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prigioni?

storie e numeri di omicidi in famiglia in Lombardia orientale 2005-2012


di M. Bacciconi, P. Martucci, S. Beltrame, G. Carpina, G. Papalia

Case o

Osser vatorio Nazionale Violenza Domestica

NVD

Osservatorio nazionale violenza domestica

ProvinCia di BreSCia

a Ennio

Questo studio non sarebbe stato possibile senza laiuto di tutti i componenti dellONVD (Sonia Bertolaso, Barbara Masera, Elisa Montoli, Roberto Padrini) e i tanti collaboratori esterni, in particolare e non ultimo Graziano Trapani.

Case o prigioni?
storie e numeri di omicidi in famiglia in Lombardia orientale (anni 2005 -2012)

di
M. Bacciconi, P. Martucci, S. Beltrame, G. Carpina, G. Papalia Universit di Verona - Osservatorio Nazionale Violenza Domestica Universit di Trieste - Dipartimento di Scienze giuridiche Provincia di Brescia - Servizio attivit sociali, associazionismo e volontariato Procura Generale c/o Corte dAppello di Brescia

Indice

1. Introduzione ................................................................................ 9 1.1 Breve premessa. Passato e presente dellomicidio volontario in Italia ........................................ 9 1.2 Tipologie degli omicidi in Italia . ...................................... 10 1.3 Profilo vittimologico ........................................................... 14 2. Omicidi e tentati omicidi in Lombardia orientale .............. 18 2.1 Metodologia .......................................................................... 18 2.2 Brevi cenni sugli aspetti demografici del territorio considerato ................................................... 21 3. Un profilo generale del fenomeno omicidiario nel periodo monitorato . .......................................................... 3.1 Dimensioni del fenomeno . ................................................ 3.2 Quando si uccide, dove si uccide ...................................... 3.3 Caratteristiche dei protagonisti degli eventi omicidiari . ...................................................... 3.4 Vittime e autori. Il contesto sociale .................................. 3.5 Modalit dei delitti ............................................................. 3.6 Perch si uccide ................................................................... 3.7 Lomicidio-suicidio Riflessioni su di un fenomeno peculiare . ........................ 24 24 30 42 50 59 62 70

4. Un quadro di sintesi e brevi note conclusive ....................... 75 5. Note bibliografiche ................................................................... 77


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nqrwpoj kan prfasij ez t dustucen Menandro (fr. 624 - K.-Th) (uomo: una scusa sufficiente per soffrire)

LO.N.V.D. (Osservatorio Nazionale Violenza Domestica) non solo una sigla che studia, analizza e scrive, ma una struttura dai mille occhi, dalle tante sensibilit, dalle diverse competenze. In ci esso certamente sollecitato, anche, dallinteresse che via via cresciuto verso il fenomeno della violenza in ambito familiare, dalla drammaticit delle sue dimensioni e al tempo stesso dalla carenza di informazioni complessive e compiute. Eppure, singoli studiosi, equipe di esperti, strutture scientifiche (e lONVD fra questi) hanno prodotto in particolare negli ultimi decenni una vera e propria letteratura, analisi e azioni che hanno certamente fornito canoni di lettura, metodiche euristiche anche innovative, un aumento insomma di conoscenza del fenomeno che tuttavia permane, resta ancora indefinito, indeterminato, persino oscuro in molte sue parti. Viviamo una realt culturale e sociale in mutamento sempre pi rapido dentro la quale si situa il fenomeno connotato da forti ambivalenze che spingono pi verso limmersione e loccultamento che non verso lemersione e il disvelamento.
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E ci vale per i soggetti interessati e coinvolti tanto quanto per la societ entro la quale si collocano, agiscono e vengono immaginati. La societ costruisce se stessa confondendo ci che e ci che le pare naturale che sia o, infine, ci che le interessa. Lo studioso deve liberarsi di questo schermo, liberare i fenomeni sociali dalle immaginazioni collettive. Questo non va attribuito esclusivamente alloggi. Anche quello della violenza in famiglia -di certo pur sotto altre forme e con altre connotazioni- esiste con lesistere delluomo, forse parte costitutiva dellaspetto dolente dellumanit. Anche quando questa violenza emerge negli aspetti pi evidenti e pi estremi della violenza (uccisione del partner, del figlio, del genitore etc.) resta una difficolt a fondarne una lettura critica, a interpretare distintamente il fenomeno in presenza di una limitatezza delle nostre conoscenze complessive e di un sistema di analisi compiuto. Permane anche per questi casi estremi ed evidenti in s, una resistenza istituzionale ad assumere dimensione e valenza sociale. Insomma, evidenti ma istituzionalmente silenti, fatto salvo lovvio ma insignificante clamore mediatico Eppure tutti gli aspetti richiedono e richiamano studio, anche perch sono fenomeni storici, evolutivi: sono un aspetto del modo di essere della nostra societ.

1. Introduzione
1.1 Breve premessa. Passato e presente dellomicidio volontario in Italia Un elemento ben noto ai criminologi, e che contrasta nettamente con convinzioni diffuse, il progressivo declino dellomicidio ed in generale della criminalit violenta manifestatosi nella societ europea nel corso del tempo, determinata da quello che Norbert Elias ha definito il processo di civilizzazione (Elias N.,1988), indotto da un lato dallingentilimento dei costumi, dallaltro dalla nascita degli Stati moderni, con pi efficienti forme di controllo sociale. Con tutte le cautele rese necessarie dalla lacunosit delle fonti, sembra possibile dimostrare lesistenza di una costante tendenza alla diminuzione della criminalit violenta, dal XII secolo in poi. Anche lItalia ha condiviso questa evoluzione, seppure con un certo ritardo: infatti ancora in pieno Ottocento il nostro Paese era considerato in Europa fra quelli con il pi elevato tasso di uccisioni, specie nelle aree rurali. Tuttavia oggi, con molte altre nazioni, condivide il tasso di un omicidio per 100mila abitanti, quello che Pinker ha definito il punto di approdo benedetto di un lungo percorso di attenuazione della violenza fra le persone (Pinker, S., 2011), che per lItalia si accentuato negli ultimi 150 anni.
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In questo arco di tempo, hanno fatto eccezione i periodi legati a contingenze storiche particolarmente drammatiche: le rivolte popolari nel 1891-93, gli scontri civili legati allavvento del fascismo (191921) e lo strascico luttuoso dellimmediato secondo dopoguerra. Una fase di autentica controtendenza quella avviatasi col 1971. In sintesi, dal 1971 ad oggi sono evidenziabili quattro cicli. Il primo inizia nel 1970 e termina nel 1982; un periodo di crescita decisa, anche se non rapidissima. Dal 1982 inizia una breve parentesi biennale di declino; dal 1985 la crescita per riprende e stavolta molto rapida e porta nel giro di soli sei anni al picco postbellico [1991]; dal 1992 a oggi il numero di omicidi prende a ridursi fortemente e porta il tasso di omicidio in Italia dapprima a livelli precedenti linversione del ciclo () poi addirittura a ridosso del pavimento raggiunto da questo reato nel decennio 1962-1971. Di fatto oggi in Italia si registra il numero di omicidi pi basso non solo della sua storia recente, ma anche di quella passata. (Colombo, 2011, 55). Le forti variazioni del periodo recente sono legate in gran parte alla stagione del terrorismo prima e delle guerre di mafia poi.

1.2 Tipologie degli omicidi in Italia Ovviamente in questa fase vi sono stati mutamenti relativi alle tipologie omicidiarie.
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Una tabella ricavata da dati del Dipartimento di Pubblica Sicu-

rezza del Ministero dellInterno fornisce in merito interessanti indicazioni. Tipologia degli omicidi commessi in Italia dal 1995 al 2009
non determinato % non determinato 23,5 26,1 21,5 25,7 25,9 27 18 15,7 19.3 14,9 20,5 23 14,9 14,1 19,5 25,9 criminalit organizzata altre circostanze passioni famiglia rapina

1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 totale

281 284 247 244 181 174 163 125 160 203 139 121 143 124 95 3.363

110 123 121 118 153 162 193 211 207 182 152 183 94 152 127 2.581

115 94 117 72 64 57 47 36 28 47 53 53 63 71 53 1.302

175 109 92 126 143 99 141 133 134 132 97 88 160 129 117 2.333

87 88 101 93 59 55 36 36 51 41 37 33 76 50 74 1.199

236 247 186 226 210 202 127 101 139 106 123 143 94 86 113 3.759

1.004 945 864 879 810 749 707 642 719 711 601 621 630 612 579 14.537

(Tratto da Colombo A., Gli omicidi in Italia. Tendenze e caratteristiche dallUnit a oggi, Rassegna Italiana di Criminologia, 2011,4, 58)

totale

lite

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Per quanto rileva in questa sede, gli omicidi riportati come passionali o intrafamiliari presentano un andamento a campana, con una fase di crescita in termini assoluti nel periodo 1995-2003, seguito da una di riduzione progressiva negli otto anni successivi (Colombo, 58), a dimostrazione della netta differenza tra le dinamiche fenomenologiche dei crimini espressivi rispetto a quelli strumentali. Ulteriori elementi di lettura pu fornire anche losservazione delle linee di tendenza in ragione della tipologia degli eventi omicidiari negli anni indagati.

1.100 1.000 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0

totale passioni - famiglia

Nel suo andamento complessivo, il fenomeno indica una riduzione costante e

Nel suo andamento complessivo, il fenomeno indica una riduzioevidente alla

di significato che, alsignificato di l delleche, episodiche crescite e riduzioni numeriche, ne costante e di al di l delle episodiche crescite e

riduzioni numeriche, denota una tendenza del tutto denota una tendenza del tutto evidente alla riduzione.
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Al contrario,

diminuzione.

landamento degli omicidi passionali o intrafamiliari appare

quasi incerto, ondulante nei valori assoluti annuali, ma tendenzialmente stabile, o meglio in lieve, modesta crescita negli anni.

Al contrario, landamento degli omicidi passionali o intrafamiliari appare quasi incerto, ondulante nei valori assoluti annuali, ma tendenzialmente stabile, o meglio in lieve, modesta crescita negli anni. In sintesi, negli ultimi quindici anni la tendenza lineare disegna per il complesso degli omicidi commessi in Italia dal 1995 al 2009 un palese ed evidente ridimensionamento, al contrario quelli riferiti alla tipologia passioni-famiglia i quali si presentano in ascesa, seppure lieve in verit. Ma tale la direzione dei processi. Tale considerazione appare ancora pi evidente qualora si analizzi landamento delle due tipologie di maggior rilievo numerico e, peraltro, dense di quello che potremmo definire allarme sociale
motivazioni differenti : gli omicidi attribuiti alla criminalit organizzata e quelli avvenuti in famiglia.

pur su diversi fronti e per motivazioni differenti: gli omicidi attribuiti alla criminalit organizzata e quelli avvenuti in famiglia.

300 250 200 150 100 50 0

passioni - famiglia criminalit organizzata

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Senza voler proporre o suggerire paragoni incongrui e avendo ben presente il significato del termine immersione per quanto riguarda gli eventi ascritti alla

Senza voler proporre o suggerire paragoni incongrui e avendo ben presente il significato del termine immersione per quanto riguarda gli eventi ascritti alla criminalit organizzata, ritorna alla memoria quanto affermato alla fine del secolo scorso da un Magistrato di origine siciliana e di esperienza calabrese uccide pi la famiglia che la mafia (G. Papalia, 1997).

1.3 Profilo vittimologico In questi ultimi anni cambiato il profilo vittimologico: se da una parte si ridotta la percentuale di maschi giovani, tipiche vittime degli omicidi strumentali, dallaltra fra gli assassinati si riscontra una proporzione crescente di donne e immigrati. Le prime infatti sono in grandissima parte vittime di omicidi espressivi di tipo domestico, ad opera di partner o ex partner, i secondi appartengono ad una categoria particolarmente vulnerabile, basti pensare alle donne straniere impiegate nella prostituzione. In generale gli uomini costituiscono ancora la grande maggioranza delle vittime per omicidio, ma anche nel nostro Paese le donne sono passate dal 15,3% del totale nel biennio 1992-94 al 26,6% del periodo 2004-2006, secondo i dati del rapporto Istat sulla criminalit in Italia. In relazione al problema delle uccisioni di donne, in ambito criminologico numerosi autori hanno introdotto la categoria fenome14

nologica del femminicidio o feminicidio o anche femicidio,

categoria particolarmente vulnerabile, basti pensare alle donne straniere impiegate nella prostituzione.

90

60

femmine maschi

30

%
0 1992-94 1995-97 1998-2000 2001-03 2004-06

fonte: elaborazione su dati Dipartimento fonte: elaborazione IstatIstat su dati Dipartimento P.S. P.S. (Istat, rapporto sullacriminalit criminalit in 2007) (Istat, rapporto sulla inItalia, Italia, 2007)
In generale gli uomini costituiscono ancora la grande maggioranza delle vittime per a omicidio, ma nel nostro Paese le donne sono passate dal riferita tutti i casi inanche cui il delitto riconducibile allappartenenza

della al biennio genere femminile, per cui pu i 15,3% delvittima totale nel 1992-94 al 26,6% dellevento periodo criminoso 2004-2006, secondo
dati del rapporto Istat sulla criminalit in Italia.

essere paragonato ad una forma estrema di terrorismo sessuale motivato da odio, sadismo, bisogno di controllo e di esercizio di potere alla pi grave e violenta manifestazione discriminatoria
fenomenologica

In relazione al problema delle uccisioni di donne, in ambito criminologico numerosi autori delle hanno introdotto la2010). categoria nei confronti donne (Spinelli, del

femminicidio o feminicidio o anche , riferita a tutti i casi in cui il Sul termine femminicidio, qui femicidio ci limitiamo a ricordare la sua

origine: fu coniato da Carol Orlock verso la met degli femminile, anni Set- per delitto riconducibile allappartenenza della vittima al genere
cui levento criminoso pu essere paragonato ad una forma estrema di terrorismo sessuale motivato da odio, sadismo, bisogno di controllo e di

tanta dello scorso secolo ed utilizzato nel 1976 dalla femminista Diana Russell innanzi al Tribunale Internazionale dei Crimini contro le Donne di Bruxelles.

esercizio di potere alla pi del grave e violenta manifestazione Nellambito generale femminicidio si individuadiscriminatoria la categoria nei confronti delle donne (Spinelli, 2010). dell Intimate Partner Femicide

(IPF), luccisione di una donna ad

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opera del suo compagno o ex compagno, strettamente collegata alla Intimate Partner Violence (IPV). Sebbene tali eventi siano frequentemente e semplicisticamente interpretati come delitti passionali -conseguenze di agiti impulsivi suscitati dal tradimento o dallabbandono del partner- in letteratura vi sono molteplici evidenze della significativa incidenza di vissuti di violenza domestica, spesso lunghi e reiterati, nellanamnesi di donne vittime di omicidi o tentativi di omicidio. Questa circostanza conduce allamara constatazione della possibilit di scongiurare molte uccisioni, ove fosse stata prestata la dovuta attenzione ai molteplici segnali di escalation della violenza nella relazione, noti a familiari, parenti, amici o conoscenti e spesso anche a istituzioni. significativo che delle 127 donne vittime di omicidio in Italia nel 2010 (il 6,7% in pi rispetto al 2009), ben 114 sono state uccise da partner o da familiari. Sul rapporto di parentela fra autore e vittima si vedano i dati della tabella seguente.

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Rapporti di parentela fra autori e vittime di omicidi commessi in ambito familiare per sesso della vittima in Italia (2001-2006)
femmina coniuge/convivente/fidanzato padre/madre figlio nonno, zio, fratello, cugino, nipote relazioni (sentimentali-extraconiugali) altro 62,9 % 7,4 % 14,5 % 5,6 % 3,8 % 5,9 % maschio 26 % 25,1 % 18,2 % 17,2 % 10,3 % 3,1 %

fonte: elaborazione Istat su dati Dipartimento P.S.

Gi da tempo stato osservato che quando il fenomeno dellIPF declina, spesso ci pu essere attribuito ad un miglioramento della risposta del sistema, ad esempio una risposta pi efficiente dei servizi di emergenza (Websdale et al. 1999), da qui la fondamentale importanza della prevenzione, anche attraverso il monitoraggio dei casi di violenza domestica. Prescindendo dal numero di entit istituzionali in cui viene suddiviso il territorio (con lovvia diversit dellarea moderna nel senso pi stretto), la caratteristica generale quella che caratterizza la cos detta megalopoli padana, in continuit di insediamento demografico e produttivo.
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2. Omicidi e tentati omicidi in Lombardia orientale


Periodo considerato: 2005 - 30 ottobre 2012

2.1 Metodologia In sintonia con le proprie finalit istituzionali lOsservatorio Nazionale sulla Violenza Domestica (di seguito ONVD o Osservatorio) ha predisposto un programma di monitoraggio e analisi casistica del fenomeno degli omicidi e omicidi tentati nella Lombardia orientale negli ultimi otto anni (2005-2012), relativamente al particolare contesto della violenza domestica, terreno nel quale la violenza di genere si manifesta con particolare virulenza. A questultimo proposito, tuttavia, opportuno precisare che si tratta di categorie fenomenologiche che trovano definizioni ben differenziate, nonostante vi sia spesso la tendenza a confonderle fra loro. Secondo lOrganizzazione Mondiale della Sanit violenza domestica ogni forma di violenza fisica, psicologica o sessuale e riguarda tanto soggetti che hanno, hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, quanto soggetti che allinterno di un nucleo familiare pi o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo (WHO, 1996). In accordo alla Conferenza mondiale delle Nazioni Unite (Vienna 1993), violenza di genere (o contro le donne) qualsiasi atto di
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violenza di genere che comporta, o probabile che comporti, una

sofferenza fisica, sessuale o psicologica o una qualsiasi forma di sofferenza alla donna, comprese le minacce di tali violenze, forme di coercizione o forme arbitrarie di privazione della libert personale sia che si verifichino nel contesto della vita privata che di quella pubblica. Alla luce di queste dichiarazioni ufficiali appare evidente che la violenza di genere pu costituire (come assai spesso avviene) una manifestazione di quella domestica, ma certamente non si identifica n si esaurisce in essa. Tornando al tema degli omicidi familiari o domestici, sono gi state rilevate le difficolt metodologiche che si incontrano nella loro rilevazione statistica, dovute principalmente al fatto che n lIstat a livello centrale, n gli uffici giudiziari a livello periferico, nelle loro registrazioni, classificano lomicidio in rapporto al tipo di relazione esistente fra soggetto attivo e vittima. Per ovviare a tali limitazioni, i dati relativi a questa categoria di delitti sono stati ricavati mediante la lettura sistematica e analitica degli articoli di cronaca nera nelle edizioni web della stampa regionale e locale e delle agenzie giornalistiche, individuati mediante una griglia di parole-chiave. La ricerca stata condotta sui casi di omicidio e tentato omicidio riconducibili a dinamiche domestiche (in accordo alla sopra citata definizione dellOMS) verificatisi nel territorio giurisdizionale (distretto giudiziario della Corte dAppello di Brescia) della Lombardia orientale negli anni 2005 - 2012. appena il caso di ricordare che la strategia di monitoraggio casistico attraverso lo screening dei casi riportati dalla stampa quoti19

diana stata adottata da quasi tutte le ricerche criminologiche sul tema dellomicidio recentemente condotte in Italia. Vi quindi un ulteriore elemento di originalit rispetto ad altri studi e ad altri approcci sul fenomeno omicidiario. LONVD ha infatti monitorato non solo gli omicidi, ma vi ha assimilato anche gli omicidi tentati o forse meglio gli omicidi mancati. Questultimo evento non trova una sua specifica definizione in giurisprudenza, che, peraltro, procede in progressivo dalle lesioni allomicidio come espressione massima della gravit del reato e del danno arrecato. Insomma, lomicidio il reato assoluto, finale di una progressione criminogena di manifestazioni violente contro le persone. Ma, mentre per la lesione la gradualit codificata e penalizzata a seconda della entit dellesito, il mancato omicidio non ha una propria definizione in quanto non pare elemento inseribile in una scala di valore (se non come tentato reato), ma un minus casuale rispetto allespressione violenta massima. appunto un qualcosa a personalit mancante per ragioni contingenti e casuali e la cui gravit segnala (non sempre e non tanto) una minor intenzionalit criminale, ma solo un danno minore, fortunosamente minore. La pena si adegua alla mancata realizzazione del pieno danno, ma lintenzionalit criminale lo assimila di frequente allomicidio. Conseguentemente a tale valutazione, in alcuni grafici il fenomeno viene correttamente distinto, ma linearmente collegato. Prima di procedere alla lettura analitica dei risultati dellindagine, si ritiene utile delineare brevemente un quadro sintetico delle carat20

teristiche socio-demografiche del contesto ambientale considerato.

2.2 Brevi cenni sugli aspetti demografici del territorio considerato Il territorio del distretto giudiziario di Brescia comprende quattro province lombarde: quelle di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova, che costituiscono la fascia della Lombardia orientale. Si tratta di un territorio fortemente antropizzato, con un elevata presenza di centri urbani di medie e piccole dimensioni, accanto alle citt pi grandi. In particolare la provincia di Bergamo risulta la terza in Italia per suddivisioni comunali (244), mentre quella di Brescia la quinta italiana per numero di abitanti (1.266.998, ultimi dati Istat), distribuiti in 206 comuni. Nellarea delle 4 province -complessivamente 11.567 km quadrati- vive una popolazione di oltre tre milioni e 133mila abitanti, secondo i pi recenti dati degli uffici statistici provinciali. Le tabelle che seguono fotografano con efficacia la specificit delle diverse province, nelle quali la popolazione residente (e di conseguenza il numero di nuclei familiari) nel comune capoluogo rispetto al totale del territorio non supera il massimo del 20% nel caso di Cremona, mentre nelle altre tre citt resta largamente al di sotto di questa soglia (a Bergamo non raggiunge l11%).

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provincia Bergamo Brescia Cremona Mantova totale

comuni 244 206 115 70 635

residenti 1.098.740 1.256.025 363.606 415.442 3.133.813

numero di famiglie 451.970 526.723 152.692 169.790 1.301.175

comune capoluogo Bergamo Brescia Cremona Mantova

residenti 119.551 193.879 72.147 48.612

numero famiglie 58.288 93.867 33.869 23.312

Siamo dunque in presenza di un contesto antropico caratterizzato da grande dispersione dei centri abitativi, frammentati in numerosissimi comuni di entit modesta o addirittura modestissima, come esemplificato nelle due successive tabelle.

comune nella provincia di entit media Canneto sullOglio (Bergamo) Torbole Casaglia (Brescia) Scandolara Ripa dOglio (Cremona)
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residenti 4.555 6.332 626 5.926

numero famiglie 1.810 2.490 260 2.401

Bagnolo San Vito (Mantova)

comuni nella provincia con minor n di residenti Blello (Bergamo) Irma (Brescia) Derovere (Cremona) Mariana Mantovana (Mantova)

residenti 79 152 316 729

numero famiglie 37 76 143 285

Come emerge dalle cifre riportate, la composizione numerica dei singoli nuclei familiari decisamente limitata, affine alla situazione dellarea nordeuropea: la media generale di non pi di 2,4 componenti scende a circa 2 nei comuni capoluoghi. Riguardo alla popolazione, nelle province di Brescia e Bergamo vi una forte presenza di immigrati stranieri: oltre il 10% dei residenti in quella bergamasca, dato peraltro che ovviamente non comprende i clandestini. Dal punto di vista geografico, le aree cremonese e mantovana sono integralmente collocate nella bassa padana, mentre le province bresciana e bergamasca si dividono tra la parte meridionale pianeggiante e quella settentrionale collinare e montana, che si addentra profondamente nelle catene alpine, dividendosi in numerose vallate. Le attivit economiche ripropongono questa divisione, con una importante presenza industriale nel bresciano e bergamasco (numerosissime aziende medie, piccole ed artigiane polverizzate nel territorio, accanto a realt di rilievo, quali le fabbriche di armi in Val Trompia e le storiche acciaierie a Dalmine) ed una prevalenza agricola e dellallevamento nelle pianure.
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3. Un profilo generale del fenomeno omicidiario nel periodo monitorato


Nei paragrafi che seguono verranno illustrati i dati ottenuti mediante la lettura analitica delle fonti giornalistiche del web, effettuata secondo la metodologia di cui al 2. In particolare, la casistica viene esaminata ponendo attenzione a parametri quantitativi (numero assoluto degli eventi, loro collocazione temporale e geografica nel territorio, numero e ripartizione per genere di autori e vittime, classi det, nazionalit, etc.) e qualitativi (relazione autori-vittime, estrazione sociale, modalit omicidiarie, motivazioni riferite). Per consentire una lettura dei dati pi agevole e diretta si fatto largo ricorso a grafici e tabelle.

3.1 Dimensioni del fenomeno Numero assoluto e andamento degli eventi I casi di omicidio e omicidio tentato in ambito domestico -rilevati grazie allesame delle notizie di cronaca territoriale riferite agli anni 2005 - 30 ottobre 2012 sono stati complessivamente 91 (vedi grafico 1), con un totale di 115 vittime. Lautore era noto nel 99% circa dei casi. Il numero delle vittime risulta superiore a quello degli eventi,
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poich vi sono stati diversi episodi di omicidio riuscito o tentato

grafico 1

eventi omicidiari nella Lombardia orientale 2005 - 30 ottobre 2012

caso avvenuto a Brescia ove levento coinvolge s una unica vittima, ma

delinea i contorni di una esecuzione decisa dalla famiglia allargata ed eseguita secondo le modalit dellhonour killing1.

omicidi

36 55

omicidi tentati

grafico 1 - eventi omicidiari nella Lombardia orientale 2005 - 30 ottobre 2012

nei quali le vittime dello stesso aggressore sono state due o pi.

Per quanto riguarda landamento generale del fenomeno, lintervallo di tempo

monitorato risponde alle indicazioni minimali indicate dalla In particolare sono stati riscontrati tre casi (rispettivamente in

comunit

provincia di Bergamo, a Brescia e in provincia di Mantova) con scientifica, (almeno sei-otto anni) per individuare in termini attendibili caratteristiche analoghe significativa. a quelle delle c.d. stragi familiari, ai tendenza realmente quali va aggiunto -per completezza- un caso avvenuto a Brescia ove levento coinvolge s una unica vittima, ma delinea i contorni
1 nel killing tempo condoprogressivo le modalitaumento dell honour .

una

Va da subito sottolineato come, risalendo allindietro negli anni, apparso

di una esecuzione decisa dalla famiglia allargata ed eseguita se-

sempre pi problematica lindagine e ci anche in relazione alla contestuale e

della attenzione, della sensibilit e d

1. Il c.d. honour killing non va confuso con la figura del nostro vecchio delitto 1 Il donore, con lahonour quale presenta solo Questultima indicava c.d. killing non va affinit confusosuperficiali. con la figura del nostro vecchio delitto donore un omicidio passionale, il pi dellesuperficiali. volte generato dalla gelosia. Nel un omicidio con ladimpeto, quale presenta solo affinit Questultima indicava dimpeto, passionale, delle volte generato dalla gelosia. Nel caso dell 25 honou caso dell honour killing -tipicoil dipi gruppi chiusi ancora fortemente legati a cultu-

killing -tipico di gruppi chiusi ancora fortemente legati a culture tradizionali e a schemi tribali- la motivazione scaturisce dal comportamento della vittima (di norma una donna), considerato scandaloso e riprovevole per la comunit di riferimento. In genere la decisione di sopprimere la colpevole frutto di una sorta di sentenza emessa dal clan familiare e pu essere posta in essere quando si presenta loccasione

Per quanto riguarda landamento generale del fenomeno, lintervallo di tempo monitorato risponde alle indicazioni minimali indicate dalla comunit scientifica, (almeno sei-otto anni) per individuare in termini attendibili una tendenza realmente significativa. Va da subito sottolineato come, risalendo allindietro negli anni, apparsa sempre pi problematica lindagine e ci anche in relazione al contestuale e progressivo aumento nel tempo della attenzione, della sensibilit e di conseguenza della quantit e qualit dellinformazione. La delittuosit, infatti, costituisce un campo dindagine molto delicato e complesso, suscettibile di presentare fluttuazioni notevoli e repentine (e questo particolarmente vero per gli omicidi). Ci premesso e conservando in ogni caso la dovuta cautela, in relazione ai valori assoluti, da segnalare come: - nel 2008 si delinea una importante divaricazione tra i due eventi esaminati (si impennano gli omicidi (9) e calano ulteriormente quelli tentati (2) - una caduta di significato -sino a dimezzarsi- degli omicidi in famiglia (5) nel 2011; pur verificandosi un ridimensionamento degli omicidi tentati, essi superano il numero assoluto degli omicidi

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re tradizionali e a schemi tribali- la motivazione scaturisce dal comportamento della vittima (di norma una donna), considerato scandaloso e riprovevole per la comunit di riferimento. In genere la decisione di sopprimere la colpevole frutto di una sorta di sentenza emessa dal clan familiare e pu essere posta in essere quando si presenta loccasione favorevole, anche settimane o mesi dopo che la decisione stata presa.

- in 3 anni (2008, 2009 e 2010) si verificata una allarmante impennata dei casi di omicidio tentato - infine, in soli 10 mesi un brusco aumento di entrambe le condotte nel 2012. Nellarco di tempo indagato, per, le linee di tendenza indicano (grafico 2) un costante incremento e degli omicidi domestici consumati, e -pi marcato- degli omicidi tentati che giungono ad intercettare e superare la linea di tendenza degli eventi omicidiari nei primi 10 mesi del 2012. Abbiamo ripetutamente evidenziato quanto sia problematica (e

grafico 2 distribuzione degli eventi per anno

12

omicidi omicidi tentati Lineare ( omicidi) Lineare ( omicidi tentati)

10 9 8 8 8 5 7 5 2 9

10

6
6

4
4

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

ott. 2012

27
grafico 2 - distribuzione degli eventi per anno

Abbiamo ripetutamente evidenziato quanto sia problematica (e per certi versi

per certi versi inattuabile) una accurata stima della dimensione quantitativa degli omicidi familiari o domestici nel nostro Paese e ci rende altrettanto difficili eventuali comparazioni di ordine numerico fra la casistica da noi rilevata e la realt nazionale o di altre regioni. Tuttavia possibile azzardare qualche prudente confronto con altre ricerche sviluppate sullo stesso tema, in particolare con quella recente e assai significativa condotta da Russo e coll. con criteri metodologici analoghi a quelli da noi adottati, peraltro limitata ai soli casi di omicidio (Russo, Delia, DArrigo, Falduto, 2008). Lo studio sopra citato analizza un totale di 886 casi di omicidi familiari commessi in Italia nel periodo 1996-2004, con 905 autori e 1002 vittime; esso riporta per larea del Nord Est italiano (confinante e non del tutto dissimile, quindi), equivalente a quella del Triveneto -territorio con una popolazione complessiva superiore ai 7 milioni e 220mila e una media di 16,3 omicidi allanno- complessivamente 131 casi omicidiari. Nella nostra indagine la media annuale risulta di circa 12 casi (1 al mese) ed relativa a solo una parte del territorio lombardo, (quello orientale), comprendente 4 province e complessivamente un numero di residenti pari a oltre tre milioni e 333mila unit. Tuttavia, pare doversi segnalare come i valori assoluti non possano indicare e valutare quanto e in quali anni abbia inciso una maggiore sensibilit e attenzione al fenomeno da parte dei mass-media. Di certo, sulla violenza domestica molto si ricercato, si par28

lato e discusso.

Nella nostra indagine la media annuale risulta di circa 12 casi (1 al mese) ed relativa a solo una parte del territorio lombardo, (quello orientale),

comprendente 4 province e complessivamente un numero di residenti pari a oltre tre milioni e 333mila unit.

grafico 3

distribuzione degli eventi per provincia

25

22 18 15

omicidi omicidi tentati

20

15

10

10 8 4 5

bergamo

brescia

cremona

mantova

grafico 3 - distribuzione degli eventi per provincia

E alla maggiore attenzione collettiva di necessit quasi seguita Tuttavia, pare doversi segnalare come i valori assoluti non possano indicare e
valutare quanto e in quali anni abbia inciso una maggiore sensibilit e attenzione al fenomeno da parte dei mass-media.

via via una maggiore informazione.

Vale a dire che non si pi limitati a valutazioni tecniche confinate allambito accademico, ma il significato della violenza in famiglia si quasi dilatato coinvolgendo in qualche modo anche ampi settori della societ. Gli interrogativi -nati anche dai numeri rilevati- si sono moltiplicati fino a coinvolgere il senso stesso del concetto diritti umani e segnalando, almeno nel nostro Paese, la necessit di dare completo contenuto alle Pari opportunit, di coniugare rispetto dellaltro e di se stessi alla eguaglianza e alla giustizia.

Di certo, sulla violenza domestica molto si ricercato, si parlato e discusso.

24

29

Alla luce di queste considerazioni i 91 casi da noi rilevati (lo vogliamo ripetere, mediamente 1 al mese concentrati in 4 province lombarde) rappresentano un dato preoccupante, che suggerisce per questo territorio una incidenza perlomeno costante (se non un leggero aumento) di questo speciale tipo di delitti.

3.2 Quando si uccide, dove si uccide Collocazione temporale e geografica degli eventi Nella successiva disamina dei dati disponibili si cercato di collocare temporalmente laccadimento dei diversi episodi, rispettivamente nei mesi dellanno (grafico 4), nei giorni della settimana e, infine, in ragione dellora in cui il crimine era stato commesso. Questultimo dato era presente in altre il 70% dei casi, una percentuale tale da permettere di formulare e proporre alcune riflessioni in merito quantomeno in modo sufficientemente attendibile. Lanalisi dellandamento stagionale (tabella 1) complessivo degli eventi richiede innanzi tutto di concordare il riferimento: stagione metereologica o stagione astronomica2?
2. stagione ciascuno dei periodi nei quali suddiviso lanno solare. Esistono diversi modi di definire una stagione: quelli utilizzati pi comunemente sono - la suddivisione astronomica - la suddivisione meteorologica. Secondo la suddivisione astronomica una stagione lintervallo di tempo che intercorre tra un equinozio ed un solstizio; ciascuna delle quattro stagioni ha una durata costante e ben definita nel corso dellanno -di 3 mesi luna- indipendente dalla latitudine e dalla collocazione geografica. La suddivisione meteorologica tiene conto dei mutamenti climatici e ambien-

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Abbiamo voluto indagare i dati rilevati sotto entrambe gli aspetti di questa variabile, facendo ancora una volta riferimento alla necessit di adottare un linguaggio comune sotto il profilo delle definizioni di riferimento. ormai condiviso che le brusche variazioni di temperatura possono influire sullequilibrio psico-fisico dellessere umano (sul tono dellumore)3. Oggetto di studi e ricerche scientifiche, esse sembrano essere di frequente causa di disturbi: dai pi banali, a quelli pi importanti, tra i quali alcune patologie del sistema nervoso (irritabilit, comportamenti aggressivi, insonnia, episodi depressivi e instabilit di umore). Sotto il profilo criminologico, gi Cesare Lombroso aveva a suo tempo indicato le condizioni meteorologiche come una delle cause determinanti, indirette, esterne, meno contrastate, del delitto e precipua fra queste () lazione del calore, soprattutto sui delitti dimpeto o di passioni (Lombroso, 1876, 231). Alcuni aspetti inerenti la relazione tra condizioni climatiche ed effetti sulla salute rimangono tuttavia ancora da chiarire. Le ricerche effettuate indicano da un lato un aumento nei mesi pi caldi di alcuni eventi di interesse psichiatrico e daltro come alcune sindromi -ad esempio il disturbo affettivo stagionale (DAS)-

tali che avvengono in un dato luogo nel corso dellanno, per tale ragione non coincide quasi mai con la suddivisione astronomica delle stagioni. 3. Il medico greco Ippocrate di Cos, nel quinto secolo prima di Cristo, riteneva che in autunno prevalesse la produzione di bile nera, responsabile della melanconia, e in estate di bile gialla, causa della mania.

31

paiano migliorare proprio nelle stagioni calde e dellalternanza luce-buio o inverno-estate. In vero, negli ultimi anni i limiti stagionali sembrano essere sempre meno codificabili in ragione dei mesi dellanno, ma piuttosto e almeno in parte legate a una miriade di altri fattori oggettivi e soggettivi.

tabella 1 distribuzione degli eventi per stagione


stagione metereologica inverno primavera estate autunno 23 27 22 19 % 25% 30% 24% 21% astronomica 25 24 24 18 % 27% 26% 26% 20%

Ci precisato, quanto rilevato evidenzia che facendo riferimento alla prima -quella metereologica, che tiene conto dei mutamenti climatici e ambientali in un determinato luogo nel corso dellanno- vi una netta prevalenza degli eventi in primavera e una sostanziale equivalenza di estate e inverno (attorno al 25%). Nella seconda (astronomica, indipendente dalla latitudine e dalla collocazione geografica) si evidenzia quasi un appiattimento con
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una relativa e modesta preponderanza in inverno e una sostanzia-

le equivalenza di primavera ed estate, (26%). Tanto secondo la prima che in ragione della seconda definizione di riferimento, palese il calo in autunno (rispettivamente pari al 21% e al 20%). Il lungo periodo indagato -cos come la relativa modestia numerica del dato complessivo (trattandosi di eventi omicidiari)- con ogni evidenza attenua ma non elimina ogni variabilit. La disaggregazione dei dati per anno, infatti, talora mostra una prevalenza dei delitti nella fascia estate-autunno, mentre talvolta questa si sposta nettamente allinverno-primavera. Tendenze non dissimili sono riportate in un recentissimo studio sugli omicidi in famiglia effettuato nellarea lombarda (Birkhoff, Torri, Sangregorio, 2010)4. In quellindagine -che analizza la tipologia dellomicidio in famiglia nel territorio della provincia di Varese in due periodi distanziati 100 anni luno dallaltro- gli autori hanno riscontrato un mutamento nella collocazione temporale dei delitti intrafamiliari. Infatti negli anni 1888-1903 le uccisioni erano maggiormente concentrate nei primi mesi dellanno, seguiti da quelli invernali ed estivi, mentre i dati relativi agli eventi occorsi dal 1988 al 2003 mostra invece una distribuzione maggiormente uniforme, entro la quale non si rilevano picchi significativi di incidenza, pur rimanendo lautunno la stagione di maggior rarefazione (Birkhoff, Torri, Sangregorio, 2010, 87).

4. Ad esempio, una forte concentrazione nei mesi caldi (luglio e agosto) avrebbe indotto ad ipotizzare una correlazione fra temperature elevate e maggiore irritabilit e aggressivit, secondo la ben nota c.d. legge termica della criminalit.

33

Un altro recente studio, quello di Russo e coll., gi ricordato, individua invece nel mese di luglio quello con la pi bassa incidenza di omicidi familiari (Russo, Delia, DArrigo, Falduto, 2008, 473). Tornando alla nostra ricerca, il prosieguo della lettura mira a indagare anche attraverso landamento mensile degli eventi (grafico 4) quanto sopra detto. Si evidenzia allora come la massima concentrazione sia nel mese di marzo (10 casi, 11%), va per sottolineato come poco si discostino i mesi di maggio, luglio e dicembre (9 casi ciascuno, 10%); il mese di novembre si connota per il minor numero di eventi omicidiari (5 casi, 5%). Insomma, la primavera ma anche parte dellestate e dellinverno, risultano le stagioni pi frequentate dagli eventi omicidiari. Ricordiamo -al fine di una agevole e corretta valutazione ed eventuale comparazione- che tali rilievi si riferiscono al numero degli eventi, non al numero delle vittime coinvolte nel singolo episodio. Ancora, la collocazione degli eventi nei giorni della settimana (grafico 5) fornisce delle tendenze abbastanza nette e per certi aspetti inattese. Abbiamo evidenziato cromaticamente le giornate della settimana suddividendole in 3 gruppi - il fine settimana che potremmo definire classico, cio le giornate di sabato e domenica - i giorni antecedente e successivo a questo periodo (venerd e luned) - il centro della settimana stessa (marted, mercoled e gioved).
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Che la fascia settimanale lavorativa, le giornate di mezzo regi-

Insomma, la primavera ma anche parte dellestate e dellinverno, risultano le stagioni pi frequentate dagli eventi omicidiari. Ricordiamo -al fine di una agevole e corretta valutazione ed eventuale

grafico 4 comparazione-

che tali rilievi si riferiscono al numero degli eventi, non al

distribuzione degli eventinel per mese numero delle vittime coinvolte singolo episodio.
12

10 9 8
8

9 8

7 6

5
genn. febb. marzo aprile magg. giugno luglio agosto sett. ott. nov. dic.

grafico 4 - distribuzione degli eventi per mese

strino un numero di eventi relativamente - molto relativamente 29 pi elevato (35 casi, 38%) non stupisce, sia per il fatto che vengono aggregate tre giornate (marted, mercoled e gioved) sia perch, forse, in esse prevale su altre dinamiche relazionali la necessit di recuperare in breve tempo le forze sufficienti ad affrontare un nuovo giorno. Insomma, si sta poco con i familiari e perci vi sono meno occasioni di tensione tale considerazione si addensa di sconforto e di interrogativi. Nel fine settimana, nelle due giornate non lavorative, si rileva un dato (31 eventi, 37%) per certi aspetti in contrasto con quanto presente in parte della letteratura recente. Infatti, per alcune fonti il rischio di eventi omicidiari in contesto
35

domestico sembra essere quasi tre volte pi elevato il mercoled (22,8%) rispetto alla domenica (8,4%); la forte concentrazione (90%) nei giorni feriali riportata anche nellultima ricerca citata (Birkhoff, Torri, Sangregario, 2010). Nella nostra indagine, statisticamente la pausa festiva non pare favorire una tregua nelle occasioni di violenza: al contrario la giornata di sabato (20 casi, 22%) quella con il maggior numero di eventi omicidiari, in termini assoluti e in percentuale.

grafico 5 distribuzione degli eventi per giorno della settimana

domenica sabato venerdi giovedi mercoledi martedi lunedi


0 5 10

11 - 12% 20 - 22% 10 - 11% 9 - 10% 12 - 13% 14 - 16% 15 - 16%


15 20 25

grafico 5 - distribuzione degli eventi per giorno della settimana

Infatti, per alcune fonti il rischio di eventi omicidiari in contesto domestico

Come leggere questo dato? Quale l interpretazione possibile?

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sembra essere quasi tre volte pi elevato il mercoled (22,8%) rispetto alla domenica (8,4%); la forte concentrazione (90%) nei giorni feriali riportata anche nellultima ricerca citata (Birkhoff, Torri, Sangregario, 2010).

Il periodo indagato corrisponde ai canoni scientifici (sette/otto

anni); il campione non appare poco rilevante: 4 intere province facenti capo al Distretto giudiziario della Corte dAppello di Brescia, diverse tra loro e comprendenti 635 comuni, oltre 3 milioni di residenti, oltre 1 milione di famiglie. Unica (ma non secondaria) differenza rispetto agli studi richiamati laver compreso anche quegli eventi che casualmente non si sono conclusi con la morte della vittima, qualificati come omicidi tentati. A proposito della criticit del fine settimana, forse giunge opportuna losservazione di Russo e coll. sulle tensioni indotte dal drammatico emergere della desolazione della propria faticosa dimensione esistenziale, resa pi evidente dalla prospettiva di giorni che andrebbero dedicati al riposo ed alla vita familiare (Russo, Delia, DArrigo, Falduto, 2008, 473). Per quanto riguarda la concentrazione degli eventi nella giornata di sabato, si pu anche osservare che, specialmente nei contesti rurali, la domenica dedicata a pranzi e incontri allargati, con lintervento di parenti e amici. La presenza di terzi pu stemperare le tensioni ed evitare che gli alterchi degenerino. Da ultimo, un altro aspetto del quando si uccide: lora della giornata (grafico 6). La distribuzione di questo 70% dei casi nei quali specificata la fascia oraria dellevento omicidiario merita alcune proposte di riflessione. palese che i 27 casi ove nulla si sa circa lora dellevento potrebbero spostare -anche in maniera significativa- il valore percentuale
37

La presenza di terzi degenerino.

pu stemperare le tensioni ed evitare che gli alterchi

Da ultimo, un altro grafico 6 aspetto del quando si uccide: lora della giornata (grafico 6).

distribuzione degli eventi per fascia oraria (nota in 64 casi - 70%)

31%

23%
ore 23-06 ore 07-12 ore 12-14 ore 14-17 ore 17-19 ore 19-22

6% 9% 6%

23%

grafico 6 - distribuzione degli eventi per fascia oraria (nota in 64 casi - 70%)

di ciascuna fascia oraria; sta di fatto, per, che negli anni indagati 7 eventi su 10 si collocano in uno di questi momenti e la concentrazione serale si accorda con quanto rilevato in studi comparabili col nostro (Russo, Delia, DArrigo, Falduto, 2008, 473). Una sola considerazione, in merito alla notte. Verrebbe da pensare che si faccia riferimento -almeno per il 23% dei casi che si sono verificati tra le 23 e le 6 del mattino- in parte a violenze a carattere sessuale esclusive o concomitanti. Ma cos non ; almeno cos non appare rilevabile secondo la metodologia descritta e anche da noi adottata. Si tratta di un elemento non riferito, che rimane velato?
38

32

Linterrogativo dobbligo, ma tale evenienza sembra contrastare

con leffetto che una notizia data dai mass-media vuole ottenere: di certo risponderebbe a criteri di sensazionalismo raccontare un omicidio avvenuto attraverso violenza sessuale e ci anche se -o ancor pi- verificatosi in famiglia. Lanalisi della collocazione geografica della casistica porta in evidenza un aspetto di particolare interesse (grafico 7). La maggioranza assoluta degli eventi (70 - 77%) si verificata nei centri piccoli e medio-piccoli delle province e solo una minoranza (21 - 23%) ha avuto luogo nelle citt capoluogo (fra di esse soprattutto Brescia e Bergamo), percentuale ancora maggiore rispetto a quella (60%) riferita in analoghe indagini (Birkhoff, Torri, Sangre-

Torri, Sangregario, 2010) e che solo in parte si pu spiegare con lurbanizzazione

grafico 7

distribuzione degli eventi nei capoluoghi e nei comuni delle

diffusa province del territorio.

23%

77%

capoluogo provincia

39
grafico 7 - distribuzione degli eventi nei capoluoghi e nei comuni delle province

Nella realt, il dato va letto in relazione al concentrarsi della popolazione nei

gario, 2010) e che solo in parte si pu spiegare con lurbanizzazione diffusa del territorio. Nella realt, il dato va letto in relazione al concentrarsi della popolazione nei grandi centri o, al contrario, al suo disperdersi nei medi e piccoli centri della provincia. Come appare evidente nella tabella di seguito riportata solo la provincia di Cremona concentra nel capoluogo il 20% dellintera popolazione residente, ma va sottolineato come al contrario nel capoluogo avvengano il numero minore di eventi omicidiari. In tutte i capoluoghi sono evidenziati meno della met dei delitti avvenuti nel territorio provinciale (4 a Bergamo e 20 in provincia, 11 a Brescia e 29 in provincia, 4 a Mantova e 11 in provincia). tabella 2 distribuzione degli eventi nei capoluoghi e nei restanti comuni delle province
popolazione residente Bergamo Brescia Cremona Mantova capoluogo 119.551 193.879 72.147 48.612 % 11% 15% 20% 12% restanti comuni 979.189 1.062.146 291.459 366.830 % 89% 85% 80% 88% totale provincia 1.098.740 1.256.025 363.606 415.442

Potremmo ipotizzare che la realt attuale dei paesi, non pi con40

notata da quella rete solidaristica che un tempo attraversava le

piccole comunit, si riveli ancora pi emarginante e difficile per le situazioni familiari problematiche.
Brescia

Se lanalisi macrogeografica ci restituisce queste immagini, quali


193.879 15% 1.062.146 sono, topograficamente, i luoghi del delitto? 72.147 48.612 20% 12% 291.459 366.830 85% 80% 88%

1.256.025 363.606 415.442

Cremona Mantova

Anche per questo lindicazione molto chiara (grafico 8).

La stragrande maggioranza dei crimini viene perpetrata in casa

tabella 2 - distribuzione degli eventi nei capoluoghi nei restantigarage comuni 11%). delle province (69%) o nelle sue immediate adiacenzee(cantina,

Potremmo ipotizzare che la realt attuale dei paesi, non pi connotata da

Labitazione di frequente quella della vittima e molto spesso an-

che quella dellautore (nel caso di coppie sposate o conviventi) op-

quella rete solidaristica che un tempo attraversava leparenti piccole etc.) comunit, si riveli pure quella dove vive o ha rifugio (genitori, nel caso

di separazione. ancora pi emarginante e difficile per le situazioni familiari problematiche. Raramente, si tratta dellabitazione dellex compagno/a e in questi Se lanalisi macrogeografica ci restituisce queste immagini, quali sono,
topograficamente, i luoghi del delitto? Anche per questo lindicazione molto chiara (grafico 8).

grafico 8

luogo del delitto


casa

8% 7% 5%

adiacenze automobile strada/luogo pubblico altro

11% 69%

41
grafico 8 - luogo del delitto

casi sulla presenza della vittima non data spiegazione alcuna. In particolare per donne e bambini il focolare domestico non (mai) stato un isola sicura, ma il luogo statisticamente pi a rischio.

3.3 Caratteristiche dei protagonisti degli eventi omicidiari Analizzando i dati relativi ai soggetti coinvolti, abbiamo ritenuto importante -e non solo utile- fornire un quadro il pi completo possibile sulla base delle notizie desumibili dal racconto dellevento delittuoso. In tal modo stato possibile fornire consistenza alla voce violenza assistita, una consistenza numerica ovviamente minimale, poich rende conto esclusivamente di coloro indicati come presenti al fatto in questione. Ad essi andrebbero aggiunti -a nostro parere- almeno tutti coloro che nei fatti sono coinvolti, vivendo in un ambiente e in rapporti affettivi sui quali si ripercuote la violenza esercitata verso un loro congiunto: tutti costoro, in una prospettiva vittimologica necessariamente pi estesa di quella penale, rientrano pienamente fra le parti offese dal reato. Sta di fatto che, anche il mero computo minimale fa rilevare nei casi di omicidio complessivamente un numero di vittime di violenza assistita (74) ben superiore alle sole vittime dirette (55) e daltra parte persino nei delitti tentati le due voci nella sostanza si
42

equivalgono.

tabella 2 eventi omicidiari nelle province della Lombardia orientale 2005 - 30 ottobre 2012
omicidi casi Bergamo Brescia Cremona Mantova totale 15 22 8 10 55 vittime 16 28 9 12 65 assistita 13 35 812 14 74 casi 9 18 4 5 36 omicidi tentati vittime 14 23 5 8 50 assistita 8 18 3 6 35

Veniamo ora al cuore della nostra analisi, destinato a tracciare un profilo dei protagonisti dei fatti di sangue e delle relazioni che tra di loro intercorrevano. Il primo passaggio affronta la ripartizione di genere degli autori e delle vittime. tabella 3 distribuzione per sesso di vittime e autori nei casi di omicidio
vittime omicidi maschi femmine totale 16 49 65 % 25% 75% maschi femmine totale autori omicidi 36 12 49 % 73% 25% sesso non specificato in 1 caso
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tabella 4 distribuzione per sesso di vittime e autori nei casi di omicidio tentato
vittime omicidi tentati maschi femmine totale 24 23 49 % 49% 47% sesso non specificato per 1 vittime autori omicidi tentati maschi femmine totale 22 5 27 % 81% 19%

Tuttavia opportuno distinguere la differenza di genere in rapporto -rispettivamente- alla casistica di omicidio e a quella di omicidio tentato (tabelle 3 e 4). Come era prevedibile, per i casi di omicidio emerge tra gli autori (73%) una assoluta (ma non schiacciante) prevalenza maschile, nei delitti tentati una sostanziale equivalenza di genere per quanto attiene le vittime (49% maschi, 48% femmine). Questultima percentuale piuttosto elevata si spiega considerando come nel contesto delle relazioni domestiche spesso i maschi aggrediscono altri maschi (figli, genitori, fratelli). Per gli omicidi si riscontra una certa variazione, nel senso di una maggior presenza delle donne sia nella categoria degli autori (25%) che in quella delle vittime (75%), fatto in parte riconducibile allincidenza di episodi di infanticidio e figlicidio, da sempre caratteristici della criminalit femminile per le loro peculiari impli44

cazioni psicologiche e affettive.

Che et hanno i protagonisti degli eventi omicidiari? I dati disponibili sulla distribuzione per classi di et (grafico 9) indicano dei picchi vittimologici nella fascia minorile e in quella degli anziani (ultra 65enni), a conferma di un elemento conosciuto da tempo in criminologia: i soggetti deboli bersaglio delle forme (anche) pi estreme di violenza domestica sono i pi piccoli e (in misura crescente) i pi vecchi, in questo caso a prescindere dal sesso. Per quanto riguarda i soggetti attivi, con lingresso nella terza et (grafico 10) si attenua invece il rischio di commettere omicidio (ma in realt una tendenza che si osserva per quasi tutti i tipi di reati).

grafico 9 distribuzione per classi di et delle vittime (totale 115)

20 16 16 16

18
13 13 13 13 13 13

15 15 15

omicidio omicidio omicidio omicidio omicidio omicidio omicidio tentato tentato tentato omicidio tentato

15 12 12 12 11 14 11 11

10 10 10
8

10 10 10

13
7 7 7

10

10
5 5 5

10 8 4
3

6
5
4 4

7
4

7 7

7 7

3 3 3 43 2 2 2

3 3

0 0 minori 31-40 51-65 sconosciuta 18-30 18-30 18-30 31-40 31-40 31-40 41-50 41-50 41-50 51-65 51-65 51-65 > 65 > 65 > 65 sconosciuta sconosciuta sconosciuta

45
grafico 9 - distribuzione per classi di et delle vittime (totale 115) grafico grafico grafico 10 - 10 distribuzione -10 distribuzione - distribuzione per per classi per classi di classi et di et degli di et degli autori degli autori (totale autori (totale (totale 99) 99) 99)

Per quanto riguarda i soggetti attivi, con lingresso nella terza et (grafico 10) Questa Questa Questa coincidenza coincidenza coincidenza non non casuale non casuale casuale e va e ricollegata va e va ricollegata ricollegata allealle caratteristiche alle caratteristiche caratteristiche fisiche fisiche fisiche e e e

Un altro aspetto prevedibile concerne let media complessivamente pi bassa delle vittime rispetto a quella degli autori: le prime trovano massima ed evidente concentrazione nella fascia dai 18 ai 30 anni, i secondi tra 51 e 65 anni. Ma in questultimo caso si tratta pi di un incremento graduale e lento che inizia dai 18 anni, senza significative crescite o cadute.

grafico 10 distribuzione per classi di et degli autori (totale 99)

16

15 13 13

omicidio omicidio tentato

12

10

11

10 7 5 7

18-30

31-40

41-50

51-65

> 65

sconosciuta

grafico 10 - distribuzione per classi di et degli autori (totale 99)

Questa coincidenza non casuale e va ricollegata alle caratteristiche fisiche e psicologiche degli autori, soggetti nel pieno delle
psicologiche degli autori, soggetti nel pieno delle forze, magari anche giovani forze, magari anche giovani ma per lo pi non giovanissimi. ma per lo pi non giovanissimi. interessante rimarcare che le recentissime rilevazioni dei casi di Questa coincidenza non casuale e va ricollegata alle caratteristiche fisiche e

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interessante rimarcareoperate che le recentissime rilevazioni dei casi di violenza violenza domestica, nel primo semestre 2011 dallONVD domestica, operate nel primo semestre 2011 dallONVD sul territorio regionale veneto, hanno evidenziato, nella ripartizione per classi di et di vittime e autori, una concentrazione non troppo dissimile nella fascia forte compresa tra i 31

sul territorio regionale veneto, hanno evidenziato, nella ripartizione per classi di et di vittime e autori, una concentrazione non troppo dissimile nella fascia forte compresa tra i 31 e i 45 anni. A tale proposito si osserva, fra laltro, che di frequente le analisi di dati similari indicano in questa fascia, let nella quale maggiore il peso della sessualit e le problematiche connesse con la costituzione di una coppia, di una famiglia, di una stabilit affettiva ed economica (ONVD, 2011). Disaggregando i dati in base al sesso, emergono delle evidenti differenze di genere nelle categorie delle vittime e degli autori (tabella 5).

tabella 5 et media di vittime e autori suddivisa per genere et media vittime femmine 37,3 anni et media vittime maschi 43,7 anni et media autori femmine 43,5 anni et media autori maschi 40,7 anni minima: neonata max: 87 anni minima: neonato max: 79 anni minima: 23 anni max: 77 anni minima: 19 anni max: 74 anni

Per quanto riguarda le vittime, i maschi presentano una media di et superiore di circa 6 anni rispetto a quella delle donne, circostanza in parte riconducibile alla maggior presenza di soggetti
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anziani in un campione numericamente inferiore rispetto a quello delle donne. comunque presente una spiccatissima oscillazione fra minimi e massimi di et nei soggetti passivi, come si evince dalla tabella 5; analogamente anche negli autori si palesa una differenza di genere, seppur dimezzata, nella media di et di circa 3 anni, ma pure qui va tenuto conto del numero assai pi ridotto di donne omicide. In generale le medie di et risultano leggermente pi basse rispetto a quanto riportato in altre ricerche (cfr. Russo, Delia, DArrigo, Falduto, 2008, 466). Passiamo ora ad esaminare quali relazioni intercorrono fra i protagonisti degli 91 eventi criminosi che sono stati individuati dallOsservatorio (grafico 11). In primo luogo quella che si impone con assoluta evidenza nei rapporti autore-vittima (e in misura abbastanza omogenea tra le situazioni di omicidio e quelle di tentato omicidio) la prevalenza relativa dei rapporti di coppia (26%), nelle loro diverse manifestazioni: matrimonio, convivenza, fidanzamento. Ad essi vanno accostati limportante 23% di casi in cui i protagonisti sono ex, condizionati dallombra di una storia finita ma ancora incombente con le sue contraddizioni. Complessivamente, quindi, poco meno della met (49%) degli eventi omicidiari risulta connesso con una storia di coppia. Le inevitabili difficolt della vita di coppia e i problemi, anche drammatici, che accompagnano la conclusione di una vicenda sentimentale risaltano indiscutibilmente come fattori primari
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nella criminogenesi degli omicidi domestici.

grafico 11 distribuzione degli eventi secondo il rapporto di parentela autore/vittima


coniuge/conv./ fidanzato genitore figlio familiare (fratello/sorella) parente ex coniuge/ ex... ex familiare ex parente altro
0

15 15 4 1 3 4 6 6 8 8 9
omicidi tentati omicidi

20

1 1

4 2 3
5

5
10 15 20

grafico 11 - distribuzione degli eventi secondo il rapporto di parentela autore/vittima

In primo luogo quella che si impone con assoluta evidenza nei rapporti autorevittima (e in misura abbastanza omogenea tra le situazioni di omicidio e quelle

Subito dopo la conflittualit orizzontale, emerge limportanza di quella verticale, con lo scontro fra genitori e figli (nel complesso il 25% dei casi). uno scontro generazionale che in definitiva ripropone ancora una volta limmagine di una coppia, di un dualismo che le sue

di tentato omicidio) la prevalenza relativa dei rapporti di coppia (26%), nelle loro diverse che manifestazioni: matrimonio, convivenza, fidanzamento. ambiguo non costituisce certo una sorpresa, posto

Ad essi vanno accostati limportante 23% di miti casi in cui i protagonisti ex, tracce si mostrano sin nei pi remoti dellumanit dalsono saturcondizionati dallombra di una storia finita ma ancora incombente con le sue nismo al parricidio.

Nella Lombardia contraddizioni.

orientale, ad oggi, permane una certa predomi-

nanza tradizionale dipoco autori genitori (15%) della vittima rispetto Complessivamente, quindi, meno della met (49%) degli eventi omicidiari
risulta connesso con una storia di coppia. Le inevitabili difficolt della vita di coppia e i problemi, anche drammatici, che

al numero di autori figli (10%).

Lelemento di novit semmai concerne il venir meno e comunque

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accompagnano la conclusione di una vicenda sentimentale risaltano indiscutibilmente come fattori primari nella criminogenesi degli omicidi

la delegittimazione dellautorit esperienziale e del ruolo gerarchico del genitore (e dellanziano in generale), tipica della attuale fase post-moderna. Una parola ancora sulla presenza contenuta, ma non trascurabile (7%) di altri (nuovi compagni di una donna molestata dal suo ex, i figli di un altro precedente compagno, etc.), figure prive di diretti vincoli affettivi o di parentela col responsabile della violenza, ma coinvolte, talora per caso, nel precipitare della situazione e nella fluida composizione delle aggregazioni familiari postmoderne.

3.4 Vittime e autori. Il contesto sociale Qual il contesto ambientale di riferimento per i soggetti degli eventi omicidiari, in termini di attivit svolta (e quindi di estrazione sociale) e di eventuale nazionalit di origine? doveroso precisare che i dati attinenti alla condizione lavorativa delle vittime e degli autori (tabelle 6 e 7) erano purtroppo (alla fonte) lacunosi, soprattutto per quanto attiene agli omicidi tentati, circostanza che ne attenua la pregnanza. Per tale ragione abbiamo ritenuto non scendere nello specifico dettaglio -peraltro gi indagato, studiato e analizzato-, ma piuttosto utilizzare un termine che potremmo definire generico. Le informazioni disponibili delineano un quadro senza particolari sorprese, abbastanza omogeneo alle caratteristiche della societ
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italiana in generale.

tabella 6 condizione lavorativa delle vittime di omicidio e omicidio tentato


occupata omicidi omicidi tentati 44 29 % 68% 58% non precisata 21 21 % 32% 42% totale vittime 65 50

tabella 7 condizione lavorativa degli autori di omicidio e omicidio tentato


occupato omicidi omicidi tentati 34 19 % 61% 44% non precisata 22 24 % 39% 56% totale autori 56 43

Non si tratta di un fenomeno rigidamente, e quasi esclusivamente collegato, a ignoranza o ristrettezze economiche (come usualmente si vuole credere), esse in alcuni casi e in particolare nellultimo anno sono presenti e la disoccupazione o il timore di perdere il lavoro per lo pi si sommano, si sovrappongono ad una situazione familiare nella quale gli episodi di violenza non sono sconosciuti. In linea generale vittime e autori di omicidi e omicidi tentati sono nella maggioranza occupati, hanno cio un lavoro dipendente
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da privati o dallo Stato, o una condizione di lavoratore autonomo, non sono rarae aves liberi professionisti e imprenditori. La differenza fra vittime e autori attiene alla netta prevalenza -fra questi ultimi- di soggetti appartenenti alla fascia forte anche sotto laspetto produttivo, cosa del resto prevedibile e coerente con quanto era emerso dallanalisi delle classi di et. Limmagine che ne esce conferma un altro carattere gi noto, la tendenza trasversale e -entro certi limiti- interclassista degli omicidi domestici che, come le altre forme meno gravi di violenza familiare, certamente risentono delle aree di criticit socio-economica ma non sono confinati in esse. E ci vale anche per il grado di scolarizzazione (pi che di livello culturale, che a nostro avviso non testimoniato dal livello formale di istruzione conseguito): in questo caso la licenza di scuola elementare, ad esempio, rappresentato in modo marginale; per lo pi si tratta di soggetti (autori, ma anche vittime) che quantomeno hanno acquisito il diploma di scuola media inferiore, ma non costituiscono una eccezione coloro che hanno raggiunto il diploma di scuola media superiore o professionale oppure una laurea. Tale elemento di analisi particolarmente difficile da evidenziare anche attraverso le rilevazioni dedicate (anche attraverso specifici strumenti) per singola fonte istituzionale. Ci pu essere posto in relazione tanto alla scarsa rilevanza in generale conferita al titolo di studio (tant che neppure negli uffici dei Comuni di residenza agevole ottenere tale notizia), quanto alla convinzione che si tratti di un elemento di analisi desueto,
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non influente, non tale comunque per le varie istituzioni.

Emerge Emerge prepotentemente prepotentemente la rilevante la rilevante presenza presenza di soggetti di soggetti stranieri stranieri sia fra sia le fra le vittime vittime (34%) (34%) che fra che glifra autori gli autori (41%) (41%) degli degli omicidi omicidi tentati, tentati, non trascurabile non trascurabile anche anche fra le vittime fra le vittime (18%) (18%) e gli autori e gli autori (25%) (25%) degli omicidi. degli omicidi.

grafico 12 distribuzione per nazionalit delle vittime e degli autori OMICIDI


vittime vittime
2% 2% 2% 3% 9% OMICIDI OMICIDI

vittime
2%

autori

autori autori

3%

7% 8% 5% 8% 5%

7%

9%

82% 82% non specificata non specificata 3% 3% italia italia

75% 75% non specificata non specificata 5% 5%

non specificata 3% africa africa


asia asia

est-europa est-europa

non specificata 5%
46 46

sudamerica sudamerica OMICIDI TENTATI

vittime
vittime vittime 6% 8% 8% 8% 8% 6%

OMICIDI OMICIDI TENTATI TENTATI

autori
autori autori

8% 10% 10% 10% 10%

8%

10% 10% 66% 66%

10% 10%

59% 59%

non specificata non specificata 2% 2%

non specificata non specificata 3% 3%

non specificata 2%

non specificata 3%

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grafico grafico 12 - distribuzione 12 - distribuzione per nazionalit per nazionalit delle vittime delle vittime e degli e autori degli autori

il riflesso il riflesso di unditerritorio un territorio da parecchi da parecchi anni anni metameta di forti di flussi forti flussi migratori, migratori, in in

Permane, per, la convinzione tranquillizzante che la violenza, e nel caso in questione la violenza in famiglia, sia in larga misura connessa con ignoranza, sia espressione di scarsa cultura, propria di povert intellettuale e/o economica. Tenendo conto di tutto ci, non stupisce la carenza di una registrazione puntuale e completa neppure quando si tratti di omicidio od omicidio tentato e cos stato possibile leggere solo quanto riferito e inserirlo poi in quanto emerge con regolarit in tutti gli studi da noi effettuati. Per quanto riguarda la nazionalit di vittime e autori le poche lacunosit delle fonti sono essenzialmente limitate ai casi di omicidio tentato, un problema di numero oscuro, non tale per da pregiudicare una proficua lettura dei dati emersi (grafico 14). Emerge prepotentemente la rilevante presenza di soggetti stranieri sia fra le vittime (34%) che fra gli autori (41%) degli omicidi tentati, non trascurabile anche fra le vittime (18%) e gli autori (25%) degli omicidi. il riflesso di un territorio da parecchi anni meta di forti flussi migratori, in ragione della sua attrattivit economica, delle precarie condizioni del paese di origine degli immigrati e -non da ultimo- delle necessit contingenti di datori di lavoro italiani. Sono percentuali che fanno riflettere, in particolare se comparate ai soggetti di nazionalit italiana (di certo residenti e con cittadinanza) con usi, costumi e credo noti che affondano le loro radici nella cultura del nostro Paese.
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Non abbiamo, per, ritenuto corretto aggiungere alcuna elabora-

zione ulteriore: si tratta infatti di migranti lavoratori, residenti perch in possesso di regolare permesso di soggiorno. Ma complessivamente - noto e lo confermano anche i dati di questo studio- si tratta di un dato incerto per quanto attiene gli stranieri: irregolari e clandestini sono popolazione ovviamente mobile e stime attendibili della loro entit non sono ad oggi disponibili; il numero pu avere una consistenza superiore non trascurabile. Facciamo riferimento, ad esempio, a parenti che raggiungono fratelli o sorelle che gi si trovano nel nostro Paese o di donne che raggiungono il coniuge, alle quali sottratto allarrivo il passaporto e confinate in casa senza non comprendere n parlare la lingua italiana: insomma esistono solo per il ristretto gruppo di connazionali. Le nazionalit prevalenti sono quelle dellest-europa e africane (soprattutto di provenienza magrebina), nelle pi recenti ondate migratorie in larga parte sono migranti provenienti da Romania e Ucraina. Essi portano con s un modo di vivere e concepire i rapporti affettivi e familiari, perpetuando in casa lo stile di vita del Paese di origine. Levidenza dei dati ci induce a richiamare alcune considerazioni sulle dinamiche dei rapporti familiari e di coppia nella odierna societ multietnica, da noi gi svolte in altra sede (Bacciconi, Martucci, 2010). Gli odierni flussi migratori hanno grande peso nellevoluzione dei modelli familiari, con lemergere di due situazioni: la famiglia immigrata (o di immigrati) e la famiglia multietnica, entrambi portatrici di particolari problematiche e rischiosit.
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Il primo caso rappresentato da nuclei familiari originatisi allestero e poi trasferitisi in Italia, o costituiti nel nostro territorio da immigrati di comune origine. Fra i tanti fattori che possono innescare fenomenologie violente ha di certo un forte rilievo il confronto fra culture, che pu divenire scontro. noto come gli individui che abbandonano remote aree rurali in genere portano con s modelli e consuetudini arcaiche, tipiche di societ spesso ancora semifeudali. un patriarcato ancestrale che si trova a dover forzatamente coesistere con lo smarrimento di un contesto post-moderno in una societ invece -caratterizzata (e in particolare dal secondo dopoguerra) da un forte dinamismo- che per la sua lentezza evolutiva per secoli sfuma la propria storicit. In queste famiglie il conflitto fra i membri spesso determinato dai punti di vista differenti che i diversi componenti stabiliscono sul processo di integrazione nella nuova societ e sui loro rapporti con quella originaria. Cos il capofamiglia avr delle due culture - quella del paese da cui proviene e quella del paese in cui emigrato - una percezione diversa da quella che ne ha sua moglie: e gi registriamo un primo livello di distonia nel progetto che propongono ai figli, spesso ulteriormente differenziato in base al loro sesso. A loro volta anche i figli si differenziano tra loro -in base allet, al sesso e alle personali esperienze- e nei confronti dei genitori rispetto alle valutazioni che articolano rispetto alle due culture
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(Callari Galli, 1996).

Di fronte allo smarrimento e allansia indotti da queste lacerazioni -che si cumulano, occorre sottolinearlo, allo stress derivante da ovvie difficolt economiche e sociali- frequente la tendenza a rinchiudere e irrigidire il nucleo familiare nellosservanza esasperata dei costumi originari, magari ricorrendo alla violenza (anche nella forma pi estrema), di fronte al timore di perdere il controllo sulle tradizionali componenti deboli: donne e minori. In Italia vi ancora scarsa attenzione per le forme di criminalit e violenza che si producono allinterno delle minoranze immigrate, in particolare sotto il profilo domestico (Russo e coll., 2010). Problematiche in parte analoghe si presentano nel caso di unaltra realt in crescita: la famiglia multietnica o mista, frutto dellunione fra italiani e stranieri, ma anche formatasi con unadozione internazionale o in seguito al matrimonio fra immigrati di differenti etnie. Secondo lIstat, i matrimoni con almeno uno sposo straniero su tutto il territorio nazionale sono stati poco meno di 15mila nel 2011 e nel 2010 in Lombardia -su poco meno di 30mila matrimoni totali- il 14% circa avveniva con almeno uno sposo straniero: In dieci anni i matrimoni tra stranieri e italiani si sono triplicati sono circa 600 mila le convivenze stimate . Il Comune di Brescia, infine, segnala che dal 1995 al 2011 la percentuale dei matrimoni misti sul totale dei matrimoni passato da 8,4% a 18,7%. A differenza di quelle immigrate, le famiglie multietniche o miste compiono a priori una scelta nei confronti della multiculturalit, anche se nella realt essa spesso taciuta, sottovalutata e
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lincontro ricondotto non tanto nei termini di una integrazione quanto piuttosto nella speranza di una totale assimilazione del nuovo venuto (Callari Galli, 1996). In questi nuclei la carente conoscenza delle basi culturali della personalit dellaltro pu determinare disturbi di comunicazione interpersonale che sono spesso presenti nelle routine quotidiane di molte famiglie multietniche e che possono costituire una causa continua di incomprensioni e di fraintendimento, costellando di attriti e di incertezze il rapporto educativo con i figli e quello relazionale nella coppia. Anche in questi casi la violenza pu rappresentare una risposta viscerale rispetto allincapacit di affrontare adeguatamente i problemi della convivenza. tabella 8 distribuzione per nazionalit delle coppie
TOTALE omicidi 55 numero vittime 65 di cui n totale vittime 115 n totale coppie 30 coppie miste 10 omicidi 5 omicidi tentati 36 di cui omicidi tentati 5 numero vittime 50

Allo scopo di rendere immediata e pi agevole la lettura sono stati


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riportati i dati complessivi del periodo indagato di eventi e di vit-

time. Nella nostra casistica 5 sul totale di 65 vittime di omicidio (7,7%) e 5 su 50 vittime di omicidio tentato (10%) si sono verificati allinterno di rapporti di coppie miste (tabella 8). Si tratta di una incidenza in termini assoluti non particolarmente rilevante, ma che non va comunque trascurata. Per completezza ricordiamo che nellinsieme (comprendendo, cio, tutte le nazionalit) gli eventi omicidiari rilevati che avvengono esclusivamente allinterno del rapporto di coppia, coinvolgendo uno dei due membri, sono stati nel complesso 30 e quelli che sono seguiti ad una separazione -gli ex- 25, cio 55 vittime (47,8%) su 115 totali.

3.5 Modalit dei delitti Le modalit con cui sono state commesse le aggressioni assumono un rilievo importante per lanalisi criminologica delle dinamiche dei delitti, poich consentono di fare luce su aspetti quali la presenza o meno di premeditazione, la potenzialit offensiva di un comportamento, il grado di pericolosit di un contesto domestico e altro ancora. Il primo grafico (grafico 13) offre una rappresentazione complessiva della casistica. Nelle modalit omicidiarie la prevalenza relativa (43%) delle armi da taglio, seguita dalla comunque notevole incidenza delle armi da fuoco (17%). La loro disponibilit -nei casi esaminati in prevalenza legata ad
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una detenzione legittima (per il lavoro svolto, difesa personale o attivit venatoria)- si conferma un fattore di pericolo che aumenta fortemente la potenzialit lesiva e lesito fatale di unaggressione. La correlazione diretta e positiva fra uso di armi da fuoco e decesso della vittima emerge con assoluta chiarezza in quasi la totalit dei casi; esse talora sono usate anche da donne e lesito in questo caso sempre la morte. grafico 13 modalit di esecuzione degli eventi omicidiari
35 35 30 25 20 15 10 5 0 30 25 20 15 10 5 02

32 32 23 20 23
omicidio

omicidio omicidio tentato

omicidio tentato

20

9 7 10 3

10 10 3 3 2 3 6 2 6

10

n.b. in alcuni casi sono state utilizzate pi modalit (es. percosse + strangolamento) n.b. in alcuni casi sono state utilizzate pi modalit (es. percosse + strangolamento) grafico 13 - modalit di esecuzione omicidiari n.b. in alcuni casi sono state utilizzatedegli pi eventi modalit (es. percosse + strangografico 13 - modalit di esecuzione degli eventi omicidiari lamento)

Le armi da taglio in larga parte provengono da quello che si potrebbe definire

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Le armi da taglio : in larga parte dada quello che si polarsenale domestico strumenti di uso provengono casalingo (coltelli cucina, forbici,
questo tipo di eventi criminosi, spesso frutto dellesito i mpulsivo ed emotivo di un accesso dira al culmine di un escalation di litigiosit. un accesso dira al culmine di un escalation di litigiosit.

Le armi da taglio in larga parte provengono da quello che si potrebbe definire larsenale domestico: strumenti di uso casalingo (coltelli da cucina, forbici, taglierini) o da lavoro (accette, trincetti, cesoie ) che tipicamente ricorrono in

taglierini) o da lavoro (accette, trincetti, cesoie ) che tipicamente ricorrono in questo tipo di eventi criminosi, spesso frutto dellesito i mpulsivo ed emotivo di

trebbe definire larsenale domestico: strumenti di uso casalingo (coltelli da cucina, forbici, taglierini) o da lavoro (accette, trincetti, cesoie ) che tipicamente ricorrono in questo tipo di eventi criminosi, spesso frutto dellesito impulsivo ed emotivo di un accesso dira al culmine di un escalation di litigiosit. Ma si rileva in questo territorio anche la presenza di anche attrezzi sportivi (fiocina, balestra) usati per uccidere. Le percosse con parti del corpo (13%) -pugni, calci etc.- sono la cifra che di frequente accompagna gli omicidi in ambito familiare. Non vi di certo paragone con le percentuali che sono segnalate dalle diverse istituzioni (di cura, di prevenzione e di repressione) per le violenze domestiche: esse di frequente superano i dei casi. Lautore femmina -assieme allutilizzo di strumenti consueti, quotidiani per la donna che prepara i pasti, che sta in cucina- nei casi di infanticidio (spesso di coppia, in quanto vede autori entrambi i genitori) abbandona il neonato nei luoghi pi strani gettata in lavatrice e schiacciata in mezzo ai panni sporchi, gettato in un cassonetto ). Negli eventi omicidiari con luso di percosse con altri mezzi (e qui la fantasia sembra superare ampiamente la realt) si mescolano strumenti di uso quotidiano (martello, manico di scopa a mo di bastone) ai quali si aggiungono strumenti da lavoro (mazzetta da muratore). Lirruzione di una forte passionalit testimoniata anche da aspetti di overkilling (reiterazione di colpi, accanimento sulla vittima) riscontrati in diversi episodi. E ancora, segno di incontrollata volont, legata al rancore e al ri61

fiuto subito, luso di liquidi infiammabili (benzina), gettati indiscriminatamente su quanti presenti, senza alcuna distinzione tra i propri figli, lex coniuge e i suoi parenti. Anche lasfissia (ottenuta mediante lo strangolamento o col ricorso a oggetti come ad esempio un sacchetto di plastica o un filo elettrico) costituisce una tecnica non episodica (10%), usata pi spesso dagli uomini, in ragione della loro maggiore forza fisica. Unultima considerazione in merito alle modalit raggruppate sotto la voce altro (13%): in esse sono inserite le cadute dallalto, le vittime gettata dal balcone, modalit usata esclusivamente da maschi. Gli uomini, rispetto alle donne, hanno fatto uso di una pi larga variet di mezzi lesivi e pi frequentemente di armi da fuoco (certo in ragione della maggiore disponibilit e dimestichezza) e a mezzi contundenti, anche in questo caso probabilmente in conseguenza della pi forte costituzione fisica.

3.6 Perch si uccide I fattori scatenanti nelle dinamiche omicidiarie Quando si ragiona sulle origini di eventi cos tragici e cruenti indispensabile tenere sempre a mente la grande complessit delle dinamiche relazionali e dei vissuti individuali che essi sottendono e che non consentono approcci eziologici semplicistici. In questa sede ci si deve limitare ad una prima ricognizione dei
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fattori e delle circostanze apparentemente scatenanti o comunque

grafico 14 motivazioni riferite in omicidi e omicidi tentati


in fase di separazione/separazione gestione e/o educazione figli gelosia motivi economici motivi "culturali"/religiosi futili motivi etilismo autore etilismo vittima uso di sostanze stupefacenti vizio del gioco patologia fisica autore patologia fisica vittima patologia psichica autore patologia psichica vittima altro (raptus, lite) ignota 0 5 10 15 20 25 30

13

24

omicidi tentati omicidi

n. b. In alcuni casi venivano riferite pi motivazioni

n.b. in alcuni casi venivano riferite pi motivazioni

grafico 14 - motivazioni riferite in omicidi e omicidi tentati

Una prima, nelle grossolana distinzione pu essere fatta fattori individuali ed rilevanti singole vicende, cos come tra stato possibile evincerelementi relazionali, senza ovviamente dimenticare che nella realt essi le dallesame delle narrazioni di cronaca. operano una costante interazione reciproca. Di essiinrendiamo ragione nel grafico

17, secondo insiemi e una ha

Sotto il primo profilo subito e la altri straordinaria frequenza della formulazione che si la manifesta metodologia studi sul fenomeno

patologia nellautore a e comprendere nella vittima che, ai soli casi di indicato mentale come adeguata inse sriferita il maggior numero

possibile di motivazioni omicidio, raggiunge il 13%.

degli atti violenti in famiglia, qualsiasi

ne fosse lesito per la vittima. Sembra doveroso chiarire che in rari casi si tratta di una patologia che solo in questa accezione circoscritta, con grande prudenza, potremmo definire major (riconosciuta, nota, talora e trattata); per lo pi si fa che si pu -per comodit espositivaparlare riferimento alla generica dizione di depressione. di motivazioni, sa63

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rebbe probabilmente pi corretto usare termini come contesto o fattore criminogeno. Una prima, grossolana distinzione pu essere fatta tra fattori individuali ed elementi relazionali, senza ovviamente dimenticare che nella realt essi operano in una costante interazione reciproca. Sotto il primo profilo si manifesta subito la straordinaria frequenza della patologia mentale nellautore e nella vittima che, se riferita ai soli casi di omicidio, raggiunge il 13%. Sembra doveroso chiarire che in rari casi si tratta di una patologia che potremmo definire major (riconosciuta, nota, talora trattata); per lo pi si fa riferimento alla generica dizione di depressione. Non meglio qualificata, senza riferimento alcuno a condizioni o situazioni specifiche! Abbiamo cercato di riflettere sulla valenza di tale dizione depressione, peraltro riconoscendone in molti di noi, per le pi diversi ragioni, le caratteristiche. A chi scrive, torna alla memoria la motivazione di una istanza di libert provvisoria per motivi di salute -inoltrata al Magistrato e sottoposta alla valutazione del CTU- in quanto il detenuto in carcere era depresso! Sarebbe, quindi, del tutto fuorviante e di comodo lequazione disturbo mentale = follia (ossia psicosi grave)ancor pi riferendosi a eventi omicidiari avvenuti in famiglia. Tuttavia sembrano indiscutibili i costi umani determinati dalla sofferenza psichica, un problema sociale che continua ad essere
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sottovalutato ma che si intreccia fatalmente con le difficolt e gli

stress della vita familiare e sentimentale, talvolta contribuendo ad una precipitazione drammatica degli eventi. Al secondo posto si colloca linfluenza esercitata dalla gelosia, riconosciuta come motivazione in oltre il 9% di omicidi e omicidi tentati. La cosa non pu stupire, ma occorre ricordare che talvolta questo sentimento ha manifestazioni abnormi associate ai problemi sopra citati e ad altri meno individuabili. Il terzo rilevante fattore individuale dato dallabuso alcolico, dalluso di sostanze stupefacenti (cocaina, di frequente) di frequente concomitanti e, per la prima volta, del ricorso compulsivo al videopoker complessivamente segnalato nel 11% dei casi. Esso rappresenta sempre lindicatore di una situazione di difficolt, di ricorso allausilio esterno -di altro- per affrontare la quotidianit e superare, (ridimensionandone la valenza o attraverso un po di fortuna) quel senso di frustrazione, impotenza. inutilit di ogni sforzo o fatica. Spesso si associa a sindromi depressive, nelle quali costituisce una forma impropria di automedicazione. Labuso di alcol -le cui potenzialit criminogene sono ben note- si iscrive del resto in un costume sociale radicato nel territorio. Un cenno particolare meritano le patologie di ordine fisico, specialmente nelle vittime (in 4 casi su 5), che corrispondono a malattie gravi e/o invalidanti ( il caso del cancro o della demenza senile) e sono state talvolta allorigine di uccisioni pietose, anche seguite dal suicidio dellautore. Queste vicende dovrebbero indurre a riflettere sul peso insoste65

nibile che situazioni cronicizzate e senza speranze di soluzione possono avere su coloro che da lungo tempo le gestiscono, magari in solitudine, inducendoli ad atti disperati. La separazione -gi presente o in corso- risulta il complesso relazionale pi critico, indicato nel 27% dei casi come lelemento cruciale del conflitto, quasi sempre per luomo. Si manifesta ancora una volta la grande difficolt del maschio attuale di accettare ed elaborare la fine di un rapporto, coniugale o di relazione, quando questesito frutto della decisione dellaltra persona e pertanto sembra riflettere la perdita di uno status tradizionale di (apparente?) supremazia nel rapporto di coppia. Un ulteriore elemento situazionale critico costituito dal fattore economico, il quale sembra giocare un ruolo non trascurabile (10,%) nelle vicende scandagliate e in fondo non potrebbe essere diversamente in una cultura in cui i soldi costituiscono un valore primario. Sono diverse le prospettive conflittuali in cui il denaro viene a pesare: da radice di uno scontro (un bene conteso o un prestito negato) a strumento di disputa e rivalsa in un percorso di divorzio o semplicemente una mancanza umiliante che incombe come un fardello nella difficile economia della famiglia. In queste e in altre circostanze, il fattore economico aggrava e inasprisce fragilit di diversa natura. Le differenze culturali o religiose apparentemente non sembrano avere avuto particolare peso, nonostante la forte presenza di stranieri fra gli autori e le vittime dei delitti.
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Infine, una precisazione sui futili motivi -che nello studio in

questione presente in soli 2 casi- voce il cui valore descrittivo certamente relativo, tenuto conto che essi sono stati ricavati da descrizioni inevitabilmente parziali dei fatti. Ci che allosservatore esterno appare di scarso significato o valore, non detto sia stato tale per i protagonisti degli eventi. Infine due considerazioni. Una sul 10% di casi nei quali non riferita alcuna motivazione: essi per lo pi riguardano neonati, per i quali si legge una profonda riprovazione e un disgusto nei confronti dei genitori, ma ogni dettaglio appare velato, la motivazione resta ignota. La seconda riguarda l11% dei casi (15 complessivamente) nei quali il raptus, la lite degenerata sono riferite dai mass-media (perch non vi altra notizia interessante da dare? perch lautore non induce ad alcun riferimento? perch . ) quali motivi scatenanti lomicidio o il tentato omicidio. Ma una classificazione, una aggregazione quale quella riferita sembra ora insufficiente. Essa trova ragione nella possibilit di adottare un riferimento unico per ogni Istituzione, nei diversi territori, qualsiasi sia lesito -casuale?- dellatto violento. Ma quando si affronta il tema dei reati omicidiari, di conseguenze letali -o potenzialmente, volute tali dal reo- non pare sufficiente parlare di separazione o di fase di separazione. Il tema reale il rapporto di coppia, sono i legami affettivi tra due soggetti, le dinamiche di rispetto tra i due, di rispetto e di supremazia. Che la donna sia in qualche misura diversa anche in questo am67

bito dal maschio non pare considerazione nuova, tuttavia merita di essere ricordata! In tal senso fa fede proprio quanto riferito: circa 1/5 una delle vittime era nota allAutorit giudiziaria per aver presentato denunce -magari poi ritirate- (per lesioni, atti persecutori etc.), per essere lautore gi stato condannato per fatti simili (per maltrattamenti, ad esempio) o sottoposto ad ordine di allontanamento etc. Ma ancora, le segnalazioni ai Servizi sociali, il ricorso dellautore al Centro di Salute Mentale, il ritiro allo stesso dellautorizzazione a detenere armi e cos via paiono parlare di morti prevedibili, di omicidi portati a compimento o tentati annunciati. E se non sembra esservi stata alcuna formalizzazione allAutorit giudiziaria, i mass-media indicano con frequenza impressionante picchiata gi in precedenza per futili motivi, aveva paura e la sera andava a dormire dai genitori, la coppia litigava da tempo a detta dei vicini, ennesima lite , fa una scenata di gelosia, una delle tante ed i vicini chiamano i cc, litigavano spesso, la ragazza ha lasciato un biglietto sul posto di lavoro in cui aveva scritto il nome della madre nel caso le fosse accaduto qualcosa, pi volte aveva dichiarato che avrebbe ammazzato la moglie e cos via. Sporadici i casi nei quali vicini, parenti etc. negano la presenza di qualsivoglia problematica allinterno della coppia, per lo pi sono riferiti reiterati litigi o percosse. Allora, non possibile fare riferimento alla separazione -di fatto o ex lege-, alla necessit di rendere meno farraginose le procedure,
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di ampliare le tutele oltre la sentenza in sede giurisdizionale, di

normare controlli ed interventi delle Forze di Polizia in modo da renderli efficaci, coordinati evitando compartimenti stagni in ragione di competenze reali o presunte addotte. Ma ancora, possibile che nel XXI secolo sia ancora necessario querelare per un reato contro lintegrit della persona (a meno che ) e ne sia ammessa la remissione? ancora accettabile che la vittima sia cos autonoma da essere unica protagonista -ex lege- della propria difesa, ma non si stimi a sufficienza per non richiedere un Progetto Educativo Individuale e del supporto di educatori, psicologi, assistenti sociali etc.? Da ultimo, plausibile che lonere economico di ogni atto formale in propria difesa sia nella sostanza a carico della vittima (salvo poi si vedr!) e le sentenze di condanna del reo giungano dopo anni, magari vanificate da un indulto, da una non menzione? La necessit di chiarezza non tocca solo le vittime dirette di violenza e i figli, i minori? Nel loro esclusivo interesse di frequente le vittime tacciono, ritirano querele, subiscono e magari alla fine ottengono un tentativo di soppressione. Infine, pochi mesi di detenzione bastano a mutare una concezione sociale dei rapporti di coppia, fatti di potere di affermazione di s e della propria volont, di ricatti affettivi ed economici? Molti altri gli interrogativi. Ma accanto ci sembra indispensabile interrogarsi sul tipo di educazione che la cos detta famiglia -ma anche laltra istituzione deputata a tramandare esperienza e cultura, a rappresentare il legame intergenerazionale, cio listituzione scolastica, infine la
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societ presa nel suo insieme in una determinata fase storica- sta trasmettendo alle nuove generazioni: essa non pu che essere fondata su principi non formali di rispetto dellaltro, sostenuta da memoria e riflessione su quanto accaduto, fondata sulla conoscenza degli errori commessi e della storia dei rapporti umani. Il compito -a nostro avviso- quello di accettare il diverso sentire di entrambe le met del cielo, di educare prima di tutto se stessi a chiedere e a pretendere rispetto, di imparare che non esiste prezzo per vendere la stima di s. necessario imparare a soffrire, comprendendo che vi un prezzo da pagare per salvaguardare la propria dignit di essere umano, senza fideismo e senza deleghe.

3.7 Lomicidio-suicidio Riflessioni su di un fenomeno peculiare Nella casistica esaminata 17 fra gli autori di omicidio si sono tolti la vita od hanno tentato di farlo, mentre la stessa cosa avvenuta per 6 fra i responsabili degli omicidi tentati. Specialmente per i primi si tratta di un numero di significato, che stimola a riflessioni pi approfondite. Per effettuare una corretta lettura dellincidenza di agiti suicidiari -riusciti o tentati- in conseguenza di omicidi (a loro volta riusciti o tentati) consigliabile richiamare brevemente alcune storiche analisi del rapporto fra omicidio e suicidio.
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La criminologia lombrosiana, basandosi sulla distribuzione del

fenomeno nel territorio nazionale, formul il principio dellantagonismo fra omicidio e suicidio: dove il primo pi numeroso, diminuisce il secondo (Lombroso, 1876). Basandosi su valutazioni clinico-statistiche ricavate da osserva3.6 Lomicidio -suicidio Riflessioni su di un fenomeno peculiare zioni riguardanti soprattutto lItalia e la Spagna, dove a un elevato

tasso di criminalit corrispondeva un livello basso di suicidi, lo


Nella casistica esaminata 17 fra gli autori che di omicidio si sono tolti la ivita od psichiatra Enrico Morselli sostenne ove predominano reati

contro la propriet, sono pi frequenti suicidi, per 6 fra i responsabili hanno tentato di farlo, mentre la stessa cosa iavvenuta che omicidi l dovetentati. spesseggiano degli graficopi 15 approfondite. riflessioni suicidi e tentati suicidi tra gli autori
omicidi tentati omicidi

i delitti di sangue.

Specialmente per i primi si tratta di un numero di significato, che stimola a

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suicidio autore ignoto

no

tentato suicidio autore

grafico 15 - suicidi e tentati suicidi tra gli autori

Per una corretta lettura dellincidenza di agiti suicidiari -riusciti o La effettuare tesi fu esposta al I Congresso Internazionale di Antropolo-

gia Criminale (Roma, 1885) (a e sostanzialmente fatta propria datentatiin conseguenza di omicidi loro volta riusciti o tentati) consigliabile
richiamare brevemente alcune storiche analisi del rapporto fra omicidio e suicidio.

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gli altri esponenti della criminologia positivista, primo fra tutti Enrico Ferri. Su di un fronte opposto Emile Durkheim, il padre della sociologia moderna, nel suo celebre studio sul suicidio, pur prendendo le distanze dalle analisi dei positivisti italiani, ammise la possibilit che allincremento dellomicidio corrispondesse una riduzione del suicidio, riconoscendo anzi come regola generale che dove lomicidio molto sviluppato si produce una sorta di immunit dalla morte volontaria (Durkheim, 1897). Secondo Durkheim, il suicidio egoistico, dovuto a difetto di integrazione sociale o a esagerato individualismo, appare socialmente in contrasto con lomicidio, che innescato da cause diametralmente opposte. Per quanto riguarda il nostro Paese, il confronto dei dati regionali su suicidi e omicidi sembra aver sempre confermato pienamente queste tesi storiche, con un andamento speculare dei due fenomeni per cui nei territori in cui luno prevale, risulta sottorappresentato laltro. In linea di massima, i massimi tassi suicidiari si riscontrano nelle regioni settentrionali (Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna) rispetto a quanto avviene nel Meridione (Sicilia, Campania, Calabria e Puglia), dove lomicidio prevale nettamente sul suicidio (De Maio, 1997). Le cose cambiano nettamente considerando lincidenza della particolare categoria dellomicidio domestico, oggetto del presente studio: infatti sono proprio le regioni del Nord ad averne il triste primato (nellordine la Liguria, la Lombardia e il Veneto) e ne con72

segue che il pi alto tasso di aggressivit intrafamiliare si osserva

nelle aree con il pi elevato tasso suicidiario: come se le pulsioni aggressive abbiano due modelli di realizzazione: la persona e la famiglia, in modo indifferenziato (De Maio, 1997). Lopposta situazione che si osserva nel Meridione e nelle Isole potrebbe essere la dimostrazione non solo, ovviamente, di una prevalente disposizione o facilitazione verso leteroaggressivit, ma del fatto, significativo, che il meridionale accomuna, in un certo senso, la famiglia a se stesso, in una sorta di simbiosi che ne farebbe quasi un tuttuno: il trinomio io, famiglia, laltro, si trasformerebbe nel binomio io-famiglia, laltro. (De Maio, 183). Altri aspetti interessanti emergono disaggregando i dati in rapporto al sesso dei suicidi e tentati suicidi. Gli agiti suicidiari susseguenti allevento criminoso appaiono come una dinamica essenzialmente maschile, in termini ancora pi eclatanti rispetto a quanto osservato in altri analoghi studi italiani (cfr. Russo, Delia, DArrigo, Falduto, 2008). Meno lineare linterpretazione dei comportamenti maschili, anche se generalmente nota la maggiore propensione degli uomini al suicidio, che pu quindi pi facilmente innescarsi dopo un evento catastrofico quale senza dubbio laver ucciso una persona con la quale sussisteva un forte legame affettivo. significativo che la maggioranza dei casi di omicidio-suicidio si siano verificati quando la vittima era una donna, con il ricorrere di contesti di vissuto abnorme e conflittuale o in situazioni di separazione, di rifiuto o di abbandono affettivo. Questultimo dato farebbe pensare ad una maggiore difficolt da parte delluomo ad elaborare labbandono o ad accettare il falli73

mento della relazione, che vengono vissuti come un irrimediabile e definitivo travolgimento esistenziale, tale da innescare una vera e propria fuga nella morte. Nella nostra casistica questa difficolt va correlata anche con lelevata incidenza delle patologie mentali. Nel famiglicidio o strage familiare lautore (il pi delle volte il marito/padre), dopo aver sterminato tutti i componenti del nucleo familiare, si uccide o tenta di uccidersi. Il quadro eziologico riferibile sostanzialmente a due contesti: quello di una grave depressione, con delirio di rovina, che si configura come suicidio allargato o quello di un quadro paranoide scatenato da una idea delirante persecutoria, che assume connotazioni di vendetta verso gli altri familiari (e pu coinvolgere anche soggetti esterni, ma prossimi alla cerchia familiare, come vicini, amici o parenti). Una delle vicende riportate nella nostra casistica rientra nelle dinamiche proprie del primo contesto descritto: un figlio ha ucciso la madre malata di cancro per poi togliersi la vita.

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4. Un quadro di sintesi e brevi note conclusive


Lelemento centrale consiste nel diverso trend -che i dati di oggi individuano- tra la diminuzione dellomicidio e della criminalit violenta, manifestatasi in Europa per incivilimento e per rafforzamento delle strutture dello stato e del controllo sociale. Accanto a questo elemento generale, per, va sottolineata la tendenza debole -forse ancora incerta, ma densa di interrogativi- di lieve ascesa nellultimo quindicennio dei delitti connessi allambiente familiare, alle emozioni, passioni, interessi che allinterno di essa si dispiegano e che per entit hanno superato il numero dei delitti imputabili alla criminalit organizzata. Laltro dato laddensarsi degli eventi nella fascia det forte, che coincide con quella in cui la vita si sviluppa in tutta la sua complessit relazionale, sessuale, economica, etc., senza con ci n escludere n emarginare tutte le altre et, dalla minore alla pi anziana, con motivazioni varie e diverse. Infine lelemento storico geografico, ossia lassieme delle trasformazioni della struttura antropica e sociale cos come si configurano in unarea il cui polo di attrazione consiste in quel magma diffuso che -a ragione- si inteso nominare come megalopoli padana. Gli altri elementi sono presenti nello studio. In sede di note conclusive abbiamo ripreso le questioni pi complesse e significanti.
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Eppure lo studio apre -e lascia aperti- molti dei problemi che investono la vita quotidiana della famiglia. Certamente avvia quel processo di comprensione che il fine primo del nostro studio e del nostro impegno e che costituisce lelemento di base su cui costruire risposte di prevenzione e di intervento su di un fenomeno che ha ormai perso, anche nella coscienza comune, il carattere di elemento marginale per assumere invece il peso e il valore di un aspetto consustanziale alla vita, insomma parte della sua complessit, della sua ricchezza, miseria e dolore.

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LONVD - Osservatorio Nazionale Violenza Domestica gode del patrocinio del Ministero dellInterno; sostenuto e finanziato dalla Regione del Veneto Assessorato ai Diritti Umani e Assessorato alla Sanit; ha ottenuto il parere favorevole del Ministero della Giustizia concesso al Comitato Interforze. LONVD ha sede nel Dipartimento di Sanit Pubblica e Medicina di Comunit sezione di Medicina Legale, dellUniversit degli Studi di Verona. Questa pubblicazione realizzata in collaborazione/con il sostegno della Provincia di Brescia, Assessorato ai Servizi sociali. vietata la riproduzione, anche parziale, dei contenuti, senza lautorizzazione scritta dellONVD. @ Copyright 2013 ONVD Finito di stampare nel mese di febbraio 2013

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