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PONTIFICIA UNIVERSIT GREGORIANA FACOLT DI FILOSOFA

SEMINARIO

PROFILI DEL SAPERE Metaforicit della copula Virgilio Melchiorre


Prof.ssa ROSSANA FINAMORE

Studente: Michell Izaguirre Villanueva Matricola: 162365

Roma, 26 de noviembre de 2013

Metaforicit della copula Virgilio Melchiorre

1. Lorizzonte dellessere

Il professore Virgilio Melchiorre dice chi Heidegger si interroga sul fondamento della sintesi copulativa. Questa determina una identit, ma qual appunto la possibilit di questa identit? La prima risposta chi da Heidegger sembra restare ancora nellambito dellanalisi esistenziale del Dasein. Il professore prosegue e afferma che luso della copula non ha qui un valore puramente verbale. Il (di Aristotele non ultimamente la copula quale mero nesso logico; designa lesser-presente dellessente-presente. Per capire meglio il senso della copula come metafora facciamo un breve comento a un altro lavoro del professore Merchiorre in una opera chiamata Essere e parola. LEssere si esprime nellente, ma non si identifica con nessun ente, n con la somma degli enti1. La metafora vive di una complessit ontologicamente pi ricca e pi significativa. A partire da Aristotele si largamente parlato della metafora come di un rapporto a pi termini. Ad esempio, se proprio con Aristotele- diciamo che la vecchiaia la sera della vita, esprimiamo un rapporto a quattro termini.

vecchiaia vita

sera giorno

Si tratta di un rapporto estrinseco, o di un rapporto intrinseco: una somiglianza di rapporti o un rapporto di somiglianza? Nel primo caso la metafora sarebbe semplicemente un paragone abbreviato e non vi sarebbe nessun nesso intrinseco fra i termini presupposti: nel nostro esempio, tra vecchiaia e sera. Il nesso sarebbe solo tra i modi dessere delle due realt. La somiglianza verterebbe cio non sulle cose, ma sulla loro relazione, sulla loro causalit: nel nostro esempio starebbe no fra vecchiaia e sera, ma fra il rapporto della vecchiaia con la vita e quello della sera col giorno. Fra i due soggetti rimarrebbe una eterogeneit (diversit) ed un netto non essere.

Cf. MELCHIORRE, V., Essere e parola, Milano, IV ed. 1993. p. 44-56.

A questo riguardo emerge, per, unobiezione di principio. Le relazioni, i nessi di causalit non possono essere intesi a se stanti, come se fossero una terza entit: in definitiva non sono che il manifestarsi della stessa causa. Si pu anzi ricordate che nessun ente mai dato in s, ma sempre e solo nei lati e negli aspetti del suo apparire. Dunque, in tanto possiamo parlare di somiglianza tra rapporti in quanto esiste una somiglianza fra i soggetti di questi rapporti. E poi si deve proprio parlare di semplice somiglianza, di paragone? La metafora un paragone abbreviato o questo una metafora esplicata? Il paragone dice con un come ci che la metafora dice con un : va pensato l come una contrazione del come o questo va inteso come una spiegazione dell? Aristotele, che fa discendere il paragone dalla metafora e non questa da quello, dice che nel paragone viene aggiunto qualcosa, ma laggiunta tale da escludere una identit fra i termini: in tal modo il paragone no sol o meno piacevole, ma bens impedisce che la mente esamini la relazione, impedisce cio che lo spirito trovi quello che cercava. Si tratta dunque di prendere sul serio la copula in cui la metafora pur sempre consiste. La copula esprime unidentit paradossale perch fonde un senso proprio con un senso improprio. Meglio sarebbe dire che la metafora esprime una identit fra diversi: la sera si sostituisce alla vecchiaia, ma nel suo significato ora si esprime ed emerge la vecchiaia. Luna e laltra sono e non sono lo stesso. Nel come del paragone lidentit viene invece solo adombrata e da lontano, mentre i diversi vengono trattenuti nella loro differenza: lidentit paradossale della metafora, lunit dessere e di non essere in qualche modo scomposta e rimossa dallorizzonte dei distinti. In ogni caso lunit metaforica pi comprensiva di quella comparativa: questa ne costituisce una riduzione, ma continua a supporla. Come dice Aristotele la buona similitudine contiene una metafora. Cerchiamo ora di portare a fondo in senso della copula metaforica. Si parlato della metafora come di una traslazione di significato, da un senso proprio ad un senso improprio. Con questo, per, non si rende conto della unit analogica o paradossale di cui si appena detto, anche se si spiega quale sia luso pi consueto e pi quotidiano della metafora. Si pu parlare di traslazione in quanto la metafora, pur asserendo una identit, sembra rivolgersi soprattutto ad una certa cosa: questa che si vuol dire servendosi di unaltra. Il significato che viene attribuito alla cosa sembra cos non essere altro che un veicolo, un foro di significazione: quel che si vuol raggiungere il tema. Da questo punto di vista le cosiddette metafore assopite costituiscono un caso limite e fra i pi diffusi nel linguaggio quotidiano: la fusione fra foro e tema presupposta, ma il foro tenuto nella pi profonda rimozione; cio che si nomina soltanto il tema e quel che resta quasi esclusivamente il significato traslato. In ogni caso rimane che il passaggio del foro al tema costituisce un incremento de conoscenza e che il tema viene ad essere nominato appunto con la sua fusione nel foro. Questo, tuttavia, non che il resultato immediato della traslazione metaforica. Portando a fondo la sua condizione de possibilit potremo notare che in tale risultato riposa qualcosa di

pi radicale: lidentit del foro e del tema stabilita dalla copula e questa sembra che abbia solo la funzione li legare i due soggetti; ma ove la metafora si faccia assoluta la relazione vale anche in senso inverso e i due soggetti risuonano come predicati della copula. Torniamo allesempio aristotelico. La sera serve a nominare la vecchiaia, anzi costituisce rispetto alla vecchiaia un incremento del nome e nella conoscenza: la vecchiaia no solo delluomo o dellanimale e, chiamandola sera, finiamo col riportarla ad una condizione delluniverso fisico, cio ad un modo dessere che coinvolge tutta la vita. La sera ombra e nascondimento, ma anche un raccogliersi e un riposo della luce, delle piante, dei viventi: la vecchiaia partecipa di questo declino o di questo raccoglimento universale. Ma, cos, solo la vecchiaia che ha ricevuto un nome pi ampio e pi significativo? Che la proporzione metaforica possa essere rovesciata non un semplice gioco di rapporti. E, se in tal senso diciamo pure che la sera la vecchiaia del giorno, ora la sera che si arricchisce di significato e che riceve un nome pi ricco di sapere: ci che prima era inteso come un semplice evento della luce, ora si manifesta con tutta la sua causalit nellordine della vita. Il raccoglimento e il declinare della luce cosi attraversato dallo stesso destino dello spirito. Ma anche se non rovesciamo esplicitamente la proporzione, gi nel tema della vecchiaia la sera acquista una risonanza ed un valore che prima non aveva: quel che doveva arricchire il senso della vecchiaia in realt manifesta, nel suo nuovo soggetto, una potenza ed una estensione che prima non manifestava e di cui per pur dovere disporre. Se la sera pu parlare della vecchiaia, perch i modi dessere della sera si ritrovano, diversamente ma con una identit fondamentalmente, nel declino del vivente. E se la vecchiaia, a sua volta, pu parlare della sera, questo possibile solo perch nella vecchiaia la sera contiene in altra forma i suoi stessi modi di essere. Da una parte e dallaltra uno stesso predicato dellessere che si manifesta e si distribuisce: la fusione dei due soggetti non fa che esaltare il carattere analogico dello stesso predicato. Anzi i due soggetti non sono propriamente che due determinazioni dello stesso predicato: la loro fusione indica unidentit dessere che diversamente si distribuisce e si partecipa, che mentre si partecipa lega e distingue i diversi. Ma allora il vero ultimo soggetto della metafora sta nell della copula. A la fine del articolo il Professore dice che la copula deve essere capita come luogo di rinvio e di trascendenza. La metafora come quel modo in cui il essere s da a conoscere. E il linguaggio proprio la poesia.

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