Alla memoria di Luciano Bernardelli, complice fanta-
sioso di mirabolanti avventure indimenticabili.
Debbo, preventivamente, far appello allindul- genza di chi mi legge se, per entrar nel merito del tema che ho proposto alla sua attenzione, muover da uno spunto un dipinto: affasci- nante, problematico e, per parecchi riguardi, intrigante, misterioso che, col tema in questio- ne, non ha veruna, apparente relazione diretta, ma invita ciononostante ad alcuni suoi svolgi- menti, senza che chi ebbe a realizzarlo, France- sco Zuccarelli (un maestro toscano attivo tra Venezia e Inghilterra), neppur lo potesse imma- ginare. Daltra parte, De Quincey scrisse una volta che la storia e noi, qui, dovremmo dire liconografia insaziabile, giacch la possibi- lit di permutare e di combinare i fatti registra- ti da essa equivale praticamente a un numero infinito, e interpretarla rischia di essere non meno arbitrario che pretendere di riconoscere figure nelle venature di un marmo (o, soggiun- geva Schopenhauer, veder gruppi di uomini e animali nel moto volubile delle nubi); e Borges, di contro, aveva espresso la convinzione che la 183 Lionello Puppi La solitudine di Vincenzo Scamozzi, nostro contemporaneo soluzione di un enigma partecipa del gioco di prestigio. La tela dipinta dallo Zuccarelli opera proveniente dalla collezione britannica di Mrs. Sydney Waddington, passata intorno allavvio degli anni Sessanta del Novecento nelle raccolte della Banca Commerciale Italiana a Milano e, molto recentemente, approdata alla galleria di palazzo Leoni Montanari della Banca Intesa a Vicenza che lha, or qualche mese, esposta con il corredo di una scheda la quale d piena ragione ahim alla boutade di De Quin- cey dianzi rammentata 1 . Lopera, che replica (o ne replicata) un quadro di egual soggetto e dello stesso autore conservato nella raccolta Marzotto di Porto- gruaro, fissa una veduta di Vicenza sostanzial- mente attendibile e, della citt, ripresa da una postazione dislocata grosso modo nei paraggi della stazione ferroviaria attuale, spiccano le emergenze della porta Lupia (abbattuta, come ognun sa, nel 1890; e qui offerta in base ai confronti che dato fare con foto scattate prima della demolizione in maniera abbastan- za fantasiosa), della torre di piazza, della cupo- la del Duomo, della carena gotica della Basili- 1. Francesco Zuccarelli, Veduta ideale di Vicenza con celebrazione allegorica di Andrea Palladio, particolare con Andrea Palladio, Inigo Jones e il conte di Arundel (Vicenza, Gallerie di palazzo Leoni Montanari, collezione Banca Intesa).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org ca, dellarco trionfale gi in Campo Marzo di Ottavio Bruti Revese; pi distante, infine, e abbastanza fuori del suo proprio contesto, appare la mole della Rotonda: che, curiosamen- te, il solo segno esplicitamente palladiano regi- strato. In primo piano, a sinistra, a ridosso di un corso dacqua in cui si dovrebbe riconoscere il Retrone, appare un gruppo di personaggi sul quale a noi conviene portare attenzione (ill. 1). Due di costoro sono allevidenza architetti, visto che luno, assiso, regge un volume aperto su pagina in cui disegnata la pianta di un edi- ficio, e laltro, stante, lascia srotolare un foglio 184 sul quale, del pari, figura un disegno architetto- nico, e si direbbe la planimetria di un tempiet- to tetrastilo. Il gesto largo e pacato di un brac- cio di entrambi suggerisce sulle prime, di acchito che i due stanno conversando: sog- guardati da un terzo personaggio, puranco in piedi e col volto barbuto ripreso di profilo, a ridosso quasi dellaltro stante, e avvolto in un gran manto rosso che gli ricade dalla spalla destra sin a terra, lasciando scoperta la manica a sbuffo di un corpetto elegante su una camicia candida di cui sporge il colletto e inarcuandosi sulla sagoma di uno spadino sin quasi alla punta che appena emerge. Alle sue spalle, un agile levriero sembra osservarlo ansioso, tenuto al guinzaglio da uno schiavetto negro che gira la schiena al gruppo, figgendo lo sguardo su invi- sibili lontananze. Ora, se nella prima delle dra- matis personae quella assisa (ill. 2) ricono- scibile (ed stato unanimemente riconosciuto) Palladio 2 in base al ritratto di Giambattista Maganza (ill. 3) divulgato in riproduzione a stampa nel 1741 da Francesco Muttoni, le altre son state assunte a recitare le parti pi strava- ganti, a eccezione, per, di quella loro inequi- vocabilmente spettante. Giangiorgio Trissino e Paolo Almerico, da ultimo; e perch no? sghi- gnazzerebbe De Quincey, tra gli applausi di Schopenhauer e di Borges. Si d il caso, tutta- via (alfine, il gioco di prestigio ha pur esso le sue regole, e la carta che deve comparire o scomparire, non deve sporgere dal polsino), che la dispettosa dovizia disponibile della docu- mentazione iconografica di Inigo Jones (ill. 4) dagli autoritratti schizzati sui fogli ora a Chat- sworth (ill. 5) e al RIBA (ill. 6), allo splendido ritratto disegnato da Anton van Dyck (ill. 7) e ampiamente diffuso dallincisione trattane dal van Voerst per lIconographia edita nel 1640 e ripresa nel frontespizio dei Designs of Inigo Jones di William Kent (1727), ci assicura, senza lasciar margine di dubbio, che il secondo archi- tetto convocato dallo Zuccarelli nel suo paesag- gio berico, proprio Inigo Jones 3 . Ma il terzo attore, collampio manto rosso e lo spadino, accompagnato da paggio e levriero: chi mai costui? Ed ecco il punto: anzi, lo spunto, che abbiamo invocato poco fa, esordendo. Vincen- zo Scamozzi? Alla fin dei conti, il volto del per- sonaggio non poi cos irrimediabilmente dis- simile (la barba tende a nascondere le differen- ze fisionomiche) proprio da quello di Vincenzo, quale risulta tramandato da un paio di ritratti (ill. 8) che son stati esibiti nella splendida mostra allestita in palazzo Barbaran da Porto: quel naso, che tende allaquilino, la barbetta aguzza, appunto; la capigliatura corta. E non aveva proclamato, lo Scamozzi, la venust e l ornamento esteriori, appartenenti allarchi- tetto, in quanto specchio delle sue virt inte- 2. Francesco Zuccarelli, Veduta ideale di Vicenza con celebrazione allegorica di Andrea Palladio, particolare con Andrea Palladio (Vicenza, Gallerie di palazzo Leoni Montanari, collezione Banca Intesa). 3. Giambattista Maganza, Ritratto di Andrea Palladio (Vicenza, Collezione Valmarana).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org riori, e segno della sua distinzione intellettuale e liberale? Corporis effigies hic obvia cernitur. Intus ipsius effigies cernitur ingenii, il motto che aveva impresso attorno allovale col pro- prio ritratto nel frontespizio dellIdea. Non aveva, inoltre, confrontato lo splendore e la cortesia della presenza, fisica e sociale, di chi pratica la pura scienza, con quella dei gentiluo- mini grandi e dei principi? E, dunque, eccolo posto a dominare, ostentando sontuosit di abiti e di preziosi ornamenti, quel dialogo, un poco impacciato, di Palladio e di Jones, nel loro dimesso abbigliamento borghese e con le carte in mano di disegni progettuali, denuncianti la fatica di un travaglio ancor invischiato in una manualit sia pur tollerata dalla liberalit. Disgraziatamente, per siccome i fatti storici, e gli assetti iconografici che li impalcano e rap- presentano, non sono arbitrari ed estrosi capricci lineari imprigionati nel marmo o chi- mere evocate dai movimenti imprevedibili delle nubi , il buon Zuccarelli non poteva immagi- nare, e neppur negli incubi di un delirio o nelle fantasticherie di unebbrezza intemperante, lo scenario che abbiamo ipotizzato e, men che mai, provar attenzione e interesse pel protago- nismo sociale rivendicato dallo Scamozzi allar- chitetto 4 , e a s stesso in quanto architetto, come colui il quale conosce la causa d tutte le cose. Pi semplicemente, e banalmente, il gentiluomo che, nel dipinto che ci sta impe- gnando, affianca Inigo Jones (ill. 9) il suo pro- tettore e mecenate del grand tour del 1613-14, Thomas Howard, conte di Arundel 5 : e si pensi al ritratto oggi disperso, ma, forse veduto e utilizzato dallo Zuccarelli, quello eseguito, giu- sta il Ridolfi, da Domenico Tintoretto 6 fatto- gli da Daniel Mytens (ill. 10), che lo riprende mentre allanno 1618 indica la galleria delle sculture della sua residenza londinese 7 . Alla luce di tutto ci, agevole arguire che il quadro dello Zuccarelli rappresenta lincontro ideale di Jones e del conte di Arundel a Vicenza (dove, peraltro, i due soggiornarono nel settembre del 1613 e nellagosto dellanno dopo) con Palla- dio: anzi, e meglio interpretando adesso il linguaggio dei gesti, la consegna, da parte di Andrea allarchitetto britannico, del proprio messaggio classicistico, cos come la evocava Alexander Pope nellepistola a Lord Burling- ton, composta nel 1713 8 . E si potrebbero avan- zare, a tal proposito, parecchie domande quan- to mai interessanti per addentrarsi nelle trame complesse che intessono la vocazione neopalla- dianista in Inghilterra intorno alla met del secolo XVIII, nella consapevolezza del ruolo giocato oltre un secolo innanzi da Inigo Jones. Intendo, cio, confessare che non mi sentirei cos sicuro nel convenire, per la datazione del dipinto dello Zuccarelli, con gli storici della 185 4. Francesco Zuccarelli, Veduta ideale di Vicenza con celebrazione allegorica di Andrea Palladio, particolare con Inigo Jones (Vicenza, Gallerie di palazzo Leoni Montanari, collezione Banca Intesa). 5. Inigo Jones, Autoritratto (The Trustees of Chatsworth Settlement. Da The Kings Arcadia: Inigo Jones and the Stuart Court, London 1973, n. 409). 6. Inigo Jones, Autoritratto (London, RIBA. Da The Kings Arcadia, cit., n. 408).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org pittura i quali, su meri (e fragili) indizi stilistici, la fissano verso il 1746, indicato dal Pallucchi- ni per la versione della collezione Marzotto 9 . pur vero, in effetti, che siffatta ipotesi cronolo- gica coinciderebbe con lesecuzione del pro- gramma del console Smith, che proprio allo Zuccarelli e ad Antonio Visentini aveva affida- to il compito di enfatizzare il contributo del Jones, a loro commettendo, precisamente nel 1746, la realizzazione di undici sovraporte per la propria residenza veneziana, rappresentanti specularmente alla serie di tredici con architet- ture palladiane, affidata al Canaletto altret- tanti edifici britannici, dei quali ben cinque spettano a quellInigo Jones, un cui ritratto, ripreso dallincisione che van Voerst aveva trat- to dal disegno di van Dyck, il residente inglese aveva chiesto a Giuseppe Nogari, e si conserva oggi a Hampton Court 10 . E, tuttavia, a me sem- bra che il nostro quadro potrebbe ancor pi convincentemente spiegarsi quando lo riferissi- mo al soggiorno inglese dal 1752 del pitto- re toscano, agganciandolo agli umori che, allindomani della morte di Lord Burlington, sprigionano il Complete Body of Architecture di Isaac Ware, apparso, in otto parti, dal novem- bre 1756 al settembre 1757 11 . Frattanto, per, chi mi legge, a buon diritto si star chiedendo dove intendo andar a parare e se, comunque, non son andato divagando abbastanza e fuor di proposito. Mi permetter di obiettare che, sin da principio, avevo pur messo le mani avanti, ancorch con la dirompente persuasione di Paul Celan: Vincenzo Scamozzi , in effetti (e labbiam provato: non era, del resto, cos diffi- cile), assenza nella tela dello Zuccarelli, e puranco possiam esserne sicuri nei pensieri pi reconditi di questultimo. Ciononostante, quellInigo Jones, dal pittore evocato in compa- gnia del suo nobile patrono, a recitare lo spet- tacolo immaginario ma daltissimo e pregnante contenuto simbolico, della trasmissione a lui, da parte di un redivivo Palladio, di una lezione sovrana darchitettura: quellInigo Jones dico , con il suo mecenate, incontr davvero Vin- cenzo Scamozzi e con lui dialog, venerd 14 agosto 1614 12 , in quel di Venezia, parrebbe (ed lipotesi pi plausibile), ma potrebbe esser stato proprio a Vicenza (sicch, ove con un meccanismo virtuale, volessimo far scomparire dal nostro quadro la figura dellArundel per sostituirla con quella di Scamozzi, ci troverem- mo davanti, in modi di sorprendente approssi- mazione, alla restituzione di un evento effetti- vamente accaduto). Cosa si dissero, di che ragionarono, Inigo e Vincenzo, in quel giorno lontano (e probabilmente torrido) di met ago- sto? Il secondo, ormai vacillante nella salute, stava nellocchio del ciclone di una congiuntu- ra di affanni: la predisposizione per la stampa 186 dei sei libri dellIdea chera riuscito a stendere nellinterezza, e abbisognavano ancora di cor- rezioni e giunte 13 ; laffronto dei deputati del Monte di Piet di Vicenza (ennesima insolenza infertagli dai conterranei) che avevan rifiutato il suo progetto per la chiesa di San Vincenzo, preferendogli quello di oscuri lapicidi 14 ; perlu- strazioni stremanti, per conto dei magistrati veneziani alle acque, dei corsi della Brenta, del Piave, del Po 15 ; mille altre cose. Il primo, per sua parte, era tutto preso dallo studio meticolo- so delle fabbriche di Palladio, dallanalisi e dalla verifica con i Quattro Libri in mano degli esiti cui questultimo era pervenuto nella ricer- ca delle regole della vera architettura attraver- so il confronto tra la bibbia vitruviana o i reper- ti romani. Possiamo immaginarci, senza rischiar di fantasticare, e utilizzando una testi- monianza daltro contesto resa nota da Stefano Mazzoni, che Inigo possa aver esordito malde- stramente e alluso al magistero di Palladio, cos da sollecitare linterlocutore a metter subito in chiaro che non si degna desser chiamato alevo del Paladia, ma [] che ha cose molto migliori desso Paladia 16 . Laccusa, in effetti, che il Jones rivolge allo Scamozzi, in una postilla allesemplare in suo possesso dei Quattro Libri (nelledizione del 1602), di ignorance and malice verso Andrea, non pu altrimenti spie- garsi 17 , ed inevitabile arguirne che il colloquio pot cominciar male o che, in ogni modo, non dovette mancar di asprezze. Se Vincenzo, della grande considerazione dellarchitetto britanni- co per lopera e il pensiero teorico palladiani, dovette indispettirsi, dunque, quanto bastava a indicarne errori e difetti, al Jones dovettero piacere poco o punto le critiche intorno alla restituzione della casa degli antichi, i pareri arroganti sulla costruzione delle volte, la pro- nuncia del nome di Giulio Romano per la paternit progettuale di palazzo Thiene, e tante altre cose che significano le espressioni di criti- ca e il dissenso, che verr, via via, annotando in una sequenza di postille acutamente commen- tate da Howard Burns nel bellissimo saggio pubblicato nel catalogo della mostra scamoz- ziana 18 . Che, tra i due, possa essersi subito instaurato un sentimento di reciproca, persona- le antipatia, non , quindi, nientaffatto da escludere e, tuttavia, fuor di dubbio che lin- contro fu tuttaltro che frettoloso visto che ancora il Burns a rilevarlo lo Scamozzi esib ad Andrea suoi disegni: laddove dato trarne che il colloquio dovette avvenire nella casa di Vincenzo (quella di San Severo a Venezia, per- tanto, inevitabilmente) e che, quei disegni, a Inigo piacquero al punto da farne, successiva- mente, incetta 19 . Come che sia stato, mentre assai probabile che lo Scamozzi dimenticasse ben presto quel foresto invaghito di Palladio,
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org marzo 1617) lIdea dellarchitettura universale che, su indizi probanti, siam certi che lesse, se non nellinterezza, nella gran parte 21 . Gli studiosi di Inigo Jones hanno, in genere e con le eccezioni di Wittkower, della Cerutti Fusco, del Barbieri e, ora, del Burns , sottova- lutato linfluenza esercitata sul suo metodo pro- gettuale, sul suo pensiero teorico e sul suo pro- porsi in quanto architetto, dalla concezione sca- mozziana dellarchitettura e delleccellenza vir- tuosa del ruolo intellettuale e sociale dellarchi- tetto: e varr la pena, viceversa, approfondire, anche perch si tratta di una risonanza che tra- scende quel rapporto specifico, e si amplifica, investendo un raggio vasto e stabilendo una svolta come ben chiarisce Werner Oechslin nel suo magistrale saggio nel catalogo della mostra 22 per lautocoscienza moderna del significato concettuale della disciplina architet- tonica. Gi nel Discorso, in effetti, Vincenzo pre- tendeva che la persona la quale si applica a questi studii (della scienza architettonica), sia di molte belle qualit e dellanimo e del corpo, per farsi, poi, esplicito nel trattato dove ne troviamo lelenco puntiglioso: grandissimo e perspicace ingegno, natura vivace, grande immaginativa speculari alla bella presenza, al grato aspetto, alla cortesia di parole e di fatti, e sorretti da salute robusta, anzi prospe- rosa, necessaria a reggere la fatica degli studi e dei viaggi drizzati anche a mete lontane 23 . Allor- ch, in Palladio, la memoria delle fattezze della persona irrilevante e insignificante di guisa che, deliberatamente, vien dissolta come qual- sivoglia confessione autobiografica nella realt del dono dei frutti della fatica, della diligenza dellamore a utilit collettiva, in Vincenzo il travaglio (peregrinatione, fati- ca, tempo, spesa o studio) prodigato a bene- ficio di tutto il mondo, nel momento in cui si manifesta nellesposizione dei precetti del- larchitettura 24 e nellinvenzione delle forme pi eleganti e pi belle et anco convenevoli che sia possibile 25 , si rappresenta lo abbiamo, prima, anticipato nel monito necessario della- spetto del proprio corpo che, precisamente perch corpo, suprema meraviglia in quanto microcosmos che include la venust et ornamento che ha nella faccia 26 . Ma si tratta del corollario a unistanza inderogabile di pi sostanziale principio. Posto che, garantita dalle speculazioni mathematiche, larchitettura sia causa effettrice di tutte laltre scientie anzi: scientia speculativa e perecellente nelle dottri- ne e nelle eruditioni, e tanto nobile, e singola- re e, per universal beneficio, lei sola ordina e comanda larti 27 , non solo al suo esercizio corretto spetta il conoscere tutte le cose in uni- versale e particolare 28 , ma il dominio della Theorica e, nel frontespizio dellIdea (ill. 187 per Inigo stimo , viceversa, e al di l dellin- sofferenza suscitata dallalterigia con cui lin- terlocutore si manifestava, lincontro dovette lasciar seme n superficiale, n infecondo. Del resto, difficile non pensare che prima e, forse, assai prima di far la conoscenza dellar- chitetto vicentino, Jones ignorasse chi fosse, se non altro perch lo sapeva eccome Lord Arundel: al quale, anzi, mi par plausibile attri- buire lidea di quella visita del 14 agosto. Sic- ch, persino plausibile ritenere che avesse avuto per tempo tra le mani una copia dei Discorsi sulle antichit di Roma e prima di pro- cacciarsi lesemplare delledizione del 1619, che trasmetter a Webb, e si conserva oggi al RIBA 20 una di Tutte le opere del Serlio nella tiratura del 1600, accresciuta, rispetto alla sor- tita del 1584, del discorso scamozziano rivendi- cante allarchitettura la dignit suprema di scienza speculativa: ci che lavr indotto a procacciarsi tempestivamente (e sar il 25 7. Anton van Dyck, Ritratto di Inigo Jones (The Trustees of Chatsworth Settlement. Da The Kings Arcadia, cit., n. 410).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 11), visualizzata dallallegoria della figura muliebre che addita il cielo la quale condizio- na lExperientia, in cui, per, quellesercizio non deve venir mai, materialmente, coinvolto e, nello stesso frontespizio, appare come donna che addita la terra 29 . Una simile consapevolez- za di dignit intellettuale, ovviamente, non poteva che esser speculare alla certezza della dignit sociale, cos da comportare dopo la preventiva esclusione secca delleventualit del coinvolgimento femminile (non essendo cosa larchitettura convenevole a femine) lo sforzo di eliminare dal complesso dei compiti spettanti allarchitetto, tutte le attivit, pur per- tinenti al costruire, le quali comportassero un intervento della manualit. Per mantenere il grado e la reputazione larchitetto non dee con- correr a quelle opere dove fussero altri inferio- ri a lui 30 : e a lui, e solo a lui, riservato il lungo et erto cammino del salire alla virt (sulla genesi della cui nozione si intrattiene la mia brava allieva Lucia Collavo in un saggio di prossima pubblicazione), che gli consentir di pervenire in un bellissimo giardino, pieno di soavissimi et odorati fiori et arbori fruttiferi, di modo che allora pu pascere lanimo et anco cibare mirabilmente i sensi del corpo 31 . Infine: la stessa pratica delle arti mecaniche o attuali, che sono quelle che artificiosamente usano lin- gegno e parimenti le mani per far machine e strumenti meravigliosi oltre al creder umano 32 la stessa ingegneria, quindi non pu tuttavia spettare allarchitetto, giacch comporta la riduzione al senso della geometria (la quale tratta delle cose incorporee), come sella havesse havuto bisogno delle arti manovali. Semmai, egli [larchitetto, appunto] dee posse- 188 dere molto bene le arti liberali che, per una certa comunanza channo insieme, vengono ad essere subalternatrici alla maggior parte delle scienze e delle belle arti, nelle quali sinclude molte di quelle che espresse anco Vitruvio. Per- ch si sa che la geometria la porta et il primo adito alle belle lettere [], per larchitetto sar ammaestrato in essa per conoscere anco gli universali di molti ammaestramenti nella Storia e nella Poesia, che gli saranno bisognevoli, per- ch, sebbene proprio del pittore e dello scul- tore il dipingere e scolpire, nientedimeno il principal carico quello dellarchitetto per ritrovar le inventioni e disporle con decoro negli edifici publici e con gratia ne privati, o per sapere bene discorrere e spiegare i peregri- ni pensieri dellanimo suo 33 . Con piena ragione, la Cerutti Fusco dopo aver ipotizzato (presumibilmente) che il Jones dovette trovar stimolante linteresse dello Scamozzi per lintera dimensione dellarchitet- tura europea in quanto le sue manifestazioni risultassero approvate da un giudizio affidato a criteri di razionalit universale e, perci, fonda- to su princpi matematici e geometrici osser- va che il progressivo, conseguente attestarsi del britannico sulla inderogabilit della distinzione concettuale tra teoria e pratica non pu pre- scindere dalla profonda influenza della identifi- cazione stabilita da Vincenzo tra architettura e scienza speculativa 34 : non meno attiva e a maggior ragione in quanto si tenga conto del contesto su cui Inigo opera della perentoria certezza scamozziana della dignit intellettuale dellarchitetto. Non esiter, il Jones, dopo il licenziamento di Ben Jonson, a disegnare, per la messinscena del masque una sorta di dramma allegorico Albions Triumph, allestita nellar- monica misura del salone della Banqueting House (dove, scamozzianamente, il diametro della colonna non solo unit di misura del rapporto proporzionale degli ordini, ma modu- lo compositivo dello spazio), un proscenio su cui campeggiano le figure di Theorica e Pra- tica (ill. 12), direttamente desunte dal fronte- spizio dellIdea 35 . Ma non aveva, proprio Ben Jonson, proclamato che alla dignit liberale appartenente alla pura attivit intellettuale, sol- tanto il letterato e il poeta possono venir ammessi? e che allarchitetto competono meri compiti di ingenuit meccanica? Non aveva, il drammaturgo, nel masque Loves Welcome to Bol- sover, introducendo la figura satirica di un Coronel Vitruvius, sbeffeggiato la ratio armo- nica che, sempre scamozzianamente, per Inigo costituiva la condizione necessaria a impalcare lidea, come cosa mentale, nella forma visibile del progetto? Benvenuti, miei giochetti musi- cali, aritmetici, geometrici. E son portati nel numero, peso e misura, come se laria fosse 8. Leandro Bassano (?), Ritratto di Vincenzo Scamozzi (Salzbug, Salzburg Barockmuseum).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org tutta armonia e le figure ben scandite propor- zioni 36 . E non il caso, ora, di rievocare nei dettagli la furibonda polemica che Inigo Jones scatener in proposito. Giover, semmai, far caso che, in accordo con le indagini dellAnder- son e unopportuna conclusione di Burns, la vivacissima tensione del britannico a metter insieme una propria, vastissima raccolta libraria e a postillarne puntigliosamente, attraverso un lavoro incrociato di collazioni, i reperti, imprescindibile dal modello, anzi, dallesempio concretamente sperimentato, dello Scamozzi 37 . Ma tempo di procedere verso la conclu- sione. Sulla concezione dellarchitettura e sul ruolo sociale dellarchitetto secondo Scamozzi, la mia lho detta nel testo pubblicato nel catalogo della mostra 38 . In codesta circostanza, quantunque repetita iuvent, sarebbe stato eccessivo replicare le convinzioni in quella sede espresse, e che con- sistono, sostanzialmente, nellindividuazione posto che Vincenzo sviluppa coerentemente quei temi entro le griglie di un sistema teorico generale di una originale risposta a inquietudi- ni presenti e fermentanti allinterno di un clima generalizzato, alla luce di una formazione avve- nuta in progress, su spunti, forse decisivi, captati a Vicenza nellambiente dellAccademia Olimpi- ca (dove, nel 1557, teneva lezioni quel Giuseppe Moletti che, di l a poco, andr a occupare, pres- so lo studio patavino, la cattedra di matematica che, alla sua morte nel 1592, passer a Galileo) e tra Roma e Padova (dove, tra tanto altro, avr 189 potuto leggere nella biblioteca pinelliana, ancor del Moletti, il Discorso che assegnava alle mate- matiche la condizione di scienza contemplati- va) 39 e, beninteso, a Venezia. Ch, veramente, il nodo che, nel mio testo, dianzi ricordato, ho tralasciato dapprofondire: e sar impegno futu- ro e stimo non vano, ove solo si pensi al dia- logo che Scamozzi intrattenne con Jacopo Con- tarini il quale fu il vivace interlocutore, su temi di geometria euclidea, del grande matematico Federico Barozzi, di Guidobaldo del Monte, ancora del Moletti e, si faccia ben caso, del Cla- vio 40 (con questo, magari: che se il Contarini, gi fautore acceso e convinto di Palladio, saccosta, professando stima convinta e dialogando, allo Scamozzi, non potrebbe essere stato, anzich, come generalmente si ritiene, un transito deter- minato dalla scomparsa di Andrea, un accosta- mento dettato dal riconoscimento di una pi profonda congenialit culturale?). Ma non solo quel dialogo, sintende, tra Venezia, Roma, Padova. In particolare, sul nome di Galileo che converr tornare, poich potrebbe invitarci a intravedere risvolti sfumati, a percepire il circo- lar di voci caute e sommesse ma non inascolta- te, a tessere e ordire la restituzione di trame imprevedibili ma eloquenti. La rivoluzione copernicana, e la conseguente crisi del sistema tolemaico, comportavano lemergere della con- sapevolezza dello smarrimento di un centro sin l, non solo sicuro e rassicurante, ma orgoglio- so Coprnico, Coprnico, robaste / a la fe 9. Francesco Zuccarelli, Veduta ideale di Vicenza con celebrazione allegorica di Andrea Palladio, particolare con il conte di Arundel (Vicenza, Gallerie di palazzo Leoni Montanari, collezione Banca Intesa). 10. Daniel Mytens, Ritratto del conte di Arundel (da The Kings Arcadia, cit., n. 180).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 190 Francesco Patrizi la cui contestazione della pretesa universalistica della retorica dovette, a mio giudizio, essere stata percepita da Vincen- zo, invitandolo a ripensare, e a superare, il ten- tativo di risolverla nella memoria universale, operato da quel Giulio Camillo che tanto con- dizion lenciclopedismo del Serlio 43 e, maga- ri, oscuramente, dal pensiero di Giordano Bruno. Ci che significa la ricerca, nella Ver- lust der Mitte (per assumere lespressione del Sedlmayr), di un centro che sono puranco la tensione, nelle scienze anatomiche, di una nuova oggettivit, costruita sulle rovine delle teorie galeniche ed emblematizzata dal teatro ellittico dellAcquapendente 44 , ovvero, su piano per noi pi specifico, il naturalismo di Jacopo dal Ponte 45 ; e lo sforzo di ritrasformare in centro stabile la figura inquieta dellellisse presagita da Keplero (e che impregner la cul- tura barocca, come ha ben inteso il Panofsky), e per far nostra unazzeccata definizione del Pozzi, citata, recentemente, da Mario Botta 46 . Ma riprendiamo il filo del discorso proposto in questa sede. Nella quale, m sembrato pi opportuno tentar di individuare un episodio eloquente dellobiettiva risonanza europea di aspetti quanto mai significativi di una figura lo Sca- mozzi la cui straordinaria e tragica grandezza si comincia, finalmente, a misurare e soppesare, e a comprendere. Con questo che per conclu- dere davvero potremmo soggiungere, e bre- vemente considerare n lo spunto futile, n tale da renderne sterile la ripresa, che invece auspico e, magari, mi riservo : con quanta, e quanto glaciale solitudine, anche esistenziale, Vincenzo Scamozzi abbia pagato il prezzo della coerenza inflessibile dellatteggiamento chegli rivendica e impersona, della libert dellintel- lettuale, e che comporta, anzitutto, il rifiuto del servizio cortegiano, conditio sine qua non del poter essere cittadino del mondo e rappresentare, in tal modo, luniversalit dellidea di cui larchi- tetto portatore. Certo. Disponeva di qualche bene di fortuna lasciatogli dal padre, e tanto bastava a permettergli le spese convenevoli alla sua dignit sociale, e necessarie a compiere i molti e lunghi viaggi per studio di questa professione. Non si preoccupa, tuttavia, di garantirsi una abitazione di propriet, e vive in una casa presa ad affitto: in Venezia, sicura- mente dal 1602 ma, probabilmente, dallindo- mani dellavvio degli anni Ottanta, quando vince il concorso per la libreria marciana , e in un edificio a San Severo spettante ai beni di Almor Grimani; e converrebbe identificarla con sicurezza e immaginarne linterna distribu- zione. Larredamento, comunque, era sobrio in coerenza con un profondo aborrimento di vestire molto le mura e usare altre superfluit humana su ms alto oficio / y diste as con su esperanza al traste, lamenter Miguel de Una- muno nel Cancionero (n. 1629), individuando la genesi della disperazione rassegnata dellEt moderna che, in Del sentimiento trgico de la vida, riconosce emblematicamente rappresenta- ta nellesposizione more geometrico dellEtica di Spinoza. Il Pisano, nel momento in cui accetta, e silenziosamente difende dallattacco degli ari- stotelici e delle gerarchie della curia romana, luniverso copernicano, risponde rimettendo lordine eliocentrico a un atto di creazione divi- na, fondato su pondere, mensura et numero, talch il libro immenso della Natura scritto in caratteri matematici. Ma non possiamo dimen- ticare che il farsi di una simile conclusione non prescinde dal dialogo da Galileo intessuto con Keplero, il cui Misteryum Cosmographicum aveva letto nel 1597 41 , e non poteva ignorare, dunque sebbene, poi, il cannocchiale potr incuter- gli linquietudine degli infiniti mondi 42 , che pre- lude allangoscia di Pascal per una natura che sfera spaventosa, il cui centro dappertutto e la cui circonferenza in nessun luogo , quellindi- viduazione, nella geometria euclidea, della chia- ve per intendere lassetto conferito da Iddio alluniverso, poich, giusta il Timeo platonico, le distanze tra i pianeti corrispondono alle dimensioni delle serie iscritte e circoscritte ai cinque poliedri regolari. Orbene, tutto ci neppur prescinde e lo Scamozzi, alla sua volta, ne sar stato risentito dalle anticipazioni di 11. Vincenzo Scamozzi, LIdea della Architettura Universale, Venezia 1615, frontespizio.
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org fuori del dovere: pochi mobili, quindi, non di molto valore ma almeno condecenti al suo stato e qualche quadro di pitture con i ritratti di casa (e se verisimile intenderli come dono dei pittori di cui vanta lamicizia, piacerebbe conoscere autori e soggetti); ori e argenti lavorati, anchessi perlopi regalo di principi et altri signori per honorarlo 47 . Se, a tal riguardo, la coerenza appare perfetta con la raccomandazione, espressa nellIdea, a rifuggire dalla sontuosit, nonch dalleccesso e dalla superfluit di ornamenti accumulati solo per pascer locchio a scapito della convenevolez- za delle comodit, ci sembra che, nellat- trezzare la propria residenza, Scamozzi si sia attenuto a una riservatezza ancor pi severa, nel momento in cui escludeva o emarginava una funzione che, pure, nel trattato, registrava e sottolineava 48 , quasi a enfatizzare una misura claustrale, atta al costume ascetico che, via via, per indizi, scopriamo appartenere, nelle sue convinzioni e pur con strappi lancinanti di contraddizione , allesercizio della libert intellettuale. Lo vedremo meglio subito. Ma, intanto, va preso atto che spazio privilegiato, nellabitazione, era riservato allo studiolo che, del resto, aveva indicato parte principale della casa civile. Vi ospitava il patrimonio dei suoi libri, cos stampati, come a penna (che, Dio gratia, fin hora sono molti, si compiace- va nel 1602); le scritture autentiche delle opere sue il manoscritto dellIdea ma puranco quello dei sei libri di prospettiva che, sin allavvio del secolo XVII, si augurava di poter mandare alle stampe ; i disegni, cos a foglio intero, come daltre forme, tra cui quelli desti- nati a illustrare il trattato (e ne veniva accumu- lando gli intagli in rame et in legno) e il trat- tatello (in attesa, questi ultimi, di essere incisi, e non sar mai); carte di appunti e di sbozzi, che, se saranno rimasti imperfetti e perci non meritevoli di andare a torno, o in stato tale da non poter essere forniti da persona 191 intendente, comanda che siano inremissimil- mente abbrucciati nanzi il suo transito 49 . Ed ecco: gli spazi riservati alla vita propriamente domestica, dovevano essere assai limitati. Intanto, di amici in senso stretto ne aveva pochi: del prossimo si fidava non pi di tanto, e aveva raccomandato che uno dee esser molto cauto nel lasciar vedere e fidar nelle mani altrui le sue inventioni che privilegio, allora, a ripensarci, accordato a Inigo Jones! , e disegni e modelli 50 . E sono, quegli amici, Cristoforo Ferrari, uomo di legge e avvocato; lo stampato- re Andrea Muschio, che morir troppo presto per potersi far carico dellimpressione dellIdea; Antonio Terzo, medico; Francesco Terzi di Asolo, un luogo che amava e frequentava, incontrandovi un committente imbranato (diremmo oggi), Valerio Bardellini; Ludovico Roncone, conoscitore profondo delle lettere greche, che aveva introdotto il Discorso premes- so alledizione serliana; un tal Francesco Teril- li, che curava le sue cose quando si assentava, e di cui aveva preso a benvolere il figlio Giando- menico 51 . E non basta. Non fu in stato dichiara di poter avere figli legittimi, essendo che io son vissuto sempre huomo libero e per senza moglie per poter molto pi e commoda- mente attendere a studi di questa facolt, essendo cos stato inclinato dalla Natura. E, dunque, quella vocazione ascetica nellapplica- zione alle pure attivit della ragione e alleser- cizio della virt (perch luomo danimo ben composto deve procurar di fuggire i vizi e seguire le virt []), sebbene non ignari delle vessazioni e molestie delle tentazioni del nemico infernale, del mal esempio del mondo corrotto nella fragilit della [] carne e parimenti di tutti i sensi, pur nella coscienza che larchitetto potr conseguire [il suo fine sovrano solo quando] sia vuoto di tutti i vizi o almeno dei pi gravi e nocevili che lo possano macchiare. E pratica, allora, breve- mente, alla vigilia della partenza per il lungo tour europeo il 16 agosto 1599 una madon- na Cornelia [] donna ben nata, libera e di vita molto honesta et anco di convenevole et, ma, movendo dalle Lagune, la lascia incinta di otto mesi, n del figliolo che frattanto viene al mondo, e morr poco pi che infante, si pren- de cura, disgustato con la madre la quale, nel- lassenza sua, avrebbe profittato di suoi danari e robbe, e si guarder dal legittimarlo, e per- sin di sapere qual fine abbia fatto 52 . Vivr, poi, more uxorio, con una madonna Veneranda Tiepolo che non riscatter mai dal ruolo il solo riconosciutole di longa e fedel servit, sebbene gli avesse dato ben sei figli, morti in fasce, e non solo mai riconosciuti 53 , ma neppur condotti al fonte battesimale della parrocchia di San Severo, e battezzati di fretta in casa, tranne 12. Inigo Jones, Proscenio per il masque Albions Triumph (London, RIBA. Da The Kings Arcadia, cit., n. 312).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 192 gere a ripercuotersi sulla sua opera teorica. Sul crinale tra la catastrofe dellottimismo umanistico del Rinascimento seppur critico nella consapevolezza albertiana dellinsidia di fato e fortuna, e i presagi lancinanti della Ver- lust der Mitte dellEt moderna, Scamozzi intravede la sola salvezza consentita nella scom- messa della scelta inflessibile della libert incon- dizionata fondata sulla rivendicazione galileiana e kepleriana, caparbia e totalizzante, di una ratio assoluta; ove ne reclama le conseguenze sul piano della dignit sociale dellintellettuale architetto che la pratichi senza compromessi, frattanto, esistenzialmente, ne versa il pedaggio della solitudine e dellangoscia, cui risponde orgogliosamente votando allEternit lammo- nimento del suo pensiero, e impalcando nella propria poetica architettonica come ha perfet- tamente colto la Becherucci lautobiografica confessione che, con la Rocca Pisana, subli- me preludio tragico, annuncia, di lontano, lspace indicible di Ronchamp 55 . Se, proba- bilmente, solo il genio drammatico di Shake- speare (dallUlisse di Troilo e Cressida al Prospe- ro della Tempesta, fulmineamente visitando lAmleto) pu aiutarci a intendere il ruolo stori- co e artistico giocato da Vincenzo Scamozzi, quella sua nevrotica solitudine a farcelo sentire nostro contemporaneo. E quanto lontano Palladio. 1. Vedasi il dpliant edito a cura di Banca Intesa, Vicenza 2003. Sul dipinto, e la versione identica della collezione Mar- zotto, si vedano G. Rosa, Dipinti inediti o poco noti di Francesco Zuccarelli, in Rivista dArte, XIII, 1931, p. 424; M. Magnifi- co, M. Utili, Vedute italiane del 700, in Collezioni private italiane, Milano 1987, n. 50; A. Delneri, Francesco Zuccarelli, 1702- 1788, in Capricci veneziani del Settecento, catalogo della mostra (Gorizia, giugno- ottobre 1988), a cura di S. Succi, Torino 1988, pp. 159-161; R. Pallucchini, La pit- tura nel Veneto. Il Settecento, a cura di M. Lucco, A. Mariuz, G. Pavanello, F. Zava, II, Milano 1995, p. 324. Della veduta, esistono due disegni preparatori agli Uffizi, pubblicati da R. Chiarelli, Su alcu- ni disegni veneti degli Uffizi (Francesco Zuc- carelli), in Arte Veneta, VII, 1953, pp. 113-114 (figg. 105-106), uno dei quali vicinissimo alla redazione pittorica, men- tre, in entrambi, pi congruamente, al posto della Rotonda, appare la torre della chiesa di San Felice. Correttamen- te, la Delneri (Francesco Zuccarelli, cit., p. 160) suggerisce di riconoscere nelle- dicola sovrapposta a porta Lupia, un ricordo del palladiano arco delle Scalet- te. sorprendente, viceversa, che dei tre personaggi, solo Palladio sia stato identi- ficato dai succitati studiosi, mentre gli altri due si sono visti accollare le identit pi fantasiose. Vedo, al momento di licenziare le bozze definitive di questo saggio, che i due dipinti dello Zuccarelli sono stati convocati da G. Marini in uno scritto or ora apparso e che, dal nostro punto di vista, lascia il tempo che trova, ma lo si registra, tuttavia, per dovere di cronaca: Theatrum Urbis. Aspetti dellim- magine urbana di Vicenza come rappresen- tazione scenografica e pittura di veduta, in S. Marinelli, C. Rigoni (a cura di), Thea- trum Urbis. Personaggi e vedute di Vicenza, Verona 2003, pp. 239-244. 2. Per una sintesi sulliconografia di Pal- ladio, vedasi L. Puppi, Andrea Palladio, nuova ed. riveduta e aggiornata, a cura di D. Battilotti, Milano 1999, pp. 513-515. 3. Cfr. Portraits of Inigo Jones, in The Kings Arcadia: Inigo Jones and the Stuart Court, catalogo della mostra (London, Banqueting House, Whitehall, 12 luglio-2 settembre 1973), a cura di J. Harris, S. Orgel e R. Strong, London 1973, pp. 210-214. 4. Vedasi la rassegna di G. Beltramini e P. Marini, Limmagine di Vincenzo Scamozzi, in Vincenzo Scamozzi, 1548-1616. Archi- tettura scienza, catalogo della mostra (Vicenza, 7 settembre 2003-11 gennaio 2004), a cura di F. Barbieri e G. Beltra- mini, Venezia 2003, pp. 527-535. 5. Sul personaggio resta fondamentale M.F.S. Hervey, The Life, Correspondence and Collections of Thomas Howard, Earl of Arundel, Cambridge (Mass.) 1921. Per uneccellente sintesi sul viaggio del 1613-14, vedasi G. Higgott, The Making of Architecture: Inigo Joness Second Tour of Italy, 1613-1614, in Inigo Jones. Complete Architectural Drawings, a cura di J. Harris e G. Higgott, London, 1989, pp. 52-57. 6. LArundel sarebbe stato ripreso insie- me con la consorte e i figli: C. Ridolfi, Le Maraviglie dellArte, Venezia 1648, II, p. 266. 7. Vedasi Arundel, Jones and Italian Style, in The Kings Arcadia, cit. [cfr. nota 3], p. 102, n. 180. 8. R. Tavernor, Palladio and Palladianism, London 1991, p. 176. 9. Pallucchini, La pittura, cit. [cfr. nota 1], p. 324. 10. Sulle sovrapporte, cfr. A. Blunt, A new Palladian programme executed by Visentini and Zuccarelli for Console Smith, in The Burlington Magazine, 1958, pp. 283-284, e F. Vivian, Il console Smith mecenate e collezionista, Vicenza 1971, pp. 197-198, e p. 193 per il ritratto del Nogari. 11. Cfr. Tavernor, Palladio, cit. [cfr. nota 8], pp. 177 ss. 12. A.R. Cerutti Fusco, Inigo Jones Vitru- vius Britannicus. Jones e Palladio nella cul- tura architettonica inglese, 1600-1740, Rimini 1985, p. 81 e n. 21, sul dibattito intorno al luogo del colloquio: con una opzione, alfine, ma su seri argomenti, per Venezia. 13. Intorno ai tempi di stesura e stampa dellIdea, vedasi ora la sintesi puntuale di G.M. Fara, Genesi compositiva e fortuna editoriale dellIdea, in Vincenzo Scamoz- zi, cit. [cfr. nota 4], pp. 457-461. 14. Vedasi I. Abbondandolo, Progetto per la facciata della chiesa di San Vincen- zo a Vicenza (1613 ca), in Vincenzo Sca- mozzi, cit. [cfr. nota 4], p. 450, sche- da 77. 15. F. Scolari, Della vita e delle opere del- larchitetto Vincenzo Scamozzi commenta- rio, Treviso 1837, pp. 62-64. 16. La testimonianza stata resa nota da S. Mazzoni, Vincenzo Scamozzi e il teatro di Sabbioneta, in S. Mazzoni, O. Guaita, Il teatro di Sabbioneta, Firenze 1985, p. 79, n. 89. 17. B. Alsopp, Inigo Jones on Palladio, Newcastle-upon-Tyne 1970, I, p. 37. 18. H. Burns, Note sullinflusso di Scamoz- zi in Inghilterra: Inigo Jones, John Webb, Lord Burlington, in Vincenzo Scamozzi, cit. [cfr. nota 4], pp. 129-130. 19. Cfr. The Kings Arcadia, cit. [cfr. nota 3], p. 146. 20. Vedasi Inigo Joness Library, in Kings la coppia di gemelli natagli alla vigilia della morte come ha documentato Guido Beltra- mini e, forse in unangosciosa tempesta di rimpianti, chiamati Giandomenico 54 . Tuttavia, era ben consapevole che, restando inderogabile che son le opere scaturite dalla libert dellim- pegno intellettuale a conservare la memoria del [] nome affidandolo allEternit, scol- pito sui marmi e bronzi di un sepolcro (e per lui sar in Santi Giovanni e Paolo; ma sarebbe potuto essere nel duomo o nella chiesa princi- pale si badi della citt ove avesse incontrato la morte), comune desiderio di tutti li huo- mini che le fatiche e sudore habbino herede certo dal quale resti conservato e propagato il nome della famiglia. Con i consanguinei, di parte paterna e materna, aveva rotto, cos che inventer il marchingegno, destinato a falli- mento penoso, di una complicata e, veramente, impossibile trasmissione ereditaria. Avevamo alluso a un prezzo pagato dallo Scamozzi nel momento in cui rivendicava una certezza possibile: e io credo che, nel conto, si debba porre il peso di una nevrosi una sospen- sione devastante tra schizofrenia e paranoia che sarebbe interessantissimo esplorare con gli strumenti indicati da Kris e Kurz in Die Legende der Knstler e articolati, per un verso, da Rudolf e Margot Wittkower e, per laltro, dal Binswan- ger sul manierismo clinico , capace di giun-
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 193 Arcadia, cit. [cfr. nota 3], pp. 66-67, n. 91. 21. Cerutti Fusco, Inigo Jones, cit. [cfr. nota 12], p. 168. 22. W. Oechslin, Larchitettura come scien- za speculativa, in Vincenzo Scamozzi, cit. [cfr. nota 4], pp. 23-31: passim. 23. Vincenzo Scamozzi, LIdea della Architettura Universale, Venezia 1615 [rist. anastatica: Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, LIdea della Architettura Universale di Vin- cenzo Scamozzi architetto veneto, Verona- Vicenza 1997], l. I, cap. 7, pp. 21-22. 24. Ivi, l. I, cap. 6, p. 19. 25. Ivi, l. I., cap. 12, p. 41. 26. Ivi, l. I, cap. 12, p. 38 27. Ivi, l. I, cap. 2, pp. 7 ss. 28. Ivi, l. I, cap. 1, p. 6 29. Vedasi, per un commento, F. Rigon, LIdea in figure. Iconografie di antiporta e frontespizio nel Trattato scamozziano, in Vincenzo Scamozzi, cit. [cfr. nota 4], pp. 489-490. 30. Scamozzi, LIdea, cit. [cfr. nota 23], l. I, cap. 9, pp. 27-28 31. Ivi, l. I, cap. 23, p. 69 32. Ivi, Proemio. 33. Ivi, l. I, cap.13, p. 49 34. Cerutti Fusco, Inigo Jones, cit. [cfr. nota 12], pp. 160 ss. 35. Vedansi Second Italian Journey: 1613- 1614, in Kings Arcadia, cit. [cfr. nota 3], p. 62, e Cerutti Fusco, Inigo Jones, cit. [cfr. nota 12], p. 204. 36. Tavernor, Palladio, cit. [cfr. nota 8], pp. 116 ss. 37. Cfr. C. Anderson, La lettura dei testi come strategia di progettazione: Inigo Jones, in Annali di Architettura 9, 1997, pp. 245-264: passim. 38. L. Puppi, Questa eccellente professione delle Mathematiche e dellArchitettura. Idea di cultura e ruoli sociali nel pensiero di Vincenzo Scamozzi, in Vincenzo Scamoz- zi, cit. [cfr. nota 8], pp. 11-21 (ma anche in Vincenzo Scamozzi, Intorno alle ville, a cura di L. Puppi, L. Collavo, Tori- no 2003, pp. 11-26). 39. Un eccellente e prezioso anche nel- lottica nostra profilo del Moletti offre A. Carugo, Linsegnamento della matema- tica allUniversit di Padova, in Storia della cultura veneta, 4/II, Il Seicento, a cura di G. Arnaldi e M. Pastore Stocchi, Vicen- za 1984, pp. 170-185. Il Discorso [] nel quale mostra che cosa sia la matematica, quante sian le parti di quella, quali siano et come sono insieme ordinate, trovasi ora presso la Biblioteca Ambrosiana, Milano, Ms. S 103sup., cc. 122-175. Per un com- mento sullaffermazione essere la mate- matica scienza contemplativa (cha per fine il solo conoscere et sapere la verit, et per soggetto la quantit inde- terminata astratta dalla materia et dal movimento sensibile), cfr. Carugo, Lin- segnamento, cit., pp. 180-185. Tra i manoscritti molettiani raccolti dal Pinel- li, ai nostri fini sembrano di rilevante interesse quelli dedicati allesposizione delle Questioni meccaniche di Aristotele (Milano, Biblioteca Ambrosiana, Ms. S 100sup., cc. 154-199), al modo di fortifi- care citt e altri luoghi (ivi, cc. 242 ss.; alla c. 241, annotazioni sullidentit di Ingenero e mechanico) e alle mac- chine e alla meccanica sul pretesto dellar- tiglieria (ivi, cc. 294-318). 40. Nel Contarini, F. Barozzi non esita a riconoscere alter aetatis nostrae Archi- medes (Admirandum illud geometricum problema, Venezia 1586, p. 29): cfr. Caru- go, Linsegnamento, cit. [cfr. nota 39], pp. 179 e 186 anche per la corrisponden- za del patrizio con i matematici qui sopra enumerati nel testo. Daltronde, al Con- tarini, il Moletti aveva dedicato, add 15 giugno 1581, una esposizione del Facil modo di tirar linee parallele alle vedute, di misurar le distantie et di metter in disegno, anchessa finita nelle raccolte pinelliane e, ora, nella Biblioteca Ambrosiana, Milano, Ms. A 71inf., cc. 24 ss., rilegata con un Discorso di fortificatione proprio del Contarini. 41. Carugo, Linsegnamento, cit. [cfr. nota 39], pp. 193-194. Sul rapporto Galileo-Keplero (ma, pi in generale, sul fervore culturale padovano, negli anni della pi assidua sua frequentazione da parte dello Scamozzi), esce ora un volume fondamentale di M. Bucciardini (Galileo e Keplero. Filosofia, Cosmologia e Teologia nellEt della Controriforma, Torino 2003, pp. 23-48 sulla biblioteca Pinelli), di cui terremo conto in una prossima occasione. 42. Cfr. O. Longo, Stelle antiche e stelle nuove nellocchiale di Galileo, in Atti e Memorie dellAccademia Galileiana di SS.LL.AA., CXIV, p. III (201-202), pp. 7-19: passim. 43. Vedansi L. Olivato, Dal teatro della memoria al grande teatro dellarchitettura: Giulio Camillo Del Minio e Sebastiano Serlio, in Bollettino del Centro Inter- nazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, XXX, 1979, pp. 233- 252; L. Bolzoni, Il teatro della memoria. Studi su Giulio Camillo, Padova 1984, in part. pp. 13-20, e C. Vasoli, Francesco Patrizi da Cherso: la morte della retorica e il ritorno delle Meraviglie, in Schifa- noia, 20-21, 2001, pp. 112-122 (e tant, visto che il Patrizi abbiamo con- vocato, rendere noto, sebbene senza attinenza diretta al nostro ragionamen- to ma a proposito della sua presenza veneziana, la minuzia di un documento che lo vede attore di un arbitrato intor- no a questioni di locazione il 25 agosto 1573 [Venezia, Archivio di Stato, Nota- rile, Atti notaio Giulio Figolin, b. 5620, cc. 88v-89v: con un breve autografo in un foglietto]). 44. Cfr. L. Premuda, La medicina e lorga- nizzazione sanitaria, in Storia della cultura veneta, cit. [cfr. nota 39], pp. 116-126. Non sar ozioso rammentare che, secon- do una tradizione mai che io sappia smentita, nella definizione del teatro anatomico, lAcquapendente si sarebbe giovato di suggerimenti di Paolo Sarpi, del quale ben conosciamo gli interessi per le matematiche e per la meccanica (partecip, con consigli e sperimenta- zioni, allimpresa del trasporto dellobe- lisco vaticano, di cui, e vedi il caso, lo Scamozzi fu testimone ammirato nel 1579: LIdea, cit. [cfr. nota 23], l. VIII, cap. 19, pp. 335-336) e che, non solo fu frequentatore assiduo della casa del Pinelli e amico di Galileo (e anche lega- to al Clavio), ma presag una dilatazione della cosmografia copernicana, alla luce della concezione delluno e dellinfinito di quel Giordano Bruno che aveva incontrato nel ridotto realtino dei fra- telli Andrea e Nicol Morosini, con cui anche Scamozzi ebbe rapporti. ovvio che la trama che si qui abbozzata, richiede opportuni e oculati approfondi- menti: che, magari, ci riserviamo. Per il quadro complessivo dei contesti additati, vedasi, frattanto, lo splendido saggio di G. e L. Cozzi, Paolo Sarpi, in Storia della cultura veneta, cit. [cfr. nota 39], in part. le pp. 6-13. 45. F. Rigon, Da Palladio a Scamozzi: dal mito alla scienza, in Per Giuseppe Mazza- riol, a cura di M. Brusatin, W. Dorigo, G. Morelli, Roma 1991, pp. 214-215. 46. M. Botta, Quasi un diario, Firenze 2003, p. 269. 47. W. Timofiewitsch, Das Testament Vincenzo Scamozzis vom 2.September 1602, in Bollettino del Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palla- dio, VII, 1965, pp. 325-326. 48. Scamozzi, LIdea, cit. [cfr. nota 23], l. III, capp. 1-2, pp. 19-26 49. Timofiewitsch, Das Testament, cit. [cfr. nota 47], p. 323. 50. Scamozzi, LIdea, cit. [cfr. nota 23], l. I, cap. 13, p. 45 51. Timofiewitsch, Das Testament, cit. [cfr. nota 47], pp. 326-327. Accanto al Roncone, Valerio Bardellini, per il quale Vincenzo progett una villa presso Monfumo (Scamozzi, Intorno alle ville, cit. [cfr. nota 38], pp. 64-65 e 104, n. 10), la figura pi interessante e meritevole di approfondimenti. Se lo Scamozzi data quelledificio 1594, sappiamo che il suo committente aveva perso la vita prima del 14 giugno 1600, quando due testi- moni giurati accertano, per conto della figlia Camilla, lautenticit del testa- mento olografo steso l8 novembre 1596. La villa di Monfumo non vi esplicitamente ricordata, essendo assor- bita nel riferimento generico a fabri- che lasciate, con un meccanismo com- plesso, ai nipoti ex filia Gianfrancesco e Ascanio (Venezia, Archivio di Stato, Notarile, Testamenti notaio Galeazzo Secco, b. 1192, n. 569). 52. Timofiewitsch, Das Testament, cit. [cfr. nota 47], p. 324. 53. Scolari, Della vita, cit. [cfr. nota 15], p. 65. 54. G. B[eltramini], in Vincenzo Scamoz- zi, cit. [cfr. nota 4], p. 534, scheda A 5. Per le altre citazioni, Timofiewitsch, Das Testament, cit. [cfr. nota 47], pp. 520- 521. Di un figlio, nato da una relazione precedente a quelle con Cornelia e Vene- randa e morto di pochi mesi, ha trovato documentazione, che render nota, Lucia Collavo. 55. L. Becherucci, Recensione a F. Barbie- ri, Vincenzo Scamozzi, Vicenza 1952, in Rivista dArte, XXVIII, 1953, p. 317, e B. Zevi, Storia dellarchitettura moderna, Torino 1975, pp. 107-108.
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org