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1 La struttura teleologica del bisogno

Questo seminario seguir un approccio che si potrebbe definire di pragmatica filosofica: si tratter di esaminare il dispiegarsi concreto, nella prassi, di alcuni dei fondamentali nodi concettuali che emergono nella sfera delleconomico. Pi che di nodi concettuali, del resto, forse il caso di utilizzare il termine clausewitziano di Dinge: cose, per lappunto, in quel senso di presenza tangibile, aperta pi alla sollecitazione della prassi che a quella considerazione teoretica che ha come proprio termine oggettuale la Sache; la cosa dellagire corrisponde, insomma, al greco pragmata, al termine di una praxis. Il riferimento a Clausewitz non del tutto peregrino dal momento che, come si vedr in seguito, proprio le tecniche e le forme della strategia giocheranno una funzione decisiva in questi percorsi. In un senso simile potrebbe leggersi lincipit della prima Tesi su Feuerbach, in cui il giovane Marx sosteneva che
Il difetto principale di ogni materialismo fino ad oggi (compreso quello di Feuerbach) che loggetto [Gegenstand], la realt, la sensibilit, vengono concepiti solo sotto la forma dellobietto [Objekt] o dellintuizione; ma non come attivit umana sensibile, prassi; non soggettivamente.

Laccento sullattivit del soggetto come passaggio concettuale necessario per superare lunilateralit delloggetto come termine semplicemente posto non , come si pu immaginare, un mero tributo alla forma della dialettica hegeliana: ci che in gioco, qui, la presenza della cosa nella sua reale effettivit, vale a dire nella sua costituzione come prassi. Questo approccio, del resto, diviene necessario quando ad essere indagata lattivit umana stessa, nei suoi lineamenti di fondo e nelle sue strategie e pratiche di realizzazione; in altri termini, quando si cerca di capire la portata e, pi ancora, le attinenze e le conseguenze di alcuni riferimenti costanti del comportamento economico. Lapproccio che cercheremo di seguire sar pertanto quello di esaminare le dinamiche portanti di questo comportamento, a partire da alcuni punti di coalescenza che identificano le diverse istanze e il loro gioco: insomma, si tratter di comprenderne le forme e le strutture prendendovi parte, con un atteggiamento teorico che, per certi versi, lopposto dellepoch fenomenologica o, per lo meno, di una sua interpretazione corrente, e forse corriva. Se nelleconomico, nella sua definizione pi generale, si tratta di comprendere la relazione tra mezzi e fini, vale a dire di vedere i primi come il costo da sostenere per raggiungere i secondi, il primo punto su cui fare presa deve essere la posizione di questa finalit, nella sua forma pi immediata e diretta: il bisogno. Una prima analisi di come il bisogno si presenta, nella sua struttura pratica immediata, mostra una sostanziale analogia con la percezione: in entrambi i casi si tratta di una forma intenzionale diretta ad un oggetto specifico, che nel caso del bisogno ha per la connotazione essenziale della sua assenza. Insomma, il bisogno contiene un riferimento, che pu essere pi o meno determinato, verso un

qualcosa che manca: Etwas fehlt, come suona il titolo di una conversazione tra Theodor Adorno ed Ernst Bloch, dedicata al tema dellutopia. Prima di approfondire il rapporto sostanziale che esiste tra bisogno e utopia, per, forse il caso di tornare brevemente su questo contenuto intenzionale: si danno casi in cui il bisogno orientato verso oggetti poco definiti, o in cui questo oggetto posto proprio come assente, e non per motivi incidentali ma per ragioni sostanziali. Insomma, la situazione esistenziale dellangoscia, per come descritta, ad esempio, in Was ist Metaphysik?, non potrebbe rientrare nella specie del bisogno, se non come una sua sorta di misinterpretazione metafisica. A ben vedere, per, questa difficolt contiene gi la propria soluzione: se, infatti, il bisogno essenzialmente intenzionale, se ad esso appartiene di necessit la forma del bisogno di, allora la forma dellangoscia altro non se non questo puro intendere preso come tale, vale a dire la forma del bisogno intesa come carattere ontologico prima di ogni specificazione. Che questa struttura si lasci cogliere soltanto a partire da una modificazione del bisogno stesso, e in contesti non normalmente attingibili del tutto comprensibile, proprio perch la forma stessa dellintenzionalit necessariamente trasparente, dato che essa manifesta sempre il proprio oggetto: il puro bisogno, insomma, da questo punto di vista lo stesso che il puro percepire, o il puro intendere in generale. Ci che differenzia il bisogno dal semplice percepire il suo carattere datto: se lintendere unattivit che si rivolge al proprio termine oggettuale e qui si ferma o, per meglio dire, se esso istituisce con loggetto un rapporto per cui esso rimane nella condizione in cui si trova e tutta lattivit si svolge per cos dire allinterno del soggetto stesso, il bisogno comprende direttamente un interesse a che la condizione delloggetto stesso si modifichi, nella forma del suo avverarsi, del suo farsi presente. Insomma, il bisogno ha come oggetto qualcosa che, dandosi nella forma della mancanza, non soltanto inteso come tale: la sua mancanza investe direttamente il soggetto e, almeno in linea di principio, lo fa sul piano della prassi, sotto forma di un agire orientato a modificare precisamente questo stato di mancanza. Questa implicazione diretta della prassi il lato oggettivo del bisogno, la sua concretezza intersoggettiva e la sua caratterizzazione fondamentale; al di l dellidentificare qualcosa come ci di cui si ha bisogno, ci che qui conta che con esso direttamente posto un campo pratico destinato a soddisfarlo. proprio questo appello diretto alla prassi che segna la differenza costitutiva tra bisogno e desiderio, dal momento che il secondo manca proprio di questa impellenza: il desiderio pu darsi nella specie della fantasia, del semplice auspicio, ma anche della pia speranza o della vuota aspettativa; in ogni caso, esso non semplicemente un bisogno depotenziato, ma un diverso carattere datto. Insomma, per rifarsi alle parole di Marx, il riferimento oggettuale del bisogno il Gegenstand che fa da polo estremo della prassi soggettiva diretta ad essa, quello del desiderio lObjekt di unintuizione che, nel linguaggio di scuola hegeliana che permea le pagine dello scritto su Feuerbach, resta soggettiva solo in modo unilaterale, che in s ma non per s.

Tutto ci indica gi il valore essenzialmente economico che va attribuito al bisogno. Se, infatti, esso indissolubilmente legato a unazione che mira a soddisfarlo, se,anzi, il bisogno la ragione, lorigine e il fondamento di questa prassi, allora questa prassi si definisce rispetto a una finalit, che appunto specificata dal contenuto del bisogno stesso. Ma con ci si definisce anche un nuovo contenuto della prassi che, se da un lato ha immediatamente posto la propria finalit, pone anche le forme e i modi del proprio svolgimento orientato a questa finalit, e si apre cos a un raffronto tra questi due contenuti. Ecco allora che diviene possibile quella dialettica dei mezzi e dei fini o, per meglio dire, del loro valore reciproco, che il campo nel quale si attua leconomico, inteso appunto come raffronto dei valori pratici rispetto a uno scopo. dunque in atto uno scambio tra il soddisfacimento del bisogno e lattivit per ottenerlo; scambio che pu essere rappresentato in maniera oggettiva, vale a dire che tanto il riferimento oggettuale indicato come fonte di soddisfazione, quanto il contenuto della prassi stanno, per cos dire, sotto gli occhi di tutti, o possono comunque essere espressi. Da qui si arriva direttamente a una valorizzazione dei bisogni, che avviene sulla base di questo scambio; lattivit stessa, in quanto oggettivata fino a divenire intercambiabile, assume allora il carattere di lavoro, inteso come attivit socialmente sviluppata a tal punto da essere, almeno potenzialmente, soggetta norme e prescrizioni. Dalla dinamica del bisogno, dalla sua necessit di originare la prassi, cos possibile ricavare fin dallinizio una prima definizione delle altre tre Dinge con cui ci confronteremo: il lavoro, il valore e lo scambio. Lo spazio delleconomico si organizza cos a partire dal bisogno; forse il caso, allora, di esaminare un po pi dappresso le modalit di questo radicamento, per evitare di incorrere in alcuni potenziali equivoci. Infatti, sarebbe fuorviante parlare, in questo caso, del bisogno come fondamento: se accettiamo, almeno in prima approssimazione, che leconomico abbia a tema il rapporto tra mezzi e fini, che ad esso appartengano le forme della tecnologia e della strategia, allora abbiamo pi a che fare con una modalit cognitiva e pratica che non con una costituzione ontologica. Lo stesso discorso sulla fondazione ha una sua connotazione economica, dal momento che, tracciando unorigine e aprendo la via allesercizio del modus ponens, permette una maggiore efficienza, insomma una maggiore economia; anche al di l di questa considerazione, che pu comunque parere estrinseca, ci che rende poco plausibile la ricerca di un termine fondativo la fondamentale relazionalit delleconomia, tale che ogni termine agisce costantemente su tutti gli altri e ne a sua volta agito. Cos, a meno di non ripiegare su posizioni ingenue e difficilmente difendibili, sarebbe decisamente poco auspicabile ridurre leconomia allorganizzazione del soddisfacimento dei bisogni, se non altro perch la struttura economica tale da originarne di nuovi e da ristrutturarne costantemente i valori e le pertinenze. La centralit della tematica del bisogno invece in quel rapporto con lutopia, al quale prima si accennava del tutto corsivamente: nel suo richiamo diretto, se non immediato, alla prassi, il bisogno

pone il proprio senso non in ci che indica direttamente, ma in ci a cui d avvio. Non si parla, insomma, di un fondamento posto allorigine ma dellapertura teleologica e problematica di una prassi il cui senso sta tutto nel suo farsi: lEtwas fehlt con cui si annuncia il bisogno lurgenza di una modificazione della realt, in cui leconomico si struttura come tecnologia della trasformazione dello stato di cose presenti, se non del suo superamento. Ci non ha necessariamente un valore palingenetico: del tutto chiaro che la sfera economica instaura un ordine che cerca di mantenere e, anzi, che su questo palinsesto che si radica la stabilit delle strutture sociali e culturali. Ma il fatto che il palinsesto sia appunto questo, indica che la rete delle strategie economiche fondate sui bisogni fornisce lorientamento generale alle finalit specifiche di quel complesso di istanze che la scuola marxista definisce di sovrastruttura; indica altres che quel Ge-stell a cui fa riferimento il celebre saggio heideggeriano sulla tecnica definisce essenzialmente linstaurazione di questo complesso economico, ed soltanto a partire da questa che si possono delineare le forme della tecnica. Insomma, limpianto di finalit primarie e di valorizzazione della prassi si declina nella specie del bisogno, nella forma di unimplicazione diretta sulla cui base prendono forma le ulteriori istanze fondative. Ci che permette al bisogno di esercitare questa funzione cos strategica , di nuovo, la sua oggettivit concreta, vale a dire la sua riconoscibilit intersoggettiva e linguistica: se il bisogno, e non il desiderio, a fondare linfrastruttura di riferimento, ci accade proprio perch il desiderio parla in un linguaggio necessariamente privato, se si vuole in un modo armonico minore rispetto al carattere sinfonico del bisogno. qui, allora, che si manifesta la cesura introdotta dal bisogno rispetto allordine delle cose, per come esso si d immediatamente: il suo puntare a una mancanza, e il suo impellere verso unazione che modifichi lo stato di cose esistente, ne sono i caratteri datto fondamentali. Sarebbe pertanto fuorviante pensare a una costituzione oggettiva, data una volta per tutte, del contenuto del bisogno, per identificare su questa base una serie di requisiti essenziali i cosiddetti bisogni primari a partire da cui definire una infrastruttura di necessit materiali e oggettive. Se indubbiamente vero che vi una sfera dei bisogni cosiddetti naturali, nel senso di ci che immediatamente necessario alla vita, anche vero che in questo caso ci si trova del tutto al di qua delleconomico, in una condizione che non ha ancora nulla che possa fare da fondamento: se ci che caratterizza il bisogno , infatti, la sua pragmatica sociale, allora in questa struttura entrano in gioco fattori che non possono essere ricavati dalla semplice naturalit, dalla semplice necessit organica o persino inorganica. La struttura generativa del bisogno sta allora tutta in questapertura,nella sua carica utopica il suo Etwas fehlt gi sempre una messa in discussione dellordine delle cose, che chiama doppiamente in causa il principio di ragione: da un lato, perch contiene una esplicita messa in discussione dello stato di cose esistente proprio a partire dalla sua insufficienza; in secondo luogo, perch la ragione si determina su un piano che non quello dellosservazione teoretica del dato, ma della prassi organizzata rivolta su e contro di esso.

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