L’Io, in quanto tale, non ha presupposti, è l’Asso-
luto presupposto: non v’è nulla al mondo che non lo presupponga. Tutto esiste per lui, nulla prima di lui. Esso entra nel sonno e la realtà di veglia sparisce. Entra nel tempo, ma il tempo è contenuto in lui, perché nessuno fuori di lui lo misura: la possibilità di speri- mentare il tempo comporta che un essere intemporale lo identifichi: indipendente dal tempo, immutabile at- traverso i mutamenti. Cosí il movimento non può essere percepito da uno che non sia immobile, “motore immo- bile”: concepente lo spazio, perché fuori dello spazio. Ma è l’Io che muove nell’etere dei mondi, che è il tes- suto d’Amore dei mondi, in cui opera l’“Amor che muove il Sole e le altre Stelle”. E l’Io ritrova l’apice adamantino, il vortice della Luce, la concentrazione assoluta, per essere in stato di donazione assoluta. Il meditare rivela allora il senso ascoso della Rosacroce. La Rosacroce è il segreto della salvezza, in qualsiasi momento. Annienta il male, ferma il moto della Morte, vince qualsiasi Ostacolatore. Desta le forze dimenticate e tuttavia presenti nel profondo dell’anima: tutta la musica dell’Infinito raccolta in un solo centro di Luce: oltre il marasma umano e l’eruzio- ne del transitorio. È il varco dell’assoluta liberazione: onde l’ekagrata integrale è possibile in qualsiasi condi- zione, perché ignora supporto umano. È il miracolo possibile alla connessione con il Principio che può tutto, oltre la natura. La natura non domina piú il pensiero. La forza-pensiero diviene piú potente della natura: la natura impallidisce, diviene irreale, il male diviene irrea- le dinanzi alla realtà della Forza-pensiero intensificata. Occorre riprendere ogni volta la forza da fuori dell’anima, ossia da fuori dell’ente che necèssita ritrovare la forza. Non dev’essere il moto dell’anima necessitante la forza, ma della forza stessa fuori dell’anima, indipen- dente dall’anima: cosí che la forza sia un fluire disindividuale, incorporeo, autonomo, uguale a sé, sottile, asso- lutamente indipendente. L’Io, rispondendo di se medesimo, risponde di tutto ciò di cui è soggetto, dall’animico al corporeo, dal sog- gettivo all’universale. Esso è al tempo stesso essere e divenire: la sua essenza si contesse, senza alterarsi con lo svolgersi della sua determinazione. Esso è l’assoluto e illimitato fiorire della creazione. Esso, di sé testimone, ha innanzi a sé tutto ciò di cui è l’antecedente assoluto, e se cerca in sé, ancor piú antecedente ritrova l’essere che in lui sta cercando, il proprio assoluto, infinito essere. Il principio della volontà sempre desta, incalzante, riguarda non soltanto l’ordine logico, ma soprattutto quello ontologico, cognitivo, pratico. Qualsiasi regola, o fatto normativo, non è se non per l’essere che lo ricon- duce al proprio principio: via che riconduce al centro, inevitabilmente. È la via dell’Io che cessa di lasciarsi in- gannare dalla dialettica: perciò è la via verso la reintegrazione della Luce, da qualunque punto si muova verso il principio. È sempre questo principio il punto di partenza: questo giustifica il moto d’Amore che muta tutto l’essere, perché solo il contenuto finale lo sollecita come il potere d’Amore piú forte. Massimo Scaligero Da una lettera del giugno 1975 a un discepolo.