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S.E. Mons.

Piero Coccia Omelia in occasione del 13 anniversario della morte di Don Italo Mancini Urbino - Basilica Cattedrale - 7 gennaio 2006
Saluto con grande affetto tutti i presenti. Rivolgo un ringraziamento di cuore al vostro Arcivescovo Mons. Francesco Marinelli per l'invito che mi ha rivolto a presiedere quest'Eucarestia, in cui facciamo memoria di don Italo Mancini nel tredicesimo anniversario della sua scomparsa fisica ma non certo spirituale. La liturgia del battesimo di Ges che stiamo celebrando, ricca e densa di contenuti, concentra la nostra attenzione sullincontro con il Signore. Un incontro che viene dato a tutti come possibilit, un incontro che, in forza dello Spirito Santo si attualizza facendoci scoprire nel volto di Ges il volto del Kyrios che ha in mano la storia dando ad essa senso e significato. Abbiamo ascoltato il testo di Isaia (Is 55, 1-11) in cui ci si ricorda la possibilit di incontrare il Signore possibilit data a tutti. Tutti possiamo e dobbiamo incontrare il Signore. Quando il profeta ci dice:"...Voi tutti assetati venite all'acqua e chi non ha denaro venga ugualmente ..." ci sentiamo confortati. Ma proprio perch questa opportunit ci data a tutti chiesto anche di attuarla con grande responsabilit. Nella seconda lettura abbiamo ascoltato il testo della prima lettera di S. Giovanni (1Gv 5, 119) in cui l'apostolo ci dice che chi crede che Ges il Cristo, nato da Dio. E' un'affermazione tanto lapidaria quando profonda. Se crediamo che il Signore il Figlio di Dio, quel Kyrios che ha in mano la storia, allora per tutti noi c' la possibilit di entrare nella profondit della vita trinitaria. Siamo inseriti nella vita di Dio. Da qui l'impegno per ciascuno di noi: non solo di incontrare il Ges della storia, ma il Signore, il Cristo, l'Unto, Colui che ci inserisce nella vita trinitaria. Questo vuol dire entrare nella pienezza della vita. Ci stato proclamato poi il testo del Vangelo di Marco (Mc 1, 7-11) dove l'Evangelista ricorda a tutti noi che la discesa dello Spirito Santo viene a confermare Ges come il Kyrios, nel quale si compie il destino della storia. Ma il testo di Marco ci ricorda anche che tutti noi siamo sotto l'azione dello Spirito Santo, unazione che ci introduce perennemente nel mistero del Cristo dandoci la possibilit di cogliere nel volto di Ges il volto del Kyrios. Carissimi fedeli, questa liturgia di oggi ci d conforto ma ci chiama anche a delle responsabilit. La nostra fede ci impegna, ci coinvolge. Non dobbiamo solo credere con la mente, n dobbiamo sentire solo con il cuore, ma dobbiamo vivere il quotidiano come incontro continuo con il Signore. Stasera poi facciamo la memoria della figura e dell'opera di don Italo Mancini, a tredici anni della sua scomparsa. Per tutti noi don Italo rimane un elemento di esemplarit poich ha saputo identificarsi con Ges Cristo, il Signore della storia che lui ha vissuto in maniera totalizzante come possibilit data. Proprio per questo don Italo riuscito a fare cose incredibili. Non dobbiamo dimenticare che don Italo era un uomo di fede, era un sacerdote che aveva in s impresso l'Ordine Sacro, era un uomo che pregava, era un uomo che si rifaceva all'esperienza della fede in termini cos chiari al punto tale che la fede diventava esperienza da approfondire e 1

da testimoniare con la vita. Da qui, carissimi fedeli nasce limpegno per tutti noi di vivere questa liturgia tenendo conto dell'esemplarit di don Italo, di ricordare la sua figura, perch ricordando possiamo viverla e perch vivendola possiamo sviluppare lopera di don Italo portandola ad ulteriori passaggi e compimenti. Quando ricordiamo una persona, da cui abbiamo avuto beneficio, ci investe il dovere della riconoscenza e il debito da soddisfare. Tutti in qualche modo ci sentiamo direttamente o indirettamente debitori a don Italo. Ma di che cosa siamo debitori a questa figura emminente di sacerdote, di docente, di studioso? Innanzitutto siamo debitori a don Italo come persona. Don Italo stato una persona che ha vissuto la sua realt umana nella fede di Cristo, di quel Kyrios a cui la liturgia di oggi costantemente fa riferimento. Ha saputo raggiungere livelli elevati perch persona impegnata nel cammino della fede. Don Italo stato un uomo che ha saputo ascoltare perch aveva la fede, ha saputo leggere la storia perch era animato dalla fede, stato un uomo e un sacerdote di grande libert interiore perch convinto che solo la verit ci rende liberi. La sua grande fede si traduceva nella speranza cristiana che egli ha testimoniato in tutta la sua vita, nella malattia e nel punto della morte. Questo il primo debito che ci coinvolge nei confronti di don Italo. Sentiamo poi di essere debitori a don Italo come docente. Un docente esemplare, profondo, che pensava i contenuti e li rielaborava. Un docente che ha amato con passione il " suo mestiere". Ci sentiamo debitori a lui per la grande capacit didattica che esprimeva nella chiarezza delle esposizione e nella profondit di contenuti, che, il pi delle volte, erano contenuti innovativi. Don Italo era un docente che ha amato con passione questo suo ruolo, vivendo la docenza come, oserei dire, un "ministero". Alla docenza ha dedicato il meglio di s. Ha formato intere generazioni di giovani, ai quali ha saputo iniettare l'amore per la verit, e di conseguenza per la libert. Era certamente un docente di valore, che ha saputo formare le coscienze e le menti di tantissimi giovani che hanno avuto il dono di incontrarlo e di rimanerne affascinati. Questo dunque un secondo debito con cui dobbiamo fare i conti. Siamo poi debitori a don Italo anche come studioso e ricercatore. Lui ha amato profondamente la ricerca. Ha aperto nuovi orizzonti nella cultura contemporanea e soprattutto nella cultura legata ai temi della filosofia, del diritto e della teologia. La sua ricerca ha assunto sempre un rigore scientifico assoluto. Ha aperto nuove prospettive e nuovi varchi, con grande seriet e tenacia, senza svendere o blefare. Questo un dato per noi estremamente interessante. Se oggi abbiamo dei risultati nel campo della filosofia, del diritto e della teologia anche perch abbiamo avuto tra di noi un don Italo studioso e ricercatore instancabile. Il suo metodo di ricerca era particolare e procedeva attraverso concatenazioni logiche riuscendo a raggiungere risultati veramente sorprendenti e creando nuovi contenuti e nuovi linguaggi. Di questo tutti abbiamo consapevolezza e perci tutti siamo riconoscenti alla sua capacit creativa. Proprio in questo contesto dello studioso voglio ricordare anche l'attualit del pensiero di don Italo, un'attualit non solo sorprendente ma fortemente responsabilizzante per tutti noi. Voglio ricordare che la crisi di ideologie, di cui oggi tanto si parla, don Italo gi 35 anni fa l'aveva intravista, percepita e teorizzata. Quel pensiero negativo di cui oggi tutti ci riempiamo la bocca, don Italo nella sua genesi di carattere culturale, l'aveva gi individuato e focalizzato. Quel rapporto tanto richiesto oggi tra societ e l'etica, altro tema a cui la cultura contemporanea fa riferimento, don Italo non solo lo aveva previsto, ma lo aveva sollecitato e attuato. Per questi e 2

per altri motivi, don Italo studioso ci ha preceduto e ci ha dato delle dritte molto precise su cui camminare. Da ultimo voglio ricordare alcune intuizioni profetiche che don Italo ha avuto e di cui noi oggi beneficiamo. In particolare ne voglio evidenziare due. Don Italo ha avuto una intuizione profetica innanzitutto per aver portato il dibattito culturale al di l delle aule universitarie, inserendolo nella prassi quotidiana, soprattutto nella prassi della politica, intesa nel senso alto ed elevato. Lui ha saputo collegare il pensiero con l'azione, la prassi con la teoria. E' stato un uomo che da questo punto di vista ha colmato dei grandi vuoti e nel contempo ha aperto orizzonti insospettabili. Ma vengo anche alla seconda intuizione. Don Italo stato il primo in Italia a rendersi conto che c'era possibilit, opportunit ed urgenza di inserire gli studi della teologia all'interno dell'Universit. In questo ha faticato, ma in questo riuscito. E allora anche per questa fatica dobbiamo avere verso don Italo gratitudine profonda. La sua intuizione l'ha portata a compimento attraverso un impegno continuo, incessante e costante. Voglio leggere un passaggio tratto dagli scritti di Don Italo proprio in merito al fatto che un Istituto di Scienze Religiose potesse essere inserito in una Universit, in questo caso nell'Universit di Urbino. Dice cos don Italo: "Nei burrascosi anni tra il 1968 e il 1969 quando i sussulti della vita giovanile e della istituzione universitaria sembravano un fatto inarginabile e irreversibile, la libera e pubblica Universit di Urbino creativamente timoneggiata dal suo rettore Carlo Bo compiva un gesto che, non enfatico dire, di portata storica: quello di reintrodurre la teologia nell'Universit, sia pure nell'umile spoglia del diploma, il solo consentito dall'attuale legislazione. Non un gesto apologetico e tanto meno un gesto di rottura, ma un allargamento dell'area culturale, spirituale e problematica che pu rendere meno arido il fronte delle lotte della dignit dell'uomo Facendo anche un esplicito riferimento alla cultura tedesca aggiungeva: " il pensiero italiano avr tutto da guadagnare anche in fatto di liberazione, di autonomia da questo contatto e da questa interazione con la cultura teologica e la reciprocit varr anche per i troppo sublimi santuari in cui sembra essere confinata una pur forte cultura troppo asetticamente insediata nei perimetri sacri, parlo della cultura degli ecclesiastici e non solo romani". (Italo Mancini, La teologia nellUniversit in Quaderni di Hermeneutica, n. 2 a cura di Sebastiano Miccoli). Parole forti che rivelano le convinzioni profonde. Parole che hanno ispirato l'azione e l'opera di don Italo Mancini a certi livelli. L'intuizione di don Italo stata confortata dal successo che ha avuto e sta avendo questa Istituzione, dal consenso che ha raccolto anche a livello di Magistero della Chiesa. Ci sono due passaggi nelle lettere inviate dagli ultimi Pontefici al vostro Arcivescovo Mons. Francesco Marinelli, in occasioni diverse, che danno conferma all intuizione di don Italo Mancini. Faccio riferimento esplicito alla lettera che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha inviato allArcivescovo, in occasione della riapertura di questa splendida cattedrale. Il defunto Pontefice diceva che tra le iniziative prese, un posto rilevante spetta all'Istituto Superiore di Scienze Religiose, nato dal congiunto impegno delle istituzioni ecclesiastiche locali e delle autorit accademiche. Esso, da ventiquattro anni svolge il compito di preparare i docenti di religione nelle scuole e di avviare i giovani allo studio e alla ricerca delle scienze religiose. Proprio in virt di questa attenzione alla dimensione culturale, l'Istituto divenuto sempre pi punto di riferimento sicuro per studenti e ricercatori che intendono approfondire i temi religiosi o 3

confrontarsi con il pensiero contemporaneo di ispirazione cristiana (dalla Lettera autografa di Giovanni Paolo II del 27.5.2002). Aggiungo unaltra citazione, recentissima, avuta in occasione del V^ centenario della fondazione dell'Universit di Urbino. Una citazione a firma del cardinal Sodano, ma che rispecchia la volont e il pensiero del Sommo Pontefice attuale Benedetto XVI. Dice il Cardinal Sodano in questa lettera inviata al vostro Arcivescovo:"In questa fausta ricorrenza giubilare mi gradito trasmettere l'espressione del compiacimento di Sua Santit per l'attenzione che Ella, quale Pastore della Diocesi riserva all'istituzione universitaria. Il Santo Padre Benedetto XVI auspica che la formazione culturale delle nuove generazioni sia sempre l'obiettivo primario dell'Ateneo, che potr trarre in tale senso un valido apporto dall'Istituto Superiore di Scienze Religiose "Italo Mancini", in esso operante da oltre un ventennio". ( dalla Lettera del Card. A. Sodano del 27.10.2005) Carissimi fedeli queste parole e queste citazioni ci confortano e nel contempo ci responsabilizzano. Dobbiamo guardare avanti, abbiamo prospettive future, abbiamo da lavorare, non solo per salvaguardare, ma per potenziare una realt tanto cara a Don Italo, a tutta la comunit locale di Urbino, alla realt marchigiana ed italiana. Concludo rivolgendo a tutti voi e a me per primo, l'augurio di continuare a sviluppare questo grande patrimonio che don Italo ci ha lasciato. Un patrimonio che non basta solo conservare, ma che occorre consolidare e sviluppare. In questa avventura tutti bisogna sentirci coinvolti: ciascuno per la propria parte. Da ultimo mi si consenta di rivolgere una espressione di riconoscenza forte a due persone le quali, a diverso titolo sono legate all'Istituto Superiore di Scienze Religiose "Don Italo Mancini". La prima espressione di riconoscenza mi caro rivolgerla al professor Pier Giorgio Grassi che stato collaboratore intelligente e fedele di Don Italo e suo erede nella direzione di questo prestigioso Istituto. Il professor Grassi ha dedicato all'Istituto tempo, energie, risorse, capacit e passione educativa. Tutti conosciamo il grande impegno che il professor Grassi profonde a favore non solo dell'Universit, ma in particolar modo a vantaggio di questo Istituto. A lui va la gratitudine di tutti quanti noi. Ma grande riconoscenza sento di doverla esprimere anche al vostro Arcivescovo Mons. Francesco Marinelli il quale, fin dall'inizio del suo ministero in questa terra urbinate, ha posto un'attenzione particolare al rapporto tra la Chiesa Locale ed Universit. Un rapporto che ha saputo intelligentemente impostare e sviluppare e che sta dando frutti notevoli. Un rapporto che trova una sua precisa qualificazione, attraverso la valorizzazione dellIstituto stesso. A tutt'oggi Mons. Marinelli, sostenuto dall'episcopato italiano, dall'episcopato marchigiano, dai confratelli della Metropolia, sta fortemente impegnandosi per ridare ulteriore configurazione all'Istituto Superiore di Scienze Religiose "Italo Mancini", presente nella libera Universit "Carlo Bo" di Urbino. Infatti, sapete tutti che in questi mesi, a seguito del cosiddetto Processo di Bologna, si stanno elaborando nuovi assetti accademici riguardanti la ridefinizione degli Istituti Superiori di Scienze Religiose. Accompagniamo questi pensieri dettati dalle convinzioni profonde e dai sentimenti intensi con la preghiera perch lo Spirito Santo ci guidi e ci illumini. La Vergine Santissima, Sede della Sapienza ci sia di sostegno. 4

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