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MARTINEZ DE PASQUALLY TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE DEGLI ESSERI nella loro primitiva proprieta virtit e potenza spirituale divina Traduzione, introduzione e note di Caio Mario Aceti Traduzione integrale del manoscritto autografo di Louis-Claude de Saint-Martin Edizione riservata GENOVA 2000 INTRODUZIONE MARTINEZ DE PASQUALLY ORIGINI EBRAICHE DI MARTINEZ a convinzione che Martinez de Pasqually fosse di origine #a cbraica @ stata espressa per tempo dai vari autori che si sono interessati della sua vita e della sua opera. Affrontia- mo, senza ulteriori preamboli, l’argomento riportandone le testimonianze dei principali storici: Matter M.: “Saint-Martin le philosophe inconnu”. Paris, 1862. “Egli [Saint-Martin] vi incontro uno di quegli uomini straordina- ri, grande ierofante delle iniziazioni segrete |....] Martinez de Pasqually, portoghese [....] di razza orientale e di origine Franck A.: “La philosophie mystique en France a la fin du XVIII siécle, Saint-Martin et son maitre Martinez de Pasquallis”. Paris, 1866. “Si sa che egli [Martinez] era figlio di un israelita portoghese, si ignora in che anno e per quate motivo venne a stabilirsi a Grenoble. Riten- go che, seguendo I'esempio dei suoi correligionari restati in Portogallo dopo gli edit di espulsione, professasse in apparenza il cattolicesimo pur re- stando ebreo nell‘animo Baader (von) F. Pasqually”. Paris, 1900. un rappresentante del passato (del Giudaismo) @ certamente Pasqualis il quale ebreo e¢ cattolico [....] ha fatto rivivere per noi l’Antica Alleanza, non solo nelle sue forme, ma anche con i suoi poteri magici”. Rijnberk (van) G.: “Martines de Pasqually. Sa vie, son oeuvre, son ordre”. Paris, 1935. “Sembra certo che Martinez fosse di origine spagnola e di razza ebraica. La sua cattolicita non pud essere contestata, ma nemmeno le sue “Les enseignements secrets de Martines de 4 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE tendenze cabalistiche [....] la maniera con cui von Baader lo distingue & ‘forse la migliore: Martinez fu ad un tempo ebreo e cristiano”. Taillefer M.: “Les disciples toulousains de Martines de Pasqually et de Saint-Martin”. Paris, 1986. “Per Robert Amadou, il suo pitt recente e pitt sicuro biografo, sem- bra accertato che egli nacque «a Grenoble 0 nei suoi dintorni nel 1727» da padre «ebreo marrano di Spagna» originario di Alicante” }. Le Forestier R.: “La Franc-Magonnerie occultiste au XVIII siecle ¢ l'Ordre des Elus Coen”. Paris, 1932. In questa pregevole opera insostituibile sino ad oggi per co- noscere la storia dell’Ordine degli Eletti Coen ed eccellente analisi del TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE, |'Autore riticne Martinez “ebreo spagnolo”. In un‘altra sua opera e¢ cioé “La Franc- Maconnerie templiére et occultiste aux XVIII e XIX siécles” (Paris- Louvain, 1970) scrive che Martinez “di origine spagnola o portoghese, di razza ebraica, discendeva da uno di quei marrani convertiti con la forza, ma non con il cuore, che continuavano di nascosto a studiare il Talmud elo Zohar”, Ci sono alcuni indizi nella vita di Martinez che proverebbero le sue origini ebraiche. Per esempio, quando Martinez si stabili a Bordeaux prese domicilio presso un certo Carvallo ebreo convertito il quale abitava in “rue judaique”, quella lunga arteria per la quale entravano in Bordeaux i viaggiatori provenienti dal sud; in quella via abitavano i discendenti degli Ebrei scacciati dalla Spagna e dal Portogallo. Infatti, gli esuli provenivano dal Portogallo (Lisbona, Oporto) e¢ dalla Spagna (Pamplona, Saragozza o dai porti spagnoli). In Fran- cia si insediarono a Bayonne, Tolosa, Bordeaux ecc. In questa ultima citta, essi si rifugiarono nel sobborgo di Chartrons o nei quarticri meridionali della citta, agli incroci delle strade di Bayonne edi Tolosa. Martinez conobbe a Parigi nel 1767 un personaggio di dubbia reputazione di nome Bonnichon du Guers. A questi Martinez con- feri il grado di Réau-Croix e lo nomind membro del Sovrano Tribu- nale. Bonnichon, perd, approfittando della buona fede di Martinez, commise parecchi abusi per cui il Capo degli Eletti Coen fu costretto a scacciarlo. Bonnichon, per vendicarsi, accusd Martinez d’essere un apostata, Cid che ne segui lo racconta lo stesso Martinez in una sua lettera del 23 Gennaio 1769 a J. B. Willermoz: INTRODUZIONE 5 “1. infine costui, avendo capito d’essere stato scoperto, si recd con la sua cricca {Blanchet ed altri} dal curato della mia parrocchia a riferirgti che ero un apostata, che insegnavo, con il pretesto di fare massoneria, dot- trine contrarie alla religione cristiana. Mi recai dal curato chiedendogli di riferirmi tutto cid che quel briccone gli aveva detto sul mio conto ed egli me lo riferi. Gli dimostrai d’essere stato sempre un buon cattolico mostrando- glialtresi il certificato di cattoliciti e che adempivo con scrupolo i doveri di zelante cristiano”. Martinez si era affrettato a mostrare al parroco i propri atti di battesimo e di matrimonio ¢ i certificati di confessione*. Tutto cid induce a pensare che Bonnichon supponesse che Martinez era di origine ebraica e cid spiega anche la premura con cui Martinez si era affrettato a dimostrare la propria cattolicita. Evi- dentemente in lui giocava inconsciamente il ricordo delle vessazioni, dei soprusi, delle crudelta a cui furono sottoposti i suoi correligionari in Spagna ¢ in Portogallo. R. Le Forestier cita, nella sua opera sugli Eletti Coen, un bra- no del TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE in cui Martinez sem- bra voler mettere in risalto l’orgoglio razziale ebraico: “Ma qualunque cosa sia, Israele, non disperare nai della misericor- dia dell’ Eterno; ricordati sempre che tu fosti l'immenso teatro della prima manifestazione della gloria e della giustizia divine e che verra un giorno nel quale la posterita di Abramo, erede dell’ opera dell’ Eterno, sari rimessa nel primitivo stato di splendore ....” e Le Forestier termina dicendo: “la fierezza e linvincibile speranza che trapelano da queste righe, tradiscono il figlio di un popolo il cui orgoglio atavico e la fede nella grandezza dei suoi destini non sono stati mai abbattuti dalle prove piit rudi”. Nel TRATTATO Martinez fa una curiosa distinzione tra VEbreo ¢ il Giudeo e tra la lingua ebraica ¢ la lingua giudaica: “Voglio fare qui una distinzione della parola giudeo e della lingua giudaica con la parola ebreo e lingua ebraica. La parola GIUDEO significa GIUSTOe LINGUA GIUDAICA significa LINGUAGGIO DELLA SAN- TITA dello Spirito Divino che dirige operazione di questi uomini giusti. La parola EBREO significa POSTERITA D'UN UOMO SAGGIO che la Scrittura chiama HEBER e la LINGUA EBRAICA significa LINGUAG- GIO DELLA DISCENDENZA di Heber ....”. I Giudei, secondo Martinez, erano gli uomini giusti, coloro che rappresentavano I’aristocrazia intellettuale d’Israele e ne dete- 6 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE nevano la scienza segreta. Gli Ebrei, invece, erano i commercianti, la plebe mercantile ricordata nell’episodio del Vangelo: “E trové nel tempio quelli che vendevano bovini e pecore e colombe e i cambiatori di denaro ....” (Giovanni, II : 14). Probabilmente Martinez si riferisce ad un episoclio della sto- ria del popolo ebraico. Dopo la morte di Salomone nel 922 a.C. gli Ebrei del nord si ribellarono contro il dispotismo di Gerusalemme. Essi furono spinti alla secessione da Geroboamo I che fondo il regno di Israele in opposizione al regno di Giuda sul quale regnava Roboamo figlio di Salomone. Lo scisma politico si trasferi anche sul piano religioso. Per distogliere il popolo da Gerusalemme, Geroboamo stabi- li due santuari di stato: uno a Betel e l’altro a Dan, rispettivamente alle frontiere sud e nord del nuovo stato. In proposito si fa sapere il I Libro dei Re, XII : 28 : “Il Re, quindi, dopo essersi consigliato, fece due vitelli d’oro e disse al popolo: «Siete ormui saliti abbastanza a Gerusalemme! O Israele, ecco i buoi che ti hanno fatto uscire dal paese d’Egitto!». E ne mise uno a Betel e Valtro a Dan”. Con questo gesto Geroboamo porto il regno del nord alla ido- latria; il paese fu invaso da pratiche pagane contro le quali tanto si scaglid il profeta Isaia. Questo regno, perd, non durd a lungo. Nel 722 l’invasione degli Assiri ne decreté la fine. Ben altra sorte ebbe il regno di Giuda rimasto fedele a Salo- mone. Gerusalemme ne fu la capitale e con il Tempio divenne il cen- tro religioso e politico del nuovo stato. Il regno di Giuda prosperd sino al 587 a.C., anno in cui cadde nelle mani dei Babilonesi. Con la deportazione del popolo in Babilo- nia, il regno di Giuda scomparve; il suo territorio fu suddiviso e assorbito in parte dalla provincia babilonese di Samaria ed in parte dagli Edomiti. La sua fine, perd, non significava la fine della propria entita politica. Giuda divenne Iunico erede delle dodici tribti poiché ave- va saputo conservare, attraverso tante sventure, l’antica tradizione che faceva di Israele il popolo eletto di Jaweh’. Stando cos! i fatti, comprendiamo I’esclamazione di Martins “Nulla al mondo 2 pitt gradito e piit efficace verso il Creatore della preghie- INTRODUZIONE 7 rae dell'invocazione dei Giudei e nulla di pitt estraneo e di pitt violento del cuore dell’Ebreo”. In ur/altra parte del Trattato in cui Martinez descrive l’episo- dio della fuga d’Egitto, gli Israeliti sono strenuamente difesi dall’ac- cusa di furto per aver portato via gli ori ed altri oggetti preziosi de- gli Egizi. La maggior parte degli uomini, dice Martinez, “ i figli di Israele ladri ¢ sleali in merito a quei prestiti, ma questi ignoranti con quale argomentazione poterono stabilire i loro giudi- zi?” e continua la sua difesa a favore d’Israele dall’accusa di furto scagliandosi contro quei pretesi sapienti che avevano osato com- promettere la reputazione degli Ebrei i quali, al contrario, si serviro- no di quegli oggetti preziosi solo per decorare il Tempio che innal- zarono all’Eterno nella Terra Promessa. Non si trattd, percid, di furto, ma della punizione dell’Eterno nei confronti del popolo del Faraone che si dedicava alla idolatria e in questo consiste “.... linevitabile destino di tutti coloro che si dedicano completamente alla materia”. Evidentemente nelle vene di Martinez doveva pulsare san- gue ebraico per aver osato difendere la causa dei “mercanti portoghe- si” (uno dei tanti epiteti con cui erano designati gli Ebrei) malgrado la presenza dell’Inquisizione che ancora vigilava (seppur con minor vigore) sulle coscienze dei cittadini del “Re Cristianissimo”. Inoltre, non va dimenticato che in quel periodo, gli Ebrei non godevano ancora, in Francia, dell’emancipazione civile al pari degli altri cittadini francesi. Essi ottennero pieni diritti civili solo con i} decreto del 27 Settembre 1791. Non tutti gli autori che si sono interessati a Martinez hanno ammesso le sue origini cbraiche. R. Ambelain, per esempio, lo ritie- ne spagnolo 0 portoghese, ma non di razza ebraica. Questo autore, nella sua opera LE MARTINISME (Paris, 1946) afferma che fosse di religione cattolica e cita due documenti: a) lato di matrimonio di Martinez con Marguerite Angélique de Colas; b) il certificato di cattolicita del 20 Aprile 1772 registrato pri- ma della sua partenza per S. Domingo sulla nave “Duc de Duras”. 8 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Ma tutto cid, come giustamente afferma van Rijnberk, se pro- va la cattolicita di Martinez, tuttavia non impedisce che egli sia stato d'origine ebraica! Martinez cerco fuori dell’Europa le basi della sua dottrina ed una indicazione che pare sia quella giusta é rilevata da una nota del principe Cristiano di Hesse-Darmstadt: “Pasqually sosteneva che le sue conoscenze venivano dall’ Oriente, ma dobbiamo presumere che le avesse ricevute in Africa ...” e, con tutta probabilita si deve intendere che Martinez ricevette le CONOSCENZE dagli Ebrei Sefarditi stabilitisi nell’ Africa del Nord dopo la loro cacciata dalla Spagna. Tutto cid ci spiega diverse cose: la predominanza di elementi ebraici nella sua Dottrina, elementi convalidati dalle relazioni che ebbe con gli Ebrei che dimoravano in Bordeaux, poi, la necessita di innestare, in un centro non ebraico, la Dottrina ricevuta inserendola in una FORMA INIZIATICA gia diffusa che in quel tempo non po- teva essere che la Massoneria. L'ORDINE DEI CAVALIERI MASSONI ELETTI COEN DELL’UNIVERSO artinez inizid la sua intensa propaganda nel 1754 (secon- do alcuni autori) o nel 1758 (secondo altri). Nel 1760 lo troviamoa Foix dove erige il Capitolo “Tempio degli Eletti & Coen”; nel 1761 @ a Bordeaux dove crea un “Tempio Par- ticolare”. Nel 1767 a Parigi getta le basi del “Sovrano Tribunale”. Nel 1770 l’Ordine ha templi un po’ dappertutto: Tolosa, Bordeaux, Foix, La Rochelle, Versaglia, Marsiglia, Lione. Questa ul- tima citta doveva diventare, grazie all’intensa propaganda di uno dei suoi maggiori discepoli, il commerciante J. B. Willermoz, la capi- tale simbolica dell’Ordine degli Eletti Coen. I documenti originali che ci restano ci forniscono dati incom- pleti sul numero e sull’esatta denominazione dei gradi che costitui- vano I’Ordine. Gli autori massonici che si sono occupati del sistema massonico di Martinez de Pasqually non sono d’accordo tra di loro (Thory, Bord, Ragon e in tempi pitt recenti R. Le Forestier e R. INTRODUZIONE 9 Ambelain). Papus (G. Encausse), uno dei fondatori del Martinismo, pub- blicd nel 1895 nel suo volume su Martinez de Pasqually, i catechismi di sei gradi coen e precisamente: Apprendista E. C., Compagno E. C., Maestro Particolare E. C., Maestro Eletto, Grande Maestro (0 Grande Architetto), Grande Eletto di Zorobabele (o Cavaliere d’Oriente). R. Le Forestier ritiene che la serie dei gradi fornita da Papus sia la pid attendibile in quanto la documentazione di questo autore si basa sui testi. Se a questi sei gradi si aggiungono i tre gradi azzurri ed il grado di Réau-Croix, si ha un sistema completo di dieci gradi. Ritenendo valida la proposta di R. Le Forestier, l‘Ordine era compo- sto cosi: Gradi Azzurri: 1) Apprendista 2) Compagno 3) Maestro Classe del Portico: 4) Apprendista E. C. 5) Compagno E. C. 6) Maestro Particolare E. C. Gradi del Tempio: 7) Maestro E. C. 8) Grande Maestro Coen (o Grande Architetto) 9) Grande Eletto di Zorobabele (0 Cavaliere d’Oriente). Classe segreta: 10) Réau-Croix. I gradi “simbolici”, comunia tutte le Obbedienze massoniche, avevano lo scopo di offrire, a chi entrava nel sistema di Martinez, la qualifica di Maestro necessaria per poter accedere ai successivi gra- di. I “gradi del Portico”, pur mantenendo ancora il carattere massonico, erano frammisti di allusioni a enigmatici insegnamenti che facevano intravvedere la “Dottrina segreta”. I “gradi del Tempio” costituivano gli “alti gradi” dell’Ordi- 10 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE ne. Il “Grande Architetto” aveva il compito di scacciare le potenze delle tenebre che infestano l’aura terrestre per mezzo di riti partico- lari. Il “Grande Eletto di Zorobabele” cessava le operazioni teurgiche per potersi raccogliere su se stesso (repressione psichica) e prepa- rarsi all’ordinazione R+. I Réaux-Croix costituivano I’ultima classe dell’Ordine desti- nata a mettere gli adepti in rapporto con laldila. Se il “Grande Architetto” scacciava le potenze del male dall’aura terrestre, il Réau-Croix evocava le Potenze celesti, non solo, ma per mezzo di manifestazioni visuali o auditive era in grado di sapere se era stato “reintegrato nelle primitive potenze”. La sorte dell’Ordine degli Eletti Coen, fu segnata con la par- tenza del suo fondatore per l’isola di San Domingo alla volta della quale si imbarcd il 5 Maggio 1772 ed in quella lontana isola decedeva i] 20 Settembre 1774, senza aver potuto dare al suo sistema una for- ma definitiva. Il suo successore fu Caignet de Lestére che resse le redini del- YOrdine sino al 1778 anno della sua morte. Il terzo ed ultimo successore di Martinez de Pasqually fu Sébastien de Las Casas il quale, non possedendo le qualita necessa- rie per guidare l'Ordine, ordind agli Eletti Coen di depositare tutti i documenti delle logge coen negli archivi del Rito dei Filaleti. Le istruzioni dell’ultimo Grande Sovrano degli Eletti Coen furono portare a termine nel 1781. Con questo ultimo atto Las Casas poneva fine all’Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Coen dell’Uni- verso. Cessava cosi la diretta filiazione degli E. C. di Martinez de Pasqually. Papus aveva scritto* che Martinez era stato iniziato Londra da E. Swedenborg (1688 - 1772) e, di conseguenza, l’Ordine degli Eletti Coen non sarebbe stato altro che un rito conforme alle dottri- ne del mistico svedese. A sfatare questa notizia che, del resto, era gia stata confutata, a suo tempo, da R. Le Forestier, e che riprodurremo in seguito, citia- mo alcune testimonianze a favore della nostra tesi: Ragon J-M.: “Orthodoxie magonnique” (Paris, 1853). p. 152 - “Chastanier, massone francese, istitui nel 1767 a Londra una societa segreta puramente teosofica cristiana il cui scopo era di diffon- dere il sistema di Swedenborg. Fondo gli ILLUMINATI TEOSOFI e, mo- INTRODUZIONE 11 dificando il rito di Pernety, istitui sei gradi che intitold: 1. Apprendista teosofo, 2. Compagno teosofo, 3. Maestro teosofo, 4. Scozzese Sublime o della Gerusalemme celeste (Teosofo illuminato), 5. Fratello azzurro, 6. Fra- tello rosso. Clavel F. T.: “Storia della Massoneria ¢ delle societa segrete” (Napoli, 1846). p. 72 - “Rito o Sistema di Swedenborg”: 1. 2. 3. Apprendista, Compagno, Maestro. 4, Teosofo illuminato 5. Fratello azzurro 6. Fratello rosso p. 185 - “II benedettino don Pernetti ed il fratello Grabianca stabi- lirono nel 1760 a Avignone, secondo le dottrine dello svedese Swedenborg, una societa chiamata gli ILLUMINATI DI AVIGNONE”. Daruty J. E.: “Recherches sur le Rite Ecossafs Ancien Accepté” (Paris, 1879). p.251.- “Affascinato dalla dottrina di Swedenborg, un chirurgo fran- cese di nome Bénédict Chastanier, venerabile, nel 1776, della loggia “Socrate della Perfetta Unione” di Parigi e membro della Grande Loggia di Francia, fonda, sotto il nome di ILLUMINATI TEOSOFI, una nuova setta il cei scopo é di diffondere la dottrina della NUOVA GERUSALEMME con la traduzione e la pubblicazione delle opere teologiche del maestro e per la quale copia l'organizzazione massonica; i gradi d'istruzione da lui stabiliti sono sei: Apprendista teosofo, Compagno teosofo, Maestro teosofo, Scozze- se Sublime o Teosofo illuminato della Gerusalenme celeste, Fratello azzur- roe Fratello rosso. Poiché il nuovo rito non ottenne a Parigi il successo che sperava il suo fondatore Chastanier lo trasferisce, nel 1767, a Londra dove diventé popolare in breve tenipo. Pitt tardi, nel 1783, il marchese di Thomé, volendo liberare la dottrina swedenborghiana da cid che di estraneo vi siera mescolato, istituisce a Parigi il Rito di Swedenborg vero e proprio”. Galiffe J. B. C.: “La chaine symbolique” (Paris-Genéve, 1852). p. 335 - “{Swedenborg] fondd un nuovo rito, basato sulla teosofia biblica e cristiana, che diede origine, pitt tardi, agli ILLUMINATI DI AVIGNONE del benedettino don Pernetti, agli ILLUMINATI TEOSOFI del dottor Chastanier “. 12 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Hutin S.: “La Massoneria” (Milano, 1961). p- 143 - “I massoni svedesi praticano i! Rito di Swedenborg, cosi abusivamente chiamato perché il celebre visionario non ha mai aderito alla Massoneria, contrariamente alla leggenda abbellita da Alessandro Dumias che, nei capitoli preliminari det suo libro GIUSEPPE BALSAMO, ne fa uno dei tre iniziatori di Cagliostro”. Mellor A.: “Dictionnaire de la Franc-Magonnerie et des Franc- Macons” (Paris, 1979). Alla voce: SWEDENBORG Emmanuel (1688 - 1772): “Visiona- rio svedese la cui opera pitt celebre é la NUOVA GERUSALEMME. Esiste ancora la chiesa che fondo. Alcuni suoi discepoli crearono un rito massonico di sei gradi, detto RITO DI SWEDENBORG, ma non é assodato che Swedenborg sia stato massone. Secondo A. Mackey, tutto cid sarebbe una affermazione falsa, peraltro difesa da vari autori, la cui origine sarebbe un certo Reghellini, in un suo libro pubblicato nel 1826, SPIRITO DEL DOG- MA DELLA MASSONERIA. Egli stesso indotto in errore dall’influenza esercitata dalle idee di Swedenborg su Pernety e gli Illuminati di Avignone. Tutta l'opera di Swedenborg non contiene una sola allusione alla Massone- ria”. Naudon P.: “La Franc-Maconnerie et le Divin” (Paris, 1960). p. 132 - “Il benedettino Chastanier tento invano nel 1767 di fonda- rea Parigi una societa segreta allo scopo di propagare il sistema della “Nuova Gerusalemme” di Swedenborg con il titolo di Illuminati Teosofi”. “Nouvelle notice historique sur le Martinésisme et le Martinisme” (Paris, 1900). p. XVII nota 1: “A questo proposito crediamo di dover dire che quando Papus afferma che Martinez de Pasqually ricevette I’ iniziazione di Swedenborg, durante un viaggio a Londra e che il sistema da lui diffuso con il titolo di Rito degli Eletti Coen non é che sno SWEDENBORGHISMO ADATTATO, questo autore erra o cerca di ingannare i suoi lettori nell’in- teresse di una tesi assai personale. Per abbandonarsi a simili affermazioni non basta, infatti, aver letto Ragon il quale lo aveva letto da Reghellini, che Martinez aveva preso il Rito degli Eletti Coen allo svedese Swedenborg. Papus avrebbe potuto fare a meno di riprodurre, esagerandolo, un apprez- zamento che non si basa su niente di serio. Avrebbe potuto cercare le origini del suo documento ed assicurarsi che non vi fossero che pochissimi rapporti tra Ia dottrina e la vita di Swedenborg e¢ la dottrina ¢ il Rito degli Eletti Coen. Molti autori si sono chiesti e noi ci chiediamo dove Reghellini ha INTRODUZIONE 13 preso cid che ha scritto a pag. 434 del (suo) secondo volume. Crediamo che egli abbia confuso, sotto il nome di ILLUMINATI DI AVIGNONE, la madre loggia del Rito di Swedenborg di Avignone e gli ELETTI COEN che avevano sede nella stessa citta. In quanto al preteso viaggio a Londra, & avvenuto solo nella fantasia di Papus”. Tutto cid che abbiamo detto é stato poi ripreso e confermato da R. Le Forestier®: “Nella tradizione segreta ebraica, e non altrove, dobbiamo ricercare Ia cava dalla quale Pasqually ha estratto i materiali per il suo edificio”. E in nota prosegue: “In modo particolare dobbiamo escludere Swedenborg il quale, se- condo Papus, avrebbe “iniziato” Pasqually durante un suo soggiorno a Londra, sicché il Rito degli Eletti Coen non sarebbe altro che uno “swedenborghismo adattato”. Questo accostamento, ispirato dalla rasso- miglianza superficiale che esiste tra le visioni dello svedese e la pneumatologia di Pasqually, aveva indotto Reghellini di Schio (“La Maconnerie considérée comme résultat des religions égyptienne, juive et chrétienne”, Bruxelles, 1829, II, p. 434) a stabilire una filiazione tra la dottrina ¢ il rito di Swedenborg e quelli det Rito degli Eletti Coen. E possi- bile che, come presuppone lautore pseudonimo nella “Introduction aux enseignements secrets de M. de Pasqually” (IV, 17), Reghellini abbia con- fuso gli Illuminati di Avignone, membri della Loggia Madre del Rito di Swedenborg, con gli Eletti Coen della stessa citta. Questa indicazione erra- ta, gia ripresa da Ragon (“Orthodoxie magonnique”, 1853, p.149), @ stata ripresa da Papus che I'ha arricchita di particolari estratti dalla sua fanta- sia, poiché Pasqually non & mai stato a Londra”. Dalle testimonianze fin qui citate possiamo dedurre con tutta certezza che I‘Ordine degli Eletti Coen di Martinez de Pasqually non ebbe nulla a che fare con la dottrina del visionario svedese. E certo che i gradi coen avevano subito I’influenza di altri sistemi massonici allora in voga in Europa ed in particolare con quella “Massoneria mistica” del massone tedesco Bode, alla quale dedica un intero capitolo nella sua precitata opera R. Le Forestier”: “Numerosi erano i gradi a tendenza mistica e, per quanto originale sia stata con le sue pratiche teurgiche la Societa fondata da Pasqually, essa presenta pur sempre elementi di rassomiglianza, secondari e sorprendenti, con alcuni gradi scozzesi di questa categoria. I gradi di “Apprendista, Compagnoe Maestro” mistici, che costitu- 4 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE iscono un sistema embrionale, ma coerente, presentavano alcune curiose coincidenze con i quadri ¢ le cerimonie dei gradi coen”. “1 quaderni di questi gradi - prosegue Vautore in nota - sono stati pubblicati integralmente nel testo francese alle pagine 388/93 del tomo U dell’ “Allgemeines Handbuch der Freimaurerei” (ed. 1865) secondo un‘edizione privata che ne avevn fatto il massone tedesco Bode ed alla quale aveva dato il nome di “Massoneria Mistica” [....] E impossibile sapere se U'Ordine degli Eletti Coen ha imitato la Massoneria Mistica 0 viceversa; la prima ipotesi 2 pitt verosimile considerata la cura con cui i discepoli di Pasqually tenevano segrete le toro riunioni”. INTRODUZIONE 15 NOTE 1. Siconfronti di R, Amadou la sua Introduzione all’edizione del “Tratta- to della Reintegrazione” in occasione del bicentenario della morte di Martinez de Pasqually. 2. “Marranos”, denominazione con cui in Spagna erano chiamati gli ebrei convettiti. Il nome ufficiale era “conversos” o “cristianos nuevos”. termine marrano significava “piccolo porco” e per estensione: maledetto, dannato, scomunicato. Si vuole anche che questo termine derivi dal Nuovo Testamento, | Corinzi, XVI: 22: MARANA THA, cioé: “Signore nostro, vieni”. 3. Il confessore rilasciava al penitente, affinché potesse giustificare 'even- tuale confessione, un certificato noto anche come cedola di confessione. 4. Caquot A.: “II Giudaismo dalla cattivita babilonese alla rivolta di Bar- Kokhaba”, in: Puech H-C.: “Storia dell’Ebraismo” (Milano, 1993). 5. Papus: “Martinezismo, Willermozismo, Martinismo ¢ Massoneria” (Ge- nova, 1972). 6, Le Forestier R. : op. cit, libro Il, cap. I: “L’esoterismo ebraico dalle origi- nial sec. XVIII". 7. Le Forestier R. : op. cit., libro Ill, cap. Ill: “Massoneria Mistica e Masso- neria d’adozione”. ADAMO LA PREVARICAZIONE I minore fu emanato solo dopo la formazione di questo universo da parte dell’onnipotenza divina affinché fosse la dimora dei primi spiriti perversi ed il freno alle loro operazioni matoagie che non potranno mai prevalere sulle leggi d’ordine che il Crea- tore ha concesso alla creazione universale”. In seguito alla ribellione dei primi spiriti, il Creatore cred I’uni- verso fisico di forma materiale apparente'. In seguito, Dio emand un essere, a Lui somigliante per le doti spirituali, affinché lo rappre- sentasse come dominatore delle creature inferiori. Questo uomo, Adamo, fu rivestito di una “forma gloriosa” ed ebbe le stesse poten- ze dei primi spiriti. “Ecco la nostra divisione della creazione universale affinché i nostri emutli possano conoscere ed operare oculatamente ¢ con cognizione di causa in ciascuna delle tre parti”. Il Trattato divide l’universo in tre parti: 1° l'universo vero e proprio che contiene 2° la terra (0 il generale) che fornisce tutto quanto necessario alla vita del 3° particolare cioé gli abitanti della terrae dei corpi celesti. 11 Creatore volle che Adamo venisse a conoscenza dei tre prin- cipi fondamentali componenti I’universo. Gli disse: “Comanda a tutti gli animali attivi e passivi ed essi obbediranno”. Con questo atto Dio invits Adamo ad esercitare il suo diritto di su- INTRODUZIONE 17 premazia su tutti gli animali, come é scritto in Genesi 2 : 19: “Allora il Signore plasmid dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche ¢ tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati; in qualunque modo I’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome”?. Il Creatore disse a Adamo: “Comanda al generale o alla terra; ti obbedira’”. Con questo atto Adamo prese possesso della terra e dei suoi abitanti. Dio, per la terza volta, invitd Adamo: “Comanda a tutto l'universo creato e tutti i suoi abitanti ti obbediranno” e con questa terza operazione Adamo conobbe tutta la creazione universale. Dopo queste tre operazioni Adamo ricevette il nome di UOMO-DIO? perché doveva essere il capostipite di una posterita divina essendo stato emanato a immagine di Dio: “Dio disse: faccia- mo l’uomo a nostra immagine” (Genesi, 1 : 26). Alla prima operazione - dice il Trattato - Adamo ricevette la LEGGE; alla seconda, ricevette il PRECETTO ed alla terza operazio- ne il COMANDO*. Questi tre principi costituiscono tre altri princi- pi: pesi, numeri e misure. Ci dice il Trattato: “..,.. l'Eterno ha creato ed emanato ogni cosa e crea ed emana ad ogni istante tutte le cose per mezzo di regole fisse ed eterne, cioe con pesi, numeri e misure. Queste tre cose sottintendono Ia legge, il precetto ed il comando dati agli esseri spirituali divini”. Gli spiriti perversi si servirono di questi tre principi per in- gannare Adamo. Gli dissero: “Adamo, hai innato in te il verbo della creazione in ogni genere; sei possessore di tutti i valori, pesi, numeri e misure”. Che cosa voglia intendere effettivamente il Trattato con “pesi, numeri e misure” ce lo rivelano le “Conferenze degli Eletti Coen” di Lione: “Oxgni cosa é stata creata con numero, peso e misura. I numero 2 la base e il principale costituente dei corpi, il peso @ il miscugtio o I'amalgama degli elementi, la misura determina la forma, l'estensione e le dimensioni dei corpi. Nell’essere spirituale il numero @ la legge che costituisce la sua essenza, le sue virtit e proprieti; il peso 2 il principio che determina la sua azione ¢ la misura rappresenta il precetto 0 i mezzi e le facolta dategli per operare secondo Ia legge, cid che corrisponde all’estensione dei corpi. Nei 18 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE corpi, il peso e la misura si distruggono e si cancellano perché sono solo delle proprieta degli stessi corpi; ma il numero sussiste sempre perché par- tecipa della natura intellettuale e ne ha l’espressione, é coeterno a Dio, in ultimo é la legge dei corpi e quando il corpo si dissolve il numero distrutti- vo si reintegra nell’essere da cui @ stato emanato, poiché Ia legge che ha permesso al corpo disciolto di esistere, non pud essere distrutta” (§ 85). IL Creatore, soddisfatto della sua creatura, l’abbandond al suo libero arbitrio. Martinez attribuisce una grande importanza alla concezione del libero arbitrio. Sin dall’origine dei tempi, quando il Creatore emano gli esseri spirituali, li rese “liberi e distinti” e li dotd di libero arbitrio. Anche per Adamo fu lo stesso: “Il Creatore, avendo visto la sua creatura soddisfatta della virtit, forza e potenza innate in lei e per mezzo delle quali poteva agire a suo piacere, 'abbandond al suo libero arbitrio, dopo averla emancipata in modo distinto dall’immensita divina con questa liberta”. “Adamo, abbandonato al suo libero arbitrio, rifletté sulla grande potenza manifestata con le tre prime operazioni”. “La creazione appartiene solo al Creatore e non alla creatura. I pen- sicri malvagi sono generati dallo spirito cattivo come i pensieri buoni sono generati dallo spirito buono, & dovere dell’ uomo respingere gli uni ed accet- tare gli altri, secondo il suo libero arbitrio”. Il concetto del libero arbitrio é posto in evidenza nell’ Antico Testamento in Deuteronomio: “Guardate, io pongo oggi dinanzi a voi la benedizione e la maledi- zione” (11: 26); “Vedi, io pongo oggi davanti a te la vitae il bene, la morte e il male” (30: 15); “To prendo oggi a testimoni contro voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti ta vita e la morte, la maledizione e la benedizione” (30 : 19). IL libero arbitrio era stato preso in considerazione soprattutto dai dottori di Israele. Si legge nel Talmud: “I dottori sapevano bene quale problema filosofico @ connesso con il libero arbitrio, mia non volevano valersene per limitare in alcun modo la credenza nel potere dell’ uomo di regolare le proprie azioni. Non fecero al- cun tentativo di risolvere la questione del rapporto fra la presenza di Dio e il libero arbitrio, ma dettero questa regola pratica di vita: “Tutto @ previsto (da Dio) ma si dé liberta di scelta” e continua in un altro punto: INTRODUZIONE 19 “Alla base della morale rabbinica si deve vedere quindi la convin- zione che la volonté dell’uomo é libera da ostacoli. La natura della vita & plasmata di desideri. L’uomo, se vuole, pud fare cattivo uso delle opportu- nita della vita; ma in nessun caso ? da ammettersi che egli debba farne cattivo uso. La cattiva inclinazione lo tenta continuamente, ma, se egli cade, la responsabilita é sua e soltanto sua”>. A sostegno del concetto del libero arbitrio citiamo due im- portanti autori ebrei: Maimonide il pit: importante filosofo del Me- dio Evo e, in tempi recenti, Alexandre Safran attuale gran rabbino di Ginevra. Maimonide scrive nella MISHNEH TORAH: “La libera volonti é concessa ad ogni essere umano. Se uno desidera volgersi verso la strada del bene e della giustizia lo pud fare. Se desidera volgersi verso la strada del male e della malvagita, é libero di farlo [....] Non lasciate che attraversi la vostra mente l'opinione degli stolti gentili e della maggior parte del popolo insensato degli israeliti, secondo cui all'inizio dell'esistenza di una persona I Onnipotente decreta che sia giusta o matoa- gia; non @ cosi: ogni essere umano pud diventare giusto come Mosé, nostro maestro, 0 matvagio come Geroboamo; saggio 0 pazzo, pietoso o crudele; avaro o generoso; € cosi con tutte le altre qualita. Non c’é nessuno che obbli- ghi o che decreti cid che deve fare o che lo indirizzi verso I'uno o l'altro dei modi; ma ognuno sceglie il modo che desidera, spontaneamente e di sua propria volonta”’®. A. Safran, uno dei pitt prestigiosi cabalisti europei, a sua vol- ta scrive: “L’uomo per penetrare nello spazio di questa liberta pura, semplice, si serve d’una delle prerogative che il Creatore gli ha accordato: quella del libero arbitrio, ciob del potere di agire come vuole e di scegliere - fra le differenti possibilita d’azione - quella che gli conviene, quella che gli sem- bra giusta, conforme alla Volonta divina”?. Adamo, abbandonato a se stesso, comincié a riflettere sulla sua potenza; considerd il suo “lavoro” “grande quasi quanto quello del Creatore”, pur sapendo che non poteva esercitare la sua potenza di propria iniziativa. I suoi pensieri furono conosciuti dagli spiriti per- versi. Uno di essi gli apparve in “apparente forma di corpo di glo- ria” invitandolo a operare da uomo libero nella creazione universa- lea lui sottoposta. Incitato dallo spirito perverso, Adamo traccié sei circonfe- 20 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE renze, cio’ operd “sei pensieri spirituali”. Il risultato fu disastroso. Anziché una “forma gloriosa” ot- tenne una “forma tenebrosa” (corpo materiale). Al frutto della sua colpa Adamo diede il nome di HOMMESSE (da homme = uomo in francese) oppure, secondo I‘ebraico, HUWA. Con la sua azione, Adamo si costrui la propria prigione. Il Creatore cambié la sua “forma gloriosa” in una forma materiale e passiva (soggetta alle sofferenze). Il “corpo di gloria” di cui parla il Trattato 2 un motivo che Martinez ha estratto dall’ Antico Testamento. E una apparizione lu- minosa, simbolo della potenza divina. Dice Mosé al Signore: “Fammi vedere la tua gloria” (Esodo, 33 : 18) cio’: rivelati a me. “Ecco I'Eterno, I'lddio nostro, ci ha fatto vedere la sua gloria” (Deut. 5 : 24) Nel Trattato, perd, Martinez da, a questo termine, un signifi- cato particolare non solo, ma afferma che esistono due forme glorio- se. La prima é una “.... forma di figura apparente, che lo spirito concepi- sce e crea a seconda delle necessita e degli ordini che riceve dal Creatore. Questa forma viene reintegrata immediatamente cosi come é generata dallo spirito”. E la forma generata dagli spiriti superiori dei tre mondi. La seconda forma é quella che rivestono gli spiriti del fuoco asse centrale; essa é composta dai tre principi: zolfo, sale e mercurio. Questi spiriti (ternari) “non possono operare che una sola specie di for- ma” mentre é@ facolta degli spiriti superiori di poter creare nuove forme variandole all’infinito. Adamo, prima di prevaricare, era stato un “essere pensan- te”, cioé in comunicazione diretta con la Divinita. Istigato dallo spi- rito perverso, Adamo decadde e da pensante divenne un “essere pensoso”. II minore é pensante se ascolta i suggerimenti dello spiri- INTRODUZIONE 21 to buono; é pensoso quando ascolta le insinuazioni dello spirito del male. Ma, precisa Martinez, ogni pensiero che giunge all’uomo deve essere considerato come una “comunicazione di pensiero’ Che cosa @ questa “comunicazione di pensiero”? “Chiamiamo intelletto questa comunicazione di pensiero ed in gra- zia a questa comunicazione del!’ intelletto, considerato pensiero e volonta, Fuomo pud operare la propria volontit. Possiamo dire Ia stessa cosa della comunicazione del cattivo pensiero o dell’intelletto cattivo, nei minori”. E in un passo precedente: “Ritorneré ancora sull'origine del male, causato dalla cattiva vo- lonta dello spirito per dire che la matvagia creazione dello spirito, poiché non é altro che il pensiero malvagio, & chiamata spiritualmente cattivo in- telletto, come la creazione del pensiero buono & chiamata buon intelletto. Mediante questi tipi di intelletti gli spiriti buoni e malvagi possono comu- nicare con I’uomo facendogli percepire una impressione qualsiasi, tenendo conto di come usa il libero arbitrio rifiutando od accettando il buono o il malvagio, a suo piacere”. Le “Conferenze degli Eletti Coen” di Lione ci danno un’am- pia definizione dei due intelletti: E la conoscenza che I’ uomo acquisisce con la comunicazione del pensiero buono o cattivo creata dallo spirito. Ne trattiene I’impressione se indugia a contemplarla, come un atto 0 un discorso qualsiasi, buono 0 cat- tivo, d’1im uomo, veduto o inteso da un altro uomo, diventa per quest’ ulti- mo un intelletto sensibile d’azione di cui trattiene l'incitamento se la con- templa con compiacenza, L’uomo non pud esimersi dal ricevere gli intellet- ti cattivi i quali non sono altro che la comunicazione o la conoscenza del pensiero cattivo generato dallo spirito malvagio, ma pud scacciare l’im- pressione se, invece di contemplarla con curiosita, ¢ pronto a respingerla. La comunicazione 0 la conoscenza del pensiero malvagio generato dallo spirito cattivo ¢ detta tentazione dalla quale, come si @ detto, 'uomo non & in grado di difendersi a causa degli intimi rapporti che sussistono tra gliesseri di una stessa natura, rapporti che originano questa comunicazio- ne. Questa comunicazione che chiamiamo tentazione, sara pitt 0 meno frequente secondo che i mutui rapporti o le analogie saranno piit 0 meno ‘numerose, da cui ne consegue che I’uomo il quale si dilettera a contemplare con compiacenza o curiosita la comunicazione involontaria o la conoscenza che ne derivera, sara esposto a conservarne l'impressione in punizione di 22 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE aver abusato della sua liberta la quale ostacolera ben presto la volonta, men- tre, se 2 prontoa respingere la conoscenza acquisita del pensiero cattivo con la comunicazione datagli dallo spirito che I'ha generata, egli non distrug- gerit i rapporti di natura che sono eterni, ma riuscira a indebolire grande- mente i rapporti di pensiero; dico indebolire, e non annullare, poiché da quando I’ uomo ebbe la sventura di mangiare del frutto proibito che gli die- de la conoscenza del bene v del male, egli stesso stabili questa sfortunata comunicazione tra se stesso, buono per natura ¢ il principio che si era reso malvagio e sussistera per tutta la durata temporale. Ne risulta che & quasi impossibile che I'uomo non sia tentato, poiché la conoscenza del pensiero cattivo é una tentazione, il che é stato provato dal Cristo il quale, unendo la divinita all’ umanita, fu esposto alla tentazione del principio cattivo come glialtri uomini” (§ 99). PROCREAZIONE SPIRITUALE DI ADAMO G=SI=B4) damo, dopo avere trasgredito con Eva, il comando del- YEterno di non mangiare il “frutto dell’albero della conoscenza Wii del bene e del male” (Genesi, 2 : 17), si penti, confessd al BN Creatore, “.... la sua colpa sinceramente e con dotoroso penti- mento, ottenne dal Creatore la riconciliazione”. Il Creatore non solo lo perdond, ma lo incoraggid rivolgen- dogli queste parole: “Adamo, vivifica la tua opera affinché possiate ri- produrre insieme una discendenza di forme particolari la quale dovri con- tenere la forma universale e generale, in modo concreto e indubitabile, cosi come é contenuta nella fornia che dirigi per il tempo che ti é prescritto” queste parole - aggiunge Martinez - sono quelle della Sacra Scrittura che dice: “Crescete e moltiplicate”. Con il termine “crescete e moltiplicate” lo Zohar intende una regione celeste (quella che il Talmud chiama Guph) nella quale stanno le anime destinate a nascere in questo basso mondo. Ma finché tutte queste anime non avranno rivestito un corpo, non potra mai avve- nire la fine del mondo, per cui ne consegue che tutti quegli uomini che si rifiutano di mettere in pratica il precetto “crescete e moltipli- cate” contribuiscono a prolungare il soggiorno delle anime nella re- gione celeste e a ritardare la resurrezione dei morti. INTRODUZIONE 23 Quando Adamo e la sua compagna “.... fitrono usciti dal loro primo posto operante”, cio quando furono costretti ad abbandonare il mondo celeste, il Creatore ordiné loro di “ .... generare delle forme simili alle loro” e Adamo ed Eva “ .... eseguirono l’ordine con una tale impetuosa passione dei sensi della loro materia da far ritardare al primo uomo la sua completa riconciliazione. Generarono, quindi, la forma corpo- rea del loro primo figlio che chiamarono Caino che significa figlio del mio dolore. Questo nome gli fu dato da Adamo perché aveva capito di avere realizzato in questo figlio un'operazione eseguita con sfrenata passione e contraria alla moderazione di cui doveva fare uso”. Pit tardi, Adamo, desiderando avere un altro figlio, “concep? con la compagna un‘operazione gradita al Signore [....] chiamd questo fi- glio Aba 4 che significa figlio di pace o Abele 10 che vuol dire essere elevato sopra ogni senso spirituale”. Lo Zohar attribuisce grande importanza all’unione dell’uo- mo e della donna: “E scritto: “Li cred maschioe femmina” (Genesi5 : 2). “Osservate che il Santo, che sia benedetto, non sceglie il suo domicilio la dove il maschio e la femmina non sono uniti. Ecco perché la Scrittura dice: “Egli li benedisse dando loro il nome di Adamo”. Cosi, la Scrittura non dice: “Egli lo benedisse e gli diede il nome di Adamo” perché Dio benedice soltanto quando il maschio e la femmina sono uniti. I! maschio da solo non merita il nome “uomo” finché é separato dalla donna e per questo motivo la Scrittura dice: “Diede loro il nome di Adamo”. Il precetto della santita del matrimonio é stato posto in evi- denza da un allievo di Isaac Luria, Hayyim Vital, il quale alla morte del suo maestro ne raccolse gli insegnamenti in forma scritta, elabo- randoli secondo la sua interpretazione. Vital, nella sua opera SEPHER HA-GILGULIM (Trattato della rivoluzione delle anime), scrive: “wil precetto della prolificazione e della moltiplicazione in virtit del quale I’ujomo deve sacrificarsi durante il rapporto sessuale con Ia propria moglie, tutto cid allo scopo di attirare le anime prigioniere delle “scorze” separandole dal male. Purtroppo, |’ tomo, a causa dei stoi peccati, non com- pie questo atto con il dovuto scrupolo, per cui ne deriva che le anime che vengono al mondo sono gid contaminate dal male”. Adamo commise lo stesso errore; la sua colpa ricadde su tut- ta l’umanita. Risentiamo lo Zohar in proposito: “Se Adamo non avesse peccato, non avrebbe generato figli derivanti 24 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE dal lato detlo spirito tentatore, ma avrebbe generato figli emananti dallo Spirito Santo. Ma, poiché ha peccato, tutti gli uomini sono del lato dello spirito tentatore” (I, 61a). E in unaltro passo prosegue: “Eva visse con due esseri (Adamo e il serpente) generando due figli ciascuno dei quali prese diversa direzione. Il primo ando in una direzione {a sinistral], il secondo nella direzione opposta [a destra]; i discendenti di ciascuno somigliarono ai rispettivi ascendenti. Caino ebbe per discendenti gli spiriti del male, i démoni e tutti gli esseri malevoli. | discendenti di Abele furono gli Esseri del Bene ed anche gli Esseri del Male perché, pur essendo superiore a Caino, Abele non raggiunse, tuttavia, la perfezione. Solamente con la nascita di Set la perfezione fu raggiunta e comincid la generazione dei giusti” (1, 36b). Ebbe origine una nuova posterita. La morte di Abele aveva privato l’umanita d’una luce che doveva illuminarne l’oscuro cam- mino. Ma il Creatore venne in aiuto degli uomini riversando le doti di Abele su di un altro minore: Set. Scrive Martinez: “Adamo, pertanto, concepi, secondo la volonta del Creatore, una terza posterita, che chiamd Set, che significa accolto tra i posteri di Dio”. Con Set ebbe inizio la terza posterita di Adamo. Purtroppo, anche questa posterita fu debole quanto era stato debole il suo capostipite Adamo. I discendenti di Set, nonostante il divieto del Creatore, si unirono con “.... le figlie degli uomini, cioé le concubine della posterita di Caino”. Da questa unione sorse una nuova umanita composta dai discendenti di Caino (realizzazioni materiali) e discen- denti di Set (ricerca della spiritualita). OPERAZIONI DI ABELE E DI CAINO §) damo, riconciliatosi con il Creatore, volle darne notizia ai | figli. Li chiamé a sé e ponendosi Abele a destra e Caino a sinistra partecipd loro cid che aveva saputo dal Creatore: 25) “Sappiate, disse, che I’Eterno Creatore, mi lta concesso la gra- zia, la sua giustizia ha cessato di ricadere su di me [cio ho ottenuto il perdono] grazie all'intercessione ¢ all’intervento del culto di mio figlio INTRODUZIONE 25 Abele di cui il Creatore ha accolto la sua devozione”. Adamo, poi, volle offrire un culto al Creatore. Abele ricevet- te dal padre I'incarico di operare: “Egli stesso innalzd laltare o i cer chi” [traccid i cerchi con il gesso]; ponendosi al centro dei cerchi offri al Signore “i profumi” [incensamenti]. Durante loperazione “i segni” [le manifestazioni] “si rivolgevano verso Abele” suscitando la gelosia e Yinvidia di Caino e delle due sorelle che incitarono il fratello a ven- dicarsi per l'oltraggio fattogli dal padre togliendogli il diritto di primogenitura. Caino, allora, oper6 un culto al principe dei demoni facendo- siassistere dalle due sorelle. “Consacré la sorella minore alle stesse fun- zioni” compiute da Abele, cioé trasmise alla sorella il potere d’ope- rare nei cerchi (potere riservato ad Abele). Mise l’altra sorella “ nel posto che aveva occupato presso l'altare o nei cerchi e, prosternandosi, offri quale vittima Ia forma ¢ la vita di Abele”. Ma perché tanto odio tra i due fratelli? Lo Zohar ce ne da la spiegazione: “Rabbi Eleazar disse: “La causa della diversita tra i due figli di Adamo @ questa: Nel momento in cui il serpente contaminé Eva, questa concepi; quando Adamo si uni a lei, concepi di nuovo; cosi diede alla luce due figli: !’uno opera del serpente, altro opera di Adamo. Da cid deriva il fatto che I'uno dei due figli di Eva deriva dal lato puro e l'altro dal lato impuro” poiché Caino sorse dal lato dell’angelo della morte, era neces- sario che uccidesse il fratello ra del lato opposto. Da Caino derivano tutti gli esseri malevoli, tutti i démoni, tutti i diavoli e tutti i cattivi spiriti che pullulano nel mondo. Rabbi Yossé disse: “Il nome di Caino” (QAIN) deriva da “Qina” (Nido) affinché si sappia che Caino era il nido d’ogni essere maligno che giunse al mondo dal lato impuro ed & diventato il nido degli esseri impuri dopo la sua offerta” (1, 54a). In merito alle offerte che i due fratelli fecero durante il “ceri- moniale” lo Zohar ci dice: “Ciascuno dei figli di Adamo fece un’ offerta a modo suo: l’uno lof frialla parte dalla quale emanava [Bene] e l'altro alla parte opposta [Male], come é scritto in Genesi 4 : 3: “E avvenne di lia qualche tempo, che Caino fece un’ offerta di frutti della terra all’Eterno e Abele offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso”. La Scrittura vuole farci capi- re, con la parola “frutti ”, che l'offerta di Caino aveva, quale causa determi- nante, i frutti dell’Albero del Bene e del Male che anche Adamo ed Eva 26 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE avevano mangiato nonostante il divieto di Dio”. “Rabbi Eleazar disse: “La Scrittura ci rivela che Caino aveva offerto dei frutti della terra, per indicarci che ciascuno dei figli di Adamo aveva offerto cid che era pitt consono alla sua natura”. Ecco perché Caino offri qualcosa della terra, mentre Abele offri i primogeniti che sono consacrati al lato santo. Per questa ragione la Scrittura aggitnge: “E l’Eterno gradi Abele e la sua offerta, ma non gradi Caino e la sua offerta (Genesi, 4: 4/5)” (I, 5db). Dopo che Abele ebbe finito la sua operazione, Adamo volle fare una prosternazione: “si prosternd come aveva fatto Abele. Quando ebbe finito, chiamd a sé i due figli ponenco Abele alta sua destra ¢ Caino alla sua sinistra”. ILato destro ed il lato sinistro hanno una grande importanza per Martinez. In un altro passo del Trattato che tratta di Mosé, ¢ scritto che, quando il legislatore degli Ebrei ridiscese dal monte Sinai, portava le tavole della Legge “su! braccio destro” e, allorché Giosué lo vide, si mise “ .... alla destra di Mosé, lato dove portava le tavole della legge”. Lo Zohar ce ne da la spiegazione: le prime tavole della Legge che Mose spezzd, sdegnato di vedere gli Ebrei adorare il vitello d’oro, “emanavano dall’Albero di vita”. In seguito riconciliatosi con Israele, Mosé portd loro le nuove tavole della Legge “che emanavano dall’Al- bero del Bene e del Male. Per questa ragione la Legge é formata da precetti negativi e da comandamenti: “Questo é lecito, quest’altro non & lecito” perché la Legge deriva dal’ Albero del Bene e del Male. Il lato destro é vita; il lato sinistro @ morte” (I, 26b). INTRODUZIONE 27 NOTE 1. “La materia, strumento di castigo, ¢ solo apparenza. Tutto cid che 2 materiale @ iMusorio; tutto cid che & spirituale é reale” (R. Amadou: “Martinez de Pasqually”). 2. Imporre il nome significava esercitare un dominio. 3. Uomo-Dio é Adamo prima della caduta; Dio-Uomo si riferisce al Cri- sto incarnato. 4. Secondo I’ “Istruzione Segreta” degli E. C. i] Creatore diede a Adamo “una legge, un precetto ed un comando. La Legge: “Adorerai un solo Dio”, il sostegno; il precetto 2: “Ama il tuo prossimo come te stesso”, la guida; il comando &: “Non pronun- ciare invano il mio nome", @ il consiglio”. 5. A. Cohen: “Il Talmud”, cap. “Il libero arbitrio”, pp. 129/30. 6. Rabbi Moshe ben Maimon (1135 - 1204) @ il pitt grande filosofo ebreo del Medio Evo. Autore di varie opere tra le quali si ricordano la “Guida degli smarriti” e la “Mishné Tora”. Questa citazione di Maimonide é stata estratta dal- Vopera di E. Fromm: “Voi sarete come dei”, p. 111. 7. A. Safran: “La Saggezza della Kabbala”, p. 126. NOE IL DILUVIO discendenti di Caino e di Set erano ricaduti schiavi delle forze demoniache; avevano abbandonato il culto divinoe commesso “.... le peggiori fornicazioni alle quali non possia- mo pensare senza fremere”. Il Creatore decise di castigare i nuovi prevaricatori. Ispird a Noé I’idea di costruire un‘arca di legno di cedro “.. nella quale sarebbe stata racchiusa Ia testimonianza della divina Giustizia che stava per abbattersi sulla terra e sui suoi abitanti” e quella costruzio- ne aveva il nome di ”.... arca perché galleggiava sulle acque e la sua base aveva la forma simile alla parte inferiore di un‘anitra”. Il Creatore invid un angelo ad avvisare Noé di entrare nel- Yarca con i familiari e i loro discendenti, con gli animali e le provvi- ste per il mantenimento di tutti. Noé e i suoi familiari furono testimoni della giustizia divina che si manifestd contro la terra e tutti i suoi abitanti. Stando nell’ar- ca galleggiante sulle acque, Noé fu il tipo del Creatore che, quando tutto era ancora caos “galleggiava sulla superficie delle acque” (Genesi, 1:2). Secondo lo Zohar “No? fut rinchtiuso nell’arca per conservare ta razza umana sulla terra come é scritto: “per conservare in vita Ia razza sit tutta la terra” (Genesi, 7 : 3). Che cosa rappresenta l'arca di Nod? E il simbolo dell’arca dell’ Alleanza”. Ma prima di entrare nell‘arca Noé dovet- te fare alleanza con il Creatore: “Ma con te stabilisco la mia alleanza” (Ge- nesi, 6 : 18)” (Z. I, 59b). Si ritiene che l’arca della Genesi avesse la forma di una im- INTRODUZIONE 29 mensa cassa rettangolare di grandi proporzioni, con una apertura in alto. Il diluvio esprimerebbe il giudizio di Dio sui peccati degli uomini e, in pari tempo, rivelerebbe la divina grazia che salva Noé per mezzo dell’arca restituendo altresi al mondo il suo primitivo ordine assicurandone la continuita con un patto il cui simbolo fu Yarcobaleno. L’arca descritta nel Trattato ha una forma diversa pur con- servando le stesse misure di quelle date in Genesi, 6 : 14/16: lun- ghezza 300 cubiti, larghezza 50 cubiti e altezza 30 cubiti. Ma, specifi- ca Martinez, “ .... fa forma dell’arca e le sue proporzioni, con il loro pro- dotto, generano un numero il quate indica che questa costruzione era ta casa di confusione, come potete vedere: lara era lunga 300 cubiti, larga 50, alta 30. 3004+50+30 = 11. Il numero 11 é contrario ad ogni specie di forma corporea completa, analoga al corpo terrestre e a tutto cid che ne deriva”. L'arca significa “ .... involucro caotico che racchiudeva in sé ogni princi- pio di creazione delle forme corporee”. Il diluvio aveva messo in evidenza due fatt 1° la punizione di tutte le “creature corporee” cioé gli uomini e gli animali. 2° la creazione é opera esclusivamente dell’Eterno. Noé si rivolse a tutti coloro che avevano trovato scampo nel- V'area, esortandoli ad ascoltare “con Iintelletto del loro essere spirituale enon con l'intelletto della materia” il Creatore che é il padrone d’ogni cosa creata. Il terribile castigo a cui fu sottoposta la terra insegnava agli - uomini a non peccare contro I’Eterno ¢ a non negare I’onnipotenza del Creatore come avevano fatto gli uomini vissuti prima del dilu- vio i quali considerarono la terra senza principio né fine; inoltre essi ritennero che la terra avesse creato gli uomini, non esistendo nulla superiore alla materia e rifiutando la possibilita di esistenza di esse- ri spirituali: “Alllo stesso modo hanno negato Ia loro anima e negare la propria anima significa negare la Divinita, perché non possiamo ammettere un Creatore senza riconoscere delle creature completamente spirituali. I di- scendenti di Caino avevano sospinto l’errore fino a questo punto, non amt- mettevano né Dio, né anim; la maggior parte dei discendenti di Set, rico- 30 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE nosceva un’anima, ma nessun creatore divino, tranne lo spirito demoniaco che li guidava ed accettava un universo eterno che i posteri di Caino nega- vano”. Tutto cid fu la causa del diluvio universale e il Creatore, af- finché fosse d’esempio immemorabile ai posteri, permise che i cada- veri degli uomini restassero sparsi sulla terra commisti con le caro- gne degli animali. Questa fatto ricorda un altro analogo avvenimen- to: i cadaveri degli Egizi annegati durante il passaggio del mar Ros- 0, mentre inseguivano Israele: “.... gli sventurati resti degli Egizi fos- sero Ia prova della gloria del Creatore”. Noé invitd gli uomini a riflettere sul terribile castigo in cui uomini e animali giacquero senza vita tutti insieme alla rinfusa. Cid avvenne perché gli uomini avevano_preferito credere che la loro origine fosse solo materiale: “che durezza di cuore” - diceva Noé - cre- dere che I’essere spirituale deriva da “principi spiritosi” cioé da prin- cipi materiali. La materia pud produrre solo forme simili a se stessa, ma icorpi materiali che produce hanno la possibilita di esistere solo grazie all’essere spirituale divino. In un altro passo del Trattato, Martinez, parlando dei “segni ordinari planetari” afferma che ciascuno di questi segni possiede sct- te virtti che li rende capaci d’essere moltiplicati per se stessi: 7 x 7 = 49 = 13 =4. Con cid Martinez ci fa sapere che in tutti i corpi materiali c’é sempre l'impronta spirituale divina. Noé, il cui nome significa “riposo” o “sollievo”, uscito dal- Varca, istitui un culto divino ogni dieci giorni in analogia ai quaran- ta giorni passati nell’arca che, durante quel periodo di tempo, era il simbolo de “ .... 'operazione fisica che gli uomini devono provare nella loro riproduzione materiale. I loro frutto pud avere vita passiva e attiva spirituale solo dopo quaranta giorni”. Durante il diluvio piovve per quaranta giorni allo scopo di manifestare le pene che Adamo dovette sopportare dopo la prevari- cazione: s+ i quaranta giorni che queste acque rarefatte impiegarono per discendere rappresentavano i quaranta anni di pene ¢ di patimenti provati da Adamo, nell‘anima ¢ nello spirito, dopo la prevaricazione”. Il numero quaranta era anche il numero dei giorni che Noé passo sul monte Ararat; la terra fu sterile per quaranta anni; Mose ¢ il popolo eletto passarono quaranta anni nel deserto; Giacobbe, dopo INTRODUZIONE 31 aver prevaricato, volle riconciliarsi con il Creatore e “.... fit ristabilito in potenza spirituale divina per operare, quarant‘anni dopo la sua ordina- zione”. Sul numero 40 lo Zohar ci dice: “E scritto: “Perché fra sette giorni fard piovere sulla terra per qua- ranta giorni e quaranta notti” (Genesi, 7 : 4). Rabbi Yehuda chiese: “Per- ché Dio fissd quaranta giorni e quaranta notti?”. La verita é che, per il castigo dei colpevoli, viene applicato sempre il numero quaranta come & scritto: “Gli fard dare non pitt di quaranta colpi” (Deut., 25 : 3). E stato scelto il numero quaranta affinché corrisponda ai quattro punti cardinali contando dieci per ogni punto. Ora, poiché I'uomo é stato creato in modo da corrispondere ai quattro punti cardinali, egli deve essere colpito, in caso di colpevolezza, da quaranta colpi, dieci per ogni punto cardinale. Ecco perché sono stati necessari quaranta giorni per far sparire tutte le creature della terra” (Z. 1, 61b). Noé ottenne la grazia a favore degli uomini e della terra che riprese a produrre dopo quaranta anni. Dopo aver invocato il Crea- tore, No® spiegd ai superstiti il significato del corvoe della colomba. Il corvo, uscito dall’arca durante il diluvio, ricordava la pre- varicazione di Caino e preannunciava quella di Cam. Volé verso il Mezzogiorno per indicare il luogo in cui Caino si era ritirato ¢ dove si sarebbe ritirato Cam. I] corvo non fece pit ritorno all’arca e que- sto fatto manifestava I’allontanamento dei discendenti di Caino dal Creatore e l’abbandono da parte degli uomini a venire del culto di- vino per dedicarsi solo alle cose terrene. La colomba era il simbolo dello Spirito divino che guidava e proteggeva l’arca, rappresentava anche lo Spirito difensore dei Mi- nori contro le istigazioni degli spiriti perversi Noé ebbe conoscenza della riconciliazione dall’apparizione rcobaleno. Gli apparvero i “sete principali spiriti”, ciog i sette preposti dal Creatore ai sette astri del nostro sistema solare (spiriti incaricati dell’evoluzione degli uomini). Il Creatore fece apparire I’arcobaleno per testimoniare il pat- to stretto con Noé: “Stabilird il mio patto con te” (Genesi, 6 : 18); era anche un messaggio di salvezza per l'umanita. Il ramo d’olivo che la colomba fece cadere ai piedi di Noé, indicava il frutto da cui gli Ebrei avrebbero estratto l’olio per le unzioni dei re, dei sacerdoti, per alimentare le lampade del Tempio, 32 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE nei sacrifici ecc. Una volta che la vita riprese sulla terra, Noé “ .... emancipo il popolo dalle cure spirituali affinché ciascuno potesse andare a usufruire liberamente delle personali virtit, facolta e attitudini nella sua missione terrestre”. Affidd a Cam la parte di Mezzogiorno che era stata di Caino; diede a Sem Ia parte di Occidente gia di Abele e Jafet ottenne la parte settentrionale che era stata di Set. No@ stette al centro della terra. La suddivisione della terra in tre parti ci rivela “che la forma della terra é triangolare; ma lo capirete meglio quando spiegherd i principi della materia apparente”. INOACHITI i parler ora della posterita che ebbe Noé nel Inogo della sua | residenza” [cioe: al centro della terra]. Questa posterita era {aij composta di dieci figli: sette maschi e tre femmine. I sette #3] maschi rinnovarono il culto divino ristabilendo i vari riti, le preghiere ¢ le invocazioni necessarie alla loro missione spirituale e temporale. Noé chiamo questi figli “uomini-dei della terra” perché si era- no dedicati ad eseguire opere spirituali senza avere partecipato alla divisione della terra come fecero i figli della prima posterita: Sem, Cam e Jafet. Questi ultimi si occuparono solo della coltivazione del- la terra allo scopo di provvedere al sostentamento delle loro fami- glie e, di conseguenza, trascurarono le istruzioni spirituali ricevute da Noé. Ciascuno dei sette figli di Not ricevette dal Creatore un par- ticolare dono. Il primo ricevette il dono di interpretare i risultati delle operazioni; il secondo, il dono di profezia; il terzo, il dono di astro- nomia universale, generale e particolare, il quarto, la conoscenza del verbo del Creatore; il quinto, il dono di piantagione, di coltiva- zione terrestre; il sesto, la conoscenza del carattere letterale ¢ gero- glifico celeste, terrestre spirituale, superiore, maggiore, inferiore e minore diving; il settimo, il dono di costruire gli edifici spirituali. “So che la Scrittura non parla della seconda posterita” di Noe, INTRODUZIONE 33 ammette lo stesso Martinez. Infatti, la seconda posterita di Noé é una invenzione dell‘autore del Trattato allo scopo recondito di par- lare di facolta che probabilmente solo lui, in quanto capo degli Eletti Coen, possedeva, ma che modestamente attribuiva ai sette immagi- nari saggi': “La Scrittura parla in abbondanza dei differenti doni che il Creatore ha posto in certi womini emanati da Lui per la manifestazione della sua gloria”. La Sacra Scrittura, infatti, da diversi liste di doni (carismi), ma é difficile poterli qualificare singolarmente. A sostegno di quanto afferma Martinez citiamo un passo di Isaia ed uno della I Lettera ai Corinzi. Isaia, 11: 1/2: “Un germioglio spuntera dal tronco di Jesse, un virgulto germoglie- ra dalle sue radici. Su di lui si poseri lo Spirito del Signore, Spirito di Sapienza e di Intelligenza, Spirito di Consiglio e di Fortezza, Spirito di Conoscenza e di Timore di Dio”. [La Pieta, settimo dono, fu aggiunta pitt tardi con le versioni greca ¢ della Volgata]. Paolo: I Lettera ai Corinzi, 12 : 7/10: “A ciascuno é data la manifestazione dello Spirito per Iutilita co- mune. Ad uno infattié data, per mezzo dello Spirito, parola di Sapienza; ad un altro, secondo il medesimo Spirito, parola di Conoscenza; ad un altro Fede, del medesimo Spirito; ad un altro doni di guarigione, per mezzo del medesimo Spirito; ad un altro potere di compiere potenti operazioni; ad un altro, Profezia; ad un altro discernimento degli spiriti; ad un altro diversita di lingue; ad un altro U'interpretazione delle lingue”. I sette figli della seconda posterita divennero, con le opera- zioni ei doni ricevuti dal Creatore, le SETTE COLONNE SPIRITUA- LI DIVINE a sostegno e protezione dell’universo. Purtroppo, non poterono esercitare la loro missione per lungo tempo perché gli uo- mini prevaricarono nuovamente cadendo in preda delle forze demoniache. La Giustizia divina intervene castigando gli uominie le loro citta: “Tale fu la sorte della citta di Enoc fondata da Caino, delle citta dell’ Egitto, di Sodoma, Gomorra, Gerico, Gerusalemme e di tante al- tre”. Ma un’altra causa di quei tremendi castighi fu, secondo Martinez, la mancanza di uomini giusti: “ .... perché il numero perfetto settenario degli uomini giusti non esisteva piit sulla terra”. In un passo del BERESHIT RABBA (19: 7) abbiamo la spiega- zione di quanto afferma Martinez a proposito dei sette giusti: 34 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE “Disse R. Abba b. Hahana: “La presenza divina stava prevalente- mente sulla terra; quando Adamo peccd sali al primo cielo, peced Caino, sali al secondo; con la generazione di Enos, al terzo; con quella del diluvio, al quarto; con la generazione della torre di Babele, al quinto; coi Sodomiti, al sesto e con gli Egiziani del tempo di Abramo, al settimo. In opposizione a loro sorsero sette giusti che sono ABRAMO, ISACCO, GIACOBBE, LEVI, QEHAT, AMRAM e MOSE. Sorse Abramo e Ia Presenza divina scese al sesto; con Isacco dal sesto al quinto; con Giacobbe dal quinto al quarto; con Levi dal quarto al terzo; con Qehat, dal terzo al secondo; con Amram dal secondo al primo. Sorse Mosé e la fece discendere dal disopra al disotto [cio® in terra, sul Sinai]. Noé allevé i suoi sette figli secondo il volere del Creatore. Dedicé i primi quattro “veri pensanti” [cioé in intima comunicazio- ne con il Creatore] alla sola Divinita: “Questi quattro saggi si dedicaro- no solo al culto divino, rinunciando ad ogni partecipazione al culto terre- stre” mentre gli altri tre fratelli “ .... dovettero attuare due culti: I'nno temporale terrestre e l'altro spirituale semplice, cioé essi furono esclusi dal- Voperazione del grande culto divino riservato ai loro quattro fratelli mag- giori". R. Le Forestier, gia citato all’inizio di questo lavoro, cosi spie- ga questo passo del Trattato: “I quattro primogeniti dei sette fratelli, il citi numero completo rap- presentava gli Spiriti Superiori, formavano il gruppo degli eletti privile- giati sottoposti ad una rigorosa ascesi. Essendo consacrati del tutto al culto del Creatore, non presero mo- glie. Il culto divino che praticarono fu regolato diversamente da come erano state regolate quelle stesse cose dai loro predecessori “i quali operavano tn culto misto di spirituale e di materiale terrestre” (....] “Gli ultimi tre fratel- li furono i dottori di un culto adattato alla rozza natura dei minori. Questi non parteciparono alla “operazione del grande culto divino” [cio®: in co- municazione intellettuale con la Divinita o con gli spiriti del cerchio divino] che era riservato ai quattro fratelli maggiori. Essi dovettero “oj rare due culti: l'uno temporale terrestre e l’altro spirituale semplice” (op. cit. Vol. I, cap. 5). Ein un altro passo: “Percio le operazioni sono in parte spirituali, dato lo scopo che é la messa in relazione con uno Spirito ed anche per il fervore che anima I'uomo di desiderio [....] ma sono anche in parte temporali [cio® materiali] poiché il INTRODUZIONE 35, minore pud conoscere lo Spirito divino solo tramite le manifestazioni sensi- bili ed in seguito a cerimonie rituali in cui gli elementi e i corpi: fuoco, acqua lustrale, aria agitata dalla voce dell’operante o carica di profumi, gesso che serve per tracciare le figure geometriche e i geroglifici, gesti di difesa 0 propiziatori, prosternazioni, olocausti, recitano una parte rigoro- sa” (id.). I quattro fratelli divisero il giorno in quattro intervalli di tem- poe poiché si erano dedicati al solo culto divino “non presero mo- glie”. Qui Martinez sembra trascurare un fatto di vitale importanza per Israele: il matrimonio. Gli Israeliti consideravano il matrimonio di origine divina. Lo stesso Creatore aveva fatto l’uomo e la donna uniti “maschio e femmina”, 'uomo e la donna “saranno una stessa carne”. Dice lo Zohar: “Se ut womo non & ammogliato, & come se fosse diviso in due meti e solo quando maschio e femmina sono uniti, divengono un corpo solo” (Qedoshim, 81 a-b). Era una prescrizione sposarsi: “II celibe non @ uomo nel pieno senso della parola” e procreare figli in omaggio a quanto prescrive la Sacra Scrittura: “Crescete ¢ moltiplicate e riempite la terra e rendetevela soggetta” (Genesi, I : 28). La mancanza di figli era considerata una maledizione. Dice Osea 9:11: “La gloria di Efraim volert via come un uccello; non pitt nascita, non pitt gravidanza, non pitt concepimento!”. E notol’episodio della morte di due dei quattro figli di Aronne narrato in Numeri, cap. III, 1/4: “Questa @ la progenie di Aronne e Mosé, quando il Signore parloa Mose nel monte Sinai. E questi sono i nomi dei figli di Aronne: il primoge- nito fu Nadav; indi Avihiit, Eleazaro ¢ Ithamar. Sono questi i nomi dei figli di Aronne, sacerdoti che furono unti e installati a esercitare le funzioni sacerdotali. Perd Nadav e Avihit morirono davanti al Signore, presentando innanzi al Signore un fuoco estraneo; (morirono dico) nel deserto di Sinai, in vita d’Aronne loro padre, senza avere figlioli e rimasero sacerdoti Eleazaro e Ithamar’” (Il Pentateuco volgarizzato ad uso degli Israeliti). 36 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Su questo episodio lo Zohar ci da la spiegazione: “Osserverete che la morte dei figli di Aronne ebbe diverse ragioni. Prima offrirono incenso in un‘ora inopportuna, dato che si deve bruciare Vincenso in ore prestabilite, come sta scritto: “Aronne brucera su di esso Vincenso aromatico; lo brucera ogni mattina quando accendera le lampa- de” (Esodo, 30 : 7). L’incenso doveva essere offerto contemporaneamente all‘accensione delle lampade affinché le offerte dell'olio ¢ dell'incenso avve- nissero simultaneamente {....] Ora, i figli di Aronne non offrirono lolio e Vincenso nello stesso tempo. Inoltre, essi dimostrarono di desiderare la morte del padre e prenderne il posto. In ultimo, essi non erano sposati e di conse- guenza erano minorati dato che chiunque non é@ sposato & minorato e inde- gno di servire da intermediario per attirare la benedizione dall’Alto” (Z. III, 33b-34a). R, Le Forestier scrive: “La pianticella straniera trapiantata in ter- ra di Francia, negli Stati del Re Cristianissimo, a favore dei fedeli della Chiesa Cattolica Apostolica ¢ Romana, aveva subito l’influenza dell’am- biente. Pasqually che faceva professione, e rumorosamente all’occasione, di cattolicita, aveva dovuto adattare la sua dottrina alla fede cattolica molto sincera dei suoi adepti, di modo che il Trattato cita il Cristo accanto a Mosé e si appoggia in modo chiaro sul Nuovo Testamento. Il rabbino che abbia- mo scoperto in Ini era, in definitiva, un rabbino convertito. Solamente lo era meno profondamente di quanto non volesse far credere o, forse, credeva lui stesso. I suo Cristianesimo @ un leggero intonaco che ringiovanisce un vecchio edificio, ma che si scrosta e cade non appena vi si mette la mano” (op. cit., vol. II, cap. 5). “Occorre ora informarvi sugli incarichi che i tre ultimi figli della seconda discendenza di Noé ricevettero ....”. Furono inviati a diffondere il CERIMONIALE DEL CULTO DIVINO tra le popolazioni che abi- tavano nelle tre regioni d’Ovest, Sud e Nord, regioni che erano state abitate per ben 141 anni dai figli della prima posterita di No’: Sem, Cam e Jafet. Il maggiore dei tre fratelli si stabili a Mezzogiorno, il secondo ad Ovest e il terzo a Nord. I tre fratelli cominciarono a stabilire il “calendario dei lavo- ri”, il ritmo delle operazioni. Insegnarono ai loro discepoli “le medi- tazioni, le preghiere e il cerimoniale”. Quando ritennero che i loro di- scepoli fossero abbastanza istruiti, scelsero quattro elementi miglio- ri, li fecero entrare nei cerchi operatori, uno alla volta per sei ore, sicché al termine delle operazioni risultarono “lavori” che erano stati INTRODUZIONE 37 iniziati con un sole e terminati con I’altro, cioé 6 x 4 = 24 ore com- plessive: “Da questa prima operazione inizia il primo calcolo dei figli di Nob, che si chiamarono Noachiti o Cinesi, perché la stirpe dei Cinesi e dei Giapponesi derivo direttamente dalla discendenza dei figli di Nob, cio? dal- Ia prima posterita, Sem, Cam e Jafet”>. I Noachiti, avendo riscontrato un’armonia tra il corso lunare e le loro operazioni spirituali, adottarono il calendario lunare: “ Do- vete sapere che il calcolo lunare é stato il primo che il Creatore diede all’uo- mo [ .... | ed & quello che innalza I'uomo alla massima conoscenza della natura universale”. Purtroppo, cid che dice il Trattato in merito al calendario ope- rativo dell’ “anno misterioso” é di difficile interpretazione. “Sarebbe difficile indovinare - scrive Le Forestier - da indicazioni cosi vaghe i principi in virtit dei quali Pasqually calcolava le date del suo anno che aveva tutte le ragioni di chiamare “misterioso”. In questa nebbia in cui l'autore si smarriva come i suoi lettori, sono visibili due punti di riferimento: il valore mistico del numero delle operazioni successive, poste sottol'invocazione del Denario, del Settenario e soprattutto del Quaternario ed una dottrina astrologica di cui si 2 presentita l'influenza vedendo quale importanza Pasqually attribuiva alle fasi lunari ed agli equinozi per deter- minare le date delle operazioni alle quali dovevano consacrarsi i Réaux- Croix” (op. cit. vol. I, cap. 5). Martinez invita i lettori (gli Eletti Coen) a riflettere sulla su- periorita del culto divino [il suo culto] sugli altri culti dei Cinesi, dei saggi egizi ecc. Mosé e Salomone furono superiori a tutti sino a quando non venne il Cristo che operd un culto di gran lunga superiore ad ogni altro. I culti passati, del resto, non preannunciavano, forse, le opera- zioni del Cristo? “Infatti, il Cristo ha lasciato, per mezzo della sua divina istituzione, ai suoi discepoli la preghiera e l'invocazione giornaliera ogni sei ore a completare il giorno comune di 24 ore”. I discepoli della “Chiesa cristiana” - scrive Martinez ancora oggi fanno l’invocazione giornaliera ogni sei ore e questa é la testi- monianza che il primo e vero culto divino fu stabilito dai Noachiti. 38 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE NOTE 1. “It Maestro degli E. C. riuniva nella sua persona tutti i doni cle divisi dalla Diviniti tra i sette Eletti Spirituali della seconda posteritit di No Forestier: op. cit,, vol. IL, cap. 4: “La magia degli Eletti Coen”). 2. I ter “noachita” apparve nel 1738 nel “Libro delle Costituzi massoniche. Come é gia stato scritto (“La Teurgia degli E. C.”, cap. VIIL, p.57) il paragone tra i Noachiti ed il grado del R.S. A. A. da parte di Martinez, é dovuto al fatto che il grado di Noachita (0 Cavaliere Prussiano), 21° del Rito Scozzese Antico ed Accettato, & un grado prevalentemente lunare. II tempi costituito da una sala illuminata solo dalla luna. 1 Cavalieri Prussiani, chiamati all’ordine, si volgono ad Oriente per osservare la luna, Le riunioni del grado si svolgono du- rante il plenilunio d’ogni mese e la festa annuale é celebrata ne! plenilunio di Marzo (Porciatti, “Gradi Scozzesi”). Ci fu anche un Ordine Noachila, portato in Francia dalla Germania, da un certo Saint-Gélaire nel 1757. Si componeva di vari gradi: Eletto Prussiano, Piccolo Architetto Prussiano, Noachila 0 Cavaliere Prussiano ecc. ABRAMO iP g d ora cominceré a parlarvi del tipo che Abramo rappresenta in W E520) questo universo”. Cosi Martinez inizia a parlare del “padre K ReSAll di moltitudine” Abramo. L’originale costituzione del po- be polo ebraico é strettamente legata alla figura di questo patriarca discendente di Sem. La tradizione biblica dice che Abramo, per ordine del Crea- tore, dovette abbandonare la citta di Ur in Caldea ed emigrare nel paese di Canaan dove finalmente gli Ebrei avrebbero assunto la con- sistenza di popolo. Ma perché proprio il paese di Canaan? Rispondono a questa domanda J. Riemer e G. Dreifuss (“Abramo: I'uomo e il suo simbolo, p. 21): “Canaan é stata prescelta per allevare 'INDIVIDUO Abramo, il quale sta subendo un processo psichico che forgia la sua nuova personalita e le da forma. Canaan fornisce anche un ambiente in citi possa nascere il SIMBOLO Abramo - un ambiente in cui nascono, come risultato delle sue esperienze psichiche, una nuova VISIONE DEL MONDO e una nuova fede: il Monoteismo. Ne emerge il padre di un nuovo popolo com’é stato promesso nel capitolo 12 della Genesi”. Ed infatti: “Il Signore disse ad Abramo: Va via dal tuo paese, dai tuoi parenti e dalla casa di tuo padre e va nel paese che io ti mostrerd; io fard di te una grande nazione, ti benedird e renderd grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benediré quelli che ti benediranno e malediré chi ti maledirae in te saranno benedette tutte le famiglie della terra (1/3). Abramo parti da Ur, risali I’Eufrate fino ad Haran, citta della Mesopotamia nord-occidentale e da qui si diresse verso la terra di Canaan. In questo paese, perd, Abramo non sostd a lungo, poiché, 40 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE come riferisce la Bibbia, scoppid una carestia per cui Abramo fu co- stretto a scendere in Egitto. Nel Trattato Martinez definisce il paese d’Egitto un luogo di “privazione divina o terra maledetta” e prosegue dicendo che “I primi spiriti vennero confinati nella parte di Mezzogiorno ed in quella parte & posto l’Egitto. La discendenza di Abramo, Isacco e Giacobbe, avendo prevaricato, cadde in potere degli abitanti dell’ Egitto e vi soggiacque per 430 anni”. Lo Zohar (I, 80a) dice in proposito: “La Potenza celeste che dava a questo paese, cio? la Palestina, la forza del nutrimento, non era ancora discesa poiché questa terra non era stata ancora santificata in quanto non aveva ancora contratto |’Alleanza. Non appena Abramo si rese conto che la Potenza che regna su questa terra non accordava ancora sufficientemente il suo aiuto ed appoggio, parti alla volta dell’ Egitto, come sta scritto: “Abram scese in Egitto per soggiornar- vi” (Genesi, 12: 10). Come poteva saperlo Abramo? Lo sapeva dalle parole di Dio: “Io dard questo paese alla tua progenie” (Genesi, 17 : 7). Sono queste parole che fecero capire ad Abramo che questo paese godri i favori celesti solo grazie alla santita della posteriti di Abramo, Abramo capi, per- cid, che la Palestina non era ancora favorita”. L’esilio di Israele in Egitto avvenne a causa “dell’errore com- messo da Abramo di recarsi in Egitto senza I'autorizzazione di Dio, i suoi discendenti furono oppressi per quattrocento anni. Poiché la Scrittura ci dice solo che Abramo discese in Egitto, ma non ci dice che Dio gli proibi di discendere in Egitto” (81b-83a). Il Trattato spiega anche i motivi per cui il nome di Abramo fu cambiato in Abraham: “Per comprendere, diletto popolo dello spirito, la verita che ti rivelo sul cambiamento del nome della prima creatura umana, osserva quello av- venuto al nome del padre temporale dei figli di Israele. All’origine delle sue operazioni temporali materiali, il suo nome, era Abramo che vuol dire uomo formato nella materia. Il Creatore gli tolse questo nome sostituendolo con quello di Abraham che significa padre ricco d’una moltitudine spirituale divina. Infatti, soltanto nella posterita di questo uomo la gloria e la giusti- zia del Creatore si sono manifestate preferendola ad ogni altra nazione”. Secondo il Talmud: “Abramo” é lo stesso che “Abraham”; al prin- cipio era padre di Aram, ed alla fine era padre di tutto il mondo intero. Saraj @ lo stesso che Sarah; al principio era signora del suo popolo ed alla INTRODUZIONE 41 fine era signora di tutto il mondo intero” (Cap. |: Da quando, 13a) [ci Abram “padre di Aram” (Aramei) e Abraham “padre di una molti- tudine”]. Trattasi di magia ebraica dei nomi. Gli autori che abbiamo citato precedentemente, J. Riemer e G. Dreifuss, ce ne danno la spie- gazione: “L’atto di dare nome ad una persona oa un oggetto ha una valenza magica e un significato che incide direttamente sulla formazione di una personalita. In un certo senso, esso definisce i poteri che l’individuo acqui- sisce in conseguenza al significato del proprio nome. Deriva da qui l'uso di inserire i nomi delle divinita nei nomi propri, come Ezechiele (‘el), Geremia (yah) ed altri. Dare il nome ad una persona equivale investirla del potere implicito nel significato di quel nome. Quando un uomo riceve un nome, viene inve- stito di vitalita, di anima, di contenuto. Il cambiamento di nome da ‘Avran a ‘Avraham ha molti significati dei quali il pitt saliente é che il nuovo nome gli da nuova forza, nuova vita e una personalita nuova, come effetto del- Vaggiunta della lettera “he” che & anche emblema del nome divino”. A tutto cid é stata data anche una spiegazione in termini cabalistici da A. D. Grad nella sue opera “POUR COMPRENDRE LA KABBALE”: “Il Signore disse a Abramo, nel cap. XVII della Genesi: “Io sono il Dio onnipotente; cammina alla nia presenza e sii integro”. Un Midrash dice: “Nell’attuale forma del nome di Abram, manca la HE (Abra-h-m) che corrisponde a 5. Aggiungo questa lettera al tuo nome e il totale delle lettere di ABRAHAM sara 248 numero delle membra del corpo umano. [....] A proposito del versetto: “L'Eterno aveva benedetto Abramo INOGNI COSA” (Genesi, XXIV : 1), Rachi dedusse dal valore numerico delle parole “in ogni cosa” - BA'KHOL: Bet, Kaf, Lamed, cioé: 2 + 20 + 30 = 52 che l'Eter- no aveva benedetto Abramo dandogli un FIGLIO perché le lettere della parole figlio - BEN: Bet, Nun, cioé: 2 + 50 = 52 - totalizzano lo stesso numero del termine “in ogni cosa” (p.42/43). Abramo, riconciliatosi con il Creatore, ebbe, per volonta di- vina, “.... uit figlio da sua moglie Sara, sebbene, data la sua eta avanzata, non fosse piti in grado di concepire. Questo figlio, concepito senza Ia pas- sione dei sensi materiali, fu chiamato Isacco. Isacco era stato concepito senza la passione dei sensi come era avvenuto per Abele e cid ripeté in tutto e per tutto “ .... la nascita 42 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE della seconda posterita di Adami nel figlio Abele”. “ Abramo cosi fu il tipo del Creatore; di conseguenza, nacque da lui un giusto puro e sanio, che fu chiamato, come gia ho detto, Isacco (questo nome significa riso o giubilo di Dio)”. Inome di Isacco (Yitschaq, lett. “ride”) fu dovuto al fatto che Sara, quando senti che il Signore diceva ad Abramo che avrebbe avuto un figlio da lei, “rise dentro di sé, dicendo: “Vecchia come sono, dovrei avere tali piaceri? Il Signore disse a Abramo: “Perché mai ha riso Sara, dicendo: “Partorirei io per davvero vecchia come sono?”. Vi é forse quatcosa che sia troppo difficile per il Signore?” (Genesi, 18 : 12/14). Anche il nome di Isacco ha avuto una interpretazione cabalistica dal gia citato A. D. Grad: “Il figlio di Abramo @ chiamato Isacco, in ebraico: Yitschag (Yod, Sade, Heth, Qof). Rachi riferisce che Yod (10) indica le dieci prove imposte ad Abramio, Sade (90) i novanta anni di Sara, Heth (8) gli otto giorni della circoncisione e Qof (100) i cento anni di Abramo” (p. 42). Il Creatore volle mettere alla prova Abramo. Gli disse: “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico figlio, colui che ami, Isacco e va nel paese di Moria e offrilo la in olocausto sopra uno dei monti che ti dird” (Genesi, 22 : 2). Il racconto che ne fa Martinez nel Trattato é alquanto diver- so. Isacco, giunto all’eta di trentanni, volle offrire un culto divino all’Eterno. Abramo allora condusse il figlio sul monte Moria. Secon- do la tradizione talmudica il Moria era il monte sul quale sorse il tempio di Salomone in accordo con quanto dice la Bibbia nel II Li- bro delle Cronache 3 : 1: “Salomone comincid a costruire la casa del Si- gnore a Gerusalemme sul monte Moria”. Innanzitutto Martinez da una interpretazione particolare di Moria: “Questo nome si divide in due parti: la prima, MOR, significa distruzione delle forme corporee apparenti e IA vuol dire visione del Crea- tore” e fu qui, infatti, dove Davide ebbe la visione del Signore (I Cr. 21: 22). Ma perché in cima ad un monte? Perché prima che gli Israeliti conquistassero la terra di Canaan, gli abitanti di quella regione con- sideravano santi i luoghi adibiti al culto. Questi luoghi erano posti generalmente in punti elevati (“alti luoghi”) e questo perché antica- mente si credeva che le montagne fossero le immagini delle divini- ta: INTRODUZIONE 43 “Le montagne incarnano la forza e il potere della natura, come se {fossero punti di incontro fra il cielo e la terra. Per loro tramite il materiale ¢ lo spirituale si congiungono. Forse proprio per il santissimo numinoso che ispira e per la sensazione di vicinanza alla potenza, la montagna viene scelta come luogo del rito di devozione a Dio. E come se, scalando la monta- gna, sforzandosi di raggiungere la sommita, l’'uomo manifestasse la sua volonta di lottare per avvicinarsi a Dio. Non é casuale che la pitt significa- tiva delle rivelazioni divine, nella storia del popolo d’Israele, si verifichi sul monte Sinai” (Riemer-Dreifuss, op. cit., p. 118) . La storia di Abramo pone in risalto il rapporto che ebbe con il Creatore, rapporto fatto di completa obbedienza e fiducia nei con- fronti dell’ordine divino: limprovviso comando di abbandonare Haran (Genesi, 12 : 1), il sacrificio di Isacco (Genesi, 22 : 1) ecc. Se- condo il Nuovo Testamento, la promessa che il Signore fece ad Abramo: “in te saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Genesi, 12: 3); “tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discenden- za” (Genesi, 22 : 18) ha il suo compimento nel Cristo: “vane Affinché la benedizione di Abramo venisse sugli stranieri in Cristo ....” (Galati, 3 : 14). “Che dice la Scrittura? “Abramo credette a Dio e cid gli fu messo in conto come giustizia” (Romani, 4 : 3) Abramo rappresenta “lo spirito che il Creatore invia ai minori” che operano nei tre cerchi sensibile, visuale e razionale. La sua circoncisione é il simbolo dell’alleanza che fece con il Creatore che “sempre disposto a fare con la creatura minore [Valleanza] quando questa creatura lo desidera”. Cid ricorda lo spirito ottonario, “ .... spirito dop- piamente forte [che] @ in te quando te ne rendi degno e da te si allontana allorché ti dimostri indegno della sua azione due volte potente”. GIACOBBE y apete che questi ebbe due figli gemelli di cui I’uno fu chiamato ] Giacobbe e l'altro Esatt. Giacobbe era il primo del concepimento, I] Esai il secondo. Questi due womini, nati da un padre tanto gin- sto, erano destinati a rappresentare un tipo essenziale e molto istruttivo per tutti gli uomini della terra. Non esantinerd i particolari dell’usurpazione che Giacobbe fece a danno del fratello Esait, la Scrittura ne parla abbastanza poiché ha dato a Giacobbe, a questo proposito, il so- prannome di soppiantatore”. Infatti, la Scrittura ci dice: “Isacco supplicd il Signore per sua moglie perché era sterile e il Si- gnore lo esaudi, cosi che sua moglie Rebecca divenne incinta. Ora i fighi si urtavano nel suo seno ed essa esclams: “Se & cosi perché questo?”. Ando a consultare il Signore. I Signore le rispose: “Due nazioni sono nel tno seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sara pitt forte dell’altro cil maggiore serviri il piit piccolo”. (Genesi, 25 : 21/23). La storia di Giacobbe é una storia particolare. In essa la mora- le umana fa posto alla grazia di Dio il quale esercita sugli uomini la sua divina potesta in completa sovranita. La scelta di Giacobbe il “soppiantatore” al posto del fratello Esai, legittimo erede, da parte di Dio costituisce un problema al quale ha dato una valida risposta l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani, 9: “La salvezza @ dono di Dio. Tuttavia Ia parola di Dio non é venuta INTRODUZIONE 45 meno. Infatti, non tutti i discendenti di Israele sono Israele, né per il fatto d'essere discendenza di Abramo sono tutti figli suoi. No, ma: in Isacco ti sari data una discendenza, cio’: non sono considerati figli di Dio i figli della carne, ma come discendenza sono considerati solo i figli della promes- sa. Queste infatti sono le parole della promuessa: fo verrd in questo tempo e Sara avra un figlio. E non & tutto; c’éanche Rebecca che ebbe due figli da un solo uomo, Isacco, nostro padre; quando essi ancora non erano nati e nulla avevano fatto di bene o di male - perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sulla elezione non in base alle opere, ma alla volonta di colui che chiama - le fu dichiarato: il maggiore sara sottomesso al minore, come sta scritto: Ho amato Giacobbe e ho odiato Esai”. Giacobbe, il cui nome deriva sia da‘ Ageb (tallone) sia da‘Aqab (ingannare, soppiantare), fratello gemello di Esai, riusci a ottenere il diritto di primogenitura ¢ la benedizione paterna con la complici- ta della madre. Per questo motivo fu costretto a fuggire a Charan in casa dello zio Labano presso il quale stette a servizio per venti anni. Al termine dei venti anni fuggi da Labano per ritornare in Palestina. Passando per Penuel (in ebraico “faccia di Dio”) il “Signore gli fece apparire un angelo con I'aspetto di uomo” contro il quale Giacobbe lotto tutta la notte. Poiché I‘angelo-uomo non riusciva ad avere ragione di Giacobbe “..... lo spirito provocd un forte turbamento sulla persona di Giacobbe da ledergli il tendine di Achille”. Su questo episodio la Genesi (32 : 30) cosi si esprime: “Giacobbe allora gli disse: “Dimmi il tuo nome”. Gli rispose: “Per- ché mi chiedi il nome?”. E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamé quel Inogo Penuel “perché - disse - ho visto Dio facia a facia, eppure la mia vita é rimasta salva”. Spuntava il sole quando Giacobbe passé Penuel e zoppicava all’anca”. Lo Zohar, a sua volta, racconta cosi l’episodio: “Non appena ebbe passato Penuel, vide levarsi il sole, ma si trovava zoppo d’una gamba. In quel tramonto Giacobbe aveva contemplato troppo da vicino la luce della sefira Nezah d'Israele; da quel momento egli zoppicd poiché questa sefira rappresentava la coscia destra dell albero sefirotico. Ecco perché la Scrittura dice: “Giacobbe fu leso ad una coscia”; non fu leso in ambedue le cosce, ma ad una sola, perché egli non aveva contemplato che la luce della sefira Nezah che forma la coscia destra dell‘albero sefirotico. Questa luce rappresenta il quarto grado; ecco perché, a partire da Giacobbe, nessun uomio fu dotato det dono di profezia, sino alla venuta di Samuele; solo allo- 46 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE ra la Scrittura dice: “Colui che @ In gloria di Israele” (1 Re, 15: 29). Solo in quell’epoca la coscia dell‘atbero sefirotico si rimise dalla debolezza da cui era stata colpita sin dal giorno in cui Giacobbe era stato messo in pericolo dall’angelo di Esait. E scritto: “Gli toccd il nervo della coscia” (Genesi, 32 2 25). Quando I‘angelo di Esait si accinse a lottare contro Giacobbe, si ac- corse che questi riceveva forza dal primo e dal secondo grado sefirotico, cioé sia dalla Luce suprema che forma la prima ipostasi, sia dalla luce chianata “Uomo” che forma la seconda sefira e la seconda ipostasi. Ecco perché la Scrittura dice: “Quando quest’uomo vide che non potevn vincere, gli toccd il nervo della coscia”. Quando l'angelo si accorse di non poter dominare il tronco di Giacobbe, perché rappresentava la Luce suprema simboleggiata dalla testa chiamata “Corona” ela seconda luce detta “Uomo” (queste due sefirot sono comprese nel tronco dell’albero sefirotico), gli toccé il nervo che costituisce la forza, simbolo della sefira Nezah che esprime il rigore. A par- tire da quel momento nessun uomo poté profetizzare sino all'arrivo di Samtuele. Ecco perché la Scrittura dice: “Colui che é la gloria di Israele” e un po’ oltre: “Poiché egli non @ un uomo” (I RE, 15 : 29) cio? il dono di profezia non deriva dal grado sefirotico detto “Uomo”, ma da quello detto Nezah. Giosué profetizz6, mia non era che il riflesso della profezia di Mose, come sta scritto: “Lo farai partecipe della tua gloria” (Numeri 27 : 20). Questa profezia emanava dal quinto grado, il che poneva Ia sefira Nezah nella coscia sinistra. Solo con la venuta di Davide essa riprese il proprio posto a destra, cosi come sta scritto: “Le delizie di Nezah sono alla tua destra” (Sl. 16: 11). La Scrittura non dice: “Sono nella tua mano destra”, ima “alla tua destra”, cio Nezah @ rimessa nel lato destro dal quale era stata tolta in seguito alla lotta di Giacobbe con I’angelo di Esai” (Z. 1, 21b). Daallora IEterno stabili che “ .... nessuna persona segnata dalla nascita dalla lettera B potesse essere ammiessa al culto divino”, evidente riferimento di Martinez al Levitico 21 : 16 relativo agli impedimenti al sacerdozio. “Giacobbe espresse il sincero pensiero di ritornare nelle grazie det Creatore”. Fu esaudito perché “ .... una visione naturale, con sembianze umane, la quale gli assicurd che i suoi voti erano stati esauditi”. Giacobbe allora si recd sul monte Moria “ .... e dopo avere pre- parato ogni cosa per l’operazione, recito la preghiera [ .... ]. Alla meta del nono giorno ed all’inizio del decimo, Giacobbe ebbe la certezza della sua definitiva riconciliazione, ma il risultato dell’operazione lo aveva agitato a INTRODUZIONE 47 tal punto da non potersi reggere in piedi. Si coricd, allora, sul lato sini- stro”. In un precedente capitolo si é parlato di lato destro (vita) e di lato sinistro (morte). Secondo I'ISTRUZIONE SEGRETA DEGLI ELETTI COEN di Lione, al fianco sinistro é stata assegnata la “parte demoniaca” per- ché @ “Ia sede dell’anima e vi risiedono le sue passioni. Cosi ‘anima é posta a sud. Per poter conoscere il segnacolo dell’anima mettete il corpo dell’uo- mo in modo che la testa sia a est, il viso rivolto al cielo; vedrete che il cuore 2a sud. Il cuore é il simbolo dell’anima in quanto la sede dell’anima entra, esce e ripassa continuamente attraverso il cuore”. Stando ad una tradizione ebraica il cuore dell’uomo é diviso in due parti. In quella di destra vive lo YETSER TOV, la creatura ‘buona; in quella di sinistra vive lo YETSER HaRa, la creatura suscet- tibile di diventare malvagia. Queste due creature si contendono |'influenza che ciascuna di esse vorrebbe avere sull’uomo. L’ultima decisione, perd, spetta sempre all’uomo che pud decidere sia per I’una, sia per I'altra ser- vendosi della prerogativa concessagli dal Creatore: il libero arbitrio. Il cuore é, secondo il Trattato, una porta attraverso la quale entrano nel Minore sia “lo spirito di vita passiva”, sia , “ .... gli spiriti piit eccelsi, sia buoni che perversi” e, in tal modo, il Minore mette in atto la sua volonta a favore dell’uno o degli altri secondo il suo libe- xo arbitrio. Gli Spiriti del Male, attraverso il cuore, attaccano l’uomo pre- ferendolo a qualsiasi altro essere: “Gli spiriti demoniaci preferiscono la forma del minore anziché quella degli animali perché la forma dell'uomto é Vimmagine e la riproduzione generale della grande opera del Creatore [ J Questi spiriti fanno presa ancora di pitt sulla forma dell’uomo perché questa forma contiene un essere minore spirituale pitt potente di loro e che cercano incessantemente di traviare e di allontanare dal Creatore. Ecco il motivo per cui il principe dei demoni fa perseguitare dai suoi spiriti intel- letti Ia forma corporen dell’ tomo anziché quella degli animali, poiché que- sti ultimi non recano nessuna immagine della grande opera del Creatore e non contengono in sé nessun essere spirituale divino sul quale gli spiriti demoniaci possano creare emozioni”. J. B. Willermoz spiega, nella ISTRUZIONE SEGRETA DEI GRANDI PROFESSI, la differenza tra l’uomo e l’animale: 48 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE “L'uomo é un complesso ternario, composto di spirito, emanato dal seno della Divinita di cui 2 l’immagine indistruttibile; di anima o vita ani- male passiva ¢ peritura, emanata da agenti secondari; d'un corpo materiale formato da tre principi corporei o elementari. L’animale o Ia bestia é solo un composto binario, formato di anima passiva e di corpo materiale che non hanno il carattere indelebile della vita e della indistruttibilita ed hanno soltanto un'azione temporale”. L’anima é posta a sud. Il sud, la “regione di Mezzogiorno”, era una caratteristica della topografia mistica degli antichi Caldei che Martinez ha inserito nel Trattato a pitt riprese: “Caino, dopo la prevaricazione, fu costretto ad andare a vivere con le due sorelle nella parte di Mezzogiorno dove fu relegato stabilmente dalla volonta del Creatore e dall’autorita di Adamo. E questo il tipo del luogo in cui i demoni furono relegat: Questa parte meridionale fu maledetta dal Creatore e diven- . asilo dei maggiori [demoni] e dei minori [dannati]”. corvo usci dall’arca [ .... ] Si diresse verso Mezzogiorno per di- mostrare che era il luogo in cui Caino si era ritirato e dove si sarebbe ritira- to Cam con tutti i suoi discendenti”. “It Inogo della residenza di Agar e di Ismaele era lo stesso di quello in cui Caino e Ia sorella erano stati esiliati”. “I primi spiriti vennero confinati nella parte di Mezzogiorno ed in quella parte é posto l'Egitto”. Infine: “La parte di Mezzogiorno é pure il tipo di quella parte universale nella quale il Creatore proclamer’ la sua giustizia e Ia sua gloria alla fine dei tempi. Ed in questo luogo i giusti proclameranno le loro virtit e potenze con grande onta degli spiriti perversi e dei minori dannati". ne, MOSE i) nizierd con il darvi I'interpretazione del termine Egitto dove, ENG at) come sapete, nacque Mose. Questa parola significa luogo di pri- Dry) yy NG Veg) vazione divina o terra maledetta. La erano stati precipitati i ne- mici della divina volonté con i loro seguaci. Le popolazioni che risiedevano in questo paese e che ne coltivavano la terra secondo Ia loro naturale predisposizione rappresentano i primi spiriti prevaricatori che operarono ed ancora oggi operano secondo la loro volonta, indipendente- mente da quella del Creatore. I primi spiriti vennero confinati nella parte di Mezzogiorno ed in quella parte é posto l'Egitto. La discendenza di Abramo, Isacco e Giacobbe, avendo prevaricato, cadde in potere degli abitanti del- VEgitto e vi soggiacque per 430 anni”. “La storia dei rapporti del popolo ebraico con quello egizio - scrive A. M. Di Nola in “Cabbala e Mistica giudaica” pp. 181/82 - viene liberata del tutto dal suo radicamento in una realta di tempo e di spazioe si trasforma in una allegoria e in modello simbolico delle vicende dell'anima umana, esposta ai rischi di una “discesa” nella sfera delle esperienze magi- che e spinta a “risalirne”, attraverso la via della retta conoscenza del divi- no. L’Egitto é, percié, la terra nella quale Israele conobbe le mortificazioni della lunga schiavitit, ma @ pure una regione della eterna dialettica dello spirito, il lato “sinistro” e negativo del reale e il regno delle sefirot inferiori o inverse. Cosi che I'uscire dall’Egitto significa riacquistare coscienza del proprio destino soprannaturale e riattaccarsi all’Albero della Vita, dopo avere sperimentato il crollo dei valori etici e il rischio esistenziale della perdita dell‘anima: “E Abramo sali dall’ Egitto” (Genesi, 13 : 1) [....] 'Egitto é, percid, una condizione spirituale morbida e disastrosa, dalla quale la cre- atura si svincola con l’aiuto della illusione e con lo sforzo del suo retto sentire; @ la schiavitit del popolo di Israele, il descensus in Aegyptum, é la prigione della ragione e del cuore nella rete delle forze istintive insorte per- 50 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE ché la creatura non ha vigilato con perseveranza”. Detto questo, passiamo al grande legislatore d’Israele che occupa un posto di primo piano nel Trattato. Secondo il Libro dei Numeri, il padre di Mosé si chiamava Amram e la madre Iochebed: “La moglie di Amram si chiamava lochebed, figlia di Levi, che nac- que a Levi in Egitto; essa partori ad Amram Aronne, Mosé e Maria loro sorella” (26 : 59). Il Trattato, pero, attribuisce loro nomi diversi: “Tupz, che la Scrittura chiama Amram, della tribit di Levi e Maha, sua moglie, che la Scrittura chiama lochebed, della stessa casa di Levi, furo- no eletti, sebbene fossero schiavi nella terra d’Egitto, per dare vita ad una posterita di Dio e che doveva rigenerare In posterita di Adamo, Abramo, Isacco e Giacobbe ed in questo modo rinnovare la posterita di Adamo. Tupz ‘vuol dire colmo di bonta divina ed ha il numero senario, 6. Maha, o Marra, significa fecondita spirituale divina ed ha il numero 4. Tutti e due ebbero in etd avanzata una discendenza composta di due maschi ed una sola femmi- naa, cio il padre ebbe prima Merian allcta di sessantasei anni, 66=3. Que- sta figlia fu, quindi, chiamata Merian che significa terra vergine. Fu com- petente in cognizioni spirituali divine e sacrificé la sua verginita per poter esercitare il vero culto concesso e ordinato al suo sesso. Tupz ebbe poi Aronne all'eta di settantanove anni, 7, ed ebbe I’ultimo figlio Mosé all’eta di ottantadue anni, 10. Maha gener Merian all’eta di quarantotto anni, 3, Aronne all'eta di sessantun anni, 7 e Mose all’eta di sessantaquattro anni, 10”. In realta, questi numeri non indicano gli anni e i mesi, come sembrerebbe a tutta prima, dei genitori di Mosé al momento della nascita dei figli. Troviamo la spiegazione di cid ricorrendo ad una opera di Papus (Traité méthodique de science occulte) in cui l’auto- re scrive: “Se volete meravigliare un esperto di algebra, presentatigli la seguente operazione: 4=1 7=10 4=7 naw allora Queste due operazioni, riduzione e addizione teosofiche ....] sono indispensabili per conoscere gli scritti ermetici ....”. INTRODUZIONE 51 Pertanto abbiamo: TUPZ6-MERIAM 66 3 MAHA 4-MERIAM48 3. ARON 79 7 ° ARON 61 7 MOSE 82 10 MOSE 64 10 Infatti: 48=4+8=12=3 61=6+1=7=7 82=8+2=10=10 64=6+4=10=10 da cui risulta: Mose 10 Potenza divina Aron 7 ” spiritual Tupz 6 — Spirito di potenza animale Maha 4 Potenza quaternaria Meriam 3 . terrestre Mosé ha il numero 10, potenza divina. Dice I’Esodo, 7 “Il Signore disse a Mosé: vedi, io ti ho posto a fare le veci di Dio per il Faraone, Aronne, tuo fratello, sari il tuo profeta”. Aronne, che parla per Mose, ha il numero settenario. Tupzé uno “spirito di potenza animale” (“animale” secondo il Trattato significa anima passiva). Maha che, per il Trattato, significa “fecondita spirituale divi- na”, doveva dar vita a Mosé. Ha il numero 4. Di questo numero si servi il Creatore per l’emanazione di Adamo e, pertanto, indica l’ori- gine e la potenza del Minore che, in questo caso, @ Mose. Meriam, il cui significato @ “terra vergine”, ha il numero 3, “numero della terra”. Mose, diventato adulto, prese coscienza d’essere figlio d’Isra- ele, come ci ricorda I’autore della Epistola agli Ebrei (11 : 24/26): “Per fede Mosé, divenuto adulto, rifiuto d’essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popoto di Dio....”. Avendo ucciso un egizio che maltrattava un ebreo, Mosé fu costretto a fuggire nel deserto di Madian. Cola ebbe la visione del- 52 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE l'Eterno che gli disse: “Ho osservato Ia miseria del mio popoto in Egitto (....] ora va! Ti mando dal Faraone. Fa uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti” (Esodo, 3 : 7 e 10). Mosé ricevette, secondo il Trattato, dall’Eterno le quattro potenze divine necessarie per andare ad operare contro le quattro regioni demoniache, cioé i quattro capi regionali che stanno ai quat- tro angoli terrestri e “.... manifestano tutta Ia loro malvagita nella terra d’Egitto contro Israele”. E nota ’ostinazione del Faraone nel non voler lasciare partire gli Israeliti, ostinazione che fu vinta solo dopo aver subito le dieci piaghe I’ultima delle quali, la morte dei primogeniti, lo indusse a lasciar partire Mosé ed il suo popolo. Ma perché tanta ostinazione? Lo Zohar ce ne da la spiegazit ne: “I Faraone era il pitt saggio di tutti i maghi; molto esperto nella conoscenza delle “corone inferiori”; secondo questa scienza, il Faraone era persuaso che Israele dovesse restare in Egitto definitivamente, a tal punto erano strette le maglie della rete che gli aveva teso. Ma il Faraone ignorava che esiste una Fede che sta al di sopra di tutte le scienze magiche. Quale era il motivo per cui il Faraone resistette a Dio? Rabbi Abba disse: “I! motivo della resistenza del Faraone era il nome “Jehovah” pro- nunciato da Mose; questo nome lo aveva deciso a resistere, come é scritto: “E V'Eterno induri il cuore del Faraone” (Genesi 9 : 12). Poiché il Faraone non aveva trovato, nella sua scienza magica, nessuna conferma della supe- riorita di questo nome sulla terra. Ecco perché il Faraone prima disse: “Chi @ Jehovah?” E poi disse: “Jehovah @ giusto”. E ancora: “Ho peccato contro Jehovah”. Cosi la stessa bocca che prima negava l'esistenza di Jehovah, pitt tardi dovette riconoscerne la giustizia” (II, 52b). Mosé condusse Israele fuori dell’Egitto inseguito dall’eserci- to del faraone: “Le diverse marce sostenute dal Faraone, inseguendo gli Israeliti, sono il simbolo dei trucchi e dei sotterfugi di cui si serve lo spirito demoniaco” ma lo Spirito divino che proteggeva Israele usd “gli stessi ‘mezzi per contrastare lo spirito demoniaco” servendosi dello stesso po- polo ebraico per distruggere l'Egitto. Mosé, intanto, che aveva previsto le peripezie che Israele do- veva affrontare per sfuggire al Faraone, ordind al popolo ebraico di fare grandi scorte di pane senza lievito che sarebbe stato il suo unico sostentamento sino a quando non sarebbe entrato nel deserto di INTRODUZIONE 53 Canaan. Solo allora Mosé spiegd al popolo il significato del pane azzimo: “Sappi, disse, o Israele, che il pane non lievitato che hai mangiato con Vagnello in terra d’Egitto, durante gli ultimi otto giorni che vi sog- giornasti, ti rivela il nutrimento spirituale che il Creatore ha deliberato di concederti per tutto il tempo che combatterai in Canaan. Ti rivela altresi la riconciliazione con il Creatore e la liberazione dalla schiavitit simboleggia- ta dal cambiamento del tuo nutrimento per cui abbandonasti gli alimenti profani agli Egiziani che il Creatore doveva sterminare”. Il pane lievitato &, per lo Zohar, il simbolo dello spirito del Male: “Tutti i termini che indicano il “lievito” come “seor”, “hametz” ecc., indicano nello stesso tempo lo spirito del demonio padrone degli Egizi. Il Santo, che sia benedetto, disse agli Israeliti: Sino ad oggi siete stati sotto il potere del “lievito”; ma d’ora in poi siete un popolo libero; percid togliete dalle vostre case ogni traccia di lievito” (Sezione B6, 40a). Gli Israeliti mangiavano generalmente pane lievitato perché ritenuto pit digestivo. Non adoperavano il lievito in diverse occa- sioni. Per esempio, in caso di una partenza improvvisa, come av- venne in occasione della fuga dall’Egitto: “It popolo portd con sé la pasta prima che fosse lievitata” (Esodo, 12:34). I pani offerti all’Eterno: “Non offrirai con pane lievitato il sangue del sacrificio” (Esodo, 23 : 18). “Nessuna delle oblazioni che offrirete al Signore sara lievitata; non brucerete né lievito, né miele come sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore” (Levitico 2 : 11). Il pane azzimo prescritto per la Pasqua: “Per sette giorni voi mangerete azzimi. Gia dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangera del lievito dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sari eliminata da Israele” (Esodo 12 : 15) ricordava la fretta della partenza dall’Egitto ¢ la santita del popolo eletto. La Sacra Scrittura considera il lievito come il simbolo del Male che corrompe Ianima a guisa di putrefazione e di fermentazione. Dice Osea in 7 : 4: 54 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE “Tutti bruciano d’ira, ardono come un forno quando il fornaio cessa di rattizzare il fuoco, dopo che, preparata la pasta, aspetta che sia lievitata”. Perché la proibizione del lievito durava solo sette giorni? Lo stesso Zohar ce ne da la risposta: “Il fatto & paragonabile ad un re che conferisce ad un privato la dignita di intendente. Il nuovo intendente, nei primi giorni della sua eleva- zione a questa dignita, & costretto.a indossare l'abito che ne indica la digni- fa; ma una volta che si é reso noto al pubblico, pud farne a meno. Ugual- mente, quando Israele si riparé, per Ia prima volta, sotto le ali della Shekinah, doveva astenersi per alcuni giorni dal “lievito” allo scopo di far conoscere la sua elevazione. Trascorsi i primi sette giorni, non ne aveva pitt bisogno. Ecco perché la Scrittura dice: “Per sette giorni voi mangerete azzimi” (Z. IL, 40a). Fuggendo il Faraone, gli Israeliti giunsero nel deserto di Phishizoth (Pi-hahirot); qui Mosé invoco il Creatore. La sua preghiera fu esaudita ed i popolo “ .... fu compenetrato da completa fiducia nel Creatoree nel suo servo Mose. Questa fede fu confermata da una colonna di nubi che formd un ostacolo tra I’esercito di Israele e quello degli Egizi i quali, in tal modo, non potevano vedersi, sebbene accampati nello stesso deserto | .... } Israele rimase ancora alcuni giorni nel deserto al riparo della colonna di nubi”. Mosé, poi, spiego al popolo il significato della colonna di nubi: “Quella nube memorabile che ti servi da sostegno nel deserto d’Egit- to, era un corpo apparente creato dall'azione d'un infinito numero di spiriti puri e semplici che erano in comunicazione diretta con lo spirito divino creatore uscito dal cerchio denario per ordine dell'Eterno. Lo spirito divino precedeva Israele a forma di colonna di fuoco e la colonna di nubi seguiva le sue tracce”. Due erano le colonne che guidavano e proteggevano Israele. Dice Esodo in 13 : 21/22: “Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nubi, per guidarli sulla via da percorrere e di notte con una colonna di INTRODUZIONE 55 {fuoco per far loro luce, cosi che potessero viaggiare giorno e notte”. Lo Zohar, a sua volta, dice: “Come la luce vista attraverso il prisma sembra essere composta di bianco e di colori scuri, sebbene in realta sia solo una, cosi le essenze divine formano una solo unita. E il vero senso della colonna di fumo bianco, du- rante il giorno e quella di fuoco, durante la notte, che precedevano Israele nel deserto. Queste due colonne erano il simbolo delle due essenze divine corrispondenti al giorno ed alla notte e I’una si confondeva con I'altra per illuminare il mondo, come gia é stato spiegato: “Servano da luce nel firma- mento del cielo per illuminare la terra (Genesi, 1 : 15)”. La colonna di nubi era composta di spiriti ternari (spiriti del- la terra), mentre la colonna di fuoco era composta di spiriti ottonari, classe particolare che “un tempo era nell'immensita divina” ma, a cau- sa della prevaricazione dei primi spiriti, fu emancipata dal Creatore ecostretta ad abbandonare l’immensita divina per andare ad opera- re nelle tre immensita terrestre, celeste e sopraceleste la sua azione di duplice potenza: “E questa Ia dimostrazione che lo spirito doppiamente forte 2 in te quando te ne rendi degno e da te si allontana allorché ti dimostri indegno della sua azione due volte potente. Hai visto questa doppia potenza agire in Egitto in tuo favore e per la tua gloria ha diviso la sua azione in due parti, Tuna per lo sterminio dei tuoi nemici e l'altra per vigilare al tuo manteni- mento spirituale e corporeo. E cid era simboleggiato dalle due colonne che camminavano sempre con te”. Nella notte tra il 14° e il 15° giorno di Nisan, Mosé fece passa- reil Mar Rosso agli Israeliti: “Lina colonna di fuoco precorreva il popolo lungo il sentiero tracciato da Mosé. Questa procedeva in vista di Mosé e del popolo, per illuminarli” e quando tutti gli Israeliti furono salvi sulla altra sponda, Mosé volle che “meditassero sulla infinita bonta del Crea- tore { .... ] volle che ringraziassero I’Eterno e quando Ia loro azione di gra- zia era alla fine, il 15° giorno di tuna cominciava ad apparire. Fu in quel momento che videro cadere la manna”. I racconto della manna é narrato nell’Esodo allo scopo di ri- velare un miracolo operato dal Creatore a favore d’Israele prenden- do lo spunto dalla “manna” naturale che é una secrezione di un alberello che cresce sul Sinai e noto con il nome scientifico di “tamarix mannifera”. La manna si conservava da un giorno all’altro, eccezio- ne fatta per il giorno di sabato affinché gli Ebrei imparassero a vive- 56 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE re ogni giorno per fede e la sua quantita era proporzionata alla ne- cessita di ogni Israelita: “E avvenne, verso sera, che salirono delle quaglie, che ricopersero il campo; e, la mattina, c’era uno strato di rugiada intorno al campo. E quan- do lo strato di rugiada fu sparito, ecco sulla faccia del deserto una cosa minuta, tonda, minuta come brina sulla terra. E i figlioli di Israele, veduta che l'ebbero, dissero l'un l'altro: “Che cosa @?” [cioe: MAN HU?, do- manda di meraviglia: “Che cosa &?”], perché non sapevano cosa fosse. Mos? disse loro: “Questo é il pane che l’Eterno vi daa mangiare. Ecco quel che l’Eterno ha comandato: Ne raccolga ognuno quanto gli basta per il suo nutrimento; un omer a testa, secondo il numero delle vostre persone; ogntu- no ne pigli per quelli che sono nella sua tenda” (Esodo 16 : 13/16). La manna é il simbolo delle grazie che I’Eterno elargisce agli uomini. Filone d’Alessandria (in: “Allegorie delle Leggi”) scrive in Pproposito: “Della manna e di ogni dono che Dio dispensa al genere umano, @ bene prenderne secondo calcolo e misura e non oltre In nostra necessiti, poiché in questo caso, si tratterebbe di avidita. L’anima deve, dunque, raccogliere cid che giornalmente le necessi- ta, al fine di rendere manifesto che non lei @ custode dei beni, bensi Dio, che ama donare”. E lo Zohar: “Rabbi Simone disse: “Osservate che Dio, prima di dare la Legge agli Israeliti, volle provare se questi avevano fede; volle fare una distinzio- ne tra gli uomini di fede e gli uomini che non ne avevano. Ecco perché ordino di raccogliere la quantita di manna necessaria per un solo giorno. Gli uomini di fede si conformarono alla sua Legge e ricevettero Ia corona di Srazia di Dio; ma gli altri non vollero conformarsi e vennero privati della corona. La stessa manna gridava a coloro che ne avevano troppa: “Il ventre degli empi manca di cibo” (Prov., 13 : 25). Ma nonostante tutti gli sforzi degli uontini senza fede, accadde che: “Lo mtisurarono con l'omer e chi ne aveva raccolto molto non ne ebbe di sorverchio e chi ne aveva raccolto poco non ne ebbe penuria (Esodo, 16: 18)” (Z. II, Bereschith 62b). I TRE TEMPI FA a citazione “un tempo, due tempi e la meta d'un tempo” fa | parte dello stile apocalittico della Sacra Scrittura ed in particolare del Libro di Daniele e dell’ Apocalisse. Nel pri- ===) mo, il profeta Danicle spiega la visione dei quattro anima- leone, orso, leopardo e un mostro con dieci corna e ed un corno minore raffigurante Antioco IV Epifane che perseguitd gli Ebrei “per un tempo, dei tempi e la metit d'un tempo” (7 : 25) cio® per tre annie mezzo (tra il 168 e il 165 a.C.) e in alcuni capitoli dopo, nello spiega- re la “profezia sigillata” dice: “E udii I'uomo vestito di lino, che stava sopra le acque del fiume, il quale, alzata la man destra ela man sinistra al cielo, per colui che viva in eterno, che cio sara per un tempo, per dei tempie per la meta di un tempo” (12:7). L’Apocalisse, al cap. XII relativo alla donna e al drago dichia- ra: “Primo segno: la donna e il dragone: “... il dragone si pose davanti alla donna, che stava per partorire, per divorare il bambino appena nato. Essa partori un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna, invece, fuggi nel deserto ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi {fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni” (12: 4/6). La donna ricevette due ali per poter fuggire nel deserto nel quale “8 nutrita per un tempo, dei tempi e la meta di un tempo” (12: 14). Scrive J. H. Alexander nella sua opera “L’ Apocalypse”, pagg. 207 e 238: “Se I’ Apocalisse 12 non rivela il Iuogo geografico in cui Dio porri il suo popolo al sicuro, questo capitolo precisa, al contrario, a due riprese, la durata della prove supreme di Israele: 1260 giorni, cioe tre anni e mezzo e “UN TEMPO" (un anno), “DEI TEMPI” (due anni) ela “META DI UN TEMPO” (mezzo anno), fanno tre anni ¢ mezzo. E il periodo piit oscuro della grande tribolazione, uguale in lunghezza a quella della prima meta 58 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE della grande tribolazione evocata in Apocalisse 11 : 3: “E io daro ai miei due testimoni di profetare ed essi profeteranno per milleduecentosessanta giorni, vestiti di cilicio”. I due testimoni inviati dal cielo saranno vestiti di sacco, per incitare alla contrizione e alla penitenza. In quanto ai 1260 gior- ni, essi corrispondono ai 42 mesi durante i quali le nazioni calpesteranno la Citta Santa”. Martinez ha fatto sua la concezione dei tre tempi e mezzo inserendola, a modo suo, nella Dottrina della Reintegrazione. Gli uomini, immersi nelle tenebre dell’ignoranza, hanno con- siderato sempre i tre cerchi solo materialmente preoccupandosi sol- tanto di soddisfare le proprie passioni terrene. Ma gli iniziati, al con- trario, considerano i tre cerchi spiritualment “Attribuiamo spiritualmente il cerchio minore al sensibile, il cer- chio intelletto al visuale e il cerchio maggiore spirituale al razionale e que- sti tre cerchi non sono altro che una estensione separata in cui i minori giusti termineranno Ia loro azione temporale, invisibile all’uomo materiale [che i profani, schiavi della materia, non conoscono]. Questa opera- zione inizia nel cerchio sensibile. Di la i minori passano nel cerchio visuale, dove si compie la parte piit importante della loro operazione spirituale che chiamiamo reazione d’operazione, in quanto I'estensione di questo secondo cerchio & enormemente pitt vasta di quella del primo, nel quale i minori terminano il corso dell‘operazione congeniale al proprio essere. Essi vanno a godere il riposo all’ombra della riconciliazione nel cerchio che chiamiamo razionale”. Pit: avanti nel Trattato, Martinez ci spiega anche come cid potra avvenire: “L'orribile cambiamento che avvenne nella forma corporea del pri- mo mago del Faraone allude al cambiamento di potenza spirituale che i minori subiranno nei tre cerchi sensibile, visuale e razionale, dove saranno costretti ad agire per un tempo, due tempi ela meta di un tempo. Il primo tempo, sensibile, @ il piit vicino alla materia terrestre; il secondo tempo, visuale, é prossimo alla materia rarefatta e la meta di un tempo é il raziona- le, il pitt vicino al superceleste. Ecco senza dubbio cid che ti insegna la punizione inferta sul primo mago”. Martinez aveva costituito il suo Ordine su questi tre cerchi. Ecco, in sintesi, quanto ci dicono in proposito le “Conferenze di Li- one”, documento insostituibile per conoscere la teosofia martinezista: L’Ordine forma una circonferenza particolare, ricettacolo delle INTRODUZIONE 59 azioni spirituali celesti, nella quale sono ammessi tutti gli uomini che desiderano entrarvi sinceramente. Questa circonferenza é puramente intellettuale e cosi la sua divisione: deve essere relativa al numero settenario il che forma le sette classi 0 i sette gradi dell’Ordine. Poiché tutte le cose della natura sono il simbolo delle cose di un ordine superiore, cosi questa cinconferenza, formata dai membri dell’Ordine, é una immagine della cinconferenza spirituale formata dai sette principali agenti planetari che hanno ricevuto dal Creatore il compito di dirigere e di difendere la creazione universale. Adamo era stato posto, dal Creatore, al centro di questa circonferenza ma, in seguito alla prevaricazione, fu relegato sulla superficie terrestre e qui l’'uomo deve pagare il tributo di espiazione e di giustizia, deve, inoltre, purificarsi dei sette vizi che si oppongono alle sette virti. Ogni classe dell’Ordine é un simbolo di questa espiazione. La circonferenza dell’Ordine é suddivisa in tre cerchi. Il primo cerchio contiene tutti coloro che sono ammessi nella prima classe. L’Ordine opera, in questo grado operatorio, alla purificazione della forma con la virti: della potenza dell’anima ter- restre e degli spiriti ternari terrestri, acquatici, focosi. Questo grado @ conferito di Lunedi, giorno della Luna, regione terrestre. Il secondo cerchio agisce sia sull’essere materiale, sia sull’es- sere spirituale dell’uomo. E il grado dei MAESTRI ELETTI. Il dove- re di questi é di lavorare alla purificazione della propria forma, com- battere i veri nemici, ricondurre nella circonferenza tutti coloro che Jo desiderano facendo uso del buon esempio e dell’istruzione. I MAESTRI ELETTI lavorano con Mercurio, regione celeste, a indica- re che questo pianeta opera virtualmente sulle forme e sugli esseri spirituali. I tre cerchi che seguono sono conferiti sotto il segno planeta- rio di Saturno e sono puramente spirituali. In sintesi ecco le corrispondenze dei gradi dell’Ordine e dei tre cerchi: GRADI COEN Apprendista E.C. Purificazione dei corpi. Gradi Compagno E.C. conferiti di Lunedi (Luna). Un tempo Maestro Particolare Azione temporale. Cerchio sensibile. Dalla Terra alla Luna; 60 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Maestro E.C. Gran Maestro Coen Grande Eletto di Zorobabele Réau-Croix Sensibile Visuale Razionale Inizio del lavoro spirituale. Azione temporale e spirituale, Grado confe- rito di Mercoledi, giorno di Mercurio, due tempi Cerchio visuale. Datla Luna al Sole. Lavoro spirituale. Grado conferito di Sabato (Saturno). Cerchio %di un tempo razionale. Dal Sole a Saturno. I TRE CERCHI dalla Terra alla Luna Terra in seno alla madre vita temporate un tempo dalla Luna al Sole Cielo dei pianeti durante la vita vita materiale ¢ spirituale due tempi dal Sole a Saturno Cieto delte reintegrazione stelle fisse vita spirituale meta di tn tempo Infine, sempre secondo il manoscritto di Lione, la sosta di quaranta anni degli Israeliti nel deserto é il simbolo penoso dei lavo- rinel cerchio sensibile. Le tavole della legge ricevute da Mosé sono il simbolo del riacquisto della primitiva potenza nel cerchio visuale. L'ingresso degli Eletti nella Terra Promessa rappresenta la reintegrazione spirituale e il definitivo esercizio della sua potenza nel cerchio razionale. Caio Mario Aceti BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Alexander J. H.: “L'Apocalypse”, Ginevra, 1990. Caquot A.: “Storia dell’ Ebraismo”, Milano, 1993. Cohen A.: “Il Talmud”, Bari, 1981. Commento alla Genesi (Beresit Rabba), Torino, 1978. Di Nola A. M.: “Magia e Cabbala nell’Ebraismo medicevale”, Napoli, 1964. Faivre A.: “Les conférences des Elus Cohens de Lyon”, Braine-le-Comte, 1975. Filone d’Alessandria: “La creazione del mondo. Le allegorie della legge”, Milano, 1978. “Voi sarete come dei”, Roma, 1970. “Pour comprendre la Kabbale”, Paris, 1966. Le Forestier R.: “La Franc-Magonnerie occultiste au XVIII sigcle et 'Ordre des Elus Coéns”, Paris, 1932. Leroy B.: “L’avventura sefardita”, Genova, 1994. Martinez de Pasqually: — “Trattato sulla reintegrazione degli esseri”, Genova, 2000. Riemer J.-DreifussG.: “Abramo: I'uomo e il simbolo”, Firenze, 1994. (La) nuova riveduta, Ginevra, 1994. “Sapgezza della Kabbalah”, Milano, 1990. Vital Hs “Traité des révolutions des ames”, Milano, 1987. Zohar “Le livre de la splendeur”, Paris, 1985. P, ler A ADAMO ADAMO rima che il tempo fosse, Dio emand, a sua gloria, degli esseri spirituali nella divina immensita. Questi esseri do- vevano compiere un culto che avevano ricevuto dalla Di- vinita per mezzo di leggi, precetti e comandi eterni. Per questo motivo essi erano liberi ¢ diversi dal Creatore, né possiamo rifiutare loro il libero arbitrio con cui erano stati emanati senza an- nullare in essi la facolta, la proprieta e la virtti spirituale e particola- re necessarie per poter operare con esattezza entro i limiti in cui dovevano esercitare la propria potenza. Era veramente entro questi limiti che questi primi esseri spirituali dovevano praticare il culto per il quale erano stati emanati. Questi primi esseri non potevano smentire né ignorare gli accordi che il Creatore aveva concluso con essi accordando loro leggi, precetti e comandi, poiché la loro ema- nazione era fondata su questi soli accordi. Vorreste sapere chi erano questi primi esseri anteriormente alla loro emanazione divina, se esistevano 0 non esistevano. Esiste- vano in seno alla Divinita, ma senza distinzione d’azione, di pensie- roe di intelletto particolare. Potevano agire e percepire soltanto gra- zie alla sola volonta dell’Essere superiore che li conteneva ¢ nel qua- le ogni cosa era animata, il che, a dir il vero, non si pud definire esistere. Tuttavia, questa esistenza in Dio @ assolutamente necessa- ria in quanto essa stessa forma |’immensita della potenza divina. Dio non sarebbe il padre, né il signore di tutte le cose se non avesse innata in sé una inesauribile fonte di esseri che egli emana per mez- zo della sua pura volonta e quando gli piace. In grazia di questa infinita d’emanazioni di esseri spirituali fuori di sé egli assume il 66 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE nome di Creatore e le sue opere quello di creazione divina spirituale e animale spirituale temporale. I primi spiriti emanati dal seno della Divinita si distingueva- no tra loro per mezzo di virti:, potenze e nomi. Occupavano |’im- mensa circonferenza divina detta comunemente Dominazione e che ha il numero denario in conformita alla figura che segue: © ed @ qui che ogni spirito superiore 10, maggiore 8, inferiore 7 e minore 3 do- veva agire ed operare alla maggior gloria del Creatore. La loro qua- lifica, 0 il loro numero, ci dimostra che la loro emanazione deriva veramente dalla quadruplice essenza divina. I nomi di queste quat- tro classi di spiriti erano pit: potenti di quelli che comunemente dia- mo ai cherubini, ai serafini, agli arcangeli ed agli angeli che sono stati emancipati dopo. Inoltre, questi quattro primi principi di esseri spirituali avevano a propria disposizione, come si é detto, una parte della Dominazione divina, una potenza superiore, maggiore, infe- riore e minore con cui essi erano a conoscenza di tutto cid che pote- va esistere 0 essere contenuto negli esseri spirituali che non erano stati ancora emanati dal seno della Divinita. In che modo, mi chie- derete, potevano conoscere le cose che ancora non esistevano altri- menti e fuori del seno del Creatore? Perché questi primi capi ema- nati nel primo cerchio, detto misteriosamente' cerchio denario, com- prendevano chiaramente e con certezza cid che avveniva nella Divi- nita, cosi come tutto cid che conteneva in sé stessa. Non ci devono essere dubbi su cid che sto dicendo, essendo convintissimo che spet- ta solo allo spirito leggere, vedere e concepire lo spirito. Questi pri- mi capi possedevano una profonda conoscenza di ogni azione divi- na, considerato che erano stati emanati dal seno del Creatore solo perché fossero testimoni diretti di tutte le sue operazioni divine e della manifestazione della sua gloria. I capi spirituali divini conservarono il primitivo stato di virtit e di potenza divina dopo la loro prevaricazione? ? Si, lo conservaro- no, grazie all’immutabilita dei decreti dell’Eterno, poiché se il Crea- tore avesse ritirato tutte le virti: e le potenze reversibili che aveva assegnato ai primi spiriti, non ci sarebbe stata pitt azione di vita buona © cattiva, né alcuna manifestazione di gloria, giustizia e potenza di- vina sugli spiriti prevaricatori. Mi chiederete se il Creatore doveva ADAMO 67 prevedere che i primi spiriti emanati avrebbero prevaricato contro le leggi, i precetti e i comandi che aveva concesso ad esi e che, per- tanto, spettava a lui contenerli entro i limiti della giustizia. Rispon- derd a cid che, quand‘anche il Creatore avesse previsto l’orgogliosa ambizione di questi spiriti, non avrebbe potuto, in nessun modo, contenere ¢ arrestare il loro criminoso pensiero senza privarli della loro azione particolare e innata in essi, essendo stati emanati per agire secondo la loro volonta e come cause seconde spirituali, conformita del piano che il Creatore aveva tracciato per loro. II Creatore non partecipa alle cause seconde spirituali, buone o mal- vagie, poiché egli stesso ha disposto e stabilito ogni essere spirituale su leggi immutabili. Sicché ogni essere spirituale é libero d’agire se- condo la sua volonta e la sua determinazione particolare, come lo stesso Creatore confermé alla sua creatura, ¢ noi quotidianamente ne abbiamo la conferma sotto gli occhi. Se mi si chiedesse di che genere era stata la prevaricazione di questi spiriti da costringere il Creatore ad aggravare le leggi divine contro di loro, risponderei che quei primi spiriti erano stati emanati* soltanto per agire come cause seconde e niente affatto per esercitare la loro potenza sulle cause prime o sulla stessa azione della Divinita. Poiché non erano che agenti secondi, dovevano dedicarsi solo alle loro potenze, virtii ed operazioni seconde ¢ non occuparsi a preve- nire il pensiero del Creatore in tutte le sue operazioni divine passa- te, presenti ¢ future. La loro colpa consistette nell’aver voluto cen- surare l’eternita divina, poi, nell'aver cercato di contenere la divina onnipotenza nelle sue operazioni creazione e, infine, d’aver spin- to i loro pensieri spirituali sino a voler essere creatori delle cause terze ¢ quarte che essi sapevano innate nell’onnipotenza del Creato- re, che chiamiamo quadruplice essenza divina. Come potevano con- dannare I’eternita divina? Attribuendo all’Eterno una emanazione simile alla loro, considerando il Creatore un essere identico a loro e, di conseguenza, generare creature spirituali che sarebbero state sot- tomesse direttamente a loro, cosi come essi erano sottomessi a colui che li aveva emanati. Ecco cid che chiamiamo il principio del male spirituale, con la convinzione che ogni cattiva volonta concepita dallo spirito @ sempre colpevole agli occhi del Creatore, anche quando lo spirito non la trasforma in realta. In punizione di questa semplice 68 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE volonta criminosa i primi spiriti furono precipitati dalla potenza del Creatore in luoghi di schiavit, di privazione e di afflizione impura econtraria ai loro esseri spirituali che erano puri e semplici per ema- nazione, il che ci accingiamo a spiegare. Poiché i primi spiriti avevano concepito il delittuoso pensie- ro, il Creatore aggravé la legge della sua immutabilita creando I’ uni- verso fisico apparentemente* di forma materiale, affinché diventas- se il luogo duraturo dove gli spiriti perversi dovevano agire ed eser- citare in privazione tutta la loro malvagita. Non dobbiamo compren- dere in questa creazione materiale I'uomo, o il minore, che oggi sta al centro della superficie terrestre, poiché I'uomo non doveva ser- virsi di nessuna forma di questa materia apparente, non essendo stato emanato ed emancipato dal Creatore che per predominare so- pra tutti gli esseri emanati ed emancipati prima di lui. II minore fu emanato solo dopo la formazione di questo universo da parte dell’onnipotenza divina affinché fosse la dimora dei primi spiriti perversi ed il freno alle loro operazioni malvagie che non potranno mai prevalere sulle leggi d’ordine che il Creatore ha concesso alla creazione universale. Egli possedeva le stesse virtt e potenze dei primi spiriti, sebbene fosse stato emanato dopo. Divenne loro supe- riore e primogenito grazie al suo stato glorioso ed alla potenza di comando ricevuta dal Creatore. Conosceva alla perfezione l'impor- tanza della creazione universale e¢, inoltre, conosceva |'utilita e la santita della propria emanazione spirituale, come la forma gloriosa con cui era stato rivestito per agire in ogni sua decisione sulle forme corporee ative e passive. In queste condizioni doveva manifestare tutta la sua potenza alla maggior gloria del Creatore, di fronte alla creazione universale, generale e particolare. Distinguiamo ora I’universo in tre parti, al fine di farlo com- prendere ai nostri emuli, con tutte le sue proprieta d’azioni spi li: 1° l'universo che consiste in una immensa circonferenza in cui sono contenuti il generale ¢ il particolare; 2° la terra, o la parte gene- rale, da cui provengono tutti gli alimenti necessari a nutrire il parti- colare e 3° il particolare composto di tutti gli abitanti dei corpi cele- sti e terrestri. Ecco la nostra divisione della creazione universale af- finché i nostri emuli possano conoscere ed operare oculatamente e ADAMO. 69 con cognizione di causa in ciascuna delle tre parti. Adamo, nel suo primo stato glorioso, era il vero emulo del Creatore. In quanto spirito puro, percepiva apertamente i pensierie le operazioni divine. I] Creatore gli fece conoscere i tre principi che compongono I’universo e, a questo scopo, gli disse: “Comanda a tutti gli animali attivi e passivi, ti obbediranno” >. Adamo mise in ato cid che il Creatore gli aveva detto e da cid capi quanto grande fosse la sua potenza ed imparé a conoscere con certezza una parte di tutto l’insieme dell’universo. Questa parte @ quella che chiamia- mo il particolare*, composto di tutti gli esseri attivi e passivi che abitano dalla superficie della terra ed il suo centro sino al centro celeste chiamato misteriosamente cielo di Saturno. Dopo questa operazione, il Creatore disse alla sua creatura: “Comanda al generale o alla terra; ti obbedira”. II che fece Adamo. Con cid capi che la sua potenza era grande e conobbe chiaramente la seconda parte di tutto l’universo. Dopo queste due operazioni, il Creatore disse alla sua creatura: “Comanda a tutto l’universo creato e tutti i suoi abitanti spirituali ti obbediranno”. Adamo esegui anco- ra la parola dell’Eterno e da questa terza operazione imparo a cono- scere la creazione universale. Adamo, dopo che ebbe operato e manifestato la sua volont& secondo il Creatore, ricevette da questi 'augusto nome di uomo- Dio’ della terra universale, poiché da lui doveva nascere una poste- rita di Dio enon una posterita materiale. Occorre osservare che alla prima operazione Adamo ricevette la legge; alla seconda, il precetto ed alla terza, il comando. Questi tre tipi d’operazioni devono chia- ramente farci capire non solo quali erano i limiti della potenza, della virti: e della forza che il Creatore aveva concesso alla sua creatura, ma anche quelli che aveva prescritto ai primi spiriti perversi. I Creatore, avendo visto la sua creatura soddisfatta della vir- ti, forza e potenza innate in lei e per mezzo delle quali poteva agire a suo piacere, ’abbandond al suo libero arbitrio, dopo averla eman- cipata in modo distinto dall’immensita divina con questa liberta, affinché la sua creatura potesse usufruirme in maniera particolare e 70 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE personale, nel presente e in avvenire, per una eternita impassiv, tuttavia purché si comportasse secondo il volere del Creatore. Adamo, abbandonato al suo libero arbitrio, rifletté sulla sua grande potenza manifestata con le tre prime operazioni. Giudico il proprio lavoro come se fosse grande quasi quanto quello del Crea- tore, ma non essendo in grado di approfondire del tutto, di sua ini ziativa, le sue tre prime operazioni, né quelle del Creatore, un‘agita- zione si impossess6 di lui mentre rifletteva sull’onnipotenza divina in cui poteva leggere solo con I’assenso del Creatore, come gli era stato insegnato tramite gli ordini che lo stesso Creatore gli aveva dato affinché esercitasse i suvi poteri sopra tutte le cose sottoposte al suo dominio, prima di lasciarlo responsabile delle proprie deci- sioni. Le riflessioni di Adamo, unitamente al pensiero di aver voluto leggere nella divina potenza, non tardarono un istante ad essere note ai primi spiriti perversi, poiché, non appena ebbe concepito questo pensiero, uno dei principali spiriti perversi, che chiamiamo spiriti cattivi, gli apparve sotto una bellissima forma apparente di corpo di gloria, ed essendosi avvicinato ad Adamo, gli disse: “Che cosa vuoi conoscere di pitt dell’onnipotente Creatore? Non ti ha fatto uguale a lui con la virti ¢ l'onnipotenza che ha riposto in te? Agisci secondo le volonta innate in te ed opera come un essere libero sia sulla Divi- nita, sia su tutta la creazione universale sottom: al tuo comando. Ti persuaderai, allora, che la tua potenza non si differenzia per nulla da quella del Creatore. Imparerai a conoscere che sei non solo crea- tore di potenza particolare, ma anche creatore in conformita a quan- to ti @ stato detto che da te nascera una posterita di Dio. Ho saputo tutte queste cose da parte del Creatore ed é grazie a lui ed in suo nome che ti parlo”. Il discorso dello spirito demoniaco lascio Adamo sconcerta- to, senti sorgere in sé una violenta inquietudine che lo sconvolse. Fu in questa condizione che lo spirito maligno gli stimold la potenza demoniaca e Adamo, ripresosi dall’esaltazione spirituale animale, ma conservando in sé la malefica impressione demoniaca, risolse di operare la scienza demoniaca, preferendola alla scienza divina che il Creatore gli aveva concesso affinché potesse sottomettere ogni essere a lui inferiore. Respinse del tutto il pensiero spirituale divino ADAMO 71 per servirsi solo di quello che lo 5} ito del male gli aveva suggerito. Adamo, percid, si accinse ad operare il pensiero demoniaco facendo una quarta operazione, in cui fece uso di tutte le potenti parole che il Creatore gli aveva comunicato per eseguire le tre pri- me operazioni, nonostante che avesse respinto il cerimoniale di quelle stesse operazioni. Preferi usare il cerimoniale che il demonio gli aveva insegnato unitamente al piano ricevuto per affrontare l’immutabi del Creatore. Adamo ripeté cid che i primi spiriti perversi avevano stabilito di operare allo scopo di poter diventare creatori a danno delle leggi che I’Eterno aveva prescritto affinché servissero da limiti alle loro operazioni spirituali divine. Questi primi spiriti non dove- vano concepire, né comprendere alcunché in fatto di creazione in quanto erano semplicemente delle creature di potenza. Nemmeno Adamo poteva aspirare pit: di loro a questa ambizione di volere creare esseri spirituali che il demonio gli aveva suggerito. Abbiamo visto come questi demoni, o spiriti perversi, non appena ebbero progettato d’operare la loro volonta d’emanazione simile a quella che aveva operato il Creatore, vennero precipitati in luoghi di tenebre per un’immensa durata di tempo? dalla eterna volonta del Creatore. Questa caduta e questo castigo ci danno la prova che il Creatore non ignora il pensiero e 1a volonta della sua creatura. Questo pensiero e questa volonta, buoni 0 cattivi che sia- No, sono conosciuti immediatamente dal Creatore il quale li acco- glie o li respinge. Pertanto, avremmo torto se pensassimo che il male deriva dal Creatore con il pretesto che ogni cosa emana da lui. Dal Creatore ha avuto origine ogni essere spirituale, buono, santo e per- fetto; nessun male é, né pud essere emanato da lui. Ma se mi si chie- de, pertanto, quale é l’origine del male, risponderé che il male é ge- nerato dallo spirito e non creato. La creazione appartiene solo al Creatore e non alla creatura. I pensieri malvagi sono generati dallo spirito cattivo come i pensieri buoni sono generati dallo spirito buo- no, é dovere dell’uomo respingere gli uni ed accettare gli altri se- condo il suo libero arbitrio che gli da il diritto di aspirare alle ricom- pense delle sue buone opere, ma che pud anche trattenerlo per un tempo infinito privo del suo diritto spirituale. II male, ripeto, non deriva né dal Creatore, né da nessuna delle sue creature particolari. 72 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Deriva solo dal pensiero dello spirito che si oppone alle leggi, ai pre- cetti ed ai comandi dell’Eterno, pensiero che |’Eterno non pud cam- biare in questo spirito senza distruggeme la liberta e la particolare esistenza, come é gid stato detto piu sopra. Tuttavia, non dobbiamo credere che lo spirito gencratore del male sia il male stesso, dato che, se i demoni cambiassero la loro cattiva volonta, anche la loro azione cambierebbe e da quel preciso istante non si tratterrebbe pitt di male in tutta I’estensione di questo universo. Mi direte che tutto cid non é possibile perché Dio, essendo costante nei suoi decreti, ha condannato all’eterna privazione coloro che hanno generato il male? Risponder6 che é vero che il Creatore ha condannato gli istigatori del male ad una privazione e a infinite pene. Tuttavia, voglio farvi osservare che nel cuore della manifestazione della giustizia del Cre- atore sulla creatura egli stesso si @ autodefinito padre di infinita mi- sericordia della stessa creatura. Parlerd pitta lungo di questa divina miscricordia in seguito. Ritornerd ancora sull’origine del male, cau- sato dalla cattiva volonta dello spirito per dire che la malvagia crea- zione dello spirito, poiché non @ altro che il pensiero malvagio, & chiamata spiritualmente cattivo intelletto, come la creazione del pensiero buono é chiamata buon intelletto. Mediante questi tipi di intelletti gli spiriti buoni e malvagi possono comunicare con I'uomo facendogli percepire una impressione qualsiasi, tenendo conto di come usa il libero arbitrio rifiutando od accettando il buono o il malvagio, a suo piacere. Chiamiamo intelletto I'insinuazione buona o cattiva degli spiriti, perché essi agiscono sugli esseri spirituali. Gli spiriti perversi sono sottoposti ai minori, in quanto decaduti dalla loro potenza su- periore a causa della prevaricazione. Anche gli spiriti buoni sono sottoposti all’uomo dalla potenza quaternaria 4 che 'uomo ricevet- te con l’emanazione. Questa potenza universale dell’uomo é stata rivelata dalla parola del Creatore che gli disse: “Ho creato ogni cosa per te, comanda e sarai obbedito”. Pertanto non c’é alcuna distin- zione da fare tra la sotto1 ione in cui il minore tiene gli spi buonie quella in cui tiene gli spiriti malvagi. Se I'uomo si fosse con- servato nello stato glorioso si sarebbe dimostrato un buono e since- ro intelletto nei riguardi dei cattivi demoni, cosi come essi stessi fe- cero sentire il loro cattivo intelletto al primo minore ed ancora oggi ADAMO 73 lo fanno sentire tra noi. A causa della potenza di comando che ave- va su loro, I'uomo poteva contenerli maggiormente nella loro priva- zione respingendo qualsiasi comunicazione, il che ci é dimostrato dalla ineguaglianza delle cinque dita della mano, di cui il dito me- dio é I’anima, il pollice lo spirito buono e I’indice I’intelletto buono; le altre due dita rappresentano in ugual misura lo spirito ¢ lintellet- to demoniaco. Da questo esempio comprendiamo facilmente che ’uomo non era stato emanato che per essere sempre in vista del cattivo demonio per controllarlo e contrastarlo. La potenza dell’uo- mo era di gran lunga superiore a quella del demonio poiché l'uomo aggiungeva alla propria, quella del suo compagno e del suo intellet- toe che, con questo mezzo, opponeva tre potenze spirituali buone” contro due deboli potenze demoniache; il che avrebbe sottomesso facilmente gli istigatori del male e, di conseguenza, debellato il male stesso. Da quanto vi ho detto, potete vedere che l'origine del male non ha avuto altra causa che il cattivo pensiero seguito dalla cattiva volonta dello spirito contro le divine leggi e non gia che lo stesso spirito emanato dal Creatore sia direttamente il male, poiché la pos- sibilita del male non é mai esistita nel Creatore. Esso nasce essen- zialmente dalla sola disposizione e volonta della creatura. Coloro che la pensano diversamente non parlano con cognizione di causa delle cose possibili o impossibili alla Divinita. Quando il Creatore castiga la creatura, lo chiamiamo giusto ¢ non lo consideriamo I’au- tore del castigo che manda allo scopo di preservare la creatura da una penitenza infinita. Ora inizio a spiegarvi la prevaricazione del primo uomo. Questa prevaricazione é la ripetizione di quella degli spiriti perversi emanati per primi. Sebbene abbia origine dalla sola volonta di Adamo, non deriva direttamente dal suo pensiero, poiché questo pensiero gli fu suggerito dagli spiriti prevaricatori. Tuttavia, la pre- varicazione del primo uomo é piii grave di quella dei primi spiriti, in quanto Adamo non solo ha impresso nella sua mente il consiglio dei demoni a favore dei quali ha acquisito una malvagia volonta, ma, inoltre, si era spinto ad usare tutta la sua virti e potenza divina contro il Creatore, operando secondo la volonta dei demoni ed a 74 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE suo piacere un atto di creazione, il che gli spiriti perversi non aveva- no avuto il tempo di fare, in quanto il loro pensiero e la loro volonta perfida erano stati previsti dal Creatore che subito impedi ed eluse la realizzazione di quella volonta. Forse mi domanderete perché il Creatore non ha agito contro la cattiva volonta e ’iniqua operazio- ne del primo uomo, come aveva fatto contro quella degli spiriti per- versi. Risponderé a cid che I'uomo, essendo lo strumento preposto dal Creatore alla punizione dei primi spiriti, ricevette di conseguen- za delle leggi d’ordine. Il Creatore conservo le leggi d’ordine che aveva dato all’uomo, come quelle che erano innate nello spirito per- verso, affinché questi due esseri operassero in modo conforme al loro pensiero ed alla loro particolare volonta. Poiché il Creatore & un essere immutabile nei suoi decreti e doni spirituali, come in cid che promette o rifiuta e, ugualmente, nelle pene e nelle ricompense che invia alla creatura secondo il suo merito, non poteva, senza ve- nire meno alla propria immutabilita, sospendere la forza e l'azione delle leggi d’ordine che lo spirito cattivo e lo spirito minore, o 'uo- mo, avevano in sé. Lascid che questi due esseri emanati agissero liberamente, non potendo leggere nelle cause seconde temporali, né impedime l’azione senza contravvenire alla sua esistenza di Essere necessario ed alla sua divina potenza. Se il Creatore potesse partecipare alle cause seconde, sarebbe necessario, per forza di cose, che egli stesso comunicasse non solo il pensiero, ma anche la buona e la cattiva volonta alla creatura, o che la facesse comunicare tramite i suoi agenti spirituali emanati diret- tamente da lui, il che sarebbe lo stesso. Se il Creatore agisse in que- sto modo avremmo ragione di pensare che il bene ed il male deriva- no da Dio, come il puro e l’impuro. Allora non potremmo pitt consi- derarci esseri liberi e consacrati ad un culto divino di nostra sponta- nea volonta. Rendiamo tutta la giustizia che gli @ dovuta al Creato- re, con la ferma convinzione che in lui non é mai esistito, né potra mai esistere il minimo sospetto del male e che il male pud avere origine dalla sola volonta dello spirito, usufruendo quest’ultimo di una completa liberta. Cid che conferma chiaramente la verita delle cose che vado dicendo é il fatto che se il Creatore avesse avuto la possibilita di ADAMO 75 arrestare I’azione delle cause seconde spirituali temporali", non avrebbe permesso che il minore cedesse all’insinuazione dei demo- ni, in quanto lo aveva emanato proprio perché fosse il particolare strumento della manifestazione della sua gloria contro gli stessi de- moni. Voglio fare ancora un breve paragone a questo proposito, seb- bene non se ne presenti la necessita. Vi dird, pertanto: se inviaste un altro voi stesso a combattere i vostri nemici e se fosse in vostro pote- te farlo trionfare, potreste lasciarlo soccombere senza soccombere voi stesso? Se, al contrario, il vostro inviato va al combattimento osservando con la massima precisione le leggi d’ordine che gli avete dato e che ritorna vincitore, lo ricompensereste nei migliori dei modi come un amico ligio ai vostri ordini. Ma se, avendo disatteso le vo- stre leggi, é vinto, lo punireste perché possedeva la forza. Tuttavia, vinto il vostro inviato, lo siete stato anche voi? No. Quindi solo lui é meritevole di biasimo e su di lui deve cadere la vostra indignazione in quanto falso e spergiuro, sicché lo disprezzereste. Inoltre, se il vostro inviato al quale avete dato Il’ordine di andare a combattere i vostri nemici, anziché attaccarli e sgominarli, si unisse ad essi e tutti insieme marciassero per darvi battaglia e con questo mezzo cercas- sero di assoggettarvi mentre essi lo sono di voi, come considerereste il vostro inviato? Lo considerereste un traditore e vi terreste pitt che mai in guardia da lui. Ebbene, ecco quale @, in realta, la prevarica- zione del primo uomo verso il Creatore. E per questo motivo che Yangelo del Signore disse, stando a quanto dicono le Scritture: “Scac- ciamo I’uomo che ha conosciuto il bene e il male, poiché potrebbe ostacolarci nelle nostre funzioni spirituali e vigiliamo affinché non violi l'albero di vita e con questo mezzo possa vivere per sempre” (L’albero di vita é lo spirito del Creatore che il minore attacca ini- quamente con i suoi alleati). “Che non viva per sempre” significa che non viva in eterno come i primi spiriti demoniaci in virtii e po- tenze maledette. Il primo uomo, senza questa punizione, non avrebbe fatto penitenza del suo peccato, né avrebbe ottenuto la riconciliazione; neppure avrebbe avuto una posterita e sarebbe restato il minore dei minori demoniaci da cui era stato sottomesso. Invece, con la riconci- liazione spirituale, é stato riammesso dal Creatore nelle stesse virtit e potenze di prima contro i traditori della legge divina. In grazia di 76 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE questa riconciliazione ottenne una seconda volta dei poteri in favo- Te e contro ogni essere creato. Spetta a lui servirsene saggiamente ¢ con moderazione e di non far pitt uso del libero arbitrio secondo la volonta dei nemici del Creatore, nel timore di diventare per sempre Yalbero di vita del male. Ritorniamo alla prevaricazione di Adamo. Se voi foste a co- noscenza del tipo di prevaricazione di Adamo e del risultato che ne ottenne, non considerereste pitt ingiusto il castigo che il Creatore pose su di noi sin dalla nascita e che rese reversibile sui nostri poste- ri sino alla fine dei secoli. Adamo fu I’ultimo emanato di tutte le creature e posto al centro della creazione universale, generale e par- ticolare. Possedeva una potenza superiore a quella di ogni altro es- sere emanato, in conformita all’uso a cui il Creatore lo destinava: gli stessi angeli erano sottoposti alla sua grande virtii ed ai suoi poteri. Riflettendo su questa gloriosa condizione Adamo concepi e mise in atto la sua cattiva volonta, al centro della sua prima culla gloriosa detta comunemente paradiso terrestre e che noi chiamiamo miste- riosamente terra elevata oltre ogni senso. Questo luogo é chiamato cosi dagli amici della saggezza perché fu in questo sito, noto con il nome di Mor-ia, che fu costruito in seguito il tempio di Salomone. La costruzione di questo tempio simboleggiava realmente I’emana- zione del primo uomo. Per convincersene basta osservare che il tem- pio di Salomone fu costruito senza ’aiuto di utensili metallici; que- sto fatto voleva dimostrare a tutti gli uomini che il Creatore aveva creato il primo uomo senza I’aiuto di alcuna operazione fisica me- tallica. Questa culla spirituale, nella quale il Creatore mise il primo minore, fu simboleggiata da sei ed una circonferenza. Con i sei cer- chi, il Creatore voleva rappresentare al primo uomo i sei immensi pensieri di cui si era servito per la creazione del tempio universale ¢ particolare. II settimo cerchio, unito agli altri sei, rivelava all‘'uomo il vincolo che lo spirito del Creatore stabiliva con lui affinché fosse la sua forza e il suo sostegno. Ma, nonostante le accorte precauzioni che il Creatore uso al fine di prevenire e sostenere I'uomo contro i suoi nemici, quest‘uomo non cess6 di agire secondo la propria vo- lonta con la quale risolse di compiere un’opera impura. Adamo ave- va in sé un atto di creazione di posterita di forma spirituale, cioé di forma gloriosa, simile a quella che aveva avuto prima della prevari- ADAMO Od cazione, forma impassiva ¢ di natura superiore a quella di tutte le forme elementari. Adamo avrebbe ottenuto tutta la gloria da questa specie di creazione. Poiché la volonta del primo uomo era stata quella del Creatore, non appena il pensiero dell'uomo avesse operato, il pensiero spirituale divino avrebbe agito di conseguenza colmando all’istante il frutto dell’operazione del minore con un altro essere altrettanto perfetto come lui. Dio e I’uomo congiuntamente avreb- bero fatto una sola operazione ed in questa grande opera Adamo si sarebbe visto rinascere completamente appagato in quanto sarebbe stato veramente il creatore di una posterita di Dio. Ma, anziché rea- lizzare i disegni del Creatore, il primo uomo si lascid sedurre dalle insinuazioni dei suoi nemici ¢ dal fallace piano d’operazione appa- rente divina che gli tracciarono. Questi spiriti demoniaci gli aveva- no detto: “Adamo, hai innato in te il verbo di creazione di ogni spe- cie, sei il possessore di tutti i valori, pesi, numeri e misure. Perché non operi la potenza di creazione divina che 2 innata in te? Sappia- mo che ogni essere creato ti ¢ sottomesso: pertanto, crea delle crea- ture poiché sei creatore. Opera dinanzi a coloro che ti stanno di fronte! Essi renderanno giustizia alla gloria che ti spetta”. Adamo, inorgoglitosi, traccid sei circonferenze simili a quelle del Creatore, cio® operd sei atti di pensieri spirituali che possedeva per contribuire alla volonta di creazione. Esegui materialmente ed. alla presenza dello spirito seduttore la criminosa operazione. Ave- va sperato di avere lo stesso successo del Creatore eterno, ma fu molto sorpreso, come il demonio, quando al posto di una forma glo- riosa, non ottenne dalla sua operazione che una forma tenebrosa completamente opposta alla sua. Infatti, non aveva creato che una forma di materia, anziché crearne una pura e gloriosa, come era in suo potere. Che ne fu di Adamo dopo l’operazione? Rifletté sull’ini- quo frutto conseguito e capi di avere operato la creazione della sua prigione che lo segregava rigorosamente, con tutta la sua posterita, in vincoli tenebrosie nella privazione spirituale divina sino alla fine dei secoli. Questa prigione consisteva nel cambiamento della forma gloriosa in una forma materiale e passiva. La forma corporea che Adamo aveva creato non era, per la verita, come Ja sua, ma una simile a quella che prese dopo la prevaricazione. Vorreste chieder- mi, forse, se la forma corporea gloriosa nella quale Adamo fu posto 78 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE dal Creatore era simile a quella che abbiamo attualmente. Rispon- deré che essa non discordava affatto da quella che hanno gli uomini oggi. Tutto cid che le distingue, sta nel fatto che la prima era pura e inalterabile, mentre quella che abbiamo adesso @ passiva ed esposta alla corruzione. Poiché si era macchiato con una creazione cosi im- pura il Creatore si indignd contro I’uomo. Ma, mi direte, a che cosa servi a Adamo la forma di materia che aveva creato? Gli servi per far nascere da lui una posterita di uomini in quanto il primo minore Adamo, a causa della creazione di una forma passiva materiale, de- grado la sua forma impassiva che doveva emanare forme gloriose come la sua, per servire da dimora ai minori spirituali che il Creato- re vi avrebbe inviato. Questa posterita di Dio non avrebbe avuto limiti né fine ¢ l’operazione spirituale del primo minore sarebbe sta- ta quella del Creatore, le due volonta di creazione sarebbero state una sola in due sostanze. Ma perché il Creatore lascid sussistere il frutto derivato dalla prevaricazione di Adamo e perché non lo eli- mino quando maledisse il primo uomo e tutta la terra? I Creatore lascid sussistere opera impura del minore affinché questo minore fosse tormentato di generazione in generazione, per un tempo infi- nito, avendo sempre dinanzi a sé l’orrore della sua colpa. II Creatore non permise che la colpa del primo uomo svanisse sotto i cieli affin- ché la sua posterita non potesse trovare la scusa di ignorare la pre- varicazione e da cid imparasse che le pene e le sventure che soppor- ta e sopportera sino alla fine dei secoli non derivano dal Creatore divino, ma dal nostro primo padre, creatore di materia impura e passiva. (Mi servo qui del termine materia impura solo perché Adamo ha operato questa forma contro la volonta del Creatore). Se mi si chiedesse ancora in che modo avvenne il cambia- mento della forma gloriosa di Adamo in una forma di materia e se il Creatore stesso diede ad Adamo il corpo di materia che assunse su- bito dopo la prevaricazione, risponderei che non appena Adamo ebbe portato a termine la sua criminosa volonta, il Creatore, con la sua onnipotenza, trasformd immediatamente la forma gloriosa del primo uomo in una forma di materia passiva", simile a quella che era scaturita dalla sua orrenda operazione. Il Creatore cambid que- sta forma gloriosa precipitando I‘uomo negli abissi della terra dalla quale egli aveva estratto il frutto della sua prevaricazione. L'uomo, ADAMO 79 poi, and6 ad abitare sulla terra alla maniera dei restanti animali, mentre prima della colpa regnava sulla stessa terra in qualita di uomo-Dio e senza essere confuso con essa né con i suoi abitanti. Fu dopo questo terribile avvenimento che Adamo riconobbe pit profondamente la gravita del suo crimine. Si ritird subito a ge- mere sulla sua colpa chiedendo perdono dell’ offesa al Creatore. Si sprofondo nel suo rifugio e 1a, tra gemiti e lacrime, invocd cosi il Creatore divino: “Padre di carita, di misericordia; Padre vivificante edi vita eterna; Padre Dio degli déi, dei cieli ¢ della terra, Dio forte e fortissimo; Dio di giustizia, di castigo ¢ di ricompensa, onnipoten- te Eterno; Dio vendicatore e rimuneratore; Dio di pace, di clemenza, di compassione caritatevole; Dio degli spiriti buoni e cattivi; Dio forte del shabbath; Dio di riconciliazione di ogni essere creato; Dio eterno ed onnipotente delle regioni celesti e terrestri; Dio invincibile, che esisti necessariamente, senza principio, né fine; Dio di pace e di ap- pagamento; Dio di ogni dominio e potenza di ogni essere creato; Dio che affligge e ricompensa quando gli piace; Dio quattro volte forte delle rivoluzioni ¢ delle armate celesti e terrestri di questo uni- verso; Dio magnifico di ogni contemplazione; degli esseri creati ¢ delle ricompense immutabili; Dio padre illimitato nella misericor- dia a favore della sua fragile creatura, esaudisci colui che piange dinanzi a te per la vergogna del suo peccato. Non @ che la causa seconda della sua prevaricazione. Riconcilia il tuo uomo in te e sot- tomettilo a te per sempre. Benedicilo affinché in futuro rimanga sal- do nella tua fede. Benedici altresi l’opera fatta dalla mano del tuo primo uomo, affinché non sia sopraffatta, come me, dalle sollecita- zioni di coloro che sono la causa della mia meritata punizione e di quella dell’ opera della mia volonta. Amen”. Voglio farvi osservare, per quanto riguarda l'invocazione fatta da Adamo al Creatore per ottenere da lui la riconciliazione, che fu proprio Adamo per primo a diffondere tra i suoi posteri la vera co- noscenza delle diverse virtu, potenze e proprieta che erano innate nel Creatore, affinché la stessa posterita venisse a sapere che era stata creata solo per combattere per la maggiore gloria di Dio al quale doveva tributare il culto per cui era stata perpetuata nella creazio- ne. Questo culto, che oggi il Creatore esige dalla sua creatura tem- 80 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONF. porale, non é lo stesso di quello che egli avrebbe preteso dal primo minore se si fosse mantenuto nel primitive stato glorioso. I] cullo che fuomo avrebbe dovuto adempiere nel suo stato di gloria, poi- che era stato istituito per un solo scopo, sarebbe stato del tutto spiri- tuale, mentre quello che il Creatore esige oggigiorno dalla creatura temporale, ha due scopi: temporale e spirituale. Ecco cid che provo- cé la prevaricazione del nostro primo padre. Dopo tutto cid che é stato detto sulla natura della prevarica- zione di Adamo, questa verila non pud sottrarsi nemmeno per un istante alla considerazione fisica, animale, spirituale, passiva ed eter- na dell’uomo senza opporsi apertamente ai potenti sentimenti e a tutte le immense ed infinite virtt che sono conformi ed innate in lui. Abbiamo visto che la sua colpa ha avuto origine nelle sollecitazioni che gli spiriti perversi fecero al primo uomo, Dio emanato, che chia- miamo Adamo, o primo padre temporale, o uomo rosso o Réaux, che significa uomo-Div eccelso in saggezza, virtue potenza, tre cose santissime cd innate, senza alcun dubbio, nell’uomo e che formano in lui il pensiero, l’immagine e la somiglianza con il Creatore. Ab- biamo visto come il pensiero delittuoso non era derivato da lui, ma soltanto dalla sua volonta immediata nella sua qualita d’uomo libe- ro. Infatti, come ho gia spiegato in altra parte, il pensiero giunge all‘uomo da un essere distinto da lui. Se il pensiero @ santo, deriva da uno spirito diving; se é cattivo, deriva da un demonio malvagio. Sicché, tutti i desideri dell‘uomo non sono messi in opera ed in azio- ne che in conformita alla concezione del suo pensiero. Cid non & limilato solo a questo mondo, né agli uomini in generale, ma vi com- prendo anche tutti gli altri mondi e tutti gli esseri spirituali che li abitano, sia quelli di cui si serve l’Eterno per comunicare con la cre- atura minore, cosi come per manifestare la sua gloria in tutta la cre- azione di questo universo, sia in tutti gli altri che ignoriamo. Gli stessi demoni, malgrado la condanna che ricevettero dal Creatore subito dopo la prevaricazione, non cambiarono leggi al riguardo; essi usufruiscono totalmente ed interamente delle proprie azioni secondo la loro volonta pensante, ma non possono sperare in nessu- na comunicazione del pensiero divine se non quella a cui andrebbe- ro soggetti se cambiassero la propria volonta malvagia. Pertanto le cose stanno cosi nella corte demoniava per quanto riguarda la legge ADAMO 81 e l’ordine, l’efferatezza ¢ l'abominio, cosi come, senza paragone, avvengono nella corte spirituale divina. Il capo principale dei de- moni, che ha giurato di combattere con costanza ed ostinazione la legge del Creatore, ¢ l’albero di vita del male per una eternita. Co- munica il suo malvagio pensiero agli angeli che gli sono sottomessi e questi, conformemente alla loro perversa volonta, mettono in azio- ne questo pensiero e l’operano per osteggiare i minori. Lo scopo di questo capo d’abominazione é di sottoporre i minori alle sue oscure leggi facendole apparire esatte e chiare come quelle che il Creatore mise nella sua creatura. Non dobbiamo dimenticare che ogni pensiero divino che ci giunge attraverso l’invisibile comunicazione di uno spirito buono, 0 di un buon intelletto, non deve essere considerato come volonta operante divina, ma solo come pensiero. Chiamiamo intelletto que- sta comunicazione di pensiero ed in grazia a questa comunicazione dell‘intelletto, considerato pensiero e non volonta, l’‘uomo puéd ope- rare la propria volonta. Possiamo dire la stessa cosa della comunica- zione del pensiero perverso o dell’intelletto cattivo, nei minori. Il primo uomo degenero dalla sua facolta di essere pensante allorché si rese soggetto alla comunicaz.ione di queste specie di in- telletti buoni o malvagi. Quando Adamo si trovava nel primitivo stato glorioso, non aveva bisogno della comunicazione né dei buo- ni, né dei cattivi intelletti per conoscere il pensiero del Creatore ¢ quello del principe dei demoni. Egli leggeva in ugual misura nel- Yuno ¢ nellaltro, in quanto era del tutto pensante. Ma quando fu lasciato solo con le sue virtit, la sua potenza c la sua libera volonta, divenne, a causa del suo orgoglio, suscettibile della comunicazione buona o cattiva e si trasformd in cid che chiamiamo pensoso. Lo stesso Cristo ci ha dato la prova dell’imperfezione del minore a que- sto riguardo, poiché il principe dei demoni lo tentd sotto forma umana apparente operando palesemente contro di lui, sul monte Tabor, la sua demoniaca volonta. Cosi, solo dopo l’insinuazione dell’intelletto maivagio, il minore concepisce una cattiva volonta e con questo mezzo fu generata ed operata la prevaricazione del pri- mo uomo. 82 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Vi ho esposto il tipo di prevaricazione con la stessa esattezza con cui mi era stata insegnata da un mio fedele amico prediletto dalla verita e protetto dalla saggezza. Avete veduto come questo primo uomo-Dio di tutta la terra fece veramente una terribile opera- zione creando una forma di materia a sua immagine e somiglianza di forma corporea gloriosa. Vi ho fatto sapere che la forma che Adamo aveva creato non era per nulla una forma gloriosa, ma solo una forma di materia apparente ed anche molto imperfetta, poiché era il risultato dell’ operazione di una iniqua volont’. Questa opera- zione, infatti, doveva essere punita inevitabilmente dal Creatore, poiché Adamo aveva abusato arbitrariamente della sua potenza. Nonostante cid, I’Eterno, poiché aveva promesso ad Adamo che avrebbe agito con lui in tutte le operazioni che avesse fatto in suo nome, non poté esimersi dal compiere I’immutabile promessa che gli aveva fatto di secondarlo in ogni circostanza in cui ce ne sarebbe stato bisogno. Da questa promessa Adamo prese le mosse per mani- festare la potenza che possedeva congenita in sé verso ogni essere spirituale. Ricordd al Creatore la promessa inalterabile fattagli di premiare le sue opere. Gli confermd l’impegno, con la sua immutabilita divina, di mantenere la parola che gli aveva dato me- diante la sua esclusiva e pura volonta di Creatore in favore della creazione di forma materiale. Dio, dato che era stato obbligato da Adamo dall’efficacia del suo giuramento e dalla sua immutabilita, associd, secondo la propria promessa, la sua operazione spirituale all‘operazione temporale di Adamo, quantunque fosse contraria alla sua volonta. Il Creatore agi nei confronti di Adamo come questi de- siderava e gli permise di realizzare la sua opera racchiudendo nella forma materiale creata da Adamo un essere minore che |’infelice Adamo relego in una terribile prigione tenebrosa e che, in tal modo, rese suscettibile d’essere pensoso e pensante, precipitandolo in una privazione eterna o limitata*. Il termine pensoso deriva da una infausta unione intellet- tuale da parte dell’essere minore i] quale, data la sua condizione di essere spirituale divino, era stato emanato essere pensante nell’im- mensita del Creatore. Questa unione intellettuale ha degradato il minore dalla originale condizione costringendolo ad essere penso- so, a causa delle nozioni intellettuali che riceve da parte dello spirito ADAMO 83 malvagio; da cid ne consegue che il minore @ pensante saltuaria- mente per merito della sua totale unione con lo spirito buono. Non ci si deve stupire se Adamo, dopo la prevaricazione, sia diventato un essere pensoso e pensante. Ne deve stupirci maggiormente se tutta la sua posterita sia diventata tale a causa della stessa prevari- cazione. Questo ultimo fatto é chiaramente provato dai vari modi di pensare, di agire e di operare che osserviamo fra i posteri del nostro primo padre temporale. Osserviamo, fra questi posteri, diverse na- zioni, lingue, vari culti divini o materiali ed una infinita molteplicita di cambiamenti, sia in generale sia in particolare. Inoltre, notiamo che gli uomini, in ogni tempo, sono in intima e cuipida relazione tra di loro allo scopo di potersi istruire vicendevolmente sui concetti elaborati, sia che anelino allo spirito, sia alla materia. Cid rivela quan- to questa posterita confidi poco su se stessa e si basi sulla buona o cattiva ispirazione che riceve dal buono o dal cattivo spirito nei te- nebrosi luoghi in cui abita. A causa della sua caduta in questa condi. zione contraria alla propria natura spirituale indichiamo la posteri- ta di Adamo pensosa e pensante a causa della comunicazione del- Yessere intellettuale buono o cattivo da cui I'uomo si é reso suscet bile d’essere circondato. Occorre osservare, tuttavia, che ci furono dei minori che eb- bero nascita e vita temporale dalla sola volonta dell’operazione di- vina. Questi minori erano destinati a manifestare la gloria dell’Eter- no e, sebbene la loro forma fosse stata emanata dalla posterita di ‘Adamo, il minore che aveva sede in questa forma era realmente puro essere pensante senza essere mai pensoso. Perché? Perché l’Eterno gli comunicava la sua volonta mediante l’apparizione d’un suo in- viato che gli annunciava chiaramente quel che doveva fare per ese- guire scrupolosamente la divina volonta. Una cosa é l'ispirazione intellettuale, un‘altra cosa é I’atto dell’operazione visuale dello spi- rito; la qual cosa spiegherd quando parlerd dei minori che furono emanati, dopo Adamo, dalla sola volonta del Creatore e per manife- stare la sua gloria. Nei primi tempi della posterita del primo uomo, Hely, che noi chiamiamo Cristo'*e che riteniamo senza dubbio un essere pen- sante, riconcilio Adamo con il Creatore. Enoc riconcilid la prima 84 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE posterita di Adamo durante la posterita di Set. Noé riconcilid la se- conda posterita di Adamo riconciliando la sua con il Creatore ed in seguito riconcilid la terra con questa stessa seconda posterita ricon- ciliata ed in tal modo riconcilié la terra con Dio. Melchisedec confer- mé le tre prime riconciliazioni benedicendo le opere di Abramo e dei suoi trecento servitori. Questa benedizione fu una riconferma di quella che Dio diede ai tre figli di Noé, cio@ Sem, Cam e Jafet. Abramo e i suoi trecento servitori formano il numero perfetto 4 e ricordano lo stesso numero quaternario che Noé aveva formato con i suoi tre figli. Per mezzo del numero ottonario, che risulta dall’unione dei due numeri quaternari, sappiamo che tutte le riconciliazioni e le riconferme di cui abbiamo parlato furono fatte direttamente dal Cristo. Poiché, sebbene esse fossero state fatte con la collaborazione dei minori emanati a questo scopo, questi minori, nondimeno, non furono che figure apparenti di cui si servi il Cristo per manifestare la gloria e la misericordia del Creatore in favore dei riconciliati. Sap- piamo con certezza che 8 @ il numero innato di duplice potenza, dato dal Creatore al Cristo, e ci insegna che il Messia ha operato ogni cosa in favore degli uomini temporali di questa prima e secon- da posterita di Adamo. Consideriamo seconda posterita di Adamo la posterita di Set perché si era espressa favorevolmente alla riconci- liazione e non vi includiamo quella di Caino che non é stata ancora riconciliata e continua a pagare il proprio tributo alla giustizia del Creatore. Comprendiamo facilmente cid dal tipo che rappresenta la maledizione che Cam ricevette dal padre Noé, dopo che I’arca siera posata sulla terra. II suo definitivo esilio nella parte di mezzogiorno serve da testimonianza imperitura agli uomini, di generazione in generazione, per cui la posterita di Caino non é stata ancora reinte- grata spiritualmente in tutte le sue virtii e potenze peculiari, nono- stante che non sia pitt presente sulla superficie terrestre. Desidero che sappiate che cid che accadde a Cam era stato predetto da un segnale tangibile ai figli di Noé i quali, tuttavia, non lo compresero. Questo segnale fu la fuga del corvo dall’arca prima che la terra riemergesse. Esso diresse i] volo verso i] mezzogiorno e non fece piit ritorno al proprio posto nell‘arca. Quegli stessi che era- no rimasti nell’arca non lo rividero pitt dopo che ne furono usciti. La fuga del corvo vuol farci sapere, con il suo tipo, che nessun avveni- ADAMO 85 mento sgradevole o piacevole pud capitare all’uomo senza che ab- bia potuto prevederlo e che gli sia stato comunicato in qualsiasi modo. Per poco che voglia riflettere sul proprio pensiero, egli di- stinguera subito il male o il bene che devono risultarne, poiché il buon intelletto non pud veder operare nulla sulla creatura che pro- tegge, senza farle intravedere cid che le accadra di bene o di male. Potreste chiedermi il motivo per cui la prima posterita di Adamo in Caino non é stata ancora riconciliata con il Creatore. I] Cristo, mi direte, non é venuto a riconciliare i vivi e i morti con il Creatore? Dio figlio, con la passione e lo spargimento del proprio sangue, non ha aperto le porte dei cieli a tutti coloro che erano morti in privazione divina? Sicché la posterita di Adamo in Caino deve essere inclusa nella riconciliazione. Risponder@ a cid che il Cristo ha riconciliato con Dio padre solo coloro che 'operazione spirituale dei giusti aveva contrassegnato con un sigillo. Questo sigillo fu loro in- viato chiaramente e senza alcun mistero sull’uso che dovevano far- ne in favore di coloro che dovevano riceverlo affinché fossero pro- pensi a consolidare sempre di pitt la loro fede e la loro fiducia nella misericordia del Creatore e, infine, affinché sostenessero con indomabile fermezza tutta la possente manifestazione della divina giustizia che poteva awverarsi spiritualmente dinanzi a loro mediante il Cristo ” fra tutti gli abitanti della terra che vivevano in privazione divina. Cid che dico qui @ veramente avvenuto con il Cristo, il che mi accingo a spiegarvi pit chiaramente. Non possiamo aver dubbi sulla virti: e sull’onnipotenza di Dio figlio che é realmente l’opera diretta della volonta del Creatore padre di tutte le cose. Né dobbiamo dubitare del fatto che la crea- zione intera sia stata opera del Creatore alla presenza di questo di- vino figlio il quale ad ogni atto d’operazione del pensiero divino diceva: “Tutto? bene”. Affinché potesse esprimersi in questo modo, occorreva che conoscesse a fondo il principio del pensiero operante del Creatore. Infatti, conosceva tutta la bonta e la validita dei santi pensieri operanti che i] Creatore attuava dinanzi a lui ed egli stesso approvava con quella gioia e quel piacere da cui era pervaso dicen- do: “Io sono in te ¢ nelle tue opere, o Creatore onnipotente, come tu sei in me e nelle mie opere. Ho disposto entro i loro limiti tutte le 86 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE cose che hai creato e come la tua volonta aveva ordinato. Colui che verra dopo di te e di me esaminera e confermera tutte le opere tue e mie, ed insegnera a tutti gli esseri spirituali divini la tua volonta circa le eterne leggi sulle quali si basa ogni essere creato”. In virtt di queste stesse leggi ogni essere emanato agisce secondo la propria virtti e potenza, buone 0 cattive, ed ogni operazione spirituale tem- porale avviene, come il suo risultato, in favore di colui che opera pro o contro la gloria del Creatore ¢ della creatura. Il che serve a convincervi che lo stesso Cristo ha diretto le operazioni dei giusti di cui ho appena parlato, a vantaggio dei minori cliventati gli schiavi dei demoni e di coloro che ancora oggi subiscono tutte le persecu- zioni degli spiriti demoniaci. Sappiamo cid soprattutto dai tre giorni in cui il Cristo fu ignorato dalla terra ¢ dai suoi abitanti. Nel primo giorno, egli scese nei luoghi della massima privazione divina, co- munemente detti inferi, allo scopo di liberare dalla terribile schiavi- ti i minori contrassegnati dal sigillo della riconciliazione. Questa fu veramente la sua prima operazione perché egli era venuto tra gli uomini solo per operare secondo natura la giustizia divina senza indugiare contro i nemici del Creatore. La seconda operazione del Cristo avvenne in favore dei giu- sti, chiamati santi patriarchi, che ancora pagano il proprio tributo alla giustizia del Creatore, non per avere condotto vita peccamino- sa, né per essersi comportati male spiritualmente, ma soltanto per emendarsi dalle impurita contratte durante il loro soggiorno nella forma materiale che hanno ricevuto ¢ nella quale sono scesi a causa della prevaricazione di Adamo, mentre avrebbero dovuto soggior- nare in un corpo di gloria incorruttibile, come ce lo ha dimostrato il Cristo realmente con la sua gloriosa resurrezione. II Messia, che si- gnifica rinnovatore spirituale divino, aveva istituito, con la sua ope- razione due volte potente ¢ fatta di sua esclusiva iniziativa, i minori patriarchi che dovevano simboleggiare, per tutta la loro vita tempo- rale, il tipo reale del suo avvento e della sua onnipotenza per mani- festare la divina giustizia che doveva essere operata da lui su tutti gli esseri emanati. Questi minori patriarchi avevano ricevuto dal Cristo, a tale scopo, il carattere doppiamente forte della sua opera- zione, per mezzo del quale sapevano tutto cid che il Cristo faceva ed avrebbe fatto in futuro, non solo in loro favore, ma anche in favore ADAMO 87 dei minori che si trovavano in una privazione divina pit rigida del- la loro. Non dobbiamo stupirci se questo essere riconciliatore volle dare, preferibilmente, questo carattere a quei minori che egli stesso aveva istruito affinché servissero da strumento alla manifestazione della gloria divina. Inoltre, diede loro la potenza di rendere trasmissibile questo carattere ai minori in privazione e cid per mez- 20 della loro particolare operazione spirituale divina su questi mi- nori, in favore dei quali essi dovevano operare alla maggior gloria del Creatore ed a ignominia dei demoni. A causa di questa disposi- zione e di questa preparazione spirituale divina il Rinnovatore fu in primo luogo tra i minori pit oppressi, in quanto avevano bisogno del suo sostegno piit di coloro che gia conoscevano, da parte del Cristo stesso, tutto quanto egli operava per la pit: grande gloria del Creatore. Desiderate conoscere, probabilmente, che cosa era il ca- rattere che il rinnovatore aveva posto sui santi patriarchi: era un essere spirituale maggiore pitt potente di questi minori gloriosi e che potevano distinguere solo dalle diverse azioni spirituali che questo stesso essere operava tra i minor riconciliati e non ancora rigenerati. L’operazione del Cristo su questi minori patriarchi ave- va cagionato in loro un inspiegabile cambiamento; costoro, in tal modo, si convinsero pit: di quanto non lo fossero mai stati durante la loro vita passeggera, della tenerezza inaccessibile che il Creatore aveva ed avra in eterno per la sua creatura, non avendola creata perché si perda, purché essa stessa non voglia perdersi. Grazie al potente carattere che i minori giusti avevano ricevuto, il Cristo (que- sto nome significa ricettacolo d’operazione divina) operd su questi minori un‘azione del tutto opposta a quella che avevano avuto in passato, esponendo ai minori riconciliati un lavoro completamente diverso da quello che avevano fatto durate il loro primo corso tem- porale, il che possiamo capire, sebbene senza confronto, dai vari usi che vengono praticati dagli abitanti di questa superficie. Ugualmente era stato messo sugli schiavi dei demoni un simile carattere deri- vante dalla santa operazione di questi gloriosi patriarchi i quali rea- lizzarono la volonta del Cristo, insieme con I’essere spirituale mag- giore doppiamente potente. Con questo mezzo" gli schiavi dei de- moni ricevettero il sigillo della divina riconciliazione, ma, per la ve- rita, un sigillo pit forte di quello che era stato messo sui minori pa- chi, dato che questo doveva produrre solo cose di poca impor- 88 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE tanza, mentre quello che fu messo sugli schiavi dei demoni doveva produrre frutti pit forti e pit: considerevoli. Cosi il cambiamento che avvenne nei minori patriarchi, sebbene molto efficace, lo fu molto meno di quello che avvenne negli schiavi dei demoni, perché lo spi- rito che operava nella dimora di questi minori doveva operare due azioni, cioé la riconciliazione dei minori e la punizione dei maggiori perversi. Ecco quali furono la prima e la seconda operazione del Cristo, nei due primi giomi che fu ignorato dagli uomini, per darci il tipo della sua sepoltura e poi quello della sua resurrezione spiritua- le di fronte a tutta la creazione. La terza operazione del Cristo allude al terzo giorno della sua sepoltura ed avvenne su due specie di minori che pitt o meno erano sottomessi alla privazione divina. Cosi, questa terza opera- zione fu suddivisa in due azioni, di cui una visibile ai comuni mor- talie l’altra invisibile a questi stessi mortali, dato che la materia non pud vedere né comprendere lo spirito senza morire o senza che lo spirito dissolva ed annulli ogni forma materiale, nel momento in cui appare. L’azione invisibile della terza operazione del Cristo consi- ste nell’avere egli stesso abbreviato il termine dei lavori e delle dolo- rose operazioni che facevano i minori rispettando la durata dei tem- pi durante il loro decorso universale, generale e particolare, secon- do quanto aveva prescritto il Creatore. Il corso universale al quale & sottoposto il minore si pud co- noscere mediante lo studio accurato che gli uomini d’ogni tempo hanno compiuto e quelli del presente secolo compiono ancora, dei tre principali cerchi sferici, allo scopo di procurarsi con maggiore sicurezza i vari mezzi per percorrere tutta la superficie della terra. Gli uomini ritengono questi tre cerchi adatti solo a soddisfare le loro avide passioni materiali, a causa della poca conoscenza che hanno di questi cerchi, essendo falsato lo scopo delle loro ricerche. Ricono- sco che questi tre cerchi, detti cerchio sensibile, cerchio visuale e cerchio razionale posseggono la proprieta di istruire 'uomo sulla conoscenza dello spazio e dei limiti della creazione universale, ge- nerale e particolare, ma gli uomini devono essere molto incolti se considerano questi tre cerchi soltanto materialmente. Attribuiamo spiritualmente il cerchio minore al sen: il cerchio intelletto al ADAMO 89 visuale ed il cerchio maggiore spirituale al razionale e questi tre cer- chi non sono altro che una estensione separata in cui i minori giusti termineranno la loro azione temporale invisibile all’uomo materia- le. Questa operazione inizia nel cerchio sensibile. Da qui i minori passano nel cerchio visuale, dove si compie la parte pitt importante della loro operazione spirituale, che chiamiamo reazione d’opera- zione, in quanto l’estensione di questo secondo cerchio é enorme- mente pit vasta di quella del primo, nel quale i minori hanno termi- nato il corso dell’operazione congeniale al proprio essere*®, Essi van- no a godere il riposo all’ombra della riconciliazione nel cerchio che chiamiamo razionale. Tutti i vari corpi planetari ed elementari che hanno sede negli intervalli di questi tre principali cerchi, che distin- guiamo anche con le tre principali potenze divine che indiscutibilmente operano in essi, il che mi accingo a spiegarvelo con i tre seguenti numeri: il numero 4 é attribuito al minore, il nu- mero 7 allo spirito ed il numero 8 al duplice spirito che é il Cristo. I! Cristo presiede lo spirito, lo spirito il minore e il minore presiede la forma terrestre. Percid, come abbiamo detto, la prima azione della terza operazione del Cristo consiste nell’abbreviare il corso e le ope- razioni dei minori nei tre cerchi affinché questi minori possano in seguito riposarsi all’ombra della riconciliazione. La seconda azione visibile agli uomini materiali consiste nel piano che egli stesso traccid, sia con la resurrezione, sia con linse- gnamento che trasmise ai suoi fedeli eletti per mezzo della sua pa- rola spirituale divina. Ecco cid che veramente so e che mi fu detto in merito alla riconciliazione fatta dal Cristo, riconciliazione effettiva- mente preparata dagli equi eletti dello stesso Cristo ai quali aveva dato per primo I’esempio, come meglio vi spiegherd. Hely riconcilid il primo uomo con il Creatore per mezzo del suo spirito che si uni al primo minore emanato. Enoc operd giusta- mente in favore della posterita dei figli di Set, sia vivi sia deceduti, ai quali trasmise il carattere 0 I'autentico sigillo della sua operazio- ne. Con questo sigillo contrassegné coloro che si dimostrarono de- gni di accompagnare il Cristo quando ando a render conto al Padre Creatore delle operazioni che aveva compiuto per la sua maggior gloria e ad onta dei suoi nemici. Noé ripeté lo stesso tipo, come 90 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Melchisedec, Elia, Zorobabele e il Cristo. Ecco coloro che furono preposti per ordine del Creatore a suggellare gli esseri minori spiri- tuali che dovevano accompagnare il trionfo della manifestazione della divina giustizia operata dalla potenza dell’uomo-Dio e divino, in relazione alla diretta concordanza con il Creatore. Non mi occuperd dei particolari delle diverse operazioni che quei giusti fecero per contribuire a contrassegnare coloro che erano stati eletti definitivamente per formare la corte del Cristo, allorché in spirito apparve al cospetto del Creatore, padre d’ogni autorita e potenza divina eterna. Ma potreste domandarmi come é possibile che cid che ho detto riguardo alla riconciliazione dei minori sia stato operato dai giusti dei quali ho appena parlato. Qualsiasi avvenimen- to, mi direte, temporale o spirituale, non era stato previsto dalle immutabili leggi che il Creatore aveva dato alla creazione universa- le? Vi risponderd che dovreste sapere che Dio non poteva prevenire cid che non aveva previsto, potendo leggere nel pensiero, come gia dissi, solo quando é concepito, né distruggere la libertad degli esseri spirituali. Sappiamo che, senza questa liberta, Adamo non avrebbe potuto prevaricare, la sua prevaricazione cred un tale scompiglio per cui il Creatore fu costretto a mutare l’operazione della creazione generale e particolare. Con creazione generale si deve intendere la terra e con creazione particolare tutti i minori che abitano tanto nel corpo terrestre quanto in quello celeste. Si, ¢ questa la prevaricazio- ne che non potete ignorare, sebbene non ne conosciate ancora per- fettamente il genere, che ha costretto il Creatore ad aggravare le leg- gi divine in tutta la sua creazione. Sapete che il Creatore emano Adamo uomo-Dio giusto della terra e che era unito ad un corpo glorioso incorruttibile. Sapete che, quando prevaricé, il Creatore maledisse direttamente lui e la sua opera impura e maledisse poi tutta la terra. Sapete anche che, con la prevaricazione, Adamo degenero dalla forma di gloria in una for- ma materiale terrestre. Percid, avete appreso da me che tutte queste cose non sarebbero avvenute alla natura generale e particolare se il Creatore non avesse sospeso e ritirato a sé, per un tempo, quei pote- ri che aveva concesso al primo uomo nel suo stato di giustizia. Il cambiamento che avvenne in Adamo da corpo glorioso in corpo ADAMO 91 materiale terrestre anticipava le nuove leggi che il Creatore gli avreb- be dato allorché si fosse riconciliato. Fu al tempo di questa riconci- liazione che i] Creatore lo benedisse una seconda volta, gli perdond la colpa, ma non gli restitui che una potenza inferiore a quella che aveva posseduto prima del peccato, sino alla sua definitiva riconci- liazione. Cid, del resto, ci @ chiaramente e realmente simboleggiato in modo sensibile dalle due diverse leggi che Mosé porto dalla vetta del monte. Mosé non diede al popolo di Isracle le prime tavole della legge. La prevaricazione di questo popolo costrinse Mosé@ a spezza- re le tavole privando, con questo atto, gli Israeliti della divina legge che desideravano ricevere con tanto ardore. Mosé, dopo questo fat- to, si riconcilid con il popolo e gli promise una seconda legge da parte dell’Eterno, legge che gli diede come piacque all’Eterno accor- dargliela, in favore della riconciliazione sancita con il popolo eletto. Questa riconciliazione non poteva nascere direttamente dalla sola volonta e facolta di Mosé, ma derivava dalla potenza del Creatore. La prova sta nel fatto che tutti i poteri di una solo uomo non sono in grado di riconciliare venti persone alla sua volonta e, se Mosé aves- se operato solo di propria iniziativa e senza I’aiuto di un essere su- periore, tutte le sue parole e tutti i suoi sforzi sarebbero stati inutili. Facciamo un confronto con gli uomini del nostro tempo i quali con- siderano incolti gli uomini dei primi secoli. Che idea possiamo ave- ree in che modo possiamo conciliarci con gli uomini di questo seco- lo che non hanno mai visto alcuna manifestazione fisica spirituale divina realizzarsi dinanzi a loro, tranne quelle eseguite per opera delle leggi costanti che devono mettere in moto e mantenere la cre- azione universale, per tutta la durata che il Creatore le ha prescritto. Forse desiderate sapere quale é il tempo di questa durata. Ma non é il caso di parlarne ora. Proseguo risolutamente spiegandovi il tipo della prevaricazione di Adamo, perché @ da questo fatto che sono derivate tutte le epoche, tutti i tipi e tutti i numerosi avvenimenti che si sono avvicendati dall‘inizio del mondo sino a noie che si pro- trarranno sino alla fine dei secoli. L’angoscia che risenti Adamo di essere diventato pensoso e pensante prefigurava cid che doveva manifestare il primo dei nefa- sti periodi che sarebbero accaduti ai suoi discendenti e da cid Adamo si rese conto maggiormente della grave ripercussione della sua pre- 92 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE varicazione. Se ne accorse dal turbamento, dalla agitazione e dalle diverse tribolazioni che avvenivano in lui, non appena fu rinchiuso nel suo secondo corpo di materia apparente. In queste condizioni, si lament con il Creatore, implord la clemenza del Dio vivente, che & il Cristo, e del Dio vivificante”. Allora lo spirito gli mostrd, durante uno stato di sopore, le conseguenze della sua prevaricazione che lo costernarono maggiormente ed aggravarono l'impeto dei suoi ri- morsi mentre esaminava il suo operato. Capi cid che il Creatore esi- geva da lui. II desolato uomo intui che doveva riconoscere, con sin- cerita, il proprio errore e riconoscerlo tale e quale I’aveva realizzato e gli si era presentato. Adamo esaudi la divina volonta, riconobbe sinceramente il frutto del suo pensiero esecrabile ¢ l’operazione del- la sua volonta che doveva vincolarlo al risultato del suo lavoro per un tempo infinito. Convalidd il proprio riconoscimento dando al frutto della sua prevaricazione il nome di Houwa, o Hommesse, che significa carne della mia carne, ossa delle mie ossa ed il risultato della mia operazione concepita e realizzata con le mie mani conta- minate. Ecco cid che desideravate sapere in merito al tipo della pre- varicazione di Adamo. Tutto cid che vi ho or ora detto sulla prevaricazione di Adamo e sul frutto che ne é derivato, vi dimostra chiaramente che cosa é la nostra natura corporea e spirituale e quanto si siano degradate am- bedue, poiché I’anima é soggetta alle pene della prevaricazione e la forma é diventata passiva, da impassiva che sarebbe stata se Adamo avesse unito la sua volonta a quella del Creatore. Ed é qui che potete riconoscere facilmente cid che chiamiamo spiritualmente decreto pronunciato dall’Eterno contro la posterita di Adamo sino alla fine dei secoli e che comunemente si chiama peccato originale. Ma adesso é necessario che vi faccia conoscere meglio il cam- biamento delle leggi cerimoniali di operazione della creazione ge- nerale e particolare, per quanto riguarda il crimine del primo uomo. Vi ho dimostrato quali erano il potere, Ja virtir, il comando ¢ I’auto- rita del primo minore emancipato nel proprio corpo di gloria. Vi ho dimostrato in che modo si trasformé, con il peccato, da forma glo- riosa in forma di materia terrestre. Ma questo secondo corpo di materia terrestre aveva la stessa forma apparente del corpo di gloria ADAMO 93 nel quale Adamo era stato emanato. Vi fu pertanto un cambiamento solo nelle leggi con le quali Adamo si sarebbe regolato se fosse rima- sto nell’originale principio di legge di giustizia. Quando un essere creato temporale cambia la natura d’azione, per forza di cose cam- bia anche le leggi d’operazione. Quando il Creatore riconcilid la cre- azione generale, universale ¢ particolare, avvenne un cambiamento nelle leggi che governavano la creazione prima che fosse maledetta e riconciliata. Lo stesso fu per il primo uomo. Avendo mutato il pri- mitivo stato glorioso, era del tutto necessario che il Creatore cam- biasse anche le prime leggi d’operazione che gli aveva dato, poiché queste prime leggi non si addicevano pit all’azione ed alla guida di una forma corporea cosi poco limitata come quella con cui Adamo fu costretto a ricoprirsi per ordine divino. Le leggi che regolano le forme corporee di materia apparente passiva non sono affatto, do- vreste saperlo, quelle che governano ogni spirito minore, agente e custode di una forma di corpo glorioso che non ha origine dalla materia che vediamo condensata in modo tangibile. La forma glo- riosa non contiene affatto lo spirito minore od altro spirito in priva- zione divina, poiché @ conosciuta dal minore o da ogni altro spirito incaricato dall’Eterno di manifestare tra gli uomini, o dovunque piac- cia al Creatore, la gloria dell'Essere divino. Dird inoltre che Adamo e la sua posterita, essendo sottoposti alla forma materiale terrestre, non dovevano tributare al Creatore un culto simile a quello per cui il primo uomo era stato emanato. Se il primo uomo ha cambiato forma, occorre necessariamente che abbia cambiato operazione. Questa nuova operazione ¢ infinitamente limitata dalla forza delle leggi che il Creatore emano contro Adamo e che questi rese reversi- bili su tutta la sua discendenza sino alla fine dei tempi. Questa operazione delimitata non deve sorprendervi, consi- derato Iuso iniquo che Adamo aveva fatto del suo primo verbo, che l'Eterno aveva posto in lui affinché generasse una posterita di Dio. Questo verbo, che forse non conoscete e considerate come una cosa incomprensibile, non era altro che l’intenzione e la volonta che do- vevano operare per mezzo della potente parola del primo uomo. Tuttavia, per poter conoscere pit facilmente il verbo della posterita di Dio che Adamo custodiva innato in sé, é necessario risalire alla conoscenza dei vari verbi che il Creatore usd per la creazione uni- 94 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE versale, nella quale risiedono la generale ¢ la particolare, secondo la propria intenzione, volonta e parola, dalla quale sono derivati tutte leazioni, forme c tutti gli esseri spirituali minori. Aggiungendo queste tre ultime cose, l’intenzione, la volonta e la parola, alle tre che le precedono, vi faré conoscere i tre principali verbi di creazione di cui si servi I’Eterno per creare ogni cosa. L’intenzione si unisce alla cre- azione dell’ universo che é rappresentato da un immenso cerchio nel cui interno il generale e il particolare sono messi in azione ed in movimento. La volonta si congiunge alla creazione del generale o la terra che é raffigurata da un triangolo, come doveva essere rappre- sentata la figura che il Creatore aveva concepito nella sua immagi- nazione pensante e la parola si unisce alla particolare emanazione dei minori spirituali dimoranti nella forma corporea particolare ter- restre, forma simile a quella della terra e che fu ugualmente creata a somiglianza dell'immagine del pensiero divino. Da tutto cid e da quanto segue impariamo a comprendere il verbo di creazione che era in potere di Adamo. Se il Creatore non avesse avuto I'intenzio- ne, non avrebbe avuto la volonta; se non avesse avuto la volonta, non avrebbe avuto la parola o l’azione. Ora, poiché l’essere spiritu: le minore non é altro che il frutto della operazione di questi tre prin- cipi divini, occorreva che il primo uomo portasse i segni della sua origine e che, di conseguenza, avesse questi tre principi innati in sé, quando I’Eterno lo distaccé dall’immensita affinché fosse uomo-Dio sulla terra. Precedentemente abbiamo visto che Dio non pué essere Yautore del male; cosi Adamo era stato emanato nel bene ¢ nella giustizia. Adamo aveva in sé, percid, un potente verbo, poiché dalla sua parola di comando, secondo la sua buona intenzione e la sua buona volonta spirituale divina, dovevano nascere delle forme glo- riose impassive, simili a quella che apparve alla immaginazione del Creatore. Queste forme gloriose non potevano essere della stessa materia delle forme di materia terrestre, le quali non erano destina- te, secondo la volonta del Creatore, che a servire da prigioni agli spiriti prevaricatori. Cosi, la forma in cui Adamo fu posto era sem- plicemente spirituale e gloriosa, affinché potesse regnare su tutta la creazione ed esercitarvi liberamente la potenza ed il comando che gli erano stati dati dal Creatore sopra tutti gli esseri. Questa forma gloriosa non é altro che una forma di figura apparente che lo spirito concepisce ¢ crea a seconda delle necessita ¢ degli ordini che riceve ADAMO 95 dal Creatore. Questa forma viene reintegrata immediatamente cosi come é generata dallo spirito. La chiamiamo impassiva perché non @ sottoposta a nessuna influenza elementare, se non all’influenza pura e semplice. Non richiede alcun alimento, se non quello che il suo spirito le procura. Nessuna particella del fuoco centrale ha effi- cacia su di essa. Infine, questa forma gloriosa sarebbe stata perpe- tuata da Adamo per riprodurre la sua discendenza spirituale, cosi come ce lo rappresenta la sua discendenza di carne, ma tuttavia sen- za alcun principio di operazione materiale, come l’avvento e la re- surrezione del Cristo e la discesa dello spirito divino nel tempio di Salomone ce lo hanno dimostrato effettivamente. Da quanto é stato detto, non dobbiamo pitt avere dubbi sui notevoli cambiamenti delle leggi di operazione che si produssero con la prevaricazione del primo uomo, sia sul corpo generale e par- ticolare, sia sui minori e nelle operazioni che questi stessi minori devono compiere oggi e che sono completamente contrarie a quelle per cui essi erano stati emanati. Abbiamo visto, inoltre, un barlume di quel famoso ternario di creazione d’ogni forma, con I’unione del- lintenzione, della volonta ¢ della parola, che genera I’azione divina, la quale é certamente verbo*. Infatti, a che cosa servirebbe l'inten- zione senza la volonta, la volonta senza la parola e la parola senza effetto od azione? Ci vollero lintenzione, la volonta e la parola per compiere ciascuna delle tre parti della creazione, ma fu la parola a produrre l’azione dell’intenzione e della volonta divina. E da que- sta determinazione che il verbo ha avuto luogo, pertanto é certa- mente nel verbo del Creatore che i} numero ternario di creazione universale, generale e particolare esiste e non altrove, poiché I’in- tenzione, la volonta e la parola producono un effetto spirituale o un‘azione; il che ci fa capire che il verbo di creazione non si é gene- rato da sé, poiché emanato dall’intenzione, dalla volonta e dalla parola del Creatore. Da questo verbo e da questa emanazione pos- siamo riconoscere con certezza che il primo numero ternario di qual- siasi creazione é coeterno in Dio, stando a quanto segue: l'intenzio- ne 1, la volonta 2 ¢ la parola 3 da cui deriva I’azione o il verbo. Addi- zionate questi tre numeri e otterrete 6 come segue: 1 e 2 fanno 3e3 fanno 6. Ecco cid che completa i sei pensieri della creazione univer- sale, generale ¢ particolare dell’Eterno e questo numero sicuramen- 96 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE te é nella creazione universale, generale e particolare. Da tutto cid che ho appena finito di dirvi avete appreso da dove é derivato ogni essere creato, sia spirituale sia materiale, come la grande potenza che il primo uomo possedeva un tempo e quella che ancora oggi pud avere la sua posterita. Questa potenza, tutta- via, @ poca cosa se l’uomo non si riconcilia con il Creatore. Oso dire anche che essa non vale nulla senza cid e che in tal caso l’animale possiede pitt virti: nel suo unico istinto passivo di quanto non ne abbia il minore spirituale che degenerd e si annullé nell’inerzia spi- rituale divina sino al punto di diventare tomba della morte. Voglio dire, con il termine tomba della morte di cui mi servo qui, che g! sventurati minori, non riconciliatisi, diventeranno preda degli spi ti perversi i quali, per mezzo dell’unione che faranno con loro, li vincoleranno nella dannazione per un tempo infinito. Ecco quale sara la sorte dei minori che non si saranno confor- mati alla giustizia del Creatore. Ecco perché dobbiamo stare attenti e sforzarci di imitare Adamo il quale, dopo avere ammesso la sua colpa sinceramente e con doloroso pentimento, ottenne dal Creato- re la riconciliazione e fu riammesso parzialmente nelle primitive virtt. e potenze sui tre generi della creazione temporale, tuttavia a patto che la sua intenzione e la sua volonta fossero state in futuro confor- mi alle leggi del riconciliatore. Riflettete su questa riconciliazione e vi vedrete sempre il numero ternario, cioe Adamo, il Cristo e il Cre- atore. Constaterete che questa triplice essenza divina forma chiara- mente i tre principi di ogni creazione cosi come segue: l‘intenzione del padre 1, la volonta del Cristo 2 e la parola del minore spirituale che deriva dalla intenzione e dalla volonta dei primi due, 3. Includo il minore fra le tre prime essenze divine perché egli stesso é il pro- dotto dell’intenzione del padre e della volonta del figlio rigeneratore e dell’azione dello spirito diving; il che spiegherd pit agevolmente quando parlerd della quadruplice essenza divina, che desidero far- vi conoscere, sebbene non ne abbia fatto ancora menzione. ADAMO 97 CAINO J roseguo il discorso sulla perfetta riconciliazione del mi- nore primo uomo. Quando il Creatore benedisse Adamo | ela sua opera impura, gli disse: “Adamo, vivifica la tua opera affinché possiate riprodurre insieme una discenden- za di forme particolari la quale dovra contenere la forma universale e generale, in modo concreto e inconfutabile, cosi come é contenuta nella forma che dirigi per il tempo che ti ho prescritto”. Sono le pa- role riferite dalla Scrittura: “Crescete e moltiplicate”. Cioé, quando Adamo ed Eva furono usciti dal primitivo posto operante, ricevet- tero l’ordine di generare delle forme simili alle loro. Adamo ed Eva eseguirono l’ordine con una tale impetuosa passione dei sensi della loro materia da fare ritardare al primo uomo la sua completa ricon- ciliazione. Generarono, quindi, la forma corporea del loro primo fi- glio che chiamarono Caino che significa figlio del mio dolore. Que- sto nome gli fu dato da Adamo perché aveva capito di avere realiz- zato in questo figlio un’operazione eseguita con sfrenata passione e contraria alla moderazione di cui doveva fare uso (di sfuggita ag- giungiamo che I’ordine che il Creatore aveva dato direttamente ad Adamo per la sua procreazione ci insegna che i] Creatore aveva fat- to Adamo custode del proprio seme riproduttore). Adamo aveva avuto ragione di chiamare il suo primogenito figlio del mio dolore, poiché a causa di questa nascita la sua riconciliazione fu rinviata. Fu ancora a causa di questa operazione e del nome Caino che aveva dato al suo primogenito, che egli poté prevedere il grande dolore che avrebbe risentito in avvenire a causa della grave prevaricazione dei suoi discendenti, la quale avrebbe infranto le leggi, i precetti ei comandi divini ed ecco perché Adamo fu riconosciuto quale primo profeta dagli stessi discendenti. Tuttavia, questo figlio, generato da passione contraria agli ordini del Creatore, doveva contribuire alla riconciliazione del proprio padre, con gli acuti dolori che questo stes- so figlio gli avrebbe fatto sentire rinnovando la nefandezza della prima prevaricazione, giacché Caino operd misteriosamente questa prevaricazione alla presenza di Adamo. Fu proprio questo il colpo pita crudele ed il rimorso pitt amaro che egli riusci a far nascere nel cuore di suo padre. Sicché é impossibile capire il dolore e lo sconfor- 98 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE to di Adamo, allorché vide il suo primo figlio in preda delle potenze demoniache. Nessuno poteva valutare, come questo primo padre, il proprio dolore ¢ quello che il figlio doveva provare, poiché non era trascorso molto tempo da quando Adamo stesso era stato tolto, dal- la pura misericordia del Creatore, dalle mani degli stessi demoni che avevano sedotto il suo primo figlio e lo avevano fatto precipita- re nella privazione divina per una eternita. Con questa doppia pena Adamo rafforza la propria fede e fiducia nel Creatore. Si dolse grandemente di aver partecipato al concepimento cel suo sventurato figlio, oltre i limiti stabiliti dal Cre- atore. Si sottomise spontaneamente con un sincero giuramento alla volonta del Creatore promettendo di non allontanarsi mai dalle leg- gi, dai precetti ¢ dai comandi che il Creatore gli avrebbe rivelato, con un qualsiasi pretesto. Ma questa sottontissione del primo padre fu solo apparente, non ebbe affatto la perseveranza che aveva pro- messo; al contrario, generd con la compagna Hommesse, o Eva, una posterita femminile che insieme chiamarono Kani 11 che significa figlia di confusione, perché questo concepimento era avvenuto se- condo le stesse leggi con cui era stato concepito Caino. Cinque anni dopo, il legame che vedeva tra i due primi figli gli fece credere che fosse arrivato il tempo in cui tutte le sue pene stessero per finire. Nuovamente si illuse; con Houwa o Eva, concepi una terza posterita femminile ed alla quale diede il nome di Aba 9 che significa figlia della materia o figlia di privazione divina. In se- guito, Adamo resto per un periodo di sei anni senza procreare, per- ché, durante questo intervallo ed a cominciare dalla nascita del ter- zo figlio, cadde in una grande prostrazione. Una forte avversione contro il proprio essere s'impossessd di lui da non sapere pit che fare. Cadde in una totale inerzia, sia per la parte spirituale divina, sia per quella spirituale demoniaca, essendo diventato insensibile a qualsiasi impressione buona o cattiva. Infine, diventd simile ad un bimbo appena nato. Cid che lo rese cosi fu I’intima consapevolezza che ebbe di tutte le sue colpe commesse prima contro il Creatore. Lo spirito buono gli procurd questa consapevolezza e gli fece capire chiaramente che la terra la quale, sino ad allora, aveva coltivato con- tro gli ordini del Creatore, non gli avrebbe fruttato che dolore ed ADAMO 99 amarezza e sarebbe stato il pomo della discordia di tutti i suoi di- scendenti. ABELE uesto é il senso delle minacce che il Creatore fece a Adamo scacciandolo dal paradiso terrestre, conformemente a i] quanto dice la Scrittura: “Coltiverai la terra; non ti dara S—ii che spine”. Mi chiedo se esistano spine pits acute di quelle che una malvagia discendenza pud far nascere nel cuore di un pa- dre affettuoso. Erano questi i mali che il Creatore aveva predetto al primo uomo, che gli sarebbero stati procurati dall’azione della sua operazione di materia terrestre, ma con questa umiliazione il Crea- tore si prefiggeva di perdonare ogni debolezza del primo uomo, in- vogliando, luie la sua compagna, a contribuire ad un concepimento puro e semplice, senza la partecipazione di alcun eccesso dei sensi della loro forma materiale. Cosi, Adamo non limitd Ja sua discen- denza ai tre figli di cui ho parlato, ma ebbe ancora quattro figli, due maschi e due femmine e fu il primo di questi quattro figli che rese possibile la riconciliazione del padre. Adamo, percid, con la compa- gna mise in atto un’operazione gradita al Creatore ed Eva concepi il seme che Adamo le aveva diffuso nelle viscere custodendolo felice- mente sino alla completa maturita. Non ci dobbiamo meravigliare per il fatto che Eva avesse una particolare cura del nuovo frutto, poiché sentiva sorgere in sé una pace, una gioia ed una soddisfazione inesprimibile, mentrenon aveva sentito che acuti e crudeli dolori per tutto il tempo che aveva recato in seno i tre primi figli. Questo contrasto derivava dai doni che la grazia dell’Eterno aveva infuso nell’anima di questo quarto figlio il quale comunicava alla sua la propria innocenza e purezza. Adamo ritorné ad essere sereno e felice e cid accrebbe maggiormente la gio- ia di Eva. Soprattutto considerarono con piacere il tempo in cui que- sto ultimo frutto nacque: cid avvenne nel settimo anno dall’inter- vallo trascorso dopo che Adamo aveva avuto i primi tre. Adamo non poté fare a meno di lodare cosi il Signore su questo avvenimen- 100 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE to: “L’Eterno, Creatore del cielo e della terra e del suo servitore Adamo, o Réaux, sia per sempre benedetto per tutto cid che ha cre- ato! Da lui ho ottenuto un quarto discendente che sara la mia soddi- sfazione in questa e nella vita futura”. Chiamd questo figlio Aba 4 che significa figlio di pace o Abele 10 che vuol dire essere elevato sopra ogni senso spirituale. Tutto cid che vi ho appena detto fu confermato materialmen- te verso la meta del tempo di gravidanza di Maria e di Elisabetta, con il turbamento che Elisabetta senti nascere nel proprio intimo quando saluté la cugina Maria che era andata a farle visita e con la gioia che provarono i due padri temporali, I’uno con l’operazione materiale dei suoi lavori e I’altro con l’unica operazione spirituale che I’Eterno aveva rivelato in favore della moglie adottiva. Esami- neremo altrove la spiegazione di tutti questi tipi. Proseguiamo con la discendenza di Adamo. Adamo ed Eva ebbero una particolare attenzione per questo quarto figlio. Non lo abbandonarono mai, sebbene non conoscesse- ro ancora perfettamente tutto il frutto che, in seguito, ambedue ne avrebbero ottenuto. Non si stancavano mai di ammirare il suo com- portamento, sia verso le due sorelle ¢ il fratello Caino, sia verso il padre e la madre. Egli si sforzava di conquistare il loro affetto sin dalla pit tenera eta, quando non aveva ancora che tre anni, ed ogni giorno crebbe sempre di pitt in bonta, saggezza, virti e buon esem- pio, per tutto il tempo che visse tra gli uomini come uomo-Dio giu- sto della terra. Questo figlio fortunato si era consacrato totalmente ad offrire al Creatore culti spirituali che meravigliavano tutta la sua famiglia. Tutte le sue operazioni miravano solo a mitigare la giusti- zia di Dio verso la prima creatura minore e verso i suoi discendenti, sapendo, per mezzo delle sue operazioni, quanto questa discenden- za sarebbe stata colpita dalla giustizia divina. Infine, Abele si com- portd come avrebbe dovuto comportarsi Adamo nel suo primitivo stato glorioso verso l’Eterno: il culto che Abele offriva al Creatore era il vero tipo che il Creatore desiderava dal suo primo minore. Abele era anche il luminoso tipo della manifestazione di gloria divi- na che un giorno si realizzera per mezzo del vero Adamo, o Réaux, 0 il Cristo, per la completa riconciliazione della posterita passata, ADAMO. 101 presente e futura di questo primo uomo se questa posterita fara un buon uso del piano dell’operazione che gli sara tracciato dalla pura misericordia divina, come il tipo di Abele aveva gia anticipato, me- diante tutte le sue operazioni, ad Adamo ed ai suoi tre primogeniti. I tre primogeniti, nati da Adamo, mantennero un comporta- mento del tutto contrario a quello di Abele. Sicché, pit: Adamo ed Eva si sentivano portati verso il figlio Abele, pid i tre primogeniti diventavano nemici del fratello. Adamo ed Eva consideravano Abele quale interprete spirituale divino esi attenevano scrupolosamente a tutto cid che egli diceva e faceva fare, lietamente e santamente. I tre primi nati, al contrario, ostacolavano tutto cid che Abele operava in favore loro e del padre e della madre, spingendosi a tramare insidie con operazioni contrarie* alle sue, allo scopo di sopprimerlo, elimi- nandolo materialmente dalla loro presenza, il che fecero, come ve- dremo. Un giorno Adamo si prefisse, unitamente ai suoi due figli, di offrire al Creatore il culto d’una operazione spirituale divina, ma, poiché la sua discendenza femminile non poteva assistervi a causa della poco virtit e potenza spirituale innata nelle donne e della loro poca forza e fermezza nel sostenere simili operazioni, egli allontand la posterita femminile ad una distanza di quarantacinque cubiti dal luogo scelto per il lavoro*. Avendo disposto ogni cosa, Adamo or- dind e consacrd I'ultimogenito Abele affinché fosse il primo ad eser- citare le funzioni spirituali dell’operazione che intendeva fare. Subi- to Abele si mise in condizione di attuarle. Egli stesso innalzo I’altare © i cerchi necessari, al centro dei quali, offri i primi profumi. Questi profumi consistevano nella propria forma corporea che offriva in olocausto al Creatore prosternandosi con umilta. Nello stesso tem- po offri il suo essere minore spirituale all’Eterno, affinché diventas- se il ricettacolo della giustizia divina e sul quale I’Eterno avrebbe manifestato la sua infinita e gloriosa misericordia in favore di Adamo, sua prima creatura minore (Adamo occupava il corno dell’altare o quella parte dei cerchi che guarda a nord e Caino quella rivolto ver- so mezzogiorno). Dopo che Abele ebbe compiuto le funzioni spiri: tuali secondo i suoi ordiini, si allontand dal luogo della prostemazione e ando a riferire al padre cid che aveva saputo dal Creatore in suo 102 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE favore. Allora Adamo mise Abele al proprio posto settentrionale e poi, trepidando, si prosternd come aveva fatto Abele. Quando ebbe finito, Adamo chiamo a sé i due figli, ponendo Abele alla sua destra e Caino alla sua sinistra ed in questa posizione Adamo comunicd cid che aveva appreso dal Creatore. “Sappiate, disse, che I’Eterno Creatore, mi ha concesso la grazia, la sua giustizia ha cessato di rica- dere su di me, grazie alla intercessione e all’intervento del culto di mio figlio Abele di cui il Creatore ha accolto la sua devozione in mio favore. Venite, figli miei, affinché divida la mia gioia con voi, parte- cipandovi le due sensazioni che ho provato, quella del male e quella del bene, con cui si completa la mia riconciliazione con il Creatore”. Poi, rivolgendosi a Caino, gli disse: “Figlio mio primogenito, che in futuro le tue opere siano le stesse di tuo fratello minore. Sappi che il Creatore ripone la sua fiducia senza fare alcuna distinzione di origi- ne temporale e spirituale ed accorda ogni potenza superiore spiri- tuale divina a colui oa colei che sa di meritarsela ed a chi é dovuta. Chela tua volonta, Caino, d’ora in poi sia quella di tuo fratello Abele, come la mia sara in futuro sicuramente quella del Creatore”. I cerimoniale di questa operazione inizid a meta giorno sola- re e durd complessivamente circa un‘ora. Quando il lavoro fu com- piuto, ogni operante si ritird nel suo soggiorno abituale, Caino con le due sorelle ed Abele con il padre e la madre. La suddivisione di tre persone da una parte e tre dall’altra ci offre un simbolo abba- stanza insolito da non trascurare. E il vero tipo della separazione del bene dal male e ci raffigura anche le tre essenze spiritose compo- nenti le diverse forme corporee di materia apparente, tanto quelle dell’essere ragionevole*” quanto quelle dell’essere irragionevole. Sommate questi due numeri ternari ¢ otterrete, dal loro prodotto senario, il numero della creazione divina, ossia i sei pensieri del Cre- atore per la creazione universale, generale e particolare. Se fate at- tenzione troverete anche cid che insegna la Scrittura, che tre, 3, sono in alto come tre, 3, sono in basso. Inoltre osservate quale é, di questi due numeri ternari, quello che rappresenta il male. In ultimo, riflet- tete su questo argomento e cercate di trovarvi da soli delle dimo- strazioni e dei risultati plau: Caino, ritiratosi nel luogo che gli aveva assegnato Adamo, ADAMO 103 fece conoscere alle due sorelle il preteso oltraggio che suo padre gli aveva fatto togliendogli il diritto di progenitura, affinché ne beneficiasse Abele suo fratello minore e subordinandolo alla volon- ta dello stesso fratello Abele ultimogenito. Le due sorelle persuase- ro Caino di far uso di tutta la sua potenza e facolta contro quelle del padre e del fratello ed anche contro il Creatore che aveva permesso un simile oltraggio, istigato dal fratello minore che aveva sorpreso la buona fede del loro padre e corrotto le sue buone intenzioni con la cerimonia di un culto fallace ed ingiusto. Di conseguenza, Caino pensd di operare un culto ai falsi dei o ai principi dei demoni affin- ché gli dessero una potenza superiore a quella che il Creatore aveva dato a suo fratello Abele e cid allo scopo di vendicarsi del preteso torto ricevuto da suo padre tramite I’ingerenza del fratello. Fece as- sistere all’operazione le due sorelle cosi come lui stesso ed Abele avevano assistito all’operazione del padre. Consacro la sorella® minore alle stesse funzioni di quelle che Abele aveva adempiuto ed esegui diligentemente tutto il primo cerimoniale che aveva visto fare. Quando, a sua volta, giunse il momento di prosternarsi, mise la se- conda sorella nel posto che aveva occupato presso I’altare o nei cer- chi e, prosternandosi, offri quale vittima la forma e la vita di Abele (la forma é il corpo e la vita é l’anima) ai capi demoniaci. Dopo questa cerimonia, Abele si presentd al fratello Caino che gli fece molti rimproveri. Abele li ricevette con dolcezza ed umilta, poi rispose a Caino: “Non devi prendertela con me, né con- tro il nostro padre temporale, ma é contro te stesso e contro colui che ti guida®’ in questo momento che devi lottare, poiché ti dico che hai appena operato un culto fallace ed empio agli occhi dell’Eterno. La gravita della tua colpa supera quella della colpa di Adamo: hai offerto al dio delle tenebre un olocausto che non é a tua né a sua disposizione, ingiustamente hai cercato di spargere il sangue del giusto per giustificare i colpevoli”. Abele ando in seguito a far visita ad Adamo al quale riferi tutto cid che era avvenuto, la qual cosa addolord molto I’infelice padre e lo immerse in una grande coster- nazione. Abele allora cercé di consolare Adamo chiedendogli le cause della sua tristezza e del suo sconforto. Ma Adamo non volle rispon- dere. Sembrava che prevedesse cid che doveva arrivare al beneamato figlio e non osava dirglielo. Abele rassicuro Adamo riguardo le sue 104 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE preoccupazioni e gli disse con voce ferma: “Padre mio, cid che & stato decretato dal Creatore a favore tuo e della tua discendenza deve avere il suo corso, sia nel bene, sia nel male, poiché la creazio- ne generale che conosci non é altro che un luogo che I’Eterno ha riservato per la realizzazione della manifestazione della sua onnipotenza, per la sua maggiore gloria. Pertanto, padre mio, é tra i tuoi discendenti carnali che il Creatore inviera degli esseri adatti affinché siano i veri strumenti di cui si servira per il trionfo della sua giustizia, a favore dei buoni e a danno dei cattivi. Inutilmente si op- pone I’uomo a quanto é stato decretato dal Creatore a favore o con- tro la creatura spirituale”. Adamo si rasserend e, rivolgendosi al Creatore, gli disse: “O Eterno, che si compia cid che é stato concepi to dal tuo pensiero e dalla tua volonta, da parte del tuo fedele servi- tore, padre di numerose nazioni che dimoreranno ed opereranno nel tuo cerchio universale. Amen”. Poi Adamo e Abele andarono a far visita a Caino che venne loro incontro con le due sorelle. Quan- do si furono incontrati, le figlie abbracciarono il padre e Caino ab- braccié il fratello Abele, ma, durante l’abbraccio, Caino inferse ad Abele tre colpi con uno strumento di legno fatto a foggia di pugna- le. Il primo colpo gli attraversd la gola, il secondo gli trafisse il cuore el'ultimo le viscere™. L’assassinio avvenne alla presenza di Adamo senza che questo sventurato padre se ne accorgesse. Ma non appe- na l'assassinio fu commesso, Adamo ebbe una fortissima emozione. Le due sorelle di Caino e di Abele ne provarono una simile e tutti e tre, colpiti da questa emozione caddero riversi esclamando: “Signo- re, il nostro riconciliatore ci é stato tolto dalla mano dell’empio, re- clamiamo la tua giustizia e rimettiamo solo a te la nostra vendetta!” (Avete visto con quale inganno i succubi del demonio si nascondo- no agli occhi della creatura con parole spirituali ed in apparenza lodevoli). Questo turbamento, sebbene fosse spontaneo nelle tre persone sopra indicate e basato sulla simpatia dei loro sensi mate- riali, derivava anche da un‘altra causa, cosi come I’emozione che colpi queste tre persone. Derivava dalla visione, che ebbero fisica- mente, del minore e del maggiore spirituale di Abele e che non po- terono sostenere senza cadere in deliquio. Adamo si rialzé per pri- mo ed in compagnia del maggiore e del minore spirituale di Abele si recd da Eva alla quale partecipd tutto cid che il Creatore aveva preteso da lui per la sua completa riconciliazione, che le sue colpe ADAMO 105 erano state espiate dalla vittima suo figlio Abele e cosi tutto era ter- minato. Vi lascio pensare quale dovette essere il dolore dello sven- turato padre e quello della sua compagna. Non sono forse queste le famose spine che hanno trafitto il cuore di Adamo? Non é forse que- sta la funesta spina prodotta dalla primitiva terra creata dalla pre- varicazione di Adamo? Dunque, fu Eva a produrre in Caino lo stru- mento della disgrazia dello sventurato Adamo, poiché aveva con- cepito con Adamo questo figlio con una operazione di confusione, come ci rivela il numero due, 2, ¢ che mi avvio a descrivervi chiara- mente. Il numero di confusione @ quello che presiede cid che chia- miamo operazione semplice e particolare, che si concretizza per mezzo della pura volonta del minore con il maggiore spirituale demoniaco. Questi due soggetti non ne formano che uno grazie al- Vintrinseco legame del loro pensiero, della loro intenzione e della loro azione. Tuttavia, essi sono sempre due soggetti distinti l’uno dall’altro, in quanto sono sempre esposti alla separazione; il che av- viene allorché un mediatore pit: potente di loro si frappone tra I'uno e l’altro operando fra loro una reazione contraria alla precedente. In tal modo si produce un notevole cambiamento in favore del minore, bloccando I’azione del maggiore demoniaco. Pertanto, chiamiamo operazione di confusione, e che distinguiamo con il numero 2, l’unio- ne con I’essere demoniaco. Potreste chiedermi se, quando il minore si congiunge con il maggiore spirituale buono, non crea ugualmente il numero 2, 0 di confusione. Risponderé di no, dato che lo spirito buono che si uni- sce con un minore non pud congiungersi con questo minore se p! ma di tutto non ha comunicato a questo stesso minore il proprio spirito intelletto che chiamiamo potenza spirituale minore la quale mette I’anima particolare minore in condizione di ricevere l'impronta dello spirito maggiore buono, secondo la volonta ¢ il desiderio dello stesso spirito maggiore e del minore particolare. L’anima, con que- sta unione, acquisisce il numero 2, il quale, unendosi allo spirito, dapprima forma un numero ternario, cioé la potenza innata del mi- nore primo che é!’anima 1, la potenza minore dell’intelletto, 2, ela diretta potenza dello spirito maggiore, 3. Ecco come l’anima minore 106 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE realizza il numero ternario nel suo primo principio di unione spiri- tuale. Non consideriamo qui I’unione dell’anima con l’intelletto demoniaco e poi con lo spirito del male, dato che, in questa unione, ‘anima abbandona completamente la propria potenza spirituale buona per diventare essa stessa intelletto del demonio, mentre, nel- Y'unione con lo spirito buono, mantiene e fortifica la sua potenza spirituale divina la quale merita, di conseguenza, di essere conside- rata nella enumerazione che ne facciamo *. Poiché lo spirito mag- giore buono riceve la sua azione immediata dalla Divinita, l'anima, di conseguenza, ottiene la propria corrispondenza regolare con le quattro potenze divine, che chiamiamo quadruplice essenza, cosi come segue: l’anima minore, |, 2 in corrispondenza spirituale con lintelletto, 2, l'intelletto con lo spirito, 3, e lo spirito con la Divinita, 4, Ecco cid che prova I’esatta consonanza di ogni essere spirituale con il Creatore eterno. Inoltre, desidero farvi conoscere la corrispon- denza del cuore dell’uomo con ogni essere spirituale. II corpo del- luomo é organo dell’anima, per mezzo suo il minore fa conoscere a tutti i suoi simili la sua intenzione e la sua volonta di azione spiri- tuale, con i vari movimenti ed operazioni che fa fare alla propria forma. L’anima minore é l’organo dell’intelletto, ’intelletto é l’orga- no dello spirito maggiore e lo spirito maggiore @ l’organo del divino Creatore. Tale é la bella armonia organica dei principali esseri spiri- tuali divini, sia con la forma particolare dell’uomo, sia con la forma generale e universale e tutto cid ci fa conoscere con certezza che ogni cosa é veramente emanata dal primo Essere necessario a qual- siasi creatura, sia spirituale, sia temporale. Infatti, per mezzo dei numeri di cui mi servo, dovete imparare a conoscere la triplice ¢ la quadruplice essenza divina. Questi sono i numeri di cui lo stesso Eterno si servi per operare la creazione universale, generale e parti- colare e per emanare gli spiriti tanto quelli che divennero malvagi quanto quelli che conservarono la purezza della loro natura spiri- .tuale divina. Il numero ternario ci insegna a conoscere l’unita ternaria delle essenze spiritose di cui il Creatore si servi per la creazione del- le diverse forme materiali apparenti ed il numero quaternario ci in- segna a conoscere il numero spirituale divino del quale si servi il Creatore per l’emanazione spirituale di ogni essere spirituale di vita, cio® gli spiriti maggiori, vivente attribuito al Cristo e di privazione che sono i demoni ed i minori caduti sotto la loro potenza. ADAMO 107 La virti dei numeri ha fatto dire ai saggi di tutti i tempi che nessun uomo puod essere esperto sia nello spirituale divino, sia nel celeste, terrestre, generale e particolare, senza conoscere i numeri. Una cosa é la conoscenza delle leggi della natura spirituale, un‘altra cosa é la conoscenza delle leggi d’ordine e di convenzione degli uo- mini materiali. Le leggi umane variano come l’ombra, quelle della natura spirituale sono costanti, tutte le cose sono innate in esse sin dalla loro primitiva emanazione. Sarete informati meglio su queste verita nel prosieguo di questo trattato. NUMERI*® 1: Unita, primo principio di ogni essere sia spirituale, sia temporale, appartiene al divino Creatore. 2: Numero di confusione, appartiene alla donna. 3:Numero appartenente alla terra e all’uomo. 4: Quadruplice essenza divina. 5: Spirito demoniaco. 6: Operazioni giornaliere. 7: Spirito Santo, appartiene agli spiriti settenari. 8 : Spirito doppiamente forte appartenente al Cristo. 9: Demoniaco, appartiene alla materia. 10 : Numero divino. Proseguiamo con la riconciliazione di Adamo e di Eva. Adamo ed Eva, dopo avere provato I’atroce pena di cui abbiamo parlato e non sapendo nulla di concreto sul tipo che presagiva questo avveni- mento, sia per loro, sia per la propria discendenza originale e per quella futura, si prosternarono con immenso dolore e con grandissi- 108 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE ma fede dinanzi al Creatore per chiedergli grazia e misericordia per il delitto che Caino aveva commesso sul loro figlio Abele, poiché non avevano né il potere né la forza di vendicare di propria iniziati va il sangue del giusto con lo spargimento di quello del colpevole, sapendo bene che la vendetta spetta solo al Creatore. L’Eterno esau- di le preghiere e i lamenti di Adamo e di Eva sulla morte del loro figlio Abele; invid ad essi un interprete spirituale che apparve loro per spiegare il tipo del delitto commesso da Caino dicendo: “Avete proprio ragione a considerare la morte di Abele una perdita gran- dissima ed un segno della collera di Dio che deve ricadere sui vostri discendenti sino alla fine dei secoli. Inoltre, dovete considerarla come la rimanenza del castigo della divina giustizia per la completa re- missione della vostra prima colpa e per la vostra totale riconciliazio- ne, ma il Creatore, che ha conosciuto il vostro sincero pentimento e la vostra rassegnazione, mi invia a voi allo scopo di lenire Ie vostre pene e i vostri timori circa il malaugurato avvenimento che conside- rate irrimediabile. Il Creatore vi fa sapere con le mic parole che am- bedue avete generato la posterita di Abele solo perché essa possa essere il vero tipo di colui che un giorno verra quale autentico ed unico riconciliatore di tutta la posterita di Adamo. Sappiate tutti e due che Caino, da voi considerato giustamente grande colpevole, non lo é stato tanto quanto lo é stato Adamo nei confronti del Crea- tore. Caino ha colpito solo la materia, ma Adamo ha tentato di pren- dere il trono di Dio con la forza: riflettete se egli fu pitt colpevole di voi. Vostro figlio Caino rappresenta anche il tipo della prevaricazio- ne dei primi spiriti che corruppero Adamo dandogli la vera morte spirituale precipitando il suo essere minore in una forma di materia passiva, il che lo ha reso meritevole della privazione divina ed ha cambiato la sua forma gloriosa in una forma materiale predisposta ad essere annullata, senza poter venire ripristinata nella originaria natura di forma apparente, dopo la sua reintegrazione nel primo principio delle forme apparenti, che I’asse fuoco centrale dissipera cosi velocemente come lo ha creato. Siate costanti ¢ persistete con fiducia nell’Eterno, il termine della vostra riconciliazione si @adem- piuto”. Adamo rispose: “Che la volonta del Creatore sia anche la mia!”. Inizio ora la spiegazione dei veri tipi che costituiscono tutti ADAMO 109 gli avvenimenti che ho riferito. Adamo, con la sua posterita tempo- rale, 2 il simbolo del Creatore e questa posterita temporale di Adamo rappresenta gli spiriti che il Creatore aveva emanato per la sua mag- giore gloria ed affinché gli tributassero un culto spirituale. Avete visto che questi spiriti si possono considerare come primogeniti di Adamo poiché erano stati emanati prima di lui. Sapete anche che questi spiriti, non appena ebbero prevaricato, I’Eterno li scaccid dal- la sua presenza ed emand ed emancipé dalla sua immensita divina un essere spirituale minore affinché li circoscrivesse nella privazio- ne. Questo minore che chiamiamo Adamo, o Réaux, non era, per conseguenza, che il secondogenito spirituale di questi primi spiriti e, come essi, derivava dal Padre divino, creatore di tutte le cose. Voglio farvi osservare, pertanto, che Caino, primogenito di Adamo, a il tipo dei primi spiriti emanati dal Creatore e la sua colpa @ il tipo di quella che gli stessi spiriti commisero contro I’Eterno. Abele, secondogenito di Adamo, con la sua innocenza e santita, rappresen- tail tipo di Adamo emanato dopo quei primi spiriti, nel suo origina- le stato di giustizia e di gloria divina. La soppressione del corpo di Abele, compiuto da Caino, suo fratello maggiore, é il tipo della ope- razione che fecero i primi spiriti per distruggere la forma di gloria che ricopriva il primo uomo costringendolo, in questo modo, ad es- sere come loro in privazione divina. Ecco l’esatta spiegazione del primo tipo che Adamo, Caino e Abele rappresentarono con i nefasti avvenimenti che dovettero subire. Il secondo tipo che questi tre minori rappresentanoé anch’esso notevole sia per la relazione che essi hanno con ogni essere spiritua- le, celeste e generale terrestre, sia per gli avvenimenti che preannunciavano alla posterita del primo uomo. Per esserne con- vinti, occorre osservare che Adamo, con i tre principi spiritosi che compongono la sua forma di materia apparente e con le proporzio- ni che vi dominano, é I’esatta figura del tempio generale terrestre, che sappiamo essere un triangolo equilatero, come vedremo effetti- vamente in seguito. Adamo possedeva una vegetazione corporea* come spetta alla natura della terra vegetare. Adamo non poté riprodurre che due specie di vegetazione, maschile e femminile. Similmente la terra non 110 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE poté produrre che due specie di vegetazione, sia negli animali pas- sivi, sia nelle piante ed in altri vegetali. Ma voglio farvi sapere che, oltre al potere del corpo dell'uomo di potersi riprodurre material- mente, c’é anche il potere di vegetare degli animali passivi che sono innati nella sostanza della forma materiale. Ecco da che cosa lo sap- piamo. Quando l’essere agente spirituale ha abbandonato la forma, questa va in putrefazione. Non appena la putrefazione é compiuta, da questa forma compaiono degli essere corporei che chiamiamo rettili i quali perdurano sino a quando i tre primi principi spiritosi che hanno cooperato alla forma corporea dell’uomo non sono stati reintegrati. Non dobbiamo credere che questa putrefazione sorga da sola, né direttamente dalla forma corporea, ma occorre sapere che il seme di tutte le cose sottoposte alla vegetazione é@ innato nel- Yinvolucro, sia terrestre, sia acquatico. Sicché, dato che il corpo del- Yuomo é derivato dalla terra generale e contiene innati nella sua forma materiale i tre principi che hanno cooperato in esso a formare il suo involucro, sia terrestre, sia acquatico, é certo che risiede anco- ra in questa forma particolare un germe di animali soggetti alla ve- getazione. Per mezzo di questo la putrefazione si forma nei corpi dopo cid che comunemente chiamiamo morte. I tre principi che in- dichiamo con zolfo, sale e mercurio, operando per la loro reintegra- zione, urtano, con la propria reazione, le ovaie seminali che sono diffuse per tutta l’estensione del corpo. Queste ovaie ricevono un nuovo calore elementare, che priva la specie animale rettile del suo involucro e questo involucro, cosi disciolto, si unisce strettamente con I’umido grossolano del cadavere. E la coesione di questo invo- lucro dei rettili con l’umido grossolano del cadavere che genera la corruzione generale del corpo dell’uomo e che poi lo pone nella con- dizione finale di forma apparente. Percid dalla reazione dei tre prin- cipi operanti deriva sempre la putrefazione e questa putrefazione provoca la diffusione degli animali rettili il cui seme @ sparso per tutto il corpo generale dell’uomo. E assolutamente necessario che questa ultima operazione sia fatta da questo ed ecco cid che si chia- ma pena o travaglio del corpo. Voglio farvi osservare ancora che gli animali rettili derivati da questo corpo agiscono solo nell’umido ra- dicale e pit essenziale che é racchiuso nel cadavere. La vita e l'azio- ADAMO 1 ne degli animali nel fluido radicale derivano solo dall’operazione dell‘asse fuoco centrale il quale porta via, con la sua definitiva ope- razione, tutte le impurezze che circondano le tre essenze spiritose che ancora sono contenute nella forma del cadavere. Il fuoco ele- mentare, unitamente al fuoco centrale, alimenta la forma di figura apparente di questi animali rettili, per mezzo dell’operazione di frazione dei loro raggi di fuochi spiritosi i quali, in seguito, si ripi gano su se stessi, allorché non trovano piil fluido da operare, cio? quando tutto é stato da loro consumato. Si pud verificare tutto cid nella forma di un cadavere, dove si vedra operare la verita di quan- to dico circa la putrefazione. Spiegandovi come hanno vita questi animali rettili, intendo dire che generalmente avviene lo stesso per la vita e per la forma corporea di tutti gli animali irragionevoli che ricevono il loro essere da questi due fuochi. Vi ho detto abbastanza sulla putrefazione. Riprendo la spiegazione dei tipi dei figli di Adamo. Oltre al tipo della prevaricazione dei primi spiriti e quello del loro vittorioso inganno contro il primo uomo, Caino rappresenta anche il tipo dell’empia e funesta seduzione di cui si serviranno questi malvagi spiriti contro i discendenti a venire di Adamo, cosi come avevano appena fatto con la prima posterita. Ne abbiamo una pro- va dal primo delitto che egli consumé contro il fratello Abele e dalla seduzione di cui fece uso nei riguardi delle due sorelle, allorché le obbligé ad essere testimoni di cid che stava per realizzare contro la persona del fratello, secondo quanto avevano stabilito insieme. Cai- no, dopo la prevaricazione, fu costretto ad andare a vivere con le due sorelle nella parte di Mezzogiorno dove fu relegato stabilmente dalla volonta del Creatore e dall’autorita di Adamo. E questo il tipo del luogo in cui i demoni furono relegati per essere costretti ad ope- rarvi la loro volonta ed intenzione malefica, sia contro il Creatore, sia contro i minori dei due sessi, I'uomo e la donna, passibili di trat- tencre l'impressione dell’intelletto demoniaco. La parte di Mezzo- giorno é pure il tipo di quella parte universale nella quale il Creato- re proclamera la sua giustizia ¢ la sua gloria alla fine dei tempi. Ed in questo luogo i giusti proclameranno le loro virtii e potenze con gran- de onta degli spiriti perversi e dei minori dannati. Questa parte meridionale era stata maledetta dal Creatore e designata dalla Scrit- 112 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE tura quale asilo dei maggiori e dei minori incorsi nella prevaricazio- ne, voglio aggiungere, inoltre, che questi tre personaggi, Caino e le due sorelle, con il loro numero ternario rivelano la prevaricazione della forma corporea terrestre dell’uomo che I’intelletto demoniaco sedusse unendosi ai tre principi spiritosi che costituiscono ogni for- ma corporea. Da questi tre soggetti abbiamo estratto il numero novenario delle materie prevaricatrici, sia dei demoni, sia dei mino- ri, come mi accingo a farvi capire. Sapete che il numero ternario é attribuito alla terra, o forma generale, ed alle forme corporee dei suoi abitanti, come alle forme degli abitanti celesti. Il numero ternario deriva dalle tre sostanze che compongono qualsiasi forma e che chiamiamo principi 5] si, zolfo, sale e mercurio, in quanto emanati dall’immaginazione e dall’intenzione del Creatore. Poiché questi tre principi erano stati generati in una condizione di passivita, l’asse centrale li riorganizzd elielabord affinché prendessero forma e consistenza piu solida e da questa operazione dell’asse centrale derivano tutte le forme corpo- ree, come quelle che gli spiriti perversi presero per il loro assoggettamento pit: gravoso. Di conseguenza, di queste stesse so- stanze si componevano anche le forme corporee di Caino e delle due sorelle di cui ora spieghiamo il tipo. Pertanto, in merito al numero novenario, voglio dirvi che non cé nulla di strano se gli spiriti maggiori perversi ed i loro fautori prediligono maggiormente e pi: volentieri la forma corporea del- Yuomo ad ogni altra, poiché 1a forma umana in origine era stata destinata a loro. Del resto abbiamo una prova del profondo legame degli spiriti maligni con il corpo dell’uomo nelle parole che il Cristo rivolse ai suoi apostoli al termine della sua ultima operazione tem- porale, nel deserto degli ulivi. Quando li ebbe raggiunti, vide che dormivano e, svegliandoli, disse loro: “Non dormite poiché lo spiri- to é pronto, ma la carne é debole”*. A causa della facilita con cui lo spirito del male comunica con la forma corporea dell’uomo, le tre persone, di cui stiamo parlando, lasciarono corrompere i principi spiritosi che avevano connaturati nelle proprie forme. L’intelletto demoniaco si insinud congiungendosi completamente con la forma di questi tre minori riuscendo a sedurre l'agente principale che vi ADAMO 113 era racchiuso e che doveva guidare e dirigere questa forma secondo la volonta del Creatore. Questa infiltrazione produsse un tale scon- volgimento nei tre minori da non aver pitt la forza di liberarsi dalla stretta corrispondenza prevalente tra di loro, a causa della completa simpatia che tutti e tre avevano contratto con I’intelletto demoniaco. Tra di loro non esisteva che una sola intenzione, un solo pensicro ed una sola azione. Non si é mai vista una simile unione tra gli uomini d’ogni tempo ed 2 impossibile che tre persone distinte e libere pos- sano agire cosi, se non sono state conquistate e guidate da uno spiri- to buono o cattivo. Percid, da queste tre persone dominate dal prin- cipe dei demoni estraiamo, come ho detto, il numero novenario di materia, cio? addizionando i loro tre principi spiritosi o essenze pri- me, le loro tre virti: e le loro tre potenze demoniache, come segue: 3 principi a Caino, 3 alla sorella maggiore ¢ 3 alla sorella minore, 9. Secondo, 3 virtii a Caino, 3 alla sorella maggiore e 3 alla sorella mi- nore, 9. Terzo, 3 potenze a Caino, 3 alla sorella maggiore ¢ 3 alla sorella minore, 9. Ma per convincerci che il numero novenario di materia ha origine da questi tre minori, non ci resta che osservare la loro prima operazione demoniaca ed in che modo hanno continua- to le loro criminose operazioni sino al castigo che il Creatore eserci- td su tutta la loro discendenza, castigo che la Scrittura ci fa conosce- re apprendendoci che I’Eterno colpi tutta la terra ed i suoi abitanti con il flagello delle acque e che, con questo mezzo, la discendenza colpevole di questi tre minori, cosi come gli uomini che essi aveva- no fuorviato, furono annientati. Fu dopo quel tempo che il numero novenario pervenne a nostra conoscenza, come la sua misteriosa addizione come segue: Addizionate il prodotto di tutti questi numeri che fa 27, otterrete 2 e 7 che fanno 9. Moltiplicate 27 per 9¢ avrete sempre 9. Se desiderate moltiplicare questo prodotto all’infinito vi dara sempre 9. Blow wks wo wk ww 114 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Ecco cid che avevo da dirvi circa i] numero novenario, desi- derando farvi conoscere gli altri tipi importanti che Caino rappre- senta ancora in questo universo. Voglio che sappiate che Caino é il tipo dell’elezione dei profeti che il Creatore doveva inviare, neces- sariamente, tra i discendenti di Adamo. Vi é stato insegnato che, quando Caino ebbe annientato l’essere del fratello Abele, si ritird nella sua dimora abituale, dove, mentre era intento a riflettere sul suo delitto, udi improvvisamente una voce spirituale divina che gli chiese che cosa ne avesse fatto del fratello. Caino con asprezza ri- spose: “Me lo hai dato, forse, in custodia?”. In seguito a questa ri- sposta, lo spirito gli invid una attrazione* cosi violenta, sia sulla sua forma corporea, sia sul suo essere minore da venire subito abbattu- to e, in questa condizione, invoca il Creatore dicendo: “Signore, chiunque mi trovera, mi uccidera”. A questa osservazione I’Eterno, padre misericordioso, vedendo la costernazione di Caino e deside- rando proteggerlo dal biasimo e dalla vendetta dei suoi posteri, lo fece contrassegnare da un sigillo protettivo ¢ lo spirito che lo segnd disse: “Da parte dell’Eterno, chiunque uccidera Caino, sara punito sette volte pit: di lui”. In seguito, Caino, insieme alle due sorelle, ando a stabilirsi nel luogo in cui I’Eterno lo aveva relegato. Cola egli ebbe una discendenza di dieci maschi e di undici femmine. In quello stesso luogo costrui una citta alla quale diede il nome di Henoc. Escogitd, per meglio contribuire alla sua iniziativa, di scavare nelle viscere della terra tratando le materie estratte allo scopo di dar loro le forme adeguate agli usi che voleva farne. Compi questa impresa con il primogenito che aveva chiamato Enoc. Lascié il segreto, sia per la scoperta delle minicre, sia per la fusione dei metalli, al secondogenito Tubal-Kain. Da cid sappiamo che Tubal fu colui che scoperse per primo la fusione dei metalli. Caino era un abile cacciatore ed aveva addestrato alla caccia tutti i suoi figli maschi, in particolare il decimo figlio sul quale aveva posto tutto il suo affetto. Inculcd a questo figlio la passione della caccia, dato che gli altri fratelli erano pit portati per i lavori d’in- ventiva e le opere manuali. Caino diede a questo decimo figlio il nome di Boaz, o Booz, che significa figlio dell’uccisione. Fu questo ultimo figlio che procurd la morte al padre Caino, il che avvenne in questo modo. Caino, avendo deciso di andare a caccia di animali ADAMO 115 feroci in compagnia dei due figli di Enoc, suoi nipoti, non avverti il figlio Boaz della partita di caccia che aveva organizzato due giorni dopo. Boaz, da parte sua, progetto, con due suoi nipoti, figli di Tubal- Kain, di andare a caccia nello stesso giorno del padre, ma ugual- mente senza avvisarlo della sua intenzione. Boaz, non avendo figli, aveva posto tutto il suo affetto su questi due nipoti. Percid, partiro- no insieme per la caccia, ma Boaz, senza saperlo, prese la stessa stra- da di suo padre Caino ¢, trovandosi ambedue in una fitta boscaglia che erano soliti perlustrare, Boaz, attraverso una folta macchia chia- mata Onam, che significa dolore, scorse le sembianze d’una figura. Boaz scaglid, allora, una freccia che ando a trafiggere il cuore del proprio padre, avendolo scambiato per un animale feroce. Immagi- natevi la sorpresa ed il raccapriccio di Boaz, allorché giunse nel luo- g0 dove aveva scagliato la freccia e vide suo padre ucciso dalla pro- pria mano. I! dolore di Boaz era tanto pit grande in quanto conosce- va la punizione e la minaccia che il Creatore aveva lanciato contro chi avesse colpito la persona di Caino. Sapete che chi avesse avuto questa disgrazia sarebbe stato colpito sette volte da un castigo mor- tale o sarebbe stato punito a morte sette volte (Spiegherd in altra parte la punizione a morte sette volte). Boaz chiamo a sé i suoi due nipoti e li portd dove era il cadavere. Non appena ebbero ricono- sciuto la forma e la figura di Caino, cacciarono un urlo di dolore e in pari tempo fecero un segno d’orrore, il che accrebbe maggiormente Vafflizione dello sventurato Boaz. Dopo che ebbe raccontato loro come fosse stato la causa innocente dell’uccisione della forma cor- porea di suo padre Caino, egli disse: “Amici miei, siete i testimoni del mio delitto, sebbene involontario, ho trasgredito gli ordini e la proibizione del Creatore, sono colpevole agli occhi dell’Eternoe degli uomini. Sono il figlio pitt giovane di Caino, I'ultimo della sua di- scendenza, il pitt colpevole e criminale. Vendicate sulla persona di questo ultimogenito la morte del proprio padre e I’affronto che vi ho appena fatto”. L'intelletto demoniaco che conosce la debolezza degli uomini nel dolore, subito fece sorgere una esagerata passione endetta nei due nipoti di Boaz, sulla morte di Caino. Armarono i loro archi di frecce per scagliarle contro lo zio. Ma, allorché stava- no per lanciarle, si fece sentire una voce che disse: “Chiunque colpi- ra a morte chi ha ucciso Caino sara punito settantasette volte a mor- te” (il che spiegherd in seguito). A questa spaventosa voce divina i 116 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE due nipoti di Boaz caddero riversi, ma, ripresisi dal loro svenimen- to, portarono le armi a Boaz dicendogli: “Il Creatore ti ha graziato, Boaz, della morte che hai procurato a tuo padre Caino. Ora, noi sia- mo i pitt colpevoli di fronte all’Eterno, poiché avevamo pensato di nostra iniziativa di effettuare su di te il nostro pensiero di vendet- ta”. Boaz rispose ai suoi due nipoti: “Che sia fatta la volonta del Creatore!”. Dopo questa rassegnazione di Boaz, si ritirarono insie- me nella citta di Henoc. La tristezza e lo sconforto con cui si presen- tarono nella citta gett i discendenti di Caino in una definitiva co- sternazione. II dolore raddoppio allorché questi discendenti seppe- ro che I’uccisione della forma del loro padre Caino era avvenuta a causa dell’ultimogenito di questo stesso padre. Lo sventurato Boaz, accorgendosi di subire la generale ostilité da parte di tutta la primi- tiva posterita di Caino e dei discendenti di quella stessa posterita, fu costretto ad allontanarsi da quella folla di posseduti dell’intelletto demoniaco ritirandosi nel deserto di Jezanias che significa “ascolta- te il Signore”. In questo luogo Boaz termind i suoi giorni nel penti- mento e nella penitenza. Ecco in che modo Caino rappresento il re- ale tipo della profezia, quando disse, dopo I’assassinio commesso sul fratello Abele: “Chi mi incontrera, Signore, mi uccidera”. Noné stato forse incontrato da suo figlio in una boscaglia? Non @ stato ucciso proprio da un uomo come aveva predetto? Cid che fa vera- mente il tipo della profezia, sta nel fatto che l’incontro delle due persone, Caino e Boaz, non era stato premeditato e sia I'uno che Valtro vennero a trovarsi senza saperlo nel luogo in cui Caino rice- vette il colpo mortale. Voglio farvi osservare quanto é ridicola ed assurda I’osserva- zione che gli uomini del secolo hanno fatto sul parricidio di Caino da parte del figlio Boaz. Questo tipo, trascurato dalla maggior parte degli uomini d’oggi, ha fatto credere loro ed anche confermare che Adamo non é stato il primo uomo, poiché, essi dicono, quando Cai- no ebbe ucciso il fratello Abele, disse al Creatore: “Signore, che ne sara di me? Chiunque mi incontrera mi uccidera”. Se questi uomini fossero stati edotti sul tipo che esprimevano le parole rivolte al Cre- atore, avrebbero capito chiaramente che era quello dei profeti futuri e delle profezie, come abbiamo visto avverarsi veramente tra gli uomini della terra o sullo stesso Caino. Ma, potreste dirmi, in che ADAMO 117 modo il Creatore poteva inviare successivamente dei profeti tra gli uomini allo scopo di contenere le loro azioni contrarie alle leggi che aveva loro concesso, poiché dite che il Creatore non partecipa alla cause seconde che si compiono tra gli uomini? Risponderé che il Creatore non pud ignorare l’essere pensante demoniaco che senza posa pone in opera fatti seducenti e dannosi per il minore spirituale, come era gia accaduto con la seduzione di Adamo e dei suoi discen- denti. Il Creatore, di conseguenza, ritenne necessario, nell’interesse dell’uomo, cleggere spiritualmente degli esseri minori dotandoli di spirito profetico, non solo per educare l’uomo al rispetto delle leggi, dei precetti e dei comandi che aveva dato, ma anche per il tormento degli spiriti del male e per la manifestazione della sua maggiore glo- ria divina. II pensiero dell’essere spirituale buono o cattivo compie un‘azione buona o cattiva davanti al Creatore e in tal modo l’Eterno viene a conoscere le cause seconde. Consideriamo ora il tipo che rappresenta il ritiro di Boaz nel deserto di Jezanias. Poiché Boaz era l’ultimo figlio della diretta di- scendenza di Caino e con il suo rango completava il numero denario, certamente dovette essere dotato di alcuni doni spirituali divini af- finché fosse un simbolo ed un esempio verace della grande miseri- cordia che il Creatore accorda, in qualsiasi circostanza, per il miglio- ramento dell’essere minore spirituale e maggiore perverso, allorché gli spiriti si rivolgono a lui con sincerita. Senz’altro capirete facil- mente cid dalla grazia che il Creatore accordé a Boaz, che era stato doppiamente colpevole: Primo, per avere assistito al culto dei de- moni preferendolo a quello del Creatore, avendo avuto una perfetta conoscenza dell’uno e¢ dell’altro e di essersi lasciato convincere dal- Yesempio e¢ dalla falsa consuetudine contratta tra i discendenti di Caino, sia per il timore delle pene temporali che quella discendenza gli avrebbe fatto subire, sia per la sua intima soddisfazione. In se- condo luogo, Boaz fu colpevole per avere provocato la morte del padre Caino ¢ per avere violato con questo i divieti che il Creatore aveva imposto anzitempo ai discendenti di Caino, dopo il delitto commesso sulla persona di Abele. Non che il Creatore prevedesse con cid la futura condotta delle cause seconde che avrebbero opera- to tra queste posterita (sapete cid che vi ho detto in proposito), ma per far sapere ai capi demoniaci, con questo divieto, che egli cono- 118 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE sceva il loro detestabile comportamento e che desiderava prevenire gli uomini dalle nefandezze che i demoni avrebbero potuto operare contro di loro, cosi come essi ne avevano gia operate in occasione della caduta di Adamo e di quella della sua prima discendenza. Gli stessi uomini non hanno valutato sempre la condotta futura dei pro- pri simili con la condotta trascorsa, nonostante il falso proverbio prevalente tra di loro secondo cui un uomo non pud rispondere di se stesso, né della sua condotta futura? Del resto non é forse noto che il Creatore é piu: forte e pi: potente dei demoni e che la sconfi- nata ira demoniaca non fa che attirarsi nuove maledizioni quando inveisce contro il Creatore o contro il giusto minore, il cui edificio é incrollabile anche se poggia su un’infima base spirituale divina? In- fine, non sappiamo che cid che il Creatore custodisce @ ben custodi- to? Su questa unica potenza invincibile e sulla giustizia eterna del Creatore si basavano tutti i divieti e tutte le minacce che egli fece alla discendenza di Caino. Vorrei farvi una breve dissertazione su tutto quanto vi ho detto sinora, affinché possiate comprendere meglio il detestabile comportamento che gli spiriti demoniaci seguono preferibilmente contro la forma del minore e contro lo stesso minore. Gli spiriti demoniaci preferiscono la forma del minore anziché quella degli animali perché la forma dell’uomo @ ‘immagine e la riproduzione generale della grande opera del Creatore. L’'uomo ha impresso sulla propria forma la vera figura della forma apparente”” che apparve all‘immaginazione del Creatore ¢ che in seguito fu realizzata da operai spirituali divini e modificata in sostanza di materia apparen- te solida passiva, per la formazione del tempio universale, genera- le e particolare. Questi spiriti fanno presa ancora di piti sulla forma dell'uomo perché questa forma contiene un essere minore spiritua- le pitt potente di loro e che cercano incessantemente di traviare e di allontanare dal Creatore. Ecco il motivo per cui il principe dei de- moni fa perseguitare dai suoi spiriti intelletti la forma corporea del- l'uomo anziché quella degli animali, poiché questi ultimi non reca- no nessuna immagine della grande opera del Creatore e non con- tengono in sé nessun essere spirituale divino sul quale gli spir' demoniaci possano creare emozioni. Occorre sapere che lo spirito demoniaco, il quale cerca sempre di molestare i minori, inizia facen- ADAMO 119 do attaccar le loro forme dal suo perfido intelletto. Questo intelletto rende passibile la vita passiva dell’uomo di diventare vita spirituale demoniaca, una volta che si é completamente unito alla forma. Da qui, poi, questo spirito intelletto attacca il minore spirituale divino affinché possa ricevere I‘impronta della volonta del principe demoniaco, per ordine del quale questo intelletto agisce ed ha giu- rato di osteggiare ogni specie d’operazione spirituale che tenda alla gloria del Creatore. Da questa terribile lotta derivano la buona 0 la cattiva reintegrazione della forma corporea e dell’essere minore. Ogni cosa dipende dalla fermezza del minore nel respingere quell’essere, estraneo a lui ed alla sua forma o dalla sua debolezza accogliendo le insinuazioni dello spirito del male. Ci é facile persuaderci che questi tipi di tormenti avvengono preferibilmente nella forma dell’uomo anziché in quelle degli animali. Osserviamo le azioni, i movimenti ed il modo di agire degli animali. Posseggono dei metodi e dei crite- ri per l'annientamento o per la conservazione della loro forma cor- porea; Hanno un culto? Hanno leggi per intrattenersi in buona o in cattiva armonia tra di loro? Al contrario, non vediamo che tra gli animali ogni cosa avviene per opera della semplice natura che da sola li mantiene per tutta la loro vita temporale? Ma le azioni del minore, i suoi movimenti, le sue imprese si realizzano in maniera completamente opposta a quella degli animali e la differenza tra Yuno e gli altri 2 cosi rilevante che @ impossibile negarla. Certo, cid che scaturisce dall’animale ragionevole sta sempre al di sopra di cid che deriva da quello irragionevole e questo avviene perché la forma corporea dell’uomo é adatta a contenere tre diverse specie di vite, che mi accingo a spiegare. La prima é la vita della materia, che chiamiamo istinto, o vita passiva, la quale é innata nella forma dell’ animale ragionevole come in quella dell’animale irragionevole. La seconda é la vita spirituale demoniaca che pud amalgamarsi con la vita passiva ¢ la terza é la vita spirituale divina che dirige le prime due. Non troverete la stes- sa cosa tra gli animali: in questi non c’é che un solo essere di vita passiva, derivato dall'operazione spirituale divina dell’asse fuoco centrale che giornalmente guida la propria azione su tutte le forme corporee di materia apparente solidificata da questa stessa opera- zione. Mediante questo atto e questa operazione tutte le forme di 120 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE materia apparente sono alimentate per tutto il prolungarsi della loro vita temporale stabilita dalla volonta del Creatore. Questa é la diffe- renza che sussiste tra gli esseri ragionevoli e gli esseri irragionevoli e questa @ anche la ragione per cui le operazioni demoniache avver- sano di preferenza la forma corporea dell’uomo anziché quella de- gli animali. Non occorre un mediatore a questi animali per richia- marli ai principi delle loro leggi naturali, dato che la loro passione pura e semplice li ha fatti allontanare da queste leggi con il loro sti- molo peculiare. Non hanno bisogno di mediatore, dato che i loro dissensi non derivano da un consiglio estraneo se non da quello che la natura suggerisce loro. Ecco la dissertazione che mi ero proposto di fare. Desideravo spiegarvi il tipo del ritiro di Boaz nel deserto di Jezanias e cid mi ha offerto l’occasione di potervi istruire sulle cose pit essenziali e di grande effetto per I'uomo di desiderio. Il ritiro di Boaz ci insegna che il minore spirituale divino ha la possibilita di separarsi, quando vuole, dal predominio e dal legame contratti con il principe dei demoni per mezzo dell’organo dell’in- telletto demoniaco. Non mi addentreré a parlarvi in particolare dei diversi tipi rappresentati dalla discendenza di Caino, dovendone parlare in seguito. Del resto devo darvi ancora una spiegazione del tipo della nascita di Abele, cosi come ve ne daré delle altre sullo stesso tipo quando se ne presentera l’occasione. Vi dird, pertanto, che Adamo ed Eva contribuirono insieme alla forma del loro figlio Abele con un‘operazione materiale mode- rata, cio@ senza l’eccesso dei sensi materiali. Del resto, si erano sot- tomessi completamente al Creatore con una rassegnazione totale e spirituale. I] Creatore allora non poté fare a meno di conformarsi alla loro operazione, mettendo nella forma che avevano realizzato, un essere minore dotato d’ogni virtii e saggezza spirituale divina. Questo essere spirituale doveva simboleggiare il tipo della manife- stazione della divina giustizia a beneficio dei minori e a danno dei demoni, il che fu lo strumento principale della riconciliazione di Adamo e di Eva. II tipo che Abele rappresentava a favore di tutta la discendenza di Adamo sino alla fine dei secoli non era la sola figura spirituale che questo essere minore simboleggiava; fungeva anche da tipo per I’interesse generale e particolare di qualsiasi essere spiri- ADAMO 121 tuale. Inoltre, lo stesso Abele era il vero tipo dei minori dotati di grazia divina, che il Creatore doveva far nascere tra gli uomini af- finché fossero gli strumenti spirituali della manifestazione della sua giustizia sia per la ricompensa, sia per la punizione delle creature, in considerazione delle loro opere conformi oppure contrarie alla leg- ge divina. ENOC ra i minori destinati a queste specie di operazioni spiri- tuali, innanzi tutto consideriamo Enoc, il settimo della di- scendenza di colui che ha sostituito Abele, cioé Set. Gra- f zie alla sua condizione di nascita, egli simboleggia il vero tipo dello spirito divino per il sostegno, il comportamento e la dife- sa dei minori dalla persecuzione dei demoni. Inoltre, rappresenta, con la missione, i lavori, le operazioni ed il culto professato, il vero tipo della diretta azione dello spirito due volte potente del Creatore, che doveva prescrivere agli uomini di quel tempo un sistema di vita che dovevano osservare per preservarsi dagli attacchi dei loro ne- mici. Questo stesso comportamento doveva guidare gli uomini du- rante le loro operazioni naturali, temporali e spirituali ¢ servire loro da base essenziale per alternarsi nel cerimoniale del culto d’opera- zione di corrispondenza divina. Consideriamo, ora, quale @ il culto che Enoc professd tra i discendenti di Set. Fu il primo a erigere tra di loro un altare di pietra bianca differente da cid che chiamiamo marmo. Stando al centro di questo altare Enoc raccoglieva i risultati del suo culto offrendosi in sacrificio. Enoc fu il primo ad insegnare ai minori spirituali a costru- ire sulle fondamenta edifici divini e fu ancora lui che predisse la giustizia del Creatore che doveva essere diffusa dovunque in puni- zione dei crimini della posterita di Caino e di cid che rimaneva di quella di Set, che si era unita con quella di Caino, fu lui che discipli- nd i legami della discendenza di Set proibendo che i figli del Creato- re divino si unisscro con le figlie degli uomini. (Da quanto ho detto sulla prevaricazione di Adamo e sul risultato che ottenne dalla sua 122 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE operazione, capirete chi sono le figlie degli uomini)”. Fu Enoca pre- dire i veri eletti del Creatore che dovevano manifestarsi per volere dell’Eterno, eleggendo dieci persone affinché operassero il culto di- vino tra i posteri di Set. Pertanto Enoc fu un importante tipo del cerimoniale e del culto divino tra gli uomini passati, come lo @ anco- ra tra gli uomini d’oggi, il che comprenderete dalla spiegazione del- le sue operazioni spirituali divine. Enoc, il quale non era altro che un santo spirito in forma corporea di materia apparente, tenne un‘as- semblea spirituale divina verso la regione settentrionale, grazie al grande desiderio ed alla buona volonta dei suoi discepoli scelti trai posteri di Set ¢ di Enos. Diede a questa posterita il nome di figli del Creatore e questa posterita di Set e di Enos, colpita dalla forza delle sante operazioni di Enoc, non poté fare a meno di chiamarlo santo uomo Enoc, nome che significa dedica, oppure devoto al Creatore. Con grandissimo sucesso avvid la riforma delle usanze dei minori che ormai lo riconoscevano quale uomo che dominava ogni cosa creata. Li interrogo sulle svariate operazioni ed invocazioni giorna- liere che praticavano contro la volonta del Creatore, da cui inoppor- tunamente si facevano chiamare figli del Dio vivente. Le descrizioni che fece loro al riguardo ed anche le minacce di terribili ayvenimen- ti che si sarebbero abbattuti entro breve tempo su di loro, indussero questi minori ad applicarsi del tutto alla condotta, alla disciplina ed alle istruzioni del santo uomo Enoc. Enoc li rassicurd, li confermo nella fede e nella pratica delle sante operazioni che conoscevano solo dai discorsi che egli aveva fatto loro durante la prima assemblea fatta nel giorno di sabato. A questo scopo, scelse tra di loro dieci persone alle quali manifestd la volonta del Creatore e prescrisse un cerimoniale ed una norma di vita per poter invocare santamente l'Eterno. Ammise queste dieci persone alla conoscenza dei suoi la- vori listici caotici (a suo tempo sara data l’esatta interpretazione di queste due parole che riguardano le scienze spirituali divine). In seguito fece costruire un edificio che aveva un solo ambiente o cin- ta, in cui entravano le dieci persone che Enoc aveva scelto per assi- sterlo nelle sue sante operazioni. Diede a ciascuno di loro una lette- ra iniziale dei sacri nomi di Dio, il che in tutto formava dieci lettere, affinché seguissero con regolarita ed esattezza ogni tipo d’operazio- ne grata al Creatore ¢ vantaggiosa ai minori riconciliati. Dopo que- sta prima operazione, rimandé ciascuno alla propria tenda o quar- ADAMO 123 tiere che lui stesso aveva assegnato, cosi come in seguito Mosé rifece con l’accampamento dei Leviti attorno all’arca. Enoc riuni l’assem- blea delle operazioni divine con i suoi dieci eletti, di dieci in dieci settimane trasmettendo loro ad ogni assemblea una nuova lettera iniziale del sacro nome di Dio, sicché dopo sette assemblee ciascuno di essi ebbe personalmente due potenti parole con le quali coman- dava ogni cosa creata, dalla superficie della terra alla superficie ce- leste. Queste due parole comprendevano sette lettere di cui quattro formavano il nome tremendo, potente ed invincibile dell’Eterno che governava e sottometteva ogni essere creato sul corpo celeste e le altre tre lettere formavano un nome santo che sottometteva e gover- nava ogni essere creato sul corpo terrestre. Questi dieci capi, riammessi grazie all’aiuto di Enoc nelle primitive virti e potenze spirituali divine, fecero, con le sante operazioni, prodigi cosi grandi da ricuperare parecchi membri della loro famiglia ¢ istruirono i mi- nori, veramente chiamati dallo spirito santo, nelle scienze che cono- scevano grazie al potere ed al ministero di Enoc, tipo di riconcilia- zione. Il numero dei proseliti aumento in breve tempo considere- volmente, ma questi nuovi proseliti non tennero fede nella stessa misura alle loro virti e potenze. Cid che ne corruppe molti fu l'orri- bile comportamento di uno dei dieci capi ammessi da Enoc alla ri- conciliazione divina, che provocd la discordia tra gli emuli e diffuse un‘atmosfera di disprezzo verso le istruzioni che avevano ricevuto da Enoc. Questo spirito di rivolta aumento tra i nuovi eletti a tal punto da rinunciare completamente al Creatore, abbandonandosi alle volutta materiali sotto la guida del capo prevaricatore. Percio non restarono pit che nove giusti sulla terra. Questi nove giusti si concentrarono sulle loro forze e sugli insegnamenti ricevuti dal pio uomo Enoc e lo pregarono di unirsi ancora una volta ad essi allo scopo di sostituire quel fratello che il demonio aveva sottratto. Enoc, sensibile alla loro preghiera, fece con questi nove giusti una nuova assemblea in cui sveld del tutto il suo segreto. Qui egli compi una particolare elezione per la sostituzione del prevaricatore, aggiun- gendo, perd, che colui che si preparava a scegliere a tal fine sarebbe entrato in virtit e in potenza divina solo dopo che essi stessi avesse- ro espiato i propri peccati durante la loro vita temporale e dopo che 124 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE la divina giustizia avesse castigato i colpevoli. L’animo di questi nove giusti fu colpito con tanta violenza da cadere in una specie di pro- strazione, o di sopore, che duro all’incirca un‘ora. Per tutto questo tempo Enoc fece un‘invocazione al Creatore in favore dei nove di- scepoli i quali videro, nella situazione in cui si trovavano, tutte le sciagure di cui doveva servirsi il Creatore per colpire la terra ed il resto dei suoi abitanti. Il terrore che provarono questi nove giusti fece si che si riavessero dalla prostrazione, lanciarono un alto grido guardando Enocee gli dissero: “Come é possibile, maestro, che tutto cid che abbiamo appena visto arrivera sulla terra? Non potreste cal- mare con le vostre preghiere il corruccio di colui che vi ha mandato tra di noie farlo rinunciare alle sciagure che si propone di scagliare sulla terra e sui suoi abitanti? La visione che abbiamo avuto é veri- tiera, il Creatore é giusto e voi siete santo, forte ed invincibile”. Enoc tispose loro: “Chi, dunque, vi ha informati sul mio conto? Siate tutti un solo uomo e sarete ugualmente santi. Attenetevi alla stessa leg- ge, sarete tutti forti. Osservate tutti la stessa regola di vita che vi ho prescritto e sarete in eterno minori spirituali potenti. Tale @ la volon- ta del padre e del suo santo spirito suo figlio. Siate sempre figli del- l'Onnipotente quaggiti e saprete che colui che avete chiamato Enoc € lo spirito del padre che sta in alto”. Enoc aveva appena finito di parlare e di benedire i nove di- scepoli allorché una nube di fuoco scese dal cielo ¢ lo rapi veloce- mente per portare questo spirito santo al suo destino. I suoi disce- poli, che non lo videro piu, si lamentarono dicendo: “Che cosa sara di noi, o Eterno, senza l’assistenza del nostro maestro Enoc? Perché lo hai sottratto ai suoi fratelli ed ai suoi discepoli? Se la terra ¢ colpe- vole, di che cosa dobbiamo essere colpevoli, noi uomini corporei, se non del sangue materiale che abbiamo ricevuto da essa ¢ che affi- diamo alla tua santa giustizia? Esaudisci, Signore, i nostri desideri ed abbi pieta dei tuoi figli ¢ dei tuoi servitori”. Enoc, in seguito, doveva rappresentare un nuovo tipo, secon- do il volere del Creatore, come gia sappiamo che ve ne furono pa- recchi successivamente, dai tempi trascorsi sino ad oggi. I principi fondamentali della religione spirituale divina che egli aveva pre- scritto tra i posteri di Set, furono conservati ¢ rimessi in vigore dal ADAMO 125 potere dello stesso Not i quale era pure il tipo d’elezione spirituale per la riconciliazione generale e particolare il che vedremo chiara- mente quando prenderemo in considerazione il suo ingresso nel- Varca assieme alle molte specie di animali, con l’ondeggiare e la st: bilita della stessa arca durante il diluvio, con le istruzioni spirituali che Noé diede ai suoi figli legittimi, infine con il suo modo di com- portarsi per proteggere coloro che gli erano stati affidati dalla ter bile catastrofe di cui si serviva Dio per sterminare la terra e tutti i suoi abitanti. Trascurando i particolari della condotta personale di Enoc verso i propri discepoli e della sua elezione segreta, basta osservare quanto é stato or ora detto per capire chiaramente che il vero Mes- sia @ sempre stato con i figli di Dio e, malgrado ci, ignorato. In que- sta stessa spiegazione, troverete anche I’interpretazione di cid che ha voluto dire il profeta Daniele, quando, in una sua profezia, parla in modo emblematico della cattivita di Israele, con le settanta setti- mane che vennero mutate in settanta anni di schiaviti sotto Nabucodonosor, profezia che fu confermata dalla schiaviti degli Israeliti e dalla quale furono liberati dalle potenti operazioni di Zorobabele, dopo i settanta anni di servitii a cui i] Creatore li aveva condannati, a causa della colpa che avevano commesso contro Dioe contro i loro fratelli”. Ma non solo con la nascita di Enoc, di cui ho cominciato a spiegare il tipo, noi abbiamo le prove della presenza del Cristo tra i figli di Dio. Anche Abele, che era stato il tipo dei minori preposti alla manifestazione della sua giustizia divina, era il vero tipo del Messia. Riconosciamo questa verita dalle operazioni di tutti i mino- ri eletti che hanno messo in atto le loro potenze e virtii spirituali tra gli uomini dei secoli scorsi e che tuttavia operano tra gli uomini odier- ni. Questi minori eletti dopo Abele ed Enoc sono Noé, Melchisedec, Giuseppe, Mosé, Davide, Salomone, Zorobabele e il Messia®. Tutti questi personaggi premessi alla manifestazione della gloria divina formano il numero completo denario spirituale divino, dal quale sono derivate tutte le cose, sia spirituali, sia materiali, come spie- gheré in seguito, allorché parlerd dei tipi e delle epoche che si mani- festarono sul corpo generale e particolare, come ai minori che ho or 126 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE ora menzionato. Infatti, queste spiegazioni vi convinceranno della verita delle cose che vado dicendo, con I'uguaglianza, la similitudine ed il rapporto delle operazioni di questi minori con le operazioni di Abele; il che vi fara conoscere in modo chiaro che Abele @ stato il vero simbolo delle operazioni del Cristo, cosi come avete visto Cai- no rappresentare veramente le operazioni del principe dei demoni. Caino, infatti, con l’assassinio del fratello Abele, incarna chia- ramente la collera dei demoni che hanno giurato di degradare e di distruggere ogni specie di creazione;¢ tutto cid servendosi degli stessi uomini nei quali suscitano numerose passioni materiali che sanno essere conformi alla debolezza dei sensi della vita materiale e spiri- tuale e, mediante queste insinuazioni, operano tra i minori delle azio- ni contrarie le une alle altre mantenendoli con cid nella confusione. Sicché possiamo vedere che non ci sono, tra gli uomini di materia, due pensieri, due azioni, due operazioni che possano trovarsi d’ac- cordo. L’accanimento dei demoni nel diffondere contrasti tra gli uomini mira solo a far sorgere in loro smisurati pensieri di orgoglio e di ambizione, affinché questi uomini vivano incessantemente in ‘ordia spirituale divina tale da trattenerli nell'ignoranza della loro origine corporea e spirituale, non possano conoscere il motivo e la causa del turbamento e delle pene alle quali sono condannatie perdano completamente I’idea del culto che devono tributare al Creatore. Ecco gli obbrobri che ci sono stati simboleggiati dal delitto di Caino. Abele era veramente suo fratello temporale, poiché ambe- due erano stati emanati dallo stesso uomo, ma non si poteva fare alcun confronto fra le operazioni che avevano cooperato alla forma- zione corporea dell’uno e dell’altro. La forma corporea di Caino era stata concepita abusando dell’ebbrezza dei sensi materiali e ram- mentava sostanzialmente la prevaricazione del primo uomo. Quella di Abele, al contrario, venne concepita senza l’eccesso dei sensi ma- teriali e con tutta la probita delle leggi naturali. Sicché questa forma era piuttosto spirituale che materiale ed @ da questo concepimento spirituale che consideriamo la forma di Abele come il simbolo reale della forma del Cristo, derivata spiritualmente da una donna comu- ne, senza il concorso di un’operazione fisica materiale e senza la ADAMO 127 partecipazione dei sensi della materia. D’altra parte, la formazione del corpo del Cristo ci rievoca I'incorporazione materiale del primo uomo il quale, dopo la prevaricazione, fu privato del corpo di gloria per assumerme uno di materia grossolana, precipitando se stesso nelle viscere della terra. Poiché, prima che questo spirito divino doppia- mente potente e superiore ad ogni essere emanato venisse ad opera- re la giustizia tra gli uomini, dimorava nel cerchio puro e glorioso dell’immensita divina. Ma ricevuto l’incarico dall’Eterno, abbando- no quella sede spirituale per venire a rinchiudersi nel seno di una vergine. Ora, l’allontanamento del minore Cristo dal suo vero sog- giorno non ci rappresenta l’estromissione del primo uomo dal suo corpo glorioso? L’immissione di questo maggiore spirituale, 0 ver- bo del Creatore, nel corpo di una vergine non ci ricorda chiaramen- te I’entrata del primo minore negli abissi della terra, per ricoprirsi di un corpo materiale? Le numerose sofferenze e i cambiamenti che il corpo della giovane vergine sopportd durante la gravidanza ed il parto, sono il simbolo della sottomissione e dei cambiamenti spiri- tuali demoniaci che il corpo generale terrestre sopportd ed é costret- to a sopportare per quanto riguarda la prevaricazione di Adamo. Poiché Dio aveva maledetto la terra e l'aveva abbandonata ad atroci tormenti, le angherie che le diverse nazioni fecero al corpo della vergine ed al suo frutto ci rappresentano quelle che i demoni delle varie regioni fecero e fanno al corpo generale terrestre e particolare, come ai minori che vi sono contenuti. La soppressione del corpo del Cristo®, eliminato per colpa degli uomini, ci dimostra, comunque, che i demoni influenzano le forme corporee di materia apparente, tuttavia occorre sapere che gli stessi demoni non possono opporre ostacoli alla reintegrazione delle sostanze spiritose che compongo- no le forme in quanto queste sostanze non provengono da loro. Pos- sono anche distruggere la forma particolare, ma non la forma gene- rale terrestre la quale finira solo nel tempo stabilito e limitato dal Creatore. L’eliminazione dell’individuo corporeo del Cristo, com- piuta dagli uomini alla presenza di due donne, Maria di Zebedeo e Maria Maddalena, era stata simboleggiata dall’assassinio commes- so da Caino sul fratello Abele, alla presenza delle due sorelle. Le due donne summenzionate seguirono il Cristo in tutte le sue opera- zioni spirituali divine, cosi come le due sorelle di Caino avevano seguito il fratello in tutte le sue operazioni demoniache. 128 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Queste non sono le uniche relazioni che possiamo rilevare tra le operazioni del Cristo e le operazioni dei primi minori. Dobbiamo riconoscere che il sangue versato dal corpo del giusto Abele é stato il tipo e l’inconfutabile somiglianza di quello che il Cristo doveva versare e che ha realmente versato. Il sangue sparso da Abele sulla terra é l’autentico tipo e la realta dell’azione della grazia divina che ha dato pace e misericordia alla terra ed ai suoi abitanti. Era anche il tipo dell’alleanza che il Creatore doveva stringere con la sua creatu- ra, dopo la riconciliazione, come abbiamo visto il primo uomo rien- trare in grazia del Creatore subito dopo il sacrificio di Abele. Tutto cid non é stato ripetuto manifestamente dalla circoncisione di Abramo, con la quale questo padre di moltitudine si riconcilid com- pletamente con il Creatore e fu versando il proprio sangue che que- sto patriarca ebbe cognizione dell’alleanza che |’Eterno faceva con lui? Non é dunque cosa notevole che lo spargimento del sangue del Cristo sia la conferma di tutti i tipi che precedettero, poiché il versa- mento di quel sangue, facendo tremare la terra, fece si che tutta la natura avvertisse la riconciliazione e l’alleanza che i] Creatore stabi- liva con essa e con i suoi abitanti? Poiché ho cominciato a parlarvi degli avvenimenti che segui- rono le operazioni del Cristo, spiegandovi il terremoto avvenuto in quel tempo, potreste chiedermi anche la spiegazione dell’oscura- mento del sole che avvenne nello stesso tempo. Vi risponderd che leclisse che si verificd nella parte celeste é il vero tipo del flagello capitato agli spiriti demoniaci che il Cristo, con la sua operazione, aggravo pitt di quanto non lo fossero, nella privazione di potenza contro la creazione generale e particolare. Quella eclissi, inoltre, ram- mentava le tenebre dell’ignoranza in cui vennero a trovarsi gli Ebrei quando ebbero cancellato dalla loro memoria i santi nomi divini che una volta guidavano tutte le loro operazioni naturali temporali e spirituali divine. Rappresentava anche l’accecamento degli increduli i quali restano e resteranno nella privazione della luce divina sino alla fine dei secoli. Quella eclissi, infine, era il reale tipo della mate- ria generale che si oscurera del tutto alla fine dei tempi e scomparira dalla presenza dell’uomo a guisa di un quadro che si cancella dal- l'immaginazione del pittore. Con questo ultimo paragone capirete che il principio della materia del corpo generale é agli occhi del Cre- ADAMO 129 atore come un quadro spirituale concepito dalla sua immaginazio- ne. Cosi, in questo quadro spirituale era contenuto ogni essere cor- poreo, tuttavia senza sostanza materiale. Questo quadro conteneva soprattutto il minore spirituale che doveva concorrere alla creazio- ne dei corpi*. Come vi ho spiegato, mi direte, la grande eclissi avvenuta alla morte del Cristo, potrei anche spiegarvi il tipo della lacerazione del velo" avvenuta nello stesso tempo. Acconsento, con la speranza che vi sia di vantaggio secondo il vostro sincero desiderio. Vi dird, pertanto, che la lacerazione del velo del Tempio @ un tipo importan- te per il giovamento del minore spirituale che avra la fortuna di sere compreso nel novero di coloro che il Creatore ricompensera con la sua immensa gloria spirituale divina. [1 velo strappato rap- presenta I’autentico tipo della liberazione del minore privato della presenza dei Creatore. Spiega la reintegrazione della materia appa- rente che vela e separa ogni essere minore dalla perfetta conoscenza di tutte le considerevoli opere che il Creatore crea per la sua mag- giore gloria. Spiega il laceramento e la discesa dei sette cieli plancta- ri i quali nascondono, con i loro corpi materiali, ai minori spirituali, la grande luce divina che regna nel superceleste. Spiega altresi la rottura di quello che nascondeva e velava alla maggior parte dei minor la conoscenza delle opere che il Creatore crea per la sua gran- dissima giustizia a favore della sua creatura. Mosé ci ha fatto cono- scere facilmente questo ultimo simbolo, offrendo agli Ebrei la cono- scenza della legge divina che espose loro con il viso coperto d’un velo rosso. Questo velo rosso che nascondeva al popolo il viso di Mosé e le tavole sulle quali erano annotate l'intenzione e la volonta del Creatore, simboleggiava alla perfezione gli spiriti perversi i qua- li servono da velo obbrobrioso a tutti i minori che hanno fatto alle- anza con loro*. Il colore rosso del velo rappresenta Iinsinuarsi del- lintelletto demoniaco nei principali sensi della forma del minore che lo priva d’ogni comunicazione con i sensi spirituali divini e lo rende inadattoa trattenere qualsiasi sensazione spirituale, o mediante tipi, o in modo occulto, od anche in natura pura e semplice spiritua- le. I viso velato di Mosé preannunziava I’ignoranza delle conoscen- ze divine in cui si sarebbe ridotto Israele per colpa di quelle alleanze che, come Mosé presentiva, il popolo stava per fare con il capo dei 130 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE demoni e !’ignoranza nella quale stava per cadere quel popolo circa il tipo spirituale che Mosé realizzava dinanzi ai suoi occhi. Fu a cau- sa di quelle alleanze criminose che gli Ebrei furono chiamati in se- guito figli delle tenebre c figli del sangue della materia e furono so- stituiti da coloro che vennero detti figli della grazia divina. Ma que- sti nuovi figli devono stare attenti a non addormentarsi sulla grazia che posseggono con pregiudizio del popolo ebraico, poiché la con- danna di questo popolo non é altro che un tipo sensazionale della realta di un fatto che un giorno si avverera al cospetto di tutto I'uni- verso e del quale parlerd quando spiegheré gli ultimi cambiamenti che capiteranno alla natura alla fine di ogni durata. Mi sono dilungato abbastanza sulla spiegazione dei tipi di Caino e di Abele, per cui ora mi accingo a parlarvi della succe discendenza di Adamo. Vi ho descritto come Adamo si fosse com- pletamente riconciliato grazie ad Abele. Capirete facilmente che, senza questa riconciliazione, la natura universale, generale e parti- colare non esisterebbe cosi come esiste oggi, scbbene il tempo della sua durata fosse stato lo stesso. Ma dato che il Creatore aveva posto in Abele tutti i doni necessari per operare, in tutta la sua estensione, la manifestazione della gloria divina a favore della creatura e ad onta dei demoni, occorreva che, dopo la morte di Abele, questi doni potessero essere trasmissibili ad un altro minore. I decreti del Crea- tore si attuano e si attueranno sempre con irrevocabile immutabilita. Adamo, pertanto, concepi, secondo la volonta del Creatore, una ter- za posterita, che chiamo Set, che significa accolto tra i posteri di Dio. Fu questo essere minore spirituale ad ereditare tutti i potenti doni che aveva avuto Abele. Questi stessi doni furono trasmessi a Set con maggiore effetto c potenza spirituale di quanto non ne avessero avuto con Abele, perché Abele non doveva essere che un semplice tipo di riconciliazione spirituale, mentre Set doveva realizzare non solo questo stesso tipo, ma anche quello della inalterabilita delle leggi della natura, del corso delle sue modificazioni diverse e degli avve- nimenti temporali che vi si susseguiranno, sino al momento in cui essa si dissolvera dagli occhi di colui che I’ha originata nella sua divina immaginazione. A tal fine lo stesso Creatore volle istruire per mezzo del suo ADAMO 131 inviato spirituale chiamato Hely, il beato Set sui segreti poteri spiri- tuali divini che contenevano e guidavano tutta la natura tanto ma- teriale quanto spirituale. Ricevette direttamente dal Creatore, tra- mite lo spirito, tutte le cognizioni relative alle leggi immutabili del- l'Eterno e dalle quali seppe che ogni legge di creazione temporale ed ogni azione divina poggiavano su differenti numeri. Per mezzo dello stesso Hely apprese che ogni numero era coeterno con il Crea- tore, che con questi svariati numeri il Creatore creava qualsiasi spe- cie, tutto cid che riteneva conveniente alla creazione ed alla sua cre- atura. Affinché non abbiate dubbi su questa verita, vi faré conosce- re i numeri coeterni che sono connaturati nel Creatore. Certamente saprete che tutti i saggi di ieri e di oggi hanno considerato sempre il numero denario degno di considerazione sot- to tutti gli aspetti. Questi saggi hanno avuto ed hanno ancora tanto rispetto per il numero denario per il fatto che hanno imparato a co- noscerne la forza per mezzo della loro perseveranza nelle operazio- ni spirituali divine mediante le quali hanno ottenuto gli stessi doni che erano stati concessi a Set. Questi saggi non ottennero quei doni per !a loro posterita carnale, la maggior parte non avendone avuta, sebbene si fossero uniti con delle minori, secondo il desiderio del Creatore, ma essi fecero uso di quei doni solo per educare e istruire i figli spirituali che il Creatore assegnava loro per predisporli cosia diventare gli strumenti della manifestazione della gloria divina. Tra questa posterita spirituale essi hanno continuato a far conoscere questo famoso numero denario, nel quale era contenuta ogni specie di numeri di creazione e da cui poterono estrarre tutti i numeri ter- restri, minori, maggiori ¢ superiori che vi erano innati, come era sta- to insegnato al beato Set e che mi é stato suggerito di insegnarlo all’uomo di desiderio. Vi comunicheré, pertanto, conformemente a cid che ho saputo da coloro che furono incaricati di farmelo sapere, che il numero denario contiene in sé i quattro numeri di potenza divina. Pongo dinanzi a voi il numero denario in quattro aspetti di- versi di segni aritmetici: 1, 2, 3, 4. Sommate questi quattro caratteri cosi: 1 e 2 fanno 3, 3 ¢ 3 fanno 6, 6 e 4 fanno 10. Ottenete il numero denario che é@ la grande e prima potenza divina, nella quale sono contenute le altre tre, come potete rendervene conto con le seguenti addizioni: 3 e 4 danno il numero 7, seconda potenza del Creatore, 1 132 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE e 2 fanno 3, 3 e 3 fanno 6, ecco la terza potenza del Creatore, in ultimo addizionate 1 ¢ 3, avrete 4 ed & questo numero quaternario che termina e conclude le quattro potenze divine del Creatore con- tenute nel suo numero coeterno denario*. E opportuno, per una vostra istruzione pit profonda, che vi dimostri come applicare questi quattro numeri affinché possiate sa- pere a quale uso ciascuno di essi era stato adoperato dal Creatore per la creazione universale, generale e particolare. Vi dira, pertanto, che il denario @ un numero indivisibile o che non tollera divisione alcuna. E lui che completa, divide e suddivide ogni essere di numeri innati nel tempio universale, generale e particolare, corporale ¢ ani- male, spirituale divino. Ecco perché questo famoso numero é sem- pre stato considerato dai saggi come un numero unico ¢ rappresen- tante la quadruplice essenza divina e, di conseguenza, degno di ri- spetto da parte di ogni essere spirituale derivato da questo stesso numero. E questo 2 anche il motivo per cui questo numero pud es sere usato solo dal Creatore e non da altro essere spirituale doppia- mente potente, semplice ¢ minore, ed in considerazione di cid nes- sun saggio si é mai servito di questo numero, riservandolo sempre per rispetto alla Divinita. Ecco quale é l’uso del numero denario 0 della prima potenza divina che & rappresentata cosi: 10 0 ® ; per mezzo di questo numero I’immaginazione pensante divina concepi la creazione spirituale divina temporale. Passiamo al numero settenario. Il numero settenario, che @ derivato dal numero assoluto denario, é il numero perfettissimo di cui si servi il Creatore per eman- cipare ogni spirito fuori dell’immensita divina. La classe degli spiri ti settenari doveva servire da primo agente e da sostegno inconfuta- bile per agevolare ed operare ogni sorta di movimento nelle forme create nel cerchio universale. Che cosa osserviamo in tutte queste forme? Suono, movimento, azione e reazione. Tutte queste varie qualita e proprieta delle forme non sarebbero per noi sensibili, se queste forme non avessero in sé un essere innato, che chiamiamo particella del fuoco increato asse centrale, che le rende soggette a tutte le azioni che vi osserviamo. Ma tutte queste azioni e questo movimento delle forme materiali non possono derivare solo da que- ADAMO 133 sto principio innato ec questo principio, o particella di Fuoco increato, non creerebbe mai nulla nelle forme corporee, se non fosse messo in movimento da una causa principale esuperiore che I’elabora e 'adat- ta al movimento ed al mantenimento di queste stesse forme. Questa causa superiore, come abbiamo visto, sono gli agenti settenari spiri tuali divini i quali soprintendono, in qualita di capi, le azioni e i movimenti di tutti i corpi ai quali fanno realizzare i loro pensierie la loro volonta cosi come I’hanno concepita. II che ci @ simboleggiato in concreto da cid che @ stato esposto in precedenza, ossia che la forma corporea umana cra l’organo dell’anima, o del minore, e pos siamo concepire meglio le facolta ed il potere di questi agenti settenari sugli esseri corporei solo per mezzo delle svariate operazioni che gli stessi minori creano con Ie loro azioni sulle proprie forme e che av- vengono agli occhi dei loro simili. Ecco quale é la virtt e la potente facolta del numero scttenario, la sua emanazione dal numero denario e I'uso che ne fece il Creatore per l’emancipazione degli spiriti pla- smati a sua immagine; questo numero é la seconda potenza della Divinita. Anche la terza potenza divina, o numero senario, é un nume- ro emanato dal noto denario. [| numero senario non é cosi perfetto né cosi potente in virtii spirituale come il numero settenario e cid perché il senario si pud dividere in due parti uguali, o due volte tre, il che non é possibile fare con il settenario senza distruggerlo ¢ sna- turarlo. Il senario é il numero con cui il Creatore fece uscire dal pro- prio pensiero tutte le specie di immagini di forme corporee appa- renti che esistono nel cerchio universale. La Genesi non ci insegna che Dio ha creato ogni cosa in sei giorni? Non si deve credere che la Genesi abbia voluto con cid limitare la potenza della Divinita condi- zionandola nel tempo, sia di giorni, sia di anni. Il Creatore @ uno spirito puro superiore al tempo ed alla successiva durata, ma pud avere operato sei pensieri divini per la creazione universale e que- sto numero sei appartiene in effetti alla creazione d’ogni forma di materia apparente. Con questo stesso numero, il Creatore fa prova- re alla sua creatura, sia spirituale sia corporea, la durata del tempo che deve sostenere la creazione universale. Ecco la virtt del numero senarioe I’uso che ne ha fatto il Creatore. Da cid i saggi hanno acqui- sito la conoscenza del principio delle forme e dei li che il Creato- 134 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE re ha posto alla durata del loro corso temporale e passivo. Ed 2 an- cora da cid che sappiamo che ogni essere corporeo si reintegrera nel suo originale principio d’emanazione con lo stesso numero che lo ha prodotto. Veniamo al numero quaternario o alla quadruplice es- senza del Creatore. I numero quaternario, che @ quello che completa la quadru- plice essenza divina, é immensamente pit perfetto e pitt importante del numero senario, perché concorre alla perfezione delle forme estratte dalla materia indifferenziata, procura il movimento ¢ l’azio- ne alla forma corporea e dirige ogni essere creato essendo il numero basilare da cui sono derivate tutte le cose. Sicché lo chiamiamo nu- mero del verbo possente del Creatore, in quanto contiene in sé tutte le specie di numeri di creazione divina, spirituale e terrestre, il che viho spiegato con le varie addizioni dei quattro caratteri che forma- no il numero quaternario e con I’addizione totale di quegli stessi caratteri che hanno restituito il numero denario. Con queste diverse addizioni vengono indicate le varie facolt ¢ potenze che I'uomo ha ricevuto dal Creatore. Per cui @ nel numero quaternario che I’uomo deve imparare a conoscere tutti i numeri delle potenze spirituali che sono innate in lui, poiché ha avuto la sventura di essere privato di queste conoscenze. II numero quaternario, infine, @ quello di cui si servi il Creatore per l’emanazione e I’emancipazione dell’uomo, 0 del minore spirituale, il che fa si che I’'anima é chiamata vita eterna 0 impassiva, il che mi appresto a dimostrare. Dovete sapere che la figura triangolare ¢ sempre stata consi- derata molto importante da tutti i saggi delle svariate nazioni. Adamo, Enoc, Noé, Mosé, Salomonce e il Cristo hanno usato moltis- simo questa figura nei loro lavori. Vediamo che ancora oggi si ha una grande cura di porre questo triangolo sui nostri altari, in cima o nel frontespizio dei fabbricati. Mi chiedo se questa figura possa es- sere il frutto della fantasia del costruttore. Non mi pare possibile dato che esisteva prima di luie che si trova naturalmente nel nostro corpo. Non possiamo nemmeno credere che questo triangolo rap- presenti la Trinita”, quantunque si diano ai tre angoli di un triango- lo equilatero i nomi di padre, figlio e spirito santo, infine perché la Divinita non pud essere rappresentata da nessuna forma sensibile ADAMO 135 di fronte alla materia. Questa figura, pertanto, non rappresenta al- tro che le tre essenze spiritose che concorsero alla forma generale terrestre di cui ecco il simbolo V/ . L’angolo inferiore rappresenta il mercurio, I’angolo verso il mezzogiorno lo zolfo e I’angolo verso il nord rappresenta il sale. Ora, I’unione del principio spirituale o nu- mero quaternario, con queste tre essenze, le ha vincolate in un inti- mo legame ed ha fatto prender loro una sola figura ed una sola for- ma in modo da rappresentare veramente il corpo generale terrestre suddiviso in tre parti: Ovest, Nord e Sud. Ecco in che modo possia- mo dimostrare, mediante l‘unione del numero 1 con il numero 3, la grande potenza del numero quaternario che completa alla perfezio- ne la quadruplice essenza divina. Dal centro di questo triangolo derivano le tre estremita angolari. Questo centro si compone di quat- tro lettere. Percid abbiamo visto distintamente che ogni essere della creazione é sottoposto e deriva dalla quadruplice essenza divina e che lo spirito minore, con la sua emanazione quaternaria, ha in sé effettivamente il numero di questa quadruplice essenza. Queste sono le profonde istruzioni spirituali che Set ricevette dal Creatore per mezzo del suo inviato Hely. Tutto cid gli permise di acquisire ogni potenza ed una completa conoscenza delle opera- zioni divine e non gia, come é stato detto, che fosse stato istruito nelle scienze spirituali e naturali da suo padre Adamo. Cid non era assolutamente possibile, poiché Adamo, con la prevaricazione, fu privato d’ogni potenza spirituale e non ottenne, dopo la riconcilia- zione, che una semplice potenza minore che non poteva trasmettere di sua iniziativa, ma solo grazie alla suprema autorita della Divinita. Adamo poté comunicare a Set solo il faticoso cerimoniale che aveva appreso mediante una lunga sofferenza del corpo, dell’anima e del- lo spirito e non i frutti spirituali* derivati dalle operazioni tempora- li spirituali. Adamo, nella sua primitiva condizione di giustizia, che vi ho appena spiegato, ricevette veramente dallo spirito divino tutte le scienze e le conoscenze spirituali, cio@ un metodo sicuro ed un piano preciso di tutte le operazioni spirituali divine per le quali era stato emanato, ma, poiché aveva fatto un pessimo uso dei propri poteri, il Creatore glieli ritird subito lasciando |’infelice Adamo, an- che dopo la riconciliazione, soggetto ad essere uomo d’errore in tut- te le sue operazioni umane, spirituali e temporali, il che capita al- 136 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Yuomo ogni volta che opera solo in virti: di queste tre potenze ternarie che sono le potenze aerea, terrestre ¢ focosa. E molto peri- coloso per l‘uomo di desiderio fare uso di queste tre potenze in qual- siasi operazione, se prima di tutto non ha ottenuto dal Creatore la potenza quaternaria che ci era stata tolta a causa della prevaricazio- ne di Adamo ed é la mancanza di questa potenza quaternaria che ci fa capire che ’uomo, dopo la prevaricazione di Adamo, ¢ un uomo soggetto all’errore ed @, inoltre, la mancanza di questa potenza quaternaria che ci fa capire che l’uomo si trova veramente in priva- zione divina. E vero che I’uomo qualche volta pud uscire da questa privazione durante il suo decorso temporale, ma mai per molto tem- po. Poiché il Creatore, che ¢ immutabile, aveva dichiarato intenzio- nalmente all’uomo riconciliato che non gli sarebbe stata restituita nessuna cognizione delle scienze divine a meno che non se le fosse guadagnate con i lavori che per la seconda volta gli furono prescritti ¢ da allora I'uomo é diventato ignorante ¢ limitato, la qual cosa non gli sarebbe capitata affatto se avesse indirizzato la sua potenza quaternaria secondo le intenzioni del Creatore. Oltre ai tipi portentosi che Set aveva rappresentato della ri- conciliazione spirituale ¢ della inalterabilita delle leggi della natura, aveva impersonato in realta anche quello della divina misericordia, poiché aveva sostituito Abele in quanto aveva pregato per la grazia del fratello Caino e sembra che I’avesse ottenuta, sia con I’espiazio- ne subita da Caino, a causa del suo delitto, con il genere di morte da cui fu colpito, sia con la penitenza che Boaz fece dell’involontario crimine commesso sulla forma dello stesso Caino. Potete star sicuri che questi due minori colpevoli ottennero misericordia dal Creato- re grazie alla virti: ed alla santita del beato Set. Se mi domandaste una prova evidente da farvi credere che cid che dico in proposito corrisponde al vero, vi risponderé che, allorché avrete l’occasione di conoscere il tipo di lavoro di Set, quello che i saggi operarono dopo di lui, cosi come i lavori di Mosé e del Cristo, non farete pitt simili domande. Se foste stati insieme con quei famosi saggi evitere- ste di parlare cosi. Vi sareste appagati di ammirare le loro opere, senza cercare di capire cid che andavano dicendo poiché sarebbe stato per voi pitt difficile capire i fatti, i discorsi c le azioni che realiz- zavano materialmente al cospetto dei presenti. ADAMO 137 Il rispettabile Set, in quanto posterita di Dio per nascita, fu incaricato d’insegnare il culto divino ai suoi discendenti. Comunicd al figlio Enos (che significa debole mortale) ogni cerimonia d’opera- zione divina, spirituale, terrestre, celeste, acquatica ¢ focosa. Gli rac- comand, sotto pena di castighi terribili, di non abusare mai delle conoscenze che gli aveva rivelato da parte dell’Eterno, né dei frutti derivati dai suoi lavori spirituali. Gli proibi, tra le altre cose, qualsi asi legame con donne profane, o le figlie degli uomini, cioé con le concubine della posterita di Caino affinché questa razza non potes- se mai unirsi con i figli di Dio che formavano la discendenza di Set. Era questa la discendenza dalla quale il Creatore doveva far scaturire i minori prescelti per la manifestazione della sua gloria, come ho gia fatto osservare in quel poco che ho riferito in merito all’elezione di Enoc e¢ come fard osservare pit: chiaramente con la descrizione di tutti questi minori cletti. Vi vedrete che la posterita di Set e del figlio Enos non tardé a corrompersi con le sue amicizie con i discendenti di Caino ed a causa di cid perse tutte le conoscenze spirituali divine che Set le aveva trasmesso. La posterita di Enos perdur6 in tal modo nell’abominio sino alla settima generazione da cui derivo il patriarca Enoc, del quale ho gia parlato, come vi ho detto poco fa, e del quale csaminero il tipo pitt ampiamente. Ecco tutto cid che avevo da dirvi d’ interessante sul tipo di Set, non rite- nendo utile affrontare minuziosamente quegli avvenimenti che accaddero a lui ed ai suoi discendenti, avvenimenti che non hanno alcunché di utile per quelle cose che vorreste sapere. Enoc nacque tra i discendenti di Set e suo padre fu Jared che significa uomo illuminato da Dio. Questo padre diede a suo figlio il nome di Eliacim che vuol dire resurrezione del Signore tra i posteri di Set e lo soprannomind Enoc con E e non con H. Enoc significa dedica. Tutti questi nomi ed il tipo che Jared ha rappresentato nella posterita di Set o di Enos esprimevano il vero simbolo del passato, del presente e del futuro. Jared era un uomo probo agli occhi del Creatore ed era pit: potente in virtt divina di tutti gli altri patriar- chi, grazie alla efficacia del culto divino che esercitava per l’espia- zione delle colpe della posterita di Enos. Le luci che riceveva ogni giorno dallo spirito divino lo preparavano a diventare il precursore 138 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE di un giusto che, per suggerimento dello spirito, sapeva di dover emanare. Questo spirito gli rivelava che suo figlio Enoc sarebbe sta- to il tipo meraviglioso dello spirito divino e della stessa azione della per la guida e la difesa dei minori contro gli attacchi dei loro nemici, come gia avevamo visto in precedenza parlando del- Velezione di Enoc. Jared inoltre seppe dallo spirito delle opere po- tenti e spirituali che suo figlio Enoc avrebbe operato e che operd. veramente tra la posterita di Caino e di Set e la posterita femminile di Adamo, che formano le tre nazioni che abitano sulla superficie della terra. Non tratterd questo ultimo argomento senza farvi osservare che la convenzione degli uomini ha distinto quattro nazioni sulla terra, cioé Ismaele, Israele, i cristiani e gli idolatri o increduli, i quali, con la scusa di onorare e di ingraziarsi la Divinita, non riconoscono altro Dio che la natura. Ma, poiché questa divisione in quattro parti non deriva che dalla convenzione umana senza il concorso divino, non puo essere che erronea e ingannatrice per le ragioni seguenti. Adamo, che era stato emancipato dalla circonferenza divina solo per essere re della terra e per avere una discendenza di Dio, non doveva partecipare, per la sua originale natura di spirito, ad alcuna divisione della stessa terra. Ma essendo diventato uomo di materia a causa della prevaricazione, ebbe tra i suoi discendenti di carne tre figli maschi, Caino, Abele e Set. Dato che Abele era nato solo per ordine del Creatore e per la pura manifestazione spirituale divina, non doveva avvalersi di nessuna parte di materia, né partecipare in nessun modo alla divisione della terra la quale doveva essere distri- buita soltanto tra i discendenti degli uomini derivati dai sensi della materia. Cosi questo minore giusto fu sottratto per tempo dal novero di questa posterita materiale dopo che ebbe adempiuto la propria missione secondo la volonta del Creatore. Non restarono che tre persone, Adamo, Caino e Set. Lo stesso Adamo, secondo gli ordini ricevuti dall’Eterno, suddivise la terra in tre parti anziché in quat- tro. Cid non poteva accadere altrimenti, mi direte, in quanto allora non c’erano che queste tre persone. Ma vi risponderd che, quan- d’anche Adamo avesse avuto cento figli, non avrebbe potuto divi- dere la terra in pitt di tre parti, non avendone la terra di pitt ed es- sendo la sua forma perfettamente triangolare. Sicché la suddiv ADAMO 139 secondo il numero delle regioni come segue: I'Ovest a Adamo, il Sud a Caino ¢ il Nord a Set. Come non ci sono che tre cerchi sferici, il sensibile, i] visuale e il razionale, cosi non ci sono che tre angoli della terra, nella stessa misura anche la creazione universale é divi- sa in tre parti; il che ci da la prova che la creazione universale non pud essere divisa che in tre parti per cui non possiamo trovarvi cid che si chiama quadratura del cerchio o la divisione del cerchio in quattro parti. Tutte queste obiezioni ci aiutano a respingere la quar- ta parte che il volgo ammette nella divisione della terra. Cosi, sopra questa stessa terra non possono esservi che tre nazioni prevalenti dalle quali derivano tutte le nazioni eterogenee e convenzionali di nome. Queste tre nazioni ci sono state simboleggiate dai tre figli di Nod, tra i quali la stessa terra fu ancora suddivisa in tre parti uguali, cio? Cam a Mezzogiorno, Sem ad Ovest e Jafet a Nord, di cui parle- rd in seguito. Voglio aggiungere che ’ordine ricevuto da Adamo da parte del Creatore di suddividere la terra fu molto doloroso per lui in quanto gli ricordava la sproporzione tra il suo stato di gloria ed il suo stato di riprovazione. Inoltre vi dir che questa divisione della terra palesava la divisione che in seguito prevalse e che prevarra tra gli uomini sino alla fine e lo stato di discordia e di dissensione in cui Adamo ha immerso tutta la sua posterita. Proseguiamo con Enoc. La nascita di Enoc fu motivo di grande gioia spirituale tra i discendenti di Set. Egli portava impresso sulla sua persona il carat- tere di cid che era ¢ della sua missione, inoltre la sua comparsa nel mondo fu segnata nel cielo da un segno planetario che stupi molto i posteri di Set ed ancora di pii: quelli di Caino. Questo segno, che si fece riconoscere da tutta la creazione, fu degno di nota soprattutto nella regione del mezzogiorno dove abitavano i posteri di Caino. Questa posterita si inquietd, giustamente, pitt di quella di Set dal- V'apparire di quel segno, perché aveva capito che era il presagio del- la catastrofe che il Creatore stava per scagliare su di essa e su tutti gli abitanti di quella regione meridionale. Questo segno non era al- tro che una stella allontanatasi dal suo cerchio planetario; era disce- sa pid vicina del solito alla terra e in tal modo aveva una luce diver- sa da quella che normalmente riceveva nel suo corso naturale, di modo che apparve del tutto opposta e differente dalle altre stelle che le erano simili naturalmente. Questo diverso aspetto la fece chia- 140 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE mare dagli uomini Lathan che significa segno di confusionce di pena terrestre ed @ cid che il volgo chiama cometa. Ecco com’era I'aspetto di quel segno: Affinché possiate comprendere perfettamente che cosa é un segno planetario, bisogna sapere che ogni corpo celeste, maggiore, superiore, inferiore ¢ formato di materia che ha un principio, @ su- scettibile, in tutto il suo complesso di forma corporea, di avere sei divisioni. Un cerchio planetario si compone di sei stelle principali uguali in grandezza, virtit e potenze, le quali ricevono l'ordine d’azio- ne, di movimento e d’operazione dalla stella superiore che sta al centro delle sei che compongono il cerchio planetario. Tra un inter- vallo e altro di queste stelle, c’é una infinita di altri corpi che chia- miamo segni ordinari planetari, comunemente detti piccole stelle. Questi segni seguono, nella loro disposizione, lo stesso ordine che regna tra le stelle del cerchio planetario, cioé che sono uniti sette a sette. Ciascuno di questi segni ha sette virtti che aderiscono alle prin- cipali stelle del cerchio planctario ¢, inoltre, ciascuno di questi segni ha ancora in sé sette altre virti,, il che le fa soggette d’essere molti- plicate con il loro numero di figure e di virti:, che é sette volte sette, il cui prodotto @ 49 = 4. Con questo numero imparate a conoscere che i corpi planetari superiori, maggiori ¢ inferiori sono veramente composti di vita spirituale divina e di vita corporea passiva, come tutti i corpi che permangono nel cerchio universale, il tutto in modo distinto. Gli irragionevoli hanno vita e istinto passivi e i ragionevoli hanno lo stesso istinto ed inoltre vita spirituale impassiva. Avete appreso che ogni essere di forma corporea ha avuto ADAMO 141 origine dalle tre essenze spiritose mercurio, zolfo e sale, che gli spi- riti dell’asse hanno messo in movimento per collaborare alla com- posizione di tutti i corpi. Essi hanno collaborato a questa composi- zione inserendo nelle varie essenze un veicolo del loro fuaco e su questo veicolo agiscono incessantemente per il mantenimento e Vequilibrio di tutte le forme. Ecco cid che chiamiamo vita passiva a cui @ sottoposto ogni essere di forma, sia celeste che terrestre. Ab- biamo contraddistinto i corpi planetari in superiori, maggiori e infe- |, per poter conoscere pitt agevolmente le loro virtii e potenze. La stella centrale é l’essere superiore planetario. Questa stella dirige i corpi planetari maggiori ¢ inferiori ed é considerata superiore per- ché su di essa I’influenza solare si diffonde dircttamente. Questa stella superiore trasmette poi cid che ha ricevuto alle stelle maggiori planetarie che ornano il suo cerchio. Le maggiori lo comunicano ad una infinita di stelle minori che sono in congiunzione con esse a cui diamo il nome di segni 0 corpi inferiori planetari ¢ questi segni infe- riori, dopo avere ricevuto l’influsso delle superiori e delle maggiori, lo diffondono con esatta precisione sui corpi materiali terrestri. Eccovi un modesto quadro della composizione di un cerchio planetario e dei suoi abitanti che possiamo considerare infinitamente numerosi, considerato il gran numero dei diversi esseri animali, spirituali, mi- norie spiriti puri e semplici divini che abitano questi cerchi planeta- ried é qui che troviamo la vita spirituale impassiva. Tutto sarebbe bene per I'uomo e per tutte le forme, tanto quella generale quanto quelle particolari, se i cerchi planetari fossero abitati solo da esseri come quelli di cui ho or ora parlato, ma essi sono soggetti anche ad essere abitati da esseri spirituali maligni i quali si oppongono e con- trastano le potenze e le facolta delle buone influenze che gli esseri planetari spirituali buoni devono diffondere sul mondo intero, in conformita delle leggi d’ordine innate in essi per sostenere e conser- vare l'universo. Da cid é diventato proverbiale tra gli uomini che ci sono cattive influenze planetarie ed é cosa evidente e che dimostre- rd chiaramente quando esporrd minutamente i principi dei diversi corpi celesti e terrestri e fard conoscere con certezza tutte le virtii e le potenze di Saturno, del Sole e degli altri cerchi planetari. Proba- bilmente avrete dei dubbi in merito al nesso tra spiriti maligni e spi- riti buoni planetari e cid a causa della scarsa conoscenza che avete di questi spiriti buoni ¢ delle loro azioni, non ritenendo possibile che 142 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE essi possano venire interrotti nelle loro funzioni naturali dagli spiri- tidel male. Tuttavia, cid non pud accadere altrimenti per la ragione che mi accingo a farvi conoscere. Vi é nota la nascita di Adamo in una forma gloriosa cosi come la sua prevaricazione ed il suo allontanamento da ogni potenza spi- rituale. Dovreste conoscere abbastanza questo argomento, ma quel che ignorate é sapere se il demonio avesse assunto forma corporea allorché tentd il primo uomo. Dato che non lo sapete, vi dird che il demonio in quel momento si trovava in un corpo di gloria, o forma gloriosa, e cid perché sarebbe impossibile che da spirito a spirito puro e semplice ci fossero tentazioni, inganni, seduzione, se questi spiriti non fossero rivestiti d’una forma corporea. La stessa cosa non vale per lo spirito puro e semplice come invece avviene all'uomo corporeo. Ogni uomo é padrone di comunicare o di nascondere i propri pensieri ai suoi simili, ma tra gli spiriti puri e semplici, un essere spirituale non puo concepire un pensicro senza che gli altri spiriti non ne abbiano conoscenza. Tutto avviene chiaramente e si fa avvertire chiaramente tra gli esseri liberi dalla materia ed il privile- gio dello spirito puro e semplice sta nel poter leggere nello spirito per mezzo della sua concordanza naturale spirituale. Il che fa si che nulla pud sfuggire alla conoscenza dello spirito, mentre accade il contrario tra i minori uniti ad una forma di materia apparente. Con cid voglio farvi capire che ogni spirito planetario superiore, mag- giore e inferiore, contenuto in una forma corporea per operarvi se- condo la propria legge per tutta la durata del tempo prescritto, é esposto, come il resto degli uomini, ad essere attaccato e combattu- to nelle sue operazioni quotidiane. Ma la differenza che sussiste tra questi spiriti e l’uomo, sta nel fatto che essi non si fanno sopraffare dalle istigazioni da parte dei demoni. La ragione @ semplicissima: gli esseri spirituali non sono inclini alla corruzione o alla seduzione ele forme in cui sono contenuti non sono soggette alla putrefazione. Questi esseri agiscono con precisione, secondo le loro leggi di natu- ra, nelle varie forme che occupano. Per cui la loro reintegrazione tanto spirituale quanto corporea sara molto breve. Al contrario, l'uo- mo si allontana ogni giorno dalle leggi spirituali che ha in sé, sicché potra ottenere la reintegrazione solo dopo un lunge e penoso lavoro ¢ la reintegrazione della propria forma corporea si realizzera solo ADAMO 143 per mezzo di una putrefazione inconcepibile ai mortali. Questa putrefazione corrompe ed elimina del tutto la figura corporea del- Yuomo annientando il miserabile corpo cosi come il sole dissolve il giorno da questa superficie terrestre privandola della sua luce. Non fu lo stesso per il Cristo, Abele, Elia ed Enoc, sia per il loro essere spirituale, sia per la loro forma corporea. Inoltre, voglio dirvi, per quanto riguarda Enoc, che il suo avvento nel mondo pre- sagiva quello del riconciliatore universale, che il segno apparso alla sua nascita prefigurava quello che apparve alla nascita dello stesso riconciliatore ¢ che il suo tipo @ quello delle tre operazioni distinte che il Cristo fece tra gli uomini, per la rivelazione della gloria divi- na, per la salvezza degli uomini e per il tormento dei demoni. Que- ste tre operazioni sono: la prima, quella avvenuta per la riconcilia- zione di Adamo; la seconda, per la riconciliazione del genere uma- no, nell’anno del mondo 4000; ¢ la terza quella che apparira alla fine dei tempi e che rinnovera la prima riconciliazione di Adamo, ricon- ciliando tutta la posterita con il Creatore, per la pitt grande mortifi cazione ed umiliazione del principe dei demoni e dei suoi seguaci. Allora questi spiriti perversi riconosceranno i propri errori ed abominazioni, restando per un tempo lunghissimo all‘ombra della morte nella privazione divina e fra atroci tormenti. Allora saranno sottoposti ad un lavoro pit: pesante ¢ pit doloroso di quello che normalmente non erano stati capaci di fare durante i secoli tempo- rali. Non parlerd qui dei particolari del genere di lavoro che do- vranno fare gli spiriti perversi, né della spiegazione del numero 49, dovendo trattare questi due argomenti in altro punto. Similmente dovrd parlarvi del tipo di Enoc quando inizierd il racconto delle epoche; cosi mi atterrd a quanto vi ho detto sino a questo momento e passo a spiegarvi il tipo di Noé. 144 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE NOTE ALLA PRIMA PARTE 1. Con questo termine Martinez sembra voler indicare sia qualcosa di in- comprensibile per i comuni mortali (“primo cerchio chianuato misteriosamente cerchio di Salurno 10"), sia qualcosa di occulto noto solo agli iniziati (“Caino oper’ mist samente”). 11 dotto Rabbi Moshé Isserles (sec. XVI) aveva scritto in un commento ad una preghiera: "Se Isracle & chiamato uomo, &, innanzi tulto, perché incarna il miste- ro dell’uomo: wn corpo visibile ¢ un'anima invisibile uniti meravighiosamente, “mislerio- samente”, dal Creatore”. 2. Violazione delle leggi divine. Secondo il Trattato, due furono te prevaricazioni: la prima si riferisce alla creazione degli angeli (In principio Dio cred il cielo e Ja terra) che si ribellarono contro il Creatore e da questi furono scacciati dalla immensita divina e relegati entro i limiti del cerchio della creazio- ne universale, La seconda riguarda la creazione dell'uomo (Dio cred I'uomoa sta immagine), Adamo, il quale, ripetendo l'errore dei primi spiriti, volle farsi a sua volta creatore. Falli miseramente ottenendo solo il cambiamento del suo stato che da forma gloriosa divenne una forma passiva, materiale. 3. E 'origine degli esseri spirituali come la creazione é la formazione della materia. 4. La materia @ illusoria, irreale. La realta é costituita solo dallo spirito. 5. ll Creatore invita Adamo a esercitare il suo diritto di comando sugli animali. 6. Tutti gli organismi sia viventi che inanimati. 7. Termine attribuito al Primo Uomo che non deve essere confuso con Dio- uomo che Martinez attribuisce al Cristo. 8. In una beatitudine eterna. Il suo contrario, passivo, significa, nel lin- guaggio di Martinez, umano, soggetto alla sofferenza. 9. L’Bterno cred il tempo ¢ lo spazio. 10. Ciod: anima, lo spirito maggiore ¢ il buon intelletto in opposi allo spirito demoniaco e al cattivo intelletto. 11. | Minori dotati di irito e di corpo. ADAMO 145 12. Soggetta alla sofferenza. 13. Sia dell'uomo in quanto essere fi della sua parte spirituale, anima eterna. -0, materiale ¢ quindi passivo, sia 14. E l'aspetto esteriore, materiale degli uomini e degli animali; 8, quindi, sinonimo di corpo. Nel Trattato troviamo anche le forme attive (gli esseri viventi) ¢ le forme passive (corpi inanimati). La forma gloriosa non é altro che l'aspetto glorioso (luminoso) degli spiriti. 15. Adamo, nel suo primitivo stato glorioso, era un essere pensante, cio’ in grado di poter conoscere direttamente il pensiero divino. Dopo la prevaricazio- ne, il Primo Uomo fu trasformato, dalla sua stessa colpa, in un essere pensoso, cio non possedeva pitt che una confusa conoscenza del pensiero del Creatore. Da cid derivé che la discendenza di Adamo divenne “pensante nel tempo”, in altri termini, in comunicazione con la Diviniti saltuariamente: se il suo pensiero si unisce a quello dello spirito buono diventa pensante; se ascolta preferibilmente i suggerimenti degli spiriti del male diventa un essere pensoso. 16. Riparatore, Riconciliatore, Rigeneratore, Messia sono tutti sinonimi Tuttavia, occorre specificare che, nella Dottrina martineziana, il Riparatore (0 il Messia, 0 il Cristo) assume un significato del tutto diverso da quello attribuitogli dal Cristianesimo. Infatti, nel Trattato, il Cristo assume, di volta in volta, I'aspetto di uno spirito che il Creatore invia in questo basso mondo per riportare sulla giusta via i Minori caduti in privazione. Di conseguenza, il Cristo non é pit il Salvatore, in senso stretto, del Cristianesimo, ma una reincarnazione dello “spiri- to doppiamente forte”. 17. La divina giustizia che poteva manifestarsi per intervento del Riconciliatore. 18. Genesi: 1: 31 : “Iddio vide che tutto cid che egli aveva fatto era molto bene”. 19. Apparizione del Cristo ai Minori in privazione. 20. Dopo la morte del corpo fisico. 21. Il Dio vivente & il Dio che interviene attivamente nella lotta di Israele contro i propri nemici (Gs. 3 : 10 : “Poi Giosué disse: “Da questo riconoscerete che i Dio vivente e in mezzo a voi e che scacceri certamente davanti a voi i Cananci ..”). Dio efficiente e attivo, Dio che é persona che agisce ed a cui I'uomo pud rivolgersi in un intimo rapporto come un figlio che si rivolge al padre (SI. 42:3: "... cosi la mia persona anela a te, 0 Dio. La mia persona ¢ assetata di Dio”). 11 Dio vivificante é il Dio che infonde nuova vita, rinascita (Efe. 2:1: hha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe ¢ mei vostri peceati C’8 ancora una terza espre “Dio ?. ione: Dio vivo. & il Dio fonte perenne della 146 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE vita che elargisce agli uomini soggetti alla morte (SI. 18 : 47 : “Viva il Signore & benedetta la mia rupe ...”). 22. Con questo termine Martinez intende indicare solo una qualita della Divinita. 23. Cie: allorché ambedue furono scacciati dal mondo celeste. 24. Genesi: 3: 17/18: “Hl suolo sari maledetto per cause tua (..) ti produrri spine e rovi”. 25, Operazioni clemoniache per procurarne la morte. 26. Adamo, dopo avere scelto il luogo adatto all’operazione, allontand le donne non ritenendole atte a partecipare a quella operazione, contrariamente a quanto far’ Caino con le due sorelle (cfr. nota n° 29). 27. Gli esseri ragionevoli sono rumanita, gli irragionevoli tutti i restanti esseri. 28. | figli della prima e della seconda posterita di Adamo furono sette. Il primo fu Caino seguito da due sorelle: Kani 11 ¢ Abac 9. In seguito, Adamo ebbe ancora due maschi ¢ due femmine di cui il primo maschio fu Aba 4 0 Abel 10, degli altri il Trattato tace. I protagonisti di questa vicenda furono quattro: Caino, Abele, Kani e Abac che, uniti ai genitori, formavano due gruppi distinti e con- trapposti: 1°, Adamo, Abele, Eva; 2°, Caino, Kani, Abac. [ numeri ci danno la soluzione: ta Adamo + 1 a Abele + 2 a Eva = 4 numero quaternario divino; 1a Caino + 2 a Kani + 2a Abac = 5 numero demoniaco. 29. Caino attua un‘operazione contraria (demoniaca) a quella di Adamo (divina) consacrando Ia sorella minore, cio? trasmettendole il potere i operare (potere riservato al solo Abele). 30. Lo spirito demoniaco. 31. Assassinio che Martinez ha mutuato dalla leggenda massonica dell’ uc- cisione di Hiram. 32. Riassumendo: Il Minore & composto dall’unione di: 1° spirito buono (maggiore), 2° potenza spirituale minore (spirito intelletto) che consente all’ani- ma del Minore di ricevere l'impronta dello spirito maggiore buono, 3° anima particolare del Minore. Quando l’anima si unisce all’intelletto demoniaco, perde Ja sua potenza dando origine al 2, numero di confusione. ADAMO 147 33. Altra suddivisione: 21) numero di confusione 3 e terrestre 4 di potenza semplice 5 “degli spiriti malvagi 6 7 animale 7 : spirituale 8 di doppia potenza 9 materiale 10(0 1) 7 divino. 34. Attitudine a riprodurre. 35. Il Monte degli Olivi o Getsemani (greco = frantoio). Il luogo era un oliveto sito ai piedi de! monte ove il Cristo si ritirava a pregare. 36, Emozione, turbamento che paralizza. 37. Corpo dell’uomo soggetto alle sofferenze. 38. Sensibile, illusoria. 39.Genesi, 6: 1/2: “Quando gli stoniini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro uate delle figlie, avvenne che ifigli di Dio, videro che le figlie degli tuomini erano belle e presero in moglie quelle che si scelsero fra tutte”. Secondo il “Libro di Enoc” l'ordine delle gerarchie celesti venne sovvertito da angeli che, sedotti dalle figlie degli uomini, si ribellarono a Dio e, guidati dal loro principe Semyaza, scesero sulla terra per unirsi ad esse. Dalla loro unione nacquero i giganti. 40. Trattasi della profezia delle settanta settimane. L’angelo Gabriele spie- ga Daniele che i70 anni corrispondenti alla rovina di Gerusalemme si intendo- No come 70 settimane di anni, cio® 490 dopo di che l’iniquita del popolo d’Isracle cesserd (cfr. anche Ger. 25: 11 ¢ 29: 10) 41, Echi gnostici di Martinez. Nel libro di “Elkasai” il Cristo assume prima la figura di Adamo, poi di Enoc e via via di altri profeti. I Manichei ritenevano che Adamo avesse ricevuto dal Cristo la rivelazione della Gnosi che in seguito fu trasmessa agli uomini tramite degli inviati o profeti dell’umanita: Set, Enoc, Mose, Abramo ecc. sino a Gesii ¢ a Mani. 42. Per mezzo della crocifissione. 43. Similitudine che si ritrova molto spesso nella letteratura filosofica in riferimento ora a scultori, ora a pittori come nel caso di Martinez. Filone di Ales- sandria scrive che 'architetto, per costruire la citta, dapprima disegna in s¢ stesso 148 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE tutte le parti della citta che sta per edificare e dopo aver raccolto nella sua anima, come nella cera, 'impronta di ogni cosa, comincia la costruzione, Similmente fece Dio il quale, allorché decise di costruire la citta dell’universo, prima pensd ¢ co- strui il mondo intelligibile, poi con aiuto di questo, portd a compimento il mon- do della materia. 4d. Era la tenda che separava il “santo” dal “santissimo” nel Tempio di Gerusalemme che, secondo Matteo 27 : 51, si lacerd alla morte del Cristo. 45. I demoni oscurano I'intelletto dei Minori che li ascoltano. 46. Riassumendo: 10, prima potenza :la Divinita; 7, seconda potenza: gli spiriti planetari; 6, terza potenza: 'universo materiale; 4, quarta potenza: Adamo prima della caduta, 47. Martinez, come spieghera in seguito nel Trattato, rifiuta il dogma della Trinita nella forma nicena, 48, Interpretazione dei “passi” ottenuti con le operazioni. PARTE SEFONDA O NOE o@ rappresenta un notevole ed importante tipo della crea- zione universale, terrestre, generale e particolare di tutte le forme corporee apparenti. Grazie al numero denario, & tra il tipo del Creatore, essendo il decimo dei patriarchi el’ul- timo dei capi padri di famiglia della posterita di Adamo prima del diluvio, ed é stato lui che, per mezzo dei suoi discendenti, ha conti- nuato quella di Adamo che il diluvio aveva cancellato dalla faccia della superficie terrestre. Prima di proseguire, devo trattare i particolari delle cause che provocarono il diluvio. I presunti sapienti, i quali non lo ritengono possibile ed ignorano i motivi per cui il Creatore ha inviato una cosi grande calamita sulla terra, non esitano a negare i fatti. Essi mettono in ridicolo coloro che vi prestano fede e ritengono persone inesi- stenti quelle stesse a cui il Creatore aveva partecipato questo avve- nimento prima che accadesse e il decreto che aveva formulato nella sua immensita. Ma lasciando da parte le loro meschine obiezioni, vi fard sapere che questo decreto fu stabilito solo per la manifestazio- ne della divina giustizia contro i capi demoniaci che avevano indi- gnato grandemente il Creatore a causa delle infinite vessazioni che esercitavano sui minori. Gli infiniti successi che avevano ottenuto sugli sventurati minori avevano insuperbito a tal punto i capi demoniaci da ritenersi invincibili e pitt potenti del Creatore. Vi sara facile capire quanto questo orgoglio fosse poco ponderato da parte loro. Tutti questi successi, infatti, provavano pit la debolezza dei demoni che le loro capacita come mi appresto a farvi conoscere. Non dobbiamo credere che la terra in quel tempo fosse molto abitata. Gli uomini, sparsi sulla sua superficie, formavano una quantita esigua 152 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE che si poteva calcolare, per cosi dire, ad un pugno di abitantie, tut- tavia, per poter sottomettere questo esiguo numero di minori, fu necessario che il capo dei demoni facesse uso non solo di tutti i suoi poteri, ma anche di quelli di tutte le sue legioni che sono infinite cosi come, se questi minori avessero fatto un buon uso della loro liberta, tutte le malvagita e le operazioni dei demoni non sarebbero state capaci di imporsia loro. Percid tutte le vittorie dei demoni si limit: vano ad avere asservito la debole posterita di Caino ed una parte di quella di Set. Certo, questa fragile conquista non era in grado di poter manifestare nel demonio una potenza assoluta e superiore a quella del Creatore su tutti i minori se si fossero lasciati vincere di loro volonta. Che prezzo poteva avere, pertanto, simile vittoria per lui, se le conquiste che aveva ottenuto non dovevano restare in suo Possesso e se non era sicuro di possederle e di usufruirne tanto quan- to avrebbe voluto? Era come se non avesse mai ottenuto nulla. Ha lottato a lungo, ha sofferto fatiche ed angosce e, tuttavia, non ha conseguito nulla e nulla é rimasto in suo potere. Ecco quali sono state le vittorie del demonio sui minori di quei primi tempi e quali sono quelle che ha ottenuto in seguito e che potra ottenere in futuro. Pit i principi dei demoni si servono delle loro potenze contro il Cre- atore e la creatura, pid sono umiliati e puniti; pit ottengono vittorie sui minori spirituali, pitt sono tormentati e dannati perché il Creato- re toglie loro vergognosamente la preda, riportando alla divina giu- stizia i minori che essi avevano sottomesso e non tollerando mai che nessuna completa vittoria vada agli spiriti perversi né alle loro le- gioni. A questi spiriti perversi @ consentito, per mezzo di leggi inal- terabili, qualsiasi azione, movimento e potente autorita per agire secondo Ia loro volonta contro ogni essere spirituale emanato, come contro ogni essere di forma corporea. Ma, nonostante tutta la loro pervicacia nessuna loro opera consegue lo scopo a cui essi si pro- pongono di arrivare. Forse mi chiederete quale era lo scopo che i demoni si ripromettevano di raggiungere. Consisteva nel voler su- perare i limiti ad essi prescritti, corrompendo incessantemente non solo gli abitanti della terra, ma anche quelli dei diversi corpi celesti ed operando contro di loro attacchi pit: gravi di quelli che erano concessi alla loro naturale potenza. Consisteva nell’avere affascina- to l’intelletto dei minori, nell’intento di farsi passare ai loro occhi come i soli veri déi della terra e del cielo, con la promessa di procu- NOE 153 rare loro la stessa potenza e le stesse facolta di quelle che possiede la Divinita e, inoltre, se i minori avessero voluto seguirli e riconoscerli quali loro capi, in breve tempo avrebbero potuto agire liberamente su qualsiasi essere. Per di pit, questi spiriti perversi giunsero al punto di persuadere quei minori che la creazione universale era stata attri- buita erroneamente alla Divinita, che questo Dio, che una volta essi avevano ascoltato, non era che uno di loro, il quale reggeva tutta la creazione e lo stesso uomo sin dal suo avvento sulla terra, e, di con- seguenza, poiché l’emanazione dei minori derivava dal grande prin- cipe del Mezzogiorno, capo principale d’ogni essere creato materia- le e supermateriale (che significa veicolo del fuoco asse centrale in- corporato in una forma), essi dovevano riconoscerlo ed obbedirgli ciecamente, qualsiasi cosa avesse ispirato loro tramite i suoi seguaci inferiori, ed allora avrebbero veduto manifestarsi con soddisfazio- ne la propria potenza con tanto successo quanto quella del loro capo, il grande principe del Mezzogiorno che ogni giorno operava dinan- zi a loro. Un principe regionale della parte Ovest, o principe mag- giore dei demoni terrestri, diceva ai minori: “Osservate l’occhio di questo grande principe universale, indicando loro il Sole, é la dimo- ra di colui che governa tutta l’estensione che la vostra vista e la vo- stra immaginazione possano scorgere e capire”. II principe regiona- le settentrionale terrestre diceva a sua volta: “Vi informo, miei alle- ati diletti, da parte dell’altissimo e potentissimo principe che é vis- suto e vivra in eterno con voi e noi, che intendiate cid che il vostro ed il mio maestro vuol farvi sapere con le mie parole: “Osservate questa importante casa, indicando il corpo lunare, questa é la dimo- ra nella quale risiede ogni spirito maggiore come me, inferiore e minore. Ivi si manifesta la gloria del nostro grande principe, quindi ad essa dovete rivolgervi per ottenere dal grande principe di questo universo tutti i mezzi e tutte le facolta che vi sono necessarie per equiparare la nostra potenza alla vostra”. Questi spiriti perversinon si limitarono a cid. Insegnarono ai poveri minori che avevano irretiti, la maniera con cui dovevano mettersi in comunicazione con gli abi- tanti di queste due case che avevano descritto come se fossero le pitt grandi e pil notevoli, cioé la Luna, la casa pitt grande del cerchio sensibile, o della terra, ed il Sole la casa pit grande del cielo. Racco- mandarono di non fare alcun lavoro, né operazione su queste case se non quando fossero state in congiunzione ed in perfetta opposi- 154 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE zione, il che crea le eclissi di sole e di luna, perché in tal caso avreb- bero ottenuto dai principali capi che abitano in queste case ogni cosa a loro necessaria, sia per se stessi direttamente, sia per coloro che avessero condotto sotto la protezione del loro principe onnipotente. I due altri capi regionali tennero all’incirca lo stesso linguaggio, di modo che gli sventurati minori, allettati da tante promesse, si avvalsero con zelo e precisione di tutte le facolta e di tutte le poten- ze ricevute dai capi demoniaci. Questi uomini, ingannati ottennero grandi progressi nella perversione e corruppero anche, in pochissi- mo tempo, i discendenti di Caino e gran parte di quelli di Set. Voglio fare osservare, a questo punto, che i discorsi dei capi demoniaci dovettero essere molto seducenti per poter corrompere in cosi poco tempo quasi tutti gli abitanti della terra, il che ci consi- glia di vigilare e di stare molto attenti, poiché non c’é nulla che que- sti spiriti perversi non escogitino per corrompere il minore e con- fonderlo con loro. Dalle loro azioni possiamo discernere cid che co- munemente si chiama il pro ed il contro, 0 I'azione e la reazione che giomalmente avvengono nell’universo. Per comprendere quale é la sottigliezza delle loro tentazioni, occorre sapere che essi lavorano incessantemente a degradare le forme ed a corrompere gli esseri spirituali, senza perdere la speranza di giungere al loro fine, in un modo 0 nell‘altro. Perseguono i minori sin dal momento in cui sono entrati in questo basso mondo e quando non possono ancora avva- lersi dei loro sensi corporei; il che possiamo facilmente scorgere dai vari movimenti, dalle grida e dall’agitarsi dei neonati. Tutti questi fatti ci sono confermati dalla nascita del Cristo, dal suo avvento in una forma corporea, dalle persecuzioni e dai patimenti che soppor- td in vita. Cosi, siamo certi del fatto che i demoni stanno attorno alla forma corporea sin dal momento in cui il minore vi é incorporato. Da cid é nata I’usanza dei patriarchi di esorcizzare i loro discendenti con la benedizione, allo scopo di scacciare gli spiriti perversi che circondano la forma corporea. Da cid é derivata anche la circoncisione, o battesimo di sangue, con cui fu rivelata ad Abramo Yalleanza. Infine da queste cose ha avuto origine il battesimo della grazia ai nuovi convertiti al Cristo. Potreste domandarmi in proposito che cosa sarebbe accadu- NOE 155 to al mondo attuale se Adamo non avesse ottenuto la riconciliazio- ne; risponderd a questa domanda dicendovi solo che il decreto del Creatore, essendo immutabile riguardo al tormento dei demoni, VEterno prevenne I’operazione seconda di quei malvagi spiriti, con la quale volevano incorporare del tutto il minore, allo scopo di op- porsi alla giustizia che doveva compiersi su di essi e sui loro fautori. Il Creatore, percid, prese il minore sotto la sua protezione e in tal modo tutti i tentativi dei demoni contro le sue leggi eterne divenne- ro inutili. Sicché vennero limitati in una privazione maggiore enon rimase loro che una potenza semplice spirituale di cui Dio non poté privarli, affinché potessero agire in modo superficiale nell’universo. Ecco perché essi non possono provocare la completa distruzione di cid che il Creatore ha stabilito, né possono arrestare il corso e la du- rata che il Creatore ha fissato ad ogni cosa. In ultimo, @ per questo motivo che i demoni non poterono impedire che questo mondo fos- se cosi com’é, dopo il cambiamento della forma gloriosa dell’uomo in una forma di materia. Vi dir, pertanto, che non dobbiamo consi- derare questa forma corporea come un vero corpo di materia tangi- bile poiché essa deriva solo dalle prime essenze spiritose destinate, dal primitivo verbo di creazione, a trattenere le svariate impressioni adatte alle forme che dovevano essere usate nella creazione univer- sale. Non é possibile considerare le forme corporee attuali come re- ali, senza ammettere una materia innata nel divino Creatore, il che @ contrario alla sua spiritualita. Egli é chiamato Creatore perché dal nulla ha creato ogni cosa e tutta la sua creazione deriva dalla sua immaginazione e proprio perché la creazione deriva dall’immagi- nazione pensante divina é detta immagine. La stessa facolta divina che ha prodotto ogni cosa, richiamera tutto al suo principio e, come ogni specie di forma ha avuto un principio, cosi si dissipera e si rein- tegrera nel primo luogo d’emanazione; cid sara trattato pit a lungo in seguito. Avete visto gli iniqui misfatti causati dai demoni controi minori dei primi tempi per allontanarli dal culto divino ed unirli al principe del Mezzogiorno, quale unico capo divino. Inoltre dovete sapere che quei malvagi avevano sempre parlato loro sotto sembianze spirituali, dicendo che sarebbero stati eterni come loro, che, anche se avessero dovuto abbandonare le loro forme corporee, sarebbero esistiti ugualmente ed avrebbero avuto sempre la possi- bilita di farsi conoscere e sentire dai propri simili. Ma ingannando i 156 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE minori con tali esteriorita li avevano trascinati nelle peggiori esecrazioni. Tuttavia, vi chiederd se, nonostante la violenza di tutte le persecuzioni demoniache contro quel primitivo popolo, cio la po- sterita di Caino e di Set, non si trovassero dei giusti che seppero difendersi dalle seduzioni dell'intelletto demoniaco ed allontanarsi del tutto dalle mostruosita in cui caddero tutti gli altri minori. Do- vete ammettere che ve ne furono alcuni, anche se si trattasse solo dei primi nove patriarchi che furono seguiti da Noé con il quale si completo i] numero denario. Ma, se vi facessi la stessa domanda sugli uomini d’oggi e vi domandassi di trovarmi un giusto in questo secolo, vi metterei a disagio e, infatti, non lo trovereste, dato che gli uomini, derivati dall’ultima éra del Cristo, non vedono pit realiz- zarsi le manifestazioni divine che avvenivano nei primi secoli, han- no smarrito la cognizione del grande culto divino, come se non ve- dessero pit avverarsi i prodigi della giustizia del Creatore che ogni giomo avvenivano tra quei popoli primitivie in Israele. Gli uomini del tempo presente si abbandonano con facilita al dubbio che deriva solo dalle loro cattive abitudini e dalla loro ignoranza. Percid non meravigliamoci se gli intelletti demoniaci oggi ottengono tra imino- ti progressi molto pit: considerevoli che in passato. Non é forse vero che pit ci si distacca da un oggetto, piii esso si dilegua dalla vista e se ci si allontana da una cosa per la quale abbiamo avuto affetto, svanisce sensibilmente dalla nostra memoria, a tal segno che diven- ta molto difficile, se non impossibile, riottenerla con lo stesso piace- re e desiderio come all’inizio? Ebbene, vorrei farvi capire con que- sto, che é stato proprio cid che accadde agli uomini di questo secolo. Si sono allontanati da ogni conoscenza divina con il pretesto di una pretesa fede cieca che ha fatto perdere loro completamente il con- cetto della vera fede. La fede senza le opere non pué essere conside- rata vera fede, sebbene possiamo benissimo avere le opere della fede senza la fede. Dird, inoltre, che le opere che I’uomo pud creare con una fede debole', congenita in tutti gli uomini, non possono essere considerate veramente inerenti alla vera fede. La fede dell’uomo non pud essere viva e perfetta se non é animata da un agente superiore? ed allora I’uomo produce delle opere che, si presume, non gli ap- partengono pitt e che manifestano tutto l’ardore della fede che in lui NOE 157 agisce. Ma gli uomini di questo secolo non si sono occupati di que- ste verita, hanno abbandonato le scienze dello spirito per dedicarsi al commercio ed alla cupidita dei beni materiali il che ha posto un velo cosi spesso sui loro occhi al punto da trovarsi quasi tutti nello stesso offuscamento in cui si trovava la discendenza di Caino e la maggior parte di quella di Set. Sappiamo che I‘offuscamento delle prime discendenze, come quello che subi Israele, era l’evidente riconferma della privazione in cui era venuto a trovarsi Adamo per tutto il tempo in cui il Creatore fece valere la sua giustizia nei suoi confronti. Questa inerzia spiri- tuale é la punizione d’ogni spirito che si allontana dal Creatore, poi- ché nessun essere spirituale in privazione divina pud operare il cul- to divino se non ha ottenuto la riconciliazione dall’Eterno, come ce lo dimostra Adamo e molti altri lo hanno dimostrato dopo diluicon i loro tipi e simboli. Un tipo e molto di pid di un simbolo. Un tipo & una figura concreta di un fatto avvenuto, come di un fatto che deve avvenire entro poco tempo ed il simbolo non fa altro che dare dei ragguagli sul tipo di un futuro avvenimento. Infine, un tipo é supe- riore alla profezia, in quanto le profezie costituiscono delle minacce per il futuro e possono essere fermate dalla misericordia del Creato- re o dal cambiamento di comportamento di un popolo sul quale la profezia incombe, mentre un tipo preannuncia un avvenimento in- fallibile e che é posto sotto I'immutabile decreto del Creatore. Dob- biamo renderci conto, pertanto, che la primitiva posterita @ stata colpita e punita severamente, come il popolo d'Israele, per avere abbandonato il Creatore ed il culto per il quale erano stati creati. Ora vi chiederd in che condizione si trovava il mondo al mo- mento dell’avvento del Cristo tra gli uomini. Quale era il culto con cui onoravano il Creatore? Non avevano fatto del suo Tempio un mercato pubblico? Non riconoscevano altro Dio che la materia? Da dove derivava la loro mercanzia? E questi commerci materiali non li fecero sprofondare nell’idolatria? Possiamo accettare per veri tutti questi fatti molto facilmente in quanto ne abbiamo sotto e gli occhi la replica tra gli uomini d’oggi. Tra di loro & ammesso che se ci si vuole arricchire materialmente é necessario dimenticare il Creatore. Questi uomini ci rievocano alla perfezione le due epoche trascorse, 158 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE cio quella della posterita di Adamo e quella di Israele. Vediamo materialmente lo stesso comportamento, lo stesso esempio, le stesse abitudini tra gli uomini di questo secolo. fl dominio dei demoni pre- vale a danno dei deboli minori. Questi minori si sono allontanati a tal punto dal culto divino e diventati corrotti ed impuri a causa del- Yalleanza che ogni giorno rinnovano con gli spiriti perversi, per cui devono aspettarsi delle punizioni di gran lunga pitt terribili di quel- le in cui incorsero le prime posterita, poiché l’attuale posterita ha visto ed inteso parlare direttamente colui che ha operato ogni ricon- ciliazione spirituale e colui per mezzo del quale il Creatore ha man festato tutte le sue opere di fronte alla creatura. Che cosa non ha fatto questo essere rigeneratore? Che cosa non ha detto per dissipa- re I’insinuazione demoniaca dalla quale i minori erano stati conta- minati? Che cosa non ha sofferto per respingere gli attacchi dei de- moni contro i minori? Non ha segnalato agli stessi minori che tutto cid che facevano non era opera loro, poiché aveva fatto conoscere ad essi colui che li faceva agire contro la divina volonta e altre: aveva fatto conoscere i mezzi di cui si servivano i demoni perché rinunciassero a se stessi ed alla loro anima? Se una parte di questi minori ha accettato i consigli dei demoni e se I’altra parte li ha re- spinti, questa diversita di pensiero e di volonta rivelava a questi uomini che in loro esisteva un essere libero e spirituale divino e che, se cosi non fosse, i demoni non li avrebbero perseguitati cosi viva- mente. A causa dell'ignoranza di tutte queste cose, i minori generati dopo I’epoca del Cristo hanno ripetuto le abominazioni delle prime posteriti. Allo stesso modo hanno negato la loro anima e negare la propria anima significa negare la Divinita, perché non possiamo ammettere un Creatore senza riconoscere delle creature completa- mente spirituali. | discendenti di Caino avevano sospinto I’errore fino a questo punto, non ammettevano né Dio, né anima; la maggior parte dei discendenti di Set riconosceva un‘anima, ma nessun crea- tore divino, tranne lo spirito demoniaco che li guidava e accettava un universo etemo che i posteri di Caino negavano perché il loro primo padre li aveva istruiti sul principio di tutte le cose create, fa- cendo praticare loro la fusione dei metalli e, dalle forme che essi stessi davano loro, ritenevano che l’universo e tutto cid che racchiu- de in sé avesse assunto una forma ¢ sarebbe ritornato all’originale principio d’insensibilita. NOE 159 Se consideriamo Israele, non vi troviamo gli stessi errori e le stesse colpe che erano tra le prime posterita. Tuttavia, questo popo- lo é stato il testimone della manifestazione della giustizia e della divina potenza. In suo favore il Creatore ha dispiegato tutte le sue meraviglie e, nonostante cid, ¢ caduto in potere dei demoni ed ha spinto la propria irriverenza sino al punto di ripudiare il Creatore eterno preferendogli i falsi dei. Gli sventurati resti di questo popolo, con il loro comportamento, avvalorarono le prevaricazioni in cui caddero i loro padri. I] culto che professano rivela che essi sono gui- dati da principi erronei ¢ dal sovrano delle tenebre. Sono schiavi della esteriorita del cerimoniale della legge, ma non lo sono affatto della verita della loro anima e delle leggi del Creatore. Sono sotto- messi solo dalla cupidigia dei beni della materia. Nonostante lo scorretto comportamento degli uomini primi- tivi della discendenza di Caino, di Set, d’Israele e di coloro che sono nati dopo il Cristo, abbiamo visto manifestarsi in ogni tempo la mi- sericordia del Creatore. Sebbene la sua creatura sia sottoposta al- V'azione della divina giustizia, egli non le toglie affatto la sua bene- volenza, anzi le procura tutti i mezzi che sa esserle necessari per il suo appagamento temporale e spirituale. Ismaele ¢ uno di coloro che ci danno le prove pit: evidenti della divina misericordia. Come prima posterita naturale di Abramo, era il simbolo del tipo dell’ele- zione di Israele. Il suo abbandono della casa paterna é il simbolo di Israele allontanato, con ignominia, dal Tempio in privazione divina. La sua fuga in paesi stranieri, lontano dalla terra paterna, rappre- senta I’allontanamento di Israele dalla presenza del Creatore e la sua dispersione in ogni parte della terra. Sua madre Agar aveva portato con sé, quale nutrimento per ambedue, solo un pane ed una brocca d’acqua, secondo quanto afferma la Scrittura e, avendo con- sumato tutto in un solo giorno, fu presa da disperazione vedendo il figlio Ismaele sul punto di morire di fame e di sete. Ma, pur soffren- do, non si dimenticd del Creatore; cosi, il Creatore non I'abbandond poiché le apparve I'angelo del Signore che le disse: “Donna, l’invo- cazione che hai rivolto all’Eterno per l’espiazione delle tue colpe & stata esaudita. Alzati, prendi tuo figlio e seguimi”. L’ angelo, dopo avere saziato la fame ¢ la sete di Ismaele e della madre, li benedisse entrambi in nome dell’Eterno ed indicd loro la via che dovevano 160 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE seguire per andare a stabilirsi nella terra che il Creatore aveva desti- nato ad essi, dicendo ad Agar: “L’Eterno avra cura di tuo figlio, cre- scera sulla terra alla tua presenza e da lui avranno origine dodici principi della terra 0 dodici capi di trib”. Questo esempio non ci dimostra che dobbiamo porre tutta la nostra fiducia nell’Eterno, si- curi che egli non manchera mai di farci felici? Non dird di pit di Ismaele, dovendo parlarne quando spiegherd i tipi e le epoche che si susseguirono nel tempo e, infine, inizio la spiegazione dello stra- ordinario tipo di Noé che gia avevo annunciato. Poiché i discendenti di Caino e di Set avevano spinto le loro esecrazioni non solo sino al punto di rinnegare il Creatore ed il suo culto, ma commettendo altresi le peggiori fornicazioni alle quali non possiamo pensare senza fremere, il Creatore reagi contro quei prevaricatori e contro i demoni che li avevano sedotti. Egli indusse Noé, suo fedele eletto, a prepararsi a costruire una arca di legno di cedro, nella quale sarebbe stata racchiusa la testimonianza della di- vina giustizia che stava per abbattersi sulla terra e sui suoi abitanti. Questa costruzione si chiamava arca perché galleggiava sulle acque e la sua base aveva la forma simile alla parte inferiore di un‘anitra. Questa arca non possedeva alberatura, né vele o remi. Tutte queste cose non sarebbero state di alcun aiuto all’arca, né a coloro che vi erano dentro, perché quest’arca era guidata dalla spinta delle acque secondo la volonta del Creatore. Quando giunse il momento in cui il Creatore doveva dare prova della giustizia divina su tutta la terra, invid al suo eletto No? un angelo che, da parte sua, gli suggeri in che modo doveva entrare nell’arca con la moglie, i figli e le mogli dei figli. Fu anche messo al corrente delle provviste che doveva fare per gli animali sia ragionevoli che irragionevoli, i quali sarebbero stati rinchiusi con lui nell’arca. Queste provviste non consistevano in cibi prelibati, né delicati, come potrebbe essere una farina purissima oppure altri cibi scelti ed atti a stuzzicare il palato. Si componevano solo di frutti comuni della terra e ne avanzarono ancora pitt di due terzi nell’arca quando tutti furono usciti, poiché Noé e tutta la sua famiglia erano stati tanto terrorizzati dal terribile castigo di cui era- no stati gli spettatori che a malapena ebbero il tempo per pensare alla propria vita temporale. Infatti, Noe vide manifestare la divina giustizia sui corpi generale e particolare’, posti stabilmente nel cer- NOE 161 chio universale, che in tutto quel tempo furono in privazione spiri- tuale divina, lo stesso No? era stato colpito a tal punto da quell’av- venimento che a stento poté occuparsi al massimo della vita spiri- tuale degli animali ragionevoli e della vita materiale degli animali irragionevoli. Ecco perché gli restarono tante provviste dopo il dilu- vio. Durante il periodo del diluvio, Noé rappresentava il vero tipo del Creatore, aleggiava sulle acque come il Creatore prima del rior- dinamento del caos, secondo le parole della Genesi. II velo acquatico materiale che copriva tutta la terra nascondendola, allora, alla vista del Creatore, allude ai cieli supercelesti che la maggior parte dei filosofi chiama cielo cristallino* separando il Creatore e la sua corte divina dalla creazione universale temporale. L’ottenebramento in cui vennero a trovarsi i corpi luminosi durante quell’avvenimento allude alla mancanza della luce spirituale divina dei corpi caotici che non avevano ricevuto ancora le leggi d’ordine per agire come aveva stabilito il Creatore affinché fossero l’ornamento e gli inter- mediari nel cerchio universale della creazione. La mancanza della luce divina dei corpi caotici si rinnova quotidianamente per mezzo del concepimento della forma umana nel corpo della donna. Dividiamo tutta l‘ossatura della forma uma- na in tre parti, cioé la testa, 1, il tronco, 2, e le ossa iliache, 3. Dobbia- mo riconoscere che queste tre parti differiscono nelle fattezze e nel- Je proporzioni; sono molto distinte le une dalle altre e possiamo be- nissimo separarle senza procurare loro alcuna frattura se non rom- pere i legamenti cartilaginei che le uniscono tutte e tre, di modo che queste tre cose ne formano una sola con il loro stretto legame. Tutta- via, ciascuna di esse possiede proprieta e facolta diverse e queste diverse facolta costituiscono un perfetto riferimento ai tre regni che distinguiamo nella natura, I’animale, il vegetale e il minerale. Que- sti tre regni sono contenuti nella forma terrestre cosi come le tre parti del corpo umano di cui ho parlato sono contenute nell’involu- cro che avvolge tutta la forma. Non cito le quattro membra, le due braccia e le due cosce con le relative gambe, poiché non sono altro che aderenze al tronco le particolari proprieta delle quali esaminerd in altro punto. Queste tre parti principali del corpo umano mi dan- no l'opportunita di spiegarvi anche le tre azioni preminenti che han- no causato I’incremento di tutti i corpi caotici. La prima azione é la 162 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE discesa del minore generale nella forma corporea generale terrestre, la seconda @ I’unione dello spirito divino maggiore con il minore, o anima generale, ¢ la terza il limite e l’estensione che lo stesso spirito maggiore fisso al corpo generale ed ai corpi particolari 5, sia celesti, sia terrestri, per volere del Creatore, come le diverse facolta e pro- prieta che diede a tutti i corpi. Allo stesso modo stabili la virtire la potenza d’ogni essere spirituale maggiore, inferiore e minore, che doveva operare sia sulla forma generale e particolare, sia esterna- mente a queste forme. Prescrisse anche il potere e le facolta degli abitanti dell’asse centrale e vide che ogni cosa era conforme alla di- vina volonta. Con queste tre operazioni la creazione universale rice- vette leggi, precetti e comandi e quando ogni cosa ebbe ricevuto leggi, precetti e comandi avvenne lesplosione del caos *. Allora, ogni forma corporea contenuta nel caos si mise in azione operando se- condo l’ordine ricevuto. Non dobbiamo credere che I’esplosione del caos sia avvenuta tramite la discesa dello spirito minore, né con Yunione che fece con lo spirito maggiore, ma soltanto con il ritiro di questo spirito maggiore, o doppiamente forte, dall’involucro caoti- co per riunirsi con il padre e fu solo in questo istante che ogni cosa mostro agli occhi del Creatore in natura passiva e attiva, conforme- mente all’immagine che se ne era fatta. Queste cose devono farvi comprendere il senso delle parola della Scrittura: “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non I’han- no sopraffatta”. Ogni forma corporea e sempre un caos per I’anima spirituale divina, perché la forma materiale non pud ricevere la co- municazione dell'intelletto spirituale divino, essendo essa stessa solo un essere apparente. Al contrario, il minore, grazie alla sua emana- zione, é soggetto a ricevere, ad ogni istante, questa comunicazione, poiché é un essere eterno. Vediamo nettamente che il corpo non é che un caos? per I’anima, 0 il minore, dal modo con cui il minore trascorre la propria vita temporale nel corpo di materia in punizio- ne della colpa commessa dal primo uomo. Non ne trascorre forse la meta in una debole luce, che é solo un riflesso della luce spirituale divina, e I'altra meta in spaventose tenebre? £ cid che chiamiamo luce e tenebre elementari, 0 il giorno e la notte, ma, quando il mino- re & separato® dalla forma caotica, non si tratta piu per lui di tenebre temporali ed elementari, ma gode completamente della luce NOE 163 impassiva spirituale e inalterabile che é innata in lui stesso, confor- memente a quanto ci insegna lo stesso Creatore che lo spirito legge, vede e conosce ogni cosa per mezzo della sua propria luce, senza che ci sia la necessita d’altra luce oltre la sua. Perché allora, mi dire- te, la Scrittura insegna che i malvagi vivranno in spesse tenebre e saranno privi d’ogni luce?? Vi risponderd che le tenebre con le quali la Scrittura minaccia i malvagi non significano affatto mancanza di chiarezza e di luce, ma solo una mancanza di azione spirituale divi- na nell'immensa circonferenza divina in cui i veri spiriti riconcili ti” si ritireranno per completarvi la loro gioiosa reintegrazione. La Scrittura non pud significare altro su questo argomento in quanto ogni spirito sia buono, sia perfido, reca con sé la propria luce. Se dubitaste del fatto che I’esplosione del caos avvenne cosi come ve I’ho esposta minutamente, basterebbe fare attenzione al- Yangelo che apri la porta dell’arca per fare uscire tutti gli animalie sistemarli sulla vetta affinché fossero i testimoni della manifestazio- ne della divina giustizia e capireste chiaramente che cid @ il vero simbolo dell’uscita dello spirito maggiore dall'involucro caotico che ha esposto di fronte al Creatore ogni essere di creazione temporale. Adesso comincio a parlare del tipo figurativo di questa arca. La misteriosa arca nella quale avevano trovato riparo i vari esseri animali, ci da la vera spiegazione dell’involucro caotico che racchiudeva in sé ogni principio di creazione delle forme corporee. T quaranta giorni durante i quali questi animali vennero privati del- la luce elementare simboleggiano chiaramente l'operazione fisica che gli uomini devono provare nella loro riproduzione materiale. Il loro frutto pud avere vita passiva e attiva spirituale solo dopo quaranta giorni. Non diré nulla di pit al riguardo, potendo le operazioni del- Ja natura istruirvi maggiormente sull’argomento. La discesa e l’unio- ne delle acque rarefatte con le acque grossolane" ci ricordano la venuta del primo minore in un corpo materiale terrestre ed i qua- ranta giorni che queste acque rarefatte impiegarono per discendere rappresentavano i quaranta anni di pene e di patimenti provati da Adamo, nell’anima e nello spirito, dopo la prevaricazione. Non possiamo capire quali furono le sofferenze che pati 164 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE Adamo quando, dopo essere stato completamente libero e senza li- mitazioni in grazia della sua natura di essere spirituale pensante, venne a trovarsi in una prigione di materia ¢ sottoposto al tempo. Infatti, trascorse quaranta anni a dolersi della propria colpa, ed a riflettere su cid che era stato in origine, che era diventato e che sa- rebbe potuto diventare in seguito. Le sue afflizioni lo indussero a chiedere misericordia al Creatore e, infatti, l’ottenne dopo quaranta anni di pene e di sofferenze necessarie per ottenere l’espiazione. Poteva ottenere la riconciliazione solo dopo quaranta anni poiché al termine di quel tempo doveva nascere, da lui e da Eva, l’olocausto spirituale che avrebbe cancellato l’orrore della sua colpa e punito labominio dei demoni seduttori, le sofferenze sopportate da Adamo per tutto quel tempo ci sono simboleggiate chiaramente dai patimenti che risentirono gli animali finché furono sotto la divina giustizia e dai quaranta giorni che Noé passd con quegli animali sul monte Ararat, detto monte d’Armenia, tanto pit che Noé trascorse tutto quel tempo a ringraziare i] Creatore per averlo voluto preservare, con i restanti animali, dal flagello che si era abbattuto sulla terra e sui suoi abitanti. Potreste domandarmi che cosa ha in comune la prevaricazione degli animali ragionevoli con il comportamento de- gli animali irragionevoli e perché, sia gli uni, sia gli altri sono stati accomunati della stessa punizione. Vi risponderé che non solo gli uomini di quei tempi avevano rinnegato il Creatore ed accolto com- pletamente le insinuazioni demoniache, ma altresi avevano spinto Yabominazione sino a compiacersi con gli animali come fossero don- ne e parimenti godere tra di loro delle passioni contro natura. Que- ste azioni illecite ci sono state rievocate in seguito da Sodoma e Gomorra che lasciarono il proprio nome a queste orrende prevaricazioni. Considerate adesso se é il caso di meravigliarvi per il fatto che il Creatore ha applicato la sua giustizia sia sugli animali irragionevoli, sia sugli animali ragionevoli. Il Creatore fece la stessa cosa punendo le due citta, che ho or ora nominate, quando castigo la terra con il diluvio. Inoltre, occorre sapere che il fuoco che I’Eter- no fece cadere su queste due citta preannunzia quello che porra fine alla creazione universale, come spiegherd in seguito. Affinché possiate convincervi meglio della riconciliazione di Adamo che si realizz0 in capo a quaranta anni, non dovete fare altro NOE 165 che considerare lo stato di sterilita in cui la terra verne immersa per quaranta anni dopo la permanenza delle acque sulla sua superficie, il che la rese simile ad un cadavere e priva della sua rigogliosa vege- tazione. Riacquisto il vigore originale con le sue primitive proprieta di produzione solo dopo che fu nuovamente benedetta dal Creato- re. In ugual misura solamente dopo quaranta anni di sofferenze e di pene temporali Adamo ed Eva riebbero la potenza spirituale divina temporale. La calamita delle acque si fece sentire per lungo tempo sulla terra perché fosse perpetuo esempio ai restanti mortali di quei tempi affinché trasmettessero ai loro posteri, di generazione in ge- nerazione, il ricordo del crimine del primo uomo, di quello della sua prima posterita con Caino e di quello della sua seconda posterita con Set, quella di Noé era la terza nella quale il beato Noé fu consi- derato giusto agli occhi del Creatore. Ecco in che modo si effettud questo castigo su tutta la terrae separo la creazione universale dalla corte spirituale divina. Rinno- vava altresi il caos nel quale erano contenute le tre essenze basilari di tutti i corpi, le quali dovevano servire alla creazione di questo universo, poiché queste essenze si trovavano in uno stato di inerzia che le disponeva a subire l’effetto degli agenti esterni, per poi poter operare secondo |’intenzione del Creatore. Questo terribile avveni- mento metteva in evidenza due cose molto importanti: primo, la punizione generale d’ogni creatura corporea e quella d’ogni essere Spirituale minore; secondo, ogni creazione derivava direttamente dall’Eterno ed era impossibile per qualsiasi altro essere poter creare un universo simile con tutte le meraviglie che vi sono contenute. Quando Noé usci dall’arca, cosi parld al resto delle creature” che erano con lui: “Ascolta terra e voi, uomini, prestatemi ascolto e cercate di capirmi con I’intelletto del vostro essere spirituale e non con quello del vostro essere materiale. A tutti voi voglio dire che il Creatore é il sovrano maestro eterno di tutto cid che esiste nel cer- chio universale, che tutto é derivato da lui ed @ sottoposto alla sua giustizia. La sua divina bonta viha scelti quali testimoni della mani- festazione della sua gloria insuperabile messa in atto contro la terra ed il resto dei suoi abitanti. Ringraziamo dal profondo del nostro cuore il supremo Padre per la sua misericordia nei riguardi della 166 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE creatura che pone la sua fiducia solo in lui. Che i residui di questa triste calamita, esposti alla vostra vista, vi insegnino a non peccare contro lo spirito creatore di tutte le cose e a non rinnegare la sua onnipotenza eterna, come hanno fatto i vostri antenati! Essi consi- derarono il corpo generale terrestre come se fosse eterno, non es- sendo soggetto ad un principio, né ad una fine. Lo considerarono anche come se da solo avesse dato origine a tutte le cose e ritennero che il loro essere ne fosse derivato, non riconoscendo in se stessi nulla di superiore alla loro forma corporea e non ritenendosi esseri spirituali divini. Ecco che cosa ha attirato su di loro un cosi terribile flagello. Il Creatore permise che i loro cadaveri rimanessero sparsi e confusi con i cadaveri degli animali, al fine di dimostrare quanto fosse sdegnato contro di loro ed affinché fosse un esempio imperi- turo per le successive discendenze, di generazione in generazione, sia per gli animali irragionevoli, sia per gli animali ragionevoli acciocché la memoria della giustizia divina non svanisca mai dalla terra. Considera terra, considerate uomini, il severo castigo a causa del quale gli abitanti del cielo hanno tremato, fremete d’orrore per il tremendo supplizio e soprattutto nel vedere che il Creatore non ha fatto differenza alcuna tra uomini ed animali. Si, era giusto che il Creatore facesse sentire loro tutto il peso della sua potenza, poiché lo avevano rinnegato come padre; era giusto che venissero confusi con gli animali dato che si ritenevano della stessa loro origine. Qua- le insensibilita d’animo e di spirito voler fare derivare un essere puramente spirituale da principi spiritosi che non possono creare che forme materiali, che sarebbero ancora nel nulla se un essere spi- rituale divino non ve le avesse estratte! Che contrasto ha creato il demonio sulla terra per poter ridurne gli abitanti a tanta ignoranza! State in guardia ed evitate quegli esempi che potrebbero opporsi al vostro essere minore spirituale. Proteggetevi dagli allettamenti che vi tenderanno i vostri simili e che, con la scusa di mantenervi nel timore del Creatore, vi faranno precipitare nel futile sentiero della materia, il che attirerebbe su di voi e sui vostri posteri la maledizio- ne dell’Eterno e unitamente ai vostri discendenti verreste dispersi fra tutte le nazioni future che abiteranno le tre regioni terrestri. Ecco, terra ed uomini, cid che il Creatore vi dice tramite la mia parola. La mia parola @ semplice e pura. La verita che il mio verbo vi NOE 167 fa conoscere é schietta e senza inganni, non ne ha bisogno per farsi capire da coloro che desiderano conoscerla in buona fede. Essa stes- sa si offre all’uomo di desiderio", gli parla un idioma che non pud ignorare, poiché essa non riceve nulla dalla materia; @ una, non ha limiti, non cambiera mai; é completamente spirituale in quanto ema- nata direttamente dal Creatore. Non pud rivelarsi agli animali irra- gionevoli, ma soltanto ai minori spirituali emanati come essa dal principio eterno. Sicché, la belva restera per sempre impunita del suo smarrimento, perché non é soggetta alla giustizia divina. Per lo stesso motivo non é soggetta a ricompense, dovendo il primo esem- pio essere immemorabile fra tutti gli abitanti dei cieli e della terra. Ecco le cose che dovevo dirvi da parte dell’Eterno. Qualcuno, che nascera fra i vostri posteri, meglio di me vi istruira in modo pit circostanziato sulla giustizia e sulle ricompense che preserva alla creatura alla fine dei tempi, a seconda della fiducia che avra avuto nel Creatore”. Dopo questa esortazione, Noé divise la terra fra i suoi tre figli, di cui parlerd nel seguito della spiegazione del tipo di Noé, dell’arca e del diluvio. I minori ragionevoli rinchiusi nell’arca ed il tempo in cui fu- rono in privazione della luce elementare ci rappresentano il ritiro dei minori riconciliati e dei giusti al riparo della grande luce dove riposeranno effettivamente un periodo di tempo nell’attesa, non dovendo pit operare alcuna azione temporale. Sebbene questi esse- ri giusti siano consolati dalle tribolazioni e salvaguardati dalla rein- tegrazione, cid non impedisce che i loro tormenti continuino ad es- sere dolorosi per non poter godere perfettamente della presenza dello spirito consolatore che ad essi parla. Tuttavia, essi avvertono che tutto quello che provano é giusto, in merito alla prevaricazione del primo uomo ed alla promessa fatta dal Creatore per cui né il primo uomo, né nessuno della sua discendenza sara reintegrato nel cer- chio divino prima della grande battaglia che avra luogo, da parte del vero Adamo, o Réaux, tra la terra ed il cielo" per il pik grande beneficio dei minori. Il luogo dove questi giusti riposano nell’attesa sichiama filosoficamente cerchio razionale o cerchio di Saturno. Esso fa da sostegno ai cerchi supercelesti ed @ questo che la Scrittura indi- ca quale luogo di riposo dei santi padri riconciliati con il Creatore. Cid vi insegna che per la reintegrazione degli esseri riconciliati non 168 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE & sufficiente il tempo in cui essi agiscono e realizzano nel cerchio sensibile terrestre. Occorre necessariamente che essi agiscano spiri- tualmente in tutta l’estensione del cerchio universale sino a che non abbiano portato a termine la permanenza che il Creatore ha stabilito per i minori nell’emanarli da sé ed emancipandoli dall’immensita divina. Ecco il secondo tipo rappresentato dagli animali ragionevoli che furono rinchiusi nell’arca e salvati dal flagello della giustizia divina, in grazia delle loro buone opere temporali spiritual Noi, che significa riposo 0 sollievo, non appena fu uscito dal- Yarca, istitui un culto divino, ogni dieci giorni, completando i qua- ranta giorni durante i quali Noé era restato sul monte Ararat. Que- sto culto era il vero simbolo di quello che avrebbe operato I'uomo divino per riconciliare il primo minore affinché la creazione univer- sale non cambiasse forma, come Adamo aveva cambiato corpo. Gra- zie a questo culto dell’uomo divino, 0 il Cristo, il Creatore benedisse nuovamente la creazione universale ribenedicendo Adamo che aveva maledetto come capo preminente d’ogni essere creato e come uomo- Dio della terra, ed é cid che in verité Noé ripeté. Con la sua invoca- zione implorava la misericordia del Creatore, affinché riconciliasse la terra con il resto dei suoi abitanti che avevano trovato grazia di- nanzi a lui. Noé ottenne la grazia che desiderava e la terra fu ricon- ciliata con gli uomini, poiché, in capo a quaranta anni fu riportata al suo originale principio li vita passiva. “Si, Eterno, disse Noé al Cre- atore, gli sventurati uomini che affidasti alla mia guida, sotto la tua protezione, sono perfettamente addestrati per cui potresti cambiare in un attimo, se ti piace, la faccia della creazione universale, cosi come hai cambiato quella della terra riducendola a nulla. Si, onni- potente Creatore, la tua giustizia divina é perfetta e tale riconosciu- ta dalla tua creatura spirituale, sia celeste, sia terrestre. Lo spirito pit giusto dinanzia te noné in grado di sopportare la tua luce senza tremare, ed in che modo i deboli mortali di questa valle di lacrime potrebbero essere degni della reintegrazione divina senza laiuto della tua grazia? O Creatore vivificante, ravviva il corpo generale sul quale la tua creatura spirituale deve operare il tuo culto divino che noi consideriamo il ricettacolo generale o I’altare universale sul quale deve essere offerto il pacifico olocausto di riconciliazione”. NOE 169 I corvo usci dall’arca prima che la terra riemergesse allo sco- po di rammentarci la prevaricazione di Cainoe preannunciarci chia- ramente quella di Cam. Si diresse verso Mezzogiorno per dimostra- re che era il luogo in cui Caino si era ritirato e dove si sarebbe ritira- to Cam con tutti i suoi discendenti. Non fece pi ritorno all’arca’> per manifestarci la separazione che il Creatore fece tra i discendenti di Caino e i figli di Set e per dimostrarci anche la rinuncia che gli uomini futuri faranno del culto divino per non dedicarsi che alla materia . La colomba che usci, volteggid per la prima volta attorno al- Yarca" e vi si posd, é il vero simbolo dello spirito angelico divino che guidava e custodiva I’arca con tutto cid che conteneva e faceva conoscere a Noé@ la volonta del Creatore, in merito alla manifesta- zione della sua giustizia. Questa colomba rappresenta anche lo spi- rito compagno dei minori”, che li circonda con il suo cerchio spiri- tuale per difenderli dallo choc demoniaco che gli spiriti perversi mettono in atto continuamente contro di loro. La forma dell’arca e le sue proporzioni, con il loro prodotto, generano un numero il quale indica che questa costruzione era la casa di confusione, come potete vedere: L’arca era lunga 300 cubiti “larga 50“ 380 = 11 “alta 30.” Il numero 11 é contrario ad ogni specie di forma corporea completa, analoga al corpo terrestre e a tutto cid che ne deriva. La riconciliazione universale era stata predetta a Noé, prima che la terra riapparisse, da un segnale spirituale comunemente det- to arcobaleno. Infatti, i sette principali spiriti universali gli apparve- ro per mezzo di un grandioso segno di fuoco" dai colori diversi e la cui forma era a semicerchio, di cui una estremita poggiava sulla cima del monte Ararat e I’altra estremita sull’arca. Noé contempld quel 170 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE segno con la massima attenzione, poiché non poteva interpretare le intenzioni e la volonta del Creatore senza un particolare esame di cid che poteva essere contenuto in quel segno profetico. Fu allora che la colomba si allontané dall’arca per andare sul monte Ararat. Ne riportd un ramoscello d’olivo che fece cadere ai cospetto di Noé il quale in questo atto vide che la sua liberazione era prossima. Il ramoscello d’olivo che la colomba aveva scelto preferendolo ad ogni altra pianta additava agli uomini il frutto di cui si sarebbero serviti per ungere e convalidare i potenti segnalati, eletti dal Creatore per manifestare il suo culto, cosi come fu attuato da Israele e da tutti i saggi. La divisione di tutta la terra fata da Noé tra i suoi tre figliela ripetizione di quella che Adamo aveva fatto ugualmente tra i suoi discendenti. Relegd Cam nella parte di Mezzogiomo, in cui era gia stato Caino. Diede a Sem la parte d’Ovest, che un tempo era stata data ad Abele e Jafet ricevette la parte settentrionale, che era stata la parte di Set. In quanto a Noé, rimase con la moglie al centro della terra. ° Questa divisione della terra, fatta in due riprese, in tre parti o tre regioni, ci fa sapere che la forma della terra é triangolare, ma lo capirete meglio quando spiegherd i principi della materia apparen- = Ecco cid che ancora disse Noé prima di separarsi dagli abi- tanti dell’arca, affinché ciascuno di essi andasse a prendere posses- so della dimora assegnatagli: “Ricordatevi terra, e voi animali ragio- nevoli e irragionevoli, che la terribile sciagura di cui siete stati testi- moni é servita da punizione ai peccatori di fronte al Creatore e, nel- Jo stesso tempo, vi ricordi la misericordia e la bonta divine che vi hanno protetti dal tremendo castigo. Le acque che si sono innalzate sino alla soglia del firmamento e che hanno sottratto tutta la natura ai vostri occhi vi rappresentano il nulla in cui si trovava la natura universale prima che il Creatore ideasse, nella sua immaginazione, di attuare la creazione, sia spirituale, sia temporale. Egli vuole di- mostrarvi chiaramente che ogni essere temporale deriva direttamen- te dall’ordine del suo pensiero e della sua volonta, mentre ogni es- sere spirituale divino procede istantaneamente dalla sua emanazio- ne eterna. Fate attenzione a non confondere la creazione” con l’ema- nazione! La creazione appartiene solo alla materia apparente la quale, non essendo derivata se non dalla immaginazione divina, deve ri- NOE 171 tornare nel nulla, ma I’emanazione compete agli esseri spirituali che sono veri ed imperituri. Tutti gli spiriti, sia maggiori, sia minori, esi- steranno in eterno in individualita distinte, nel cerchio della divini- ta. L’Eterno é chiamato Creatore non solo perché ha creato I’univer- so, ma anche perché non cessa né cessera mai dal creare virti: e po- tenze d’azione spirituale in forma d’esseri da lui emanati. Questi esseri spirituali sicuramente sono innati nella Divinita, come il seme riproduttore delle forme é innato nel corpo generale e particolare dell’universo. Dovete concedere alla Divinita questo privilegio d’emanazione spirituale, poiché avete sotto gli occhi la prova mate- riale che questa legge é presente nella riproduzione delle forme. Non dimenticate mai cid che il Creatore ha fatto per voi. Siate i veritieri testimoni della manifestazione della sua gloria e della sua giustizia. Riconoscetelo sempre quale motore creatore di tutto cid che si ma- nifesta ai vostri occhi corporei e spirituali, persuadetevi che nulla é, esiste e potra esistere senza la sua volonta. Non dimenticate mai che ogni cosa é derivata da lui e non gia da quei maledetti spiriti tentatori che, con le loro demoniache malignita, hanno fatto cadere i vostri simili negli spaventosi abissi della materia, essendo stati tanto orgo- gliosi da farsi ritenere dagli uomini simili a déi veri, vivificanti, vi- venti e di vita eterna. Vivete in pace sotto la protezione del Creatore in quella parte di terra che ciascuno di voi ha ricevuto in retaggio! Siate i custodi di questa eredita, cosi come lo saranno i vostri discen- denti, di generazione in generazione, sino alla fine dei secoli! Guaia chi di voi cancellera dalla sua memoria le leggi, i precetti e icoman- di che il Creatore concede per la seconda volta alla creatura univer- sale ed a coloro che sono innati in ogni essere spirituale sin dalla sua emanazione! Fra questi esseri spirituali, i maggiori sono coloro dei quali si serve I’Eterno per istruire gli uomini circa la sua volonta ed essi soggiornano presso il trono della Dominazione divina. Gli infe- riori sono coloro che agiscono in tutta l’estensione della creazione universale, sia sul corpo terrestre, sia sull’acquatico e sul focoso, ossia Yasse centrale. Ricordatevi che il Creatore, riscattando la terra, allo stesso modo vi ha riscattati. Ha ripetuto dinanzi a voi il tipo della creazione universale, affinché facciate sapere ai vostri posteri che tutti gli abitanti della terra sono stati confusi negli abissi del loro dio della materia con i restanti animali. Voglia l’onnipotente Creatore che voi e i vostri posteri non possiate mai dare simile esempio! Poi- 172 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE ché non si tratterebbe pit di minore preservato alla rigenerazione della terra e dei suoi abitanti. Tutto verrebbe ridotto in cenere e pol- vere, tutto ritornerebbe nel nulla e i minori spirituali precipitati per una eternita nella privazione divina. Andate e godetevi in pace la benedizione che diffondo su di voi, in nome e grazie all’onnipotenza dell’Eterno”. INOACHITI ao opo queste istruzioni, No@ emancipd il popolo dalle cure () GRQ¥ spirituali affinché ciascuno potesse andare a usufruire li- af 4| beramente delle personali virti, facolta e attitudini nella bjeeeta}) sua missione terrestre. Egli restd, con la moglie, al centro della terra, come ho avuto gia occasione di dire, ed ivi ebbe numero- si discendenti. Vi spiegherd, a suo tempo, il tipo della residenza di Noé al centro della terra. Vi avevo gia informati in che modo Noé rappresento il tipo del Creatore, quello della sua giustizia con la co- struzione dell’arca e quello dell’emancipazione con I’efficacia della sua invocazione che riconcilid tutta la terra con il Creatore, unitamente ai minori protetti dal castigo universale. Inizio ora a parlarvi dei discendenti che Noé ebbe nel luogo in cui risiedette. Essi furono in tutto dieci di cui sette maschi e tre femmine. Durante questa posterita il culto del Creatore fu riorganizzato e puri olocausti furono offerti all’Eterno, senza altro interesse che quello della gloria sua e della santificazione dei minori. Ciascuno dei sette figli maschi di Noé ricevette dal Creatore un particolare dono. L’uno ricevette il dono d’operare spiritualmente, con il consenso del Creatore, per il vantaggio e l'istruzione dei suoi fratelli, I’'altro il dono di predire, un altro ancora il dono d’interpretazione e cosi tutti gli altri. La Sacra Scrittura parla a lungo dei vari doni che il Creatore pose in alcuni uomini da lui emanati per manifestare la sua gloria. Grazie a questi diversi doni i figli di Noé poterono rinnovare i vari culti di cui ne- cessitavano per la loro missione spirituale e temporale. Fu questa stessa seconda posterita che rimise in vigore i diversi cerimoniali, le diverse preghiere ed invocazioni necessarie al culto che doveva ope- rare. Fu ancora questa a ripristinare i tempi, le ore, i giorni, le setti- NOE 173 mane, i mesi ¢ gli anni:! secondo il loro primitivo corso ordinario, sebbene, oggi, queste stesse cose non si calcolano piii come lo erano state in quei primitivi tempi. Non ci dobbiamo sorprendere per il fatto che Noé abbia avu- to questa seconda posterita che chiam6 uomini-Dio della terra, dato che lui stesso era stato il tipo del Creatore. E neppure che questa posterita abbia compiuto solo opere puramente spirituali e non materiali temporali, poiché non aveva partecipato alla divisione della terra. So che la Scrittura non parla di questa seconda discendenza, ma non possiamo ignorare il fatto che Noé ci ha rappresentato il tipo di Adamo durante la sua prima prevaricazione ¢ durante quel- le della sua prima e seconda posterita, Caino e Set. Nemmeno pos- siamo dubitare che Noé ci abbia ripetuto il simbolo dello stesso Adamo con la sua riconciliazione e con la riproduzione di una po- sterita spirituale, il che mi accingo a spiegarvi. Adamo, essendo di- ventato impuro agli occhi del Creatore a causa della sua incorporazione materiale, non poteva avere che una discendenza di materia, condannata, di generazione in generazione, ad operare un culto misto di spirituale e di materiale. Noé ripete la stessa cosa con la sua prima discendenza di tre figli maschi che ebbe prima della sua elezione e della manifestazione della giustizia divina. Sebbene questi tre figli non avessero commesso abominazioni tra le posterita prevaricatrici in cui erano vissuti, nondimeno furono contaminati dalle empieta commesse alla loro presenza. Si purificarono con il digiuno, la preghiera ¢ il dolore che risentirono nell’anima e nel cor- po, vedendo il castigo universale da cui la terra era stata colpita. Questa espiazione avvenne allo scopo di insegnarci che, per quanto giusto possa essere i] minore di fronte al Creatore, @ necessario che si purifichi sempre, con il fuoco spirituale, dalla contaminazione contratta durante il suo permanere in una forma materiale, quan- d’anche avesse respinto tutte le istigazioni da parte del malvagio intelletto contro di lui; il che vedremo pitt avanti in modo particola- reallorché parler della materia e delle forme corporee. Ma Adamo, dopo che si fu riconciliato, ottenne una posterita spirituale che ebbe il nome di posterité di Dio. Ugualmente Noe, dopo la sua elezione spirituale, ebbe una seconda posterita destinata, come s’é detto, a realizzare solo opere puramente spirituali. 174 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE I sette figli della seconda posterita di Noé capirono benissi- mo che il culto che dovevano compiere era lo stesso di quello che il Creatore aveva sperato dal primo uomo. In grazia dei lavori e dei doni ricevuti, essi divennero le sette colonne spirituali divine per sostenere I’universo e preservarlo dai castighi di Dio, mitigando, con la rettitudine delle loro opere, la misericordia divina verso i prevaricatori dei secoli futuri. Purtroppo, anche questi saggi non poterono esercitare a lungo la loro missione. Gli uomini che istrui- vano si abbandonarono ad ogni sorta di passioni e di brame criminose, nonostante le istruzioni e gli esempi evidenti il che co- strinse i saggi ad abbandonarli in balia del demonio e sotto il flagel- lo della divina giustizia. Questa giustizia si é manifestata non solo sugli uomini che prevaricarono, ma anche sulle loro citta e case che vennero annientate dal flagello scagliatovi dal Creatore tramite gli angeli sterminatori. Tale fu la sorte della citta di Henoc fondata da Caino, delle citta dell’Egitto, di Sodoma, Gomorra, Gerico, Gerusalemme e di tante altre . La distruzione di quegli edifici era la prova che le costruzioni degli uomini non erano altro che opere materiali create secondo il pensiero dell’intelletto demoniaco e tutte quelle citté furono distrutte perché la parola dei giusti non poté mai farvisi ascoltare abbastanza per poter operare tutta la sua potenza spirituale in favore dei loro abitanti. Cid non deve per nulla sor- prendervi. Nessun uomo giusto era nato in quelle citta, al contrario, i loro abitanti avevano fatto sempre ogni sforzo per togliere di mez- zo definitivamente uomini e donne che praticavano I’istruzione spi- rituale tra loro o nelle nazioni affini a loro materialmente. Se gettia- mo uno sguardo attorno a noi, vediamo la stessa cosa nell’attuale secolo. Non occorre altro che riflettere sulle citta odierne, sui loro abitanti e sulle opere quotidiane degli uomini, sia in privato, sia pubblicamente vedremo facilmente che oggi nell’universo domina la stessa cupidigia che vi dominava nei primitivi secoli. Non dobbiamo credere che le stesse sventure che si abbatte- rono sulle antiche citta oggi cadano sulle nostre citta, sebbene esse siano in ugual misura colpevoli e costruite dalla mano dell’uomo. Come il Creatore ha la facolta di concedere senza posa nuove ri- compense ai fedeli minori, cosi @ sua facolta inviare nuovi castighi ¢ calamita sconosciute ai prevaricatori, il che ci prova che @ impo: NOE 175 bile sottrarsi alla divina giustizia. Dobbiamo osservare pure che le antiche citté furono colpite in tal modo solo perché il numero per- fetto settenario degli uomini giusti non esisteva pit sulla terra, poi- ché il Creatore ne aveva richiamati a sé la maggior parte, e cid costi- tuiva l'avvertimento che il Creatore stava per abbandonare gli uo- mini di quei tempi alla loro sventurata sorte. Queste sventure, del resto, erano state preannunziate dalla catastrofe generale che si ri- versd sulla discendenza di Caino e sulla maggior parte di quella di Set, in quanto nella posterita di Set I’unico giusto fu il beato Noé con isuoi figli. Abbiamo visto che ciascuno dei figli della seconda posterita di Noé aveva ricevuto un dono spirituale divino affinché lo eserci- tasse secondo i desideri della Divinita. Altresi abbiamo visto come regolarono i diversi intervalli di tempo favorevoli per operare i di- versi culti. Ma, per poter suddividere spiritualmente il tempo, le ore, i giorni, le settimane, i mesi, gli anni, adottarono un sistema di calcolo completamente diverso da quello che era stato usato dai loro fratelli maggiori temporali nella loro operazione frammista di spiri- tualita e di materialita terrestre. Dovete convenire che cid non pote- va avvenire diversamente. Non é forse vero che, per la semplice col- tivazione della terra é necessario osservare intervalli di tempo, gior- ni, settimane, mesi di luna e che occorre usarli in modi diversi? Non @ forse vero che, se l’agricoltore trascura d’osservare tutte queste cose, avra seminato invano e non otterra dalle sue fatiche che un raccolto assai mediocre se paragonato a quello che avrebbe realiz- zato se avesse seguito con esattezza tutte le formalita richieste? E una legge indispensabile e viene dallo stesso Creatore, che l'impose all’uomo, quando lo condanné a coltivare la terra ed ancora oggi vediamo che si esegue e si realizza materialmente sotto i nostri oc- chi. Pertanto, perché non vorreste che anche il culto spirituale divi- no fosse sottoposto ad una legge, ad un preciso cerimoniale e ad una fedele osservanza dei tempi e delle stagioni? Dovete sapere che il culto divino, essendo di natura comple- tamente diversa dalla coltura della terra, non ci dobbiamo meravi- gliare se i figli della seconda posterita di Noé regolarono tutte le cose relative al loro culto spirituale in modo differente da quello con 176 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE cui erano state regolate quelle stesse cose dai loro predecessori i quali, come dissi, praticavano un culto frammisto di spiritualita e di materialita terrestre* questo stesso fatto non vi dimostra che la se- conda posterita di Noé dovette essere pit istruita e pitt competente in fatto di culto spirituale divino della prima posterita? Chi vuole esercitare due attitudini contemporaneamente non pud esercitarne alcuna perfettamente, ma chi possiede una sola attitudine e che la pratica con precisione é sicuro di pervenire a possederla in modo pit perfetto di qualsiasi altra persona. Ecco perché i figli della se- conda posterita di Noé eccelsero nel culto spirituale superando in cid i loro fratelli maggiori. Percié non dobbiamo pitt stupirci se que- sti uomini-Dio stabilirono delle formalita ed un cerimoniale diverso per il culto che dovevano compiere. Non spetta all’uomo temporale e terrestre condannare questa usanza, poiché non pud conoscere perfettamente la missione di questa discendenza spirituale e, se aves- se avuto una esatta conoscenza del culto divino, se ne guarderebbe bene dal condannarlo. La seconda posterita di Noé, di cui stiamo parlando, rappresentava il grandioso tipo dei sette principali spiriti superiori divini e, con la sua grande virti, potenza e saggezza, rap- presentava anche il vero tipo dei sette principali esseri spirituali maggiori che operano per conservare e mantenere questo universo. Poiché questi meritevoli esseri erano stati scelti dal Creatore solo per operare spiritualmente, non ci deve sorprendere che la loro con- dotta in tutte le loro operazioni spirituali sia un mistero per gli uo- mini temporali terrestri che sono interessati solo al culto della terra. Questi saggi, nella loro condizione di giustizia divina in merito alla loro missione spirituale, non potevano essere condizionati da un tempo di tenebre temporali® come lo sono i comuni mortali. Queste tenebre, chiamate notti, non sarebbero esistite per l’uomo se il pri- mo padre non avesse prevaricato. Se Adamo avesse avuto solo una posterita di Dio, com’era I’intenzione del Creatore, tutte le azioni di questi posteri sarebbero avvenute indipendentemente dalle tenebre della natura elementare, mentre la prevaricazione di Adamo ha ori- ginato da lui una discendenza materiale e degli uomini di tenebre. Ma la seconda posterita di Noé fu effettivamente una discen- denza di Dio in quanto fu concepita senza l’eccesso dei sensi mate- riali. Cosi, sebbene questi esseri fossero contenuti in una forma cor- NOE 177 porea, godevano delle stesse virtii e potenze® di cui aveva fruito Adamo nel suo stato di gloria. Poiché questi saggi non si dedicava- no che alle operazioni divine miranti alla maggior gloria del Creato- te, furono stabiliti per essi i periodi in cui dovevano realizzare le loro attivita spirituali secondo la volonta della Divinita. Nello stesso tempo ricevettero tutte le leggi d’ordine inalterabile che, in seguito, dovettero osservare durante le varie operazioni e ciascuno di essi secondo il proprio dono particolare, come mi accingo a spiegarvi. Il primogenito di questa discendenza rappresenté, tra i suoi sei fratelli, il tipo dello spirito interprete, ricevette dal Creatore, a questo scopo, il dono di interpretare ai suoi fratelli i doni scaturiti dalle loro operazioni, fu anche colui che per primo inizid ad operare la potenza e la virtii ricevute dal Creatore. Non si separd mai dal padre Noé se non quando I’Eterno glielo ebbe tolto, dopo che ebbe portato a termine il prescritto tempo d’azione spirituale divina tem- porale. Questo primo saggio fissé I’intervallo del tempo necessario all’operazione che doveva fare e, conformemente all’ordine che ne aveva ricevuto, fissd questo intervallo al quarto dei giorni ordinari che attualmente vediamo trascorrere fra noi. Lo fissd in questo modo, nonostante che fosse un essere pensante in cui non esistevano tene- bre, allo scopo di procurare ai suoi fratelli una regola fissa, per essie per iloro discepoli futuri, degli intervalli che dovevano inserire nel- le diverse operazioni del culto divino. Il secondo fece la sua opera- zione spirituale subito dopo che il primo ebbe terminato la sua, seb- bene questa seconda operazione fosse conforme alla prima. Tutta- via, l’operante non poté mettervi le stesse intenzioni né far uso delle stesse parole, perché il dono che aveva ricevuto era diverso da quel- lo che era stato accordato al primo. Questo era il dono di profezia per la manifestazione della divina giustizia. Questo secondo ope- rante stabili la meta del tempo aggiungendo al primo un secondo intervallo di sei ore per l’'andamento della sua operazione. Occorre sapere che un intervallo puo stabilire un tempo ininterrotto solo quando I’inizio del secondo intervallo ne ha stabilito la lunghezza ed @ allora che i due intervalli cosi riuniti si considerano la meta di un tempo, poiché un tempo é composto di quattro intervalli. Sicché iquattro primogeniti della posterita di Noé fissarono i quattro inter- valli di un tempo, praticando ciascuno di essi la propria operazione 178 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE spirituale per sei ore, di modo che i due primi operanti formavano la meta del tempo giornaliero e temporale e gli altri due I’altra meta. Gli uni appartenevano al giorno e gli altri alla notte* il che forma in tutto il tempo preciso e completo dei limiti che il Creatore ha dato al corso giornaliero della creazione universale. Non posso lasciarvi ignorare che il terzo di quei saggi aveva ricevuto il dono d’astrono- mia universale, generale e particolare ed il quarto aveva ricevuto il dono della conoscenza del possente verbo che il Creatore usd per tutta la creazione temporale. Cosi quest’ ultimo operava a favore dei corpi umani per preservarli durante il corso della loro durata da cui é nata larte di guarire completamente i malati, come vi fard sapere in seguito quando parleré delle varie vicende che accadono alle for- me corporee. Devo dirvi ancora che i quattro primi saggi erano i simboli dei tipi dei profeti passati e futuri. Sebbene questi quattro primi saggi avessero fissato un tempo alle loro operazioni spirituali e benché proprio da qui il giorno attuale di ventiquattro ore sia sta- to riportato al primitivo stato di natura solare e notturna, ci si deve guardare dal credere, come gia, dissi che questi saggi fossero sotto- posti al tempo che avevano fissato e che il loro spirito fosse asservito ai limiti ed agli intervalli che avevano stabilito. Non é possibile attribuire un tempo allo spirito. Per cui, gli intervalli che i saggi stabilirono alle proprie operazioni spirituali non possono essere considerati in relazione alla loro natura di esseri pen- santi, né il giorno temporale potendo essere un limite al loro spirito, come ce n’é uno per la natura corporea. Al contrario descrivendo in tal modo gli intervalli spirituali, essi volevano far capire che era lo stesso spirito ad avere tracciato gli intervalli temporali. I popoli tra i quali si suddivisero quei saggi non furono capaci di distinguere la divisione spirituale del tempo dalla divisione comune che quotidia- namente facciamo secondo la legge della natura creata; il che li ha spinti a commettere imperdonabili errori di calcolo e persuadendoli a considerare ciascuno di quegli intervalli spirituali come se fosse uno dei giorni temporali a noi noti. Ma prima di cominciare a trattare questo argomento, devo mettervi al corrente dei vari doni che ricevettero i tre ultimogeniti della seconda posterita di No@. II quinto di questa posterita ricevet- NOE 179 te il dono di piantagione e di coltivazione terrestre. Il sesto, quello della conoscenza del carattere letterale e geroglifico celeste, terre- stre, spirituale, superiore maggiore, inferiore e minore divino. Que- sti conosceva anche alla perfezione tutti i caratteri geroglifici di ogni essere spirituale demoniaco. II settimo ricevette il dono di poter co- struire gli edifici spirituali alla gloria del culto del creatore, cosi come lo avevano ricevuto Adamo, Set, Enoc e Noé che innalzarono altari al Signore. Mosé ci ha fatto sapere di avere avuto lo stesso dono, con la costruzione dell’arca misteriosa, dell’altare e del tabernacolo, come con i minerali, il legname e tutti gli altri materiali che furono perfe- zionatie lavorati conseguentemente alle operazioni spirituali di Mosé e di Betsaleel. Mosé abbozzava i piani delle strutture e Betsaleel li eseguiva. | tre ultimi saggi, figli di Noé, di cui abbiamo parlato, man- tennero lo stesso comportamento che avevano osservato i primi quattro, ma dato che i loro doni erano dissimili, i loro intendimenti e le loro parole non potevano essere gli stessi. I primi quattro che stabilirono il giorno di quattro intervalli d’operazioni non si ammogliarono, poiché preferirono dedicarsi completamente al cul- to del Creatore. Essi simboleggiavano il vero tipo di coloro che il Creatore doveva eleggere per la manifestazione della sua gloria e della sua giustizia. Rappresentavano anche i giusti del passato e dell’avvenire, tali Enoc, che la Scrittura onora tanto, Melchisedec, Elia e il Cristo dei quali due furono portati via dal centro della terra da un fuoco spirituale e gli altri due lo furono nei propri corpi di gloria spirituale divina, come il Cristo ce ne da una chiara prova tramite la sua resurrezione di uomo divino. Abbiamo visto prima come Noé emancipasse dalle sue cure i tre figli della sua prima discendenza, cioé Sem, Cam e Jafet. Questi tre uomini si preoccuparono solo di stabilirsi e di coltivare la parte di terra toccata in sorte, allo scopo di provvedere alle necesita pro- prie e dei loro discendenti presenti e futuri. Di conseguenza, stette- ro per un lunghissimo spazio di tempo senza osservare le istruzioni spirituali tramandate da Noé. Non si soffermarono affatto a suddi- videre gli intervalli delle ore, dei giorni, delle settimane, dei mesi e degli anni. Infine, tutto il loro culto divino si riduceva ad una salda 180 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE fede in un essere onnipotente superiore ad ogni cosa creata e che chiamavano Abarin 8 che vuol dire, in lingua noachita, spirito due volte forte con cui il Creatore operd ed opera ogni cosa; @ cid che chiamiamo filosoficamente azione divina del Creatore. Questa pa- rola, sebbene noachita o cinese, @ la stessa di quella che gli Ebrei un tempo pronunciavano e sapevano benissimo che aveva avuto origi- ne dalla loro lingua. Anche Adamo e i suoi discendenti avevano pronunciato questa parola dato che avevano parlato per i primi la lingua giudaica che é quella che la natura spirituale divina aveva riservato da sempre alla sua creatura minore. Un tempo anche gli Ebrei avevano conosciuto questa parola ed ancora oggi la conosco- no poiché fra di loro c’e sempre stato qualcuno che ha avuto una conoscenza parziale di questa primitiva lingua. Desidero, a questo punto, fare una distinzione tra i termini Giudeo e lingua giudaica ed Ebreo e lingua ebraica. Il Giudeo é I’uo- mo giusto e la lingua giudaica é l'idioma della santita dello spirito divino che guida l’operazione di questi giusti. La parola Ebreo indi- ca i discendenti d’un saggio che la Scrittura chiama Eber e la lingua ebraica, linguaggio dei posteri di Eber. Ma questa lingua é molto diversa dalla lingua giudaica perché non si trova pit tra i posteri di Eber, nessuno di quei veri giusti, o Giudei e, trascorsi quei tempi, VEterno non ne ha suscitato pit: nessuno per istruire perfettamente questi posteri sulla vera lingua che hanno perduto, sebbene ritenga- no di conoscerla e di conformarvisi esattamente. La lingua giudaica é molto semplice e senza la puntuazione convenzionale degli uomi- niche venne introdotta nella lingua degli Ebrei. I veri Giudei riten- gono che l’origine alfabetica della loro lingua provenga dalla regio- ne celeste e non gia dalla convenzione umana. Riscontrano tutti i caratteri di questa lingua scritti chiaramente nella posizione delle stelle da cui li hanno estratti. Gli Ebrei si servono degli stessi caratte- ri dei Giudei, ma le puntuazioni, gli accenti, gli sceva che aggiungo- no a questi caratteri li fanno pronunciare diversamente da cid che veramente sono nella loro semplicita peculiare. Mi servo del termi- ne Israelita sebbene il nome Israele non fosse ancora noto nei tempi dicui parlo. Israele e Israelita non hanno lo stesso significato. Israele significa forte contro Dio e Israelita forte in Dio. Ecco perché dd que- sto nome ai saggi noachiti della discendenza di Noé. Tutto questo, NOE 181 pertanto, ci fa sapere che il termine Ebreo vuole dire confusione, come ce lo insegna molto chiaramente il nome di Israele attribuito a questo popolo per ordine del Creatore e che vuole dire forte contro VEterno. Nulla al mondo é pitt gradito e pitt efficace verso il Creato- re della preghiera e dell’invocazione dei Giudei e nulla di pit estra- neo e di pid violento del cuore dell’Ebreo. Cid non vi meravigli, con- siderando che il popolo non ha pit le divine leggi e si contenta del cerimoniale di una legge che gli @ stata tolta con disonore. Prose- guiamo con i particolari degli avvenimenti della posterita di Noé. No trascorse il primo secolo con la sua seconda discendenza e per 130 anni la istrui con le sue attenzioni temporali e spirituali. Educd i sette figli maschi di questa discendenza in armonia con la volonta del Creatore. Fece si che i quattro primogeniti diventassero dei veri pensanti alla sola Divinita. Questi quattro saggi si dedicaro- no solo al culto divino, rinunciando a partecipare al culto terrestre. Gli altri tre dovettero attuare due culti: l’uno temporale terrestre e Yaltro spirituale semplice*, cioé essi furono esclusi dall’operazione del grande culto divino riservato ai quattro fratelli maggiori. Infatti, il primogenito di questa discendenza era il tipo dei grandi sacerdoti e dei grandi sacrificatori futuri. Fu il primo uomo di quel tempo a rammentare il primo sacrificio di Adamo ad opera di Caino, suo primogenito, sul proprio fratello Abele. Il primogenito di Noé era, nella sua qualita di interprete spirituale, il capo principale di tutti i vari tipi di operazioni divine, per primo adoperd Iincensiere ed of- fri ‘olocausto al Creatore. Fu ancora lui che solo, a bassa voce, fece la grande invocazione per la discesa dello spirito per I‘adempimen- to dell’olocausto d’espiazione e di riconciliazione. Stava solo di fronte all’altare del sacrificio, subito dopo di lui stavano i suoi tre fratelli, in linea retta, in qualita di assistenti principali alla grande operazio- ne del culto divino; la qual cosa fu ripetuta da Mosé, assistito duran- te le operazioni da Aronne, Ur e Betsaleel. Aronne ripeté la stessa cosa con i propri figli che lo assistettero durante il lavoro. Lo stesso ordine fu seguito nel servizio del tempio di Salomone e la Chiesa del Cristo ancora oggi ce lo rappresenta nel sacrificio che offre sul- Yaltare della riconciliazione, con la mano, I’intenzione e la parola del celebrante, assistito dal primo, dal secondo a dal terzo diacono. Cid deve farvi capire che tutte le cose di questa natura ci sono per- 182 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE venute veramente con I’avvicendarsi dei tempi e queste specie d’ope- razioni spirituali divine non scaturiscono dall’immaginazione degli uomini, ma sicuramente dall’eterno Creatore. E necessario, adesso, che vi istruisca sugli incarichi che i tre ultimi figli della seconda posterita di Noé ricevettero da parte del padre loro. Furono consacrati per poter visitare le tre regioni terre- stri suddivise in Ovest, Nord ¢ Sud e abitate, da 141 = 6 anni, daila prima discendenza di Noé, deta Sem, Cam e Jafet. Non appena eb- bero ricevuto le istruzioni indispensabili per la loro missione e dopo essersi rassicurati della volonta del Creatore per mezzo di operazio- ni spirituali divine, partirono con Ie rispettive sorelle che avevano preso come mogli ¢ dalle quali ebbero figli. Non ebbero bisogno di portare con sé alcuna provvista ¢ trovarono sulla terra l'essenziale per il loro nutrimento e per tutte le necessita materiali. Il maggiore dei tre, con la moglie e i figli, si stabili nella parte del Mezzogiorno; il secondo nella parte posta ad Ovest, con la moglie ¢ i figli; il terzo, anche lui con la moglie ei figli, and6 ad abitare a Nord, 0 aquilone, conformemente alla lingua primitiva. Ciascuno di essi ando nelle varie parti del mondo allo scopo di tramandare tra i loro fratelli, come tra i discendenti, il cerimoniale del culto Divino, affinché quei popoli non smarrissero del tutto il culto che il Creatore esigeva da loro, in relazione alle grazie ed alle misericordie infinite ricevute dall’Eterno. Ottennero prodigi spirituali cosi grandi tra quei popoli i quali si sottomisero facilmente alle istruzioni, ai consigli ed alle lezioni spirituali divine che i tre saggi diffondevano, ciascuno nella sua regione, secondo la propria rispettiva missione e l'ordine che avevano ricevuto. Tuttavia, fu necessario cominciare con il predica- re a queste nazioni una dottrina del tutto temporale, al fine di porsi al loro livello ed in seguito innalzarli dal culto temporale al culto spirituale divino. Fu cid che essi fecero in realta, e che mi accingo a spiegarvelo. Quelle primitive popolazioni non avevano regolamentato le ore, i giorni, le settimane, i mesi, gli anni e le stagioni. Vivevano pressappoco come gli animali, se non fosse per il fatto che ricono- scevano un Essere a loro superiore, come ho gia detto. Tutto il loro sapere temporale e spirituale si limitava nel trovare la differenza tra NOE 183 il giorno elementare ¢ le tenebre che chiamiamo notte e a constatare che le tenebre prevedevano il riposo ed il giorno doveva servire al loro lavoro ordinario temporale per le operazioni terrestri. I tre sag- gi che erano andati a istruirli, cominciarono col fissare tra di loro una misura di tempo che regolarono sulla divisione spirituale che i loro quattro primi fratelli avevano stabilito per le quattro prime operazioni del grande culto divino, cioe stabilirono in quelle nazio- ni le stesse regole che avevano visto osservare e che essi stessi ave- vano osservato presso il padre, poiché questa legge era indispensa- bile alla diffusione del culto divino tra quei popoli. Questi tre mae- stri spirituali in seguito cominciarono a interessare alcuni abitanti di queste regioni, li istruirono nelle scienze che professavano. Fecero loro capire che, sebbene Ja notte tenebrosa fosse fatta per il riposo del corpo dell’uomo, non lo era per il minore spirituale divino, poi- ché questo essere non poteva stare senza agire per quanto riguarda- va la sua natura spirituale e che, di conseguenza, il Creatore non aveva emanato da sé tutti i minori, loro simili, affinché restassero nell'ignavia, per poi annientarsi come le loro forme corporee che non erano altro che esseri passivi e apparenti, destinati a smarrirsi nell‘immaginazione divina che li faceva apparire tali e quali erano. Questi saggi dopo che ebbero predisposto i loro discepoli con siffatti insegnamenti, si proposero di farli partecipare al lavoro del culto spirituale. A tal fine, fecero si che osservassero le meditazioni, le preghicre e il cerimoniale necessari per prepararsi alle varie opera- zioni che dovevano fare e scelsero, fra questi discepoli, i quattro ele- menti pit capaci, pid istruiti e dotati di una grande aspirazione alla perfetta conoscenza delle scienze divine che i loro maestri professa- vano. Questi tre saggi maestri spirituali misero ciascuno dei quattro elementi nel loro misterioso cerchio d’operazione tenendovelo per tutto il tempo necessario per compiere, senza eccessiva precipita- zione, il lavoro spirituale ad essi indicato. I primo discepolo fu po- sto nel misterioso cerchio al sorgere del sole rimanendovi per 6 ore del nostro giorno comune. Il secondo prese il posto del primo e vi restd lo stesso tempo. Il terzo ed il quarto discepolo seguirono lo stesso ordine degli altri due, sicché le 4 operazioni di questi disce- poli cominciarono con un sole e terminarono con |’altro sorgere del sole. Da questa prima operazione inizia il primo calcolo dei figli di Noé, che si chiamano Noachiti 0 Cinesi, perché la stirpe dei Cinesie 184 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE dei Giapponesi derivd direttamente dalla discendenza dei figli di Noo, cio® dalla prima posterita, Sem, Cam e Jafet, ciascuno dei quali abitd una parte di quella regione della Cina da cui sono derivati tutti i popoli della terra, vale a dire anche i tre ultimi dei 7 maschi che, con le 3 femmine, formano la seconda posterita di Noé. Ho gia detto che la Scrittura non accenna a questa seconda discendenza. Il silenzio della Scrittura in proposito non deve meravigliarvi: essa ha omesso argomenti molto interessanti per I’uomo di desiderio. Forse nel far cid ha avuto le sue buone ragioni, forse i traduttori non riten- nero quei particolari necessari all’istruzione dell’uomo incapace di soddisfare la sua curiosita. Ma riparlerd di cid in seguito, unitamente ai nomi dei 7 figli maschi di questa seconda posterita. L’operazione compiuta dai quattro primi discepoli dei quali ho gia parlato fu l'inizio del loro calcolo giornaliero, secondo la loro misteriosa convenzione spirituale temporale. Ciascuna operazione compiendosi nell’intervallo di sei ore, segnava un giorno per essi e questo intervallo di sei ore indicava effettivamente un giorno, in merito al culto spirituale divino che questi saggi professavano alla gloria del Creatore. I giomi di lavoro dello spirito che il saggio sot- toponeva con la forza della sua operazione non sono calcolati come i giorni di lavoro materiale degli uomini della terra. Quattro inter- valli d’operazioni spirituali stabiliscono un tempo compiuto per lo spirito, a favore di colui che opera e l'invoca, di modo che le quat- tro operazioni di questi primi discepoli dividevano i giorni ordina- ri, a noi noti, in quattro parti uguali, come noi stessi possiamo divi- derlo mediante quattro volte sei ore della nostra convenzione uma- na e, facendo cosi, questi saggi ottenevano quattro giomi da uno dei nostri giorni ordinari. | Cinesi introdussero, nel loro calcolo giorna- liero temporale, il calcolo spirituale delle operazioni del culto divi- No con cui quei saggi, dividendo in tal modo il giorno comune in quattro parti uguali, non solo fissarono il corso quotidiano del culto divino che gli uomini in seguito dovevano esercitare, secondo il misterioso esempio che ciascuno di quei saggi dava alla nazione, ma quegli stessi saggi fissarono anche, con questa divisione, il tempo che doveva servire a computare gli anni. Cid che ci fa sapere che la divisione del tempo per il cerimoniale della preghiera ¢ del culto divino é stato cosi fissato in quelle nazioni, @ che questa usanza @ NOE 185 stata rammentata con esattezza nei vari culti divini che furono eser- citati da Abramo, Ismaele, Isacco e Giacobbe, nella loro discenden- za vera Israelita. Del resto non vediamo che sono osservati ancora oggi con i quattro intervalli di preghiera in uso nelle nostre chiese? Il che ci insegna che I’origine del cerimoniale dei diversi culti che sono stati operati e tuttora si operano sulla terra deriva dai quattro primogeniti della seconda posterita di No@, i quali trasmisero ed hanno fatto trasmettere, cid che avevano ricevuto al riguardo da parte del Creatore, alla posterita dei loro primi fratelli Sem, Came Jafet. Dopo avervi istruiti sulla regola e sull’istruzione dei giorni spirituali che i Noachiti o Cinesi hanno accolto ed incluso nella loro storia civile come giorni temporali ordinari della natura universale, voglio insegnarvi quale fu l’istituzione dei loro mesi, non potendo istruirvi sulle loro settimane, perché non ne avevano stabilito nel calcolo spirituale che fu ad essi insegnato. I tre saggi maestri spiri- tuali, giunti da parte di Noé loro padre, ritennero opportuno ag- giungere altri tre discepoli ai quattro che avevano fatto la prima operazione e stabilito la divisione dei giorni temporali in quattro parti. I tre ultimi furono totalmente addestrati e perfezionati nei vari culti divini ai quali i saggi li consacravano. In grazia di cid, ciascun saggio ebbe sette discepoli sui quali poter fare affidamento in quan- to all’esattezza, allo zelo ed alla fermezza nel compiere tutte quelle cose opportune e necessarie alle diverse operazioni spiritualidel culto divino. Stabilirono cosi il numero settenario tra i loro discepoli, sul- Yesempio della posterita seconda e settenaria del loro padre Noé nel cui ambito essi stessi erano compresi; fissarono in tal modo il numero settenario in quanto I’Eterno aveva operato sei pensieri di- vini per la creazione universale e, nel settimo giorno, concesse sette doni spirituali attribuendo sette spiriti principali a tutta la creazione per sostenerla in tutte le operazioni temporali, in base alla durata dell’azione settenaria ad essa fissata. | sette primi saggi della discen- denza di Noé seguirono questo esempio per adeguare il loro com- portamento nell’intento di trasmettere agli uomini futuri la cono- scenza e l’armonia dei sette spiriti principali che il Creatore aveva assegnato nell’universo per istruire la creatura inferiore e minore sulla sua volonta ed innalzarla, con questo mezzo e con I‘intelligen- 186 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE 2a spirituale, alla conoscenza perfetta delle opere divine. Il numero settenario @ computato filosoficamente in 7000 anni, per quanto ri- guarda il tempo e la durata, ma allorché la Scrittura dice che Dio, nel settimo giorno, si dedicd la sua opera benedicendo la creazione universale, dobbiamo intendere con questa benedizione I’unione dei sette principali spiriti divini che il Creatore volle connettere con ogni creatura compresa o contenuta in tutta la creazione universale. Que- sta unione dei sette principali spiriti ci @ additata dalla operazione dei sette pianeti che agiscono per il miglioramento, la durata ed il sostegno dell’azione dell’universo. La Scrittura ce lo dimostra an- che con i 7 angeli, i 7 arcangeli, i 7 serafini, i 7 cherubini, i 7 centri spirituali, i 7 troni, le 7 Dominazioni, le 7 Potenze, i 7 Giudici di Israele, i7 maggiori capi sotto Mosé, uno, Aronne, i4 figli di Aronne c Betsaleel, i 70 anni di cattivita di Israele, le 7 settimane di Daniele, i7 giorni della settimana temporale, i 7 doni del Cristo ai suoi disce- poli, dai quali sorsero i 7 primi padri della chiesa cristiana che eser- citarono i7 ordini spirituali fra i loro discepoli, il candeliere a7 brac- ci di Mosé, quello di 7 bracci che stette nel Tempio di Salomone e che é ancora rappresentato nella chiesa di San Pietro a Roma. Infine luniverso, che era stato concepito completamente perfetto dal nu- mero settenario, sara reintegrato ugualmente per mezzo di questo stesso numero nell'immaginazione di colui che lo ha concepito. Proseguiamo con la spiegazione del modo con cui i Noachiti regolamentarono i mesi, dopo che i saggi ebbero completato i] nu- mero settenario delle loro discipline. Stabilirono per quegli stessi allievi quattro giorni consecutivi d‘operazioni spirituali divine, di modo che ciascuno di essi poteva dedicarsi completamente, da un sole all’altro, al culto dei Creatore, per mantenere lo spirito divino in mezzo e loro. Con questo procedimento il culto divino si manife- stava dal centro del riposo dei sette minori spirituali, veri Israeliti (qui mi servo del termine Israelita, sebbene il nome di Israele non fosse ancora noto ai tempi di cui parlo. Israele e Israelita non hanno lo stesso significato. Israele significa forte contro Dio, ma Israelita significa forte in Dio; ecco perché dd questo nome ai saggi Noachiti della posterita di Noé). Ciascuno dei sette discepoli, secondo I’ordi- ne stabilito, aveva sei giorni ordinari temporali completi e consecu- tivi di riposo materiale, di modo che non potesse negare che il culto NOE 187 divino fosse meno penoso, meno oneroso e molto pitt piacevole del culto terrestre. Quando i sette discepoli ebbero operato in conformi- ta di quanto era stato loro ordinato da parte degli educatori spir' tuali, contarono le operazioni ed avendole trovate ripartite in 28 in- tervalli, calcolarono che anche la luna influiva sulla terra con lo stes- so numero 28. Allora la regolarita che scorsero tra il numero delle operazioni lunari ed il numero delle loro operazioni li indusse a adottare le 28 operazioni per 28 giorni spirituali in un mese tempo- rale, che introdussero anche nella loro storia civile, come mesi tem- porali comuni. Ecco in che modo i Cinesi hanno ricavato quattro mesi da uno di quelli che usiamo oggi per formare il nostro anno. Questi saggi Noachiti, avendo riflettuto seriamente sulle diverse successioni di operazioni che I’astro lunare esercitava sulla terra e su di loro ed avendovi riscontrato una perfetta relazione con le loro operazioni spirituali, ritennero opportuno servirsi delle 28 opera- zioni della luna o dei 28 giorni ordinari temporali della luna, per fissare i loro anni spirituali che ugualmente introdussero nella loro storia civile, come avevano fatto con i mesi. Fu cosi che i Noachiti, 0 i Cinesi, compresero nel loro calcolo annuale tredici anni per uno dei nostri anni comuni e si attennero a questo calcolo durante i pri- mi quattro secoli della loro istituzione delle azioni spirituali. Dovete sapere che il calcolo lunare é stato il primo che il Cre- atore diede all'uomo e che il calcolo solare é adottato parzialmente dai cristiani. Grazie ai saggi di cui abbiamo parlato, il calcolo lunare é stato conosciuto ed @ quello che innalza I’uomo alla massima co- noscenza della natura universale e delle sue rivoluzioni. Senza con- siderare I’errore di calcolo dei Cinesi, esso é fondamentale per I'uo- mo di desiderio, sia spirituale, sia terrestre temporale, essere infor- mato sulle quattro diverse maniere di calcolare i vari giorni in cuila luna opera in tutto I’universo elementare con il rinnovo, il primo quarto, il plenilunio e I’ultimo quarto; il che spiegherd quando espor- rd il decorso dei vari corpi planetari. Mi accingo a spiegarvi in che modo i Cinesi stabilirono il se- condo calcolo di tempo. Poiché i discendenti dei tre primi figli di Noé e quelli dei tre maestri spirituali erano diventati molto nume- rosi ed i] numero dei discepoli notevolmente accresciuto, tra i figli 188 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE carnali dei tre saggi ne furono suscitati altri tre, uno per ogni gene- razione il quale ricevette dal Creatore la successione del proprio padre temporale e spirituale temporale. Questi tre nuovi capi rice- vettero dal rispettivo padre le istruzioni spirituali divine relative ai diversi culti a cui erano consacrati dallo spirito di verita e, dopo aver ricevuto l‘ultima ordinazione e la benedizione paterna, si mise- ro con fervore alla testa dei discepoli che allora si trovarono affidati alle loro cure. Fecero conoscere chiaramente le virtii e le potenze che l’Eterno aveva concesso loro e, poiché il dovere e il diritto di questi capi consistevano nel fare una elezione spirituale, scelsero, sull’esempio dei loro predecessori, i sette elementi piii zelanti e pitt istruiti che riscontrarono tra i discepoli e li destinarono alle opera- zioni del culto divino. Dopo aver fatto questa elezione, giudicarono opportuno cambiare il tempo delle operazioni, operando una sola volta alla settimana, sicché aumentarono i loro anni di giorni e, fis- sandola a sette settimane durante le quali ogni discepolo scelto ope- rava una volta, essi inclusero questo calcolo nella loro storia tempo- rale osservandolo per un secolo e mezzo del nostro tempo ordina- rio. Dopo quel periodo di tempo, seguirono altri successori maestri spirituali, suscitati da Dio come i precedenti, ma poiché i discenden- ti aumentavano sempre di piti nelle tre parti della terra, i tre nuovi capi furono costretti a fare una elezione pit: notevole di quella dei primi tre. Ne aumentarono il numero a ventun elementi che com- plessivamente sali a 63. I sette operanti principali si dedicarono sem- pre al grande culto nel suo insieme e i restanti 14 elementi vennero destinati all’istruzione spirituale del popolo. Questi ultimi succes- sori di cui stiamo parlando, cambiarono ancora il periodo delle ope- razioni, fissandone il tempo ogni due settimane, di modo che a quelle popolazioni non restavano che due operazioni in un mese lunare. Queste operazioni si attuavano all’inizio ed alla fine della luna cre- scente, cioé al rinnovo lunare ed un po’ prima del plenilunio e, poi- ché ciascuno dei sette principali eletti operava una sola volta, il tem- po delle loro sette operazioni comprendeva pressappoco tre mesi del nostro sistema abituale. Fu una nuova norma per stabilire il loro anno spirituale a cui si attennero per un secolo e mezzo del tempo a noi noto. II primo dei 3 successori che risedeva nella parte ad Ovest, essendo deceduto, colui che lo sostitui fece operare il grande culto solo due volte nelle quattro stagioni che formano il nostro anno tem- NOE 189 porale; le due operazioni avvenivano durante i due equinozi ed il restante tempo dedicato all’istruzione generale e particolare. Il ter- Zo successore, che dimorava nella parte posta a Nord, mori circa sei anni dopo il primo, chi lo sostitui non fece operare pit il grande culto che una sola volta durante le quattro stagioni, cioé all’equino- zio di marzo d’ogni anno ed il tempo che restava fu ugualmente consacrato all’istruzione. Ma il secondo di quei successori, 0 colui che occupava la parte di Mezzogiorno, cosi come coloro che gli suc- cessero, non volle cambiare mai il calcolo. Persistette nell’incitare la nazione di Cam, che istruiva, a non intralciare mai l‘ordine che ave- va stabilito per assicurare i giorni, i mesi, gli anni, in quella nazione per autorita divina, minacciando quelle popolazioni che sarebbero state maledette dal Creatore se avessero seguito l’esempio delle due altre nazioni, cioé quelle di Sem e di Jafet. Ciascuna di queste tre nazioni rispettd le consuetudini dell’ultimo calcolo spirituale; Cam adottando le 4 stagioni per 4 anni, Sem seguendo i due equinozi per due annie Jafet preferendo dall’equinozio di marzo sino all’equino- zio del mese di marzo seguente non costituendo tutto cid che un solo anno tale e quale é osservato oggigiorno. Queste tre nazioni, inoltre, introdussero questo calcolo nella propria storia civile persi- stendovi ostinatamente, per molto tempo dopo le operazioni inique di Nembrod* a Babilonia, sino a quando esse non vennero separate con ignominia dal culto divino e disperse fra tutti i popoli, di cui parlerd in seguito. Da queste nazioni si sono poi diffuse, fra tutti i popoli del mondo, le cognizioni dell’astronomia, delle facolta di potenza degli astri planetari sulla creazione generale e particolare. Da cid che vi ho descritto in merito alle suddivisioni che i Noachiti fecero dei giorni, dei mesi e degli anni, constatiamo per quali ragioni essi si ritengono pitt antichi di Adamo di 15/20000 anni e pitt antichi di noi di 25000. Non dobbiamo nemmeno meravigliar- ci del fatto che queste nazioni non considerano il diluvio universale, né che pretendano di non averlo mai visto. I tre uomini da cui ebbe- ro origine le tre discendenze che crearono le tre nazioni erano gli unici, fra tutta quella gente, ad essere stati testimoni del diluvio. Non potevano pensare a quel castigo senza fremere- Escogitarono ogni mezzo possibile per cancellare quell’avvenimento dalla loro memoria; non parlarono mai ai loro discendenti di cid che potesse 190 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE avere un riferimento alle terribili e spaventose cose che avevano vi- sto ¢ questo per non spaventare gli uomini discesi da loro e di non dover descrivere ai loro occhi i particolari ignominiosi dei supplizi che la loro prevaricazione aveva scagliato sulla terra. Questa con- dotta era maggiormente colpevole in quanto il loro padre Noé li aveva esortati a istruire i loro posteri sulla manifestazione della giu- stizia divina e loro stessi gli avevano promesso con giuramento di osservare esattamente le istruzioni che avevano ricevuto dal padre loro per ordine del Creatore. Ma la debolezza di questi tre uomini si rivela ancora nei loro discendenti Noachiti, o Cinesi, che vivono nel terribile timore di esseri orrendi e tributano un culto ad animali per i quali hanno le pit superstiziose attenzioni, pensando di allontana- re i mali che ritengono possono essere fatti da quei mostri che consi- derano o come dei o come demoni. Ecco cid che ci fanno apprende- re tutte le relazioni e che non posso ignorare avendolo visto e sa- pendolo io stesso. Non entrerd nei particolari della confusione che sopravvenne tra quei posteri, non avendo alcunché in comune con le meravigliose cose della natura spirituale divina e della natura universale creata di cui desidero informarvi. Riflettete bene su tutto cid che vi ho detto circa le diverse regole della divisione del tempo per le operazioni del culto divino istituito nelle 3 prime operazioni. Vi vedrete che tutto cid che era stato praticato dai saggi dell’Egitto, da Abramo, Mosé, Salomone e il Cristo é stato simboleggiato e predetto dai diversi cerimoniali in uso presso quelle stesse nazioni. Non é forse vero che i saggi del- l'Egitto primeggiavano in astronomia e cid che operavano era pit notevole di quelle cose che operavano i Cinesi? Il culto divino che Abramo operd non era stato superiore a quello che operavano i sag- gi dell’Egitto? Mosé non ha forse superato Abramo e i saggi del- I Egitto con le sue operazioni? II culto che fu professato nel tempio di Salomone non era al di sopra di tutti gli altri precedenti? Infine, il Cristo non ha operato un culto di gran lunga superiore a tutti gli altri dei quali parlo? E quest’ ultimo che ci offre una prova evidente che tutti i culti del passato non sono stati altro che delle immagini di cid che egli ha fatto. Infatti, il Cristo ha lasciato, per mezzo della sua divina istituzione, ai suoi discepoli, la preghiera e I'invocazione gior- naliera ogni sei ore a completare il giorno comune di 24 ore. Quegli NOE 191 stessi discepoli, che compongono la chiesa cristiana, ancora oggi re- citano la preghiera e l’invocazione quattro volte al giorno. Ecco cid che ricorda il primo ordine spirituale del culto divino istituito tra le prime nazioni noachite dai saggi figli di Noé. In secondo luogo, il Cristo fissd per i suoi discepoli il tempo in cui dovevano esercitare i quattro grandi culti divini e la chiesa cristiana osserva fedelmente questa istituzione con le quattro grandi feste annuali di cui due de- vono essere celebrate ai due solstizi e le altre due ai due equinozi; & cid che ricorda il secondo ordine spirituale del culto divino stabilito in quelle prime nazioni di cui abbiamo parlato a lungo. Non tratterd altri particolari al riguardo, avendone parlato abbastanza per con- vincervi che il cerimoniale, cosi come i tempi convenienti alle ope- razioni del culto divino, sin dall'inizio furono fissati e regolati dagli uomini, che tutte queste cose furono trasmesse dallo spirito divinoe non derivarono dalla umana convenzione. 192 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE NOTE ALLA SECONDA PARTE 1. Con l'esperienza intima. 2. Con la manifestazione di un essere spirituale superiore. 3. La giustizia di Dio infieri su tutta la terra ed i suoi abitanti. 4, Martinez allude al cielo superceleste che pone oltre i cerchi planetari. Il cielo cristallino era il nono cielo secondo il sistema tolemaico. 5. Trattasi di corpi ciascuno dei quali vive una propria esistenza partico- lare; celesti, quelli del cielo, terrestri, gli organismi viventi. 6. L’esplosione del caos non ha nessun riferimento con la moderna astro- nomia. Martinez espone la sua dottrina secondo un piano che non @ quello del mondo d’oggi. £ questo un avvertimento doveroso per il lettore, avvertimento che, a suo tempo, cra gia stato messo in evidenza da un esperto di Martinezismo, lo scrittore francese Serge Caillet (“Introduction au Martinésisme”), il quale scris- se: “Ogni accostamento tra la realta teosofica che Martinez prova, abbastanza bene, di trasmetterci e la realli astronomica é destinato a fallire. Non andate a cercare se esiste una affinita tra i cerchi planetari e i pianeti del nostro sistema solare, o le stelle con il loro seguito di pianeti,o gli anmassidi stelle, magari costellazioni. L’insegnamento di Martinez non ha alcun rapporto con la realti astronomica perché non riguarda lo stesso piano”. 7. E una prigione per l’anima o il minore. 8. Quando I’anima abbandona la sua prigione, il corpo dell'uomo. 9. “('empio) é scacciato dalla luce nelle tenebre, 2 bandito dal mondo” (Gb. 18 : 78). 10, Riconciliati sinceramente con la Divinita. 11. Nell‘antichita il cielo era considerato simile ad una volta solida (Raqia’) che separava l’oceano celeste dall’oceano terrestre, impedendo allle “acque di so- pra” di precipitare sulla terra e distruggerla. 12. Concetto che ricorre spesso nel Trattato: “... per colpire la terra e il resto dei suoi abitanti”, “i resti dei fighi di Israele”, “.. affinché riconciliasse la terra con il resto dei suoi abitanti” ecc. E una nozione che si ritrova ‘spesso nell’Antico Testamento. Cid era do- NOE 193 vuto al fatto che il popolo ebraico, di fronte e agli stermini provocati dalle conti- nue guerre con i popoli vicini, si consolava con la speranza che, malgrado tutto, sarebbe sopravvissuto sempre un piccolo “resto” con il quale poter ricostruire il popolo. Alcuni esempi: Zaccaria 14: 2: “lo aduneré tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme ¢ la citta sar presa, le case saranno saccheggiate ¢ te donne violentate; la meta della citta andra in cattivita, ma il resto del popolo non sara sterminato dalla citta”. Geremia 6:9: “Il resto di Israele sari interamente racimolato come una vigna”. 13. Daniele 9: 23: “ego autem veni ut indicarem tibi, quia vir desideriorum 14. Secondo le Apocalissi ebraiche, battaglia finale in cui il Messia trion- fera su Gog e Magog (cfr. Apocalissi di Giov. 20 : 8). 15. Genesi 8 :7: “...¢ mando fuori il corvo ... il quale usci, andando e tornan- do...”. Ma No non voleva accoglierlo perché animale nero e quindi impuro, non adatto ai sactifici: “Che bisogno ha il mondo di te? Non servi né per cibo, né per sacrifi- ci” (Bereshit Rabbi, 333 : 5). 16. La colomba é il simbolo dello Spirito Santo. Essa vold tre volte lontano dall’arca. La prima volta fece ritorno non avendo trovato luogo dove “posare la pianta del suo piede"; nel secondo viaggio, fece ritorno reggendo con il becco una foglia di olivo che, dice la Tradizione, essa raccolse sul Monte degli Olivi rispar- miato dalle acque del diluvio. Parti una terza volta per non tornare pid. 17. Angelo inviato da Dio ad ogni uomo sin dalla nascita; in altre parole @Tangelo custode del Cristianesimo al quale il Creatore affida I'uomo affinché ne sia “Ia guida, il sostegno, il maestro, il consigliere e il compagno” e lo difenda dalle tentazioni demoniache. 18. Tra i popoli orientali, 'arcobaleno era il simbolo di un dio corrucciato che di esso se ne serviva a guisa d’arco per scagliare le folgori. Nell’ Antico Testa- mento, l'arcobaleno é il simbolo del patto di grazia stretto tra Dio e Noé; @ anche un pegno della misericordia divina verso I‘umanita. 19. Il centro @ un termine che, per Martinez, sembra avere una grande importanza. Noe, dopo avere diviso la terra tra i suoi figli, restd al centro della terra. Giacobbe fara altrettanto sul monte Moria; Mosé si ritird nel centro del- VEgitto. 11 concetto di centro & connesso con lo spazio e, di conseguenza, richiama il circolo. M. Meslin autore de “I! Meraviglioso” aveva scritto in proposito: ".... i valori religiosi del centro sono inseparabili dalle nozioni di spazio e di intimita. I centro, infatti, 2 percepito come un campo di potenza e di forza all'interno del quale sié protetti, al riparo da influenze malvagie. In questo spazio chiuso si incontrano esseri soprannaturali, i in rapporto con il divino ....”. Tutto cid ci rievoca il centro del cerchio che, in questo caso, diventa la proiezione geometrica del cosmo, cio’ un cosmogramma. L/operatore, nel suo centro, converge su di sé le forze cosmiche, difendend altresi, da quelle forze negative ben note a Martinez ed ai suoi emuli. 194 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE 20. Secondo Martinez la creazione concerne unicamente la materia. E nata nell'immaginazione del Creatore; in altre parole @ nata dal nulla e al nulla deve ritornare. L’emanazione, al contrario, riguarda gli esseri spirituali i quali, scrive Martinez, “esistevano in seno alla Divinita”. 21. Nog ristabill il calendario dei culti. 22. Operazioni (culto temporale) con invocazioni, preghiere ecc. 23, Le operazioni teurgiche di quei saggi erano compiute nelle ore not- turne. 24. figli della seconda posterita di No® usufruirono dello stesso potere di comandare agli spiriti, potere che gia il primo uomo aveva avuto. 25. I primi due figli %& tempo = 6 + 6 = 12 ore (giorno); gli altri due figli % tempo = 6 + 6 = 12 ore (notte). 26. Culto temporale (materiale) costituito dalle operazioni ed un culto puramente spirituale d’invocazioni ecc. 27. Leggendario re cushita (Gen. X, 8/9; 1 Cro. I, 10; Mic. V, 5). Il suo nome derivava da “marod” ribellarsi e cid stava a indicare la sua pessima fama. In odio a Dio ordind la costruzione della torre di Babele “per dare lassalto al cielo” € sostituire il culto divino con quello di idoli che fece costruire in tutto il suo regno. Una leggenda narra che questo re, vedendo che la torre, per quanto si elevasse, non raggiungeva mai il cielo, volle farvisi portare in una cesta per mez~ 20 di quattro avvoltoi. Questi lo portarono cosi in alto che di lui non si seppe pitt nulla, Nemrod regnd a lungo nella capitale del suo regno Sennar (Shinar) e co- strui altre citta: Acadia, Calne, Erech. Fu ucciso da Esait figlio di Giacobbe du- rante una partita di caccia. PARTE, ZA A MO ABRAMO d ora cominceré a parlarvi del tipo che Abramo rappre- ¥4| senta in questo universo. Sapete che il nome di Abramo fu cambiato in quello di Abraham‘. II primo nome signifi- &B! ca padre carnale terrestre, eletto al di sopra dei padri or- dinari di discendenze materiali terrestri sicché non ci fu mai tra i padri particolari temporali un uomo pit elevato in posterita carnale di Abramo. Da cid la Scrittura lo chiama semplicemente Abramo, padre eletto, enon Abraham, padre eletto di numerosa posterita di Dio, tale e quale avrebbe dovuto essere operata da Adamo nel suo stato glorioso, il quale, a causa della prevaricazione, @ diventato pa- dre eletto di posterita materiale terrestre. E vero che Abramo rime- did alle colpe di Adamo, dato che Abramo é veramente nato da una posterita divina. Infatti, nella discendenza di Abramo che il Crea- tore volle fare la sua elezione generale ¢ particolare, la prima per esercitare la sua giustizia e la seconda per manifestare la sua gloria. La Scrittura da a Abramo anche il nome di padre eletto di moltitudine di confusione. Queste tre diverse spiegazioni derivano dai tre primi discendenti che sono Ismaele, Isacco e Giacobbe. Ismaele, che prima vi ho descritto come il tipo della misericordia divina, rappresenta qui ugualmente il tipo della operazione fisica di Adamo per la riproduzione della sua posterita di carne, operazione che Abramo ripete di comune accordo con la sua concubina. Il loro figlio Ismaele, nato dalla cupidigia dei loro sensi materiali, fu esclu- so dalla casa paterna perché era stato concepito senza la partecipa- zione della volonta divina, il che ripete I’allontanamento di Caino dalla presenza del padre Adamo, essendo stato concepito come Ismaele senza la partecipazione della divina volonta, ma solo della 198 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE concupiscenza dei sensi della materia di Adamo ed Eva. II pane e T'acqua che Ismaele e Agar, sua madre, ricevettero da Abramo, con cui andarono dove il loro destino doveva condurli, rappresentava- no l'ultimo nutrimento spirituale ¢ temporale che ricevevano dal patriarca e questo tipo rinnovava anche I’ultimo nutrimento spiri- tuale che Caino ricevette dopo che ebbe escogitato di commettere lassassinio del fratello Abele. Avendo simboleggiato il tipo della sorella complice di Caino e la pitt colpevole, la mancanza del nutri- mento materiale in cui si trovd Agar con il figlio e che li consiglio di implorare il Creatore, rappresenta il dolore e la costernazione in cui vennero a trovarsi Caino e la sorella quando fu commesso I’assassi- nio del loro fratello Abele ed a causa di cid furono esclusi da qualsi- asi partecipazione alle scienze ed ai nutrimenti spirituali divini. L’an- gelo che apparve a Agar e a Ismaele, che sazid la loro fame e la loro sete ed ai quali fece conoscere il luogo dove I’Eterno aveva stabilito la loro dimora, ci ricorda la grazia che l’Eterno accordé a Caino ed alla sorella, facendoli segnare in fronte dall’angelo con il sigillo in- vincibile della sua divinita, il che rivelava ad ambedue di avere otte- nuto misericordia dal Creatore e che ancora una volta avrebbero goduto del nutrimento spirituale divino che avevano perdutoa causa del loro delitto. I] luogo della residenza di Agar e di Ismaele era lo stesso di quello in cui Caino e la sorella erano stati esiliati. Ecco cid che ci fa capire che Abramo ¢ Ismaele sono i tipi di Adamo e di Caino nelle loro operazioni materiali. Abramo fu eletto in una posterita materiale con la nascita del figlio Ismaele. Lo stesso accadde a Adamo, il che abbiamo affermato spesso in tutto quanto precede. Abramo, grazie al figlio Ismaele, si trova ad essere il padre di dodici tribi, come I’angelo I'aveva predetto a Agar. Ci furono anche dodici tribt in Adamo, contando lui stesso, i suoi tre figlie gli otto patriarchi che vengono dopo Set sino a Nog. Le dodici trib di Ismaele furono il tipo dell’avvento di quelle di Israele e di quelle del Cristo, si concentrarono in se stesse e non ebbero alcuna relazione con le tribii di Israele perché Ismaele, padre di quelle dodici prime trib, rinnova il tipo della prevaricazione e della riconciliazione rin- novando il tipo di Caino. Le tribi: ismaelite si mantennero sotto la protezione divina ABRAMO 199 finché osservarono il culto che il Creatore aveva loro indicato trami- te il suo angelo, ma, in seguito, essendosi alleate con le posterita di Cam e di Canaan, vennero abbandonate dal Creatore e, a causa del- la loro prevaricazione, si conformarono alla posterita di Enoc quan- do questa si legd a quella di Caino che il Creatore aveva escluso dall’assemblea dei figli di Vediamo da questa connessione di fatti che tutti i tempi e tutte le elezioni primitive si ripetono tra gli uomini e ci fanno sapere che si ripeteranno sino alla fine dei secoli. Il seguito di questo tratta- to fara comprendere meglio queste cose, allorché dimostreré chia- ramente che alla fine ogni cosa ritorna com‘era all’inizio. Passiamo alla seconda discendenza di Abramo. Abramo, dopo essersi parzialmente riconciliato con il Crea- tore, ebbe, per autorita divina, un figlio da sua moglie Sara, sebbe- ne, data la sua eta avanzata, non fosse pid in grado di concepire. Questo figlio, concepito senza la passione dei sensi materiali, fu chia- mato Isacco, il che ripete assai bene la nascita della seconda posteri- ta di Adamo nel figlio Abele. Isacco segui perfettamente le istruzio- ni spirituali divine che gli diede suo padre Abramo circa i diversi culti che era destinato a compiere, e cid ripete ancora il tipo di Abele sotto la guida spirituale di Adamo. ISACCO sacco, giunto all’eta di trent’anni ed essendosi perfezio- nato nelle scienze spirituali divine, manifesto al padre il ay) desiderio di operare un grande culto divino alla gloria del Creatore. Gli disse, secondo un interiore ammaestramen- to ricevuto dall’intelletto spirituale divino, che era giunto il tempo di mettere in pratica tutte le scienze divine di cui era venuto a cono- scenza e che offrisse un sacrificio all’Eterno. Abramo gli rispose: “Figlio mio, sia come desideri e che il sacrificio che ti proponi di offrire al Creatore possa servire d’espiazione agli uomini della ter- ra, affinché ritornino in grazia, riottengano le loro virtt prime e pos- fe Ky 200 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE sano operare con efficacia il culto divino per il quale sono stati crea- ti”. Abramo, dopo avere consentito al desiderio del figlio Isacco, parti con lui, sorto il sole, per recarsi sul monte Moria (questo nome si divide in due parti: la prima, MOR, significa distruzione delle for- me corporee apparenti e IA vuol dire visione del Creatore). Con- dussero con sé due servitori ed un asino. Lasciarono i due servitori lontani dal monte per rappresentarci l’allontanamento e l’abbando- no che le due nazioni, quella di Ismaele e quella di Israele, avrebbe- ro fatto in futuro del culto divino, da cui sarebbero cadute nella pri- vazione spirituale divina, come avvenne in seguito. Abramoe Isacco tennero con sé I'asino per dimostrarci l’ignoranza in cui si sarebbero trovate quelle due nazioni e che, a loro danno, la luce sarebbe stata trasferita nelle tenebre e tra i popoli gentili. E cid che il Cristo ci ha realmente simboleggiato entrando in Gerusalemme a dorso d’un asino. Una volta che Abramo ed Isacco furono sulla vetta della mon- tagna e dopo avere fatto i preparativi per il sacrificio, Abramo invo- cd il Creatore per esortarlo ad essere presente in natura divina al- Yolocausto, che gli offriva, di cid che aveva di pit: caro al mondo. Gli offri dall’intimo del suo cuore e con completa rassegnazione, suo figlio, il giusto Isacco dal quale, tuttavia, doveva sorgere una poste- rita di Dio sulla quale doveva istituirsi I’elezione spirituale divina. Dopo linvocazione, Abramo rivolse gli occhi al figlio Isacco; il fi- glio, sapendo di essere Ja vittima che il padre aveva scelto, si offri generosamente ponendosi subito nella posizione necessaria per es- sere immolato. Abramo, preso il coltello, stava per vibrare il colpo, ma lo spirito del Signore che era realmente presente all’ operazione e che conosceva la purezza dell’intenzione dei due uomini, provocd una forte attrazione in Abramo da abbatterlo e metterlo nell’impos- sibilita di portare a termine il sacrificio. Lo stesso spirito poi gli par- lo dicendogli che il Creatore aveva gradito la sua buona intenzione e quella del figlio e che andava a rendere all’Eterno una buona testi- monianza della loro operazione. Abramo rialza il figlio dal rogo e gli disse: “Ricorda, figlio mio, che il pit grande sacrificio che si pos- sa fare al Creatore sono la parola e l’intenzione. L’Eterno intuisce e conosce perfettamente la buona o la cattiva condotta, come le ope- razioni del minore spirituale. Il pensiero buono del minore rende manifesta la gloria dell’Eterno ed il pensiero iniquo rende manifesta la sua giustizia sugli empi”. Alora Isacco si rivolse al padre dicen- ABRAMO 201 dogli: “Il Signore, soddisfatto della tua irremovibile decisione e di quella di tuo figlio, ti ha innalzato al massimo grado della sua gloria e ti ha eletto padre oltre ogni senso d’essere materiale. Lodiamo il Signore per aver rimesso in grazia il padre delle moltitudini della terra ed anche per avere esaudito la sua posterita!”. Poi, scorsero un ariete che spuntava da un cespuglio; lo presero e l'offrirono in sacri- ficio per completare la loro operazione. Fu allora che compresero perfettamente la volonta del Creatore in merito ai diversi culti gene- talie particolari che essi e i loro discendenti dovevano operare sulla terra, cosi come i vari tipi d’animali che dovevano servire da olo- causto nelle varie operazioni del culto diving; il che ci fa capire che il vero culto del Creatore @ sempre esistito tra gli uomini. Sebbene il sacrificio di Abramo sia il simbolo di quello che fu offerto dalla persona di Abele, tuttavia sussiste una notevole diffe- renza in quanto Abele fu immolato realmente per completare la ri- conciliazione del padre Adamo, mentre Isacco fu immolato solo con il pensiero e con I’intenzione del padre Abramo. Questo pensiero e questa intenzione bastarono perché Abramo si riconciliasse compiutamente con il Creatore. Cid non deve meravigliarvi, dato che la colpa di Adamo, essendo molto pit grave di quella di Abramo, richiedeva anche una maggiore espiazione. Devo spiegarvi anche il tipo della montagna sulla quale sali- rono Abramo e Isacco, quello della legna che adoperarono per il sacrificio spirituale e quello rappresentato da Abramo che toglie il figlio dal rogo. La montagna é il simbolo dell’asilo spiritoso in cui i minori deceduti di questo basso mondo andranno a terminare, in privazione divina, quanto resta delle loro operazioni spirituali sem- plici?, secondo il decreto del Creatore, il che comunemente é detto purgatorio. La montagna rappresenta anche il cerchio sensibile di cui ho gia parlato ed é cid che Abramo ci ha simboleggiato salendo con il figlio su questa montagna, la pitt elevata oltre i sensi materiali. La legna sulla quale Isacco si era steso manifesta il genere di legna di cui in futuro ci si sarebbe serviti per bruciare l’olocausto e per offri- re il profumo necessario alle operazioni dei diversi culti che sono: culto di espiazione, |; culto di grazia particolare e generale, 2; culto contro i demoni, 3; culto di preservazione e di conservazione, 4; cul- 202 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE to contro la guerra, 5; culto per opporsi ai nemici della legge divina, 6; culto della legge e della perseveranza nella virti spirituale divina, 7; culto per far discendere lo spirito divino, 8; culto per fissare lo spirito conciliatore divino in sé, 9; ed il culto annuale o dedica di tutte le operazioni al Creatore, 10. Tutti questi culti furono compresi nei due che furono operati da Mosé in Israele e da Salomone nel Tempio, per i quali furono usati i vari tipi di legna e i diversi profu- mi consacrati per i sacrifici. II tempo in cui ciascuno di questi culti veniva compiuto cadeva ad ogni rinnovo della luna e, da quando esistono gli uomini, questi culti si compiono ancora tra noi. Abramo che toglie il figlio dal rogo, é il simbolo dello spirito che il Creatore invia ai minori, mentre pagano il tributo alla giusti- zia divina con lo svolgersi delle operazioni nei tre cerchi che ho gia distinto con i nomi di sensibile, visuale e razionale, nei quali il cam- biamento delle azioni spirituali dei minori é raffigurato dal cambia- mento della materia corporea dell’uomo Isacco con una vittima ani- male passiva, quest'ultima non dovendo essere che l’ombra e I’im- magine di quella che in seguito sara offerta in natura effettiva, cosi come Iofferta di Isacco da parte di suo padre l’aveva preannunciata. Ecco la spiegazione del primo tipo che Abramo e Isacco rappresen- tano in questo basso mondo. Il secondo tipo é quello dell’alleanza divina con gli uomini. Abramo, che gia aveva rappresentato il tipo della prima riconcilia- zione di Adamo con i favori che ricevette dal Creatore quando ab- bandoné la casa paterna dove si compiva un culto demoniaco, il Creatore lo fece informare sulle sue volonta, gli trasmise una com- pleta conoscenza della legge divina e lo prepard alla conversione spirituale come aveva fatto con il primo uomo. Abramo, cessando di essere in potere dei demoni, manifestd al Creatore la gioia della sua riconciliazione divina e, per avvalorare la sua fede e la sua per- severanza nella riconciliazione, chiese al Creatore di poter contrarre un‘alleanza con lui. Allora da parte dello spirito divino gli fu detto: “Abramo, circoncidi la tua carne, ed il sangue che la tua carne ver- sera sulla terra dinanzi al Signore sara la prova sicura dell’alleanza che il Creatore fa con te”. E cid che comunemente si chiama battesi- mo di sangue. Questa alleanza del Creatore con Abramo spiega chia- ABRAMO 203 ramente quella che il Creatore é sempre disposto a fare con la crea- tura minore, purché questa creatura lo desideri e se ne renda degna. La circoncisione é stata osservata tra i discendenti di Abramo ed il Cristo stesso, nella sua qualita di uomo-Dio e di uomo divino, ci ha garantito, con la circoncisione subita, l’alleanza del Creatore con Adamo, Noé, Abramo e con tutta la creazione. Ecco in che modo il secondo tipo di Abramo ci dimostra la grazia della bonta e della misericordia del Creatore nei riguardi della creatura. Isacco, come avete visto, é il tipo del Cristo, poiché Abramo, in riconoscimento della sua grande fede, fu provvisto dal Creatore di tutte le virti: potenti di cui aveva usufruito Adamo nel suo stato glorioso. Fu chia- mato dallo spirito perfetto uomo-Dio della terra, in quanto da lui sarebbe nata una vera posterita di Dio sotto forma corporea appa- rente terrestre. Abramo cosi fu il tipo del Creatore; di conseguenza, nacque da lui un giusto puro e santo, che fu chiamato, come ho gia detto, Isacco (questo nome significa riso 0 giubilo in Dio). Abramo fu ancora il tipo del Creatore nel voler sacrificare il proprio figlio e questo figlio, come s’@ detto, era il vero tipo di colui che il Creatore avrebbe inviato sulla terra per realizzarvi il vero sacrificio. Ecco quale @ il secondo tipo che Abramo e Isacco rappresentano in questo uni- verso. GIACOBBE 1 terzo si trova tra i discendenti di Isacco. Sapete che que- i) sti ebbe due figli gemelli ci cui l’uno fu chiamato Giacobbe i] e l'altro Esai. Giacobbe era il primo de! concepimento, Esait il secondo. Questi due uomini, nati da un padre tan- to giusto, erano destinati a rappresentare un tipo essenziale e molto istruttivo per tutti gli uomini della terra. Non esaminero i particola- ti dell'usurpazione che Giacobbe fece a danno del fratello Esau, la Scrittura ne parla abbastanza, poiché ha dato Giacobbe, a questo proposito, il soprannome di soppiantatore e questo fatto é di facile comprensione in quanto lo vediamo messo in atto ogni giorno tra gli uomini che non cercano altro che di soppiantarsi a vicenda. Per- cid vi dird che Abramo é stato il tipo del padre divino e Isacco quel- ‘Gi 204 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE lo del figlio della Divinita. Ugualmente, questi due fi sono i tipi della prima e della seconda emanazione spirituale. La prima emanazione spirituale fatta dal Creatore é quella degli spiriti che prevaricarono. Giacobbe, sebbene secondogenito, fu il primo concepito da Isacco. La seconda emanazione fatta dopo la prev: cazione dei primi spiriti é quella del minore spirituale che chiamia- mo Réaux, rosso o Adamo. Esati, sebbene primogenito, fu il secon- do figlio concepito da Isacco. Poiché i primi spiriti prevaricarono contro il Creatore, il minore, o il primo uomo, li sostitui spiritual- mente diventando con cid loro primogenito. Giacobbe, come avete visto chiaramente, rappresenta, stando al suo ordine di concepimen- to, il tipo degli spiriti prevaricatori, mentre Esais, secondo il suo or- dine di concepimento, é il tipo del minore. Ma la vera prevaricazione di Giacobbe consiste nell’avere sorpreso la buona fede di suo padre, d’aver fatto uso di tutte le sue facolta e di tutti i mezzi possibili spirituali e temporali per indovina- re il pensiero del fratello Esai, di aver voluto opporsi alla buona azione di questo pensiero vantaggioso a suo fratello, di averlo sosti- tuito in tal modo in ogni suo diritto spirituale e di averlo ridotto con tutti i suoi poteri in schiavitii ed in privazione divina per un tempo indeterminato. In questo Giacobbe rinnova la prevaricazione dei primi spiriti verso il Creatore. Come posterita di Dio, egli rappre- senta la posterita superiore divina. Del resto vediamo in Giacobbe la doppia prevaricazione dei demoni, cioé quella che essi misero in atto contro il Creatore e quella contro la sua creatura ed i suoi poste- ti. Infatti, Giacobbe non ha forse prevaricato dapprima contro il pro- prio padre e poi contro il fratello minore Esati, come il demone ha prevaricato contro il divino padre e contro il minore suo fratello spirituale? Gli uomini non ci rievocano ogni giorno la stessa cosa con la subdola condotta nei riguardi sia del Creatore, sia dei loro fratelli? D’altronde non deve sorprendervi il fatto che Giacobbe si sia comportato in questo modo verso Esau. Esai preferi il culto terre- stre a quello del Creatore, si preoccupé solo di caccia e d’uccidere animali selvaggi, anziché dedicarsi a combattere |'intelletto demoniaco che si era impossessato del fratello Giacobbe. Sicché, per ABRAMO 205 aver abbandonato il culto spirituale divino per non dedicarsi che a occupazioni puramente materiali, si attird le punizioni che si meri- tava perdendo tutti i suoi diritti spirituali. Esau, tuttavia, si riprese dal suo smarrimento, capi, con Iaiuto della divina misericordia, la gravita delle sue prevaricazioni e, rendendosi conto di essere decaduto da tutti i suoi diritti spirituali divini e temporali, cadde in una profonda costernazione. Non poté evitare di lamentarsi con il padre dell’angheria fattagli dal fratello Giacobbe, gli fece capire il suo dolore d’essere venuto al mondo per primo e, tuttavia, d’essere considerato secondo per quanto riguardava i beni spirituali. Era il simbolo di cid che in seguito sarebbe capitato a Israele che, da pri- mogenito spirituale nel mondo e da primo erede della legge divina, doveva essere sostituito da coloro che sarebbero venuti dopo con- fermandoci con cid la predizione della Scrittura per cui i primi sa- ranno gli ultimi?. Esau, dopo essersi inutilmente lamentato con il padre e ve- dendo di non essere riuscito a commuoverlo, gli disse con voce ri- sentita: “Non mi hai riservato, dunque, nessuna benedizione?”.‘Con il termine benedizione, Esai: cercava di ottenere dal padre qualche potere o dono spirituale, trovandosi nell’impossibilita d’operare un qualsiasi culto divino alla Gloria del Creatore; cid ci fa capire che Dio da ai suoi eletti, senza alcuna distinzione temporale, la cono- scenza dei suoi doni spirituali a vantaggio degli uomini della terra, come ordina a questi stessi eletti di trasmettere i loro doni e le loro virtt spirituali solo a coloro che sono degni di una simile eredita. Esaii, rendendosi conto di non poter ottenere nulla dal cuore di suo padre, gli parlé una seconda volta dicendogli: “Dato che non ti ri- mane nessun dono spirituale di cui possa disporre a mio favore, ti scongiuro, per quel che sono, di benedirmi in nome dell’Eterno”. Isacco rispose: “Ho nominato tuo fratello signore degli uomini della terra, ho sottoposto tutti i suoi fratelli al suo dominio, I’ho confer- mato nel possesso delle operazioni spirituali temporali ed in quelle spirituali divine. Non resta pit nulla in mio potere da concederti”. Esau lancid un grido, sparse abbondanti lacrime limitandosi a la- mentarsi amaramente. Non disse pitt nulla a suo padre che vedeva sul punto d’essere richiamato dal Creatore da questa in un’altra vita. Ma Isacco, impietosito dalla triste condizione del figlio, lo chiamé a 206 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE sé e gli disse: “Esati, ascolta con attenzione cid che ti dico. La bene- dizione che mi chiedi sta nel grasso della terra a causa della tua pre- varicazione”. Poi lo benedisse dicendogli: “La benedizione che ri- verso su di te viene dall’Eterno, come la rugiada del cielo che si sparge sulle piante per alimentarle viene dall’alto”. Esau si ritird pitt soddi- sfatto, da suo padre, di quanto non lo fosse stato prima. Ecco le cose che dovevo dirvi circa il tipo di Esat. Osservate se la condotta di suo padre verso di lui non é il vero tipo dell’immutabilita dei Crea- tore nei suoi decreti di giustizia verso i colpevoli, sia del presente secolo, sia dei secoli trascorsi. Inoltre, osservate se la misericordia che Isacco esercita alla fine dei suoi giorni sul figlio Esai: non rap- presenta veramente la misericordia del padre divino nei riguardi della propria creatura, quando ricorre direttamente a lui. Cid ci ri- vela anche la grande riconciliazione futura, ma tratterd questo argo- mento nel prosieguo del trattato, in quanto adesso voglio istruirvi sul tipo di Giacobbe. Giacobbe ebbe numerosi discendenti e poiché li vide prospe- rare notevolmente in ricchezze temporali, ispird loro facilmente l’am- bizione dei beni terreni. Ma, volendo dedicarsi a questa peccamino- sa passione, essi finirono per dimenticare completamente il culto divino, sicché non ne restd la minima traccia nella memoria di Giacobbe, né in quella della sua discendenza. Giacobbe allora si la- scid convincere dallo spirito demoniaco che tutto cid che possedeva in beni terreni derivava soltanto dal grande principe dei demoni per cui, secondo il culto che avessero offerto, lui ed i suoi posteri, a questo grande principe, sarebbero stati ricompensati. Giacobbe, che era diventato avido di beni materiali, accettd facilmente questa insi- nuazione. Aveva dimenticato la sua origine spirituale divina di cui il Creatore gli aveva tolto ogni cognizione, presto abiurd la sua ema- nazione originale e lo stesso Creatore e ritenendo se stesso e tutta la sua discendenza soltanto degli esseri passivi. Con questi propositi, si abbandoné del tutto alle scienze materiali demoniache, ed aven- dole conosciute in breve tempo, si propose di attuarle ed operarle. Di conseguenza, decise di andare nel paese di Haran e, poiché la notte lo aveva sorpreso in viaggio sul monte Mor-ia o Mahanaim (questa parola significa i due campi, quello dei demoni e quello del Creatore), si prepard a realizzare su questo monte il pensiero che ABRAMO 207 aveva concepito contro il Creatore. Era pressappoco la sesta ora del giorno quando il sole stava tramontando allorché fece l’invocazio- ne. Non appena ebbe terminato I’invocazione, il Creatore gli fece apparire un angelo simile, nell’aspetto, ad un uomo. (Sapete che I’uo- mo corporeo non poteva sostenere la vista dello spirito puro senza morire o senza che la sua forma corporea fosse subito consumata). La presenza di questo spirito provocd un tale turbamento, o elettrizzazione, sulle essenze corporee e su quelle animali spirituali di Giacobbe da sconvolgerlo. Allora Giacobbe imploro il Creatore ed abiurd dinanzi a lui, una buona volta, tutto cid che aveva accolto della parte demoniaca. L’angelo gli parld poi, rimproverandolo per la sua pessima condot- ta, sia passata che presente, nei confronti del Creatore, del fratello, del padre, della propria discendenza e verso se stesso. Giacobbe, spaventato e come se si fosse risentito delle minacce dell’angelo, si scaglid contro di lui e lo combatté per tutta la notte sino all’aurora. Ma, quando fini di lottare, I’angelo chiese a Giacobbe quale fosse il suo nome. Giacobbe, anziché dire il suo nome, pregé |’angelo di benedirlo. L’angelo chiese ancora a Giacobbe il nome, Giacobbe die- de sempre la stessa risposta. Infine, l’angelo richiese per l’ultima volta, il nome a Giacobbe, questi gli rispose di chiamarsi Giacobbe. Non appena I’angelo ebbe saputo il nome, gli disse: “Giacobbe, in- gannatore del Creatore del quale hai rinnegato lo spirito” . Dopo queste parole lo spirito provocd un forte turbamento sulla persona di Giacobbe da ledergli il tendine di Achille. “Ti chiami Giacobbe. Ebbene, in futuro ti chiamerai Israele o forte contro lo spirito del Creatore”. E si separarono ambedue, Giacobbe completamente scon- certato per essere stato segnato dallo spirito che aveva rinnegato. Il segno di Giacobbe é rimasto tra i suoi discendenti, per lun- go tempo, quale dimostrazione della prevaricazione di Israele. Fu dopo quel periodo che I’Eterno vietd, sia nel tempio di Mosé, sia in quello di Salomone, che nessuna persona segnata dalla nascita dalla lettera B potesse essere ammessa al culto divino con qualsiasi prete- sto. Questa legge, che fu emanata con severissime pene, venne con- fermata dal Cristo affinché tutti coloro che sarebbero stati ed ancora oggi sono incaricati di fare operare il culto divino in un tempio spi- 208 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE rituale osservino questa ordinanza con la massima cura®. Giacobbe, compenetrato dal dolore, rammentd nell’animo tutta la mostruosita della sua condotta, si ricordd che quando aveva stabilito di usurpare i diritti del fratello Esai: aveva dato un bacio a suo padre Isacco al fine di poter sorprendere meglio la sua buona fede. In ultimo, riesaminé tutte le sue prevaricazioni contro il Crea- tore, contro se stesso e contro le leggi della natura e questo ricordo lo avvili ai punto da non poter pitt credere di trovare grazia davanti all’Eterno, né d’essere compreso nel numero dei mortali che avreb- bero partecipato alla misericordia divina. Soprattutto erano state le parole dell’angelo che lo avevano maggiormente addolorato, cosi come il risultato imprevisto che aveva ottenuto dalla sua prima ope- razione demoniaca. Tuttavia, nonostante l’avvilimento e la tristezza delle sue riflessioni, Giacobbe espresse il pio desiderio di ritornare nelle grazie del Creatore e non cesso di chiedergli completa riconci- liazione. Gli apparve una visione naturale‘, con sembianze umane, la quale gli assicurd che i suoi voti erano stati esauditi. Lo spirito che gli apparve era lo stesso che lo aveva segnato al tendine della gam- ba destra. Indicd a Giacobbe i mezzi per procurarsi cid che desidera- va dal Creatore. A questo scopo, lo spirito lo benedisse effettiva- mente’ e l’ordind di nuovo. In tal modo Giacobbe fu ristabilito in potenza spirituale divina per operare, quarant’anni dopo la sua or- dinazione, i diversi culti divini, il che fece in effetti al termine dei quarant’anni sulla vetta dello stesso monte Mor-ia dove era gia sta- to una volta. Si recd su quel monte verso la sesta ora, come al solito, e, dopo avere preparato ogni cosa per I’operazione, recitd la pre- ghiera dalla sesta ora sin verso la meta della notte. Allora, fece le invocazioni necessarie per revocare definitivamente gli effetti della giustizia con cui il Creatore lo aveva minacciato tramite l’angelo. Riusci nell’intento e quattro angeli vennero ad istruirlo sulle cose che ancora doveva operare per ottenere dal Creatore la completa riconciliazione che ottenne, infatti, nel modo che mi accingo a nar- rarvi. Nell’ottavo giorno dopo quest’ ultima operazione, Giacobbe si mise in viaggio per ritornare sulla vetta della montagna e, essendo- vi giunto al termine del nono giorno, al tramonto del sole, si prepa- 16, secondo il suo solito, a compiere l’ultima operazione di riconci- liazione. Tra la meta del nono giorno ed I’inizio del decimo, Giacobbe ABRAMO 209 ebbe la certezza della sua definitiva riconciliazione, ma il risultato dell’operazione lo aveva agitato a tal punto da non potere reggersi in piedi. Si coricé, allora, sul lato sinistro e, avendo appoggiato la testa sopra una pietra, considerd in quella posizione tutto cid che era scaturito dal suo lavoro spirituale divino. Vide sette spiriti che salivanoe scendevano verso di lui. Tra questi spiriti riconobbe quel- lo che lo aveva segnato e le cui minacce lo avevano spaventato tan- to. Riconobbe anche i quattro angeli che erano venuti per istruirlo su cid che gli restava da fare per rientrare del tutto in grazia del Creatore. Scorse anche la gloria del Creatore che era il luogo dal quale uscivano e rientravano i 7 spiriti. Allora Giacobbe fu convinto di aver ottenuto la riconciliazione divina. Per cui disse Giacobbe: “E questo il luogo della perfetta visione poiché ho visto I’Eterno faccia a faccia. Questo é il centro dell’universo e della terra che sta di fron- te al Creatore, ed @ in questo punto che segnerd il luogo dove sorge- ra la casa che sara costruita in nome del Creatore”. Infatti, con tre pietre che dispose a triangolo, segno il luogo definitivo dove sareb- be stato costruito il tempio del Signore, sul monte Mor-ia, il che fu eseguito da Salomone, Chiram e Hiram, re di Tiro*. Il uogo che Giacobbe segné con tre pietre disposte a triango- lo simboleggiava la forma corporea della terra. Egli resto al centro del triangolo per dimostrare che il Creatore aveva posto I’uomo- Dio al centro dell’universo affinché comandasse e governasse tutti gli esseri emanati e creati. Faceva capire anche che era il luogo reale in cui il Creatore si rivelava veramente e manifestava la sua gloria al primo minore, finché restava fedele alla sua giustizia. Ecco perché lo spirito indusse Giacobbe ad indicare quel luogo affinché fosse quello dove sarebbe stato innalzato il tempio, in quanto era il tipo del luogo dove il corpo di gloria di Adamo era stato creato e che fu chiamato tempio spirituale della Di ‘a. In questo tempio spiri- tuale stava veramente racchiuso uno spirito divino. La stessa cosa avvenne naturalmente con la costruzione del tempio di Salomone sul quale lo spirito divino discese sotto forma di nube. Giacobbe, essendosi convinto completamente della sua riconciliazione, si ras- segnd ad operare semplicemente il culto divino in futuro. Stabili il tempo in cui avrebbe operato con i suoi discendenti. A tal fine fece, in una sola giornata, quattro operazioni divine con quattro interval- 210 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE li ogni sei ore. Poi fece, per sei giorni consecutivi, una operazione di veglia spirituale divina; il che dava complessivamente dieci opera- zioni nello spazio di sette giorni. L’insieme di queste operazioni con- tiene il numero denario consacrato alla Divii ed il numero settenario consacrato allo spirito. Nelle quattro prime operazioni Giacobbe supplicd solo il Creatore invocandolo con il suo primo nome ineffabile * , dopo di che disse: “A me il Dio di Abramo!”. Invocé il Creatore con il suo secondo nome ineffabile # e disse: “A me il Dio di Isacco!”. Invocé, infine, il Creatore con il suo terzo nome ineffabile * e disse con ardore: “A me il Dio di Giacobbe, che é an- che il Dio di Abramo e di Isacco, che opera divinamente in noi tre cosi come noi operiamo tutti e tre in lui nella nostra unita di potenza spirituale divina!”. Dopo questa invocazione Giacobbe riconobbe veramente Abramo come tipo del Creatore dalle numerose potenze spirituali che gli furono date. Riconobbe Isacco come il tipo del fi- glio divino o dell’azione divina, dalla grande posterita di Dio che derivé da luie nella quale si manifestarono I'elezione e la manifesta- zione della gloria divina. Ed in sé stesso Giacobbe riconobbe il vero tipo dello spirito dalle grandiose meraviglie che il Creatore aveva compiuto per lui, mostrandogli apertamente la gloria divina. Quest’ultimo tipo rinnova anche quello della misericordia che il Creatore attuera sino alla fine dei secoli sulla propria creatura, cosi come ce lo ha dimostrato Giacobbe con la sua ultima operazio- ne nella quale aveva invocato lo spirito del Creatore affinché si dif- fondesse sui suoi posteri traviati dal suo esempio e li liberasse in tal modo dalla schiaviti dei demoni, il che lo spirito santo in effetti operé con la parola di Mose. Da cid abbiamo appreso che Dio era in tre persone e questo perché il Creatore ha operato tre azioni divine e distinte l’una dall’altra in favore dei tre minori di cui abbiamo par- lato, conformemente ai tipi che dovevano rappresentare nell’uni- verso. Queste tre-persone sono in Dio solo per quanto riguarda le loro operazioni divine e non possiamo pensarle in modo diverso senza degradare la Divinita che é indivisibile e non pud essere sot- toposta, in nessun modo, ad avere in sé diverse personalita le une distinte dalle altre®. Se ci fosse possibile ammettere nel Creatore delle personalita distinte, dovremmo in tal caso ammetterne quattro an- ziché tre, limitatamente alla quadruplice essenza divina che dovete ABRAMO. 211 conoscere, cioé lo spirito divino 10, lo spirito maggiore 7, lo spirito inferiore 3 e lo spirito minore 4. Da cid sappiamo che @ impossibile che il Creatore possa essere diviso in tre nature particolari. Che co- loro che vogliono dividere il Creatore nella sua essenza cerchino almeno di dividerlo in tutto il contenuto della sua immensita. Allo scopo di farvi rilevare in definitiva tutti i tipi che rappre- sentano Abramo, Isacco e Giacobbe, vi dird che questi tre minori simboleggiavano la vera immagine di Adamo, di Abele e di Set nei confronti del Creatore. I tre primi come i tre ultimi avevano visto la gloria del Creatore. Noé, Sem e Jafet ebbero lo stesso beneficio. In quanto a Esai, che non ebbe una particolare eredita, @ il tipo di Cai- no in Adamo, quello di Cam in Noé ed il suo in Abramo. Non solo Abramo, Isacco e Giacobbe sono stati i tipi dell’azione divina messa in atto dallo spirito divino tra i minori passati e presenti, ma anche tra i minori futuri. Adamo, Noé con i loro discendenti avevano prefigurato tutti questi tipi. II Cristo, Mosé, Elia li hanno confermati con le loro operazioni sul monte Tabor dove videro tutti la gloria del Creatore. II bacio che Giacobbe diede a Isacco, quando ebbe de- ciso di sostituire il fratello, rivelava i] tradimento che l’uomo-Dio doveva provare da parte di uno dei suoi discepoli detto Giuda Iscariota: I’unoé l’ingannatore della materia, l’altro dello spirito. Fate attenzione che la cupidigia della materia non vi induca a ripetere un tipo cosi iniquo. Ecco cid che dovevo dirvi d’interessante sulle per- sonalita di Abramo, Isacco e Giacobbe, senza entrare nei particolari del comportamento temporale che mantennero in questo mondo, la Scrittura dice abbastanza su questo argomento. 212 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE NOTE ALLA TERZA PARTE 1. Genesi 17 : 3/5: “... non sarai piit chiamato Abramo, ma il tuo nome sara Abrahamo, perché ti costituisco padre di una moltitudine di nazioni". 2. Operazioni puramente spirituali, prive di qualsiasi elemento materia- : 3. Matteo: 10: 30 : “Ma molti primi saranno ultimi ¢ moiti ultimi primi"; Marco 13 : 30 : “Ecco, vi sono degli ultimi che saranno primi ¢ dei primi che sarauno ultimi”. 4. L’Antico Testamento conosce la magica efficacia della benedizione che, in Israele, era concepita come un dono diretto della Divinita. La benedizione pro- nunciata dagli uomini @ sempre di natura divina, ¢ Dio che benedice servendosi degli uomini ed é irrevocabile come nel caso di Giacobbe. Alle volte ¢ anche ine- vitabile come nel caso di Balaam che fu costretto a benedire solo chi Dio aveva stabilito: “Ecco ho ricevuto l'ordine di benedire; Egli ha benedetto; io non posso contraddi- re”. (Num. 23 : 20) In tal caso si dice che I'uomo é “in benedizione”. La benedizione comprendeva anche concetti materiali: fecondita, ricchez- 2a, grassezza della terra ecc., come nell’episodio di Esai. 5. Levitico 21 :16/20:"Nelle generazioni future nessuno dei tuoi discendenti si avvicinera per ofrireil pane del suo Dio, perché nessun womo che abbia qualche deformita potri accostarsi:né il cieco, nélo zoppo, né chi ha una deformita per difetio o per eccesso, una frattura al piede o alla mano, né il gobbo, né il nano..."; Samuele 5 : 8 : “Davide disse in quel giorno: “Chiunque batterd i Gebusei giungendo finoal canale e respingert gli zoppi ei ciechi che sono gli avversari di Davide”. Da questo ha avuto origine il detto: “il cieco ¢ lo zoppo non entreranno nel tempio”. Da cid ebbe origine la “regola della lettera B", citata da Martinez de Pasqually, regola che fu adottata dalla Massoneria fran- cese del sec. XVIII e, secondo la quale, non accettava uomini con impedimenti costituiti da infermita o difetti corporei i cui nomi, in francese, cominciavano con la lettera B: bancal, begue, bossu, borgne ecc. (Guénon, Bayard). 6. Gli apparve uno spirito che poté vedere con i suoi occhi, 7. Gli diede quella benedizione che non gli aveva dato prima, dopo che ebbero lottato tutta la notte. 8. In conformita a II Cronache 3 : 1, la tradizione talmudica ravvisa nel ABRAMO 213 monte Moria il luogo dove fu costruito il tempio salomonico. 9. Quando Martinez cita la Trinita divina non si riferisce mai al dogma di Nicea che rifiuta categoricamente. Le tre Persone della Trinit non sono altro che tre facolta costituenti la triplice potenza del Creatore: Padre Pensiero Intenzione Figlio Verbo Volonta Spirito Santo Operazione Parola. MOSE nizierd a parlarvi, adesso, del grande tipo che rappresen- ta Mosé nell’universo. Conoscerete l’effettivo rapporto che 4-4) ha con tutti i tipi passati, il duplice tipo del Creatore e quello di tutti gli spiriti dei quali si serve il Creatore per manifestare la sua gloria e la sua giustizia. Apprenderete se é possi- bile dubitare della verita dei fatti spirituali che sono stati compiuti dall'inizio del mondo, che saranno compiuti sino alla fine dei secoli e di quelli che si sono avverati dalla prevaricazione dei primi spiriti sino a quella del primo minore. Infine giudicherete se dico la verita 0 se faccio uso di inganni e di sofismi allo scopo di sorprendere la buona fede dell’uomo di desiderio. Non é mia abitudine, né mia predisposizione. Sin dalla mia infanzia ho detestato sempre la men- zogna el‘orgoglio, liho ripudiati per dedicarmi solo alla verita delle cose spirituali divine e spirituali temporali. Sicché non dovete teme- re da parte mia che vi parli il linguaggio dell’errore. Inizierd con il darvi l’interpretazione del termine Egitto dove, come sapete, nacque Mose. Questa parola significa luogo di priva- zione divina o terra maledetta. La erano stati precipitati i nemici della divina volonta con i loro seguaci. Le popolazioni che risiedono in questo paese e che ne coltivano la terra secondo la loro naturale predisposizione rappresentano i primi spiriti prevaricatori che ope- rarono ed ancora oggi operano secondo la loro volonta indipenden- temente da quella del Creatore. I primi spiriti vennero confinati nel- la parte di Mezzogiorno ed in quella parte é posto |’Egitto. La di- scendenza di Abramo, Isacco e Giacobbe, avendo prevaricato, cad- de in potere degli abitanti dell’Egitto e vi soggiacque per 430 anni. Rappresenta il vero simbolo di quei minori spirituali che sono so- 218 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE praffatti dalla potenza dei demoni. Veniamo a Mosé. Tupz, che la Scrittura chiama Amram, della tribi: di Levi e Maha, sua moglie, che la Scrittura chiama Iochebed, della stessa casa di Levi, furono eletti, sebbene fossero schiavi nella terra d’Egitto, per dar vita ad una posterita di Dio che doveva rigenerare la poste- rita di Adamo, Abramo, Isacco e Giacobbe ed in questo modo rin- novare la posterita di Adamo. Tupz vuol dire colmo dibonta divina ed ha il numero senario, 6. Maha, o Marra, significa fecondita spiri- tuale divina ed ha il numero 4. Tutti e due ebbero in eta inoltrata una discendenza composta di due maschi ed una sola femmina, cioé il padre ebbe prima Merian all’eta di sessantasei anni, 66 = 3. Questa figlia fu, quindi, chiamata Merian che significa terra vergine. Fucom- petente in cognizioni spirituali divine e sacrificd la sua verginita per poter esercitare il vero culto concesso e ordinato al suo sesso. Tupz ebbe poi Aronne all’eta di settantanove anni, 7, ed ebbe l’ultimo fi- glio Mose all’eta di ottantadue anni, 10. Maha generd Merian all’eta juarantotto anni, 3, Aronne all’eta di sessantun anni, 7 e Mos all’eta di sessantaquattro anni, 10. Tupz e Maha morirono poco pri- ma dell’uscita di Mosé dalla terra d’Egitto, senza che mi preoccupi di fissarvi la data della loro morte del tutto inutile per i fatti che desidero farvi conoscere. Mosé nacque il 14° della luna di Nisan, 0 di Marzo. Fu posto in una specie di culla, 0 d’arca, nella quale gal- leggid per un certo tempo sulle acque del Nilo; questa parola signi- fica principio d’azione e d’operazione spirituale temporale. La na- scita di Mosé in terra d’Egitto, dove le diverse popolazioni viveva- no nella confusione e nelle tenebre, simboleggiava l’avvento dello spirito divino nel caos per imporre, a tutte le cose che vi erano con- tenute, le leggi, le azioni e gli ordini spirituali ad essi idonei. Vi é stato detto che le tenebre non compresero la luce divina; similmente il caos dell’Egitto ei suoi abitanti tenebrosi non compresero la nasci- ta e l'avvento di Mosé tra loro. Quelle popolazioni non possedeva- no nessuna cognizione del vero culto. Tutta la loro attivita e tutte le loro preoccupazioni si limitavano a soddisfare la cupidigia dei pro- pri sensi materiali, dando importanza solo all’istinto animale che é innato in ogni essere passivo. Sebbene gli animali ragionevoli siano sottoposti alle stesse leggi degli animali irragionevoli con l'istinto naturale connaturato in ogni forma corporea, tuttavia dobbiamo ri- MOSE 219 conoscere che gli animali ragionevoli hanno dei vantaggi sugli ani- mali irragionevoli, ma dobbiamo anche riconoscere che cid é un sup- plizio in piu per essi allorché se ne allontanano. Ne abbiamo chiare prove tra gli uomini che sono legati alla vita temporal. Se qualche circostanza naturale crea nella loro forma una qualsiasi contrarieta che ne scompiglia le leggi d’ordine, essi gridano al fenomeno, sono tutti sconvolti e, per ignoranza, si abbandonano alle cure e all’istin- to di un loro simile il quale, molto spesso, @ ignorante come loro ¢ starebbe in pena pit: dell’afflitto se un caso simile capitasse a lui. Questo modo di comportarsi non é insolito in coloro che, in tale si- tuazione, non si appellano al primo principio spirituale divino, il solo medico che guarisca completamente. Tratterd questo argomento pitt a lungo quando parlera dei diversi fatti che accaddero in Israe- le. Mos, galleggiando sulle acque, rappresenta veramente il tipo dello spirito del Creatore che aleggiava sul fluido radicale per di- stricare il caos, sarebbe a dire che egli era proprio il tipo del princi- pio della creazione universale. E inutile ripetere cid che significa il districamento del caos, sapete che si tratta solo delle leggi d’ordine e d’azione che furono date a tutte le cose contenute nella massa ca- otica. No, che era stato il testimone della manifestazione della giu- stizia e della gloria divine, era gia stato il tipo del Creatore universa- le. Per cui desidero farvi capire che tutti i tipi rappresentati da que- sto patriarca vennero ripetuti dalle operazioni spirituali di Mose. Ambedue galleggiarono sulle acque. Noé riconcilid con il Creatore quel che restava dei mortali; Mosé riconcilid i discendenti di Abramo, Isacco e Giacobbe con la Divinita. Noé rinnova il culto divino tra gli uomini riconciliati; Mosé lo rinnova tra i discendenti di Giacobbe. Noé guida per quarant’anni gli uomini che ha riconciliato con il Cre- atore; Mose dirige il popolo ebraico per lo stesso tempo. Noi offre un sacrificio di ringraziamento al Creatore; Mos? ugualmente offre sacrifici con il popolo riconciliato. Non la finirei pitt se volessi rac- contarvi minuziosamente tutti i tipi che ripeté Mosé, tanto quelli di Noé quanto quelli dei patriarchi passati e futuri. Mi contenterd di esortarvi a riflettere seriamente sulla grandezza del tipo di Mose. Imparerete a conoscere che questo eletto rappresenta perfettamen- te, con le sue operazioni, la triplice essenza divina nella creazione 220 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE universale, generale e particolare, come potete vedere: la nascita di Mos, 1, rappresenta la stessa azione del Creatore; la riconciliazione fata da Mosé, 2, rappresenta l’operazione dell’uomo divino o del figlio del Creatore; la guida del popolo affidata allo zelo di Mosé, 3, rappresenta lo spirito divino che guida, governa e dirige ogni essere temporale e spirituale a lui inferiore. La Scrittura vi ha insegnato come la figlia del re d’Egitto sal- vo il giovane Mosé dalle acque del Nilo e lo fece allevare in seguito per sottrarlo alle ricerche del Faraone e dei suoi cortigiani che ave- vano stabilito di uccidere tutti i figli maschi del popolo ebraico. Questa principessa aveva provato un grande affetto per il giovane Mosé dotato di notevole bellezza. Era stata impressionata dall’aspetto ponderato che gia prometteva la sua giovane eta e che preannunciava le conoscenze ed il raziocinio che il giovane Mosé rivels, infatti, sin dall’eta di due anni. La madre del bimbo fu la nutrice che la princi- pessa gli scelse e, allo scopo di essere sicura che fossero osservati esattamente tutti gli ordini che aveva impartito di averne la massi- ma cura, esigette che la nutrice le presentasse il bimbo ogni giorno. Cid preannunciava I’alleanza che gli idolatri avrebbero fatto in fu- turo con la legge divina, la qual cosa fu realizzata dal resto degli Egizi i quali, dopo la sconfitta del Faraone e del suo esercito, accet- tarono le leggi di Mosé. La nutrice esegui scrupolosamente tutti gli ordini che aveva ricevuto ed il bimbo crebbe sempre piii bello. Un certo giorno, la principessa fu cosi felice di vederlo che, avendolo preso in braccio, osd portarlo da suo padre il Faraone. A tal fine passd attraverso una sala delle udienze dove stavano parecchi tavo- li, Su uno di questi si trovava un grande cuscino sul quale erano posati la corona e lo scettro del re. Tra le pietre preziose che ornava- no la corona del re, c’era un carbonchio sfavillante. La principessa awvicind il giovane Mos? ponendolo in piedi sul tavolo dove erano i gioielli, allo scopo di vedere che effetto avrebbero fatto su di lui, sapendo quello che facevano agli uomini adulti.:Alla. vista dello sfavillio di tutti quegli ornamenti, il giovane Mos mand grida di gioia e si mise a saltellare come fa la maggior parte dei bambini di quell’eta. La principessa spinse la sua curiosita sino all’estremo, ac- consentendo al desiderio manifestato dal bimbo di prendere tutte quelle gioie. Diede un’occhiata alla sala per vedere se per caso fosse MOSE 221 stata osservata, ma non scorgendo nessuno, accostd Mosé alla coro- na ed allo scettro. Il bimbo li prende con bramosia ma, poiché non poteva sollevarli, la principessa lo aiuta e gli mette la corona in te- sta. Nel frattempo, il bimbo lascia cadere lo scettro ai piedi della principessa e volendo, inoltre, togliersi la corona dalla testa, la fa cader sul tavolo e vi mette un piede sopra. Per tutto il tempo che la principessa si era divertita con il giovane Mosé, un ciambellano del re aveva osservato ogni cosa da un luogo nascosto. Questo ciambel- Jano ando subito ad informare il re di quanto era avvenuto facendo- gli un detestabile racconto contro Mosé affinché il re lo mettesse a morte secondo la sentenza emessa contro i neonati d’Israele. La prin- cipessa, dopo avere riposto lo scettro e la corona, riprese il giovane Mosé in braccio e si recd nell’appartamento del padre per presen- targlielo. Ma il Faraone, che era stato male disposto dal ciambella- no, contrariamente al suo solito, fece una accoglienza fredda e sco- raggiante alla figlia. La principessa turbata chiese al re una udienza privata per sapere da lui la causa di tanta freddezza. Il re le concesse la richiesta e, quando fu solo con lei, non le diede il tempo di parla- re, ma pronuncid subito un decreto di morte contro Mosé. La princi- pessa ancora pitt sorpresa, tentd di tutto affinché il padre le facesse conoscere la causa di un ordine cosi severo facendogli presente che il fanciullo non sarebbe stato mai causa di timore per lui. Ella seppe commuovere a tal punto il re con parole e lacrime che questi non poté fare a meno di confessarle cid che il ciambellano gli aveva rife- rito. “Tutto qui? - disse la principessa - E vero che il bimbo ha preso il vostro scettro e la vostra corona, ma non puo esservi stata alcuna cattiva predisposizione da parte sua e, se li ha fatti cadere, non & stato certamente per disprezzo, né per cattiveria. Tuttavia, poiché la vostra sentenza é stata pronunciata, mi resta una sola grazia da chie- dervi e cioé sospendere l’esecuzione sino a quando non sia stato fatto dinanzi a voi un esperimento con il fuoco su questo fanciullo”. Il re avendo acconsentito, la principessa fece portare dinanzi a lui ed in presenza della nutrice di Mosé, un grande braciere di fuoco. Si posd questo braciere sopra un tavolo con lo scettro e la corona del re. Poi, la principessa mise il bimbo sul tavolo come aveva fatto in precedenza. II giovane Mose, non appena ebbe scorto il fuoco, vi si precipitd sopra trascurando lo scettro e la corona, prese con la de- stra un carbone acceso e lo porté alla bocca dove si spense dopo 222 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE avergli bruciato parte della lingua. Dopo questo esperimento, la prin- cipessa, che il Creatore aveva scelto affinché fosse la protettrice tem- porale di Mosé, contesté il rapporto imprudente del ciambellano e disse al re: “Se il rapporto che ti e stato fatto contro questo fanciullo fosse veritiero e se avesse agito per ispirazione del Dio di Israele che tieni in schiavitu, questa ispirazione si sarebbe avverata ancora una volta in questa occasione, ma come vedi egli non ha fatto per nulla attenzione al tuo scettro, né alla tua corona ed ha preferito il fuoco, nonostante tutto il male che poteva subirne e che in effetti ha subito. Percid considera l’impostura del tuo ciambellano che ha voluto adescarti per costringerti a far morire questo fanciullo. Ne va della tua gloria e della tua giustizia che quest’uomo sia punito”. Ilre immediatamente esilid a vita il ciambellano, lontano dal- la terra d’Egitto costringendolo a peregrinare in altre nazioni. La principessa ringrazid il re e ordind ogni possibile attenzione in favo- re del giovane Mos@. Da questo episodio derivd la balbuzie di Mosé ed a causa di cid egli stabili in seguito la circoncisione delle labbra. Non pretendo trattare, a questo punto, i particolari dei tipi che rap- presentano tutti gli avvenimenti che ho appena riferito. Vi basti ri- flettere su tutte le disgrazie capitate al Faraone ed al suo popolo dopo quel periodo. Inoltre, leggete con attenzione la Scrittura, vi vedrete chiaramente in tutti questi fatti il tipo dell’avvento del Cri- sto in questo mondo. Saprete anche che la principessa rappresenta- va la madre del Cristo o quella bella giovane di cui é stato detto: “Io sono nera, io sono bella” '. In quanto al ciambellano, aveva avuto ragione di dire al re che il giovane Mose aveva agito per ispirazione del Dio degli Ebrei. Quest'uomo era nel novero dei maghi impuri dell’Egitto, esercitava la scienza demoniaca che gli faceva intuire lo spirito divino che operava in Mosé ¢ nella principessa, ed era un tipo eccezionale della reazione che Iintelletto demoniaco opera con- tro I’intelletto spirituale divino. Mosé, avendo perduto la principessa sua protettrice alleta di sette anni, rimase sino all’eta di quarant’anni sotto la protezione del ree la tutela della madre e del padre con Aronne suo fratello mag- giore. Non vi ho dato la spiegazione del nome di Mos®, vi sia suffi- ciente cid che insegna a riguardo la Scrittura e cio’ che il nome di MOSE 223 Mosé gli fu dato dalla figlia del Faraone perché lo aveva salvato dalle acque*. Mosé, sostenuto dalla protezione del re, viveva libera- mente tra i suoi fratelli ebrei ed il popolo dell’Egitto, ma, un giorno, passando per un luogo fuori mano, scorse uno dei sui fratelli ebrei che veniva maltrattato da un egizio che stava per ucciderlo. Mosé, che era alto sei piedi ed aveva una forza adeguata alla sua taglia, si precipitd sull’egizio uccidendolo con un sol colpo. Allora fu costret- to a fuggire lontano dall’Egitto. Questa fuga non rappresenta alcun tipo spirituale, ma I’assassinio dell’egizio presagiva la forza e la po- tenza che il Creatore avrebbe dato a Mose per liberare il suo popolo. Prometteva chiaramente sia la liberazione, sia il castigo degli egizi. Ecco le cose interessanti sull’origine e sui primi tempi della vita di Mosé. Nondimeno potete rendervi conto che queste prime opera- zioni rinnovano alla perfezione quelle di tutti i precedenti eletti. Al termine dei quarant’anni in cui stette lontano dall’Egitto e sempre sotto la protezione del Creatore, Mosé offri in sacrificio all’Eterno il suo corpo e la sua anima per la liberazione dei fratelli ebrei. Invocd il Creatore per sapere se il sacrificio che aveva appena compiuto, era stato gradito. II Creatore gli invid un angelo che gli fece sapere a che cosa era destinato, in grazia della sua acquiescenza, della sua fermezza e del suo amore per i propri fratelli. Questo angelo disse a Mosé: “Guida il tuo gregge fino all’estremita del deserto di Madian e 1a il Creatore ti fara conoscere la sua volonta”. Mosé fece una se- conda operazione, tra il deserto di Madian e il monte Horeb, nella quale offri, per la seconda volta, il suo corpo ¢ la sua anima al Crea- tore, con queste parole: “Eterno! Creatore di ogni potenza, esaudi- sci il sacrificio che ti offro santamente e nella purezza della potenza divina che ti piacque darmi grazie alla tua misericordia e per la tua maggiore gloria. Mi sottometto completamente alla tua infinita gran- dezza, disponi di me secondo la tua volonta. Accetta il sacrificio che ti offro della mia anima, del mio cuore e del mio corpo e di tutto quanto mi appartiene spiritualmente e temporalmente, ricevilo per Vespiazione del peccato del padre degli uomini e di quello di tutta la sua discendenza. Poiché ogni cosa viene da te, ogni cosa a te deve ritornare”. Mose, dopo che ebbe offerto se stesso in sacrificio, questa volta, in tre distinte parti, il che non aveva fatto la volta precedente, capi 224 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE che la sua operazione era stata gradita dal Creatore. Aveva offerto, la prima volta, la sua anima poiché non pud essere offerto al Creato- re nulla di pid: perfetto come lo spirito minore che rassomiglia allo spirito divino. Poi, aveva offerto il proprio cuore, o la potenza spiri- tuale che I’anima riceve al momento della sua emanazione. Questa potenza é simboleggiata dai quattro caratteri iscritti nel cuore del corpo dell’uomo. Gli anatomisti li conoscono, ma non essendo in grado di interpretarli, non ne danno alcuna spiegazione; ne parlerd quando tratteré la materia. In ultimo, Mosé aveva offerto il proprio corpo per manifestare le tre essenze spiritose dalle quali derivano tutte le forme contenute nell’universo. Dopo questa seconda opera- zione, lo spirito lo chiaméd con il nome di Mosé, lo stesso che aveva ricevuto spiritualmente dalla figlia del Faraone e questo fatto lo ras- sicurd del favore che il Creatore gli accordava anteponendoloa tutti i suoi fratelli. Lo spirito lo istrui sul modo con cui sarebbe entrato nel centro dello splendore del fuoco divino che circondava il monte Horeb (questa montagna é chiamata misteriosamente roveto arden- te). Mosé entratovi privo dei metalli e d’ogni materia impura, si prosternd, con il viso verso terra, il corpo completamente disteso, per simboleggiare sia il riposo della materia prostrata dalla presen- za dello spirito del Creatore, sia il riposo naturale concesso a tutte le forme dopo le operazioni temporali*. Questo atteggiamento rappre- senta anche la reintegrazione necessaria di tutte le forme corporee particolari della forma generale, come la separazione o I'interruzio- ne, che incoglie l’anima allorché contempla lo spirito, poiché il cor- po materiale non pué affatto partecipare a cid che intercorre tra il minore e lo spirito divino. E quanto ci hanno confermato i saggi e potenti eletti del Creatore durante le loro estasi di contemplazione divina e lo stesso Cristo ce lo ha dimostrato chiaramente. Non vi sara difficile capire questa insensibilité del corpo quando I’anima & in contemplazione. Immaginiamoci un uomo durante il sonno. Non possiamo disporre in quel momento della sua forma ed anche di- struggerla senza che I'uomo, che é addormentato, possa difender- la? Non mi si replichera che cid avviene perché questo uomo ha gli occhi chiusi dato che ci sono numerose persone che dormono con gli occhi aperti e per questo non sono affatto pitt sicure. Pertanto cid é possibile solamente perché I’anima ha sospeso il congiungimento che di solito compie tra le sue funzioni spirituali e le funzioni corpo- MOSE 225 ree della forma, allora il corpo resta alla guida dell’agente corporeo che non pud avere cognizione di cid che gli potrebbe capitare di funesto o di vantaggioso se l’anima non glielo comunica. La stessa cosa capita durante la contemplazione, quando é abbastanza inten- sa, per impressionare vivamente l’anima: il corpo cade in una sorta di inattivita, non é atto a ricevere alcuna impressione da parte della ragione perché I’anima é@ concentrata tutta sull‘oggetto della sua contemplazione spirituale. Con cid non si deve credere che I’anima si sia staccata dal corpo. Ne é separata solo da una azione spirituale enon secondo la natura. Abbiamo delle prove su questa insensibili- ta corporea, allorché I’anima é in contemplazione, nelle torture che sono state inflitte al corpo del Cristo e su quello di molti martiri. II corpo del Cristo non sentiva alcun dolore durante le torture che gli venivano inflitte. Se il corpo faceva dei movimenti, cid avveniva in seguito all’azione innata del veicolo che veniva angariato contro la propria legge naturale. Coloro i quali, sull’esempio del Cristo, furo- no esposti a spaventosi supplizi, godevano della sua stessa grazia, in relazione alla loro missione che mirava solo alla gloria del Creato- re. I Cristo era in contemplazione dello spirito del padre e i felici mortali che lo hanno imitato erano in contemplazione dello spirito del figlio divino. Ecco cid che ci fa capire la sospensione dell’azione dell’anima e la privazione, o l'ignoranza, in cui soggiace il corpo, di cid che avviene attorno a lui. Ritorniamo a Mosé. Mentre era prosternato, ricevette dal Creatore le quattro po- tenze divine necessarie per operare contro le quattro regioni demoniache, i cui capi manifestavano tutta la loro malvagita nella terra d’Egitto contro Israele. Tramite questo illuminato deputato, il Creatore doveva esternare la sua gloria e la sua giustizia. Di conse- guenza, gli concesse gli stessi poteri che erano stati dati a Adamo durante il suo stato glorioso; la qual cosa ci fa capire che ogni uomo di desiderio pud ottenere con la stessa certezza dal Creatore questa quadruplice potenza, ancorché rivestito d’un corpo materiale. Se Mosé oppose qualche resistenza alla volonta del Creatore, non lo fece per disobbedienza e ostinazione, ma solo perché si riteneva in- capace di adempiere la missione che gli affidava il Creatore, consi- derato il difetto di parlare che gli era restato dopo l’esperimento che la principessa sua protettrice gli aveva fatto fare nella sua infanzia. 226 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE (Questo timore e questa diffidenza ci dimostrano che la perfetta fede non pud esistere in noi, se non ci é trasmessa dall’alto). I] Creatore gli fece rispondere che doveva prendere con sé il fratello Aronne affinché spiegasse le sue parole‘ ¢, comunque, sarebbe stato assisti- to da Ur nell’espletamento delle sue operazioni spirituali. Il nome Aronne significa uomo eletto in grazia divina, o profeta divino, e il nome Ur vuol dire fuoco del Signore, o spirito della Divinita. Allora Mosé rispose: “Che si compia la volonta del Signore cosi come ha ordinato per la liberazione del suo popolo e per il castigo degli Egi- zit”. Si recd subito nella terra d’Egitto con i suoi due assistenti e, presentatosi al Faraone, gli ordind da parte dell’Eterno di rendere la liberta agli Ebrei. I] Faraone rifiuto. Mosé gli ripeté l’ordine una se- conda ed una terza volta ricevendo sempre la stessa risposta. Di fron- te a tanta ostinazione Mosé si ritird nel centro dell’Egitto per far uso di tutta la sua potenza che il Creatore gli aveva concesso. Colpi l’Egit- to e i suoi abitanti con sette terribili piaghe che portarono al massi- mo della desolazione quei tenebrosi luoghi. Su questo argomento iamo conformarcia tutto cid che riferisce la Scrittura. Mosé, poi, avviso tutti i figli di Israele di tenersi pronti per la mezzanotte tra il 14° ed il 15° giorno della Luna del mese di Nisan 0 Marzo. Era giun- to il momento in cui gli Ebrei dovevano essere liberati dalla schiavi- tit ed incamminarsi verso la terra che il Creatore aveva promesso ai loro avi. Il popolo esegui gli ordini ricevuti e Mosé, da parte sua, si preparo ad eseguire nello stesso tempo la grande operazione. A questo scopo, si fece procurare da Aronne un agnello bianco d’un anno, senza macchia esternamente ¢ internamente. L’agnello, sim- bolo della vittima che doveva essere immolata in seguito per la sal- vezza del genere umano, rappresentava anche la purezza del corpo edell’anima dei figli di Israele. Sgozzato l’agnello da parte di Aronne perché servisse da olocausto d’espiazione, Mosé ne prese il sangue con il quale segné a guisa di ricettacolo i quattro angoli del luogo in cui doveva fare la grande operazione per colpire le quattro parti dell’Egitto e facendo poi spargere il rimanente sangue sulla terra. Mosé aveva ordinato ugualmente a tutti i figli di Israele di procurar- siun agnello simile al suo. I capifamiglia dovevano sgozzare l'agnello e, con il suo sangue, segnare a guisa di ricettacolo, la porta delle MOSE 227 rispettive abitazioni. Era il segno dell’alleanza del Creatore con Isra- ele e del totale sterminio degli Egizi. Questo ricettacolo era per gli Israeliti un duplice ammonimento, primo, che il sangue animale, considerato come simbolo di potenza, rappresentava la loro azione spirituale, secondo, che questo stesso sangue era il centro e la sede dalla quale l’anima dirige e attiva tutto il generale della forma parti- colare in cui dimora. Questo simbolo rappresentava inoltre le quat- tro regioni celesti, da cui Mosé faceva uscire, per mezzo delle sue quattro potenze divine, i quattro angeli sterminatori che dovevano tormentare gli Egizi ed in pari tempo vigilare a beneficio del popolo di Israele, dopo la sua uscita dall’Egitto. Mosé aveva ordinato agli Isracliti di sgozzare e di scuoiare Vagnello scelto. Dovevano, poi, cuocerlo, mangiarne tutta la carne dalla testa sino a meta corpo e bruciare quanto rimaneva nel fuoco. Con la cottura dell’agnello, Mosé simboleggiava agli Israeliti la purificazione delle loro forme corporee per predisporsi a ricevere la comunicazione dell’intelletto spirituale divino e, ordinando di bru- ciare quanto restava del corpo dell’agnello, raffigurava Ja reintegra- zione delle essenze spiritose nell’asse centrale da cui sono derivate. Poiché, come il fuoco elementare possiede la proprieta di incenerire tutto cid che brucia, ugualmente I’asse centrale ha la prerogativa di consumare e di disperdere completamente tutto cid che in esso si reintegra senza che ne rimanga alcuna parvenza né alcun elemento adeguato ed atto ad essere occupato da uno spirito. Mosé ordind, inoltre, agli Israeliti che le famiglie rimaste senza agnello si unissero a quelle che ne avevano e con questo rivelava I’alleanza che i rima- nenti idolatri dell’Egitto avrebbero fatto in futuro con la legge divi- na; il che é veramente accaduto. Allo scopo di istruirvi maggiormente su tutti gli avvenimenti che precedettero la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitiy, mi accingo a riferirvi le operazioni spirituali che Mosé fu costretto a contrapporre a quelle dei maghi d’Egitto e dei saggi di Ismaele che incontré tra gli Egizi. Questi maghi e saggi esercitavano segretamente in Egitto, da generazioni, la scienza divina, ma Mosé, avendoli sco- perti, parld ad essi cosi: “Voglio dirvi, maghi d’Egitto e saggi d’Ismaele, che sono venuto qui per ordine dell’Eterno, allo scopo di 228 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE contrapporre la mia potenza alla vostra, per la gloria del mio Dio dal quale tutte le cose dipendono e per la liberazione del suo popolo eletto. Perché vi opponete alla volont del Creatore, inasprendo il cuore del Faraone e inducendolo a respingere la richiesta che gli ho fatto in favore di Israele?”. I saggi ed i maghi risposero: “Se il Dio che servi é cosi potente come dici, perché lui stesso non interviene di sua volonta e senza I’aiuto d’un essere come te? Va, il tuo Dio non & mai stato cosi come dici tu e la tua potenza é solo un’impostura”. Mose, offeso da questo insulto gettd a terra la sua bacchetta, o la verga misteriosa, che teneva con la mano destra e subito essa si tra- sformd in un serpente. Anche uno di quei saggi gettd la sua che, come quella di Mosé, si cambio in serpente. I due serpenti rimasero Yuno di fronte all’altro, per tutto il tempo che Mosé interpretd al mago dell’Egitto il tipo di quella metamorfosi: “Mago dell’Egitto e voi saggi d’Ismaele, disse, conosco la tua potenza ed i fatti che ne possono derivare; essa é nei confronti della mia quel che la mia é nei confronti di quella del vivente Dio d’Israele. I serpenti che vedi stri- sciare sulla terra ti rivelano lo sconvolgimento e la prostrazione del- Vorgogliosa potenza dei demoni e degli uomini che hanno reso si- milia loro. Il serpente sorto dalla mia verga e che cerca di divorare quello derivato dalla tua ti preannuncia che l’'uomo non si trascine- ra in eterno sulla terra, ma verra un giorno che ricuperera la primi- tiva potenza ed allora camminera a testa alta contro coloro che lo fecero decadere. Inoltre, voglio dirti che il cambiamento in forme ripugnanti che hanno subito le nostre verghe, é la giusta interpreta- zione del cambiamento delle forme gloriose degli spiriti demoniaci e dei minori spirituali divini in una forma d’ignobile materia terre- stre che li tiene in privazione. Signore, aggiunse, rivolgendosi al Creatore, levati e cammina dinanzi a me, affinché la tua gloria si manifesti completamente di fronte al tuo possente eletto!”. Dopo questa invocazione, Mosé afferra, per la coda il serpen- te che stava accanto a lui, tenendolo con la mano, e il serpente ritor- na verga. Il mago d’Egitto subito fa la stessa cosa. Mosé, poi, gli si rivolge di nuovo dicendogli: “I serpenti che hai visto scomparire dinanzia te e riprendere le originali forme di verghe ti fanno capire che tutte le specie di forme che agiscono in questo universo, in real- ta non esistono naturalmente, né per se stesse, ma solo grazie all’es- MOSE 229 sere che le anima e tutto cid che ti sembra esistere svanira cosi velo- cemente come hai visto sparire i due serpenti che apparentemente si muovevano in tua presenza. Inoltre sappi che I’annientamento delle forme dei due serpenti ti rivela chiaramente la dissoluzione sia della terra che abiti che dei suoi abitanti. Abbi timore di venir con- fuso tra coloro sui quali I’Eterno manifestera la sua giustizia”. II mago si inchind di fronte a Mosé e, non osando pitt operare alla sua pre- senza, si ritird presso il Faraone al quale, tuttavia, non riferi nulla sulle scienze che Mosé possedeva. Non é necessario entrare nei par- ticolari di tutte le operazioni peculiari fatte da Mos® per contribuire alla liberazione dei suoi fratelli, la Scrittura ne ha parlato chiara- mente, ma non posso farvi ignorare cid che ci insegnano i quattro saggi di Ismaele e i tre maghi d’Egitto di cui vi ho parlato. I quattro saggi ci insegnano che il vero culto del Creatore, come il suo cerimo- niale, @ sempre stato tra gli uomini della terra e vi restera sino alla fine dei secoli. Ma la debolezza e I’iniquita degli uomini hanno fatto siche spesso abbandonassero le conoscenze divine per non dedicar- si che a quelle della materia ed @ quanto ci rappresentano i tre ma- ghi d’Egitto. Questi tre maghi si dedicavano solo alle operazioni demoniache e vivevano liberamente in seno alla materia. Per cui furono annoverati tra gli sfortunati che soccombettero alla divina giustizia che l’Eterno esercitd sull’Egitto. I tre maghi avversarono senza posa la potenza spirituale di Mos, né si stancarono mai di opporsi ai suoi lavori spirituali, sino alla nona operazione compresa che fece alla gloria del Creatore. Questa reiterazione delle operazioni da parte dei maghi’ non smise di preoccupare Mosé e di scuotere la sua grande fede nel Creatore. Allora esclamé, con le lacrime agli occhi: “Eterno, Dio di Israele! In che cosa mi sono reso colpevole durante la missione di cui mi hai incaricato? Perché, Signore, non sono stato preavvisato di non esse- re il solo a eseguire i tuoi ordini nella terra d’Egitto? Abbi pieta del tuo servitore, che perira se non lo aiuti”. Mosé, dopo questa pre- ghiera, senti rinascere nel suo cuore una fede vivissima e, essendo giunto il decimo giorno in cui doveva portare a termine tutte le sue operazioni divine, convocd i quattro saggi e i tre maghi alla presen- za del Faraone, affinché tutti fossero i testimoni della sua decima ed ultima operazione. Quando tutti furono riuniti, Mosé parlo loro cosi: 230 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE “II Dio di Israele @ colui che vede ed ascolta tutto. Ha visto i quattro saggi d’Ismaele, ha inteso i tre iniqui maghi dell’Egitto ed uno di questi tre ultimi dovra servire d’esempio a tutti gli altri”. Allora Mose fece la sua operazione con Aronne ed Ur, ma uno dei tre maghi, pitt impudente e temerario degli altri, si fa innanzi nel cerchio. Subito Mos? lo respinge appoggiandogli sul petto due dita della mano de- stra. Questo mago esce dal cerchio arretrando, ma senza distogliere lo sguardo da Mosé, al fine di poter comprendere cid che diceva contro di lui e di capire meglio che cosa stava per accadere con I'in- vocazione che Mosé stava facendo in questi termini: “Il Creatore ha posto ogni potenza nel suo servitore Mosé. Ricompensa il suo servo per la grande fede che ha avuto in lui. Perché il Dio onorato da que- sto mago non ricompensa in ugual misura lo zelo del suo servitore? Perché permette che diventi un esempio imperituro della divina giu- stizia di fronte a Israele e a tutto l’Egitto?”. Subito dopo queste pa- role avvenne sul corpo del mago un cambiamento da meravigliare tutti i presenti, il che fece dire al primo saggio di Ismaele, ad alta voce, che non era stato il dito di Mosé a toccare il corpo del mago, bensi quello del Dio degli Ebrei. Infatti, il corpo del mago in un atti- mo si coperse di pidocchi che lo divorarono e consumarono alla pre- senza degli spettatori. Fu I’ultima operazione spirituale divina nella terra d’Egitto. Da quanto vi ho narrato, potete star certi che la po- tenza dei demoni non riuscira mai ad imporsi a quella dello spirito divino. oltre a cid potete vedervi che nell’ universo tutto avviene per azione e contrazione; altrimenti non esisterebbero né il movimento, né la vita e senza la vita non esisterebbero le forme corporee. Ugual- mente, senza la reazione demoniaca, nulla avrebbe vita spirituale fuori della circonferenza divina. Il Faraone, impaurito da tutte le sciagure che Mosé aveva at- tirato sull’Egitto, fu costretto a mitigare la cattivita dei figli di Israele ed a rimetterli alla guida di Mosé perché andassero ad offrire un sacrificio al loro Dio. Permise loro, inoltre, di prendere in prestito dagli Egizi vasi d’oro e d’argento, diversi utensili di metallo prezio- so e tutti i profumi necessari alle operazioni relative al grande culto che Mosé doveva fare in mezzo al suo popolo. Aveva imposto loro un periodo di tempo per andare a offrire il sacrificio, ma, vedendo che, trascorso quel tempo, gli Ebrei non ritornavano, il Faraone sta- MOSE 231 bili di inseguirli, non tanto per ricondurli alla loro precedente catti- vita quanto per riprendersi tutte le ricchezze che avevano preso in prestito dagli Egizi. La maggioranza degli uomini, essendo poco informata sui tipi spirituali che si manifestano nell’ universo, hanno considerato i figli di Israele ladri e sleali in merito a quei prestiti, ma questi uomini ignoranti con quale argomentazione poterono stabilire i loro giudi- zi? Sanno che cosa erano quelle ricchezze che gli Israeliti presero in prestito dagli Egizi? Conoscono I’uso che ne fecero? Sanno, infine, se questo preteso furto palese sia avvenuto ad opera della sola vo- lonta del popolo di Israele oppure se questo popolo abbia agito, in cid come nelle restanti sue operazioni spirituali, soltanto per volon- ta di colui che li aveva liberati dalla schiaviti? Affinché possiate convincervi dell’incompetenza di questi pretesi eruditi, vi dird che tutte quelle ricchezze in questione non erano altro che gli idoli ma- teriali degli Egizi. La sottrazione che avvenne per opera di Israele era la giusta punizione che la divina giustizia inviava loro privan- doli degli oggetti pit preziosi della loro idolatria e questo é l’inevi- tabile destino di tutti coloro che si dedicano completamente alla materia. Il principe della materia favorisce per un certo tempo i suoi seguaci allo scopo di allontanarli, sia con il pensiero, sia con I’azio- ne, dall’unico principio spirituale divino, ma, una volta che li ha portati all’estremo delle loro fallaci soddisfazioni, li abbandona tra le insidie che ha teso loro precipitandoli nell’abisso. Non possiamo dire che Israele si sia arricchito con quei beni tolti agli Egizi. Di essi é stato stimato un valore di circa un milione della nostra moneta convenzionale. Sarebbe sufficiente per arricchire un milione e duecentomila persone circa, mantenendoli per tutti i quarant’anni che trascorsero nel deserto e sostenere le ardue guerre che dovette- ro combattere? Lungi dal poterlo presumere, vediamo, al contrario, che Israele visse nel deserto con la manna celeste, che la guerra so- stenuta contro i nemici di Dio era una guerra spirituale alla quale facevano fronte privi di denaro e, infine, gli Israeliti non facevano uso tra loro di monete d’oro e d’argento, né di nessun altro metallo per potersi procurare tutte le necessita della vita. Inoltre vediamo che essi non fecero, quando erano nel deserto, né arrivando alla ter- ra promessa, nessuna specie di affari, né traffici di beni materiali 232 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE con le ricchezze che avevano portato dall’Egitto. Cid dimostra la parzialita di coloro che osarono mettere in dubbio la fedelta d’Isra- ele incolpandolo di furto. Simili accuse possono essere ispirate solo dall‘ignoranza e dall‘orgoglio e, se coloro che sono stati cosi poco rispettosi da divulgarle, sono riusciti, qualche volta, a ingannare e convincere apparentemente altre persone con tali discorsi, costoro che sono stati cosi deboli da farsi sedurre da loro, per poco uso che facciano della loro ragione ed abbiano acquisito vere conoscenze, sono i primi a condannarli. Ma, per giustificare completamente Mosé ed il suo popolo da questi indegni sospetti, @ sufficiente farvi sapere a che cosa fu destinato il bottino degli Egizi. Sappiate, percid, che tutti quei vasi, metalli e utensili d’oro e d’argento non servirono ad altro in Israele che a decorare il Tempio, 0 l’arca dellalleanza, che Mosé eleva alla gloria del Creatore per operarvi i vari culti divini. Proseguiamo con il racconto. Mosé, sapendo che lo attendevano lunghe marce per evitare Vinseguimento del Faraone, ordind agli Israeliti di procurarsi gran- di quantita di pane senza lievito quale loro sostentamento sino a quando non fossero entrati nel deserto di Canaan. Solo dopo esservi entrati Mosé spiego loro il significato del pane senza lievito che li aveva tanto meravigliati: “Sappi, disse, o Israele, che il pane non lievitato che hai mangiato con l’agnello in terra d’Egitto, durante gli otto ultimi giorni che vi soggiornasti ti rivela il nutrimento spiritua- le che il Creatore ha deliberato di concederti per tutto il tempo che combatterai in Canaan. Ti rivela altresi la riconciliazione con il Cre- atore e la liberazione dalla schiaviti:, simboleggiata dal cambiamen- to del nutrimento per cui abbandonasti gli alimenti profani agli Egi- zi che il Creatore doveva sterminare”. Israele comprese tutto cid che Mosé aveva voluto dire, allorché dopo il passaggio del mar Rosso la manna comincié a cadere sull’accampamento. Ne parlerd a suo tem- po. Le diverse marce sostenute dal Faraone, inseguendo gli Israeliti, sono il simbolo dei trucchi e dei sotterfugi di cui si serve lo spirito demoniaco per giovarsi del proprio intelletto d’abominio ¢ mediante questo annientare la potenza dell’uomo. Non era altro che il ripetersi degli inganni che i demoni avevano teso un tempo agli MOSE 233 Israeliti e per mezzo dei quali li avevano sottomessi agli Egizi. Ma ito divino protettore e difensore degli uomini si avvale .ezzi per contrastare lo spirito demoniaco, cosi si servi dello stesso Israele per attuare la distruzione dell’Egitto. Israele era il tipo dell’intelletto spirituale divino e le numerose marce a cui fu sottoposto, prima e dopo il passaggio del mar Rosso, non erano al- tro che i vari mezzi spirituali che usava lo spirito del Creatore per la totale punizione dei suoi nemici e per liberare il popolo eletto. Que- sta protezione divina si riveld chiaramente a Israele, nel deserto di Phihahiroth, tra Magdal ¢ il mar Rosso. II primo nome significa rigenerazione d‘azione, il secondo presenza dell’abominazione ed il mar Rosso abisso d’amarezza. Mosé, stando con Israele in questo deserto, scorse I’‘avanguardia dell’esercito Egizio che marciava alla loro volta. Allora fece l’ultima invocazione per mettere Israele sotto la totale protezione del Creatore, non ritenendo la sua potenza ab- bastanza sufficiente per proteggere Israele dalle sciagure e dalla fine che lo minacciavano. La sua preghiera fu esaudita; il popolo d’Isra- ele, che era stato preso da apprensione e da spavento vedendo i suoi nemici, fu compenetrato da completa fiducia nel Creatore e nel suo servo Mosé. Questa fede fu confermata da una colonna di nubi che forméd un ostacolo tra I'esercito d’Israele e quello degli Egizi i quali, in tal modo, non potevano vedersi, sebbene accampati nello stesso deserto. Vedendo quella colonna, Israele esclamo: “Viva il Dio di Abramo, d’Isacco e di Giacobbe! Viva il Dio vivente dei nostri padri e dei loro discendenti per sempre! Viva il Dio degli figli d’Israele che ci ha salvati dall'ira dei nemici!”. Israele rimase ancora alcuni mi nel deserto al riparo della colonna di nubi, ma, poiché, era giunto il momento di passare il mar Rosso, il Creatore fece risalire la colonna, affinché Israele potesse vedere apertamente il manifestarsi della divina giustizia contro i suoi nemici. Alla vista dell’esercito egizio, Israele nuovamente si turbé e fu assalito da grande sgomen- to. Tuttavia si rassicuré e, ritemprando la propria fede, si affido alla volonta del Creatore ed a quella di Mose. Mosé aveva rilevato tutti coloro destinati a combattere. Se- condo I’ordine delle tribix, mise da parte le donne, i bambini e gli anziani e, pensando di farli attraversare per primi il mar Rosso, si mise alla loro testa. Poi mise suo fratello Aronne a capo degli eletti 234 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE destinati alla guerra, Ur al centro e Giosué in coda. Con questo ordi- ne, si mise in marcia mettendosi in vista dell’esercito egizio affinché fosse invogliato ad inseguire gli Israeliti sino al punto indicato dal Creatore per sterminare il Faraone con tutto il suo popolo. Nella notte tra il 14° ed il 15° giorno della luna di Nisan, o di Marzo, Mosé arrivd con tutto il suo popolo sulle rive del mar Rosso. Non appena vi giunse, si reco sulla sponda di questo mare, sempre alla testa di coloro che dovevano passare per i primi, cioé le donne, i bambini e gli anziani. Stende le mani sulle acque, poi vi immerge la verga. Su- bito, le acque si separarono a destra e a sinistra creando un passag- gio libero agli Israeliti. Una colonna di fuoco precorreva il popolo lungo il sentiero tracciato da Mosé. Questa colonna procedeva in vista di Mosé e del popolo, per illuminarli e, con questo mezzo, te- nere i loro nemici nell’oscurita completa. Mosé giunse con il suo gruppo sino alla meta del mar Rosso e, quando fu al centro, attese di essere raggiunto dagli altri. Allora prosegui il cammino conducen- do i figli di Israele sull’altra riva del mare e facendoli rientrare sui sentieri della terra da cui erano usciti. Il Faraone, che aveva veduto gli Israeliti marciare dalla parte del mar Rosso, affrettd la marcia per raggiungerli e, poiché li aveva perduti di vista nell’oscurita, ordind al suo esercito di accendere delle torce per poter inseguire i nemici seguendo le orme dei loro piedi, ma questo espediente fu pit dan- noso che vantaggioso agli Egizi, poiché l’esercito del Faraone, inten- to a seguire le tracce del nemico, non si accorse di aver lasciato la riva del mare e stava camminando in mezzo alle acque sospese da ambedue i lati. E vero che la strada tracciata era considerevole per non accorgersi del pericolo, soprattutto in una notte tanto oscura. Infine, non appena il Faraone e tutto l’esercito furono pervenuti al centro del passaggio del mare dal quale gli Israeliti erano gia usciti, le acque si rinchiusero inghiottendo tutti gli Egizi. Questo centro era il punto assegnato da Mosé agli spiriti sterminatori per la totale disfatta dei suoi nemici. Gli Israeliti si erano gia accampati sull’altra sponda del mare, per la verita senza ordine e distinzione. Dopo che si furono riposati circa due ore, Mosé li rianimd affinché meditassero sulla infinita bonta del Creatore dal quale avevano appena ricevuto grandi pro- ve. Volle che ringraziassero I’Eterno e, quando la loro azione di gra- MOSE 235 zia era alla fine, il 15° giorno di luna cominciava ad apparire. Fu in quel momento che videro cad2re la manna per la prima volta. Mosé li avvisd che il Creatore, il quale inviava quel nutrimento, sanciva con quell‘aiuto il loro perdono e la loro riconciliazione. Li awverti che ciascuno di loro poteva prendere una porzione di manna per suo nutrimento giornaliero, ma che non sarebbe stato permesso con- servarne per il giorno dopo poiché se avesse trasgredito questo or- dine, la manna conservata si sarebbe deteriorata e andata perduta. Inoltre, disse che tutte le porzioni raccolte oltre la quantita concessa, sarebbero state decurtate da quelle di spettanza degli altri Israeliti, sicché a nessuno era concesso prenderne oltre la propria porzione, senza che i prevaricatori danneggiassero non solo se stessi, ma an- che i loro fratelli; tuttavia, affinché il castigo cadesse in modo parti- colare sui colpevoli, questi sarebbero stati colpiti dalla lebbra ed avrebbero dovuto digiunare e far penitenza per sette giorni. Inoltre fu stabilito che durante i giorni della loro espiazione, la razione di manna di loro pertinenza sarebbe stata distribuita a quei fratelli del- Ja stessa tribi che ne erano stati privati dalla loro avidita, affinché la trib imparasse a conoscere che racchiudeva in sé dei prevaricatori che I’Eterno aveva punito in conformita del loro crimine. Ecco le prime istruzioni che Israele ricevette dopo il passaggio del Mar Ros- 0, istruzioni che ci insegnano che la cura del nostro benessere, sia temporale, sia spirituale, spetta piuttosto alla potenza del Creatore anziché alla nostra e a quella di tutta la nostra abilita demoniaca. Dopo questa istruzione, Mosé, vietd agli Israeliti di lavarsi nell’acqua del mar Rosso e di servirsene per qualsiasi uso, perché era stata contaminata dal sangue dell’obbrobrio e nelle sue profon- dita era precipitata, per una eternita, l’iniquita dell’ Egitto e dei suoi abitanti. Poi, parlé al popolo dicendo: “Israele, tutte le cose che ti ho esposto in merito alla manifestazione della gloria e della giustizia divina stanno al di sopra di tutto cid che pensi. Che il ricordo della gloria del Creatore non svanisca dalla tua memoria, di generazione in generazione, sino alla fine dei secoli e le sciagure di cui si servi il Creatore per manifestare la sua giustizia siano sempre presenti nel- la memoria degli abitanti dei cieli e della terra! Rivolgi lo sguardo, Israele, alla riva del mare, illuminata dalla luce del giomno, che pas- sasti a piedi asciutti e riconosci il prodigio operato dal Creatore per 236 TRATTATO SULLA REINTEGRAZIONE la tua liberazione e riconciliazione”. Israele guardé verso i] mare e, avendolo visto ricoperto dalle spoglie di tutti gli uomini che aveva- no costituito l’esercito dell’Egitto, fra i quali era confuso il corpo del Faraone, si prosterné ai piedi di Mosé esclamando: “Mosé, che il Dio dei nostri padri che ti ha scelto affinché fossi il sostegno dei figli di Israele, ti esaudisca per sempre! Ti supplichiamo, in nome del Dio che ci ha fatto condurre sin qui, di offrirgli le nostre anime in sacrificio ed in ringraziamento per tutti i suoi benefici allo scopo di proteggerci per sempre dai terribili castighi della sua giustizia”. Cosi Israele si sottomise completamente alla potenza del Creatore ed alla guida di Mosé e dei suoi tre principali collaboratori Aronne, Ur e Giosué. I cadaveri degli Egizi galleggiarono per tutto il quindicesimo giomo della luna di Nisan. Ora erano sospinti verso la terra d’Egit- to, ora ritornavano dove soggiornava Israele. Questi cadaveri fece- ro questo tratto parecchie volte affinché gli sventurati resti degli Eg fossero la prova della gloria del Creatore e della giustizia che egli esercitava contro I’Egitto in favore di Israele. Il corpo del Faraone fu ultimo ad essere sommerso dalle acque restandovi ancora un inte- ro giorno dopo che gli altri cadaveri furono dispersi. Mosé comincid, quindi, a ripristinare il culto divino in Israe- le. Istitui nuovamente le quattro veglie giornaliere o le quattro pre- ghiere ogni sei ore. Ripristind anche le quattro operazioni annuali di cui'ultima simboleggiava la grande operazione di Mosé quale azione di grazia per i benefici ricevuti grazie alle suppliche rivolte al Crea- tore, sia durante i lavori annuali, sia durante quelli giornalieri. Mosé ristabili tutti i diversi culti nel giro di quarantanove giorni e nel cin- quantesimo, cosi spieg® agli Israeliti tutti i prodigi che avevano ac- compagnato la loro liberazione. “Per la verita, Israele, voglio che tu sappia che il Creatore ha dato prova della sua forza a favore della tua riconciliazione spiri- tuale. Ha opposto potenza a potenza, il che t’ho fatto capire con le mie operazioni contro i saggi d’Ismaele e i maghi d’Egitto. Tutto cid e avvenuto sia per la tua personale soddisfazione, sia per la gloria dei Creatore e per la manifestazione della sua giustizia. Questo Es- sere supremo é contemporaneamente il tuo creatore, il tuo liberato- re, la tua guida e il tuo difensore. Ecco il tipo del Creatore nei suo

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