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associazione culturale Hop Frog - Salerno

Errico Malatesta

Errico Malatesta nacque da una famiglia della borghesia agraria a Santa Maria
di Capua Vetere nel 1853, e nonostante fosse ricco, dedicò tutta la sua vita
all'Anarchismo, proprio come avevano fatto i “padri” di questa dottrina Bakunin
e Kropotkin, addirittura dopo che egli addirittura aveva regalato le sue proprietà
ai poveri affittuari.
L'anarchico italiano visse una vita fatta di vagabondaggi e di esili dalle
Americhe all'Europa, sempre braccato dalla polizia e in fuga, ma riuscì ovunque
a fondare gruppi, associazioni e riviste anarchiche.
Accompagnò tutto ciò con un altruismo fuori dal comune, infatti, quando scoppiò a Napoli
un'epidemia di colera, con i suoi fedelissimi raggiunse la città, e insieme si dedicarono alla cura dei
malati senza nessun pensiero per la propria sicurezza, fino al termine dell'epidemia.
La caratteristica principale del suo pensiero è di voler conferire all'Anarchismo un respiro universale
libero da ogni ipoteca dottrinaria. Infatti, di fronte alle visioni ottimistiche-realistiche degli altri
anarchici, egli può essere ritenuto un realista, un pensatore, ma nello stesso tempo un organizzatore
del movimento operaio e contadino italiano ed europeo.
Per arrivare al traguardo di un “nuovo Anarchismo”, enunciato nel suo Programma anarchico agli
inizi del secolo, Malatesta non realizza una sintesi del pensiero anarchico, piuttosto divide il fine
l'anarchia, dal mezzo l'Anarchismo.
In quanto l'anarchia è l'ideale, la meta della libertà e dell'uguaglianza, che potrebbe non realizzarsi
mai, invece l'Anarchismo è metodo di vita e di lotta, l'insieme teorico e pratico per raggiungere la
meta, e di conseguenza deve essere sempre praticato.
L'anarchia è un'aspirazione umana che però non è fondata su nessuna vera o supposta necessità
naturale, e potrà realizzarsi solo attraverso la volontà umana.
Quindi non vi è altro modo per conseguire la società libertaria ed ugualitaria che quello di dimostrare
che essa è possibile unicamente perché dipende dalla volontà dei singoli individui e delle collettività.
In questo modo il concetto di volontà fa tutt'uno con quello di libertà, perché non si possono
costringere gli uomini a volere una cosa che non sentono e non vogliono, perciò è necessario
convincerli con l'esempio, con il ragionamento e con il confronto dialettico. Anche perché
l'Anarchismo deve mantenersi come un movimento che non deve assolutamente perdere il contatto
con l'azione popolare, deve rimanere rivoluzionario, ma non settario, e conservare soprattutto
l'integrità della dottrina senza ridursi alla ripetitività della propaganda.
Al centro della teoria dell'azione malatestiana vi è la rivoluzione, considerato un passaggio obbligato
per raggiungere la piena libertà di tutti. Essa è considerata obbligatoria perché le classi privilegiate
non permetteranno mai di farsi spodestare dai loro privilegi, se non con un'azione violenta da parte
dei subordinati, per dissolvere quelle forze che impediscono il libero dispiegarsi della vita sociale. Il
fatto insurrezionale popolare, destinato ad affermare la società libertaria, è il solo che, senza
ingannare e corrompere le masse, possa penetrare nel modo più profondo negli strati sociali e attrarre
le forze vive dell'umanità. In quanto, per realizzare gli obiettivi libertari, Malatesta ritiene
fondamentale che gli anarchici si avvicinino alle masse, in quanto da soli non avrebbero la forza
sufficiente.
Prima di tutto però ritiene l'organizzazione del movimento anarchico sia prioritaria, infatti, egli
realizzò l'Unione Anarchica Italiana che ebbe più di 30'000 iscritti, anche con l'intento di contrastare
gli individualisti, perché considerava, l'azione del singolo isolato assolutamente impotente.
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L'altro maggior tentativo di organizzazione si traduce con la creazione del Partito Socialista
Anarchico-Rivoluzionario, insieme a Francesco Saverio Merlino e Amilcare Cipriani.
L'obiettivo era di congiungere le forze anarchiche su un programma avente come principi
l'eliminazione della proprietà individuale, l'abolizione di tutti gli ordinamenti politici ed infine,
l'organizzazione produttiva regolata da associazioni libere e federate tra loro.
Nella nuova realtà anarchica, dunque formata dalla cooperazione libera e volontaria di tutti, il
comunismo diventerà la regola di condotta da accettare spontaneamente e da innestare, nel contesto
dei bisogni della collettività e dei singoli. Perché Malatesta afferma, che con il superamento definitivo
del collettivismo, soltanto con il comunismo anarchicociascuno potrà chiedere alla società il
soddisfacimento dei propri bisogni, nell'ambito delle possibilità economiche della società stessa.
Lo stesso comunismo che fa sì che egli respinga i socialisti autoritari e il sindacalismo rivoluzionario,
i primi perché inseriti nella società borghese, gli altri perché hanno un fine diverso dal comunismo.
Malatesta, sempre alla ricerca della trasformazione sociale, fu tra i principali ispiratori di tante rivolte
fallite e riuscite solo parzialmente o inizialmente, infatti, fu un indiscusso protagonista della
“settimana rossa”, cioè alle proteste insurrezionali verificatesi in Romagna, “terra anarchica” e nelle
Marche nel 1914 nonché del “bienno rosso” 1919-20.
L'avvento di Mussolini al potere frenò, ma non spezzò la sua attività, anche se dopo poco tempo il
quotidiano anarchico Umanità Nova e il quindicinale Pensiero e volontà, da lui fondati furono
soppressi dal regime e lui costretto agli arresti domiciliari, con una stretta sorveglianza personale
giorno e notte.
Addirittura ai suoi funerali a Roma, nel 1932, per volere dell'autorità vide la partecipazione dei soli
carabinieri, che come se non bastasse, per alcuni mesi sorvegliarono la sua tomba giorno e notte.
Evidentemente Malatesta incuteva un certo timore al regime fascista di Mussolini, anche da morto.

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