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del secolo XVIII, negli orti Palombara, presso l'antica porta Esquilina. Per tali orti non pu intendersi altro che la villa
Palombara, la quale si stendeva fin presso la chiesa di S. Vito, situata appunto presso la porta nominata. Da questa villa, che per parentele divenne dei Massimo, pass il bassorilievo alla
prossima villa Negroni (divenuta anch'essa, per compera, propriet
Vittorio Massimo sulla villa Negroni-Massimo, sebbene redatta con grande diligenza, non viene, fra i tanti marmi quivi descritti , ricordato il piccolo bassorilievo, mentre pure sono nominate
qua etiam ratione, in marmorc anaglyptico Hortorum Nobb. D. Palumbariis ad veterem portam Esquilinam Isis cum situla, calatilo, persae folio, Serapidi suo in serpenlem desinenti {salutare et ipsum animai),
copulatur.
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detta scultura. Una descrizione molto inesatta, come si vedr, ne d il Matz ('), che la cita come appartenente alla villa Negroni
Massimo: notizia, questa, vera, ma che non so d'onde sia stata dall
Fig. 1.
Il lavoro poco accurato; l'uso del trapano, evidente nella barba del capo umano del serpente, senza ritocco di scalpello, ce l'addita come opera della decadenza della scultura romana (3 sec. d. C): e il soggetto che rappresenta conferma quest'et.
A sinistra un grosso serpente, attortigliatosi sopra tre spire (*),
, coperta dal calaihus o modius, il simbolo della fecondit della terra. A destra una figura femminile, piuttosto giovane,
con tunica fermata sul petto e manto e il calaihus in testa (2), si rivolge verso il serpente. Colla sinistra regge la cornucopia colma (di spighe?), mentre protende in basso, verso il serpente, il braccio destro, stringendo con la mano uno stelo nella parte pi alta, l dove si tripartisce in foglie, o spighe che siano (3). Vicino a lei, sul terreno, un oggetto che pare un vaso. La rappresentazione del serpente con capo umano rara
nell'arte greco-romana. Essa comune all'Agatodemone e a Serapide. Sebbene il primo venga di consueto rappresentato sotto la
romani, per esempio di Nerone, apparisce sotto le sembianze di serpente In due tessere, poi, rotonde, di osso, appartenenti
, a differenza di altre rappresentazioni, dove si trovano in esso figurati tre o anche quattro rami, come in un busto di Serapide venuto alla luce
recentemente ad Ostia {Notizie degli scavi 1910, pag. 64).
(3) Il Fabretti l'interpetra per una foglia di pesco sacro ad Iside. Non so poi per quale singolare scambio il Matz attribuisca al Fabretti
di averle interpetrate per una sitala, mentre questa interpetrazione spetta al vaso che in terra. (*) Vedi Lenormant, Iconographie Romaine, tav. XVI, 2, e Dattari, Monete imperiali greche. Numi Augg, Alexandrini. Cairo 1901 .tav. 31.
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di questa divinit, il capo umano del serpente ha il calathus (2), e il volto virile barbato, come appunto figurato nel nostro bassorilievo. E cos apparisce in un bronzo posseduto da
Sotto aspetto di serpente comune, coi medesimi distintivi, si trova almeno in alcune monete imperiali romane, coniate in
(') Huelsen, Miscellanea epigraphica, in Mittheilung. des Rm. Instituts, 1896, pag. 238.
(') Si noti che questo distintivo pu anche mancare. Vedi anche Reinach, Rpertoire de la statuaire I, 186-187 ; II, 18 e 20. Il serpente
con capo umano figura anche in alcune singolarissime monete fatte coniare, col permesso dell'imperatore Antonino Pio o M. Aurelio, dal famoso impostore
in pittura una testa umana, per dare responsi a una grande moltitudine
modo ricordata da Luciano, secondo il quale, era il solo Alessandro a trattare col dio serpente e ad averne i responsi. (3) Monuments rlatifs au eulte d'Isis Cyzique, in Rvue Archologique, 1879, pag. 256 e tav. 9a.
PlG. 2.
col tipo in tutto simile col quale nella statuaria apparisce Serapide (fig. 8) (6).
t1) Dattari, op. cit., I, pag. 116, n. 1827, tav. 22. (a) Ivi, pag. 182, n. 2831, e tav. 22. Il serpente si attortiglia diritto sul dorso di un cavallo. (3) Ivi, pag. 233, n. 3517 e tav. 22. (4) Ivi, pag. 242, n. 3632 e tav. 22.
Pig. 3.
, nella quale rappresentata, cio di Tyche (Fortuna), onde il nome particolare di Isitiche ('). Questa identificazione d'Iside
(') Non c' da pensare ad Isi-Igia, perch, sebbene questa sia quasi sempre associata al serpente, o avvolgentele il corpo, o presso un albero, o in altro modo, non ha il calathus. Ad ogni modo, per il sincretismo della rappresentazione, come si dir in appresso, si pu anche intendere incluso
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essa, in terra, figurato un oggetto che il Fabretti chiama situla; il Matz l'interpreta per un sacco di grano, avvertendo per di non voler dare per sicura tale interpetrazione. A dir
vero, l'artista non stato troppo felice nel disegnare tale oggetto
o della cista. Ma, essendo noto che tra i distintivi di Isitiche figura anche la sitala, preferisco l'opinione del Fabretti
a quella del Matz, la quale non solo non trova riscontro in altre rappresentazioni, ma non giustificata dal bassorilievo stesso,
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stranieri in Roma erano una conseguenza del suo ordinamento politico. I pellegrini e gli abitanti dei municipi, che trasmigravano
vincitori, consegnavano le statue degli Dei ai Pontefici. Era un'eccezione che una citt conquistata potesse ritenere i suoi di. Ammessi al culto pubblico, venivano eretti templi in loro onore prima fuori del pomerio, indi dentro la citt stessa ('). Le moltiplicate relazioni cogli Stati orientali, l'affluire in Roma
di gente di ogni nazione, e l'essere stranieri molti imperatori aiutarono
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nusia. Ma gli Etiopi, gli Arii, i dotti Egiziani soli mi rendono il vero culto e mi dnno il nome a me proprio, che Iside.
Con questo il sincretismo religioso avea fatto l'ultimo passo.
thea, non solo perch la Dea di tutti, ma perch la Dea unica, di cui tutte le altre divinit non sono altro che suoi nomi, onde a ragione fu detta myrionyma (2). Questo sincretismo, favorito
evidentemente dalla grande idea monoteistica cristiana, era quasi
perfetto all'epoca del nostro bassorilievo, cio al principio del secolo III.
Ma tale sincretismo non impediva, anzi favoriva i culti particolari
Metamorphos. lib. XI, pag. 402. Ediz. Nisard. Paris, 1842. (2) G. I. L. V, 5080; X, 3800. Gi altre divinit godevano di molti
nomi : Venere, p. es., secondo il Larcher, ne avea 248, ma questi, o indicavano
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zione di Serapis ed Asclepio divenne comune. Le due divinit avevano le stesse funzioni medicali, il medesimo carattere cto-
iatromantica e salutare di Serapide, come di quella di Isitiche ('). I santuari di Serapide erano divenuti dei veri ospedali ove si credeva ottenere la guarigione da ogni specie di male per mezzo di pratiche, che univano l'arte del medico a quella della
superstizione pi esaltata (2). Il nostro bassorilievo non che un ex-voto, che fu incastrato
(') Veggasi fra gli altri il Fabretti (op. cit., pag. 421, nn. 111-114) dove arrecato anche un altro ex-voto per guarigione, in onore di Iside. (3) Sul culto particolare d'Isiticie ricordo la statua a lei eretta nel pronao del tempio della Fortuna di Preneste da L. Savioleno, di cui ha
recentemenie parlato il eh. D. Vaglieri nel Bull, della Comm. Arch. Comunale
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F. Grossi Gondi.