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DIALOGHI SULLE MIGRAZIONI.

LETTERATURA, STORIA E LINGUA

A CURA DI GRAZIA BIORCI E ROBERTO SINIGAGLIA

GENOVA UNIVERSITY PRESS

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GENOVA UNIVERSITY PRESS

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ALLA RICERCA DI LEGGI DELLE MIGRAZIONI. ERNST GEORG RAVENSTEIN (1834-1913) E LO STUDIO DELLA MOBILIT FRA STATISTICA E CARTOGRAFIA
Michele Nani, CNR ISEM

Rappresentare le migrazioni In un denso intervento pubblicato quindici anni fa, Paul-Andr Rosental si interrogato su una questione apparentemente banale, ma che - come tutte le faccende che sembrano andare da s - nasconde invece una storia e un problema: perch la mobilit geografica si rappresenta principalmente con tabelle statistiche e grafici e non attraverso mappe e carte geografiche1? Per saggiare la persistenza di questa modalit, consideriamo un esempio a noi vicino, limportante Annale della Storia dItalia Einaudi dedicato alle Migrazioni: di 61 elementi di apparato, 58 sono tabelle (31, presenti in 9 dei 39 contributi) o grafici (27, in 6 contributi), mentre compaiono solo 3 carte (concentrate in due saggi)2. Lo studioso francese riconduceva questa situazione alla mancata ricezione dei tentativi di formalizzazione geografica della mobilit, dovuta a sua volta allegemonia economico-giuridica sui discorsi dominanti in tema di migrazioni. Gli ambiti disciplinari delleconomia e del diritto hanno dunque imposto la statistica come modalit quasi-monopolistica di rappresentazione dei movimenti di popolazione. Tuttavia le statistiche, specie quelle ufficiali, occultano limmensa diversit dei flussi e contribuiscono a imporre unattenzione sproporzionata ai flussi internazionali, che restano una componente minoritaria del grande insieme della mobilit complessiva. Secondo Rosental la geografia avrebbe posto le basi per una riconsiderazione dei fenomeni migratori in un vero e proprio sapere alternativo, emancipato dalle cornici politicoamministrative e dalleconomicismo imperante (si pensi al paradigma del push and pull), attento allimportanza delle mobilit fini (ad esempio quelle rurali) e delle relazioni sociali (come i rapporti di parentela o quelli di vicinato), forte di proposte raffinate di formalizzazione spaziale dei movimenti. Nonostante queste premesse, i geografi e i loro alleati nelle scienze storico-sociali non sono riusciti a elaborare un paradigma comune e, alla fine, non hanno saputo rompere con lidea della centralit della residenza e con la configurazione puntiforme dei movimenti3. In un lavoro che resta un punto di riferimento per lo studio della mobilit, lo storico parigino ha tentato di valersi dei dati statistico-demografici per costruire un approccio diverso alla mobilit nella Francia del XIX secolo, indipendente dai condizionamenti esercitati delle modalit di costruzione dei dati e delle fonti4. Fra gli esiti degli studi di Rosental, la critica portata alla centralit dellesodo rurale ha scatenato accese discussioni, specie negli ambienti della demografia storica transalpina5.

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Nel saggio sulle formalizzazioni spaziali della mobilit Rosental ha indagato soprattutto il rapporto fra scienze sociali e istituzioni nel Novecento. La prima delle immagini riprodotte in quel contributo, al fine di indicare le opportunit offerte dalle rappresentazioni cartografiche, era tuttavia una mappa del secolo precedente: pubblicata da Ernst Ravenstein nel 1885, illustra i flussi migratori interni al Regno Unito fra 1871 e 18816. In quella fase storica la specializzazione disciplinare, con conseguente divaricazione dei saperi, non era ancora sancita. Mentre in Italia Cesare Lombroso andava componendo il suo atlante della criminalit e Luigi Torelli pubblicava la carta della malaria, cos Ravenstein, di professione geografo (di Stato), si valeva di dati censuari per compilare indistintamente tabelle e carte su una rivista di statistica. Eppure qualcosa stava a indicare la futura divaricazione: la figura riprodotta da Rosental, che suscita a tuttoggi lammirazione dei geografi, era pubblicata come semplice illustrazione. A differenza dellapparato tabellare, ampiamente commentato e strettamente connesso allargomentazione, e delle altre carte geografiche, non cera un luogo del testo che rimandasse a quella specifica carta. Ravenstein e le leggi delle migrazioni Limmagine dinsieme dei flussi migratori interni faceva parte di uno dei due articoli nei quali Ravenstein formul la sua originale proposta di leggi delle migrazioni, resa esplicita sin dal titolo comune ad entrambi i contributi: The laws of migration. Al momento di formulare le sue leggi Ernst G. Ravenstein aveva superato i cinquantanni e aveva gi una lunga carriera alle spalle. Conosceva personalmente lemigrazione: nato a Francoforte nel 1834, dopo essere stato indirizzato a studi geografici dal padre cartografo, Ernst si era trasferito nel 1855 in Inghilterra. Oltremanica avrebbe trovato moglie e lavoro (presso il Ministero della Guerra), tanto da naturalizzarsi ben presto come suddito del Regno Unito. Si occup soprattutto di cartografia africana e coltiv la passione della storia della geografia, ma la sua fama pi diffusa e durevole resta legata alle carte di un atlante in uso nelle scuole7. Pur avendo vissuto gran parte della sua vita in Inghilterra, Ravenstein mor nel 1913 nella patria dorigine8. Nonostante i saggi pi citati siano quelli degli anni Ottanta, le basi dei suoi studi migratori si ritrovano in un lungo articolo del 1876 per il Geographical magazine9. Dieci anni dopo, fra 1885 e 1889, avrebbe formulato le celebri leggi da allora legate al suo nome. Al di l delle modifiche e aggiunte che si possono riscontrare nei contenuti di tre articoli elaborati nel corso di tredici anni, le leggi possono essere sintetizzate in alcuni punti principali: - la gran massa dei movimenti migratori di breve distanza; Ravenstein non aveva dati per leggere la brevissima, cio i traslochi interni alla singola contea, ma ricostru il primato degli spostamenti fra contee adiacenti rispetto a tutti gli altri; - il flusso principale quello che sposta popolazione dalle campagne (zone di dispersione) alle citt (zone di assorbimento), che crescono soprattutto per apporto migratorio;

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- lapparente contraddizione fra questi due assunti risolta da Ravenstein sottolineando limportanza della migrazione a tappe (step-by-step) e la presenza costante di controcorrenti (cio di movimenti in direzione contraria lungo lo stesso asse dei flussi principali); - le donne migrano pi degli uomini, i giovani e gli adulti pi dei bambini, i singoli pi delle famiglie; - la mobilit dovuta essenzialmente a cause economiche (ricerca di lavoro o di migliori salari) e aumenta con lo sviluppo economico, vale a dire con la crescita delle comunicazioni, dei commerci, delle industrie. Come si pu notare, per leggi Ravenstein intendeva semplicemente regolarit empiriche. A dispetto dellepistemologia semplicistica che siamo soliti attribuire loro, molti dei cosiddetti positivisti ottocenteschi avevano ben chiari i limiti delle leggi proposte. Ai rilievi critici dei colleghi Ravenstein replic che aveva esitato a usare il termine leggi e che si era deciso solo in mancanza di meglio, ma soprattutto insistette nel precisare che per leggi intendeva regole, come nel caso delle leggi di popolazione. In apertura del saggio del 1889 ribad che le leggi non erano del tipo delle leggi della fisica, essendo soggette alla human agency: i provvedimenti governativi, ad esempio, si opponevano allincanalamento dei flussi lungo le naturali vie geografiche e dunque influivano sui movimenti. Ciononostante, concludeva, condizioni simili avrebbero comunque prodotto migrazioni simili. Le leggi di Ravenstein furono elaborate mettendo a confronto il luogo di nascita e il luogo di residenza, come riportati nelle fonti censuarie, in particolare le tavole aggregate edite nei risultati del censimento delle isole britanniche del 1881. Sono noti i limiti delle ricerche migratorie basate esclusivamente sulla residenza e su questo tipo di confronto, specie in societ a forte e diversificata mobilit come quelle europee. Assumere il criterio della residenza legale-amministrativa porta a sottostimare la mobilit effettiva, ad esempio gli spostamenti temporanei, periodici e stagionali. Il confronto fra nascita e residenza, una procedura classica per la stima della mobilit, riduce a due fotogrammi il filmato di un percorso di vita, sottovalutando i movimenti intermedi. Si rischia cos di considerare stanziale un individuo che in realt si mosso di continuo fra i due momenti fissati dalle rilevazioni, oppure di fare di un luogo di nascita occasionale o di una residenza transitoria elementi dirimenti per capirne gli spostamenti. Pi in generale, definendo la migrazione come attraversamento di un confine amministrativo e valutandone la portata come distanza fra capoluoghi (e non come tempo di percorrenza, spazio reale percorso o, almeno, sua approssimazione in linea daria), si schiacciano i movimenti su una sola dimensione e si equiparano migrazioni di pochi chilometri a spostamenti pi ampi (o viceversa), introducendo una distorsione nei risultati. Ravenstein era invece consapevole delleffetto di taglia indotto dalla scansione amministrativa: il numero dei movimenti intercettati inversamente proporzionale al perimetro e alla superficie dellentit analizzata e per farlo capire ai suoi lettori il geografo anglo-tedesco ne diede anche una curiosa elaborazione grafica.

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La fortuna delle leggi Che ne stato delle leggi di Ravenstein nel corso del secolo successivo nel campo degli studi migratori? Sul valore pionieristico e fondante della sua ricerca generalmente si concorda. Negli ultimi trentacinque anni, stando al database del Web of Science si possono individuare oltre 350 citazioni in articoli scientifici, su un vasto arco disciplinare10. Sul periodo precedente, le opinioni in merito alla fortuna delle leggi di Ravenstein sono pi articolate. David B. Grigg ha segnalato il sostanziale disinteresse dei geografi fino agli anni Sessanta e Waldo Tobler lanalogo atteggiamento, giudicato tuttora persistente, dei demografi. Sembrerebbe aver avuto maggiore udienza presso gli economisti, come dimostra la sostanziale parafrasi delle tesi di Ravenstein presente in diverse opere di Alfred Marshall11. Inoltre alle laws ravensteiniane si potrebbero ricondurre, sia pure con qualche forzatura, alcuni fra i modelli sociologici pi celebri nello studio delle migrazioni: la formula gravitazionale di Zipf, le occasioni intermedie intervening opportunities di Stouffer, le catene migratorie di MacDonald e forse persino i campi migratori del geografo Haegerstrand12. Eppure lo stesso Tobler ha affermato che le scienze sociali hanno evitato di misurarsi con la proposta di Ravenstein, paradossalmente proprio quando la diffusione del personal computer e lo sviluppo di programmi sempre pi raffinati avrebbe permesso di lavorare su basi di dati di dimensioni ritenute precedentemente ingestibili. Al di l di importanti, ma isolate ricezioni (come il pionieristico libro di Redford del 1926 sulla mobilit dei lavoratori nellInghilterra industriale13), il giudizio pu valere anche per la storiografia. Per rimanere allItalia, nel citato Annale einaudiano sulle Migrazioni, Ravenstein, erroneamente identificato negli indici come Christian, viene menzionato una volta sola: Maurizio Ambrosini, riprendendo un giudizio di Thomas Faist a proposito delle leggi delle migrazioni nello stile positivista del tempo, riconosce al geografo francofortese una prima intuizione dellimportanza dei network, cio delle reti di relazione interpersonali, oggi centrali nelle analisi delle migrazioni14. Ravenstein oggi In un importante saggio del 1989 Aristide Zolberg ha sostenuto che lequiparazione di migrazioni interne e internazionali avrebbe reso la tradizione teorica inaugurata da Ravenstein del tutto avulsa dal reale15. Si pu discutere sulla pertinenza di questo giudizio, anche alla luce del fatto che esiste un indirizzo di studi opposto, teso a legare le diverse forme di mobilit16. Il punto , tuttavia, che come altri giudizi, anche diversamente fondati, quello di Zolberg relega le proposte del geografo anglo-tedesco al dominio degli storici delle scienze sociali. Non si pu dunque fare ancora un buon uso di Ravenstein? Che molte delle leggi di Ravenstein siano fuorvianti o superate pressoch inevitabile, dopo oltre un secolo di studi migratori. Si prenda lesempio delle migrazioni femminili. Al di l della significativa attenzione alla variabile di genere, il lavoro di Ravenstein era statisticamente accurato e con le fonti a disposizione non avrebbe potuto

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fare di meglio. Tuttavia la crescente disponibilit, al di l delle cifre aggregate in tabella, dei dati nominativi dei censiti permette oggi operazioni molto pi raffinate. La legge in realt frutto di unillusione ottica: le donne sembrano pi propense alle migrazioni locali perch sono sovrarappresentate nella popolazione adulta, per via della maggiore mortalit maschile e della emigrazione allestero nettamente pi forte fra gli uomini. Standardizzata statisticamente sulla popolazione reale, la sex-ratio dei migranti in realt pressoch in equilibrio17. Pi in generale, nella loro sintesi sulla mobilit nel Regno Unito, Pooley e Turnbull hanno tentato di verificare la validit delle laws a partire da un nuovo, ricco materiale empirico, mettendo in evidenza le molte revisioni necessarie alle ipotesi di Ravenstein, ma concludendo che his more important hypotheses have stood the test of time remarkably well, and his errors are understandable given the data with which he was working18. A differenza di cinquantanni fa, quando Everet S. Lee cerc di riformulare una teoria delle migrazioni individuando nuove costanti19, oggi nessuno si arrischierebbe a proclamare leggi delle migrazioni. I paradigmi fisicalisti-gravitazionali non vanno pi di moda, anche se la crescita della computational social science ha riproposto, ad esempio con gli impressionanti studi del gruppo di Lszl Barabsi, basati sui tabulati dei telefoni cellulari, vere e proprie formalizzazioni matematiche delle regolarit della mobilit umana20. Senza spingersi a tanto rigore, non certo lafflato statistico-quantitativo a rendere superato il lavoro di Ravenstein. Occorre ancora contare: sia perch c sempre bisogno di unimmagine dinsieme dei flussi, o, meglio, di giochi di scala che offrano elementi di problematizzazione utili a evitare il rischio di isolare storie di vita, catene specifiche, studi localistici; sia perch una critica non nichilistica degli usi storiografici delle statistiche (usi centrati a lungo sulla dimensione aggregata, prevalente nelle fonti edite e nelle cifre ufficiali), si pu condurre solo attraverso la produzione di nuove serie di dati che arricchiscano la comprensione dellintensit, delle diverse dimensioni e della logica sociale delle migrazioni21. Quel che sfuggiva alla prospettiva delle leggi migratorie lo spessore storico e sociale della mobilit: la specificit dei contesti e delle fasi, il peso decisivo delle relazioni di potere (di classe, familiari, di genere) e le dinamiche evolutive interne (in breve: le migrazioni passate incidono sui progetti migratori presenti e futuri). Lultima delle leggi di Ravenstein sembra alludere al paradigma della modernizzazione che avrebbe dominato gli studi sulla mobilit nel secolo successivo: credere che lo sviluppo economico intensifichi le mobilit significa cadere nellennesima interpretazione dualistica della storia degli ultimi trecento anni, contrapposta a secoli di societ tradizionale pensata come immobile o meno mobile. Questo approccio, formalizzato quarantanni fa da Zelinsky con la teoria della transizione migratoria22, ma implicito in gran parte delle scienze sociali sin dallOttocento, ha impedito a lungo di prendere atto della ricchezza di spostamenti nelle societ del passato, delle continuit nei modi e nei campi delle migrazioni e della straordinaria variabilit della mobilit per periodi, regioni, contesti23.

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Con tutti i limiti Ravenstein ha per saputo cogliere un aspetto fondamentale e sovente trascurato: il primato dei movimenti brevi e lintensa mobilit rurale, che ancora nel secolo diciannovesimo, come in quelli precedenti, rappresentava la componente maggioritaria degli spostamenti24. La centralit modernista dalle migrazioni globali e dallurbanizzazione, fenomeni che, per altro, si sono a lungo nutriti e in parte ancora si nutrono dello spopolamento delle campagne, rende pi complicata la presa di coscienza della pervasiva presenza di una mobilit ordinaria. Di questa dimensione del sociale, che sembra naturale e dunque trascurabile, non abbiamo ancora tratto tutte le conseguenze storiografiche25.

NOTE
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Paul-Andr Rosental, Les formalisations spatiales de la mobilit: fragments pour lhistoire longue dune non-rception, Genses, n. 29, 1997, pp. 75-98. Migrazioni, a cura di Paola Corti e Matteo Sanfilippo, Torino, Einaudi 2009 (Storia dItalia, Annali 24). Le carte sono nel saggio di Eleonora Canepari, Immigrati, spazi urbani e reti sociali nellItalia di antico regime (p. 59) e in quello di Corrado Bonifazi e Frank Heins, Ancora migranti: la nuova mobilit degli italiani (pp. 520 e 523). Per alcuni esempi di visualizzazione spaziale dei dati, un problema al centro dei dibattiti sulla cartografia tematica e automatica, si veda il manuale di Michle Bguin - Denise Pumain, La rpresentation des donnes gographiques. Statistique et cartographie, Paris, Colin, 2000. Per quel che concerne i flussi migratori cfr. ad es. Suzy Pasleau, Methodologie cartographique applique lhistoire. Le cas des migrations, Revue belge dhistoire contemporaine, n. 3-4, 1990, pp. 575-603. Da qualche anno la diffusione dei sistemi GIS e il massiccio passaggio alla cartografia numerica hanno allargato le possibilit analitiche degli studi storici: per un manuale cfr. Ian N. Gregory, A place in history. A guide to using GIS in historical research, Oxford, Oxbow Books 2003 (ne esiste anche una seconda edizione, scaricabile da http://www.ccsr.ac.uk/methods/publications/ig-gis.pdf ), mentre una serie di esempi offerta dallHistorical GIS Research Network (http://www.hgis.org.uk/index.htm). Per il punto sui rapporti fra storia e dimensioni spaziali cfr. le riflessioni di Federica Cengarle - Francesco Somaini, Riflessioni e ipotesi di lavoro su storia e cartografia storica, Societ e storia, n. 122, 2008, pp. 813-826 e Roberta Cevasco Vittorio Tigrino, Lo spazio geografico: una discussione tra storia politicosociale ed ecologia storica, Quaderni storici, n. 127, 2008, pp. 207-242. Paul-Andr Rosental, Les sentiers invisibles. Espace, famille et migrations dans la France du XIXe sicle, Paris, EHESS, 1999. Per anticipazioni della medesima ricerca cfr. Id., Maintien/rupture: un nouveau couple pour lanalyse des migrations, Annales, n. 6, 1990, pp. 1403-1431 e Id., Paure e statistica: lesodo rurale un mito?, Quaderni storici, n. 78, 1991, pp. 845-873. Per un riassunto delle critiche cfr. Jean-Pierre Poussou, Les migrations internes dans la France dautrefois e Jacques Dupaquier, Mobilit et migration, in Movilidad y migraciones internas en la Europa latina / Mobilit et migrations internes de lEurope latine, Santiago de Compostela,

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Universidad de Santiago de Compostela 2002. Per lapproccio di Rosental alla demografia storica si vedano la storicizzazione della scuola francese nel suo Lintelligence dmographique. Sciences et politiques des populations en France (1930-1960), Paris, Jacob 2003, pp. 215-239 (Lhistoire comme observatoire dmographique) e la sintesi metodologica Lorenzo Del Panta Rossella Rettaroli - Paul-Andr Rosental, Mthodes de la dmographie historique, in Dmographie. Analyse et synthse, VIII, Observation, mthodes auxiliaires, enseignement et recherche, Paris, INED 2006, pp. 201-241. Dettagli della carta originale a colori sono mostrati nel video di Waldo Tobler, Ravenstein reconsidered: http://www.youtube.com/watch?v=bZBCTDJ2-Qg. S. H. Bederman, The Royal Geographical Society, E. G. Ravenstein, and A map of eastern equatorial Africa - 1877-1883, Imago Mundi, n. 1, 1992, pp. 106-119; Ernst G. Ravenstein, Map (History of cartography), in Encyclopedia britannica, Cambridge, Cambridge UP 1911, vol. XVII, pp. 633-648; Id., Philip s Systematic atlas, physical and political, London, George Philip & son 1894. Si veda la voce stesa da Elizabeth Baigent per lOxford Dictionary of National Biography, 2004: http://www.oxforddnb.com/view/printable/41114. Ernst G. Ravenstein, Census of the British Isles 1871. Birthplaces and migration, Geographical magazine, n. 3, 1876 , pp. 173177, 201-206 e 229-233; Id., The Laws of Migration, Journal of the Statistical Society, n. 2, 1885, pp. 167-22 e n. 2, 1889, pp. 241-305. J. Trent Alexander - Annemarie Steidl, Gender and the Laws of Migration: A reconsideration of nineteenth-century patterns , Social Science History, n. 2, 2012, pp. 223-241. David B. Grigg, E. G. Ravenstein and the laws of migration, Journal of Historical Geography, n. 1, 1977, pp. 4154; Waldo Tobler, Migration: Ravenstein, Thorntwaite, and beyond, Urban Geography, n. 4, 1995, pp. 327-343; Michael J. Greenwood - Gary L. Hunt, The early history of migration research, International Regional Science Review, n. 1, 2003, pp. 3-37. George K. Zipf, The P1P2/D hypothesis: on the intercity movement of persons, American Sociological Review, n. 5, 1946, pp. 67786; Samuel A. Stouffer, Intervening opportunities: a theory relating mobility and distance, American Sociological Review, n. 6, 1940, pp. 845 67; J. Mac Donald, Chain Migration, ethnic neighbourhood formation and social networks, Millbank Memorial Fund Quarterly, n. 1, 1964 , pp. 82-97; Torsten Hgerstrand, Migration and area. Survey of a sample of Swedish migration fields and hypothetical considerations on their genesis, in Migration in Sweden. A symposium, Lund, Cwk Gleerup 1957, pp. 27-158. Arthur Redford, Labour migration in England, 1800-1850, Manchester, Manchester UP 1926. Maurizio Ambrosini, La costruzione di identit trasversali: relazioni e appartenenze sociali attraverso i confini, in Migrazioni, cit., p. 674, che cita Thomas Faist, The Crucial Meso-Level, in International Migration, Immobility and Development. Multidisciplinary Perspectives, Oxford, Berg 1997. Aristide R. Zolberg, The Next Waves: Migration Theory for a Changing World, International Migration Review, n. 3, 1989, pp. 403430. Pierre-Jean Thumerelle, Peuples en mouvement. La mobilit spatiale des populations, Paris, SEDES-CDU 1986; Migration, migration history, history. Old paradigms and new perspectives, edited by Jan and Leo Lucassen, Berne, Lang, 1997. Alexander Seidl, Gender, cit. Colin G. Pooley - Jean Turnbull, Migration and mobility in Britain since the Eighteenth century, London, UCL Press, 1998, pp. 300-303 (Re-assessing Ravensteins laws of migration) e

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passim. Cfr. anche George R. Boyer - Timothy J. Hatton, Migration and labour market integration in late nineteenth-century England and Wales, Economic History Review, n. 4, 1997, pp. 697734. Everett E. Lee, A theory of migration, Demography, n. 1, 1966, pp. 47-57. Marta C. Gonzlez - Csar A. Hidalgo - Albert-Lszl Barabsi, Understanding individual human mobility patterns, Nature, n. 5, 2008, pp. 779-782. Per una sintesi divulgativa cfr. Albert-Lszl Barabsi, Lampi, Torino, Einaudi 2011 e, per il contesto della computational social science, David Lazer et al, Life in the network: the coming age of computational social science, Science, n. 323, 2009, pp. 721-723. Giochi di scala. La microstoria alla prova dellesperienza [1996], a cura di Jacques Revel, Roma, Viella 2006; Andrea Doveri, Una lettera di Andrea Schiaffino: riflessioni su demografia, demografia storica e fonti del demografo, Societ e storia, n. 87, 2000, pp. 107-138. Wilbur Zelinsky, The hypotesis of the mobility transition, Geographical review, n. 2, 1971, pp. 219-249. Cfr. anche la discussione di Jan e Leo Lucassen, The mobility transition revisited, 15001900: what the case of Europe can offer to global history, Journal of Global History, n.4, 2009, pp. 347-377. Per la critica dellapproccio modernista alla mobilit europea cfr. Steve Hochstadt, Mobility and modernity. Migration in Germany 1820-1989, Ann Arbor, University of Michigan Press 1999 e James Jackson jr. - Leslie Page Moch, Migration and the social history of modern Europe [1989], in European Migrants. Global and Local Perspectives, edited by Dick Hoerder and Leslie Page Moch, Northeastern UP, Boston 1996, pp. 52-69. Leslie Page Moch, Moving Europeans. Migration in Western Europe since 1650, Bloomington, Indiana UP 1992; Michel Oris, The history of migration as a chapter in the history of the European rural family: An overwiew, The History of the Family, n. 2, 2003, pp. 187-215. Per leccezione degli studi sulle migrazioni interne si vedano, per lItalia, almeno Stefano Gallo, Senza attraversare le frontiere. Le migrazioni interne dallUnit a oggi, Roma-Bari, Laterza 2012 e Franco Ramella, Le migrazioni interne. Itinerari geografici e percorsi sociali, in Migrazioni, cit., pp. 425-448.

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Finito di stampare nel mese di Luglio 2013

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