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01/11/13

Mitologia greca e latina, Espero, Estia, Eteocle

MITOLOGIA CLASSICA

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Mitologia greca e latina : lettera E

Espero, Estia, Eteocle.

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ESPERO: nome greco dell'astro che i Latini chiamarono Vesper o Vesperego : lo stesso astro che al mattino quale apportatore di luce fu detto dai Greci Fosforo e dai Romani Lucifer o Jubar. Secondo una tradizione, sal per primo sul monte Atlante per osservare le stelle pi da vicino. Fu sorpreso da un uragano e scomparve senza lasciare traccia. In sua memoria, venne dato il suo nome all'astro che compare per primo alla sera, e che annuncia il tempo del riposo della Notte. Espero ritenuto il padre di Esperide, la quale sposata ad Atlante, gli diede come figlie le Esperidi. Era tanto bello che Afrodite lo rap facendolo guardiano del suo tempio; un'altra versione del mito narrava invece come avesse gareggiato in bellezza con Afrodite e fosse poi stato trasformato in astro.

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ESTIA: dea del focolare domestico, la prima figlia di Crono e di Rea, e sorella di Zeus e d'Era. Ignota ancora ai poemi omerici, che conoscono per la santit del focolare; essa compare per la prima volta nella Teogonia di Esiodo e negl'Inni Omerici. Come puro il fuoco, cos Estia era concepita illibata e casta; e il mito narrava che, dopo la vittoria degli di sui Titani, nella divisione ch'essi si eran fatta del mondo, Estia aveva chiesto per s eterna verginit rifiutando le nozze offertele da Poseidone e da Apollo; e Zeus aveva acconsentito alla sua richiesta, riconoscendole l'onore di aver sede in tutti i templi degli di e in tutte le dimore degli uomini, e di aver parte in tutti i sacrifici agli di, che con una libagione ad Estia dovevano aver principio e fine. Essa ha sede sull'Olimpo, ove resta immobile sul suo trono, mentre le altre divinit vanno e vengono per il mondo. Nel culto, Estia rappresenta anzitutto il focolare domestico, centro della casa, simbolo specialmente di stabile dimora, luogo ove si raccolgono i membri della famiglia per supplicare gli di e offrir loro sacrifici, e che gli di stessi prediligono, quando vogliono essere presenti e benefici della casa. In ogni casa v' un'"estia", focolare e centro religioso della famiglia, dove hanno sede gli di protettori della casa, dove la famiglia celebra le sue feste e accoglie gli ospiti, gli stranieri e i supplici. E come la famiglia, cos anche la gente e la patria, la trib e la citt-stato hanno il loro focolare; ed Estia dunque anche la divinit del focolare pubblico, il cui fuoco sacro si custodisce gelosamente e si cerca di conservare perenne. Nelle citt greche, la pubblica Estia era collocata nel pritaneo, cio nel palazzo della citt , subentrato al posto del palazzo del re e residenza del governo: ivi, all'altare, ardeva il fuoco a lei sacro e si offrivano i sacrifici per conto dello stato. Quando un gruppo di cittadini partiva per fondare una colonia, portava seco una parte del fuoco del patrio pritaneo, per accendere con esso il focolare pubblico della nuova citt. Ed anche quando pi citt greche si univano in lega, si accendeva un'Estia pubblica, che fosse centro politico e religioso della confederazione. Particolare importanza ebbero le estie dei grandi santuari greci, come quelle di Delo, di Olimpia e di Delfi, dove veniva alimentato un fuoco perenne.

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Mitologia greca e latina, Espero, Estia, Eteocle

ETEOCLE: figlio di Edipo e fratello di Polinice, di Ismene e di Antigone. Sulla madre vi sono due versioni, l'una pi recente lo dice figlio di Giocasta, l'altra figlio di Euriganea. Dopo la scoperta dell'incesto d'Edipo, i suoi due figli lo cacciarono da Tebe; Edipo li maledisse predicendo che avrebbero guerreggiato fra loro per l'eredit e che avrebbero trovato la morte l'uno per mano dell'altro. Secondo Sofocle, invece, fu Creonte, contrario alla presenza dell'incestuoso re a Tebe che lo mand in esilio ed Edipo maledisse i suoi figli che non avevano fatto nulla per difenderlo. Quando giunsero in et di governare, Eteocle e Polinice, per evitare gli effetti della maledizione paterna, decisero di regnare un anno ciascuno. Secondo l'Edipo a Colono di Sofocle, Polinice regn il primo anno ed esili Edipo proprio allora. In genere gli altri autori narrano che fu Eteocle a regnare durante il primo anno sia perch era il maggiore sia perch era estratto a sorte. Nel frattempo Polinice si era recato ad Argo dove aveva sposato Argia, figlia del re Adrasto, la quale gli aveva dato un figlio, Tersandro. Anche Eteocle si era sposato e aveva generato un figlio, Laodamante. Secondo Pausania l'ordine degli eventi molto diverso. Polinice aveva lasciato Tebe per sfuggire alla maledizione di Edipo e si era sistemato ad Argo dove aveva sposato Argia. Quando Eteocle sal al trono, non volle abbandonarlo allo scadere dell'anno e scacci Polinice, che torn ad Argo con l'intento di conquistare pi tardi il trono di Tebe con la forza. Adrasto, re di Argo e suocero di Polinice, raccolse un vasto esercito che comprendeva tra gli altri i famosi Sette Campioni, da cui la tragedia di Eschilo I Sette contro Tebe. Ignorando gli avvertimenti di Anfiarao, il veggente, il quale aveva previsto che la spedizione si sarebbe rivelata fallimentare, partirono all'assedio della citt. Giunti sul Citerone, Adrasto invi Tideo come suo araldo ai Tebani, con la richiesta che Eteocle rinunciasse al trono in favore di Polinice, ma la sua richiesta venne rifiutata. Allora l'esercito degli Argivi d'Adrasto dette l'assalto. La battaglia davanti a Tebe si rivel disastrosa per l'esercito di Polinice; egli, per evitare un'ulteriore strage, si offr di stabilire la successione al trono in un duello con Eteocle. Eteocle accett la sfida e nel corso di un'aspra battaglia i due contendenti si ferirono mortalmente a vicenda, realizzando la maledizione d'Edipo. Creonte, loro zio, assunse allora il comando dell'esercito tebano e mise in rotta i disanimati Argivi. Ordin che i Tebani morti fossero sepolti con tutti gli onori e che a Eteocle venisse riservato il rito funebre reale. I nemici, e soprattutto Polinice, dovevano invece essere lasciati all'esterno della citt, senza alcuna sepoltura. Ma Antigone, che era tornata in patria dopo la morte del padre Edipo, trascin il cadavere di Polinice sul rogo del fratello.

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