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Passi in avanti verso la buona burocrazia in Emilia-Romagna

di Anna Pariani, vicepresidente Gruppo PD

Semplificazione e riordino amministrativo

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i parlo di un percorso che ha inizio nel 2011, quando vengo nominata relatrice del progetto di legge sulla semplificazione del sistema amministrativo regionale. Una sorta di punto di non ritorno per la nostra Regione, che ha deciso di passare dalle parole ai fatti su uno dei problemi storici e apparentemente insolubili del sistema-Paese: leccesso di burocrazia. La questione, si sa, investe almeno due aspetti. Da una parte la riduzione dei costi della pubblica amministrazione per contribuire al pareggio di bilancio,

REDAZIONALE

dallaltra la maggiore efficienza e trasparenza di una macchina farraginosa che non risponde alle esigenze di cittadini ed imprese ed percepita come ostile. La legge sulla semplificazione cos come altre normative che sono seguite e ancora seguiranno ha esatta-

mente questi obiettivi, dal momento che elimina sovrapposizioni e ridondanze, vuole garantire la certezza dei tempi amministrativi e delle relative decisioni, riduce oneri a cittadini e imprese, favorisce la competitivit, impedisce illeciti e corruzione. Si tratta di una bella sfida, che ho raccolto con entusiasmo perch ritengo che qui si giochi la credibilit futura delle istituzioni e dunque il rapporto tra noi rappresentanti e i cittadini. La seconda tappa labbiamo percorsa con la legge regionale sul riordino territoriale di fine 2012 che, ancora sul solco della semplificazione, rafforza lassociazionismo tra Comuni, regola le gestioni associate obbligatorie e il superamento delle Comunit montane. Lo fa attraverso incentivi economici per le Unioni dei Comuni e la riorganizzazione dei territori in ambiti ottimali per la gestione associata delle funzioni. Questa Regione sta perseguendo da tempo obiettivi di aggregazione e cooperazione istituzionali, che sono dunque antecedenti alle attuali leggi nazionali di riordino. Tanto che gi oggi siamo passati da 14 parchi a 5 macroaree, abbiamo dimezzato i consorzi di bonifica, si realizzata una fitta rete di forme associative: su un totale di 348 comuni, ben 300 risultano associati. Le forme associative sono complessivamente 51, che gestisco-

una sfida, che ho raccolto con entusiasmo perch ritengo che qui si giochi la credibilit delle istituzioni e dunque il rapporto tra noi rappresentanti e i cittadini
no insieme quasi 600 funzioni o servizi. Il sistema locale, i Sindaci prima degli altri, hanno risposto positivamente, cogliendo appieno lopportunit di mantenere i servizi per i loro cittadini senza aumentare le tasse nel periodo pi duro per la finanza pubblica. Nel 2013, nel periodo pi difficile per leconomia e loccupazione, abbiamo deciso di dare priorit alla semplificazione della disciplina edilizia, riducendo in maniera essenziale il ricorso al permesso di costruire e procedendo con lasseverazione (SCIA) per la gran parte dei casi e con controlli in fase finale per tutta lattivit edilizia. Il ruolo di relatrice mi ha permesso

ancora una volta di condividere con categorie e rappresentanze del settore lutilit di una riduzione degli adempimenti, sia per le imprese che per i cittadini. Se dunque vero che la rivoluzione della burocrazia pubblica resta nelle mani dello Stato, altrettanto certo che una Regione pu e deve fare la sua parte, ad esempio appunto allargando lambito delledilizia libera e riducendo gli atti dovuti a due soli momenti: il deposito del progetto allavvio dei lavori e, al termine, il deposito delle eventuali varianti e della pratica per labitabilit. Lamministrazione ha eliminato i pareri preventivi sugli immobili produttivi, mentre ha facilitato il recupero del patrimonio edilizio esistente, per la sua riqualificazione energetica e per rendere gratuito il frazionamento con opere minime, per favorire il riutilizzo da attivit dismesse in questa fase di crisi. Il ruolo del pubblico viene limitato a quello di consulente e controllore finale sul costruito, con una completa informatizzazione di tutti gli atti relativi alledilizia, introducendo cos anche maggior trasparenza.

necessita di sostegno. La riduzione del 90% delle risorse destinate al sociale e la contrazione dei fondi destinati al Servizio Sanitario Nazionale impongono in tutto il Paese una riorganizzazione dei servizi socio-sanitari, considerata la loro grande disomogeneit e la colpevole mancanza, ancora oggi, di una normativa nazionale che definisca i livelli essenziali delle

strumento operativo dei Comuni per la gestione dei servizi. Perch la Regione Emilia-Romagna ha voluto con una legge riordinare le forme pubbliche di gestione dei servizi sociali e socio-sanitari? Lobiettivo chiaramente garantire il futuro di questi servizi e la rispondenza ai diritti di cura delle persone. Le ASP possono diventare uno strumento davvero importante ed efficace per realizzarlo, in virt di una riforma che individua per tutti i territori gestori pubblici a scala sovra comunale e supera i vincoli sullassunzione di personale a cui sono sottoposti i Comuni. La nuova normativa affronta fino in fondo il tema della frammentazione che si prodotta nel tempo con la presenza di diversi gestori nello stesso distretto, con inevitabili conseguenze di diseconomie e

Riformare i servizi socio-sanitari per non arretrare sul terreno dei diritti
di Paola Marani, consigliera regionale PD

Crescono di giorno in giorno le difficolt degli Enti Locali nel

fronteggiare il grave disagio di fasce sempre pi larghe di popolazione. Non solo la crisi occupazionale colpisce duramente i lavoratori in condizione di precariet, ma le persone, le famiglie e gli stessi Servizi pubblici vivono una sempre maggiore difficolt nel rispondere alle esigenze di cura e di assistenza della popolazione anziana pi fragile e, pi in generale, di chi

prestazioni sociali. Pur in questo quadro non confortante, il sistema di welfare emiliano-romagnolo, costruito negli anni attraverso una forte collaborazione ed integrazione istituzionale, con un impegno straordinario della Regione nel mantenere le risorse destinate al fondo per la non autosufficienza e con una partecipazione sempre pi determinante del mondo dellimpresa sociale, profit e no profit, rappresenta il perno di un valido modello di coesione. Questo modello di welfare mix costituito da una consistente presenza di gestori pubblici accanto alla presenza in taluni settori, soprattutto nei servizi per disabili e nellassistenza domiciliare, della cooperazione sociale. Del resto, come dicevo, i servizi sociali sono stati i primi a risentire dei tagli alla finanza locale e della inadeguatezza dellambito di riferimento comunale sia nella pianificazione che nella gestione; tanto che i Comuni, ancora prima delle normative nazionali e regionali sulle forme associative, hanno avviato collaborazioni in ambito distrettuale e gestioni associate in particolare per i servizi rivolti a minori, disabili ed anziani. Di conseguenza le IPAB prima e le ASP (Aziende pubbliche di servizi alle persone) successivamente, proprio per la loro valenza sovra comunale, sono gi da tempo e in diversi territori lo

il sistema di welfare emiliano-romagnolo, costruito attraverso una forte collaborazione ed integrazione istituzionale rappresenta il perno di un valido modello di coesione
difficolt nellintegrazione fra i servizi e nella continuit assistenziale. La nostra legge di riordino delle forme pubbliche di gestione dei servizi rafforza dunque e stabilizza le gestioni pubbliche, le rende pi efficienti portandole ad un unico soggetto per distretto che, per scelta dei Comuni, pu anche essere diverso dallASP. Rafforzare le gestioni pubbliche non vuol dire internalizzare i servizi oggi gestiti dal privato, ma significa al contrario garantire maggiore stabilit, rendere pi forte il sistema di governance che consente di valorizzare la funzione pubblica dei soggetti privati che erogano servizi attraverso il sistema dellaccreditamento.

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