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Friedrich Nietzsche
(DE) (IT)
« Gott ist tot! Gott bleibt tot! Und wir haben « Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo
ihn getötet! » abbiamo ucciso! »
[1]
(Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, Frammento 125 )
Nietzsche scrisse vari saggi e opere aforistiche sulla morale, la religione (in
particolare quella cristiana), la società moderna, la scienza, intrise di un profondo
razionalismo, seppure spesso il filosofo venga accomunato anche all'irrazionalismo,
di una forte carica critica, sempre sul filo dell'ironia e della parodia. Nella sua
filosofia si distingue una fase wagneriana, che comprende La Nascita della Tragedia e le
Considerazioni inattuali, in cui il filosofo combatte a fianco di Wagner per una riforma
mitica della cultura tedesca. Questa fase sarà poi abbandonata e rinnegata con la
pubblicazione di Umano, troppo umano, per la fase cosiddetta "illuministica", per
culminare infine, pochi anni prima il crollo nervoso che metterà fine alla sua attività,
nella fase definitiva, quella dell'Oltreuomo e del nichilismo attivo, che ha il suo apice
con la pubblicazione di Così parlò Zarathustra.
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Friedrich Wilhelm Nietzsche nasce a Röcken, villaggio della Prussia meridionale nei
pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844. Appartiene a una
stirpe di pastori protestanti, è primogenito di Karl
Ludwig, reazionario monarchico, già precettore alla
corte di Altenburg, e di Franziska Oehler, figlia anche
lei di un pastore. Nel 1846 e nel 1848 nascono altri due
figli, Elisabeth e Joseph (quest'ultimo morto nel 1850,
per un'improvvisa febbre non meglio specificata).
Conclusi gli studi secondari nel 1864, comincia gli studi nella facoltà teologica
all'Università di Bonn per volere materno, studi che reggerà per appena una sessione,
e s'iscrive alla corporazione studentesca Franconia. Nel 1865 si iscrive all'Università di
Lipsia per continuare a seguire le lezioni di filologia classica di Friedrich Ritschl, già
suo insegnante a Bonn. Studia Teognide e Suida, ma è più affascinato da Platone e
soprattutto da Emerson e Schopenhauer, che influenzeranno tutta la sua produzione.
Conosce nel 1867 Erwin Rohde, futuro autore di "Psiche", e approfondisce lo studio
dell'opera di Diogene Laerzio, di Omero, Democrito e Kant, mentre un suo saggio su
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All'inizio del 1870 Nietzsche tiene a Basilea alcune conferenze ("Il dramma musicale
greco", "Socrate e la tragedia"), che anticipano il suo primo volume, La Nascita della
Tragedia (1872). A Basilea stringe amicizia col professore di teologia Franz Camille
Overbeck, che gli rimarrà vicino fino alla morte e sarà grande estimatore delle sue
opere, nonostante la sua posizione accademica rendesse la cosa alquanto
imbarazzante, considerate le vedute di Nietzsche in materia di religione.
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comune amica e nota scrittrice femminista Malwida von Meysenbug, Lou von Salomé
una giovane studentessa russa in viaggio d'istruzione attraverso l'Europa. Si danno
appuntamento presso la Basilica di San Pietro e Nietzsche la saluta con queste parole:
«Da quali stelle siam caduti per incontrarci qui?». A maggio, durante una gita sul
lago d'Orta passa alcune ore di intimità con questa ragazza ventunenne
"intelligentissima". In seguito, la Salomé non ricordò se avesse baciato il filosofo, del
quale comunque rifiutò una proposta di matrimonio (come del resto quella dell'amico
di entrambi Paul Rée, che le aveva presentato Nietzsche e con il quale si era formato
una sorta di rapporto triadico filosofico-sentimentale). Questo incontro, proseguito
poi attraverso due anni di intensi scambi affettivi e culturali, è molto particolare, in
quanto si tratta di una delle rare esperienze sentimentali-affettive di Nietzsche con
una donna di cui si abbia conoscenza.
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Secondo alcuni, in un ambito meno medico e più filosofico, la causa che lo spinse al
crollo fu l'enorme sforzo creativo cui si sottopose negli anni precedenti. Sempre nello
stesso periodo, Nietzsche scrive delle lettere ad amici e conoscenti che sono
solitamente classificate sotto il nome di biglietti della follia: in essi la sua crisi mentale
appare ormai in uno stato avanzato, anche se lo stile non è affatto diverso da quello
classico.
Trasferitosi quindi nel 1897 nella casa di Weimar (Turingia, Germania), dove la
sorella ha fondato il Nietzsche-Archiv, vi muore di polmonite il 25 agosto 1900.
La natura della sua follia rimane ancora parzialmente un mistero, data la plausibilità
di tutte le ipotesi. Nei frammenti teorizzava l'autodistruzione della reputazione
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tramite una follia volontaria come una forma di ascesi superiore. Come molti hanno
ipotizzato, la causa del collasso nervoso, come detto anche prima, fu forse l'enorme
tensione, insopportabile per la sua mente, dovuta allo sforzo creativo e filosofico
svolto negli anni precedenti, come accenna egli stesso in un famoso aforisma:
« Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu
riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te »
(Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male)
Nella sua prima vera opera di argomento filosofico, La nascita della tragedia (1872), la
tragedia greca viene vista come la massima espressione dello slancio vitale o "spirito
dionisiaco", istintivo e irrazionale, che si coniuga e nello stesso tempo si contrappone
a quello apollineo, che rappresenta l'ordine e la razionalità. Il pensiero apollineo e
quello dionisiaco sono perciò così definiti:
« Finora abbiamo considerato il pensiero apollineo e il suo opposto, il dionisiaco, come forze
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artistiche che erompono dalla natura stessa, senza mediazione dell'artista umano, e in cui gli
impulsi artistici della natura trovano anzitutto e in via diretta soddisfazione: da una parte come
mondo di immagini del sogno, la cui perfezione è senza alcuna connessione con l'altezza
intellettuale o la cultura artistica del singolo; dall'altra parte come realtà piena di ebbrezza, che
a sua volta non tiene conto dell'individuo, e cerca di annientare l'individuo e di liberarlo con un
sentimento mistico di unità »
(La nascita della tragedia, § 2, Adelphi, Milano 1972, p. 26)
europeo verso i valori della propria civiltà; coincide con la "diminuzione vitale",
caratterizzata diversamente come perversione della volontà di potenza. Con nichilismo
attivo, invece, Nietzsche intende l'atteggiamento che, fattosi forte di una demolizione
dei vincoli metafisici che sopprimevano la forza vitale, si propone come creatore di
nuove tavole di valori attraverso la loro trasvalutazione. Deve tenersi presente che le
determinazioni che portano Nietzsche al nichilismo derivano dal convincimento della
necessità del distacco oggettuale e relazionale che portano da un lato alla
affermazione non di un valore determinato ma di valori fluenti che sono alla base
della trasvalutazione e che dall'altro consentono nell'analisi della oggettività di
disceverare l'oggetto e l'altro ma nello stesso tempo di racchiudere il pensiero in sé
stesso a realizzare proprio attraverso tale distacco la volontà di potenza. È attraverso
tale chiusura del pensiero in sé stesso che determina il nichilismo di Nietzsche in
quanto costituente la scissione dell'interno dall'esterno che si realizza la possibilità di
cogliere l'opposizione dicotomica nel pensiero tra razionale e irrazionale da cui, a sua
volta, deriva l'esaltazione del dionisiaco come irrazionale in quanto fattore non
comprimibile e dunque enucleante appieno la possibilità di realizzare la volontà di
potenza. Da tale aspetto fondamentale di Nietzsche connotante il distacco oggettuale
e la relazione con l'altro deriva anche il suo apprezzamento,da un lato, della assenza
di compassione, che è uno dei fondamenti a base della trasvalutazione e che se non
così fondata entrerebbe in contraddizione con il suo nichilismo e dall'altro il suo
apprezzamento per i passi biblici e per l'ebraismo che si fondano sulla giustizia
divina e in particolare sulla legge dell'"occhio per occhio e dente per dente" cui si
unisce appunto quel distacco alla cui base vi è un'assenza di affettività che consente la
affermazione del valore del momento in rispondenza alla volontà di potenza e alla
necessità di esistenza dell'esterno anche come altro-soggetto.
L'uomo, per Nietzsche, ha dovuto illudersi per dare un senso all'esistenza, in quanto
ha avuto paura della verità, non essendo stato capace di accettare l'idea che "la vita
non ha alcun senso", che non c'è nessun "oltre" di essa e che va vissuta con desiderio e
libero abbandono pieno di "fisicità". Se il mondo avesse un senso e se fosse costruito
secondo criteri di razionalità, di giustizia e di bellezza, l'uomo non avrebbe bisogno
di auto-illudersi per sopravvivere, costruendo metafisiche, religioni e morali.
L'umanità occidentale, passata attraverso il cristianesimo, percepisce ora un senso di
vuoto, trova che "Dio è morto", cioè che ogni costruzione metafisica vien meno
davanti alla scoperta che il mondo è un caos irrazionale. Fino a che non sorgerà
l'Oltreuomo, cioè un uomo in grado di sopportare l'idea secondo cui l'Universo non
ha un senso, l'umanità continuerà a cercare dei valori assoluti che possano
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« Si trasformi l'Inno alla Gioia di Beethoven in un quadro e non si rimanga indietro con
l'immaginazione, quando i milioni si prosternano rabbrividendo nella polvere: così ci si potrà
avvicinare al Dionisiaco. [...] Ai colpi di scalpello dell'artista cosmico dionisiaco risuona il grido
dei misteri eleusini: "Vi prosternate milioni? Senti il creatore, mondo?" »
(F. Nietzsche, La nascita della tragedia)
Nel primo testo filosofico di Nietzsche La nascita della tragedia del 1872, che è anche
una messa a fuoco della sua cultura classica e della mitologia greca, egli concentra la
sua attenzione sulle origini del teatro nell'antica Grecia. Si serve e teorizza perciò due
concetti-base, che diverranno poi "ideologici" per lo stesso autore e portatori di
numerosi valori, lo spirito dionisiaco e lo spirito apollineo. Il dionisiaco (dal dio
Dioniso) in quanto “ebbrezza” rappresenta l'elemento dell'affermazione della vita,
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Molto complesso è lo studio che il filologo Nietzsche fa delle arti greche e della
tragedia in particolare. Nel "ditirambo" del coro tragico greco era insito lo spirito
dionisiaco (Nietzsche lo chiama appunto "ditirambo dionisiaco"). Nella parola come
sempre Nietzsche ricerca la chiave per l'interpretazione della realtà e per portare in
luce ciò che i concetti hanno di arcano dentro. In quanto filologo, ancor prima che
filosofo, è sempre il “verbo” il suo primo amore. Dal ditirambo, che è il nucleo del
“coro”, al testo poetico in cui è scritto il dramma, si svolge la continua alternanza dei
due dèi greci Apollo e Dioniso, fino alla suprema e sublime armonia.
L'analisi delle origini della tragedia greca, scorre lungo il testo nietzschiano
attraversando tutta la storia di questo lungo percorso, da Archiloco a Euripide,
passando per Eschilo e Sofocle fino alla sua stessa fine: la morte della tragedia
avvenne per mano di Socrate ovvero di ciò che il filosofo ha rappresentato per la
grecità e le sue espressioni artistiche. Ma come la tragedia ebbe origine dalla musica,
Nietzsche auspica che allo stesso modo possa rinascere. Da qui la critica profonda e
sentita all'“Opera”, in quanto genere artistico in cui vivono inconciliabili
contraddizioni di carattere estetico e filosofico. Forte è l'esortazione del filosofo a
ideali artisti della sua epoca affinché ritrovino e ridestino l'ebbrezza dionisiaca insita
nella musica e su di essa, assieme al mito tragico, costruiscano una nuova epoca
tragica:
« Amici miei, voi che credete nella musica dionisiaca, sapete anche che cosa significhi per noi la
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tragedia. In essa noi abbiamo, rinato dalla musica, il mito tragico — e in questo potete sperare
tutto e dimenticare ciò che è più doloroso! [...]. »
(F. Nietzsche, La nascita della tragedia, ed. Adelphi - cap. 24)
Più che con la figura di Gesù (verso cui manifesta simpatia, considerandolo un "santo
anarchico, sia pure un po' idiota"), Nietzsche è polemico contro il Cristianesimo, in
quanto religione dei «poveri di spirito», fondata sul risentimento e sulla cattiva
coscienza. Il filosofo accusa la religione cristiana di essere uno pseudo-umanesimo,
colpevole di "agire pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli", opponendosi alla
vera filantropia. Egli contesta soprattutto il fatto che «l'individuo fu considerato dal
cristianesimo così importante, posto in modo così assoluto, che non lo si poté più
sacrificare, ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani».
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« Vi scongiuro, fratelli, restate fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di
sovraterrene speranze! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no. Sono spregiatori
della vita, moribondi ed essi stessi avvelenati, dei quali la terra è stanca: se ne vadano pure! (...)
che siano maledetti! »
Questo percorso, che inizia con Umano, troppo umano (1878-1880), coincide con
l'avvento della scrittura aforistica, e risulta caratterizzato dal ripudio dei vecchi
maestri, come Schopenhauer e, in particolare, Wagner. Nietzsche rinnega la stima e
l'amicizia personale col musicista, di cui tanto aveva ammirato Tristano e Isotta in
quanto simbolo dell'umana lotta nel tentativo di convivere coi propri impulsi
annullandosi nella materia, al di fuori da qualsiasi concetto religioso. Ora lo accusa di
essere diventato un tipico decadente, che col Parsifal ricade nel più becero e arcaico
misticismo, quale ridicola rappresentazione di un mondo fasullo e immaginario.
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I concetti base di questo periodo sono lo spirito libero e la filosofia del mattino. Lo spirito
libero si identifica con il viandante, cioè con colui che grazie alla scienza riesce a
emanciparsi dalle tenebre del passato, inaugurando una filosofia del mattino che si
basa sulla concezione della vita come transitorietà e come libero esperimento senza
certezze precostituite.
Celebre è la figura dell'uomo folle ne La gaia scienza, che gira in pieno giorno con una
lanterna accesa, urlando "Cerco Dio!", attirandosi così lo scherno dei presenti. Alla
richiesta di spiegazioni l'uomo afferma che Dio è morto, ovvero che nessuno crede più
veramente. Ma nell'atto stesso di compiere questa affermazione si trova di fronte allo
scetticismo e all'indifferenza, quando non alla derisione. Egli stesso si definisce come
il "testimone" di un omicidio compiuto dall'intera umanità. E allora: "Vengo troppo
presto" egli ammette, poiché gli uomini non sono ancora pronti ad accettare questo
cambiamento epocale. I valori tradizionali sono sempre più pallidi, sempre più
estranei alla coscienza, ma i nuovi valori, quelli della gioiosa accettazione della vita e
della fedeltà alla terra, sono ancora al di là dell'orizzonte: "Questo enorme evento è
ancora per strada e sta facendo il suo cammino".
L'annuncio della morte di Dio ha una straordinaria efficacia retorica e forse anche per
questo non è stato sempre compreso a fondo: taluni interpreti si sono limitati a
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Nietzsche è anche considerato, e non senza buoni motivi, come uno dei precursori
dell'esistenzialismo ateo moderno per alcuni elementi etici che lo anticipano, per
quanto questo si caratterizzi per aspetti di pessimismo esistenziale che in Nietzsche
sono in gran parte assenti.
« Bisogna avere ancora il caos dentro di sé per generare una stella danzante »
(F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra[50])
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L'Oltreuomo è colui che ha compreso che è lui stesso a dare significato alla vita e fa
sua la cosiddetta "morale aristocratica" che dice "sì" alla vita e al mondo. L'Oltreuomo
è discepolo di Dioniso poiché accetta la vita in tutte le sue manifestazioni, nel piacere
del divenire inteso come alternanza di vita e morte. Affronta la vita con "pessimismo
coraggioso", unisce il fatalismo alla fiducia e si è liberato dai logori concetti del bene e
del male attraverso un'elitaria indifferenza a valori etici che considera morti.
Di qui l'ammirazione di Nietzsche sia per la tragedia greca (in particolare Eschilo),
quale mezzo educativo all'eroica tragicità della vita, sia per il prometeico istinto
dell'uomo rinascimentale (l'uomo universale) che nella sua completezza teorica e
pratica sapeva tendere oltre l'"umano troppo umano"; con una magnificenza
creatrice, culturale e politica, che quell'impulso vitale, "al di là del bene e del male",
comporta. Per lui, e ai suoi tempi, ancora incarnato in particolare da Napoleone e
Goethe.
Per l'Oltreuomo ogni istante è il centro del suo tempo di cui è sempre protagonista.
L'eterno ritorno, cioè l'eterna ripetizione, è la dottrina che Nietzsche mette a capo
della nuova concezione del mondo e dell'agire umano. Per Nietzsche ogni momento
del tempo, cioè l'attimo presente, va vissuto in modo spontaneo, senza continuità con
passato e futuro, perché passato e futuro sono illusori: infatti ogni momento si ripete
identico nel passato e nel futuro, come un dado che, lanciato all'infinito (poiché il
tempo è infinito), darà un numero infinito di volte gli stessi numeri, in quanto le sue
scelte sono un numero finito. Il vero Oltreuomo è, in conclusione, colui che danza in
catene liberamente e con leggiadria; è lo spirito libero tout court.
« Che accadrebbe se un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria
delle tue solitudini e ti dicesse: “Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta, dovrai viverla
ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma
ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa
della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione [...]. L'eterna
clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!".
Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato?
Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua
risposta: "Tu sei un dio e mai intesi cosa più divina"?[56] »
(Friedrich Wilhelm Nietzsche, La gaia scienza, aforisma 341.)
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Ad esempio, tirando infinite volte tre dadi a sei facce, ognuna delle 216 combinazioni
comparirà infinite volte.
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che è come soffocato da un serpente, la cui testa esce dalla sua bocca. Il serpente, nello
specifico, indica l'eterno ritorno ed è come se il pastore fosse soffocato da questa
concezione dell'eterno circolo del tempo. Un gesto fondamentale, fa tornare il sorriso
sulle sue labbra, ormai non più sofferenti del pastore (“mai prima al mondo aveva
riso un uomo, come lui rise!”): questi infatti aveva morso e staccato la testa al
serpente, indicando così allegoricamente l'accettazione dell'eterno ritorno. È
importante sottolineare come l'accettazione dell'eterno ritorno sia dovuta a una
decisione del pastore: se questi non avesse mai morso la testa al serpente, non sarebbe
mai stato in grado di accettarlo e di istituirlo. Vi è quindi un attimo in cui il pastore
istituisce, cioè vuole, il ripetersi eterno della vita e dell'istante.
Solo se l'attimo che l'uomo vive è immenso, cioè ingloba in sé tutto il suo significato,
si può volerlo sempre di nuovo. L'uomo che può volere l'eterno ritorno è un uomo
felice, a cui la vita dà attimi “immensi”, come testimonianza piena di esistenza e
significato. In quest'opera è possibile vedere il ruolo di Nietzsche come “difensore” di
un tempo qualitativo, qualificato nella sua densità dai contenuti vissuti. Famosa la
definizione dell'"imperativo categorico" di Nietzsche: "vivere in modo da poter
desiderare di rivivere questa stessa vita in ripetizione eterna". Correlata alla tematica
dell'eterno ritorno e quindi al principio del movimento è la trasvalutazione dei valori
che da alcuni è stata intesa come capovolgimento dei valori.
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Nel pensiero di Nietzsche, nonostante il suo confronto con Hegel sia raramente
esplicitato nelle opere, prevale una radicale contestazione dell'hegelismo: i più
rilevanti punti di distanza fra i due filosofi tedeschi possono essere individuati nel
diverso atteggiamento nei confronti della dialettica, oggetto di una critica aggressiva
da parte di Nietzsche, essendo vista da lui come una pretesa del pensiero di ridurre la
caoticità della vita e del mondo entro categorie fisse e stabili, e in particolar modo in
una visione sistematica della filosofia, che era invece un tratto centrale dell'opera di
Hegel. Nella sua seconda considerazione inattuale Nietzsche fa esplicito riferimento
alla filosofia hegeliana come la maggior causa di una diffusa idolatria del fatto nella
cultura tedesca. Per Nietzsche, infatti, il tentativo di categorizzare e insieme
divinizzare il processo storico annienta la forza vitale propria di ogni uomo e veicola
una concezione della storia epigonale e giustificatrice.
Nietzsche ripudia la "tirannide della ragione sugli uomini" (per usare le sue parole),
per cui biasima Socrate, Platone, Cartesio, gli illuministi e anche i positivisti del suo
tempo. Questo atteggiamento di profonda messa in discussione del filone
razionalistico-idealistico (che per Nietzsche comprende anche il cristianesimo) della
filosofia occidentale comporta allo stesso tempo una ridiscussione totale della
tradizione metafisica, di cui Hegel si ritiene invece l'ultimo elaboratore.
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uno scritto giovanile "È ora di riscoprirlo!", ne La gaia scienza (Die fröhliche
Wissenschaft), nel seguente modo: "Sarebbe possibile considerare Mainländer,
dilettante e precocemente senile, turiferario sentimentale e apostolo della verginità,
come un vero e proprio tedesco?!... Né Bahnsen, né Mainländer e né, in particolare,
Eduard von Hartmann, danno una sicurezza in materia di gestire la questione se il
pessimismo di Schopenhauer, il suo orrore di guardare a un Dio privato, stupido,
cieco, folle, e a un discutibile Mondo, insomma il suo onesto sguardo d'orrore, non sia
stato soltanto un caso eccezionale tra i tedeschi, ma possa essere, bensì, considerato
come un tema generalmente tedesco." (§ 357) Tuttavia, occorre notare che Nietzsche
stesso mutuò proprio da Mainländer, la celebre espressione "Dio è morto" (sebben
con intenti diversi, significando la morte di Dio per Nietzsche un surplus di vitalismo
immanente): la morte progressiva di Dio, dalla Superessenza Unitaria all'Essenza
Fenomenica nel Molteplice presente nel Mondo attuale sino alla Dissoluzione
Nullificante, è, difatti, il cuore della filosofia stessa di Mainländer.
« Di Dostoèvskij qualche settimana fa non sapevo nemmeno il nome, io, uomo incolto che non
legge i giornali. Il caso, in una libreria, mi fece posare lo sguardo su un libro suo, tradotto da
poco in francese: L'esprit souterrain[60] (la stessa cosa fortuita mi accadde a vent'anni per
Schopenhauer, a trentacinque per Stendhal). L'istinto di parentela (o come diavolo dovrei
chiamarlo?) parlò; la mia gioia fu straordinaria; devo risalire alla mia conoscenza con Rouge et
Noir per ricordarmi una gioia altrettanto viva.[61] »
Altre influenze di Nietzsche furono i citati Ralph Waldo Emerson, Voltaire, Stirner.
Nietzsche lesse e stimò anche la poesia e la filosofia pessimista e nichilista di
Giacomo Leopardi, che, come lui, vedeva, almeno in parte, nelle illusioni dell'arte e
dei miti il mezzo per sottrarsi ad una vita di dolore ed al grigio presente.
Nietzsche, che pure ben può dirsi avversario del positivismo, è in parziale sintonia
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Oswald Spengler, Ernst Jünger e lo stesso Martin Heidegger; o ancora nel futurismo
italiano, nell'individualismo moderno, nell'oggettivismo della romanziera russo-
americana Ayn Rand, e più recentemente nel transumanesimo e nel postmodernismo
critico.
Va rammentata, del resto, la notoria affinità spirituale che legava il pittore Giorgio de
Chirico al pensatore che qui si commenta.
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profeta.
« ha usato nel modo di gran lunga più libero e fine ciò che ha preso a prestito e ci ha messo
dentro molto di più di quello che ne ha ricavato, essendo il genio più ricco, che più poteva
donare »
(Nietzsche, La volontà di potenza, aforisma 831)
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« Cesare Borgia papa... Mi capite? Ebbene sì, questa sarebbe stata la vittoria, alla quale io anelo;
con quella, il cristianesimo sarebbe stato eliminato! Che avvenne? Un frate tedesco, Lutero,
venne a Roma. Questo frate, con nel sangue tutti gli istinti vendicativi di un prete fallito, a
Roma tuonò contro il Rinascimento. [...] Invece di comprendere con la più profonda gratitudine
il prodigio accaduto, il superamento del cristianesimo nella sua sede, da quello spettacolo il suo
odio intese trarre il suo solo nutrimento. Lutero "vide" la corruzione del papato, mentre era
palmare esattamente l'opposto: la vecchia corruzione, il peccato originale, il cristianesimo, non
sedeva più sul seggio del papa! Bensì la vita! Bensì il grande sì a tutte le cose alte, belle, audaci!
[...] E Lutero ripristinò la chiesa! »
(Nietzsche, L'Anticristo, aforisma 61)
Nietzsche conobbe anche, a Basilea, durante un viaggio nel 1871, Giuseppe Mazzini,
il capo dei repubblicani italiani, che gli fece un'ottima impressione. È significativo che
l'ultimo Nietzsche creativo, prima della malattia, lavorerà a Torino fino alla sua crisi,
che lo coglierà proprio nella città piemontese nel gennaio 1889, quando venne
riportato in Germania.
« Stato si chiama il più freddo di tutti i mostri. È freddo pur nel mentire; e questa è la
menzogna che esce dalla sua bocca: "Io, lo Stato, sono il popolo".(...)Là dove lo Stato cessa
d'esistere comincia l’uomo che non è inutile: là comincia la canzone della necessità,
intraducibile, unica. Là dove lo Stato cessa d'esistere – ma guardate un po' là, miei fratelli! Non
vedete voi l'arcobaleno e i ponti dell'Oltreuomo? »
(Così parlò Zarathustra, parte I, capitolo III, § 11, Del nuovo idolo)
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Molto discussa, come detto, è l'uso fatto degli scritti di Nietzsche da parte del
fascismo e del nazismo, basandosi sulle interpolazioni e le opere curate dalla sorella,
nazista e antisemita convinta. Nietzsche fu l'unico vero filosofo che Benito Mussolini
studiò in maniera approfondita, restando da lui (oltre che da Stirner) fortemente
ammaliato in gioventù. Dalla sua dottrina del superuomo egli trasse il senso da dare
alla "rivoluzione fascista" che si sarebbe accinto a compiere di lì a poco. Hitler invece
visitava spesso il museo di Weimar dedicato a Nietzsche, e si faceva ritrarre
fotograficamente mentre ostentava la contemplazione del busto del filosofo. Nel
periodo fra le due guerre mondiali, alcuni nazisti impiegarono intensivamente vari
espedienti per promuovere la propria ideologia, e segnatamente Alfred Baeumler
nella sua interpretazione de La volontà di potenza. La vasta popolarità di Nietzsche tra
i nazisti scaturì in parte dai deliberati sforzi di Elisabeth Förster-Nietzsche, sorella del
filosofo che ne curò le pubblicazioni dopo il suo tracollo psichico, divenendo peraltro
ad un certo punto un'aperta simpatizzante del partito nazista. Per di più, Mazzino
Montinari, nel corso della pubblicazione di opere postume di Nietzsche durante gli
anni 1960, scoprì che Elisabeth, "creando" — per così dire — La volontà di potenza
mediante l'attività di revisione redazionale di frammenti postumi, ne aveva tagliato
degli estratti, cambiato l'ordine, aggiunto titoli di sua invenzione, inserito passaggi di
altri autori copiati da Nietzsche come se fossero stati scritti da Nietzsche stesso, e così
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via. In definitiva si può dire che il vero pensiero di Nietzsche consideri lo Stato come
un idolo sostitutivo del vecchio Dio, quindi da uccidere anch'esso, perché sorga infine
l'Oltreuomo.
Amor fati
L'amor fati (letteralmente dal latino "amore per il fato, per il destino") è un
atteggiamento di accettazione attiva, non assimilabile alla rassegnazione, che
consiste nella capacità di far coincidere la propria volontà con il corso degli
eventi così come essi si verificano, ovvero assumendoli nella loro innocente
casualità. Si rifiuta in questo modo ogni concezione che tenta di "prevedere" il
futuro rinchiudendolo in schemi concettuali che tradiscono il dinamismo
proprio dell'esistenza. Questo concetto è strettamente legato all'idea di eterno
ritorno. Il concetto di amor fati è mutuato soprattutto da due autori ben noti a
Nietzsche: Spinoza, si veda la sua Ethica ed Emerson, si veda il crescendo finale
del suo saggio "Fato".
Apollineo (spirito)
Arte
Nella concezione di Nietzsche l'arte assume un importante valore di liberazione
dell'uomo dall'oppressione della razionalità, permettendo all'individuo di
esprimere la propria creatività e quindi la sua irrazionalità, in un mondo che
tende a distruggerla (parallelismi con Schopenhauer).
Cristianesimo
Il Cristianesimo assume in Nietzsche un valore assolutamente negativo. Il
filosofo, infatti, vede nella morale cristiana la negazione della vita, soppiantata
da una visione ascetica della stessa in quella che definisce la "morale dei vinti".
La sua filosofia nasce anche come negazione di questa morale, ben descritta
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Dionisiaco (spirito)
Morte di Dio
Il moto critico nietzschiano non s'arresta e giunge così al "concetto dei concetti",
ovvero Dio. Idealismo, evoluzionismo, positivismo e romanticismo son tutte
teorie ancora "troppo umane", che si presentano cioè come verità eterne e
assolute e che occorre pertanto smascherare. In nome del "sano" istinto
dionisiaco dell'uomo greco che ama tutto ciò che la terrestrità sa offrirgli,
conduce un attacco a fondo contro il Cristianesimo, la cui vittoria sul mondo
antico ha avvelenato l'umanità. Va alla radice della morale tradizionale e ne fa la
genealogia, scoprendo che essa è "morale degli schiavi", dei deboli e dei vinti
risentiti contro tutto ciò ch'è nobile, bello e aristocratico. «Che ne è di Dio? Io ve
lo dirò. Noi l'abbiamo ucciso. Noi siamo i suoi assassini»; il grido dell'uomo folle
sulla piazza del mercato nell'aforisma 125 della Gaia Scienza. Ma uccidendo Dio,
la civiltà occidentale ha cominciato anche via via a eliminare quei valori che
sono stati a fondamento di tutta la storia precedente; si perde di conseguenza
ogni punto di riferimento (avvento dell'era del Nichilismo). "Dio l'abbiamo
ucciso e con lui è scomparso anche l'uomo vecchio, ma quello nuovo
(Oltreuomo) è ancor di là dall'apparire".
La Morte di Dio è un fatto "del qual non ve ne fu di più grande": un evento che
divide la storia dell'umanità. Questo è l'evento annunziato da Zarathustra,
profeta dell'epoca nuova, il quale sulle ceneri di Dio innalzerà l'ideale
"superumano", novello spirito dionisiaco amante della vita in tutti i suoi risvolti,
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Nichilismo
Razionalismo
Volontà di potenza
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(Nietzsche) che dice, dell'album Oro, incenso e birra del 1989 e, indirettamente, in
Baila (Sexy Thing) (tratto da Shake del 2002) in cui canta: "e lo sai / Che devi
avere un caos dentro di te / per far fiorire una stella che balla" riferimento a un
famoso aforisma dello Zarathustra. Zucchero scrisse la prima canzone per
ironizzare sulla filosofia di Nietzsche (che all'epoca conosceva superficialmente),
che era la lettura preferita della sua ex moglie, ma successivamente ne divenne
anch'egli un lettore e dichiarò di aver "capito molte cose".
La band Dandy Warhols ha scritto la canzone Nietzsche.
L'album Zarathustra (1973) della band italiana di rock progressivo Museo
Rosenbach.
Nel 1965 Guccini scrive un testo che due anni dopo sarà inciso dai Nomadi e che
poi lo stesso Guccini riprenderà, Dio è morto, con evidente riferimento alla teoria
di Nietzsche.
Nietzsche è citato in una battuta, assieme a Schopenhauer, nel video della
canzone "Stupido" nell'album Fino a qui tutto bene del rapper Marracash.
Il musicista napoletano Daniele Sepe nel suo cd Spiritus Mundi (1995) crea con
intento satirico una ingegnosa parodia di Also Sprach Zaratustra ('Also sprach
berluskastra') usando l'audio di un intervento al parlamento.
Il gruppo di progressive metal dei Dream Theater ha scritto una canzone
intitolata "Also Sprach Zarathustra"
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martello), 1888
Der Antichrist, (L'Anticristo), 1888
Ecce Homo, (Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è), 1888
Nietzsche contra Wagner, (Nietzsche contro Wagner. Documenti processuali di uno
psicologo), 1888
Der Wille zur Macht, (La volontà di potenza: saggio di una trasvalutazione di tutti i
valori), 1901
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I seguenti volumi sono pubblicati nella collana di Adelphi, Milano, con copertina
gialla (tra parentesi il n. della collana):
Sull'utilità e il danno della storia per la vita, tr. Sossio Giametta, nota di Giorgio
Colli (n. 11) 1974 ISBN 88-459-0165-3
Sull'avvenire delle nostre scuole, tr. e nota di G. Colli (n. 21) 1975 ISBN 88-459-
0175-0
Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, tr. Mazzino Montinari, nota
di G. Colli, 2 voll. (nn. 36-37) 1976 ISBN 88-459-0655-8
La mia vita. Scritti autobiografici 1856-1869, tr. Mario Carpitella, nota di M.
Montinari (n. 46) 1977 ISBN 88-459-0197-1
Al di là del bene e del male, tr. Ferruccio Masini, nota di G. Colli (n. 47) 1977 ISBN
88-459-0198-X
La nascita della tragedia, tr. S. Giametta, nota di G. Colli (n. 48) 1977 ISBN 88-459-
0199-8
La gaia scienza e Idilli di Messina, tr. F. Masini, nota di G. Colli (n. 54) 1977 ISBN
978-88-459-0332-8
L'Anticristo. Maledizione del Cristianesimo, tr. F. Masini, nota di G. Colli (n. 55)
1977 ISBN 88-459-0333-8
Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali, tr. F. Masini, nota di G. Colli (n. 65) 1978
ISBN 88-459-0357-5
Scritti su Wagner, tr. F. Masini e S. Giametta, saggio di Mario Bortolotto (n. 80)
1979 ISBN 978-88-459-0385-4
Umano, troppo umano, I, tr. S. Giametta, nota di M. Montinari (n. 82) 1979 ISBN
88-459-0464-4
Umano, troppo umano, II, tr. S. Giametta, nota di M. Montinari (n. 121) 1981 ISBN
88-459-0390-7
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Ditirambi di Dioniso e Poesie postume, autunno 1988, tr. G. Colli (n. 134) 1982 ISBN
88-459-0499-7
Crepuscolo degli idoli, ovvero Come si filosofa col martello, tr. F. Masini, nota di M.
Montinari (n. 154) 1983 ISBN 88-459-0543-8
Genealogia della morale. Uno scritto polemico, tr. F. Masini, nota di M. Montinari (n.
167) 1984 ISBN 88-459-0588-8
Schopenhauer come educatore, tr. M. Montinari, nota di G. Colli (n. 184) 1985 ISBN
978-88-459-0628-2
David Strauss. L'uomo di fede e lo scrittore, tr. S. Giametta, nota di M. Carpitella (n.
275) 1983 ISBN 88-459-0860-7
Ecce homo. Come si diventa cio che si è, tr. e saggio di Roberto Calasso (n. 276) 1991
ISBN 88-459-0861-5
La filosofia nell'epoca tragica dei Greci e Scritti 1870-1873, tr. G. Colli, nota di G.
Colli e M. Montinari (n. 277) 1991 ISBN 88-459-0866-6
Appunti filosofici 1867-1869 e Omero e la filologia classica, tr. Giuliano Campioni e
Federico Gerratana (n. 319) 1993 ISBN 88-459-1025-3
Frammenti postumi I, autunno 1869-aprile 1871, a cura di G. Campioni, Mario
Carpitella e F. Gerratana, tr. G. Colli e Chiara Colli Staude (n. 521) 2004 ISBN 88-
459-1920-X
Frammenti postumi II, inverno 1870/1871-primavera 1872, a cura di G. Campioni,
M. Carpitella e F. Gerratana, tr. G. Colli e C. Colli Staude (n. 522) 2004 ISBN 88-
459-1921-8
Frammenti postumi III, estate 1872-autunno 1873, a cura di G. Campioni, M.
Carpitella e F. Gerratana, tr. G. Colli e C. Colli Staude (n. 531) 2005 ISBN 88-459-
1991-9
Frammenti postumi IV, estate-autunno 1873-fine 1874, a cura di G. Campioni, M.
Carpitella e F. Gerratana, tr. G. Colli e C. Colli Staude (n. 535) 2005 ISBN 88-459-
1992-7
Lettere da Torino, a cura di G. Campioni, tr. Vivetta Vivarelli (n. 569) 2008 ISBN
978-88-459-2262-6
Frammenti postumi V, inverno/primavera 1875-primavera 1876, a cura di G. Colli, M.
Montinari, G. Campioni e Maria Cristina Fornari, tr. G. Colli, C. Colli Staude (n.
585) 2009 ISBN 978-88-459-2370-8
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"L'arte della parola. Esposizione della retorica antica" a cura di Silvio Tafuri,
introduzione di Francesco Tomatis, postfazione di Alessandro Di Chiara, il
ramo, Genova, 2012 (prima edizione in lingua italiana).
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56. ^ È in questo punto che Nietzsche chiarisce che l'Oltreuomo è colui che accetta
l'esistenza dell'eterno ritorno.
57. ^ L'eterno ritorno
58. ^ Volendo l'istante la questione si è spostata al presente, l'uomo che ha riso è
l'uomo che ha lasciato fluire ciò che lo soffocava alla gola e che ha preso a
mettere fuori quanto aveva dentro; l'uomo che ride è l'uomo che parla il suo
peso. C'è da dire di più. Continuando a leggere l'aforisma della Gaia Scienza già
citato si troverà che chi ha riso è rinato, ed è rinato alla luce dell'eternità, nel
senso che quando il pastore si accorge che può volere qualcosa che neanche il
tempo può scalfire, perché il suo presente è destinato a ripetersi comunque in
eterno, allora capisce anche che vale la pena volere.
59. ^ citato in Mazzino Montinari, Che cosa ha detto Nietzsche
60. ^ Libro che conteneva i racconti La padrona e Memorie del sottosuolo.
61. ^ Citato nella Introduzione di Gianlorenzo Pacini a Fedor Dostoevskij, I demoni,
Feltrinelli, 2000, p. 28.
62. ^ Lev Tolstoj, Che cos'è la religione e quale ne è l'essenza?, in Il bastoncino verde:
scritti sul cristianesimo, Servitium, Sotto il Monte, 1998, p. 122. ISBN 88-8166-085-
7.
63. ^ Igor Sibaldi, Introduzione, in Lev Tolstoj, Tutti i racconti, volume primo,
Mondadori, Milano, 2005, p. L. ISBN 88-04-55275-1.
64. ^ Paolo Ruffilli, Introduzione alle Operette Morali di G. Leopardi, Garzanti, 1985
65. ^ Evolution and philosophy - Does right make right? by John S. Wilkins
66. ^ «NB. Contro la teoria dell'influenza dell'ambiente e delle cause esterne: la
forza interna è infinitamente superiore; molte cose che sembrano un influsso
dall'esterno, son solo il suo adattamento dall'interno. Esattamente gli stessi
ambienti possono venire interpretati e sfruttati in modi opposti: non ci sono
fatti.» 2[175] Frammenti postumi 1885/1887 - Adelphi
67. ^ «Darwin sopravvaluta fino all'inverosimile l'influsso delle "circostanze
esterne"; l'essenziale del processo vitale è proprio l'enorme potere creatore di
forme dall'interno, che usa, sfrutta le "circostanze esterne".» 7[25] Frammenti
postumi 1885/1887 - Adelphi
68. ^ (234) 10[118] Frammenti postumi 1887/1888 - Adelphi
69. ^ (97) 9[144] Frammenti postumi 1887/1888 - Adelphi
70. ^ «Elaborate l'una indipendentemente dall'altra, le teorie di Lorenz e di Riedl si
erano mosse in una medesima direzione, entrambe ribaltando uno dei dogmi
più resistenti dell'evoluzionismo classico: il dogma dell'unidirezionalità della
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76. ^ ibidem
77. ^ ibidem
78. ^ ibidem
79. ^ Tilmann Buddensieg, L'Italia di Nietzsche. Città, giardini e palazzi, trad. di L.
Novati, Scheiwiller, 2007 ISBN 9788876445316.
80. ^ Cfr. Mario Perniola, introduzione a L'Anticristo, in Nietzsche. Edizioni integrali,
Newton, Roma 2011 ISBN 978-88-541-4034-9. Perniola individua il risvolto
negativo delle qualità attribuite da Nietzsche all'Italia in quello scetticismo
diffuso che degenera nel qualunquismo.
81. ^ «Si deve essere più duri contro i protestanti che contro i cattolici» (Nietzsche,
in Legge contro il cristianesimo, da L'anticristo, Adelphi, Milano 2008).
82. ^ Cfr. Edoardo Vitale, articolo sulla rivista L'Alfiere, parz. consultabile qui.
83. ^ Mazzini e i doveri dell'uomo
84. ^ Nietzsche politico o impolitico
85. ^ In Al di là del bene e del male (6.2:126), l'autore parla di "cani anarchici"
86. ^ Spencer Sunshine, Nietzsche and the Anarchists
87. ^ "Nietzsche's possible reading, knowledge, and plagiarism of Max Stirner's The
Ego and Its Own (1845) has been a contentious question and frequently
discussed for more than a century now." in Brobjer, Thomas H. (2003). Philologica:
A Possible Solution to the Stirner-Nietzsche Question. The Journal of Nietzsche Studies
25 (1): 109-114 (in inglese).
88. ^ ad esempio in Michel Onfray
89. ^ Renzo de Felice, Mussolini il rivoluzionario, Einaudi, 2004.
90. ^ Bachofen und Nietzsche (1929); Nietzsche der Philosoph und Politiker (1931)
91. ^ Mazzino Montinari, "La Volonté de puissance" n'existe pas, Editions de l'Eclat,
1996
92. ^ Dalla nonna al blues: così diventai Zucchero
Giorgio Colli, Dopo Nietzsche, Adelphi Editore, Milano 1974 ISBN 978-88-459-0089-1
Gilles Deleuze, Nietzsche et la philosophie (1962), tr. Salvatore Tessinari, Nietzsche e
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Einaudi, Torino 2002
Maura Del Serra, Temi e revulsioni pitagoriche nel pensiero di Nietzsche, in AA.VV.,
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Gianni Vattimo, Introduzione a Nietzsche, Ed. Laterza, Roma - Bari 1985 ISBN 978-
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Bernard Stiegler, Nietzsche e la biologia, con una presentazione di R. Fabbrichesi e
F. Leoni, Negretto Editore, Mantova 2010 (trad. it. di F. Leoni del testo francese
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Massimo Fini, Nietzsche. L'apolide dell'esistenza (Marsilio 2002)
Domenico Losurdo, Nietzsche, il ribelle aristocratico. Biografia intellettuale e bilancio
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Alberto Giovanni Biuso, Nomadismo e benedizione. Ciò che bisogna sapere prima di
leggere Nietzsche, Di Girolamo, Trapani 2006
Laura Abbatino, Nietzsche tra Wagner e Bizet, PensaMultimedia, Lecce 2007. ISBN
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Emilio Carlo Corriero, Vertigini della ragione. Schelling e Nietzsche, Rosenberg &
Sellier, Torino, 2008
Giacomo Scarpelli, "La scimmia, l'uomo e il Superuomo. Nietzsche: evoluzioni e
involuzioni", Mimesis, Milano, 2008. ISBN 978-88-8483-719-6
Realino Marra, Coscienza e pena nella Geneaologia della morale, in K. Waechter, Hg.,
Grenzüberschreitende Diskurse. Festgabe für Hubert Treiber, Harrassowitz Verlag,
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Emilio Carlo Corriero, Volontà d'amore. L'estremo comando della volontà di potenza,
Rosenberg & Sellier, Torino, 2011
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"Estetica", 1/2008, il melangolo, pp. 59–75.
Paolo Poma, Necessità del divenire. Una critica a Emanuele Severino, Pisa, Edizioni
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Luigi Anepeta, Nietzsche. Il terapeuta malato, Nilalienum Edizioni, Roma, 2012.
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Ressentiment
Risentimento
Fato
Eterno ritorno
Epistemologia evoluzionistica
Superomismo
(EN, DE, FR, IT) Nietzsche Source: Versione elettronica dell'edizione critica
Colli/Montinari — Edizione in facsimile delle opere e dei manoscritti di
Nietzsche a cura di P. D'Iorio
(EN, FR, DE, IT) Nietzsche News Center (NNC), il portale dell'attualità
nietzscheana
Centro Interdipartimentale di studi 'Colli-Montinari' su Nietzsche
Friedrich Nietzsche: testi con concordanze e liste di frequenza
Nietzsche e Leopardi a confronto
La crisi iniziale di Nietzsche e il paragone con Stirner
"Arte Contraddittoria" Ricognizione nella sfera più profonda della psiche
Portale della Nietzsche Haus in Nuova Engadina, sua abitazione aperta al
pubblico per visite e soggiorni, nonché sede di conferenze annuali
Spartiti liberi di Friedrich Nietzsche su International Music Score Library Project
Nietzsche e la musica Sito del laboratorio dell'Università popolare di musica di
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Como
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