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MARE NERO di Gianni Paris Un romanzo di migrazione

QUANDO LA SPERANZA BUCA IL MEDITERRANEO

Stralci del romanzo MARE NERO, letti in classe, a memoria della tragedia al largo di Lampedusa, il 3 ottobre 2013.

Classi IIA e IIIA a.s. 2013-14 IC. San Vito- San Vito Romano (Rm)

3 ottobre 2013: una barca carica di 500 persone affonda al largo dell isola di Lampedusa. Moltissime le vittime, tra cui anche bambini. Non una tragedia dellimmigrazione. Una tragedia dellegoismo. Per questo, ho raccolto, in questo documento, alcuni stralci del libro Mare Nero di Gianni Paris, affinch noi tutti che viviamo nei nostri caldi appartamenti possiamo sentire nostra la tragedia e nutrire insieme la speranza di un mondo pi giusto e umano. Prof.ssa Cristina Galizia

Quando sono gli altri a venire da noi, non li conosciamo; siamo noi che dobbiamo andare da loro per imparare chi siano. Johann Wolfgang Goethe

Inizia cos il racconto della speranza, ricordando il sacrificio di Aisha che, con le sue calze a rete e il tacco a spillo, ha permesso al giovane Nacer di tentare la vita in un nuovo mondo, portando con s sogni e paurecome quella della non accoglienza:

Ciononostante Nacer va avanti, sfidando ostilit e chilometri lungo il deserto, passando controlli e rischiando fin da subito la vita:

Superando mille difficolt, Stipato tra i bagagli, Nacer arriva alla baracca dove i trafficanti aspettano il loro carico duomini. In poco tempo, dopo aver pagato profumatamente il sogno di un viaggio in mare verso un nuovo futuro, Nacer e gli altri scoprono lamara verit: a largo, se la dovranno cavare da soli E cos il viaggio dura di pi di quello che si era pensato: i viveri e lacqua iniziano fin da subito a scarseggiare. Mangiare e bere diventa una colpa, in una bestiale lotta tra poveri

Schiavi di una legge non scritta: listinto di sopravvivenza, verso il feroce e disumano imbarbarimento. Alcuni ben presto non ce la fanno pi e, sopraffatti dalla sete, cominciano a bere lacqua del mare. Forse non sanno cosa li aspetta. O forse s. E vogliono accelerare la fine

Il viaggio sar straziante, fatto di ferite laceranti nel fisico e nellanima, di scelte dolorose, di schiavit allutilitarismo, che porta a gioire dei cadaveri che bucano il Mediterraneo, facendo pi spazio ai vivi.

Tralascio volutamente tanti altri brani letti in classe, per non togliere il gusto della lettura a chi vorr affrontare il viaggio doloroso.

Voglio chiudere con alcune righe di una poesia, lurlo straziante di chi chiede solo uno spazio nel mondo e le stesse opportunit di chi nato sul lato fortunato del globo. A voi.

Il tuo prossimo lo sconosciuto che in te, reso visibile. Il suo volto si riflette nelle acque tranquille, e in quelle acque, se osservi bene, scorgerai il tuo stesso volto. Se tenderai l'orecchio nella notte, lui che sentirai parlare, e le sue parole saranno i battiti del tuo stesso cuore. Non sei tu solo ad essere te stesso. Sei presente nelle azioni degli altri uomini, e questi, senza saperlo, sono con te in ognuno dei tuoi giorni. Non precipiteranno se tu non precipiterai con loro, e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai. Kahlil Gibran

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