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Ogni indagine che verta sulle condizioni socio-culturali e storiche di una realt mostra lesistenza di una stretta relazione

fra la variabilit delle manifestazioni psichiche presenti nella stessa cultura e quelle stesse condizioni. Non si pu parlare di devianza o malattia senza che questo implichi parlare anche della cultura in cui queste si manifestano, le psicopatologie che si manifestano allinterno di una cultura non sono delle anomalie o delle aberrazioni, ma le espressioni caratteristiche di una cultura, meglio la cristallizzazione di gran parte che in essa non funziona.1 Non solo, i sintomi di un disturbo sono indicatori dei criteri normativi che vigono in una data cultura, questo comporta che, qualunque possa essere il comportamento deviante, in qualunque modo possa concretizzarsi, il soggetto devier secondo modalit socialmente stabilite e da lui stesso interiorizzate. E il rimando foucaultiano alla costruzione del sapere, del discorso come regolato, distribuito, controllato: al processo con cui si sancisce come patologica una condizione non concorre soltanto unanalisi epidemiologica, bens la costruzione di quella realt secondo parametri di giudizio stabiliti. Non sufficiente lacuirsi della capacit di osservazione, il processo di medicalizzazione scaturisce dalla costruzione di un senso comune, inteso come saggezza definita da parametri di giudizio storicamente connotati. In questottica una condizione patologica non di per s, ma nel momento in cui sia stata sancita come tale e solo allora sar in grado di collocare il soggetto portatore della condizione nel ruolo sociale di malato, deviante, che altri e lui stesso riconoscono in quanto membri della stessa cultura. Nella stessa cornice, Vandereycken e Van Deth definiscono i disturbi del comportamento alimentare comesindrome culturale, una anomalia comprensibile e quindi diagnosticabile solo entro una sfera psicosociale precisa. Secondo gli autori, i disturbi del comportamento alimentare oggi possono essere interpretati come eredi dellisteria vittoriana, oggi il corsetto delle donne vittoriane stato sostituito dal corsetto dellautocontrollo. La costrizione esterna del passato stata sostituita da una costrizione interna: controlla il tuo corpo, mantieni un freno2 I disturbi del comportamento alimentare, come listeria nel secolo scorso, esprimono a livello sintomatico le contraddizioni presenti nella societ contemporanea; l dove

Bordo S., trad it. Il peso del corpo, Milano, Feltrinelli,1997 Vandereycken W, Van Deth, trd.it.Dalle sante ascetiche alle ragazze anoressiche .Il rifiuto del cibo nella storia,,Milano, Raffaello Cortina, 1995
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linteriorizzazione del modello dominante non riesce a creare un equilibrio con lidentit.3 Sia si parli di anoressia, di bulimia, di binge eating disorders, le differenti somatizzazioni hanno in comune un rapporto ossessivo con il proprio corpo, oggetto di cure e ritualismi, volti tutti al solo traguardo della linea, della conformit ai canoni culturali vigenti. Il corpo da strumento di interazione con il mondo, zona di confine e scambio fra linterno e lesterno, diviene strumento di sfida del soggetto verso gli altri e verso se steso. Per comprendere il senso attribuito alla cura del corpo, il suo valore, non si pu prescindere da unanalisi storico-culturale che illustri il modificarsi del significato attribuito allo stesso, per arrivare poi ad ipotizzare non solo come sia concepito nella cultura contemporanea, ma come sia vissuto dal singolo soggetto che lo erige a testo di una sua rivalsa. In questa indagine culturale dei disturbi del comportamento alimentare, non si vogliono indagare le cause personali che conducono un soggetto a fare del suo corpo un veicolo di comunicazione estrema, bens si indagheranno i valori attribuiti al corpo socialmente costruito, nella cultura occidentale, per poi verificare se esistano paralleli fra essi e i temi veicolati nei disturbi alimentari. Linterrogativo nasce dalla considerazione per cui, soggetti diversi, provenienti da storie personali differenti, assumono a comune denominatore il proprio corpo, come elemento di riscatto, di denuncia, di opposizione allAltro. Storie diverse si incontrano nelluso di un codice comune: il proprio corpo. Partendo da questo interrogativo si vorr indagare come il corpo e la sua immagine siano costruiti nei soggetti con disturbi alimentari, ponendo particolare attenzione se questi si sviluppino in aderenza con principi culturalmente accettati o creando una cultura sovversiva del corpo. Si proceder quindi su due piani, uno culturale, nel quale si indagher la costruzione sociale del corpo nella cultura occidentale, quindi anche la creazione dellimmagine corporea, ovvero la creazione del corpo vissuto dal singolo soggetto, per poi procedere allanalisi del corpo vissuto nella specificit dei disturbi alimentari.

Gordon R. trad.it. Anoressia e Bulimia.Anatomia di unepidemia sociale, Milano; Cortina, 1991, pag 94

LA COSTRUZIONE SOCIALE DEL CORPO

IL CORPO COME METAFORA DI UNA CULTURA

La sociologia del corpo ipotizza che la nostra percezione dello stesso non sia univoca ma culturalmente connotata Il corpo umano non esiste n comprensibile al di fuori della costruzione sociale della realt [] Il corpo non semplicemente un oggetto che ereditiamo alla nascita ma qualcosa che socializzato durante tutta la vita4 Esso diviene una metafora della societ, un testo su cui sono scritti i precetti base della sua cultura, che nel corpo del singolo individui si uniscono alle esperienze personali, alle contraddizioni nascenti dallosservanza degli stessi precetti. Affermare linfluenza culturale nella costruzione del senso e valore del corpo non vuol dire pensarlo come sola costruzione sociale, il che annullerebbe linfluenze delle esperienze personali, di quella che Turner definisce incarnazione5, ovvero la fisicit e lesperienza singolare che ne deriva. Il corpo sia una metafora sia organismo materiale, insieme sociale e naturale, socialmente mediato e individualmente percepito. Ovviamente, pur riconoscendo una componente fisica della percezione corporea, lo stesso autore sottolinea che, per quanto non la si possa eliminare, essa sia poi filtrata dalla componente culturale; si pensi agli impulsi, agli stimoli fisici che il corpo avverte biologicamente e come siano poi incanalati, governati secondo il valore che socialmente loro attribuito. Si pensi al controllo degli istinti sessuali o al controllo della stessa alimentazione, sanciti differentemente a seconda della cultura di riferimento. Stabilito un cos intenso rapporto di influenza fra corpo e cultura, si vuole indagare da dove sia scaturita quella forte frattura fra corpo e S che molte pazienti con DCA sottolineano, innalzando il proprio corpo a solo strumento attraverso cui esprimere un disagio e su cui riversare la propria ostilit.

Polhemus, S , Social Aspects of the Human Body, Penguin Books,1978 ,citato in Corpi Anoressici di Morag MacSween 5 Turner,B.S., The body and Society, Blachkwell, Oxford p204, 233, 244, 251

1.1

RADICI DEL PENSIERO OCCIDENTALE

Il corpo come ingannevole e peccaminosa prigione dellanima unimmagine molto ricorrente nella filosofia occidentale. Platone nel Fedonein proposito molto chiaro, []fino a quando noi possediamo il corpo e la nostra anima resta invischiata in un male siffatto, noi non raggiungeremo mai in modo adeguato ci che ardentemente desideriamo, vale a dichiarare la verit. [] Ci avvicineremo tanto pi al sapere quanto meno avremo relazioni col corpo e comunione con esso, se non nella stretta misura in cui vi sia imprescindibile necessit Platone crede nella trascendenza della verit, traguardo raggiungibile solo superando quella che definisce follia del corpo..La filosofia cos inaugurata impone il passaggio dalla terra materiale, dellesperienza umana, allideale. Lanima divisa dal corpo, sua prigione, non frutto dellesperienza diretta delluomo, ma costruzione di un immaginario che considera vera realt solo lordine trascendente e immateriale. In tale costruzione compito della filosofia liberare lanima dal corpo, per raggiungere un altro da s che la vera essenza. Di qui nasce la visione occidentale per cui il valore dogni cosa sempre altrove, ritrovato solo superando la stessa, in un processo che scioglie il materiale, plurimo nellunit del molteplice. A livello antropologico questo ha significato la creazione della nozione danima, principio unitario che nasce e si sviluppa a scapito del corpo, dei suoi sensi. Un dualismo fra materia e idea, anima e corpo che nella tradizione giudaico-cristiana trova corrispettivo nella dicotomia bene/male, carne/spirito.In questa prospettiva il corpo diviene corpo del peccato, corpo da redimere. Dopo la Caduta originaria esso diviene ontologicamente corrotto, legato al mondo e non al cielo, fonte di corruzione e perdizione. Turner in The body and societyrileva come nel cristianesimo medievale il corpo fosse la sede eletta dellirrazionalit, della passione e del desiderio. La carne diventa terreno di corruzione morale e per tanto deve essere dominata con pratiche ascetiche, prime fra tutte il digiuno e lastinenza. Scopo ultimo liberare lanima dalle tentazioni del desiderio. Nella cultura medievale ogni elemento, sia a livello macrocosmico sia microcosmico, collocato in un ordine preciso, immutabile, sancito secondo una rigida gerarchia di ruoli e valori. A livello cosmologico tutto ricondotto alla divisione fra i quattro elementi basilari (terra, acqua, aria, fuoco), cos come a livello anatomico larmonia del corpo

umano ricondotta allarmonia fra i quattro umori (bile gialla, bile nera, flegma, sangue). La dicotomia fra cielo e terra si rispecchia nel dualismo fra anima e corpo. Teoria di origine galeniana, per cui uno squilibrio fra i quattro componenti base causerebbe la patologia. Uno squilibrio fisico che ben presto assunse anche valore morale; non esistendo alcuna distinzione fra malattia e peccato, i malanni divenivano espressione somatica di una trasgressione morale, cos come la lebbra era la dichiarazione scritta sul proprio corpo delleresia. Corpo e anima quindi in rapporto dialettico, ma non separati, le condizioni delluno si rispecchiavano nellaltro. Questimmagine di corpo specchio dellanima sar un valore ricorrente nella cultura occidentale; nelle donne vittoriane la costrizione del corpo nei corsetti per conferire alla propria immagine linnaturale curva a S era etichettato come indice di gran forza di volont, determinazione e capacit di governare gli impulsi del corpo. Allo stesso modo, nella cultura contemporanea, nei soggetti con DCA la ferrea disciplina imposta al proprio corpo vissuta come indice di autocontrollo e rigore morale.6 La salvezza dellanima era raggiungibile soltanto con la mortificazione del corpo, attuata con il distacco dal mondo, ovvero attraverso la povert, la castit, il digiuno, l dove denaro, sessualit e cibo rappresentano il mondo terreno. Bench questa fosse nel Medioevo la visione ufficiale, basata su una rigida gerarchia che mai consente contatto fra lalto e il basso, lideale e il terreno, parallelamente la cultura popolare presenta una concezione del corpo diametralmente opposta. E questa una cultura che si fonda su di un principio di Abbassamento, per cui tutto quello che nella visione ufficiale posto come ideale ora trasferito a corporeo e materiale, e viceversa. Non un semplice ribaltamento, il che vorrebbe mantenere rigide divisioni gerarchiche seppure con ordine inverso, ma si propone linclusione dellideale nel materiale.lelemento corporeo cos grande, esagerato, infinito [] lelemento dominante in tutte queste immagini della vita materiale e corporea la fertilit, la nascita. La crescita in sovrabbondanza.7In questa visione il corpo celebrato come luogo rigenerante della vita, non pi solo corpo del singolo ma corpo collettivo.

6 Molto significativo a tal proposito un testo di Apfeldorferdal titolo Mangio dunque sono,dove le scelte alimentari si materializzano nel proprio corpo divenendo specchio del proprio Io. 7 Bachtin, M.trad.it.Lopera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale e festa nella tradizione medievale e rinascimentale, Einaudi, Torino, 1979, pag 23

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Se nella cultura ufficiale gli orifizi del corpo sono controllati rigidamente perch fonte di peccato, nella visione popolare essi divengono luoghi di contatto fra il corpo e il mondo. tutto ci che sbuca fuori dal corpo, che sporge e affiora dal corpo, tutto ci che cerca di sfuggire ai confini del corpo tutto ci che prolunga il corpo e lo unisce agli altri corpi o al mondo non corporeo8assume importanza vitale. E lo stesso significato attribuito al cibo, non pi fonte di perdita di controllo e contaminante, ma possibile connubio fra corpo e mondo. E nel mangiare che il corpo oltrepassa i propri confini e si arricchisce a spese del mondo: qui luomo assaggia il mondo, lo introduce nel proprio corpo, lo rende parte di s[ i confini tra uomo e mondo sono cancellati, a vantaggio delluomo9

1.2

DUALISMO CARTESIANO E LA CREAZIONE DEL CORPO COME

SIMULACRO BIOLOGICO

Se la filosofia platonica e la religione cristiana hanno contribuito a creare le basi della dicotomia tutta occidentale fra anima e corpo, la radicalizzazione di questo dualismo si ha con la ragione cartesiana, fonte del pensiero scientifico moderno.Riprendendo il dualismo platonico di anima e corpo e spogliandolo di ogni connotato religioso, Cartesio scioglie il corpo dal suo mondo per chiuderlo in quella che chiamer res extensa, ovvero per considerarlo, alla stregua di tutti gli altri corpi, dominato dalle leggi fisiche che regolano e spiegano il movimento. Separato dallanima il corpo diviene semplice oggetto, separata dal corpo lanima diviene puro intelletto, ego intersoggettivo.Da allora ogni produzione di senso non fu pi nelloriginario rapporto col mondo, ma il corpo e il mondo ricevettero il loro senso dalle cogitazioni dellego[] nata dalluomo nel mondo, la scienza s cos trovata con Cartesio a dimenticare la propria origine10 In questa visione lio umano non pi lio che abita il mondo, ma lego cogito che considera il mondo secondo operazioni idealizzanti, che non creano contatto con la realt ma con limmagine definita di essa.

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Bachtin, M,ibidem,316 Bachtin, M, ibidem 281,312 10 Galimberti, Il Corpo, Feltrinelli, Milano, 1997, pag 41

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Il corpo diviene somma di parti prive di interiorit, cos come pensato dallintelletto, e la mente una interiorit senza spazio n distanze. Questi capisaldi della filosofia cartesiana influenzeranno molto la teorizzazione medica dei secoli diciassettesimo e diciottesimo, privilegiando la mente come definizione del S e interpretando il corpo come una macchina complessa governata dalla medicina, aggregato di parti analizzabili singolarmente. Si assiste cos alla trasformazione del corpo da oggetto di un discorso sacro sulla carne ad oggetto di un discorso medico che lo concepisce unicamente come macchina da controllare, eliminando ogni ipotesi di obbedienza ad una logica non matematica ma spirituale. Il corpo diviene simulacro biologico, ove biologia e anatomia detengono il sapere che nasce dallo studio di un cadavere, un sapere che muove da un corpo privo di vita per poi essere applicato ad uno in vita. In questo modello medico lio corporeo solo materia inerte su cui si materializza un sintomo da decifrare, un corpo che diviene testo di facile lettura data la conoscenza dei suoi componenti, testo che solo esplicitazione di un qualcosa di latente, conoscibile e controllabile. Questa immagine di corpo come testo predeterminato della scienza moderna si scontra con il corpo-testo che emerge nei DCA, testo che esula dagli schemi prestabiliti aprendosi a nuovi significati, testo di qualcosa che si oppone al dover essere biologico (si pensi alle opposizioni che il corpo-testo dellanoressica in et adolescenziale manifesta verso la sua maturazione sessuale, verso il suo divenire donna). Ridurre il corpo a solo oggetto di indagine scientifica porsi nella condizione di spiegare senza comprendere. La differenza notevole, nel corpo-cosa che la scienza descrive ogni volta che parla dellorganismo e delle sue funzioni io non mi riconosco, perch un corpo che non mi rivela, non mi rappresenta, non mi esprime.11 Il corpo che lio conosce nellesperienza quotidiana ci grazie a cui per esso esiste un mondo, il corpo-cosa della scienza la stessa realt depauperata del soggetto. Il corpo che sono e il corpo che vedo sono le parti complementari di una stessa unit, lincomprensione nasce quando si riduce la presenza del corpo nel mondo (il suo esserci) al modo con cui esso si presenta allocchio della scienza.

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Galimbert, ibidem, 144

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E come se descrivessimo la stessa immagine in modi differenti a seconda che emergesse la figura o lo sfondo, entrambe le prospettive sono corrette ma non esaustive se prese singolarmente. Lo spiritualismo che comprende luomo a partire dalla realt dellanima atemporale dimentica che il corpo la condizione sine qua non si al mondo; il materialismo scientifico che tutto risolve nella biochimica dimentica che il cervello pu elaborare dati solo coordinando ci che riceve dallesterno, grazie ad un corpo che non solo oggetto ma vivente, corpo coinvolto negli stimoli esterni.

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LA POLITICA DEL CORPO

2.1

CREAZIONE DEL CORPO BORGHESE E DEL CORPO MACCHINA

Abbiamo delineato come il discorso scientifico che si sviluppa a partire dalle radici cartesiane designi il corpo come oggetto privo di valenze simboliche o religiose, andando oltre, esso con lavvento del capitalismo diverr semplice merce. Nel pensiero medievale uno stesso ordine gerarchico governava tanto larmonia cosmica quanto quella umana; una netta distinzione regnava fra i quattro elementi cosmici e la stessa sanciva le divisione fra i quattro umori. Allo stesso modo i rapporti sociali erano regolati da un ordine gerarchico, in modo che mai alto e basso potessero confondersi. Luomo partecipava alle leggi della natura, ne era una sua infinitesima parte sottoposta alla stessa gerarchia. Lavvento del Capitalismo opera una rivoluzione entro i confini di questa gerarchia, si assiste alla separazione fra uomo e natura: questultima diviene loggetto delloperare umano, il frutto modificabile del suo lavoro. Parallelamente si avverte la rottura delle gerarchie sociali considerate fino ad allora immutabili; lavoro e propriet privata creano una struttura sociale ove ogni individuo portatore di un nuovo valore, la forza lavoro, spendibile sul mercato come merce. Il singolo non pi pedina del cosmo, intrappolata nelle leggi immutabili del suo ordine, ma assume maggiore libert e possibilit nel determinare il suo destino. Cos il corpo, ora separato dalla natura, diviene strumento con cui raggiungere linteresse individuale. Si ricordi con Bachtin come il corpo fosse vissuto, nella concezione popolare medievale, in comunione con la natura al punto che i suoi confini si scioglievano a contatto con essa: I confini fra uomo e mondo sono cancellati, a vantaggio delluomo.12 Diversamente ora il corpo si separa da essa, facendo della sua superficie una barriera. Per opposizione ora il nuovo canone corporeo[] presenta un corpo perfettamente dato, formato, rigorosamente delimitato, chiuso [] La superficie cieca e le valli del corpo assumono il significato essenziale di confine di unindividualit chiusa che non si fonde con altri corpi e con il mondo13 Dissolte le catene che legavano il corpo del singolo alla natura e al corpo collettivo del popolo, esso assume un nuovo significato: facendo della natura loggetto e delluomo il

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Bachtin M, ibidem, 312. Bachtin M, ibidem, 347.

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soggetto dellazione, esso diviene strumento per il conseguimento dellinteresse individuale. La preoccupazione medievale volta allossessivo controllo del desiderio e dei bisogni del corpo modificata: ora lo stesso desiderio non pi semplicemente represso, il corpo e i suoi impulsi sono disciplinati ai fini della produzione e, allo stesso tempo, sono incoraggiati in vista del consumo. Il desiderio creato, alimentato e controllato, per conciliare produzione e consumo. Si assistito allo slittamento da un uomo pedina del cosmo ad un uomo suo creatore consapevole, mutamento che ha concorso alla creazione dellidentit moderna, dove lio padrone di s guarda con oggettivit al mondo esterno e a quello interno, alle sue emozioni. Se da un lato si assiste alla riconquista da parte delluomo del suo corpo, ora non pi sciolto nel cosmo ma indipendente e capace di agire consapevolmente nel mondo, quello che realmente si ottiene non un corpo che segua la volont del singolo, ma uno strumento di azione nel mondo che sia inserito in un piano normativo, ovvero sottoposto alle leggi di produzione e consumo dellepoca moderna: la creazione delluomomacchina.

2.2

DAL CORPO MACCHINA AL CORPO AUTOCONTROLLATO

Sciolto da un vincolo, il corpo rientra in un altro, e andando ancor pi oltre la norma non sar pi imposta dallesterno bens interiorizzata; il corpo diviene esso stesso strumento di disciplina. In una prospettiva ove ruolo nodale attribuito al singolo individuo come fautore del proprio destino, pur entro certe norme, il corpo assume importanza primaria in quanto primo strumento di autorealizzazione. Da contenitore scomodo del s, diviene base per la costruzione dellidentit. Sempre pi il soggetto, ormai consapevole della possibilit di costruire da s il proprio destino, non decide solo come agire, ma come mostrarsi agli altri. Se il corpo non gabbia dellIo, ma suo strumento di possibile realizzazione, allora dovr essere sempre in grado di ottenere una resa massima, esso sar limmagine dellio nel mondo. Con lepoca post-moderna la rigida disciplina inflitta al corpo non si sviluppa pi da un controllo esterno, ma nasce dallo stesso soggetto; mantenere il corpo in perfetto ordine diviene prerogativa del singolo.

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