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IL NOSTRO OBIETTIVO LUGUAGLIANZA SOSTANZIALE

di Roberta Mori, consigliera PD, presidente Commissione regionale per la Parit

VERIT SULLA VIOLENZA

no o siano in grado di affrontare gli effetti pratici di problematiche cos gravi in mancanza di una strategia nazionale, in solitudine e oltre tutto nella mortificazione di tagli continui che non colpiscono i veri sprechi, ma rischiano di rappresentare come sprechi le politiche pi efficaci di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.

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na premessa culturale dobbligo, anche per noi donne. La violenza, da quella psicologica od economica sino al femminicidio, costituisce lestrema evidenza della patologia di un sistema sociale discriminatorio che si fonda da molti secoli sulla marginalizzazione della soggettivit femminile. Quando la donna afferma la propria soggettivit, quasi sempre uscendo da ruoli

DOBBIAMO USCIRE DALLOTTICA DELLA SOLA EMERGENZA COS COME DELLA COLPEVOLIZZAZIONE INDIVIDUALE E FARCENE CARICO POLITICAMENTE INSIEME
zonti costituzionali, ovvero luguaglianza sostanziale: si tratta di una normativa quadro che inserisca nel sistema stesso correttivi democratici e misuratori duguaglianza cos che per capirci sia sancito ed esigibile il diritto delle donne alla parit retributiva e allappropriatezza della cura, il diritto alleleggibilit paritaria negli organi istituzionali e ad una comunicazione pubblica rispettosa delle differenze. Il progetto di legge quadro attualmente al vaglio dellAssemblea legislativa dellEmilia-Romagna non altro che la declinazione territoriale di uno strumento che dovrebbe porre le politiche di genere, di parit e antidiscriminatorie a fondamento del nostro Stato di diritto. Concludo con un paio di notazioni che ritengo essenziali. Nessuno pensi che si eluda il tema delle risorse, anzi, una legge serve a ipotecare gli stanziamenti in bilancio nel medio-lungo periodo sulle varie misure, sottraendo alla volont politica del momento il finanziamento, ad esempio, dei centri antiviolenza che assistono, tutelano e accompagnano le donne in un loro percorso di autonomia. Nessuno pensi, infine, che le Regioni e i Comuni italiani accetti-

Donne e 70 della ReSiSTenZa: LE RADICI DELLA DEMOCRAZIA PARITARIA


di Thomas Casadei, consigliere PD, Commissione regionale per la Parit

REDAZIONALE

re dallottica della sola emergenza cos come della colpevolizzazione individuale e farcene carico politicamente insieme. Quando in ottobre a Montecitorio ho partecipato allaudizione sul decreto per la sicurezza contro la violenza di genere, diventato legge sul filo di lana e solo grazie alle nostre rappresentanti istituzionali, ho portato questa visione parlando a nome degli organismi di pari opportunit delle Regioni italiane. In virt di un lavoro di confronto e scambio tra politica, associazioni femminili e societ civile che e schemi precostituiti, provoca una sta crescendo non solo in Emiliareazione sociale stigmatizzante. Romagna ma su tutti i territori e a Tale reazione varia come ovvio a livello nazionale, chi oggi decide e seconda del contesto pi o meno fa le leggi non pu pi ignorare ci evoluto, pu andare da una diffi- che serve, vale a dire un terreno codenza strisciante ad una censura mune di norme che guidi lazione violenta; certo che il fenomeno integrata di soggetti e istituzioni della violenza di genere sociale che per ruolo, per competenza, per tout court, non solo per gli effetti storia e per cultura siano dedicati che produce ma, prima, per le cau- a tradurre nella quotidianit il NO se che lo determinano. Lo squili- alla violenza di genere. Il tempo brio di potere nella relazione tra della retorica e dei provvedimenuomini e donne lo alimenta ogni ti tampone finito. In altre parole giorno, nelle case e nelle famiglie, lattuazione della Convenzione di nei luoghi di lavoro e in ogni orga- Istanbul appena cominciata! nizzazione collettiva. Se vogliamo C solo un modo per spezzare lidavvero risolvere questo dram- nerzia di un sistema miope, debole matico problema dobbiamo usci- nel realizzare il pi alto degli oriz-

in modo signicativo sulla condizione politica delle donne in Italia, per questo motivo celebrarne degnamente il 70 anniversario doveroso. Mentre era ancora in corso la guerra, fu il Governo provvisorio Bonomi ad accogliere la richiesta di attribuire lelettorato attivo alle donne italiane quale riconoscimento del ruolo svolto nella lotta al nazifascismo. Le donne votarono e vennero elette per la prima volta in Parlamento nel 1946, mentre il fondamentale diritto alla uguaglianza (e il contrasto alle discriminazioni) venne sancito nella Carta Costituzionale, a cominciare dal perno dellart. 3. Un riconoscimento questo che non era mai avvenuto prima, come ad esempio non era avvenuto durante il Risorgimento. Il contributo alla lotta risorgimentale delle donne patriote era stato in pratica misconosciuto e no al 150 dellUnit dItalia se nera persa in parte anche la memoria storica, se non in ambiti di studio specialistici. Ma soprattutto lunicazione dellItalia era avvenuta senza essere accompagnata da un concreto riconoscimento di diritti, anzi le donne del Lombardo- Veneto si erano viste togliere il diritto di voto, se pure per censo e solo amministrativo, ed altri diritti connessi alla legislazione familiare.

La Resistenza stato il primo movimento che riuscito a incidere

Nel 1943 accadde un fatto nuovo, straordinario: con la nascita dei Gruppi di Difesa della Donna prese avvio un processo di coinvolgimento politico diffuso, verso tutte le donne, di tutti gli strati sociali: dalle donne impiegate nelle fabbriche a sostituire gli uomini al fronte, alle massaie, alle scrittrici e intellettuali, no alle giovani donne che vivevano nelle campagne e alle studentesse dei licei delle citt. Questa organizzazione promosse la partecipazione femminile al movimento di Resistenza in pi modalit: nel supporto logistico ai GAP e poi alle brigate partigiane, di cui le staffette sono la gura pi nota, no alla lotta armata. Ma sopratutto gener un processo di riessione e discussione tra donne sulla politica e sui diritti, anche a partire dalle pagine di NOI Donne. Allalba della Liberazione nasceva lUnione Donne italiane come prosecuzione diretta dei Gruppi di Difesa, a cui aderirono unitariamente, almeno allinizio, tutte le donne che avevano partecipato alla Resistenza, dalle socialiste alle cattoliche, dalle repubblicane alle comuniste, incarnando quellidea di unit e lotta comune per la conquista della parit di diritti, che rappresenta ancora oggi un esempio. Fu attraverso il loro lavoro costante e la pratica politica che tutte le donne italiane

conquistarono cos il diritto di voto, pagandolo prima con indicibili sofferenze ed encomiabile coraggio, riscattandolo poi con il diritto a una partecipazione politica attiva nel segno femminile. Nelle testimonianze delle dirette protagoniste, che sono state raccolte grazie al lavoro prezioso svolto dallUDI e dallANPI, afora spesso la memoria del disagio di dover combattere contro una forma di pregiudizio paternalistico anche allinterno dello stesso movimento resistenziale, la difcolt ad esempio con cui le donne venivano ammesse in ruoli combattenti ne la prova. Anche per questo importante ricordare in questa sede quanto sia stato grande il contributo delle donne alla Resistenza, e quanto questo impegno sia conuito nel dopoguerra nellorganizzazione della politica dellemancipazione attraverso il lavoro dellUDI. I numeri parlano chiaro, le stime dellANPI di 35.000 partigiane combattenti, 20.000 con funzioni di supporto e le 70.000 appartenenti ai Gruppi di difesa della Donna, dimostrano lampiezza di un movimento che mai cos tanto nel nostro Paese ha visto una partecipazione femminile attiva e di primo piano. Esiste un lo diretto tra quelle donne e le sde contemporanee per lemancipazione: perci oggi essenziale ricordare come si sono conquistati diritti fondamentali, non solo per non dimenticare, ma per ribadire la necessit della loro effettiva esigibilit; per questo imprescindibile valorizzare e far conoscere la memoria della piena e diffusa partecipazione delle donne alla Resistenza, ripercorrerne le forme individuali e collettive di lotta, ricollegarle alle odierne mobilitazioni e azioni per una democrazia che sia effettivamente paritaria.

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La Mostra di Gino Covili ci ricorda il dramma attualissimo della tratta e delle schiave del sesso. Tra le iniziative promosse da Regione e Comune di Bologna in vista del 25 novembre, Giornata Mondiale contro la violenza alle donne.

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