia una forma del tipo: = ! ! !"!! per verificare che questa sia veramente la soluzione, integriamo e deriviamo e verifichiamo che questi valori soddisfino appunto lequazione. = ! ! !"!! ! ! ! !"!! = ! ! !"!! = ! = per calcolare questo integrale stato applicato una sostituzione di variabile: + = = inoltre come se immaginiamo questo integrale tra 0 e t, poich supponiamo che a tempo t=0 il condensatore sia scarico. Sostituiamo ora quanto trovato nellequazione differenziale: 1 ! ! !"!! = ! ! !"!! + ! ! !"!! + = ! !"# semplificando i termini !"# e raggruppando quelli in !" otteniamo: 1 1 ! = ! !" + + = ! !" + riscriviamo ora il numero complesso nella forma di modulo e fase, in modo da poter riscrivere ! = ! !" ! !"
!!!
!"
1 ! ! = +
1 =
! uguagliamo
ora
tra
loro
i
termini
di
modulo
e
i
termini
di
fase.
! = ! !
che
ci
indica
che
lampiezza
della
corrente
=
alla
forza
elettromotrice
divi !
1 0 = + = =
abbiamo
in
conclusione
che
! = !! =
!
!! ! ! ! !" !!"
! !
Il
denominatore
il
modulo
dellimpedenza
totale
del
circuito
(Limpedenza,
che
rappresentato
da
i
coefficienti
che
moltiplicano
la
corrente
nei
vari
! , ! , !
)
invece
la
fase
dellimpedenza.
Ora
sarebbe
lecito
chiedersi,
perch
ci
sono
termini
immaginari?
Un
termine
immaginario
in
realt
non
altro
che
un
termine
di
fase.
Infatti
se
ci
ricordiamo
che
!" = +
per
= ! ! = cos ! + ! =
!
!"
un
termine
di
fase
di
! .
Quindi,
a
differenza
della
resistenza
che
mangia
energia
dal
sistema,
condensatore
e
induttore
sono
elementi
attivi,
con
comportamento
reciproco(uno
e
a
bassa
frequenza,
laltro
ad
alta
frequenza,
uno
anticipa
mentre
laltro
ritarda).
Chi
prende
il
sopravvento
tra
i
due?
Dipender
dalla
frequenza.
Se
lanticipo
e
il
ritardo
si
uguagliano,
il
sistema
andr
a
zero.
Questo
vero
quando
! ! ! !" = 0 = !" ! = !"
Se
nel
nostro
sistema
non
fosse
presente
la
resistenza,
per
questo
valore
di
frequenza
la
corrente
esploderebbe.
Quella
pertanto
la
pulsazione
caratteristica
del
sistema.
Per
quel
!! valore
avremo
che
! = ! .
Se
rappresentassimo
ora
le
induttanze
come
vettori
nello
spazio
di
Gauss,
potremmo
notare
come
fissando
un
valore
di
resistenza,
si
fissa
un
limite
per
il
valore
massimo
della
corrente
(maggiore
tale
vettore,
minore
il
valore
della
corrente).
Il
valore
massimo
della
corrente
si
ha
quando
induttanza
e
condensatore
si
annullano
a
vicenda.
In
questo
caso
diciamo
che
il
! sistema
entra
in
risonanza.
Inoltre,
per
la
corrente
va
a
zero,
a
causa
del
termine
!"
che
tende
a
e
quindi
I
va
a
zero.
1.7
Il
Pendolo
Un
pendolo
un
sistema
composto
da
un
filo
inestensibile
e
rigido,
privo
di
massa,
a
cui
appendiamo
una
massa.
Le
forze
che
agiscono
su
tale
massa
sono
una
forza
di
tensione
del
filo
e
la
forza
peso.
!"! = +
Prendiamo
ora
come
riferimento
le
coordinate
polari
del
sistema.
in
direzione
parallela
al
filo
in
direzione
della
circonferenza
percorsa.
Scomponiamo
ora
F
nelle
due
direzioni:
! : = + =
! ! ! ! ! : ! = = ! = !
! ! ! !
possiamo
quindi
ora
ottenere:
= + !
quindi
la
tensione
deve
controbilanciare
la
componente
di
peso
lungo
la
direzione
del
filo
e
la
forza
centripeta.
Ricordando
poi
che
larco
sotteso
ad
una
circonferenza
la
lunghezza
del
raggio
per
langolo
sotteso,
possiamo
ottenere:
!!
! ! !" !! !
! =
!
Notiamo
che
questo
non
un
moto
armonico.
Se
lo
fosse
stato,
avrei
dovuto
avere
solamente
il
termine
.
Questo
avviene
perch
le
risposte
reali
sono
molto
complicate.
Se
si
scomponesse
il
termine
seno,
potremmo
vedere
che
= !! + !! .
Questo
vero
anche
nel
caso
della
molla
in
cui
una
forza
reale
sarebbe
del
tipo
= [! + ! ! + ! ! + ! ! + ]
ovvero
introduciamo
dei
termini
di
anarmonicit,
che
dipendono
per
da
altri
fattori
non
di
nostro
interesse
(materiali,
stress
della
molla).
Tornando
al
caso
del
pendolo,
in
caso
di
oscillazioni
molto
piccole
possibile
trascurare
i
termini
di
grado
superiore
al
primo
ottendo
quindi
! =
!
1.8
Nonlinearit
Partendo
da
= = !! +
dove
il
termine
di
primo
grado
rappresenta
il
termine
lineare,
mentre
gli
altri
rappresentano
quelli
nonlineari.
Possono
quindi
essere
presenti
termini
di
ordine
superiore
che
derivano
dallo
sviluppo
in
serie
di
una
risposta
pi
complessa.
Se
avessimo:
= ! + ! ! + ! ! +
avremmo
che
! ! ! ! !
ovvero
i
termini
nonlineari
sono
molto
pi
piccoli
dei
precedenti.
Per
questo
motivo,
vengono
presi
in
considerazione
solo
ogni
volta
che
il
sistema
viene
forzato
ad
effettuare
oscillazioni
molto
grandi.
Prendiamo
in
considerazione
una
forza
che
presenta
un
termine
armonico
ed
un
termine
anarmonico
(ovvero
scegliamo
i
primi
due
termini
dello
sviluppo)
:
= ! + ! !
! ! = ! + ! ! + ! cos
!! prendiamo
! =
! ! !"# ! ! + + = ( + !!"# )
! ! 2
visto
che
il
termine
nonlineare
comporta
un
piccolo
contributo,
si
potrebbe
pensare
che
la
soluzione
lineare
sia
ancora
valida,
ma
leggermente
perturbata.
Proviamo
perci:
! ! !"!! = + !! !"!!
2 calcoliamone
quindi
derivata
prima
e
seconda
e
il
quadrato.
! ! !"!! = !! !"!!
2 ! ! ! !"!! = + !! !"!!
2
!! !! !!
!!!
! ! ! ! ! ! !"!! + !! !"!! = !! !"!! + !!! !"!! + 2 4 4 possiamo portare il coefficiente 2 negli esponenziali allinterno, e ottenere: ! ! ! = ! !!"!!! + !! !!"!!! + 2 4 la nonlinearit porta quindi a far apparire un termine 2, e un termine non dipendente da , il +2 che denominato rettificazione. Questo ci ha perci portato la nascita di una nuova frequenza, appunto 2, e quindi la soluzione di partenza non pi valida. Dobbiamo perci inserire nella soluzione x(t) una piccola perturbazione, che tenda a contenere quelle frequenze che precedentemente non erano state considerate. Prendiamo pertanto: ! ! !"!! ! ! !!"!! = + !! !"!! + + !! !!"!! ! ! 2 2 Calcoliamo quindi come in precedenza derivata prima e seconda e quadrato. ! ! !"!! 2! ! !!"!! = !! !"!! + !! !!"!! 2 2 ! ! ! !"!! 4! ! ! !!"!! = + !! !"!! + !! !!"!! 2 2 ! ! ! ! ! = !! !"!! + !!! !"!! + 2 + ! !!"!! ! + !! !!"!! ! + 2 4 4 ! ! ! !"!! ! !!"!! +2 + ! !"!! !! !!"!! + !! !"!! ! !!"!! + !! !"!! !! !!"!! 4 Come facile notare che, come nel caso precedente, si vengono ad aggiungere nuovi termini di frequenza! (in questo caso 3 4). Se ora provassimo ad aggiungere nuovamente queste frequenze nella soluzione, si andrebbero a sviluppare poi altri termini di frequenze. Dobbiamo perci fare una scelta. Come avevamo scelto allinizio di prendere in considerazione solo i primi due termini dello sviluppo, scegliamo ora di prendere solo alcune delle infinite frequenze che compaiono. Questo necessario proprio perch la nonlinearit porta a generare, da una frequenza, infinite frequenze. Scegliamo quindi di considerare le frequenze 2. Eliminiamo perci tutte le altre frequenze dai risultati ottenuti (e eliminiamo anche i termini e i complessi coniugati) : = ! ! !"!! + ! ! !!"!! = ! ! !"!! + 2! ! !!"!! = ! ! ! !"!! 4! ! ! !!"!!
! =
! = !! ! !!"!!! + ! ! ! !"!!!! ( 0) Poniamo ora quanto trovato allinterno dellequazione caratteristica e uguagliamo tra loro i termini a frequenze uguali. Otteniamo cos: ! ! !"!! ! ! + ! + ! ! ! ! ! !!!! = ! !"# ! ! ! ! !!" !! ! 4 ! + 2! + ! ! ! !!!! = 0 2
!!
nella prima equazione semplifichiamo !"# e otteniamo: ! !" ! ! + ! + ! ! ! ! ! !!!! = ! nella seconda eliminiamo invece ! !!"!! : ! ! ! 4! ! + 2! + ! ! ! !!!! = 0 2 nella prima possiamo poi mettere a fattor comune ! : ! !" ! ! + + ! ! ! !!!! = !
mentre nella seconda portiamo a destra delluguale il termine !! ! !!!! e raccogliamo ! : ! ! ! ! 4! + 2 + ! = ! !!!! 2 Nella prima equazione possiamo inoltre trascurare il termine nonlineare. Questo perch !! !! ! ! ! e quindi ! =! = ! . In pi ! un termine piccolo, che moltiplicato per un termine genera un termine piccolissimo. In conclusione otteniamo: ! !" ! ! + + ! = ! che altro non che la risposta delloscillatore forzato. Dunque: ! !!" ! = ! (! ! ) + Il motore del termine nonlineare altro non che il termine lineare. Se il sistema oscilla forte, ogni armonica trasferir energia alle armoniche successive ( 2, 2 3, 2 4, ). Le armoniche successive nasceranno perci man mano che le precedenti diventano forti. ! ! ! !! ! 2 ! !!!! ! !!!! ! ! ! = ! = ! ! (! 4 ! ) + 2 2 ! 4 ! + 2 ! ! + ! ! ! = ! ! ! ! 2 ! 4 + 2 ! + ! ! Notiamo come in questo caso la frequenza di risonanza sia = !! proprio perch dobbiamo avere che 2 = !
!!
2
Teorema
di
Fourier
2.1
Serie
di
Fourier
Immaginiamo
di
avere
una
f(t)
periodica
di
periodo
T.
Dunque
f(t+T)=f(t)
!! Sappiamo
inoltre
che
associato
al
periodo
T
abbiamo:
! =
pulsazione
caratteristica.
Se
f(t)
periodica,
allora
pu
essere
rappresentata
come
somma
di
armoniche
di
tipo
seno
o
coseno
nel
seguente
modo:
! !
= ! +
! !!
! cos +
! !!
! sin
con
!
termine
non
oscillante.
Cosa
rappresentano
i
coefficienti
! , ! ! ?
Sono
degli
integrali
di
sovrapposizione
e
rappresentano
come
sono
sovrapposte
tra
loro
f(t)
e
la
n-esima
armonica.
2 ! ! = cos
!
2 ! ! = sin
!
!
invece
il
valore
medio
della
funzione:
1 ! ! =
!
Abbiamo
in
particolare
che,
se
f(t)
una
funzione
dispari
(
f(t)=-f(-t)
)
allora
! = 0
se
invece
f(t)
una
funzione
pari
(
f(t)=f(-t)
)
allora
! = 0
2.2
Trasformata
di
Fourier
Se
un
segnale
non
periodico
(come
lo
ad
esempio
un
singolo
impulso),
come
possiamo
calcolarne
lo
spettro
(ovvero
la
scomposizione
in
armoniche)?
Possiamo
considerare
che
il
suo
periodo
vada
da
+ .
Scomponiamo
cos
f(t)
nel
seguente
modo:
1 !! = !"#
2 !!
()
definita
trasformata
di
Fourier
di
f(t)
ed
definita
nel
seguente
modo:
!!
=
!!
!!"#
3 - Generalit sulle onde 3.1 Onde e equazione caratteristica Lesempio pi tipico di unonda la ola. Per generare una ola, ogni persona effettua uno spostamento orizzontale, tenendo conto del movimento della persona che la precede. Unonda quindi un movimento oscillante che lega insieme spazio e tempo. Possiamo scriverla con la seguente forma: 2 2 , = sin = sin 2 = 2 = x un termine di fase, e viene riferito rispetto alla lunghezza donda(= ). Il tempo t invece rispetto al tempo di oscillazione completa T. In forma compatta riscriviamo f(x,t) come: 2 , = sin ! dove x rappresenta una certa posizione occupata nello spazio, mentre ! il rapporto tra lo spazio di una oscillazione e il tempo di oscillazione. Altro non che la velocit con cui si sta muovendo londa. Definiamo poi = 2/ come numero donda (questo se ci troviamo in una dimensione, in un caso multidimensionale si parler di vettore donda) Per concludere, scriviamo in conclusione un onda come: , = sin( ) Nel caso spaziale, possibile calcolarne uno spettro spaziale. Una frequenza spaziale rappresenta la direzione di propagazione dellonda. Se siamo in regime lineare, unonda pu essere scritta anche come: , = ! !"!!" Calcoliamo ora di questa funzione la derivata prima e seconda sia rispetto al tempo, sia rispetto allo spazio: = cos ! = ! sin( ) ! = ( ) ! = ! sin ! Da queste equazioni possiamo ottenere che:
Abbiamo
trovato
una
relazione
che
lega
insieme
la
derivata
rispetto
allo
spazio
a
quella
rispetto
al
tempo.
Possiamo
perci
scrivere
la
seguente
uguaglianza:
! ! ! =
! ! !
Possiamo
per
riscrivere
!!
:
2 ! ! ! = = = !
! 2 !
Troviamo
quindi
che
a
legare
le
due
derivate
la
velocit,
che
non
a
caso
un
termine
che
lega
spazio
e
tempo.
Possiamo
perci
riscrivere
lequazione
poco
sopra
come:
! ! ! = !
!
Questa
lequazione
caratteristica
delle
onde.
Se
il
sistema
non
fosse
monodimensionale,
lequazione
si
riscriverebbe
nel
seguente
modo:
Nelle
due
dimensioni:
! ! ! ! ! + ! = !
Nelle
tre
dimensioni:
! ! ! ! ! + ! + ! ! = !
Possiamo
riscriverla
anche
come:
! ! ! ! ! ! ! ! + ! + ! = = !
Il
nabla
al
quadrato
viene
definito
laplaciano.
In
alcuni
casi
potremo
trovare
invece
del
laplaciano,
il
dalambertiano:
! = 0
Dove
! = ! Le
onde
vengono
poi
suddivise
in
longitudinali,
se
la
perturbazione
parallela
alla
direzione
di
propagazione,
e
trasversali,
se
la
perturbazione
perpendicolare.
3.2
Principio
di
Huygens
Fresnel
Tale
principio
afferma
che
ogni
punto
di
un
fronte
donda
piano
pu
essere
spezzato
come
sorgente
di
onde
sferiche.
La
composizione
di
tutte
queste
onde
sferiche
torna
ad
essere
un
fronte
donda
piano.
+ !! ! + !! !! !
!! !
!! !! !! !! !!
! 1 ! 1 = ! ! ! !
3.3 Onde meccaniche Prendiamo una corda (ad esempio quella di una chitarra) tesa ed in equilibrio senza la presenza di vincoli. Supponiamo di pizzicare tale corda a tempo t0. La corda subir una deformazione e si trover nel seguente stato (grafico sul quad) La corda subir una perturbazione ( , ). Consideriamo di questa corda un volumetto di lato dl. Su tale corda agiranno due forze T1 e T2, che tenderanno a riportarla in equilibrio. La corda inoltre caratterizzata da una densit volumetrica di massa e da una superficie trasversale S. Potremmo allora calcolare la massa infinitesima di questo volumetto in considerazione come: = , se poi supponessimo che S sia molto piccola, (ad esempio una corda sottile come un capello) avremo: ! = dove ! la densit lineare. Scomponiamo ora le forze che agiscono su questa corda lungo x e y: ! = ! cos ! ! cos ! ! = ! sin ! ! sin ! Avendo dato un pizzico leggero possiamo considerare ! ! = Possiamo supporre anche che gli angoli siano molto piccoli. Otteniamo : ! cos ! ! 1 1 = 0 Questo risultato ottenuto ci dice che londa trasversale. Avendo supposto che gli angoli sono molto piccoli, possiamo approssimare = Per cui: ! ! ! Dalla definizione di derivata di una funzione, ovvero il rapporto incrementale, sappiamo che ! ! !!" !! ! !" !" = !" che euqivalente a + = + !" !" Questa definizione ci serve perch possiamo riscrivere le tangenti precedenti come espressioni di f(x) ovvero: = ! + = ! Questultima equazione sta a rappresentare che vogliamo analizzare come varia langolo rispetto ad un incremento dx. possiamo allora scrivere, applicando la definizione visto poco fa: ! ! = ! + !"#! da questa uguaglianza scopriamo pertanto che i due angoli, a meno di un fattore !" ! . Da questa relazione possiamo riscrivere Fy come: ! ! ! = ! ! !" ! ,! Ma la ! = !" per cui ! ! = = ! Quella appena ottenuta una descrizione nello spazio. Per calcolarla nel tempo dobbiamo avvalerci del secondo principio della dinamica (F=ma): ! ! = ! = ! ! Avvalendoci di quanto ottenuto prima riscriviamo:
!! ! = ! !! !
(abbiamo
potuto
sostituire
dl
con
dx
poich
entrambi
sono
infinitesimi)
Semplificando
i
due
dx
otteniamo:
! ! ! =
! ! ! Questa
appena
ottenuta
un
equazione
caratteristica
di
un
onda.
Il
termine
!!
ha
infatti
le
dimensioni
fisiche
della
velocit.
! 1 ! =
! ! ! Da
cui
= - -
! !!
!! !
!! !
se la massa del corpo diminuisce, la velocit di propagazione aumenta se pizzichiamo con pi intensit, la velocit di propagazione aumenta
Agganciamo
ora
la
corda
ad
un
vincolo.
Una
volta
pizzicata
la
corda,
londa
che
si
genera
verr
trasmessa
fino
a
che
non
incontrer
il
vincolo.
Una
volta
arrivata
in
questo
punto,
si
generer
un
onda
di
verso
opposto
definita
onda
riflessa.
Per
tanto:
, = ! , + ! ( , )
Se
La
corda
fosse
di
lunghezza
L,
se
calcoliamo
la
perturbazione
per
x=L,
essa
varr
0.
Agganciamo
ora
la
corda
a
due
vincoli.
In
questo
caso
per
ogni
tempo
t,
si
sommeranno
tra
loro
un
onda
incidente
e
una
riflessa.
= ! + !
Inoltre
tale
perturbazione
sar
nulla
sia
per
x=L
sia
per
x=0.
Definiamo
allora
le
due
perturbazioni
come:
! = cos
! = cos( + )
Trovandoci
in
regime
lineare
vale
il
principio
di
sovrapposizione
degli
effetti
e
tali
perturbazioni
possono
essere
sommate
tra
loro:
= cos cos +
Il
segno
meno
tra
i
due
coseni
necessario
per
rispettare
le
condizioni
nei
vincoli.
Applicando
le
formule
di
addizione
del
coseno
otteniamo:
= cos cos + sin cos cos + sin sin = 2 sin
Non
tutte
le
frequenze
sono
per
ammesse,
poich
i
vincoli
impongono
che
la
perturbazione
totale
deve
essere
nulla.
Saranno
perci
ammesse
solo
quelle
che
verificano
tale
condizione.
!! In
particolare,
la
perturbazione
sar
nulla
solo
per
sin = 0
che
implica
che
! =
Quindi
= !
in
cui
n
rappresenta
lintensit
con
cui
si
va
a
pizzicare
la
corda.
3.4
Onde
stazionarie
Sono
onde
in
cui
cambia
la
frequenza
di
oscillazione
di
un
singolo
punto
ma
la
fase
non
cambia
(non
c
propagazione)
3.5
Onde
longitudinali
nei
solidi
Sappiamo
che
lequazione
generale
delle
onde
:
!!
Prendiamo
ora
un
solido,
e
di
questo
ne
consideriamo
un
piccolo
volumetto
di
solido
di
superficie
laterale
S
e
altezza
.
Supponiamo
inoltre
che
tale
solido
sia
elastico
( = !
Lavorando
con
un
solido
sono
di
nostro
interesse
le
pressioni,
pi
precisamente
uno
sforzo
(uno
sforzo
appare
se
il
solido
viene
deformato):
! = !
dove
non
altro
che
il
rapporto
! ,
E
la
costante
(o
modulo)
di
Young,
un
fattore
che
stabilisce
lelasticit
del
sistema,
e
!
rappresenta
le
deformazione
!
(variazione
di
lunghezza).
Ricordiamo
poi
che
un
solido
pu
essere
isotropo
(in
cui
la
deformazione
avviene
lungo
la
direzione
della
forza)
e
anisotropo
(in
questo
caso
se
applico
una
forza
in
direzione
x
la
deformazione
avviene
anche
lungo
y
e
z.
in
questo
caso
! = !
dove
la
costane
di
poisson).
Immaginiamo
ora
di
spostare
il
solido
in
considerazione,
applicando
uno
spostamento
(da
x
a
x+
e
da
+
a
+ + ).
Questo
non
porterebbe
nessuno
sforzo
se
non
vi
una
deformazione.
Applichiamo
allora
una
divers
quantit
di
spostamento
al
solido.
Compare
ora
uno
sforzo,
poich
tale
elemento
deve
farsi
spazio
dagli
elementi
adiacenti.
Lo
sforzo
apparir
sia
in
direzione
x
che
in
direzione
x
e
sar
pari
a:
!" = !"
Se
il
sistema
fermo,
tale
sforzo
sar
uguale
in
entrambe
le
direzioni.
Se
ora
tale
sforzo
dovuto
al
passaggio
di
unonda,
gli
sforzi
saranno
diversi
(avremmo
uno
sforzo
( )
e
uno
( + )
).
Calcoliamo
ora
la
forza
totale
che
agisce
sullelemento
di
volume.
!" !" !" = + = + !" ( )
dove
!
una
pressione
piccolissima,
che
! potendola
riscrivere
in
un'altra
forma
otteniamo:
! = = =
!
Possiamo
poi
riscrivere
lelemento
di
massa
tramite
la
densit
di
volume.
Ipotizzando
di
essere
in
regime
lineare
(E
costante):
! ! =
! !
Da
cui
otteniamo
con
le
opportune
semplificazioni:
! ! =
! !
Otteniamo
cos,
anche
nel
caso
di
perturbazioni
longitudinali,
lequazione
di
unonda.
Possiamo
subito
ottenere
la
velocit
di
propagazione
dellonda
che
data
da:
!!
! ! = ! !
Ovvero,
direttamente
proporzionale
al
modulo
di
Young
e
inversamente
proporzionale
alla
densit.
Se
andassimo
ora
a
fare
un
confronto
con
gli
oscillatori,
noteremo
come
la
velocita
v
abbia
una
struttura
identica
alla
pulsazione
caratteristica
! =
! !
e
oscillazioni
sono
strettamente
legate
tra
loro.
Onde
Elettromagnetiche
Per
parlare
di
onde
elettromagnetiche
rivediamo
innanzitutto
le
4
equazioni
di
maxwell.
Di
queste
4,
le
prime
2
riguardano
il
flusso
e
le
seconde
2
la
circuitazione.
Sono:
1)
Non
altro
che
il
teorema
di
Gauss
applicato
al
campo
elettrico.
Se
il
risultato
del
flusso
uguale
a
0
o
non
sono
presenti
cariche,
oppure
le
cariche
positive
sono
pari
a
quelle
negative.
2)
! !!!"#$ = 0
che
risulta
essere
il
teorema
di
Gauss
applicato
al
campo
magnetico.
Il
risultato
nullo
a
causa
della
natura
bipolare
del
campo
magnetico
(vedi
prima
equazione)
3)
!"#$% !!!"#$ ! = !" = !" = !"
dove
!"
la
forza
elettromotrice
indotta
allinterno
del
circuito.
Questa
equazione
non
altro
che
la
legge
di
faraday-neumman-lenz.
Il
primo
integrale
un
integrale
di
circuitazione,
mentre
il
secondo
si
calcola
in
una
superficie
aperta
interna
alla
linea
chiusa.
Questa
una
propriet
delle
leggi
di
maxwell.
A
sinistra
si
calcola
un
integrale
sul
contorno,
a
destra
si
calcola
un
integrale
allinterno
del
contorno.
4)
! !!!"#$ !" ! ! !"# !!!"#$ !
! !
! !"#$%"& ! !
= !"#!$%&#$%& +
dove !"#!$%&#$%& = ! !"#$%! !!! !! ! !"#$ !"#$"%#" , e il secondo integrale dellequazione sopra rappresenta la corrente di spostamento e J il vettore densit di corrente. Questa equazione rappresenta la legge di Ampere. Quello che ora necessario fare passare da un informazione esterna ad una interna, e per fare questo necessario unificare gli integrali. Bisogna perci trasformare gli integrali di superficie chiusa e di linea chiusa in integrali normali, in modo da poter analizzare le funzioni integrande. Per poterlo effettuare, usiamo il teorema della divergenza e il teorema di Stokes Teorema della divergenza Il teorema della divergenza trasforma un integrale di flusso attraverso una superficie chiusa in un integrale normale.
Dobbiamo
calcolarlo.
Prendiamo
un
sistema
di
riferimento
x,y,z
e
definiamo
al
suo
interno
un
volume
infinitesimo
dx,dy,dz.
Applichiamo
quindi
un
vettore
v
su
tale
volumetto.
Per
poter
effettuare
il
calcolo
dellintegrale,
dobbiamo
calcolare
il
prodotto
scalare
tra
il
vettore
v
e
ogni
superficie
del
volumetto.
= ( ! + + ! + ! ! +
+! + ! )
dove
! , ! ! sono
i
prodotti
della
velocit
per
la
normale
alla
superficie.
Tutti
i
termini
nella
posizione
incrementata
possono
essere
riscritti
come:
! ! + = ! +
! ! + = ! +
! ! + = ! +
Sostituendo
nellequazione,
possiamo
poi
semplificare.
Rimangono
cosi
solo
i
termini
derivati.
! ! ! + +
non
eliminiamo
lindeterminazione,
ma
non
importa
poich
andiamo
comunque
ad
analizzare
linterno.
! ! ! + +
Lintegrale
di
superficie
diventato
un
integrale
di
volume.
! ! ! = + + =
! !!!"#$ ! !"#$%"& ! !"#$%"&
dove
la
divergenza
di
v,
un
operazione
che
restituisce
uno
scalare.
Possiamo
ora
applicare
il
teorema
della
divergenza
alle
equazioni
di
Maxwell
che
riguardano
il
flusso
attraverso
una
superficie
chiusa(
la
prima
e
la
seconda).
Partiamo
dalla
prima:
1)
! !!!"#$
= !"# =
! !"#$%"&
!"# =
! !"#$%"&
Se
passiamo
ora
da
un
informazione
globale
(intero
volume)
ad
una
informazione
puntuale
(consideriamo
un
volumetto)
possiamo
eliminare
gli
integrali.
!"# =
Essendo
ora
i
volumi
infinitesimi
uguali
otteniamo
in
conclusione:
=
Ovvero
la
divergenza
di
D
deve
essere
uguale
alla
densit
di
carica.
Sappiamo
poi
che
possibilie
riscrivere
D
come:
= ! +
dove
P
rappresenta
lintensit
di
polarizzazione
di
un
eventuale
dielettrico
presente.
Possiamo
riscrivere
lo
sviluppo
in
serie
di
questo
vettore
come
funzione
del
campo
E
e
della
suscettivit/polarizzazione
()
(vediamo
solo
il
primo
termine
dello
sviluppo,
altrimenti
porteremo
termini
di
non
linearit):
= ! + ! = ! 1 + = ! !
troviamo
quindi
che
D
contiene
gi
al
suo
interno
linformazione
sulla
polarizzazione,
quindi
vanno
considerate
nella
densit
di
carica
solo
le
cariche
libere,
ottenendo:
= !
Passiamo
alla
seconda:
2)
! !!!"#$
= 0 =
! !"#$%"&
= 0
Questa
vera
se
il
volume
nullo
oppure
se
nulla
la
divergenza
di
B.
la
soluzione
per
cui
dV=0
la
soluzione
banale,
per
cui
in
definitiva:
= 0
Teorema
di
Stokes
Trasforma
un
integrale
di
circuitazione
in
un
normale
integrale.
Dobbiamo
calcolare:
Prendiamo
un
sistema
x,y,z
e
al
suo
interno
una
generic
traiettoria.
Proiettiamo
la
traiettoria
nei
3
piani
di
riferimento
e
calcoliamo
la
circuitazione
in
tutti
e
3
i
piani.
Consideriamo
per
delle
traiettorie
infinitesime,
e
stabiliamo
un
verso
di
percorrenza.
Nel
piano
x,y
otteniamo:
= ! + ! + ! + ! = ! + ! +
! ! ! ! ! ! + ! ! = =
! !!!"#$
applicando
lo
stesso
procedimento
nei
piani
y,z
e
z,x
otteniamo
lo
stesso
risultato,
cio
rispettivamente:
! !
! !
In
conclusione
otteniamo:
! ! ! ! ! ! = + +
Lintegrale
di
linea
sta
diventando
un
integrale
di
superficie.
Quello
che
abbiamo
ottenuto
infatti
il
rotore
di
v.
Ricordiamo
infatti
che
il
rotore
definito
nel
seguente
modo:
! ! ! ! ! ! = = + +
! ! !
Nella
formula
sopra,
notiamo
che
per
mancano
i
termini
dxdy,dydz
e
dxdz,
ma
questi
si
ottengono
moltiplicando
il
tutto
per
la
normale
alla
superficie.
Quindi,
in
conclusione:
=
! !!!"#$
=
! !"#$%"&
Possiamo applicare ora quanto ottenuto alla legge di Faraday-Neumann-Lenz E = !" = = ! !"#$%"& ! !!!"#$ ! !"#$%"& Possiamo accorpare insieme i due integrali di superficie, poich applicati sulla stessa superficie, e ipotizziamo che S e n sono costanti, per ottenere: + = 0 ! !"#$%"& Specificando ora il calcolo in una informazione locale possiamo eliminare lintegrale: + = 0 = Prendiamo ora in considerazione la quarta equazione di Maxwell:
= =
e applichiamogli il Teorema di Stokes: = = Abbiamo ora luguaglianza di due integrali di superficie. Andando nel microscopico possibile eliminare gli integrali: = Una particolare propriet di che se ne calcoliamo il flusso invece che in una superficie aperta in una chiusa, il flusso nullo (tanta carica entra, tanta carica esce). Questo per vero solo se ci troviamo in corrente continua. In corrente alternata ci non vero. Infatti la carica uscente pu essere sia maggiore, sia minore della carica entrante. Pu avvenire cio un accumulo di carica o una scarica. Perci la carica che esce rappresenta un flusso positivo (normale uscente), quella che entra un flusso negatica. Se positivo, vuol dire che la capacit di contenere carica delloggetto sta diminuendo. Questo viene rappresentato dallequazione di continuit della carica: !"# = Proviamo ora a vedere dal punto di vista magnetico il problema del condensatore. Prendiamo tre traiettorie, ! ! lungo il circuito e ! allinterno del condensatore. Calcoliamo la circuitazione di H lungo ! : = ! = (! ) Su tutte le possibili traiettorie chiuse mi aspetto quindi di trovare I. non cos. Se infatti prendiamo ! , non vi corrente poich non ne passa allinterno del condensatore. Dobbiamo perci generalizzare lequazione di continuit della carica, includendo questo tipo di comportamento. In forma locale, lequazione di continuit diventa: = !"# Sappiamo dalla prima equazione di maxwell che !"# genera un campo: = !"# = = + = 0 Questo risultato vero sempre, sia a regime stazionario che alternato. In conclusione: = +
Abbiamo
cos
tutte
e
quattro
le
equazioni
di
Maxwell
in
forma
locale.
Maxwell
ha
introdotto
nella
quarta
equazione
lultimo
termine,
che
permette
di
simmetrizzare
le
equazioni.
Infatti,
esse
mostrano
che
il
campo
magnetico
e
il
campo
elettrico
sono
strettamente
legati
tra
loro.
Nella
III
infatti
il
campo
elettrico
varia
nello
spazio
e
quello
magnetico
nel
tempo,
mentre
nella
IV
il
campo
magnetico
varia
nello
spazio
mentre
quello
elettrico
varia
nel
tempo.
Queste
due
variazioni
sono
legate
strettamente
tra
loro
da
un
termine
di
velocit.
In
queste
formule
infatti
nascosta
la
velocit
della
luce.
Come
possiamo
trovare
ora
dalle
equazioni
di
Maxwell
lequazione
delle
onde
elettromagnetiche?
Dobbiamo
applicare
il
rotore
sulla
III
o
sulla
IV
eq.
Facciamola
sulla
III.
= =
Lultima
uguaglianza
possibile
ipotizzando
di
trovarci
in
uno
spazio
fermo
Per
calcolare
il
rotore
di
B,
sappiamo
che
= !
,
che
sostituito
nella
quarta
equazione
di
maxwell
ci
d:
! = +
! !! !" !
in spazio e lo possiamo perci portare fuori dalloperatore rotore: 1 D D = + = + Sappiamo poi che = ; non fosse costante in tempo bisognerebbe derivarla nel tempo. Ipotizziamo allora che sia costante nel tempo, e che anche mu sia costante nel tempo: = ! E !
Dobbiamo
ora
trasformare
J.
Sappiamo
infatti
che
esso
:
= E
dove
sigma
rappresenta
la
conducibilit.
Ipotizziamo
che
anchessa
sia
costante
nel
tempo:
! E = !
Questequazione
ottenuta
gi
un
equazione
delle
onde.
Vogliamo
per
portarla
nella
forma
classica.
Per
farlo,
necessario
trasformare
il
rotore
di
rotore
in
un
Laplaciano.
Inoltre
comparso
un
altro
termine
di
derivata.
Esso
!"
non
altro
che
un
termine
di
attenuazione
dellenergia.
Se
prendiamo
come
ipotesi
che
il
materiale
che
consideriamo
un
non
conduttore,
con
quindi
0,
possiamo
eliminare
il
termine
di
attenuazione
ed
ottenere:
! E = !
dobbiamo
allora
calcolare
il
rotore
di
rotore
di
E.
Partiamo
calcolando
il
rotore
di
E.
!!
= !
! ! ! ! ! ! = + + !
! !
! !
! ! ! !
+
=
! ! ! !
! ! ! !
! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! + + ! ! ! ! ! !
Aggiungiamo
ora,
nella
prima,
nella
seconda
e
nella
terza
parentesi,
rispettivamente
! ! !! !! !
! ! !! !! !
! ! !! !! !
Possiamo perci ottenere, tramite raccoglimenti: ! ! ! ! ! ! + + ! + + + + ! ! ! ! ! ! ! ! ! + + + ! + + + + ! ! ! ! ! ! ! ! ! + + + + + + ! ! ! ! In ogni parentesi quadra, la prima parentesi tonda rappresenta il laplaciano, la seconda la divergenza. Otteniamo perci: = ! + Ovvero il rotore del rotore di E uguale al gradiente della divergenza di E meno il laplaciano di E.
Quindi
possiamo
dire
che
! E ! = !
Supponendo
che
le
cariche
libere
non
siano
presenti,
possiamo
eliminare
il
gradiente
della
divergenza
(materiale
scarico
ovvero:
!"# = 0 = 0 = ( )
e
supponendo
che
epsilon
sia
costante
in
spazio:
= 0 )
e
quindi
otteniamo:
! E ! = !
che
portata
nella
forma
classica
risulta
essere:
1 ! ! E = !
Se
fossimo
partiti
dalla
IV
equazione
avremmo
ottenuto
un
risultato
analogo,
con
invece
del
campo
elettrico
E
avremmo
avuto
la
presenza
del
campo
magnetico
B.
Se
confrontiamo
lequazione
ottenuta
con
quella
delle
onde,
ci
accorgiamo
che
il
primo
coefficiente
deve
rappresentare
la
velocit
con
cui
questa
onda
si
sta
muovendo.
Quindi
:
1 1 1 1 ! = = =
! ! ! ! ! ! ! !
! Il
termine
! !
dipende
esclusivamente
dal
materiale
ed
sempre
maggiore
o
uguale
a
uno.
Si
! !
chiama
indice
di
rifrazione,viene
espresso
come
!!
ed
adimensionale.
Questo
coefficiente
ha
la
particolarit
di
sottrarre
energia
alla
luce,
facendola
rallentare.
! Il
termine
! !
invece
un
termine
dimensionale
e
prende
il
nome
di
quadrato
della
velocit
! !
! !!
= !
Propriet delle onde elettromagnetiche Sappiamo che le onde possono essere trasversali o longitudinali. Non sappiamo per se le onde elettromagnetiche siano longitudinali o trasversali. Supponiamo che sia unonda piana. Se unonda piana, abbiamo che le derivate lungo y e z sono nulle. Attenzione, non diciamo che le componenti del campo sono nulle, ma che non subiscono una variazione lungo la direzione y e la direzione z. Applichiamo allora la III e la IV equazione di Maxwell ipotizzando che !"# =0 e !"# = 0 e che inoltre siano costanti nel tempo e nello spazio. Usiamo perci delle equazioni semplificate: = 0 = 0 = = Applichiamo quindi la III: 0 ! ! ! = = 0 0 = ! ! ! ! ! dalla seguente otteniamo le seguenti relazioni: ! 0= ! = che deve essere vero indipendentemente dal passaggio dellonda piana. Questo possibile solamente se ! = 0 ! ! = ! ! = Applichiamo ora la IV equazione di Maxwell 0 ! ! ! = = 0 0 = ! ! ! ! ! ! 0= ! = ! = 0
Abbiamo
ottenuto
che
lungo
la
direzione
di
propagazione
dellonda,
il
campo
magnetico
e
il
campo
elettrico
sono
nulli.
Questo
significa
che
le
onde
elettromagnetiche
sono
onde
trasversali.
Dalla
IV
equazione
otteniamo
anche:
! ! =
! ! =
Analizziamo
quanto
ottenuto.
Una
variazione
di
un
campo
nello
spazio
nella
componente
z
provoca
una
variazione
in
tempo
della
componente
y
e
viceversa.
Questo
significa
che
i
due
campi
sono
ortogonali
tra
loro.
Le
oscillazioni
sono
per
indipendenti,
e
quindi
i
campi
non
ruotano.
Si
dice
che
si
ha
polarizzazione
della
luce
se
i
campi
lungo
y
e
lungo
z
sono
legati
tra
loro
da
una
relazione
di
fase.
Un
onda
polarizzata
circolarmente
genera
una
rotazione.
Se
la
y
e
la
z
non
sono
legate
da
nessuna
relazione
di
fase
abbiamo
una
luce
non
polarizzata.
Prendiamo
ora
la
relazione
! = !
e
deriviamo
rispetto
a
x.
!" !" ! ! ! ! ! ! = = =
!
Avvalendoci
delle
uguaglianze
che
abbiamo
ottenuto
precedentemente
possiamo
riscrivere
che:
! ! ! ! ! = =
! !
Questa
non
altro
che
un
equazione
di
un
onda.
Si
pu
applicare
lo
stesso
ragionamento
per
tutte
e
quattro
le
equazioni
ottenute,
ottenendo
sempre
un
equazione
di
un
onda
lungo
y
o
lungo
z.
Interferenza
un
fenomeno
caratteristico
del
fatto
che
nello
spazio
in
analisi
non
contenuta
una
sola
onda
ma
pi
onde.
Parliamo
di
interferenza
quando
in
uno
spazio
ci
sono
due
onde:
= ! + !
(f
dato
dalla
sovrapposizione
di
!
e
! )
(f=perturbazione)
Definiamo
lintensit
di
un
onda
come
il
rapporto
tra
la
potenza
trasportata
dallonda(quantit
di
energia
trasportata
nellunit
di
tempo)
e
la
superficie.
=
Lintensit
pu
per
essere
riscritta
(se
lavoriamo
con
gli
esponenziali)
come
! = =
ovvero
come
rapporto
tra
il
modulo
quadro
della
perturbazione
e
limpedenza(che
direttamente
legata
alla
velocit
di
propagazione,
in
quanto
una
particolarit
del
materiale)
Se
invece
lavorassimo
con
le
sinusoidi:
1 ! ! =
! Quello
che
ora
ci
chiediamo
:
qual
lintensit
legata
alla
sovrapposizione
di
due
onde?
!! !!
Prendiamo
allora
due
onde
uguali
tra
loro
ma
sfasate
luna
rispetto
allaltra:
! = ! !"!!"!!!
! = ! !"!!"!!!
Le
due
onde
avranno
la
stessa
intensit:
! ! = = !
Calcoliamo
allora
la
f
totale:
= ! + ! = ! !"!!"!!! + ! !"!!"!!! = ! !"!!" ( !!! + !!! )
dove
il
termine
!!! + !!!
di
fase
andr
a
modulare
lampiezza.
Se
ora
andiamo
a
calcolare
lintensit
di
questonda:
! ! !! = = ! + !!! !!!! + !!!! = !,! 2 + ! !! !!! + !!(!! !!! ) =
= !,! (2 + 2 cos ! ! ) = 2!,! 1 + cos ! !
Il
termine
di
fase
diventato
un
termine
di
ampiezza.
Andiamo
ora
ad
analizzare
come
varia
lintensit
in
base
alle
fasi
delle
onde.
Se
! = !
abbiamo
che
! ! = 2
il
che
vuol
dire
che
il
cos 2 = 1
e
che
quindi
= 4!,! .
Questo
avviene
grazie
allinterferenza:
le
intensit
non
si
sommano
semplicemente,
poich
presente
allinterno
della
sua
formula
un
termine
al
quadrato!
! Se
ora
avessimo
che
! ! = ! + ,
questo
implicherebbe
che
cos ! ! = 0
e
che
quindi
= 2!,! .
Se
ora
invece
! ! = (2 + 1)
si
avr
che
cos ! ! = 1
e
quindi
I=0.
Consideriamo
ora
due
onde
con
ampiezze
diverse,
in
particolare
la
prima
con
ampiezza
!
e
la
seconda
con
ampiezza
! = ! + .
In
questo
caso:
= ! ! !"!!"!!! + ! ! !"!!"!!!
e
avremo:
! ! ! ! !! = ! + ! + ! ! + !! !! !!! = ! + ! + 2 cos ! ! ! !
Analizziamo
nuovamente
i
vari
casi:
Se
cos ! ! = 1 = ! + !
Se
cos ! ! = 0 = ! + !
!
Se cos ! ! = 1 = ! ! Prendiamo ora invece due onde che viaggiano in direzioni opposte (x e x): ! = ! !"!!" ! = ! !"!!" = !"# !!"# + !"# = 2 !"# cos Questa che abbiamo ottenuta unonda stazionaria. particolare, poich non viaggiando, assente un fattore di spazio che stato assorbito da un fattore di ampiezza. Questo tipo di onde si genera allinterno dei cosiddetti risonatori (chitarra, fibra ottica) che sono sistemi in grado di bloccare unonda al loro interno. I punti particolari di queste onde sono i ventri dove = 4! e i nodi dove I=0. Le onde stazionarie reali non assumono per in realt mai un I=0, poich presentano delle leggere dilatazioni e perch tale condizione si avrebbe se londa andasse da + a .
Risonatore
di
Fabry-Perot
Supponiamo
di
avere
un
sistema
fatto
da
due
specchi
paralleli
di
cui
conosciamo
la
riflettivit
(quanto
in
grado
di
riflettere)
e
la
trasmissivit.
Dati
R
la
riflettivit,
T
la
trasmissitivit
e
A
lassorbimento,
avremo
che
+ + = 1
Questa
una
classica
equazione
di
bilancio
denergia.
Se
lo
specchio
in
uso
a
base
metallica
e
di
spessore
molto
piccolo,
avr
un
fattore
T=0,
nellacqua
avremo
invece
un
fattore
A=0.
Prendiamo
i
due
specchi,
a
distanza
L
tra
loro,
tali
che
A
sia
nullo
e
che
= !
e
= !
dove
r
il
coefficiente
di
riflessione
del
campo
magnetico
e
t
il
coefficiente
di
trasmissione
del
campo
magnetico.
Mandiamo
ora
un
onda
del
tipo
! !"!!" .
Quando
londa
incontrer
il
primo
specchio,
una
parte
dellonda
attraverser
tale
specchio
mentre
un'altra
parte
verr
riflessa.
Londa
che
attraversa
lo
specchio
sar
di
tipo
! !"!!"
quella
che
viene
riflessa
sar
del
tipo
! !"!!" .
Londa
che
riesce
ad
attraversare
lo
specchio
proseguir
fino
a
quando
non
incontrer
il
secondo
specchio.
Anche
in
questo
caso,
una
parte
dellonda
riuscir
ad
attraversare
lo
specchio,
mentre
un'altra
parte
verr
invece
di
riflessa.
Londa
che
attraverser
lo
specchio
sar
di
tipo
! ! !"!!"!!"
mentre
quella
che
verr
riflessa
sar
di
tipo
! !"!!"!!" .
Londa
che
viene
riflessa
proseguir
fino
a
che
non
trover
il
primo
specchio,
a
questo
punto
nuovamente
una
parte
verr
trasmessa
( ! ! !"!!"!!!"
)e
una
parte
riflessa
( ! ! !"!!"!!!" )
e
si
ripeter
nuovamente
il
ragionamento.
In
conclusione
avremo
unonda
trasmessa
e
unonda
riflessa
che
saranno:
! = ! !"!!" + ! !"!! + ! ! !"!! +
onda
riflessa
! = ! !"!!" ! !!"# + ! ! !!!!" + ! ! !!!!" +
onda
trasmessa
Londa
riflessa
conterr
informazioni
sulla
luce
che
non
riuscita
ad
entrare,
sia
sulla
struttura
degli
specchi.
Londa
trasmessa
contiene
invece
informazioni
sulla
struttura
(le
sue
dimensioni,
tramite
r
e
t).
Prendiamo
in
considerazione
londa
trasmessa.
Sappiamo
che
essa
pari
a
! = ! ! !"!!" !!"# 1 + ! !!!!" + ! !!!!" +
Poniamo
ora
= ! !!!!"
,
il
contenuto
della
parentesi
non
altro
che
1 + + ! + ! +
Cio
nientaltro
che
!
!
! !!
che sappiamo convergere in !!! . Per cui londa trasmessa sar pari a: ! ! !"!!" !!"# ! = 1 ! !!!!" Calcoliamo lintesit dellonda trasmessa:
! ! 1 ! ! !"!!" !!"# ! !! !"!!" !"# ! ! ! = = =
1 ! !!!!" 1 ! !!!" 1 ! !"!! ! !!"!! + !
Da
questa
equazione
notiamo
quattro
cose
particolari:
!
non
altro
che
! ,
! = ! ,
! =
e
! = ! .
Inoltre
presente
un
termine
coseno.
Per
cui
riscriviamo
lintensit
come:
! ! ! ! = ! = =
! ! 1 + ! 2 2 1 + ! 2 + 4 ! 1 ! + 4 ! ()
ma
T+R=1
per
cui
1-R=T
quindi
avremo
in
conclusione
che:
1 ! =
4 ! 1+ sin 1 !
!! Definendo
il
rapporto
!!! ! =
come
la
finesse
definiamo
la
trasmissione
di
fabry-perot
come:
!" = ! 1 =
! 1 + sin!
!!
Dove
la
finesse
rappresenta
le
caratteristiche
del
risonatore,
mentre
k
le
caratteristiche
della
luce.
Variando
la
lunghezza
donda
possiamo
avere
comportamenti
diversi.
! ! Se
= ! +
avremo
!" = !!
Se
=
avremo
!" = 1
Al
variare
di
R
possiamo
quindi
generare
diverse
curve
di
trasmissione,
in
cui
il
valore
! minimo
sara
pari
a
!!.
La
frequenza
di
risonanza
invece
quella
per
cui
la
trasmissione
di
fabry-perot
sar
pari
a
1.
Inoltre,
non
tutte
le
frequenze
sono
ammesse.
Sono
ammesse
infatti
solo
quelle
che
soddisfano
tale
condizione:
!! ! = = !
quindi
= !
(stessa
condizione
della
corda
di
chitarra).
Interferometro
di
Young
Un
interferometro
un
dispositivo
che
lavora
in
base
allinterferenza
delle
onde
che
lo
interessano.
Linterferometro
lavora
in
spazio.
Immaginiamo
di
avere
delle
onde
che
partono
da
due
sorgenti.
Se
andiamo
a
vedere
ci
che
accade
in
uno
schermo
opposto
allo
sorgente,
in
ogni
punto
dello
schermo
avr
unonda
che
data
dalla
somma
delle
due
onde.
Presa
!
la
distanza
tra
la
prima
sorgente
e
il
punto
di
osservazione
e
!
la
distanza
tra
la
seconda
sorgente
e
il
punto
di
osservazione:
!"! = ! !"!!!! + ! !"!!!! = !"# !!"!! + !!"!!
Calcoliamo
lentit
di
questa
onda:
!"! =
!!"! ! !
!! !
2 + !!"
!! !!!
+ !"
!! !!!
= ! 2 + 2 cos ! !
= 2! 1 + cos ! !
Se
ci
muoviamo
lungo
lo
schermo,
cambiamo
i
valori
di
!
e
! ,
muovendoci
cos
tra
zone
di
luce
e
zone
di
buio.
In
questo
caso
stiamo
ipotizzando
che
le
due
sorgenti
emettono
alla
stessa
frequenza.
Questo
possibile
se
ci
troviamo
in
caso
di
onde
acustiche,
in
caso
di
onde
ottiche
questo
gi
pi
difficile.
Prendiamo
perci
due
onde
con
diversi
valori
di
.
! = ! !! !!!! !
! = ! !! !!!! !
In
questo
caso
non
possiamo
mettere
in
evidenza
i
termini
di
fase.
!"! = ! !! !!!! ! + ! !! !!!! !
! !"! = 2 + ! !! !!!! !!!! !!!! ! + ! !!! !!!! !!!! !!!! ! =
= ! 2 1 + cos ! ! ! !
In
questo
caso
nellintensit
rimasto
il
tempo.
Questo
segnale
varia
con
una
frequenza
che
data
dalla
differenza
delle
frequenze
delle
due
onde.
Se
!
e
!
sono
alte,
varier
ad
una
frequenza
talmente
veloce
che
linterferenza
non
si
noter.
Se
le
frequenze
sono
vicine
si
pu
invece
notare
linterferenza.
Questo
il
battimento
(pi
facile
in
campo
acustico,
nel
caso
dellottica
si
usa
una
sola
sorgente
laser).
Effetto
Doppler
Immaginiamo
di
avere
una
sorgente
(per
semplicit
acustica)
che
emette
onde.
Nel
tempo
t
tale
sorgente
emetter
N
onde,
le
quali
possono
essere
calcolate
conoscendo
il
periodo
T
di
ogni
singola
onda.
=
! ! Sapendo
che
la
frequenza
! = !
allora
avremo
che
! =
Queste
onde
andranno
a
riempire
un
volume
di
espansione.
Il
raggio
di
tale
volume
sar
pari
a
=
dove
v
la
velocit
dellonda,
mentre
la
lunghezza
donda
di
ogni
singola
donda
sar
!! !" ! = ! = !
Cosa
succederebbe
se
la
sorgente
non
fosse
fissa
ma
in
movimento?
Nel
tempo
t,
continuer
comunque
ad
emettere
N
onde,
ma
la
distribuzione
delle
onde
sar
diversa,
ovvero
non
sar
pi
simmetrica.
La
lunghezza
donda
varier
se
si
va
o
meno
nella
direzione
del
movimento
della
sorgente.
Avremo:
! ! = !
nella
direzione
dello
spostamento
della
sorgente
(!
la
velocit
della
sorgente)
! ! = + !
nella
direzione
opposta
Avremo
quindi:
! ! ! ! ! ! = = = =
!! ! ! ! ! ! Effettuando
un
confronto
tra
il
primo
e
lultimo
membro
ottentiamo
che
! ! =
! ! !
!
Da questa equazione otteniamo che pi siamo vicini alla sorgente maggiore sar la frequenza, pi siamo lontani minore sar la frequenza. I fronti donda possono variare in base alla velocit della sorgente( = ! abbiamo sorgente ad un estremo, oppure se ! > abbiamo che tante onde arrivano contemporaneamente, caso dellareo) Vettore di Poynting Descrive il trasporto dellenergia associata alle onde elettromagnetiche. Come prima cosa, diciamo che la quantit di energia necessaria per trasportare un pacchetto di carica allinterno di un campo elettrico uguale al pacchettodi carica per il potenziale iniziale meno il potenziale finale: = !" !"# = ( ) A questa energia associata una potenza: = = Questa potenza associata al movimento di carica. Se vogliamo ora vederla nei termini di chi muove la carica: !"#$!" = !"#$% Il campo permette infatti di compiere lavoro (la carica ha una potenza intrinseca associata al campo). La potenza del campo perci: ! !"#$% = = Andiamo ora a calcolare la potenza contenuta in un elemento molto piccolo di volume. = dove rappresenta la densit di potenza e lelemento infinitesimo. Dobbiamo perci rendere infinitesimo lelemento in nostra analisi. ! = = = ! = ! = ! Perci la densit di potenza non altro che = ! (ro la resistivit) Ora ricordiamo che allinterno di un qualunque circuito, il campo elettrico pu essere scritto come: = quindi = ! pu essere riscritta come = Prendiamo la IV equazione di Maxwell (che contiene il vettore densit di corrente j) e ci dice che: = +
Questo
ci
permette
di
dire
che
il
vettore
j
pu
essere
scritto
come:
=
Supponendo
che
il
materiale
sia
isotropo
e
omogeneo:
= =
Importante
considerazione
che
si
trattato
costante
in
spazio
e
costante
in
tempo.
Dunque:
= =
Sfruttiamo
ora
una
propriet
che
ci
dice
che
=
Che
pu
essere
riscritta
come:
E = E
E
possiamo
quindi
infine
riscrivere
la
densit
di
potenza
come:
E =
Sappiamo
inoltre
che
il
rotore
di
E
pu
essere
riscritto
tramite
la
III
equazione
di
Maxwell
come
= !"
e
quindi:
E =
I
termini
che
sono
derivati
nel
tempo
sono
il
campo
o
derivate
del
campo
nel
temp.
Sappiamo
che
!! !"
!!
Dunque:
=!
!! ! ! !"
1 ! 1 = + 2 Questa equazione non fa altro che contenere al suo interno le equazioni di continuit della carica e di continuit della potenza, che ricordiamo essere: continuit della carica: = t Tale equazione vale: 0 se la corrente costante, maggiore di 0 se maggiore la corrente uscente, minore di zero se maggiore la corrente entrante. Continuit della potenza: 1 ! = + ! !""#$#%%!&#'# 2
Definiamo
quindi
il
vettore
di
Poynting
come:
=
Rappresenta
unintensit,
essendo
infatti
espresso
in
unit
di
misura
come
/ !
Se
londa
stazionaria
non
c
variazione
nel
tempo,
per
cui
il
flusso
dovrebbe
essere
nullo
(tanta
corrente
entra,
tanta
corrente
esce)
a
meno
di
assorbimenti
dovuti
a
termini
di
dissipazione
dipendenti
dal
materiale.
Se
londa
non
costante,
il
flusso
1 ! + !
2 ! Il
termine
!
presente
poich
sono
presenti
un
termine
magnetico
e
un
termine
elettrico
che
sono
numericamente
ugali.
Questa
quantit
proprio
la
potenza
immagazzinata:
1 ! = + ! !"##"$
2
Altra
particolarit
di
questo
vettore
che
ortogonale
sia
al
campo
elettrico
che
al
campo
magnetico.
Se
definiamo
la
relazione
che
definisce
la
metrica
dello
spazio
come:
=
dove
il
vettore
C
indica
la
direzione
di
propagazione,
se
la
introduciamo
nel
vettore
di
poynting
otteniamo
che:
! = =
I
quindi
orientato
come
il
vettore
velocit
e
si
propaga
nella
stessa
direzione
del
fronte
donda.
Dimostriamo
ora
che
campo
elettrico
e
campo
magnetico
sono
numericamente
uguali.
! Da
=
ricaviamo
che
= !
per
cui
! ! = =
! ! Ma
! ! = ,
quindi
! = = !
Ritornano
cos
i
due
termini
trovati
nellequazione
di
continuit
delle
onde
elettromagnetiche,
dimostrando
che
i
due
campi
sono
numericamente
uguali.
Sappiamo
poi
che
= di
poynting
come:
! =
Analizziamo
limpedenza.
Sappiamo
essa
essere
pari
a
= semplificata
come
! =
!! !! ! ! ! !"
! !
= 377
=
! !!
! ! ! !
! 1 1 = ! ! ! !
viene chiamato indice di rifrazione ed espresso con la lettera n. Come notiamo, lindice di
rifrazione diminuisce il valore dellimpedenza. Possiamo quindi riscrivere I come: ! ! = = = ! ! Questo ci permette di dire che, allaumentare dellindice di rifrazione, aumenta lintensit. Ottica Geometrica La luce non sono altro che onde elettromagnetiche con ben determinate frequenze e lunghezze donda. Il visibile varia da 400 700 , che rappresentano il limite tra lultravioletto e linfrarosso. In questo intervallo le frequenze si dividono in questo modo: - Violetto da 400 a 450 - Blu da 450 a 500 - Verde da 500 a 570 - Giallo e Arancione da 570 a 610 - Rosso da 610 a 700 Al di fuori di questo intervallo ci sono altri intervalli particolari, che non fanno parte del visibile. Dai 100 ai 400 abbiamo lultra violetto (UV) che si divide in: - UVA da 320 a 400 - UVB da 280 a 320 - UVC da 100 a 280 I raggi meno pericolosi tra questi sono gli UVA, molto importanti soprattutto per la sintesi delle vitamine. Sotto gli UVC ci sono i Raggi X che vanno da 100 a 0,1 (angstrom, pari a 10!! . I raggi X si dividono a loro volta in Raggi X molli se vicini agli UV, e Raggi X duri vicini allo 0,1 A. Oltre i Raggi X ci sono i Raggi , tipici delle radiazioni nucleari. Raggi X e Raggi sono radiazioni. Altri tipi di razioni sono quelle , di natura corpuscolare. Oltre i 700 nm abbiamo l Infra Rosso. Esso si divide in: - Infra Rosso vicino che va 700 a circa 1-1,5 - Infra Rosso medio da 1,5 a 3-4 - Infra Rosso lontano da 3-4 a 100 Oltre abbiamo le microonde e le onde radio. Il visibile viene chiamato in questo modo perch rappresenta la banda che riesce a vedere il nostro occhio. Il sole non a caso ha un efficienza massima di emissione pari a 555 nm. Un fotone un quanto di energia. Lenergia di un fotone : = = dove h la costante di Plank che pari a: = 6,6 10!!" e la frequenza di oscillazione, legata alla lunghezza donda tramite la relazione = .
Definiamo poi la fluenza come / Principio di Fermat Possiamo studiare la propagazione della luce non come onde ma come raggi. Su questo si basa il principio di Fermat. Il principio di Fermat afferma che la luce, per arrivare da un punto A ad un punto B, usa la strada pi veloce, cio la strada che minimizza il tempo di percorrenza che per non sempre corrisponde con la minima distanza (graficamente questo viene rappresentato con una linea retta tra i due punti). Se un raggio incontra un punto di separazione tra due diverse superfici, quindi con indici di rifrazione ! ! diversi tra loro, il raggio si pu dividere in due raggi: raggio riflesso e raggio rifratto. Non sappiamo come questo raggio si riflette sulla superficie. Per determinarlo prendiamo i due punti A e B a distanza tra loro L, posti nella stessa superficie, e ad altezza rispettivamente ! e ! , e scegliamo a caso un punto O sulla superficie sul quale ipotizziamo il raggio proveniente dal punto A venga riflesso verso il punto B. Il raggio proveniente da A avr una lunghezza pari a !" e former un angolo di incidenza ! il cui complementare a 90 ! mentre il raggio riflesso avr una lunghezza !" e former un angolo di riflessione ! il cui complementare ! . Definiamo poi come x la distanza tra la proiezione di A sulla superficie e il punto O. Definiamo t come il tempo per andare da A a B che sar pari al tempo per andare da A a O e da O a B: ! ! !" !" ! + ! ! + ! = ! + ! = + = + !" !" ! ! Sappiamo che la luce segue la traiettoria che impiega tempo minore. Per cui minimizziamo il tempo t in funzione del punto x ponendo la variazione pari a zero: ! 2 2 =0= = ! ! ! ! 2 ! + ! 2 ! ! + ! + ! ! + ! Il primo termine il rapporto tra il cateto e lipotenusa, che risulta essere quindi il ! , stessa cosa per il secondo termine che risulta essere il cos ! . Troviamo quindi che: cos ! cos ! = 0 ! = ! Ovvero avremo tempo minore se langolo di incidenza uguale allangolo di riflessione. Normalmente per vengono usati gli angoli (non cambia nulla, stessa condizione che i due angoli siano uguali). Supponiamo ora che A e B si trovino in superfici con diversi indici di rifrazione. In questo caso, per andare da A a B, che percorso sceglie? Riapplichiamo nuovamente il principio di Fermat. Prendiamo il punto A in una superficie con indice di rifrazione ! a distanza ! dalla superficie di separazione e un punto B in una superficie con indice di rifrazione ! a distanza ! dalla superficie di separazione, e chiamiamo L la distanza tra le proiezioni di A e B sulla superficie di separazione. Scegliamo un punto O nel quale supponiamo avvenga la riflessione del raggio proveniente da A e chiamiamo x la distanza tra la proiezione di A e O. Calcolando nuovamente il tempo di percorrenza come nel caso precedente otterremo un risultato analogo, con la differenza che in questo caso gli indici di rifrazioni non sono uguali. Per cui, applicando lo stesso ragionamento otteniamo che:
1 ! ! =0= ! ! ! + ! ! + ! e come in precedenza otteniamo che: ! cos ! = ! cos ! che se lavoriamo con gli angoli diventa: ! sin ! = ! sin ! Quelle che abbiamo trovato sono le leggi di snell-cartesio, che riassumiamo nel seguente modo: Dato i il raggio di incidenza, r il raggio di riflessione e R il raggio di rifrazione avremo che : ! = ! ! ! sin ! = ! sin ! sin ! = sin ! ! Lultima equazione ci permette di dire che se ! > ! allora ! > ! mentre se ! > ! allora ! < ! Per quale motivo la luce ha questo comportamento? Sappiamo che ogni punto del fronte donda produce onde circolari. Linsieme di tutte queste onde produce il fronte donda successivo. Supponiamo ora di avere un interfaccia con un mezzo nel quale le onde viaggiano pi lentamente. In questo caso, le onde circolari subiscono una variazione della velocit che comportano quindi un diverso arrivo delle onde in base alla loro posizione, il quale comporta una diversa combinazione rispetto alla precedente e quindi una modifica del fronte donda. ! Vediamo ora dei casi particolari: ! = ! langolo di riflessione totale, con il quale il raggio rifratto come se non ci fosse, in quanto parallelo e coincidente alla superficie di separazione. In questo caso abbiamo che ! ! sin ! = ! ! = arcsin ! Questo angolo chiamato angolo critico. Se incidiamo con un angolo maggiore dellangolo critico andiamo in regime di riflessione totale. Su questo principio si basa la fibra ottica. Una fibra ottica composta da due parti: un core interno e un mantello (cladding) esterno. Per entrare in riflessione totale lindice di rifrazione del core deve essere maggiore di quella del cladding (!" > !" ). La dimensione della fibra incidono sugli effetti dellinterferenza. I picchi di risonanza di una fibra prendono il nome di modo. A volte la luce potrebbe uscire momentaneamente dal nucleo, per poi rientrare. Questo uno spostamento di frequenza, che come se la luce cercasse di assaggiare laltra velocit (nel mantello) ma poi ci ripensasse. I modi di una fibra ottica sono importanti. In una fibra a singolo modo ammesso un solo angolo di propagazione. La luce al suo interno percorrer pi della lunghezza della fibra, in quanto avr un movimento a zig zag. Se abbiamo invece pi modi abbiamo pi angoli di propagazione e quindi diverse velocit. Il segnale che otteniamo pu essere un segnale allargato, mentre le diverse velocit prendono il nome di dispersione modale. Le fibre multimodali si usano principalmente per percorsi brevi in quanto generano bassa dispersione modale. possibile poi creare strutture particolari chiamate guida donda, che sono formate da tre strati di cui quella centrale con indice di rifrazione minore. Un tipo di interferometro linterferometro di Mach-Zehnder. Questo tipo di interferometro composto da tre parti: un diodo laser, una fibra ottica (chiamata anche pigtaile) ed un chip a guida donda. Il diodo laser
invia sulla fibra ottica la luce (una sequenza di 1 ) sulla fibra ottica che collegata con il chip. Allinterno del chip, dove sono presenti due elettrodi, la fibra ottica si divide in due parti: una parte attraversa gli elettrodi e laltra no. I due elettrodi permettono di cambiare la fase, e quindi ottenere sequenze di buio-luce che non sono altro che sequenze di 1/0 (informazioni in bit). Alluscita dal chip i due canali si ricompattano e, tramite linterferenza delle onde sui due canali, si possono produrre luce o buio. Occhio Locchio presenta due lenti principali: cornea, che la prima lente e la pi importante, e il cristallino che, essendo elastico, permette una messa a fuoco fine. Tra queste due lenti presente liride, che in caso di troppa luce fa passare solo i raggi pi interni. Allestremit interna invece presente la retina che non altro che una superficie su cui vengono proiettati i raggi che arrivano allinterno dellocchio. La retina formata da veri e propri pixel, che si dividono in due tipi: -coni (5-8 milioni) che riconoscono i colori, ma sono in grado di lavorare solo con tanta luce. -bastoncelli (150-200 milioni) riconoscono le forme e sono in grado di lavorare anche a bassa luce. Nella retina presente anche la fovea, che un avvallamento a forma circolare dove sono presenti la maggior parte dei coni. Ogni oggetto produce della luce sotto forma di onde sferiche. I raggi vengono catturati dalle lenti dellocchio che li riproiettano al contrario sulla retina ( poi il cervello che riaddrizza limmagine). Immagini Le immagini si dividono in due categorie: reali, quando la luce passa realmente per un punto dellimmagine, e virtuali, quando la luce non passa realmente per quel punto, ma emerge dal sistema ottico come se partisse dallimmagine virtuale. Prendiamo uno specchio sferico e un punto P. Lasse ottico non altro che la perpendicolare allo specchio che passa per P. Il punto P invier verso lo specchio due raggi: uno parallelo allasse ottico e un altro raggio che forma con lasse un angolo . Il raggio lungo lasse arriva ortogonale allo specchio, che viene riflesso interamente sullasse. Il secondo raggio incontra invece lo specchio in un punto H, viene riflesso e si incontra sullasse con laltro raggio in un punto Q chiamato punto immagine. Determiniamo la posizione del punto immagine. Definiamo anche V come vertice dello specchio che lincontro tra lo specchio e lasse ottico e O centro della sfera ipotetica di cui farebbe parte lo specchio. Abbiamo: = = = (raggio della sfera) Il triangolo PHO ha angoli interni , ! + ! + = Nel triangolo OHQ abbiamo invece che + ! + = Questo ci permette di ottenere il seguente sistema: + ! = + ! = Per via della riflessione sappiamo poi che ! = ! Calcoliamo quindi la differenza tra i due membri e otteniamo che + = 2
Dove
langolo
che
il
generico
raggio
dal
punto
forma
con
lasse
ottico
e
langolo
generato
dal
raggio
riflesso
nel
punto
immagine.
Tracciamo
ora
lortogonale
di
H
sullasse
ottico.
La
lunghezza
di
HH
pari
a
h,
mentre
! = .
Abbiamo
che
il
triangolo
PHH
rettangolo.
In
questo
modo
otteniamo
le
seguenti
relazioni:
= = =
Dovremo
ora
calcolare
le
arctg.
Quello
che
facciamo
invece
fare
la
cosiddetta
approssimazione
parassiale,
nella
quale
ipotiziamo
che
gli
angoli
siano
molto
piccoli
e
otteniamo
che:
=
(abbiamo
trascurato
delta
poich
molto
piccolo)
=
=
Sostituendo
quindi
nellequazione
otteniamo:
1 1 2 + = 2 + =
Questa
equazione
vera
nel
caso
in
cui
lo
specchio
forma
un
immagine
virtuale,
in
quanto
quei
tipi
di
specchi
sono
caratterizzati
da
un
R>0.
Siccome
il
nostro
specchio
forma
un
immagine
reale,
con
relativo
R<0
lequazione
sar:
1 1 2 + =
In
tutti
i
sistemi
ottici
ci
sono
punti
particolari
detti
punti
a
immagine
allinfinito.
Da
questi
punti
i
raggi
arrivano
paralleli
sullo
specchio.
Il
punto
in
cui
si
incontrano
tutti
i
raggi
riflessi
derivanti
da
un
punto
a
immagine
allinfinito
viene
detto
fuoco.
Nei
sistemi
ottici
ci
sono
sempre
due
fuochi.
Nel
primo
fuoco
se
si
pone
un
oggetto
in
quel
punto
la
sua
immagine
si
! forma
allinfinito.
Questo
fuoco
si
ottiene
ponendo
=
e
quindi
! = 0,
che
permette
di
ottenere
! = !
che
ci
permette
di
dire
che
il
primo
fuoco
si
trova
in
/2.
Nel
secondo
fuoco
si
! !
forma invece limmagine di un punto che si trova allinfinito. Abbiamo quindi che = e che ! ! quindi ! = !. Perci anche il secondo fuoco si trova in /2. Per determinare il punto immagine
di un punto facciamo partire 3 raggi: uno che viene da infinito, uno che va infinito e uno che passa per il punto O. Il punto immagine non altro che il punto di incontro tra i riflessi di questi raggi. In caso di R<0 si generer un immagine reale e quindi capovolta(per ovviare vengono normalmente usate pi componenti ottiche); se R>0 notiamo che i raggi riflessi non si incontrano: per questo motivo tracciamo dei prolungamenti per ottenere il punto immagine. Limmagine generata in questo caso un immagine virtuale e dritta. Le distorsioni che limmagine subisce prendono il nome di aberrazioni. Un tipo di aberrazione laberrazione
sferica, che si genera quando cade lapprossimazione parassiale. Un altro tipo di aberrazione laberrazione di coma che si genera quando i raggi riflessi non passano pi in uno stesso punto ma si viene a generare un punto allungato. Diottro Sferico Prendiamo nuovamente uno specchio sferico immerso per in due superfici con diversi indici di rifrazione ! ! . Prendiamo un punto P nella superficie con coefficiente ! a distanza p dal vertice V. P emette luce. Un generico raggio, che forma un angolo con lasse ottico, raggiunge la superficie dello specchio in un punto H. Per Snell, esso viene rifratto se ! > ! . Il raggio rifratto incontra lasse ottico nel punto Q, distante q dal vertice. La proiezione di H sullasse ottico in H e HH=h. La distanza di H da V , mentre langolo formato dal segmento OH con lasse ottico . Analizziamo i triangoli PHO e QHO: PHO + + ! = QHO + ! + = Semplifichiamo ed esplicitiamo a secondo membro gli angoli teta: + = ! = ! Moltiplichiamo la prima equazione per ! e la seconda per ! ! + ! = ! ! ! ! = ! ! Sapendo che, per la legge di Snell in approssimazione parassiale, ! = ! , calcolando la differenza tra le due equazioni otteniamo: ! + ! + ! ! = 0 ! + ! = (! ! ) Dobbiamo a questo punto calcolare gli angoli alfa,beta e gamma. Sappiamo che: = = = + Applicando nuovamente lapprossimazione parassiale, otteniamo: In conclusione, lequazione finale che descrive il diottro sferico : ! ! ! ! ! ! ! ! + = + = Un particolare tipo di diottro sferico sono le lenti, che rappresentano due diottri messi a contatto. Sistemi Ottici Centrati Si studiano a partire dal diottro sferico. una successione di diottri in cui tutti i centri di curvatura della superficie diottriche si trovano sullo stesso asse, chiamato asse ottico. La conseguenza che se mandiamo un raggio luminoso lungo lasse, esso incide perpendicolarmente con tutte le superfici, uscendo quindi sempre sullasse ottico. Con la parola lente intendiamo due superfici diottriche. Le lenti sono di due tipi: - lente sottile, in cui la distanza tra i vertici della superficie piccola rispetto al raggio delle superfici. Caratteristica di questa lente che la deviazione piccola, ovvero la posizione di ingresso e uscita coincidono.
Usando lequazione del diottro sferico possibile determinare la posizione dellimmagine: 1 ! ! ! = ! ! q pu essere sia positivo che negativo. Bisogna perci introdurre una notazione per i segni: prendendo un diottro con R>0 abbiamo a sinistra del diottro p>0 e q<0 e a destra p<0 e q>0. Lente Sottile Analizziamo una lente sottile. La sorgente P distante p dalla lente e immersa in un materiale con indice di rifrazione ! . La lente formata da due superfici diottriche con raggio ! e ! e allinterno materiale con indice di rifrazione ! . Dallaltra parte abbiamo un materiale con indice di rifrazione ! . La prima superficie diottrica avr unequazione: ! ! ! ! + = ! ! ! La seconda superficie diottrica prende limmagine formata in ! e la prende come sua sorgente. Abbiamo cos lequazione: ! ! ! ! + = ! ! ! Le due relazioni sono svincolate. Vanno collegate insieme tramite la considerazione che la sorgente della prima diviene la sorgente della seconda, considerando che la lente molto sottile. Abbiamo quindi che ! = ! . Possiamo quindi creare il seguente sistema: ! ! ! ! + = ! ! ! ! ! ! ! + = ! ! ! ! = ! ! ! ! ! + = ! ! ! ! ! ! ! + = ! ! ! ! = ! Sommando le prime due membro a membro otteniamo: ! ! ! ! ! ! + = + ! ! ! !
lente spessa, in cui la distanza tra i vertici della superficie grande rispetto al raggio delle superfici.
Considerando non le due superfici diottriche ma lelemento ottico lente riscriviamo ! = e ! = , e quindi: ! ! ! ! ! ! + = + ! ! Fino a qui abbiamo ipotizzato che la lente separi due materiali. Potremo per anche avere che ! = ! e quindi: ! ! 1 1 1 1 ! ! 1 1 + = ! ! + = ! ! ! ! ! Determiniamo la posizione dei fuochi. Il primo fuoco ! si ottiene ponendo = e quindi abbiamo: 1 ! ! 1 1 1 = = ! ! ! ! Il secondo fuoco ! si ottiene invece ponendo = e avremo: 1 1 ! ! 1 1 = = ! ! ! ! Possiamo perci riscrivere lequazione della lente nella seguente forma semplificata: 1 1 1 ! ! 1 1 !! + = = ! ! ! I fuochi possono essere di due tipi: positivi o negativi. Se i fuochi sono positivi si troveranno in ordine prima il primo fuoco e poi il secondo. Se i fuochi sono negativi le posizioni sono invece invertite. Questi due tipi di fuochi comportano diversi tipi di comportamento: se i fuochi sono positivi, i raggi provenienti allinfinito convergono in essi, mentre se i fuochi sono negativi i raggi provenienti da infinito divergono come se venissero dai fuochi. La classificazione dei fuochi tra positivi e negativi dipende in particolar modo dai due diottri: avremo fuochi positivi se ! > 0 ! < 0 e fuochi negativi se viceversa. Tutto questo inoltre valido se ! > ! . Se ! < ! si inverte tutto. Prendiamo ora una lente e racchiudiamola allinterno di un piccolo parallelepipedo. Facciamo incidere poi sulla lente una serie di fronti donda piani. Aspettiamo un po di tempo in modo che londa superi il componente ottico. In base a quanta lente attraversa un punto dellonda, esso impiega pi o meno tempo ad attraversarla. Se consideriamo il fronte donda allinterno della lente, al suo interno rallenta poich lindice di rifrazione interno maggiore, per cui la luce viaggia pi lentamente. Il fronte donda verr cos curvato e tender ad andare verso un punto. Si dice che il sistema ha focalizzato londa. Se la lente invece negativa abbiamo leffetto opposto (onda diverge da un punto). Dove si forma un immagine i cui raggi attraversano una lente? Prendiamo una lente positiva e un oggetto sullasse ottico. I punti di coincidenza delloggetto con lasse ottico si formeranno anchessi sullasse ottico. Prendiamo ora un altro punto delloggetto. Da questo punto facciamo partire tre raggi:uno che viene da infinito (intersecher il secondo fuoco), uno che va a infinito (passa quindi per il primo fuoco) e uno che passa per il centro della lente (viaggere imperturbato in quanto subisce deviazioni da tutte e due le superfici diottriche). Lintersezione di questi tre raggi former il punto dellimmagine delloggetto. Limmagine che
si viene a formare in questo caso un immagine reale. Quello che ci chiediamo ora : la dimensione di questimmagine, maggiore o minore a quella delloggetto? Per determinarlo analizziamo i triangoli che si generano dallimmagine asse ottico e il raggio che passa per il centro della lente. Supponendo che loggetto alto h e limmagine h, notiamo che hanno gli angoli opposti al cateto minore uguali, per cui hanno i lati in proporzione. Possiamo quindi scrivere che: ! ! = = = Abbiamo quindi che lingrandimento I varia in funzione della posizione della posizione delloggetto e che quindi, in base ad essa, possiamo avere un aumento o una riduzione. Se p=q abbiamo in particolare la stessa dimensione (le immagini si formano alla stessa distanza). In ! ! questo caso avremo che ! = ! e quindi = 2. A questo punto possiamo avere i seguenti casi:
se mi allontano da 2f limmagine che si forma si riduce e si avvicina fino al massimo a f. Se limmagine si trova tra 2f e f limmagine si ingrandisce e si forma tra 2f e . Se superiamo f, limmagine diventa un immagine virtuale, pi grande e torna indietro. Questo non altro che il principio della lente dingrandimento. Le lenti si dividono in due tipi: - lenti positive, sono focalizzanti e si rappresentano cos: - lenti negative, sono defocalizzanti e si rappresentano cos: | Per determinare limmagine proveniente da una lente negativa usiamo i soliti metodi, considerando per che i fuochi sono invertiti e per cui i raggi da/a infinito si comportano in modo diverso. Le immagini generate da queste lenti sono sempre immagini virtuali, ma pi piccole. Locchio umano si comporta in modo molto simile a quello delle lenti. Quando locchio a riposo si dice che si mette locchio allinfinito. Man mano che loggetto si avvicina limmagine si allontana. Bisogna perci agire sulla messa a fuoco in modo tale che il fuoco sia pi corto. Per far ci si lavora sulla curvatura della lente tramite la muscolatura. Locchio per pu avere dei problemi: - in caso di ipermetropia, la messa a fuoco viene messa pi lontana. Per ovviare si pu usare una lente positiva, in modo da avvicinare il fuoco, oppure intervenire chirurgicamente diminuendo la curvatura della lente. - In caso di miopia si ha un sistema ottico troppo efficiente e il fuoco viene posto allinterno dellocchio. Si pu intervenire usando una lente negativa per allontanare il fuoco o chirurgicamente aumentando la curvatura della lente. Alcuni sistemi ottici possono essere formati da due lenti. Questi sistemi sono semplici in quanto le lenti si comportano indipendentemente. Limmagine della prima diventa sorgente per la seconda. Questo tipo di strutture si utilizzano per microscopi o telescopi, che funzionano in modo analogo ma varia esclusivamente la posizione del primo elemento rispetto alla prima lente. Microscopio Un microscopio formato da due lenti positive in successione, chiamate rispettivamente obiettivo e oculare. Lobiettivo una lente a fuoco molto corto. Loggetto deve essere posto
oltre il fuoco, ma maggiore e la sua vicinanza, maggiore sar lingrandimento. La seconda lente detta oculare, ha un fuoco lungo e si comporta da lente dingrandimento. Telescopio Un telescopio molto simile ad un microscopio, ma deve avere una focale grande. Obiettivo e oculare sono molto lontani tra loro. I raggi arrivano sullobiettivo da infinito, poich da grandissime distanze, e vanno a creare un immagine ridotta nel secondo fuoco, ingrandita poi dalloculare. Matrici ABCD per la propagazione a raggi in sistemi ottici centrati Per studiare sistemi ottici complessi si usa un sistema matriciale. Definiti r la distanza del raggio dallasse ottico e linclinazione del raggio rispetto allasse ottico, il raggio viene rappresentato come: Se questo raggio passa per un componente ottico, in uscita il raggio sar modificato. La posizione non altro che una combinazione bilineare tra posizione e inclinazione precedente, stessa cosa dicasi per linclinazione. = ! + ! = ! + ! Rappresentiamo allora il componente ottico con una matrice del tipo ! = ! Rappresentare un sistema ottico tramite matrici ci assicura di poter mettere a cascata i vari componenti ottici. Se vogliamo rappresentare un raggio che ad esempio attraversa 2 sistemi ottici, molto semplice in quanto bisogna considerare che ogni singolo componente modifica il raggio, per cui: ! ! ! ! ! ! ! ! ! Effettuando i calcoli otteniamo: ! ! ! = = = ! ! ! ! ! ! ! ! ! Il risultato del prodotto delle tre matici ABCD una matrice 2x2 che rappresenta il sistema ottico complessivo. Prendiamo ora un raggio, e facciamolo muovere per uno spazio x. Vogliamo calcolare la matrice che rappresenti la propagazione tra questi due punti. La prima condizione che = ! . Non cos per per la posizione r, che sar = ! + Ovvero avremo che = ! + ! che, in approssimazione parassiale, diventa = ! + ! . Confrontando queste equazioni con il sistema matriciale, otteniamo: = 1, = , = 0, = 1 1 questa la matrice che descrive la propagazione di un raggio nello spazio libero per 0 1 una distanza pari ad x.
Legge
di
Snell
in
forma
matriciale
Sappiamo
che
la
legge
di
Snell
viene
espressa
tramite
la
seguente
legge:
! sin ! = ! sin
Se
ora
vogliamo
rappresentarla
in
chiave
matriciale,
applichiamo
lapprossimazione
! parassiale
per
cui
! ! = ! => = !! !
!
Il punto in altezza dove il raggio incide con la superficie corrisponde anche il punto di uscita, quindi = ! . Questo ci permette di scrivere la seguente forma matriciale: 1 0 0 ! /! Se confrontiamo il determinante fra la matrice nel caso di propagazione normale e nel caso di snell, notiamo che i determinanti sono differenti. Il primo vale 1, il secondo vale ! /! . Se siamo in un sistema ottico, se il primo e lultimo mezzo sono uguali, il determinante della matrice del sistema ottico vale 1, altrimenti vale il rapporto degli indici di rifrazione. Lenti sottili in forma matriciale La calcoliamo in caso di lente positiva, per la lente negativa lunica differenza che = ! ! ! Sappiamo che la relazione ! + ! = ! Essendo sottile, non c differenza tra punto di entrata
e di uscita del raggio, per cui = ! Dobbiamo trovare . Si pu ancora trovare come rapporto di cateti del triangolo rettangolo. ! = che in approssimazione parassiale ! 1 1 ! ! ! = ! = = ! Bisogna per dare linformazione che il raggio viene deviato verso il basso, quindi abbiamo ! = ! Quindi otteniamo la matrice: 1 0 1 1 Studiamo un sistema formato da una lente e una propagazione: 1 ! 1 0 ! 1 = = ! 0 1 1/ 1 ! 1/ 1 Il raggio modificato quindi: = 1 ! + ! ! = + ! Se il raggio venisse da infinito abbiamo ! = 0. Ponendo r=0 ritroviamo il passaggio del raggio sullasse ottico nel fuoco.
Laser Laser lacronimo di light amplification simulated emission radiation. Un laser formato da due specchi paralleli, al cui interno posto un mezzo attivo. Prendiamo in considerazione il mezzo allinterno. Inviamo verso di esso delle onde elettromagnetiche. Lenergia associata a !! tale onde della forma = e considerando che ! = , possiamo riscriverla come = ! . Prendiamo in considerazione un atomo del materiale. Lenergia che un fotone pu assumere = . Se facciamo incidere un fotone su un atomo, latomo lo pu assorbire, eccitandosi e andando ad un nuovo livello energetico. = ! ! dove ! il livello successivo e ! il livello base dellatomo. Se lenergia del fotone minore di , il fotone non viene assorbito poich non esistono livelli intermedi. Se il nostro atomo si trova ora ad un livello eccitato, in base alle caratteristiche del materiale perde energia (un livello energetico ha un tempo di vita, un atomo non pu trovarsi ad un livello per un tempo maggiore) pari al salto energetico dei due livelli, emettendo un fotone. Questa si chiama emissione spontanea. Se non vogliamo aspettare il tempo di vita, inviamo un altro fotone con energia = . Latomo decade indotto da questo nuovo fotone, che ha lenergia necessaria per passare a ! (salto energetico fra i livelli), e cede un fotone in aggiunta a quello inviato. Vengono quindi emessi due fotoni. Consideriamo ora un sistema con n atomi. Se inviamo n fotoni, solo alcuni verranno assorbiti. Calcoliamo la variazione del numero di atomi che passano ad uno stato eccitato. Dato ! il numero di atomi a ! e ! il numero di atomi a ! per assorbimento: ! = !,! ! dove !,! la probabilit di transizione da ! ! per lemissione spontanea: ! = ! dove A la probabilit di trasmissione da ! ! per lemissione stimolata: ! = !,! ! dove !,! la probabilit di trasmissione da ! ! dovuta allarrivo di un fotone. Queste tre equazioni sono le rate equations del funzionamento di un laser. Se definiamo il tempo di vita medio del livello ! possiamo riscrivere la seconda: ! ! = ! = Per lassorbimento, lefficienza di assorbimento aumenta allaumentare dei fotoni inviati: ! = !,! ! = !,! ! dove F rappresenta il flusso di fotoni e !,! la sezione durto che indica la probabilit che il singolo fotone venga assorbito. Lemissione stimolata anchessa legata ai fotoni incidenti: ! = !,! ! = !,! ! Le probabilit di emissione stimolata e di assorbimento sono uguali se in equilibrio !,! = !,! necessario fornire energia al sistema. Per farlo si usa un sistema di pompaggio, in modo da far passare il materiale ad un livello energetico superiore. Dopo un tempo decadranno fotoni, che verranno emessi in tutte le direzioni. Il fotone viene riflesso dallo specchio, che ha una
riflettivit del 100%, e rientra nel materiale. Nel frattempo sta continuando il pompaggio e perci altri atomi saranno saliti a un livello superiore. Il fotone emesso spontaneamente stimoler un certo numero di atomi a decadere ed emettere fotoni. Ognuno di questi compier lo stesso meccanismo. In realt, gli specchi non hanno una riflettivit del 100% ma di circa il 98%, permettendo il passaggio del 2% dei raggi. ! Per avere un sistema laser, necessario che nel livello superiore siano presenti almeno ! + 1 atomi. Questo perch richiesto che la popolazione al livello superiore sia maggiore di quella !" al livello inferiore poich !" > 0 => ! > ! Con due livelli questo non possibile. Si dimostra nel seguente modo: ! + ! = ! ! = !" ! !" ! Poniamo la seconda equazione uguale a 0 poich vogliamo calcolare il minimo valore di ! ! !" ! !" ! = 0 Trovandoci in condizioni di equilibrio abbiamo che !" = !" per cui possiamo riscrivere: ! ! ! = 0 Possiamo inoltre riscrivere ! = ! : ! ! 2! = 0 => 2! = 0 Riscriviamo questultima equazione mettendo in evidenza i termini ! : 1 ! 2 + + = 0 Possiamo quindi ora calcolare ! : ! = = 1 1 2 + 2 + ! ! Notiamo quindi che ! sempre minore di ! ! Infatti se prendiamo abbiamo che ! ! Per questo motivo usiamo sistemi a 3 o 4 livelli. In caso di sistemi a 3 livelli, in caso di arrivo di energia, passiamo da un livello energetico 0 a un livello 1. Quando decade, latomo passa da un livello 1 a un livello 2 emettendo calore. I fotoni vengono emessi nel decadere da livello 2 a livello 0, e lenergia emessa risulta essere ! ! . Tutto questo sistema funziona se i tempi di vita dei livelli sono opportuni (dobbiamo avere un ! molto piccolo e un ! lungo). Le equazioni per i 3 livelli sono: = ! ! + ! ! ! = ! ! ! ! ! = ! ! In caso di 4 livelli si passa da un livello 4 a un livello 1. Nel decadere da livello 2 a livello 3 viene emessa luce. Ottica nonlineare Se un campo elettrico interagisce con la materia si genera una polarizzazione. Si crea cos un dipolo, in cui le cariche sono separate in spazio. In questo caso si tratta di un dipolo elettrico. Esso possiede un momento di dipolo = dove x un vettore che va dalla carica negativa alla carica positiva e q la carica. Questo vale per un singolo atomo. Per un oggetto che
formato da N atomi avremo che = che anche uguale a = ! , per cui maggiore il campo, maggiore sar il momento di dipolo. Sappiamo poi che il vettore spostamento dielettrico risulta essere: = ! + = ! + ! = ! 1 + = ! ! Sappiamo che ! ! sono legate alla velocit della luce, in particolare abbiamo, sullindice di rifrazione, che ! ! Al passaggio di unonda, la materia risponde in modo oscillatorio, ovvero la induciamo a comportarsi come un oscillatore forzato. Dipender quindi dalla frequenza caratteristica del materiale e dalla frequenza dellonda che stiamo inviando; per cui: = ! deve dipendere da poich la polarizzazione dipende dalla risposta del materiale e, in oscillazione forzata, la x dipende da . Ricordiamo infatti che nelloscillatore forzato calcoliamo in questo modo: ! ! + + ! = ! !"# ! = ! ! !"!! ! ! ! ! !"!! + ! !"!! + ! ! ! !"!! = ! !"# ! ! ! ! ! + = ! !!" => = ! !"# = () ! ! + Per cui diversi valori di ci danno diverse risposte. Il materiale risulta cos essere dispersivo. Tornando al dipolo, abbiamo trovato che: ! = ! = 1 + () Se ora il termine forzante (! ) grande, posso avere delle risposte nonlineari. ! ! + + ! + ! ! NL il termine nonlineare. La presenza di questo termine al secondo ordine, genera uno spettro di frequenze. Proviamo ora a generalizzare ipotizzando di inviare due campi, che possono anche essere coincidenti (e quindi ! = ! ) ! ! !! ! ! !! ! ! + + ! + ! = ! + ! ! ci aspettiamo che il sistema reagisca ad ! e a ! . La soluzione generale deve perci essere: = ! !!! ! + ! !!! ! + ! !!! ! dove i termini di fase li includiamo in ! ! , che possono essere complessi, e ! = ! + ! . Abbiamo inoltre ipotizzato che i campi non siano abbastanza forti da generare la loro seconda armonica 2! 2! . Le derivate di x saranno della forma: ! ! !! ! ! ! !! ! ! ! !! ! ! ! ! . Per i termini non lineari dobbiamo invece svolgere il quadrato: !! !! ! !! !! ! !! !! ! ! = ! !!! ! + ! + ! !!! ! + ! + ! !!! ! + ! ! ! ! ! ! ! ! ! !! !! ! ! + ! !!! ! + ! ! + ! !!! ! + ! ! + ! !!! !
i
termini
con
= 0
generano
una
rettificazione
ottica
e
non
li
consideriamo.
Non
consideriamo
neanche
! !
e
! !
e
cos
via.
Prendiamo
perci
in
considerazione
solo
i
termini
in
! , ! ! :
! = 2! ! !
!! !!! ! ! + 2! ! !! !!! ! ! + 2! ! !! !!! !
troviamo cos tre termini forzanti: una nonlinearit in ! , una in ! e una in ! . Risolviamo allora lequazione prendendo la soluzione generale e i termini nonlineari in ! : ! !! ! ! ! ! !! !!! ! !!! ! ! ! ! + ! = ! + 2! ! ora per ! : ! !! ! ! ! ! !! !!! ! !!! ! ! ! ! + ! = ! + 2! ! e infine per ! : ! ! !!! ! ! ! ! + ! = 2! ! ! !! !!! ! Nellultima notiamo che non abbiamo il termine forzante, ma solo quello non lineare. Questo perch, essendo un termine non presente allingresso, ma generato per via della nonlinearit, manca del termine dovuto al forzamento. Quando andiamo a risolvere: ! ! + 2! ! 2! ! ! = ! = + ! ! ! ! ! ! ! + ! ! ! + ! ! ! + ! ! ! + 2! ! 2! ! ! = ! = + ! ! ! ! ! ! ! + ! ! ! + ! ! ! + ! 2! ! 2! ! ! = ! = ! ! ! ! ! + ! ! ! + ! !" I termini ! /() in ! ! sono i termini di risposta lineare. Laver introdotto la nonlinearit ha introdotto tutti gli altri termini. Possiamo quindi riscrivere: ! !" ! = ! + ! ! !" ! = ! + ! !" ! = ! Poniamo ora lattenzione su ! = ! + ! , che posso riscriverla come ! = ! + ! !"#$%&$' !" !"#$% dove = e quindi risulta essere anche: !! ! = ! + ! Sono fotoni!! Quello che succede nel processo nonlineare che inviando due fotoni se ne genera un terzo. Possiamo quindi generare colori, in base alla propriet nonlineari del materiale. Possiamo anche scompattare il fotone 3 mandando un fotone 2 e un fotone 1 generando, rispettivamente, un fotone 1 e un fotone 2 (si pu vedere dalle equazioni per ! , ! ! ). In base alla fase possiamo anche avere upconversion o downconversion.
! !! ! ! !! ! = 2! ! !!! ! + 2! ! + 2! !
Possiamo in conclusione riscrivere il tutto come: = ! = < >= = (! + !" ) = ! + !" ! = ! ! + !" ! ; ! ! ! = ! ! + !" ! ; ! ! ! = ! ! + !" ! ; ! + ! Notiamo che nellultima ora compare il termine lineare. Questo perch il materiale risponde comunque in base allindice di rifrazione alla ! . Inoltre se ! = ! , lultima rappresenterebbe nientaltro che la generazione della seconda armonica. C per un problema. Se si invia solo ! , il fotone associato si pu spaccare da solo in una qualsiasi combinazione che generi ! , non necessariamente in ! ! . Questo fenomeno prende il nome di fluorescenza parametrica.