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A S.E. il Ministro della Giustizia On.

Annamaria Cancellieri c/o Ministero della Giustizia Via Aurelia , 70 00186 ROMA Al Consiglio Nazionale degli Architetti PPC Via S. Maria dellAnima, 10 00186 ROMA Ai Consigli degli Ordini provinciali degli Architetti PPC a livello nazionale Loro Sedi

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CONFERENZA DINVERNO DEGLI ARCHITETTI SALERNITANI


Capaccio-Paestum (SA) - venerd 20 dicembre 2013
Sala convegni della Banca di Credito Cooperativo di Capaccio (SA)

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Documento con proposte di provvedimenti a sostegno della riforma della professione di architetto
Chi cerca rimedi economici a problemi economici su una falsa strada; la quale non pu che condurre se non al precipizio. Il problema economico laspetto e la conseguenza di un pi ampio problema spirituale e morale. (Luigi Einaudi)
IL MESTIERE DI ARCHITETTO: PROFESSIONE, MERCATO EDILIZIO, OPERE PUBBLICHE

Art. 36 della Costituzione Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantit e qualit del suo lavoro e in

ogni caso sufficiente ad assicurare a s e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non pu rinunziarvi.

1. Premessa Volendo affrontare la crisi generale in cui versa il mercato edilizio, in particolare la produzione di architettura nel nostro paese e lo stato di architetti, ingegneri e geometri quali soggetti protagonisti, non possiamo iniziare le nostre considerazioni non tenendo conto dei particolari momenti in cui il legislatore ha rivolto la sua attenzione al problema. Senza dilungarci troppo, la prima significativa alterazione degli equilibri raggiunti a partire dal secondo dopoguerra si ha allinizio degli anni 90, a seguito di quella che viene definita fine della Prima Repubblica, quando si individu nelle figure professionali tecniche e nelle opere pubbliche se non la principale causa, quanto meno la cinghia di trasmissione tra politica e malaffare: almeno questa fu la pi immediata motivazione! Pertanto con la prima stesura della L. 109/94 si oper una vera e propria azione punitiva verso lintera categoria dei liberi professionisti, attribuendo in via prioritaria alle strutture tecniche degli Enti i compiti di progettazione e direzione dei lavori. Non si pu non ritenere, alla luce dei fatti, come la soluzione fosse demagogica e pseudo-populistica. Nata principalmente o esclusivamente sulla spinta degli eventi contingenti, ma priva completamente di qualsiasi valore strutturale, tant che nel settore dei Lavori Pubblici continuano ad essere prassi corrente la lievitazione dei costi, la

pessima qualit delle progettazioni e dei servizi, il mancato completamento delle opere e, non ultimo, il permanere (anzi laumentare e il dilagare) del fenomeno della corruzione. Inoltre, mentre lorientamento generale nellattribuzione dei servizi pubblici andava nella direzione delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni degli stessi auspicando un miglioramento delle offerte, nel nostro settore si internalizzava ogni attivit, dando inizio ad una significativa riduzione delle opportunit di lavoro per lintera categoria e ad un contestuale consolidamento del potere attribuito sempre pi massicciamente ai burocrati della pubblica amministrazione. Di fatto, con la L. 109/94 si colpivano le piccole o piccolissime strutture professionali del nostro paese, che pure tanta parte avevano avuto ed hanno ancora nella gestione del territorio e nel funzionamento delleconomia con laffermazione del progetto dautore che da sempre ha contraddistinto lattivit dellarchitetto. Ad ogni buon conto, dobbiamo sempre tener presente che lItalia il paese degli 8000 comuni e che per conformazione, storia e contesti rappresenta uneccezionalit, in Europa e nel mondo, che non pu essere ricondotta o assimilata secondo parametrazioni meramente burocratiche, tantomeno secondo logiche mercantili fondate sulla sola quantit delle prestazioni rese. Nel tempo i successivi rimaneggiamenti della normativa sui LL.PP., culminata con lapprovazione del Codice degli Appalti, unitamente alle difficolt finanziarie cui sono andati incontro gli Enti Locali, hanno determinato il ricorso sempre pi frequente allo strumento dellappalto integrato e del project financing, che coi progetti migliorativi danno alle imprese la completa gestione delle progettazioni esecutive, nonostante ci sia a discapito del risultato finale in riferimento alla qualit delle opere eseguite e senza tener conto delle occasioni di legittimazione di occasioni di corruzione stante la discrezionalit delle valutazioni alla base dellaggiudicazione. A tal proposito corre lobbligo di sottolineare come lappalto integrato non sia altro che la riedizione riveduta e corretta dellappalto in concessione, additato a suo tempo come strumento di malaffare e corruzione! Per non parlare poi dellattivit professionale per conto dei privati e del rapporto che ne deriva con gli uffici della pubblica amministrazione. In molti casi da rappresentare solo in dramma quotidiano a cui i professionisti sono chiamati a confrontarsi e niente altro. Stante quanto innanzi, ne consegue: 1. Riduzione delle opportunit di lavoro per la classe professionale, in quanto il settore dei LL.PP. ha sempre rappresentato, secondo fonti CRESME, circa il 30-40% della committenza degli architetti; 2. Qualit scadente delle progettazioni elaborate dalle strutture tecniche degli Enti, il pi delle volte non qualificate e prive delle competenze necessarie, capaci solo di determinare carenza di progettazioni idonee a concorrere allaccesso ai finanziamenti europei (in particolare al Sud), con il rischio di perdere grandi opportunit per il finanziamento di opere strutturali e di particolare importanza strategica per lo sviluppo territoriale ed economico, essenziali in un momento di particolare crisi come quello che stiamo ancora attraversando; 3. Concorrenza sleale tra strutture pubbliche e libera professione se solo si pensa agli obblighi a cui non sono chiamate a rispondere gli uffici della pubblica amministrazione come la dotazione di regolari licenze duso di software, assicurativi, referenze bancarie, spese di gestione derivanti dallesercizio delle attivit professionali e tanto altro ancora; 4. In moltissimi casi, riflessi negativi nella gestione del ruolo istituzionale assegnato ai Responsabili Unici del Procedimento che, come noto, spesso sono legati da rapporti professionali con strutture professionali esterne. 2. I numeri. Alla luce dei dati che di seguito si espongono, si cercato di confrontare la specificit del caso italiano con le altre realt europee. Prende forza la convinzione che le forze politiche, nel loro

insieme, non abbiamo conoscenza delle cifre n alcuna consapevolezza della gravit delle condizioni in cui versa lintera categoria. A meno che tutto ci non sia il risultato di un processo pensato e sistematicamente attuato in tutti questi anni a favore degli Istituti di credito, dei centri di potere e delle grandi lobbies. Ci tanto pi grave se consideriamo che si fa riferimento alla necessit di adeguarsi agli standard europei ogni qualvolta si adotta un provvedimento, specialmente se impopolare, salvo poi dimenticarsi dellEuropa quando non se ne ravvisa la convenienza. Tra laltro se siamo tutti in europa non si comprende come mail in altre nazioni sono vigenti regole e rapporti diversi nellesercizio della nostra professione: lItalia il paese degli architetti, visto che in nessun altro paese del mondo ne esiste una concentrazione cos alta. Gli architetti iscritti allOrdine sono oggi in Italia quasi 145.000 (studio CRESME maggio 2011), ovvero pi di due ogni mille abitanti; il numero maggiore tra tutti i paesi europei, dove, in media, il numero di architetti si aggira intorno a uno ogni mille abitanti. Basterebbe dire che gli architetti italiani rappresentano il 30% del totale europeo e circa il 10% del totale mondiale, per rendersi conto delle dimensioni del fenomeno italiano. Il numero di architetti iscritti allAlbo passato dai 47.000 del 1988 ai 145.000 del 2011. In un arco di tempo relativamente breve gli iscritti sono pi che triplicati. Questi dati forniscono, gi da soli, la spiegazione pi banale ed evidente della grave crisi che colpisce la professione, soprattutto se teniamo conto dei numeri delle altre nazioni: in Italia opera un architetto ogni 470 abitanti, contro la media mondiale che di un architetto ogni 3757 abitanti e quella europea che vede un rapporto architetto/cittadino 1/1148. Se esaminiamo la densit di architetti negli altri paesi europei a sviluppo avanzato che competono con noi sui mercati internazionali, i dati indicano condizioni di mercato nettamente pi favorevoli. In Francia svolge la sua attivit un architetto ogni 2228 abitanti, in Inghilterra uno ogni 1925, in Spagna uno ogni 1214 e in Germania uno ogni 1642. Il nostro il paese, quindi, con il maggior numero di architetti e con il rapporto popolazione/ architetti pi sfavorevole. Inoltre nel resto dEuropa ingegneri e geometri non si occupano della progettazione; pertanto bisogna tener conto che in Italia il settore edilizio inflazionato da un numero di addetti che arriva quasi a 500.000 unit (Dati CRESME 2009-2010). La debolezza del settore sta proprio in questa anomalia; infatti lincapacit di mettere ordine nellambito delle competenze professionali tra le tante figure afferenti alle attivit tecniche della progettazione (architetti, ingegneri, geometri, periti edili, agronomi, etc.), associata alla confusione regolamentare e giurisprudenziale, determina sovrapposizione di attivit e favorisce conflittualit e polverizzazione del mondo professionale, caratterizzato da un altissimo tasso di individualismo. Se a tutto questo, aggiungiamo un possibile disegno per un sistematico smantellamento della strutturazione del lavoro professionale, allora rimane ben poco da sperare per il futuro! Mentre in Inghilterra gli studi/azienda contano mediamente 6,6 addetti per unit, in Olanda 6,5, in Germania 4,5, in Francia 4,1, in Spagna 2,6, lItalia arriva ad un significativo 1,4 addetto per studio/azienda, superata in senso negativo solo dalla Grecia. Il risultato che il fatturato medio italiano per impresa tra i pi bassi in Europa: nella graduatoria della redditualit individuale lItalia si attesta al 21 posto. Per quanto riguarda gli investimenti per costruzioni per architetto, nei paesi europei sono molto pi elevati rispetto allItalia, che si situa al penultimo posto, seguita solo dalla Grecia, con un valore di investimento per architetto poco minore di 1,2 milioni di euro, a fronte degli 8,8 della Finlandia, dei 6,8 dellOlanda, dei 6,4 della Francia, dei 4,6 della Gran Bretagna e di una media europea di 2,7 milioni di euro ad architetto.

Di conseguenza anche i fatturati medi degli architetti italiani sono tra i pi bassi in Europa, pari a soli 18-19 mila euro, a fronte degli oltre 45 mila dellOlanda e della Gran Bretagna e di una media europea di circa 30 mila euro. Da questo quadro risulta evidente che mentre si sta giocando a livello globale una partita senza esclusione di colpi per laccesso ai nuovi mercati, noi italiani non solo sembriamo esserne totalmente esclusi, ma rischiamo anche di perdere unoccasione che non potr mai pi ripetersi. La competizione avviene sul terreno dellaccesso ai mercati in stretto collegamento con la capacit di accreditarsi sul piano della modernizzazione dei sistemi organizzativi, del potenziale economico degli studi, dellevoluzione della formazione, ma anche sul piano del confronto tra dotazioni tecnologiche e del know how professionale. I grandi gruppi europei (non parliamo poi delle organizzazioni extraeuropee) e in particolare le grandi societ di ingegneria, hanno strutture multidisciplinari e sono diventate dei colossi organizzativi che sembrano appartenere ad una dimensione per noi irraggiungibile. Nel 2005 i 50 pi importanti gruppi di consulenza in ingegneria e architettura fatturano mediamente 19.863 milioni di euro allanno e impegnano una forza lavoro di 190.181 addetti. Si va dalla francese Altran Tecnologies con un fatturato annuo di euro 1.434.500.000 (con 16.290 addetti) fino alla Ingerop s.a., sempre francese, con euro 128.500.000 di fatturato annuo (con 1.340 addetti). Tra questi cinquanta gruppi, compaiono diciannove organizzazioni inglesi,otto francesi ed olandesi, quattro svedesi e spagnole, tre danesi e tedesche e uno finlandese, ma nessuna italiana. Se esaminiamo poi i cinquanta maggiori studi di architettura si passa dallinglese Aedes con un fatturato annuo di 99,2 milioni di euro (con 1.329 architetti occupati) fino ad Austin South Lord Architects ltd., sempre inglese, con un fatturato annuo di 8 milioni di euro e 199 addetti. Anche in questo caso non c nessuno studio italiano mentre sono presenti ben ventisei studi inglesi, sei tedeschi, cinque olandesi, quattro irlandesi, tre danesi, due svedesi e sudcoreani, uno francese ed uno svizzero. Risulta molto evidente che nel campo della progettazione il nostro paese ha ancora una dimensione quasi artigianale, con bassa capitalizzazione e insufficiente livello tecnologico. come se lItalia non si accorgesse di quanto accade al di fuori dei nostri confini, tutto risolto nel gioco di equilibrio e di aggiustamenti tra microinteressi, in un sistema chiuso e autoreferente in cui non si tiene conto che questo fragile equilibrio non potr essere mantenuto a lungo, per non dire che gi in buona parte compromesso. bene infatti considerare che le nostre strutture professionali iniziano ad avvertire sempre di pi il peso della competizione, non solo sui mercati internazionali ma anche e soprattutto in termini di presenza sempre pi massiccia dei gruppi stranieri nel mercato italiano. Appare sorprendente, ma i dati analitici sopra riportati, che sono assolutamente fondamentali per capire la nostra reale situazione professionale, rappresentano una recente acquisizione conoscitiva. Per molti anni in Italia si continuato a parlare di riforma delle professioni e di politiche per le professioni senza che praticamente nessuno fosse in grado di fornire dati attendibili sulla condizione professionale italiana. Negli anni non una parola da parte politica, degli Ordini professionali e dello stesso CNA per sostenere la qualit del progetto che deriva inevitabilmente dal riconoscimento del progetto dautore come da sempre affermato nel nostro paese: non la quantit delle prestazioni, n la considerazione della progettazione come un servizio, bens laffermazione del valore delle idee e delle intuizioni che concorrono alla creazione della qualit dellarchitettura e del paesaggio. La storia e la memoria dei luoghi ne sono unampia garanzia in tutto il mondo. 3. Liberalizzazioni? Quali e in che misura derivanti da un rapporto di libera concorrenza e libero scambio tra i diversi stati membri europei? La bozza di legge delega sulla liberalizzazione delle professioni del governo, cos come le passate azioni e le odierne ripetute affermazioni del leader dellopposizione e gli appelli del

Presidente di Confindustria conducono tutte ad uno stesso esito: lo snaturamento delle libere professioni e in particolare di quelle tecniche come la nostra! Lobiettivo non sono gli Ordini che, pur con i limiti umani delle persone che li rappresentano, sono eletti democraticamente, forniscono un servizio a tutta la comunit e agli stessi iscritti, bench esclusivamente a loro spese. Sono, di fatto, istituzioni dello Stato che operano al di fuori di quelle logiche di partito, che tanti danni stanno facendo al Paese. Lobiettivo sono i nostri mestieri. Mestieri liberi, intellettuali, radicati nella storia e nel mondo reale, capaci di darci un sostentamento mentre adempiamo un servizio utile ai cittadini. Ma se il progetto del mondo politico italiano non quello di investire nelle idee, nel talento e nelle capacit tecniche degli architetti italiani o delle altre professioni intellettuali, il futuro si presenta ancora peggio del presente! Da oltre quindici anni la nostra classe politica, senza alcuna conoscenza della realt del nostro mestiere professionale, presa da un bieco furore ideologico o strumentale pervicacia: come non mai prima, da tempo agisce con iniziative che danneggiano i cittadini e lhabitat, leconomia e la struttura stessa della cultura e della crescita civile. Labolizione dei minimi tariffari, senza adeguati correttivi, ha reso normali ribassi dell80% ed oltre sulle parcelle, sfruttando la condizione di crisi e le sempre pi drammatiche difficolt economiche dei professionisti italiani. Le regole puramente economiche sullassegnazione degli incarichi nei lavori pubblici hanno emarginato ed espulso dal mercato i giovani e i piccoli, contro ogni criterio di merito; la scelta di escludere i professionisti da alcun sostegno fiscale o di credito nella crisi ha danneggiato forse irreparabilmente le fasce pi deboli. La presentazione dei curriculum, del fatturato, dei dipendenti di studio, delle referenze bancarie e una miriade di norme assurde e vergognose che regolano i bandi per le gare di progettazione, non potranno mai e poi mai garantire regole trasparenti e concreti principi di garanzia per laccesso al lavoro. Si vuole imporre alla nostra libera professione di architetti il modello industriale e finanziario, con societ anonime fuori dal controllo etico, rompendo e sostituendo il secolare rapporto clientearchitetto-costruttore-compimento dellopera dautore, con strutture che concorrono sulla base dei fatturati e non dei progetti, confondendo di fatto la prestazione intellettuale con la commercializzazione del prodotto. Cosa dire poi del fallimento del primo Decreto Parametri e alla confusione che ancora oggi regna sovrana, nonostante il tentativo ancora in corso di riproporre regole e criteri con la riproposizione del cosiddetto Decreto Parametri bis o dellobbligo dei crediti formativi e della tenuta del Pos per il pagamento degli onorari. 4. Conclusioni e proposte. Il caso Italia, come abbiamo visto, caratterizzato dalla straripante offerta quantitativa di tecnici che perlopi operano in assenza di regolamentazione delle competenze. Si invitano, pertanto, tutti coloro che siedono nelle istituzioni a togliersi gli occhiali ideologici ed a leggere la realt vera del mondo professionale, confrontandosi sulle prospettive di attivit che sono fondamentali per il PIL e per il benessere ambientale del paese, investendo sul talento e sulle idee. Riformare non vuol dire distruggere ma ridare forma, ridefinire ambiti e contorni in maniera chiara e inequivocabile. auspicabile che la classe politica investa nel riformare, ma puntando sulla creativit e la capacit di chi ha realizzato la storia del nostro Paese e ancora oggi il made in Italy in ogni sua forma. Il mondo delle professioni pronto a mettersi in gioco con tenacia e purtroppo senza paracaduti sociali, consapevole che la vera fonte dello sviluppo sono le idee, lesperienza che si tramanda, le tecnologie e la consapevolezza del rispetto nel rapporto tra innovazione e

conservazione. Qualsiasi possibile proposta deve essere calibrata non su rivolgimenti generali che spesso, con la velleit di risolvere tutto, gattopardescamente non risolvono niente. Al contrario tali approcci alimentano confusione e disorientamento che, come ben sappiamo, altro no sono che terreni di coltura per quegli spregiudicati che alimentano il malaffare e la corruzione. Gli interventi di riforma dovranno essere caratterizzati da passaggi successivi e consequenziali tesi a consolidare il ruolo delle universit, a regolamentare finalmente il campo delle competenze professionali e a salvaguardare la qualit delle prestazioni, sostenendo confronto e crescita costanti dei diversi soggetti interessati allaffermazione dei processi di sviluppo. Il professionista svolge, sia in forma singola che associata o dipendente, un lavoro intellettuale che nella sostanza, cosa ben diversa dalla prestazione di un servizio. I bandi per laffidamento delle prestazioni professionali (oggi servizi, appunto) non possono essere basati principalmente o esclusivamente su criteri quantitativi o monetari, specialmente se in contrasto con la norma costituzionale: se cos non fosse, allora, per un logico criterio di equivalenza giuridica, i bandi per lassunzione di personale, sia pubblici che privati, si potrebbero basare solo su criteri monetari: in buona sostanza, un bando per linsegnamento scolastico potrebbe essere aggiudicato da chi offre lo stipendio pi basso. N le prestazioni professionali possono essere ricondotte allottenimento di medesimi risultati senza tener conto, ad esempio, della specificit che ogni proposta progettuale comporta in termini di originalit, tale da essere ricondotta inevitabilmente al progetto dautore e, quindi, al riconoscimento di un diritto. Occorre, pertanto, che al lavoro intellettuale vada riconosciuto un livello minimo retributivo per lattivit professionale svolta, alla pari di altre categorie di lavoratori: se non altro, il livello minimo retributivo potr essere equiparato a quanto stabilito nei contratti collettivi nazionali. Pur con la consapevolezza di non proporre soluzioni ma semplicemente elementi di riflessione per poter avviare un serio confronto, col presente documento sono rappresentate alcune proposte di provvedimenti da ritenersi affatto esaustive ma urgenti e non pi procrastinabili, come segue: 1. Definizione delle competenze di architetti, ingegneri, architetti junior, geometri e periti edili al fine di evitare sovrapposizioni di attivit, conflittualit e polverizzazione nel campo delle differenti attivit professionali; 2. Severa applicazione della sentenza della Corte di Cassazione n. 6402 del 2011 sullesercizio abusivo della professione, demandando in via automatica la denuncia allautorit giudiziaria ai dirigenti ed ai funzionari della Pubblica Amministrazione che si trovano in possesso di documenti che comprovino labuso; 3. Regolamentare lattivit di progettazione della pubblica amministrazione affinch siano garantite pari opportunit e rispetto delle regole deontologiche, in relazione alla concorrenza sleale nellesercizio dellattivit professionale tecnica; 4. Rendere possibili le societ interprofessionali, favorendone la nascita mediante sostegni economici intesi a favorire la formazione e ladeguamento tecnologico delle strutture, anche al fine di superare la dimensione artigianale e migliorare la competitivit con gli stranieri sia in ambito italiano che europeo; 5. Promuovere e sostenere il progetto dautore in campo nazionale ed europeo, quale priorit per lo sviluppo economico, culturale e sociale di un popolo; 6. Promuovere ed assistere gli studi italiani sui mercati internazionali, con appositi riferimenti allICE o ad uffici preposti presso le ambasciate e i consolati, per favorire linserimento nei paesi europei ed extraeuropei e per agevolare soluzioni di partenariato con i professionisti locali; 7. Introdurre rigidi elementi di limitazione ai fenomeni del doppio lavoro, al fine di favorire coloro che svolgono la libera professione a titolo principale, fissando requisiti minimi

nella dotazione di sedi, strutture ed attrezzature per lesercizio della stessa e regolamentando le attivit a tempo pieno ad ogni livello della pubblica amministrazione; 8. Nel settore dei Lavori Pubblici, riportare i servizi di progettazione e direzione dei lavori allesterno delle strutture della pubblica amministrazione, in particolare laddove gli Enti non siano dotati di attrezzature tecniche ed informatiche con regolare licenza duso e di tutte quelle strutture e figure professionali capaci di garantire adeguata professionalit e multidisciplinariet, indispensabili al corretto espletamento del servizio, lasciando ai RUP il solo ruolo di controllo della regolarit dei procedimenti amministrativi; 9. Rendere il mercato realmente aperto allaffermazione del merito, revocando tutte le attuali norme riguardanti ladozione dei valori di fatturato, di curriculum, di garanzie bancarie o di valutazione delle quantit di lavoro professionale svolto che, di fatto, impediscono ai giovani ed ai piccoli studi tecnici di concorrere allassegnazione degli appalti pubblici; 10. Affermare il principio della formazione volontaria e labolizione dei crediti professionali che non servono ad altro che favorire le societ di formazione, piuttosto che il concreto processo di aggiornamento professionale che rimane una prerogativa assoluta, insita nello svolgimento della libera attivit professionale; 11. Rivedere il sistema dei concorsi, basato sul falso moralismo e sulla falsa garanzia di anonimato affinch possano adeguarsi regole e comportamenti agli standards europei; 12. Introdurre lobbligo per gli Enti Locali (pena la mancata approvazione del bilancio), di riportare in apposito capitolo le somme necessarie a coprire le competenze di progettazione delle opere previste nel programma triennale dei Lavori Pubblici, precisando che il calcolo di dette competenze dovr rispettare le tariffe secondo i criteri previsti dallex L. 143/49 e D.M. 04/04/01, cos come pi volte ribadito da pi parti e in particolare dalla stessa Autorit di Vigilanza sui LL.PP.; 13. Revocare la percentuale del 2% attualmente riconosciuta ai RUP e accantonare la stessa aliquota per la formazione di un fondo di rotazione da riservare alla copertura delle spese tecniche per le progettazioni da affidare a professionisti esterni, regolate da apposite convenzioni che ne stabiliscano il rapporto e tali da porre a riparo la pubblica amministrazione da eventuali contenziosi: in caso di mancato finanziamento di unopera pubblica ai professionisti viene riconosciuta fino in fondo la concreta possibilit e le reali condizioni imposte dal rischio di impresa, come per qualsiasi altra attivit economica; 14. Consentire il ricorso allappalto integrato esclusivamente per la progettazione e lesecuzione di impianti tecnologici innovativi e/o di particolare complessit; 15. Rilancio del settore delle costruzioni con investimenti pubblici e privati in linea con le medie europee, affermando i principi delle premialit urbanistiche, della negoziazione, della consensualit nella condivisione dei processi attuativi. 16. Attribuire al processo realizzativo delle opere edilizie, degli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana, il valore di Filiera edilizia riconoscendo lImposta sul Valore Aggiunto (IVA) al 4%; 17. Attribuire alle transazioni del mercato immobiliare per lammodernamento del patrimonio edilizio esistente privato e pubblico il valore di importanza strategica nazionale per la ripresa economica e laffermazione del valore del recupero, liberalizzando le regole e sostenendo il libero mercato delle compravendite, al fine di incentivare gli interventi di recupero e ristrutturazione edilizia e contrastare i massicci investimenti immobiliari allestero. 18. Rivendicare una riforma per laffermazione di un sistema a burocrazia zero, che punti alla semplificazione normativa e procedurale nonch alla rivisitazione del sistema dei controlli e della giustizia amministrativa. Tale riforma avr il compito di tutelare il pubblico interesse e,

contemporaneamente, di rivoluzionare il sistema burocratico che imbavaglia le legittime aspettative dei cittadini e ogni ipotesi di crescita economica e di sviluppo delle imprese. 19. Rivendicare una riforma che preveda la creazione di presidi territoriali di architetti, trade union tra libera professione e pubblica amministrazione. I presidi potranno costituire un vero e proprio sistema territoriale per il rilancio del lavoro professionale, col compito di raccogliere informazioni, segnalazioni e proposte e di diffondere con determinazione i principi deontologici alla base dellesercizio professionale nonch di vigilare costantemente sulla loro corretta applicazione raccordandosi con gli Ordini provinciali. 20. Revoca immediata dellobbligatoriet della polizza assicurativa, dei crediti formativi che dovrebbero essere acquisiti con attivit a libera scelta di ciascun iscritto e del Pos, considerato che gli studi tecnici gi utilizzano bonifici e assegni bancari per lincasso degli onorari. I sottoscrittori si impegnano ad attivare specifiche iniziative di rivendicazione e sensibilizzazione dei colleghi a livello nazionale, anche attraverso un diretto coinvolgimento degli Ordini provinciali, affinch possa al pi presto essere presentata alla Corte Costituzionale specifica istanza per il riconoscimento della illegittimit costituzionale delle leggi che attualmente regolano la professione e delle norme da esse derivanti soprattutto in relazione al calcolo degli onorari. E auspicabile, pertanto, un effettivo riconoscimento del progetto e dellopera dautore e labolizione di tutte le norme che hanno comportato leliminazione dei minimi tariffari senza alcuna garanzia capace di assicurare analoghe condizioni di parit di trattamento tra tutti i professionisti, ancorch lattuale normativa risulta in palese contrasto con la nostra Costituzione. Riconoscendo alla CONFERENZA DINVERNO DEGLI ARCHITETTI SALERNITANI valore di assemblea allargata agli iscritti dellOrdine provinciale, dopo unampia e approfondita discussione dei temi riassunti e rappresentati con modifiche e integrazioni, gli architetti convenuti propongono il presente documento che messo ai voti per alzata di mano, viene approvato allunanimit nella forma integrale come redatta e, pertanto, proposta a tutti gli iscritti per la sottoscrizione. Capaccio-Paestum, 20 dicembre 2013

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