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Domenica

25 settembre 2011 www.ilsole24ore.com/domenica

breviario
di Gianfranco Ravasi
u non sai cosa sia la notte / sulla montagna / essere soli come la luna: / n come sia dolce il colloquio / e lattesa di qualcuno / mentre il vento appena vibra / alla porta socchiusa della cella... Forse questa lultima domenica per salire su un sentiero daltura e trascorrere una notte lontano dalle pianure urbane, accecate di neon e assordanti di rumori e voci. Soli come la luna che vaga lass nei campi del cielo notturno: p. Turoldo a suscitare questo brivido di ricordi puri, di

#Come la luna
attese damore, di istanti felici, di fremiti spirituali. Ecco, sto alla porta e busso dice il Cristo dellApocalisse se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verr da lui e cener con lui. Ma il tocco alluscio lieve ed percepibile solo nel silenzio, mentre lass bianca la luce della notte stellata / nera come la folta chioma nera del Nazareno, / bianca luna come il corpo dellUomo in croce... (Miguel de Unamuno).
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COS VI RACCONTO IL CINEMA: FENOMENOLOGIA DEL CRITICO


roberto escobar | pag. 27

LARTE DELLA MEMORIA DI JOSHUA FOER


lina bolzoni | pag. 29

MARSHALL, PRENDERSI LULCERA PER IL NOBEL


sylvie coyaud | pag. 33

Le favole politiche di Sciascia


Il primo testo dello scrittore siciliano dedicato al genere reso celebre da Esopo. Animali, piccoli fatti, morali chiare. Ma per chi scriveva Sciascia? Un minimo spostamento nel titolo getta nuova luce sulla vicenda
di Domenico Scarpa
el primo libro di Leonardo Sciascia, Favole della dittatura , le favole sono ventisette, tutte brevissime. La quinta si risolve in due frasi Il cane abbaiava allaluna. Ma lusignuolo per tutta la notte tacque di paura sufficienti per mettere in moto una causalit trasversale: la paura nasce da un malinteso consentito a sua volta da un contesto che il testo ci tace. I topi, le talpe e le faine tutti gli animali che rosicchiavano ai margini di quella che costituiva la legalit di una fattoria progettavano una rivoluzione. I topi erano accesissimi. Ma fu una talpa a preoccuparsi della data. In inverno, disse. Ci sono state cose favorevoli, in inverno. E qui divent eloquente e precisa; fu acclamata. Nessuno dei topi pens che, dinverno, le talpe profondamente dormono. Questa aspra barzelletta era la numero undici: nelle favole di Sciascia si avverte la presenza di un retropensiero: chi agisce nel testo la sa pi lunga di chi legge e chi scrive la sa pi lunga di tutti. Non sappiamo quando siano state scritte (il libro esce nel 1950), ma certo dopo la fine della guerra. Chi invece compose apologhi antifascisti mentre Mussolini era tuttora al comando fu Italo Calvino che aveva due anni meno di Sciascia (classe 1923) e che a partire dal marzo 1943 produsse una ventina di brevi racconti. Subito dopo la guerra medit di raccoglierli: Lapologo nasce in tempi doppressione. Quando luomo non pu pi dar chiara forma al suo pensiero, lo esprime per mezzo di favole. Questi raccontini corrispondono a una serie desperienze politiche o sociali dun giovane durante lagonia del fascismo. Alla fine non si decise a pubblicare, ma se lo avesse fatto avrebbe accompagnato i testi con le date di stesura: Si deve guardare a queste date, e per giustificare certi apologhi che oggi non avrebbero senso, e per seguire levolversi della concezione dello scrittore, come egli dallo scetticismo pi pessimista riesce a poco a poco a trovare qualche punto fermo, lavvio per una fede positiva. A differenza di Calvino, Sciascia non d informazioni sulla cronologia dei testi. Fa bene, perch le sue favole non perdono significato col mutare del quadro politico e perch non rispondono a una condizione di scetticismo pessimista da superare. Sono, semmai, un addio alla propria giovinezza e un rito di fondazione della propria scrittura. Superior stabat lupus: e lagnello lo vide nello specchio torbo dellacqua. Lasci di bere, e stette a fissare tremante quella terribile immagine specchiata. Questa volta non ho tempo da perdere, disse il lupo. Ed ho contro di te un argomento ben pi valido dellantico: so quel che pensi di me, e non provarti a negarlo. E dun balzo gli fu sopra a lacerarlo. In questa favola, la numero uno, il senso chiaro, la morale inalterabile, lacqua torbida rester torbida. Sciascia non pat restrizioni espressive a causa del fascismo: scrisse dopo, e scelse liberamente la propria reticenza. Favole della dittatura ha due epigrafi: la prima tratta da Animal Farm di Orwell, la seconda viene da un altro libro con titolo animalistico, Parliamo dellelefante di Leo Longanesi: Gli

storici futuri leggeranno giornali, libri, consulteranno documenti di ogni sorta ma nessuno sapr capire quel che ci accaduto. Come tramandare ai posteri la faccia di F. quando in divisa di gerarca e scende dallautomobile?. A Sciascia non sta a cuore la dialettica storica ma la restituzione di un clima, secondo la lezione del primo maestro che pot osservare da vicino, Vitaliano Brancati, che insegn a Caltanissetta nellistituto magistrale da lui frequentato come studente. Il primo dei molti interventi che Sciascia dedicher a Brancati sintitola Brancati e la dittatura ed esce il 22 dicembre 1948 sul quotidiano Sicilia del Popolo. Brancati e la dittatura , non Brancati e il fascismo: questo il punto decisivo. Il giovane Sciascia ammira in Brancati la lontananza da ogni ipoteca totalitaria: nei suoi scritti del dopoguerra il fascismo, il nazismo e il comunismo sovietico sono sullo stesso piano. Ecco perch sceglier per il suo primo libro un titolo come Favole della dittatura , unico elemento dellopera che conceda al lettore una chiave interpretativa, dato che la parola dittatura non compare in nessuno dei testi. Ed ecco anche la sorpresa che riserva uno spoglio di Sicilia del Popolo, dove tre mesi prima di Brancati e la dittatura , il 21 settembre, comparve una colonnina con sei delle favole di Sciascia. Il titolo di questa prima e unica anticipazione del suo esordio Favole per il dittatore : per il dittatore, non della dittatura. La prospettiva cambia: nel 1950, Favole della dittatura allude al ventennio fascista senza margine di equivoco; la dittatura unantonomasia, Benito Mussolini in persona. Succede linverso con il destinatario innominato di favole concepite per il dittatore quando ormai quel dittatore non c pi; adesso nel settembre 1948, cio poco dopo le elezioni politiche stravinte dalla Democrazia cristiana e in piena guerra fredda il dittatore, bench preceduto dallarticolo determinativo, un personaggio in cerca di un nome. Sottigliezze? Non proprio: il quotidiano Sicilia del Popolo che ospita in terza pagina Favole per il dittatore ledizione palermitana dellorgano democristiano Il Popolo. Sciascia, che democristiano non , comincia proprio con le Favole una saltuaria collaborazione alla testata. Sul giornale del partito cattolico e in quella stagione civile, il dittatore si svincola dalla figura di Mussolini e persino dallarticolo determinativo: il dittatore rinvia al passato prossimo dellItalia, certo, ma pi ancora al presente e allavvenire del mondo; un tiranno vivente che incombe da un Paese misterioso, e sono le sei brevi prose di Sciascia a delinearne il profilo. Tutto suppergi ragionevole: eppure lallusione a Stalin, o ad altro tiranno attivo nel 48, un fatto contingente: stiamo leggendo uno scrittore e non riscrivendo la politica italiana del dopoguerra. Ora, lo scrittore Sciascia e le sue favole sono per il dittatore: cio, il dittatore ad averle ispirate, ma soprattutto con lui che parlano; gli si rivolgono instaurando un legame diretto. Ecco le prime due che si leggono in Sicilia del Popolo: Da anni il cane, quando si acculava pieno di noia ai piedi del padrone, amava la fresca sensazione dellodo-

foto inedita | Leonardo Sciascia in una foto inedita di Ferdinando Scianna, scattata a Racalmuto (Agrigento)

re di trementina che le scarpe gli davano: il padrone usando sempre una buona vernice alla trementina. Cos; lentamente, il pensiero dei calci ricevuti e da ricevere si fuse in quellodore gradevole, acquist una certa volutt. La pedata fu soltanto un odore. Ma un giorno il padrone us altra vernice, di un odore pi torbido, come di petrolio e di sego. Da allora le pedate riempirono il cane di disgusto . E poi: Lasino aveva una sensibilissima anima, trovava persino dei versi. Ma quando il padrone mor, confidava: gli volevo bene, ogni sua bastonata mi creava una rima. Non satira, questa: ritorsione, minaccia velata. Sciascia un giovane uomo pubblico che conosce i meccanismi dellobbedienza. So che cosa pensi di me dice il lupo allagnello; e queste fiabe dicono al dittatore Sappi che io so che tu sai: quindi io ne so di pi. Per un attimo, giusto al principio del suo percorso, Leonardo Sciascia scopre le sue carte: in queste ventisette favole un attore che finge di essere un testimone. per questo che le Favole della dittatura , o Favole per il dittatore , sono laddio alla giovinezza e il rito di fondazione di un nuovo scrittore. A differenza di Calvino, Sciascia non ha bisogno di superare lo scetticismo, che al contrario la forma della sua passione e sar la bussola di ogni sua indagine. Sciascia deve e vuole

giocate con domenica online

Ora fateci voi la morale


Scriveteci le vostre favole esopiche in 100 parole. Le regole per giocare, scritte da Armando Massarenti, sono sul nuovo sito di Domenica, www.ilsole24ore.com/domenica . In via del tutto eccezionale troverete l anche un regalo unico e prezioso: la possibilit di sfogliare online i primi 15 numeri della Domenica tornata in formato grande. Sempre sul sito, tra laltro, prendono avvio il Faber Blog, inaugurato da Giuseppe Laterza, e la rubrica Rima Privata: per una settimana, un poeta (il primo Franco Loi nella foto) recita, una al giorno, le sue poesie preferite. Potete infine seguirci su Facebook (www.facebook.com/ 24domenica ) e su Twitter @24domenica

tenersi sulla linea sempre malcerta che corre fra intransigenza e complicit: con ogni interlocutore, buono o cattivo che sia. Favole per il dittatore : sappiamo da tempo che Il giorno della civetta una storia che parla ai mafiosi cos come parla dei mafiosi, che Il contesto e Todo modo sono due parabole che parlano rispettivamente ai comunisti e ai democristiani nello stesso tempo che parlano dei comunisti e dei democristiani; inchiodandoli alle loro immagini. Sciascia ha praticato per tutta la vita questo antagonismo connivente, la cui contropartita consister nel fatto che la sua mente indotta a conformarsi su quella dellavversario di turno: da cui, nel Giorno della civetta , la stima per il capomafia don Mariano Arena che tanto spesso gli stata rimproverata e che il suo limite fatale. Ma Sciascia sa tutto fin dal principio, e per di pi sa di saperlo. La prima epigrafe di Favole della dittatura, quella di Orwell, chiarissima nel segnalare linciampo contro cui rischier di urtare, dal 1950 in poi, ogni suo pensiero, ogni sua azione, ogni sua favola: Non cera da chiedersi ora che cosa fosse successo al viso dei maiali. Le creature di fuori guardavano dal maiale alluomo, dalluomo al maiale e ancora dal maiale alluomo, ma gi era loro impossibile distinguere fra i due.
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memorandum
Supplemento al numero odierno del Sole 24 Ore - Poste Italiane sped. in A.p. - D.l. 353/ 2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c.1, Dcb Milano

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di Roberto Napoletano

Il lavoro, Napolitano e la formula di Fanfani


io padre (classe 1926) per andare a scuola faceva sette chilometri a piedi ad andare e sette a tornare ogni giorno e si sentiva un fortunato perch nella sua famiglia il pane non era mai mancato anche quando veniva razionato. La domenica, intorno al tavolo da pranzo, ripercorreva gli anni di liceo e universit, prima e dopo la guerra, e attraverso i suoi ricordi mi trasmetteva tante cose: il senso del sacrificio e la speranza, la voglia di riscatto, un patrimonio di valori (il primo era il lavoro) che porto dentro di me. Definivano i contorni di una generazione che ha dovuto lottare, ha di certo sofferto, ma poi ha avuto le sue certezze sulle quali investire e costruire un itinerario di vita in una stagione operosa che coincide con il miracolo economico italiano. Afarmi tornare in mente questi racconti paterni della domenica la scena di venerd di Giorgio Napolitano che

13 MASTER

Master Full Time

non nasconde la sua emozione davanti a tremila studenti che sventolano il tricolore nel cortile del Quirinale: la cerimonia pi bella e gioiosa che ospitiamo. Parla da Capo dello Stato, dice cose impegnative: Tutti noi che abbiamo responsabilit nella guida del Paese abbiamo il dovere di darvi seriamente motivi di fiducia nel domani. Parla con il cuore: La disoccupazione giovanile lassillo di tante famiglie, e anche il mio. Dobbiamo dare una scossa al muro della disoccupazione giovanile.... Non mancher chi archivier queste parole come quelle di un nonno affettuoso e preoccupato del futuro dei suoi nipoti. Francamente, credo che si tratti di qualcosa di pi. Si respira, in queste parole, lo spirito che anim i padri della Costituente quando vollero mettere per iscritto (articolo 1) che lItalia una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Palmiro Togliatti spingeva per una Repubblica

democratica di lavoratori, cera chi spingeva perch non ci fosse alcun riferimento, a volerlo furono Moro, Dossetti e La Pira, e a proporre la formula attuale fu Amintore Fanfani che ottenne lappoggio del partito comunista italiano e del partito socialista. Il ruolo dei cattolici fu decisivo e non va dimenticato perch riconosce nel lavoro qualcosa che d alluomo la soddisfazione di essere uomo, sottolinea che parte integrante dellidentit della persona. Viviamo giorni difficili, dove a rischiare il titolo Italia e molti (troppi) continuano a giocare disinvoltamente con il risparmio e il lavoro degli italiani. Richiamare lo spirito dei costituenti significa ricordare il dovere etico pi alto della politica e, cio, quello di dare nuove certezze a una generazione che non ne ha. roberto.napoletano@ilsole24ore.com
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Il Sole 24 Ore

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

n. 262

Fermoposta

Luoghi e persone
incontro con jonathan coe

N capo n coda | Palindromi di Marco Buratti


Vorremmo declassare Standard and Poor's MATTO, RATING IDONEO NON . NO, NO E NO! DIGNIT ROTTAME ...

La rubrica Fermoposta torna la settimana prossima. Scrivete a: Il Sole 24 Ore Domenica, via Monte Rosa 91, 20149 Milano o a fermoposta@ilsole24ore.com

Bryan e il senso della scrittura


CORBIS

Il celebre autore inglese si batte perch lopera del collega B.S. Johnson (esponente dellavanguardia londinese) non cada nelloblio. Ora gli dedica una bella biografia
di Roberto Bertinetti

chi

uasi dimenticato nel Regno Unito, per ora completamente sconosciuto in Italia. A battersi da anni in maniera caparbia perch lopera di Bryan Stanley Johnson non cada nelloblio Jonathan Coe, autore invece ben noto ai lettori di entrambi i paesi. A Johnson, esponente dellavanguardia londinese suicida appena quarantenne nel 1973, Coe dedic nel 2004 una biografia in uscita a breve per Feltrinelli (Come un furioso elefante , 528 pagine, 28,00) e da allora non smette di invitare critici o studiosi a riscoprire una figura eclettica e controversa, ritenuta centrale per mettere a fuoco alcuni interrogativi centrali della ricerca letteraria contemporanea. Quando ho deciso di occuparmi di lui alla met dei Novanta spiega pensavo che avrei raccontato la storia di un uomo, niente di pi. Ma se le conquiste di questuomo, e soprattutto i suoi fallimenti, rappresentano qualcosa di pi vasto? Se vanno diritte al nocciolo di quello che significa essere uno scrittore? questo che ho scoperto mentre raccontavo la storia di B.S. Johnson: che i suoi sforzi e i suoi conflitti erano anche i miei sforzi e i miei conflitti e quelli di ogni altro scrittore, esplicitati e ingranditi mille volte. Artista poliedrico, geniale, con unaltissima considerazione di s (solo Joyce era al suo livello, amava ripetere), Johnson visse solo per la narrativa, pur compren-

dendo che si trattava di un ambito irrilevante in una contemporaneit poco attenta allindagine artistica. Probabilmente mai come in questa biografia aggiunge Coe arrivo ad affrontare cos da vicino la domanda fondamentale che mi assilla ogni giorno: perch scrivo? Perch una persona scrive? Johnson fu torturato per lintera vita dalla certezza assai radicata in lui che la scrittura era unattivit inutile, una forma di narcisismo, capace di allontanare un intellettuale dai temi davvero importanti che avrebbe dovuto affrontare: quelli politici. Ma non poteva fare a meno di scrivere e pubblicava opere sperimentali, ritenendosi lerede della tradizione modernista di inizio Novecento. I miei libri hanno una impostazione formale molto diversa dai suoi, ma il punto di vista di Johnson su letteratura e societ non ha smesso di offrimi spunto per profonde riflessioni personali sul lavoro che faccio, sulla sua natura e sugli effetti che in grado di produrre. Ci che rende Johnson importante nella storia della narrativa inglese del secolo scorso non , dunque, il valore dei romanzi, bens linsicurezza e la vulnerabilit di un uomo sempre inquieto, mai pago dei risultati raggiunti, teorico di una forma antirealistica ma osservatore attentissimo dei mutamenti in corso nella societ. Precisa Coe: Era un romanziere autentico e speciale, uno tra i pochissimi che ogni mattina prendono in mano la penna o ac-

umorista | Jonathan Coe

cendono il computer e si pongono sempre la domanda: davvero ne vale la pena? Che scopo c? Senza la premessa di questo dubbio, che ho appreso proprio da Johnson, non saremmo in grado di comporre qualcosa di valore. Perch sono profondamente convinto che la scrittura non sia un

hobby, anche se ci consentito trovarla gradevole, e neppure una forma di terapia, anche se pu essere terapeutica. un atto di fede, magari folle, nellidea che aggiungendo qualcosa al mondo forse potremmo migliorarlo. La posta in gioco alta e, prendendo B.S. Johnson come

Poeta, drammaturgo e reporter sportivo oltre che scrittore, B. S. Johnson nasce a Londra il 5 febbraio 1933 da una famiglia operaia. Terminati gli studi al Kings College della capitale, viene chiamato nel 1964 a dirigere la Transatlantic Review, quindi lavora per la televisione e per il cinema curando anche la regia di alcuni film. Fra i suoi romanzi si segnalano in particolare Travelling people (1963), Albert Angelo (1964), Trawl (1966), The Unfortunates (1969), House Mother Normal (1971), Christie Malrys own double-entry (1973). Muore sucida il 13 novembre 1973. Tra poche settimane Rizzoli proporr The Unfortunates con il titolo di In balia di una sorte avversa (170 pagine, 21,90), un libro in una scatola composto da 27 sezioni indipendenti riunite in un box, da leggere senza un ordine prestabilito. La struttura venne scelta da Johnson con lobiettivo di riprodurre il pi fedelmente possibile le modalit di ragionamento della mente umana che, spiega, guizza da un pensiero allaltro senza lasciarsi arginare da costrizioni logiche o temporali. Nel Regno Unito attiva la B.S. Johnson Society che ha organizzato un incontro sullopera dello scrittore il 23 settembre a Londra alla British Library. Tutte le informazioni sul convegno e sulla attivit dellassociazione sono sul sito http://bsjohnson.org

R. Bert.
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esempio, dovremmo disfarci del nostro ridicolo senso di autosvalutazione che, a mio avviso, di natura borghese. E da lui dovremmo imparare a dire le cose come stanno. Ammettendo le nostre responsabilit verso la forma letteraria, verso i lettori, verso la tradizione che abbiamo ereditato. Non sono molti gli autori che, al pari di Johnson, sono disposti a fare una cosa simile. Mi sembra un ottimo motivo per continuare a leggerlo e per tentare di offrire risposte alle domande che ci pone. Nonostante i loro caratteri siano indubbiamente diversi (reagiva alle sue frustrazioni con la rabbia mentre io ho la tendenza a rifugiarmi in una malinconica rassegnazione), Coe ritiene di aver imparato molte cose di fondamentale importanza durante i sette anni trascorsi lavorando alla biografia e pensa di avere tratti in comune con B.S. Johnson sotto il profilo delle scelte estetiche. Siamo entrambi due pessimisti capaci di trovare conforto nellumorismo puntualizza . E ancora: siamo due scrittori ossessionati dallimportanza della forma e dellarchitettura dei testi, decisi a usare la narrativa per documentare i cambiamenti in corso nel mondo e offrire un po di svago ai lettori. Per quanto, poi, riguarda i mutamenti in atto, Coe non vede nero nel futuro come potrebbe apparire dalle pagine di I terribili segreti di Maxwell Sim, il romanzo uscito lo scorso anno in cui dava conto della disperata solitudine di un uomo che impazzisce nel corso di un lungo viaggio in auto da Londra alla Scozia durante il quale tenta inutilmente di mantenersi lucido dialogando con la voce del navigatore satellitare della macchina. Non la prima volta che un mio protagonista un individuo isolato e depresso. Certo, questa volta ho usato la tecnologia per dar conto del suo dramma conclude . Ma io non sono Maxwell Sim nonostante sia un cinquantenne che ricorda bene la vita prima della nascita di Internet. Del resto naturale avere un po di timore di ogni novit. Tuttavia vedo ogni giorno le mie figlie usare a lungo la rete per chattare e questo non le ha rese esseri umani peggiori. Nel loro quotidiano i rapporti personali diretti restano forti e solidi. Sono convinto che il mio compito come uomo e come scrittore sia di resistere al richiamo della nostalgia e condividere lentusiasmo delle mie figlie per il presente e per la vita.
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Radio 24 vince il Prix Italia

e evocando il termine radiodramma vi viene in mente soltanto un apparecchio trasmittente in radica con una pancia piena di valvole luminose vi sbagliate. Questo genere della creazione sonora quanto mai vivo e attuale, e lo dimostra, se non altro, il pi prestigioso premio della comunicazione radiotelevisiva, il Prix Italia, assegnato venerd scorso al Pollycino di Cappa e Drago messo in onda da Radio 24. Provare (e riascoltare sul sito dellemittente) per credere. Anzi il lavoro di questi due avventurieri delletere, sempre lanciati in operazioni ardite e ingegnose dimostra che, chiudendo gli occhi e aprendo le orecchie, si possono intendere molte pi cose di quanto non si creda. Pollycino una favola moderna, in cui un bambino dai tratti effeminati, nato nella terra dei pi poveri e sbarcato con la famiglia nella terra dei pi ricchi, riesce a ingannare il re Orco Primo fingendosi una fanciulla e facendo s che in un pubblico comizio il monarca dica quello che pensa veramente, tanto da spingere il popolo che lo ha eletto a ribellarsi contro di lui. Abbiamo scelto questa formula proprio perch la favola racconto orale da sempre commenta Gaetano Cappa, musicista e alchimista dei suoni cresciuto nei corridoi della Rai di Torino dove ha imparato a mescolare note e parole, mentre Marco Drago, drammaturgo e scrittore, aggiunge nella costruzione radiofonica ci sono tanti segni voci, musiche, rumori, un bel territorio dove mettersi alla prova come autore, e non c dubbio che tutto questo allarghi lo spazio dellimmaginazione. Il suono ha infatti delle ragioni che limmagine non ha. Fuori dalla materia e dalla visibilit si pu essere ovunque, e infatti le trasmissioni inventate dai

rativo, ma ancor di pi fornendo loccasione per muoversi in dimensioni irreali e fantastiche capaci di creare potenti suggestioni mentali molto pi di qualunque scenografia o di qualunque fotogramma. Non a caso lo studioso tedesco tesseva lelogio della cecit e proprio lui affermava che il radiodramma era la massima espressione di unarte nuova, se inteso non come la ripresa di unazione teatrale ma come una composizione appositamente pensata soltanto per ludito. Ebbene in questi anni in cui serpeggia una diffusa stanchezza da teleschermo, nel momento in cui il bombardamento quotidiano di immagini moltiplicate allinfinito da migliaia di canali, reti televisive e siti web ci ha saturato e comincia a confonderci le idee pi che a

A Pollycino il pi prestigioso riconoscimento radiotelevisivo: unidea innovativa di narrativit che va oltre il mix tra voce e musica
darci una visione della complessit del mondo, la possibilit di chiudere gli occhi e concentrare la nostra percezione attraverso il padiglione auricolare torna di grande attualit, e lascolto puro, non condizionato dal dover osservare, prende sempre pi spazio nelle nostre giornate. Ma in questi ultimi anni prende corpo anche lidea di una radio che non sia soltanto voce e musica, ovvero una chiacchiera che accompagna una canzonetta tra uno spot e laltro, ma che possa essere uno strumento ideale per momenti di informazione, o di testimonianza della realt, oppure di costruzione immaginaria (al Prix Italia di questanno vincono un reportage francese su una comunit sacra di transessuali in India e un lavoro finlandese su un curioso personaggio al di fuori da qualunque logica comune). E del resto basta visitare i siti delle principali radio di tutto il mondo per capire quanto il settore della sperimentazione sonora e del racconto audio siano sempre pi in espansione.

vincitori | Sopra, Gaetano Cappa e Marco Drago; sotto, il logo di Chiedo asilo

due, prima a Radio 3 e poi a Radio 24, sono state sempre ambientate in luoghi singolari o inverosimili, come una fabbrica di polli o un asilo. Certo, aveva capito tutto il primo e pi acuto teorico di quella scatola sonora, Rudolf Arnheim, quando negli anni Trenta, col cinema nato da poco e la tv in via di sperimentazione, asseriva che proprio in quel primo elettrodomestico cerano potenzialit espressive e artistiche incalcolabili, dalla possibilit di spostare una vicenda nel tempo e nello spazio, allopportunit di procedere con un andirivieni nar-

Antonio Audino
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Domenica

direttore responsabile

in redazione

redazione grafica

Roberto Napoletano
caporedattore

Armando Massarenti

Francesca Barbiero, Cristina Battocletti, Marco Carminati, Serena Danna, Lara Ricci, Stefano Salis, Chiara Somajni

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art director

Francesco Narracci

n. 262

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

Il Sole 24 Ore

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Su Radio3 i sogni della mezzanotte degli scrittori


Parte domani (allo scoccare della mezzanotte) la trasmissione Il sogno di mezzanotte: una sequenza di autori, tra cui Ermanno Cavazzoni, Marco Malvaldi, Giancarlo De Cataldo, Michela Murgia (nella foto), Francesco Piccolo saranno letti da alcune tra le voci pi belle della scena italiana (Anna Bonaiuto, Michela Cescn, Massimo Popolizio, Roberto Latini, Sonia Bergamasco) per evocare sogni e atmosfere

Terza pagina
filosofia minima

elzeviro

Fenomenologia del critico


Scienziato, imbonitore, prete, sociologo o profeta. Chi pi leggittimato a raccontarci la verit del cinema?
di Roberto Escobar
ritica viene dal greco krn , che sta per separare, distinguere, giudicare. Secondo alcuni questo dovrebbe fare un critico, in particolare un critico cinematografico: entrare nel corpo del film, smembrarlo con gli strumenti affilati del mestiere, e dopo tanta fatica emettere la sentenza. Anzi, pi che una sentenza come tale aleatoria e appellabile , la recensione sarebbe una conclusione ultima, scientifica. Per altri, invece, tutto il lavorio critico non produrrebbe che consigli per gli acquisti, come lipocrisia televisiva chiama la pubblicit. Il recensore sarebbe un assaggiatore di film, cui ci si rivolge per la fama del suo palato. Alla fine, questo critico sarebbe la reincarnazione, meno simpatica, di quegli imbonitori che agli inizi del Novecento stavano davanti alle sale, e a gran voce decantavano le meraviglie che l si proiettavano. Fra i due estremi, fra il critico-scienziato e il critico-imbonitore, ci sono molte sfumature. E ancor prima c la convinzione che ogni spettatore in fondo ha: che lui, e non il critico, il depositario della verit filmica espressione orrida, di cui bene scusarsi subito , e del miglior gusto cinematografico possibile. Per quanto lamor proprio del recensore ne soffra, questa pretesa sacrosanta: ognuno ha la libert di divertirsi come crede, e il diritto di farlo come pu. Insomma, sulla questione della critica le opinioni sono tante, pi o meno chiare. Proviamo ad abbozzarne una fenomenologia minima. Per cominciare, ci sono i critici-agrimensori (parlando con rispetto e ammirazione per gli agrimensori, quelli veri). Grigi ed emaciati per i decenni trascorsi al buio, non si separano mai dal metro e dalla calcolatrice. Che cos un film immaginano , se non un tanto daltezza per un tanto di larghezza? Quanto alla profondit, nemmeno ci pensano, certi che lo schermo ne abbia due, di dimensioni, non tre. Vita grama, la loro, ma anche priva di su e gi, e di rischi. Ci sono poi i critici-preti, che officiano un rito sempre uguale in nome di un dio geloso. Pi paffutelli degli agrimensori, scandiscono le giornate sfogliando il loro breviario. Nulla di male pu caso, lo portano a prendere molto sul serio quello che vede. Ci pensa, ci ragiona, ne discute. Per la prima volta incontra il rischio che ne nasca un mestiere. Il nostro apprendista inizia dunque a "criticare": entra nel corpo del film, tra le sue immagini, e tenta di separarle, di analizzarle. Ne cerca la verit. Che la trovi o non la trovi, non pi uno spettatore libero, e ancor meno selvaggio. Smette di divertirsi. Al cinema non va pi (solo) per piacere, ma (quasi) per dovere. Gli capita persino di far lagrimensore. Cocciuto, prende le misure di quel che vede e sente, e le annota su tristissimi taccuini. Tutto questo dura anni. Quel che ne verr imprevedibile. Diventer prete, profeta, sociologo? Il peggio che diventi riassuntore, o addirittura imbonitore.

Zichicche pi veloci della luce


Armando Massarenti

Limportante iniziare come semplici, speranzosi, spettatori. E non dimenticare mai quel punto di vista quando si diventa recensori di professione
Supponiamo che lapprendista sia di buona volont, e fortunato. In questo caso, dopo anni di doveri, a un certo punto scopre che tutto quello scavare, tutto quel misurare, tutto quellanalizzare non gli pesano pi. Meglio, scopre che non pi lui a fare il lavoro grosso, tanto necessario quanto poco felice, ma una presenza obbediente e silenziosa in lui: una specie di servocritico automatico (nel senso del servosterzo, per intenderci). Nessun taccuino si mette pi tra lui e lo schermo. tornato spettatore, libero ma un po meno selvaggio. Ora ha pi occhi, pi orecchi, pi sensibilit. Per il resto si diverte, o si annoia, come chiunque altro. Tuttavia, ancora non critico. Non lo sar fin quando non riuscir a diventare pi che spettatore. E per non deve smettere di esserlo. Anzi, continuare a esserlo gli indispensabile, se vuole anche diventar critico. Quel che gli tocca, ora, aggiungere qualcosa alla sua passione (e ancor pi al suo servocritico). Deve dar voce e forma a quello che ha visto, udito, sentito. Insomma, deve scrivere. Solo quando scrive lo spettatore, anche il migliore fra gli spettatori, davvero critico. Come lautore di un film sceglie e monta immagini, cos il critico sceglie parole e le mette in sequenza. E non una supposta verit ultima del film che gli preme, e che vuole esprimere. Sa che la (scrittura) critica non una scienza, e ancor meno un processo, ma un genere letterario. Essendo spettatore, appunto, sa anche che le verit di un film sono tante quanti gli uomini e le donne in platea. Tra esse c la sua, personale come ogni altra, come ogni altra necessaria e insostituibile. E la vuole comunicare, questa verit relativa. Ai lettori spetta poi desserne i critici.
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Illustrazione di Domenico Rosa

il graffio

Non vende pi quel genio di Allevi


Allinsuccesso non abituato. Ma adesso Giovanni Allevi dovr fare i conti con la dura realt. Il libro Classico ribelle trova pochi acquirenti. Colpa della crisi? Una visita ai blog degli estimatori del pianista ricciolone permette di eliminare questa ipotesi. Il volumetto scritto per dar conto del lampo di poesia nascosto tra le pieghe dellesistenza mostra, insomma, la stessa fastidiosa zuccherosit dei dischi. Lautorevole esperta Gabriella Carlucci lo defin il Mozart italiano. Ma Salieri lo avrebbe accolto tra i suoi alunni?

Musica in classe
Per aderire allappello di Quirino Principe (copertina di Domenica 11 settembre) sulla musica come materia scolastica. Vedi musica in classe su www.ilsole24ore.com

accadere a questi mediatori fra il cielo della verit rivelata e la terra degli spettatori: dalla loro hanno il Bene, sempre pronto a sbaragliare il Male. Per il resto, la vita pu trascorrere tranquilla. Gi che ci siamo, precisiamo che alla categoria non appartengono i criticiprofeti, i mistici che non vedono film, ma ierofanie. Pi male in arnese degli agrimensori, sono anche pi convinti dei preti dessere il tramite del divino. Ma per loro il divino sta tutto nelle luci (e nelle allucinazioni) dello schermo. Talvolta scarmigliati, e sempre spiritati, succede che inciampino nel discorso, per tacer della sintassi. Come non capirli? Le parole sarebbero un intralcio anche per voi, se vi fosse apparsa la Madonna. Figuratevi poi se foste stati voi, ad apparire a lei. La vita di questi profeti sarebbe un inferno, se non fossero sicuri di frequentare il paradiso. Ci sono inoltre i critici-sociologi (anche qui con rispetto e ammirazione per i sociologi veri). A prima vista, si direbbero simili ai critici-preti. Come a questi, anche a loro non importa il film quanto la verit che sta prima del film. Solo che intendono una verit non rivelata, ma empirica e statistica, per cos dire. Capita dunque che riempiano i loro discorsi di riferimenti decisi e decisivi alla societ e alla storia, e nei casi pi disperati alla cronaca. Se non esagerano, son quasi innocui. Leggerli come bere un bicchier dacqua, non sempre fresca: una

volta gi, non ci si pensa pi. Tralasciamo i critici-riassuntori, per i quali i film, e forse il mondo intero, non sono che trama (osserviamo per che non giudicano proprio non ci riescono , e dunque fanno da contrappeso salutare a molti colleghi meno timidi, o preti o profeti o sociologi che siano). Quali altri tipi ci restano, per completare la nostra fenomenologia minima? Ognuno ci aggiunga quelli che vuole. A noi interessa la questione opposta e speculare: c un modo giusto desercitare il mestiere? Qui le cose si fanno difficili. Occorre partire da lontano. Un critico, infatti, dovrebbe aver dietro di s una storia lunga, o almeno non troppo corta. Inizia, questa storia, con il piacere dessere un giovane spettatore, libero come chiunque altro di divertirsi come vuole, e in diritto di farlo come pu. A un certo punto la "trama" si complica: i fatti della vita, si tratti di necessit o di

riflessi schermo

nel

grande

Con questo articolo Roberto Escobar riprende la sua collaborazione con la Domenica del Sole 24 Ore. Nelle prossime settimane ritorneranno i suoi Riflessi nel grande schermo.

unque se i conti si riveleranno corretti, e il margine di errore ragionevole, i neutrini sono pi veloci della luce. Con lesperimento Opera del Cern, partendo da Ginevra, i neutrini arrivano al laboratorio sotterraneo del Gran Sasso con un piccolissimo anticipo (sessanta miliardesimidi secondo) rispetto al previsto. La notizia era sui giornali di gioved. Ma Antonino Zichichiha cercato di essere pi veloce dei neutrini. Prima ancora del comunicato ufficiale del Cern, hatelefonato a Il Giornale per anticipare la notizia: Qui gira voce di una scoperta straordinaria. Con il senso della misura che lo contraddistingue, ci ha regalatouna delle sue deliziose Zichicche (cos le aveva battezzate Piergiorgio Odifreddi in un libro esilarantedi alcuni anni fa). Zichichiha pensato bene di seminare il panico epistemologico, sostenendo che la scoperta farebbe saltare uno dei pilastri fondamentali della nostra fisica, il principio di causalit. In altri termini, gli effetti potrebbero in qualchecircostanza precedere le cause uneventualit piuttosto sgradevole, e non solo per la fisica . Per esempio, mentre mi accingo a scrivere queste righe, leffetto (cio questo stesso scritto) potrebbe aver preceduto la causa (latto di battere i tasti della tastiera), e io arriverei dopo, magari ritrovandomi stampatefrasi che non condivido o errori madornali. Qualcosa del genere potrebbe essere successo al ministro Gelmini che ha diramato un comunicato, divenuto subito di culto nel popolo del web, in cui si legge che allacostruzione del tunnel tra il Cern e i laboratori del Gran Sasso, attraverso il qualesi svolto lesperimento, lItalia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro. Che siano inesistenti, oltre che il tunnel, anche i finanziamenti?Per fortuna, le cose non stanno cos. Come spiega ogni buon libro di relativit, il principio di causalit richiede unicamente lesistenza di una velocit limite universale, cio di una velocit che nessun corpo e nessun segnale possono superare. Basta questo a garantire che la successione temporale tra due eventi connessi causalmente non si inverta se cambia il sistema di riferimento. Lesperimento del Cern non mostra che una velocit limite non esiste, ma solo che potrebbe non essere uguale a quelladella luce, come previsto dalla relativit einsteiniana. Se i risultati di Opera saranno confermati, alcune idee sullospazio-tempo dovranno essere riviste, ma, con buona pace di Zichichi, continuerete sempre a leggere queste righe (oltre che gli strafalcionidel ministro) solo dopo che le avr scritte.
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CORBIS

punctuation day

Giornata con le virgole


di Giuseppe Antonelli
eri in Cambogia si festeggiato il giorno della costituzione, in Guinea-Bissau il giorno dellindipendenza, a Trinidad e Tobago quello della repubblica e in Per quello delle forze armate; negli Stati Uniti per lottava volta il National Punctuation Day: la giornata nazionale della punteggiatura. Inventata da tale Jeff Rubin (gi curatore delle newsletter di oltre 1.800 aziende, ci dice la sua biografia), la ricorrenza meriterebbe senzaltro di essere importata in Italia. Anzi: rispettando lindicazione legislativa di posticipare alla domenica le feste non concordatarie, si potrebbe cominciare a celebrarla proprio da oggi. Al netto del riferimento nazionale ma al lordo, ormai inevitabile, della dicitura anglicizzante , ne verrebbe fuori un bel P-Day, che andrebbe a impinguare la gi folta serie dei vari X-day e No X-Day con un evento potenzialmente bipartisan (non fosse per il nome, che ricorda un po troppo quello di un partito; senza contare che la P potrebbe essere presa per liniziale di Padania). Gli americani, col consueto pizzico di

nazionalismo, si mostrano molto orgogliosi delle loro abitudini interpuntorie. Recensendo nel New Yorker il fortunatissimo libro sulla punteggiatura scritto dallinglese Lynne Truss (Eats, Shoots & Leaves , tradotto in italiano come Virgole per caso , Piemme), il premio Pulitzer Louis Menand scriveva: Un inglese che faccia lezioni sui punti e virgola agli ame-

In America si celebrata ieri la festa della punteggiatura: in Italia ne avremmo bisogno. Anche perch non sappiamo pi bene a che cosa serva
ricani un po come un americano che tenga a un francese una lezione sulle salse. E allora cosa dovremmo dire noi, che quel punto e virgola l lo abbiamo inventato? Era il lontano febbraio 1496 (1495 secondo il calendario veneto), quando nella tipografia veneziana di Aldo Manuzio veniva pubblicata unopera del giovane umanista Pietro Bembo, il dialogo De Aetna , in cui apparivano per la prima volta in un testo stampato in caratteri latini il punto e virgola, la virgola di forma moderna e lapostrofo e veniva-

no usati in maniera innovativa gli accenti, creando un modello che si sarebbe via via diffuso nelle varie lingue europee. Certo, non si pu dire che oggi gli italiani usino la punteggiatura con la stessa consapevolezza. A proposito di salse, gi Gadda lamentava in certa scrittura letteraria una vaga disseminazione di virgole e di punti e virgola, buttati a caso, qua e l, dove vanno vanno, come capperi nella salsa tartara. E proprio il punto e virgola risulta negli ultimi decenni il segno pi trascurato. Segno misto e dunque ibrido per natura (i due segni duramente affrontati, immoti, gli occhi negli occhi, come due pistoleri western, scriveva Manganelli), il punto e virgola risente anche da noi del crescente discredito internazionale. In una guida pubblicata da poco in America, se ne sconsiglia luso negli approcci telematici: darebbe unidea di studiato e artefatto, come truccarsi prima di andare in palestra. In effetti, provate a cercarlo nel T9 del vostro telefonino: lo troverete solo dopo aver passato in rassegna una lunga serie di altri segni, tra cui anche il trattino alto e basso, le parentesi, la chiocciola, lo slash... Quale successo pu avere, daltra parte, un raziocinante segno intermedio in unepoca dominata dallestremismo in-

strani oggetti | Il National Punctuation Day stato inventato da Jeff Rubin

terpuntorio e dalla punteggiatura espressiva? Il primo atteggiamento, come spiega Bice Garavelli Mortara nel suo Prontuario di punteggiatura (Laterza), deriva dalla concezione ingenua della punteggiatura che viene tramandata ancora oggi dallinsegnamento scolastico. Quella per cui linterpunzione servirebbe a riprodurre le pause del parlato e non come invece a segnalare i legami tra le varie parti di un testo. Se la questione solo riprendere fiato, allora bastano e avanzano la pausa forte segnalata dal punto e quella debole segnalata dalla virgola. Tanto pi che, nota

Simone Fornara ( La punteggiatura , Carocci), nella scuola continua a perpetuarsi lidea falsa anche questa per cui la punteggiatura non avrebbe vere regole, ma sarebbe affidata pi che altro al gusto (o appunto allorecchio). Il secondo fenomeno era gi segnalato dal Rigutini alla fine dellOttocento: dir finalmente che luso dei puntolini... (allepoca se ne usavano quattro), dove non ci sia reticenza, e che tanto piacciono oggi a certuni, fino da metter nelle pagine pi puntolini che idee; come anche il ripetere due o tre volte il punto ammirativo!!!, talora seguito da due o pi

punti interrogativi !!!???; sono novit moderne da non raccomandarsi. Oggi questi e altri usi interpuntori enfatici sono addirittura dilaganti: conseguenza dellonnipresente pseudoparlato che ha invaso tutti i tipi di scrittura, ma anche si direbbe del giovanilismo cronico della civilt della comunicazione (il punto esclamativo come il punto donore: se ne abusa finch si giovani; ma poi il punto interrogativo sembra pi opportuno, Jacques Dyssord). Se Cechov poteva immaginare un personaggio come Jefim Fomic Parekladin, segretario di collegio, che in quarantanni non aveva mai usato un punto esclamativo, oggi risulterebbe pi verosimile un racconto su un personaggio che a quarantanni ha usato solo il punto esclamativo e i puntini di sospensione (ad apparirgli negli incubi sarebbe piuttosto il punto e virgola ;-). E allinterpunzione espressiva vanno ricondotte ovviamente anche le emoticon , le faccine che nei messaggi telematici (sms, chat, e-mail, post dei social network) integrano o sostituiscono la punteggiatura tradizionale, cercando di rendere iconicamente le emozioni di chi scrive. La prima, si dice, fu usata dal giovane informatico americano Scott Fahlman il 19 settembre 1982 (fanno da poco ventinove anni): era neanche a dirlo una faccina sorridente, che riproduceva lo smile creato nel 1963 da Harvey Ball. Anche lo smile, come la punteggiatura, ha una sua ricorrenza: il World Smile Day, che si celebra dal 1999 il primo di venerd di ottobre. Abbiamo una festa anche per domenica prossima.
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Il Sole 24 Ore

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

n. 262

Letture
classici

Animali metafora
ALINARI

La precisa rassegna di Ivano Dionigi sulle bestie nella cultura antica. Le rane di Aristofane e le api di Virgilio
di Carlo Carena

vano Dionigi ci procura con gli Atti degli ormai istituzionali convegni dellUniversitdi Bologna sulla persistenza del classico, un altro interessante contributo alla conoscenza dellantichit e al suo confronto col moderno. Questa volta il titolo Animalia, e il tema la posizione dei nostri fratelli o cuginiovvero di quel nienteassolutochesono gli animali. Luomo al centro del mondo, e gli animali limitrofi ovvero gerarchicamente inferiori di gradino in gradino fino al basso estremo. A un estremo si pongono appunto Aristotele e la tradizione aristotelica. Un terribile passo dellEtica Nicomachea , come lo definisce lo stesso Dionigi, suona cos: Non vi amicizia n legame di giustizia verso le cose prive di anima. E nessuno vi verso un cavallo e un bue, poich non vi nulla in comune. cos che sui freddi resoconti degli storici si calcola che nelle ventisei cacce alle fiere africane offerte ai suoi sudditi da Augusto perirono 3.500 creature, sotto Tito 9mila, sotto Traiano 11mila; Commodo abbatt di sua mano 100 orsi, 6 ippopotami, 3 elefanti, una tigre e una giraffa, imprecisati i leoni, leopardi, struzzi. Mainquestosqualloreemergeanchelavoce, sia pur minoritaria, dei materialisti, degli atomisti e degli epicurei, che tutto azzerano e in questaltro squallore che il reale, tutto identicopernatura,collocanoin ugualposto e cielo e mare e terra e fiumi e alberi e viventi (cos in Lucrezio). Soprattuttoemerge,perlorocapacitsentimentale e fantastica, la voce dei poeti. La seconda parte di Animalia contieneunantologiadipassiintema, dallaBibbiaedaitragici e comici ateniesi ai lirici ed epici del primo imperoromano;passichesidistinguonotuttiperlalorointensitebellezza.Visipuforse lamentare la scarsa presenza dei favolisti, maquesto non un manuale come il Birds in Greek Life and Myth di J. Pollard o lAnimals in Roman Life and Art di J.M.C. Toynbee, bens un accumulo di problemi (sono presenti ancheilreligiosoEnzoBianchieilfilosofoMassimo Cacciari). Chi dunque ha mai osservato il volo e ascoltato la voce degli uccelli come Aristofanenellasuacommedia,anno414 a.C.?Uomini, vite dombra, essi ci dicono, ascoltate, voi

maestro | La volpe racconta a Esopo i fatti degli animali (vaso attico V sec. a.C.)

effimeri e privi di ali: siamo noi che vi sveliamolestagioni,lagruvidilsegnodellasemina, il nibbio quello della primavera. E le rane nellaltra commedia (405) come gracchiano felici tra i giunchi nelle giornate di sole! Brekekekex koak koak, Brekekekex koak koak, Brekekekex koak koak... Queste rane gi negli stagni dellAverno sono cigni! E la repubblica comunista delle api osservatae descrittada Virgilioneltrionfalefinale delle Georgiche , come secolipitardiqualcuno (Montaigne) ammirer il mondo delle rondiniequalcunaltro(W.Smellie)larepubblica,chepirepubblicanonsipu,deicastori. Un brusio continuo nel giorno, ciascunapealsuopostopersvolgereilsuocompito. In comune i piccoli, una accanto allaltrale case; e chi giovane va alraccolto e torna sfinita, e chi accoglie il carico e lo ripone nei favi,e leanzianeche modellanoegovernano sapientemente la citt armoniosa... E quando Vespero le richiama tutte a tornare, tutte riposano dalle loro fatiche, curano i loro corpi, e si ode un ronzio, un basso brusio che percorre pareti e ingressi. Prendono posto ognuna nelle sue stanze, e per tutta la notte cala il silenzio e il sonno simpadronisce di quelle membra spossate. Nemmeno conoscono allora, le api, i piaceri di Venere, non partoriscono figli ma li raccolgono, sole, con i piccoli rostri, nati come da rugiada sulle foglie di erbe dolcissime. Tutto questo intrecciarsi e sovrapporsi di destini e di contraddizioni ha la sua espressione pi altanel celebrecoro dellAntigone sofoclea che canta la grandezza e la miseria delluomo re delluniverso. Egli domina tutti gli elementi, si apre varchi nel mare, logora con laratro la terra, intrappola la specie spensierata degli uccelli, cattura le belve selvatiche e trae a s con le reti la vita profonda degli oceani, inventa con la sua intelligenza mezzi per dominare sulle libere bestie dei monti e piega al giogo il puledro e il toro infaticabile. Ma poi? Questa meraviglia delle meraviglie alla morte neppur essa trover scampo.

Molti di questi spunti e memorie di questi passisi ritrovano nellinterventodi Umberto Eco, tra i pi ricchi, sulAnima delle bestie. Anche Eco cita Aristotele e san Tommaso, perilqualefrancamentelanimasolosensitivadicuigodonoglianimalipermettedisfruttarli e di ucciderli, comessi sfruttano a loro volta per la propria sopravvivenza i vegetali. Daquiunfittoandirivienineisecolisuccessivi, che fa interessanti e spesso divertenti le pagine di Eco, centrate sul problema significativo e dirimente del possesso o meno del linguaggio. Cartesio tranchant : le bestie non parlano semplicemente perch non sono intelligenti; come esprimono le loro passioni,adesempioicaniquandoabbaiano,cosesprimerebberoevidentementeiloropensieri, se ne avessero. Eppure, dir La Mettrie quando,un secolodopo, i libertiniravvivano ilpensieromaterialisticodellantichit,lebestie hanno quanto meno un linguaggio "affettivo",comelescimmie.Infondo, cichela natura ha fatto soltanto daver messo un po pi di lievito nellimpasto umano. Guillaume Bougeant va ancora pi in l nelfilosofareenelconcedere.Nelsuo Divertimento filosofico sul linguaggio delle bestie (1739) eglisostieneaddiritturaunacertaeconomica saggezza nella loro ristrettezza comunicativa. Il loro comportamento e i loro rapporti sono in generale intelligenti, anche se il carattere cattivo. Essi parlano, pur dicendo alcuni non pi di due o tre parole al giorno: ma ci ch essenziale per la loro sopravvivenza, e senza mai mentire nemmeno in amore. Il problema animalesco viene portato alla sua conclusione sul finire dellintervento di Eco con un implicito sillogismo di Allais. Perch no? egli chiedeva Ho incontrato nella mia vita una notevole quantit di uomini, tra cui qualche donna, bestie come unoca.
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Animalia, a cura di Ivano Dionigi, Bur Rizzoli, Milano, pagg. 160, 9,90

greci & latini

Tutte le rovine dellUrbe


di Alessandro Schiesaro
osa significano le rovine in un mondo che, per noi, fatto soprattuttodi rovine?A partequalcheeccezione gloriosa e per questo quasi sospetta la nostra percezione del passato costretta a proiettare su marmi sbiaditi e mattoni sbrecciati il profilo di monumenti che non ci sono pi. Soprattutto da quando le rovine si studiano con cura infinita e si esibiscono come tali,senza infingimenti, senza pretendere il miracolo di vederne emergere una statua perfetta o affreschi strabilianti, lequazione tra rovine e antichit, soprattutto classica, divenuta cogente. Eppure, lo spiega benissimo Massimiliano Papini, anche gli antichi hanno avuto le loro rovine, su cui riflettere e su cui proiettare miti e ansie, ricordi e promesse, anche nel mondo greco e romano i luoghi di memoria (Pierre Nora) formano un potente insieme simbolico sul quale generazioni successive intessono laloro identit nella consueta dialettica tra oblio e ricordo, preservazione e annullamento. Da quasi due secoli le rovine sono, per noi, campo di battaglia di concezioni antitetiche sul rapporto col passato, almeno da quando Ruskin e Viollet le Duc si contrappongono nel nome di due visioni inconciliabili: limpossibilitdi un "restauro" che non sia tradimento o invenzione di contro al desiderio di una restituzione in integro che superi addirittura le attestazioni note, che riesca cio a ricostruireun modelloidealemeglio di quanto non abbiano saputo fare i manufatti conservati, esorcizzando cos la violenza del

tempo. Due visioni che ormai si declinano, nella cultura postmoderna, fino agli estremi assoluti, la preservazione appassionata di frammenti preziosi solo dal punto di vista documentario e la ricostruzione non meno entusiastadi replichesostitutive,come la Villa dei Papiri in California ancor prima dei parchi a tema di Las Vegas. Se questi estremi sono ignoti al mondo greco e romano, non lo sono per lacuta sensibilit per il valore fondativo delle rovine e neppure, talora, un atteggiamento di

NellEneide ci si lamentava che le pietre erano ormai mute: Massimiliano Papini descrive come il mondo antico giudicava le vestigia di epoche precedenti
rispetto per leloquenza solenne e temibile delle rovine lasciate tal quali. Secoli dopo le distruzioni inflitte dai Persiani ad Atene il dotto Pausania pu contemplare sullAcropoli statue quasi carbonizzate che, racconta, sono state lasciate in situ a memoria dellevento, pur mentre tutto intorno gli ateniesi misero mano in tempi rapidi a un ambizioso programma di ricostruzione. Non siamo lontani da quanto auspicarono, a guerra non ancora finita, Eliot e Keynes, insieme al grande storico dellarte Kenneth Clark: che alcune delle rovine della guerra venissero preservate nella loro "strana bellezza", a memoria di eventi che presto sarebbero stati dimenticati perch troppo irreali e distanti. A Coventry come a Berlino, come ora alle Twin Towers, prende corpo il pro-

getto che gi aveva attratto gli ateniesi dopo la pi atroce delle sconfitte, quello di ricostruire senza cancellare del tutto, di promuovere le rovine a monumento e monito. Peculiare del mondo antico latteggiamento nei confronti delle citt scomparse. Troia, Cartagine, Corinto, Tebe, i luoghi archetipici del passato ammoniscono contro leccesso di fiducia nellimmutabilit della fortuna, controcanto problematico alla retorica del potere, che da sempre si vuole eterno. Sulle orme di Alessandro Magno, Cesare visita le rovine di Troia, nella ricostruzione poetica di Lucano, "innamorato di ricordi". Ricerca i luoghi che sono per lui, romano discendente in linea retta dai sovrani di quella citt, sono legati a una duplice ambivalenza emotiva: se Troia si fosse salvata non esisterebbero n Roma n Cesare, ma senza Troia verrebbe meno lantichit gloriosa di una famiglia che si vuole risalga a Venere. Nulla resta, se non sterpaglie, arbusti, macerie quasi irriconoscibili; lo scenario immortalato nellIliade e nellEneide ridotto a poche pietre che ormai non trasmettono nessuna emozione, perch ormai perfino le rovine sono perite. Ma Cesare non abbandona il suo grand tour alla ricerca dei simboli, non importa se ormai quasi illeggibili, del passato a cui si vuole riallacciare, le tombe degli eroi e soprattutto di Alessandro, perch la memoria necessita di reliquie, e anche il condottiero pi iconoclasta aspira ad acquisire per loro tramite la legittimazione che viene dal passato.
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Massimiliano Papini, Citt sepolte e rovine nel mondo greco e romano, Laterza, Roma-Bari, pagg. 242, 32,00

n. 262

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

Il Sole 24 Ore

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La letteratura con Il Sole: Primo Levi e Mario Vargas Llosa


Continua la serie dei Racconti dautore con Il Sole 24 Ore. Oggi il primo racconto di Gustave Flaubert, domenica 2 ottobre un altro esordio di un autore eccellente: Mario Vargas Llosa. Dellautore peruviano (Nobel per la letteratura in carica ancora per pochi giorni) pubblicheremo I capi. Per i Capolavori dello Strega, invece, venerd 30 in edicola col Sole, La chiave a stella di Primo Levi (foto), premio Strega 1979

Letture
cover story
Scrivi Ginsberg, scrivi...
Il Saggiatore inizia a ripubblicare tutto Allen Ginsberg. Una buona notizia anche per la grafica delle copertine del poeta americano, curata da Jon Gray, aka gray318. Gray, spiegano dal Saggiatore, ha voluto mettere il testo al centro della copertina, usando una poesia completa scritta in un carattere a mano. Per la quarta di copertina, non un ritratto fotografico di Ginsberg, ma una sua rielaborazione, ricalcata e ridisegnata. Che cambier per ogni libro successivo in relazione al periodo di pubblicazione originale. (S.Sa.)

parola di libraio
I pi venduti narrativa
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16,00: Un ottimo esordio: ambientato in una citt della Puglia, ne fotografa con lucidit ed empatia la realt; personaggi e atmosfere convincenti. Da scoprire. 3 | SEMINA IL VENTO Alessandro Perissinotto , Piemme, Milano, pagg. 276, 16,50: Lautore utilizza alcuni strumenti propri del giallo per narrare, in realt, una vicenda quotidiana e drammatica, che coinvolge e fa riflettere.

tamburino
Genova
Sabato1ottobre(alle17.45) alPalazzoDucaleilconvegnoBenedetta cultura.Ilsaperediunpaeseperilbene comune, a cura di Anna Longo. A discutere con la curatrice, introdotti da Luca Borzani, intervengono Piero Dorlfes, Salvatore Settis, Luca Formenton e NiclaVassallo.Info: www.palazzoducale.genova.it.

info
Libreria Battei, strada Cavour 5c, Parma; tel. 0521233733; libreria@battei.it; www.battei.it. Titoli in catalogo: 10mila. Superficie: 160 mq. Titolare: Antonio Battei

San Quirico dOrcia (Si)


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Sa. D.

ricordare & raccontare

per le rime

Mettere in moto la memoria


EVERETT

Ode a Titos, grande di Grecia


Amnesia Guy Pearce interpreta Leonard Shelby nel film Memento di Christopher Nolan. La sceneggiatura della pellicola basata sul racconto del fratello del regista, Jonathan Nolan, Memento Mori. Il film racconta la storia di un uomo, Leonard, che, tentando di salvare la moglie dallaggressione di due malviventi, rimane gravemente ferito alla testa. Il trauma gli impedisce di accumulare nuovi ricordi, che svaniscono dalla sua mente pochi minuti dopo averli acquisiti. A Leonard rimane solo la memoria a breve termine

Larte di ricordare tutto di Joshua Foer unavvincente cavalcata fra tecniche antiche e i metodi contemporanei
di Lina Bolzoni
evi assolutamenteincontrare Joshua Foer mi dice la mia amicaMaryCarruthers. un ragazzo davvero in gamba, viene da Yale ed molto interessato allarte della memoria. Ha pubblicato un bellarticolo sul National Geographic. Era linizio di novembre del 2007. Per me erano gli ultimi giorni di soggiorno a New York, e le cose da fare prima della partenza si accumulavano in modo minaccioso. Ma Joshua Foer mi aveva mandato una mail molto gentile, chiedendomi di incontrarlo, e non potevo restare insensibile alla presentazione che me ne aveva fatto Mary, che certo di arte della memoria se ne intendeva: aveva scritto sullargomento due libri molto innovativi, The Book of Memory. A Study of Memory in Medieval Culture, e The Craft of Memory. Meditation, Rhetoric, and the Making of Images, 400-1200 , entrambi pubblicati da Cambridge University Press. Il secondo stato tradotto anche in italiano, per le Edizioni della Normale, col titolo di Machina memorialis , che era poi il titolo pensato allorigine, e cambiato dalleditore inglese. stato cos che, tra una valigia e laltra, un saluto agli amici e qualche inesorabile dimenticanza, mi sono ritagliata il tempo per incontrare Joshua Foer e per stare a pranzo con lui. Lappuntamento era a Washington Square, allingresso della Bobst Library, un grande edificio squadrato che ospita la biblioteca di New York University. una costruzione recente, non bella, un po discosta, per fortuna, dalle case di mattone in cui Henry James ha ambientato Washington Square. Ma come avremmo fatto a riconoscerci? Ci ha pensato Joshua, che teneva in mano il numero del Natio-

di Franco Loi

nalgeographic dedicato allamemoria eanche una gentile sorpresa: la traduzione spagnola della mia edizione dellIdea del teatro di Giulio Camillo, di cui ignoravo lesistenza e di cui mi hafatto dono. E proprio di Camillo lui voleva parlare con me, del suo progetto di costruzione di un universale teatrodella memoria, che incarnava i sogni di una intera epoca (i lettori del Domenicale ricorderanno forse larticolo che gli ho dedicato tempo fa, Lalchimista delle parole , 4 luglio 2010). Siamo andati a pranzo in uno dei ristorantini che abbondano nella piazza, e nelle strade del Greenwich Village, e via via che il tempo passava, e la conversazione fra noi si animava, ero sempre pi contenta di aver trovato il tempo per quellincontro. Avevo di fronte un giovane molto preparato, curioso, determinato e gentile, con un percorso di studi davvero intrigante: aveva studiato scienze a Yale, biologia se ricordo bene, e da subito si era dedicato al giornalismo scientifico. In particolare, mi disse, stava scrivendo un libro sulla memoria, per il quale aveva trovato un grosso editore, Penguin, che aveva dato fiducia al suo progetto. Si stava interessando a come le neuroscienze studiano i casi di amnesia e di memoria eccessiva. Secondo i dettami del giornalismo pi efficace e seguendo la tradizione di AlexanderLuria e di Oliver Sacks, non si fermava per al "caso", ma si interessava agli

individui,alle loro storie, allaloro vita quotidiana, e andava a trovarli di persona, da San Diego a Salt Lake City. Nello stesso tempo era molto interessato agli studi sullarte della memoria nel Medioevo e nel Rinascimento. Conosceva i testi classici di Paolo Rossi e Frances Yates, e le ricerche che Mary Carruthers eio stavamo facendo. Era davvero lusinghiero vedere un giovane scienziato cos addentro a un settore di ricerca umanistica;nellostesso tempoavvertivo qualcosa di profondamente diverso che mi colpiva e che in un certo senso era una sfida per me. Joshua si interessava allatradizione antica, medievale e rinascimentale dellarte della memoria perch lui quellarte la praticava. Quel che per me era un insieme di pratiche, affascinanti ma lontane, che mi aiutavano a orientarmi nel Rinascimento, a capire qualcosa dellintrecciofra parole eimmagini, e del rapporto tra filosofi, scrittori, artisti, per Josh era qualcosa che stava sperimentando di persona. Aveva cominciato, mi ha raccontato, a frequentare da giornalista i campionati di memoria e ne era rimasto affascinato, fino a sottoporsi a un lungo allenamento e a parteciparvi di persona: nel2006 aveva vinto ilcampionato americano, bruciando gli avversari per la rapidit con cui aveva memorizzato mazzi di carte, poesie, liste di nomi e di numeri. Ho ritrovato tutto questo nel suo libro,

che uscito questanno e ha avuto un incredibile successo: stato in classifica dei bestseller del New York Times e Amazon lha scelto fra i dieci migliori libri. Mi piace pensare che il segreto del suo successo stia anche in questo singolare impasto di cultura umanistica e scientifica, di antico e moderno. Ma indubbio che il libro affascina soprattutto per la qualit della scrittura. Con un forte senso dello humour e umana simpatia lautore ci presenta una galleria indimenticabile di personaggi, come Tony Buzan, che ha inventato nel 1991 il campionato di memoria, gira fra Cina, Messico, Australia, Stati Uniti, e in Inghilterra non rinuncia alla sua personale vettura, un taxi anni 30 color avorio. E soprattutto Ed Cooke, il personal coach dellautore, che gli insegna a costruire il suo primo palazzodella memoria a Central Park, in un pomeriggio in cui spira un vento gelido, perch il freddo fa bene al cervello, il giovane mae-

Q la memoria - dossier online Gli articoli che nel corso di questi anni sono stati dedicati dalle firme del Domenicale al teatro della memoria: Paolo Rossi e Lina Bolzoni www.ilsole24ore.com/domenica

stro che attribuisce alla mnemotecnica anche una funzione terapeutica: quanto pi riempiamo le nostre vite di memorie, tanto pi lentamente il tempo sembra scorrere. E i vari partecipanti ai concorsi di memoria, come una ragazza austriaca di quindici anni, Corinna, che per ricordare una poesia appena sentita ne associa le diverse parti non alle immagini, ma alle emozioni che le suscitano. Il fascino del libro sta proprio in questo suo andirivieni fra tecniche e idee antiche (si citano Petrarca e san Tommaso, Pietro da Ravenna, Giulio Camillo, Giordano Bruno) ed esperienze di oggi, vissute al ritmo di un giovane che si sposta senza problemi tra America ed Europa e, mentre pratica la costruzione mentale di luoghi e immagini, usa internet ed familiare con tutte le risorse della moderna tecnologia. Si affaccia da giornalista, si diceva, a un mondo di cui si innamora. Lultimo capitolo ci racconta il momento del trionfo, quando vince il campionato americano di memoria, e insieme il momento del distacco: potrebbe presentarsiai campionatimondiali, ma sceglie di dedicare il suo tempo a altro, ad esempio a scrivere questo libro.
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itos Patrikios uno dei pi autentici poeti del nostro tempo. Ora, per Interlineaesce,acuradiNicolaCrocetti, La casa e altre poesie. Di lui ha scritto Pontani: La poesia di Patrikios soprattuttotestimonianza,rimedioalloblio,inesaustaesortazionealricordodeicompagniuccisi,dellabarbarievissutaemaideltuttodebellata, del dolore che non solo lui ma tutta una generazione,unpopolo,unmondohannopatito,seppure a vari gradi di coinvolgimento, di consapevolezza, di indignazione. Ma io direi che non si tratta soltanto di testimonianza insensostoricooesteriore,madiunverocoinvolgimentoallavicendaumana,undiariointimoditragediecollettiveeindividualidellequaliilpoetanonsadaremotivazioniideologiche. Ilsuosguardobenesemplatodaquestiversi: Il perdono che cerco / penso a volte di chiederlo / a qualche sconosciuto per strada, / ma di nuovo mi fermo e rido / allidea che sto per interpretare/uno deglieroi di Dostoevskij. La scrittura la ricerca di un senso. In un tempo come il nostro in cui le certezze sono sempre pi travolte dallinsicurezza e dallinsignificanza della vita quotidiana, il grande cuore di Titos sembra voler invitare allattenzione e allo sguardo verso se stessi per poter volgereinpositivolagranconfusioneelorrore banale di quanto ci circonda. Non la poesia che salver il mondo, come si ripete da varieparti,mailrichiamochelapoesiapuesercitare nelsuo stesso farsi e nellinvitoa tutti di ascoltare cosa si muove in noi stessi quando amiamo e cerchiamo la verit. Che sarebbe di noi / se non rinascesse continuamente il nulla? / come potremmo tracciare il profilo / del nostro Io che cambia? scrive Patrikios, anticaesortazionedelTempiodiDeloseesortazione del Cristo. Ma come farai ad amare il prossimo, se non conosci almeno un poco te stesso?IlnulladiTitoshaquestavalenzaattraverso la sua vera poesia.
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Titos Patrikios, La casa e altre poesie, Interlinea, Novara, pagg. 56, 12,00

Joshua Foer, Larte di ricordare tutto, traduzione di Elisabetta Valdr, Longanesi, Milano, pagg, 348, 19,90

Q sul nostro sito Franco Loi inaugura le letture di poesie che saranno una rubrica fissa del sito internet del Domenicale www.ilsole24ore.com/domenica

narritalia

gialleggiando

Il giudice ben temperato


di Giovanni Pacchiano

Attenti al carnefice
di Mauro Castelli
ubito spazio a unesordiente di talento, "imparentata" con il grande schermo: la trentenne Francesca Bertuzzi, in libreria con Il carnefice (Newton Compton, pagg. 278, 9,90), un thrillerambientatonelsottoboscodellacriminalitdiprovincia, doveilmalevienenegato anchequando esiste. Un lavorocrudo quantobasta,contantifantasmidelpassatoamacchiare il presente della protagonista, una ragazzadicolorearrivatainItaliaancorabambina.Iltutto afrontediunascrittura che,secondo gli editor della casa, si propone come un mix fra limmaginario pulp di Tarantino, le tintetorbidediElroyelironiataglientediAmmanniti. Unesagerazione certo, ma non pi di tanto. In ogni caso in attesa di riprova. A seguire la regina della suspense, Mary Higgins Clark, che continua 300 milioni di copie nonsi vendono a caso a macinare storie uniche. Come quella che tiene banco in Nessuno mi crede (Sperling & Kupfer, pagg.

a vecchia espressione il piacere del testo, un tempo strausata, soprattuttonellescuole,occorrerrispolverarla, perch mai come in questo casoadatta,dopoaverlettoitreracconti,rispettivamente di Andrea Camilleri (Il giudice Surra), CarloLucarelli(LaBambina)eGiancarloDeCataldo (Il triplo sogno del procuratore ), raccolti in volume da Einaudi con il titolo Giudici. Perchlabravuranelraccontare,elacapacit di coinvolgere il lettore ( quasi impossibile, ad esempio, leggendo Lucarelli, non bruciare le tappe verso il finale, tanto prende la storia) sono la costante del libro. Con ironia e suprema leggerezza Giudici contiene inoltre anche una morale su cui non possiamo non concordare: spesso si scaricano su magistrati onesti magagneecontrastidellanostrasocietattribuite loro, con enfasi, colpe o parzialit , quando invece il marcio va cercato altrove. Tre tempi del libro, dunque, e tre differenti tonalit. Il giudice Surra, di Camilleri, gioca su

unasorridente naturalezzadi scritturaperfetta,nelraccontarelavicendadiunuomocandido, Efisio Surra, un giudice torinese mandato aMontelusa,Sicilia,conlUnitdItalia. Deciso a fare il suo dovere sino in fondo, e ignaro dellesistenzadella Fratellanza lafutura mafia , esce incolume da un primo avvertimento, una fucilata che gli fa volar via il cappello, credendo in una improvvisa folata di vento; scambiaperundonouna testinadagnelloche gli viene recapitata in una scatola, e procede mettendo alle strette il boss del paese, don Nen.Luivaavantiimperterritoperlasuastrada: nemmeno lincendio, in tribunale, dellarmadiodovequalcunopensasianocustoditidocumenti che scottano, lo ferma. Trasferito a Torinodopo tre anni, perlinterventodiun senatorelocalecorrotto,lascernelpaeseilricordo mitico dellasua efficienza, correttezza, imparzialit,trasparenza. La Bambina, diLucarelli,narra, conquelsuo stile realistico un po febbrile che molto amiamo, una storia convulsa. Bologna, anno 1980. ungiudice di30 anni,ma sembra unaragazzina, la Bambina, piccolina, carina, un topolino,sicchtuttilachiamanocos.Compreso il brigadiere Ferro, che le fa da autista, e che

lasalvaduranteunasituazionecritica.Qualcunolesparaelaferisce,cercandopoidiucciderlainospedale.Strano,perchleisistaoccupando di un semplice caso di bancarotta fraudolenta. Ma c qualcosa di molto pi grave nelle carte che la Bambina sta esaminando e che la porter a una verit sconvolgente... Per parte sua, in Il triplo sogno del procuratore, Giancarlo De Cataldo sceglie la strada del racconto apologo dei nostri tempi. Sin dalle scuole elementari il bambino Ottavio, intelligente e perbene, che gi da piccolo crede nella democrazia,haachefareconlosbruffonePierfiliberto Berazzi-Perdic, un prepotente che, per farsi eleggere capoclasse, si comprato i votideicompagni.Dagrande,diventatoprocuratore della Repubblica presso il tribunale di Novere, se lo ritrover come sindaco, imbroglione corrotto. Un incubo che infesta le sue notti. Ma user un accorgimento decisivo per neutralizzare gli espedienti degli avvocati dellaltro.Con nostra grande soddisfazione.
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Andrea Camilleri, Giancarlo De Cataldo, Carlo Lucarelli, Giudici, Einaudi, Torino, pagg. 152, 11,00

438, 19,90), lavoro in cui una giovane donna, ancora alle prese con il rapimento del figlio, si trova insabbiata in una infernale macchinazione che potrebbe costarle cara. Da parte sua David Baldacci, in False accuse (Mondadori, pagg. 486, 19,90), imbastisce una trama per la verit non del tutto nuova, ma condotta in maniera convincente. In scena una ex agente della polizia di Washington, in cerca di un riscatto dopo essere stata ingiustamente incarcerata e condannata per una serie di rapine. Ma non sar facile, fra intrighi, complotti e un insospettabile nemico, arrivare alla chiarificatrice resa dei conti. Continua a non deludere anche Tess Gerritsen, ispiratrice delle nuova serie televisiva Rizzoli & Isles, in libreria con Il silenzio del ghiaccio (Longanesi, pagg. 344, 18,60), un mistery a met che si nutre di una montagna isolata, di una strana setta religiosa, di dodici case vuote, di altrettante famiglie scomparse nel nulla, di una verit sepoltanel gelo, delle tante angosce della regina dei morti. Alias lanatomopatologa Laura Isles. Mistery a tutto tondo per contro Omicidio sulla via Appia (Nord, pagg. 418, 15,90), ennesima "passeggiata" nella vecchia Ro-

ma di Steven Saylor, che vede ancora protagonista lintrigante Gordiano il Cercatore. Un uomo disposto a tutto. Persino a far imbestialire Cicerone... Da non perdere poi Biancaneve deve morire (Giano, pagg. 462, 18,00), angosciante trama firmata dalla tedesca Nele Neuhaus, una scrittrice che far molta strada. In questo caso alla ribalta con la "normalit" del crimine e il "ritorno" di un assassino che forse assassino non . Che altro? Domenico Cacopardo, in libreria con Agr e la scomparsa di Omber (Marsilio, pagg. 312, 18,00), un romanzo che si nutre di quotidianit, politica, quattrini e pedofilia; Jodi Picoult e Le case degli altri (Corbaccio, pagg. 620, 19,60), storia di un adolescente autistico, di un fratello un po strambo e di una insegnante uccisa; Massimiliano Pieraccini e Lanomalia (Rizzoli, pagg. 334, 19,90), una piacevolezza scientifica scritta da uno che se ne intende; infine Sebastian Fitzek e Il gioco degli occhi (Elliot, pagg. 376, 18,50), un dannatissimo psychotriller, imperniato su un collezionistadi occhi, raccontato a partire dallepilogo. Pagine comprese.
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Il Sole 24 Ore

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

n. 262

Una ristampa anastatica del Manzoni linguista

Editoria
il saggio di robert darnton

Da venerd 30 a domenica 2 Unit dItalia e unit linguistica, tra storia e contemporaneit, tema dell80Congresso della Societ Dante Alighieri, a Torino. In occasione del congresso verr fatta una ristampa anastica del manoscritto di Alessandro Manzoni della cosiddetta Relazione del 1868, nella quale lautore indic forme e i modi per raggiungere lunit linguistica nella nazione appena costituita

mostra a milano

Il libro muore? Torna il volume


Lex direttore della biblioteca di Harvard non un nostalgico cantore dei tempi belli. Anzi, la sua riflessione contiene ottimi spunti sul prossimo futuro delle modalit di lettura
di Sergio Luzzatto
ettembre, andiamo, tempo di migrare: in questo inizio dautunno, si rincorrono da Seattle allEuropa le voci secondo cui Amazon starebbe per attivare un suo nuovo servizio di "prestito" a pagamento di testi elettronici (dunque, pi esattamente, un servizio di "affitto"). Accessibili a partire da 11.000 biblioteche americane, i testi digitali migreranno provvisoriamente sui Kindle dei lettori interessati, che si impegneranno a "restituire" ogni libro in conformit con le scadenze previste, ma che potranno poi ricaricarlo sul Kindle e ritrovare eventualmente i loro propri appunti di lettura, folgoranti o insulsi marginalia digitali. Unaltra tappa sta dunque per cominciare nel processo di rivoluzione dei consumi culturali. Dopo la musica, dopo i video, dopo i film, anche i libri si preparano a entrare nellet della loro piena virtualizzazione: non pi soltanto sotto forma di acquisto, con gli e-book al posto dei libri cartacei, ma sotto forma di prestito, seppure oneroso. Il che lascia immaginare come dopo le librerie anche le biblioteche siano destinate a subire un contraccolpo. Non certo scomparendo del tutto, ma perdendo quella che stata, da due o tre secoli in qua, la loro pi autentica ragion dessere: oltrech preservare per i posteri un patrimonio di cultura, garantire al maggior numero possibile di lettori-cittadini laccesso a una conoscenza libera e gratuita. Questo pericolo il pericolo di una "privatizzazione" della conoscenza sta al centro del saggio di Robert Darnton pubblicato da Adelphi, Il futuro del libro. Ex professore a Princeton ed ex direttore della biblioteca di Harvard, insigne studioso di storia del libro nonch pioniere nella digitalizzazione di giacimenti culturali, Darnton ha le carte in regola per pronunciarsi sulla mate-

carte gialle
Da marzo, nei luoghi di cultura di Edimburgo qualcuno lascia piccole sculture ricavate da vecchi libri: ad oggi sono sette gli intricati capolavori pop-up, tutti accompagnati da biglietti di ringraziamento che iniziano con la frase: Questo per il vostro supporto alle biblioteche, ai libri, alle parole, alle idee. Mentre il premier Cameron chiudeva i battenti al Film Council e tagliava i contributi alle biblioteche di tutto il paese, lanonimo artista rispondeva tagliando un albero per la Scottish Poetry Library, o disegnando una carica di cavalieri che salta fuori da uno schermo cinematografico per la Filmhouse... Le opere, che rimandano spesso ai romanzi del giallista scozzese Ian Rankin,sono orgogliosamente esposte nelle sedi delle istituzioni che le hanno avute in dono. Larticolo completo su questa storia di Sasha Carnevali disponibile sul sito www.ilsole24ore. com/domenica

ria: non somiglia affatto alla caricatura dellintellettuale sinistrorso e al contempo nostalgico. La sua non unaccorata perorazione dei meriti democratici dei Lumi contro le insidie reazionarie della Mercificazione. Meno che mai, il suo un elogio del bel tempo andato in cui i computer non esistevano, gli squali di Amazon e di Google neppure, e un numero piccolo o grande di lettori, in biblioteca o in casa propria, sfogliavano i libri di carta con religioso rispetto, uniti nella liturgia laica delle sorti mirabili e progressive dellumanit. Robert Darnton troppo intelligente e troppo scafato per limitarsi a compitini del genere. Offensiva o difensiva che sia, la sua requisitoria (The Case for Books nel titolo originale inglese, Apologie du livre nella traduzione francese) si fonda su un assunto pi originale e pi utile: lidea che il futuro del libro possa essere meglio compreso e anche, perch no, meglio gestito tenendo conto del suo passato. mai possibile, si chiede Darnton, che una societ come Google paghi lo stipendio a migliaia di informatici e a centinaia di giuristi, ma non a un singolo esperto di bibliografia o di biblioteconomia? Davvero il futuro del libro si riduce tutto a una faccenda di bytes oppure, al massimo, di copyrights, per interpretare la quale non serve conoscere nientaltro? Niente sulla storia della carta, dei torchi, della pirateria libraria? Niente sulle arti e sulle tecniche della tipografia? Niente sulla storia della lettura? Qualcosina si farebbe bene a saperlo. Non fossaltro, perch la maggior parte delle questioni che vengono oggi percepite come proprie del libro nellra digitale la mutata natura del supporto, la circolazione ben oltre le frontiere nazionali, il margine dintervento della censura, lo status fluido della propriet letteraria si sono poste fin dallet di Gutenberg: cio da quando, dopo la met del Quattrocento, lo sviluppo

sculture misteriose | Una delle sculture anonime apparse a Edimburgo per protestare contro i recenti tagli alla cultura

nuto oltrech nella forma da quasi ogni altro... Solidi e chiari i testi a stampa delle prime edizioni delle opere complete di Voltaire? Cos poco che il "patriarca di Ferney", per guadagnarci di pi (o per rimetterci di meno), si fece ripetutamente pirata di se stesso... Ricostruita attraverso le fonti darchivio e i fondi rari delle biblioteche, la storia del libro insegna linstabilit inerente ai testi, la loro intrinseca volatilit. Scripta manent ? Piuttosto, da Gutenberg in poi, scripta volant . Il saggio di Darnton stimola riflessioni magari provvisorie, comunque non ovvie, anche sullimpatto che le-book destinato ad avere sopra la storia della lettura. In effetti, ci si domanda se il consumo digitale dei testi non dia luogo a qualcosa come un vertiginoso ritorno al futuro: un ritorno allet precedente quella in cui, nella Roma di quasi duemila anni fa, si smise di leggere "volumi", cio rotoli di papiro, e si prese a leggere "codici", cio pagine tagliate e assemblate. Fossero manoscritti o stampati, i codici promossero nei secoli una fruizione dei testi sempre pi scandita e ordinata dalla presenza di paratesti: titoli, capitoli, indici, frontespizi, capolettere, note, e quantaltro. Mentre le attuali innovazioni tecnologiche stanno forse provocando sui nostri video come sui nostri tablet un sorprendente revival di testi consumati come rotoli. Gi, chiss che il futuro del libro non contenga, con la morte della pagina, questo: il ritorno a una modalit di lettura pre-codice, insieme curiosa e faticosa, aperta e indiscriminata, libera e caotica. Armati di Kindle o di iPad, i nostri figli, noi stessi leggeremo presto come leggevano gli antichi egizi e gli antichi greci? Fra un clic sul mouse e una carezza sul touchscreen, gli e-book ci faranno sperimentare sia i piaceri sia gli affanni di chi srotolava un papiro?
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Bertieri, esteta tipografico


di Mauro Chiabrando
ellestate del 1902 nasceva a Milano Il Risorgimento Grafico (1902-1941), rivista volta allambizioso progetto di rifondare lestetica tipografica italiana che dopo le glorie di Bodoni versava in uno stato di arretratezza tecnica. Tra i collaboratori figurava Raffaello Bertieri (Firenze 1875 - Asso 1941) destinato ad assumerne ben presto la direzione e anche la propriet. Da semplice venditore di macchine tipografiche, il giovane si trasform rapidamente in tipografo editore di successo. Fu studioso di Bodoni e dei grandi maestri calligrafi e tipografi del Rinascimento, ideando in diverse varianti per la fonderia Nebiolo di Torino alcuni caratteri di stile italiano (Ruano, Paganini, Inkunabula corsivo). Gioielli di chiarezza e armonia presenti nei tipi originali in uno specimen stampato appositamente da Enrico Tallone per il prezioso catalogo celebrativo (56 ricche pagine nel formato della rivista) della mostra che apre alla Braidense a 70 anni dalla scomparsa di Bertieri e della sua rivista. Divulgatore ed educatore, Bertieri rappresent nella prima parte del secolo la tipografia italiana nelle esposizioni e nei convegni internazionali. Palestra di talenti e di arditi esperimenti grafici, la rivista era concepita come un libro di pregio: i 407 numeri delle 37 annate sono pura delizia per i sensi a cominciare dalla stampa su carte di pregio fabbricate da prestigiose cartiere italiane. Gli scritti dei pi illustri specialisti dellepoca come Giuseppe Isidoro Arneudo, Cesare Ratta, Carlo Frassinelli, Piero Trevisani, Mario Ferrigni sono accompagnati da un profluvio di immagini e specimen originali applicati che lasciano il lettore a bocca aperta: pubblicit, cartellonistica, etichette, carte intestate, annunci, locandine e copertine di libri, disegni, caricature, ex libris.
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in Occidente della stampa a caratteri mobili allarg il pubblico dei lettori dapprima parecchio, poi (tra Sette e Ottocento) a dismisura. Sicch un bagaglio minimo di conoscenze sulla storia del libro aiuterebbe molti specialisti o pseudospecialisti dei nuovi media a scrutare il futuro con maggiore cognizione di causa. Si legga, per esempio, quanto Darnton racconta della prima edizione in folio (nel 1623) delle opere di Shakespeare, o delle prime edizioni (negli anni 1770) delle opere complete di Voltaire: si avr la prova di

quanto risulti inesatto un argomento pur diffusissimo al giorno doggi, quello secondo cui la rivoluzione digitale starebbe provocando una volatizzazione dei testi, tanto solidi e chiari nella loro natura cartacea quanto effimeri e ambigui nella loro natura virtuale. La storia del libro insegna tuttaltro: insegna che linformazione non mai stata stabile. Solidi e chiari i testi a stampa delle tragedie o delle commedie shakespeariane? Cos poco che quasi ogni esemplare a noi pervenuto della prima edizione in folio differisce nel conte-

Robert Darnton, Il futuro del libro, traduzione di A. Bottini, Adelphi, Milano, pagg. 274, 24,00

Q sul sito il blog di giuseppe laterza Sul nostro sito una nuova rubrica: FaberBlog. Un protagonista della cultura per sette giorni sar un blogger. Inizia a dialogare con i lettori, da domani, leditore Giuseppe Laterza www.ilsole24ore.com/domenica

Nova ex antiquis Raffaello Bertieri e Il Risorgimento Grafico, Sala Maria Teresa Biblioteca Nazionale Braidense Via Brera 28, Milano, 4 ottobre - 16 dicembre 2011

cibo & libri

collane popolari

Quello che insegna la Bur


di Laura Lepri

Ghiottissimi pulcini a Lodi


A pochi mesi dal trentennale dellattivit di Alberto Casiraghy e delle edizioni Pulcinoelefante (pi di 8.000 titoli stampati), una mostra a Lodi (fino al 23 ottobre al Museo della stampa), pesca nel suo sterminato catalogo, offrendo una selezione di 80 opere allinsegna di cibo, poesia e arte. Casiraghy , nella produzione inedita pi recente, in uno stato di grazia, per le continue invenzioni grafiche e tipografiche e la qualit delle collaborazioni. La mostra curata dal libraio antiquario milanese Andrea Tomasetig nellambito della seconda edizione di Cibo di carta realizzata dalla Provincia di Lodi e dal Sistema Museale Lodigiano, con il sostegno di UniCredit e UniCredit Leasing. In esposizione titoli di Gillo Dorfles, Gualtiero Marchesi, Arturo Schwarz, Mario De Biasi, Guido Ceronetti, Pietro Ingrao, Emilio Isgr, Vivian Lamarque, Ottiero Ottieri, Fernanda Pivano, Sebastiano Vassalli.

tascabili,si sa,nacquero insieme ai libria stampa,quando ilsommo AldoManuzio pieginottaviifascicolideipigrandied eleganti in-folio. Su queste antiche fondamenta, rivisitate nellOttocento dalla tedescaReclam,nel1949 LuigiRusca,exMondadori, con molte responsabilit, ide per Rizzoli la Bur, proponendo allintrepido Angelo, allora editore di periodici, una collana di piccolo formato dove stampare classici della letteratura universale. Titoli fondamentali per la bibliotecadicasa,cartanonpreziosissimamaunraffinatocaratterebodonianosulleausterecopertine prezzi assai popolari: ah, la vecchia Bur quella che per gli amanti dei libri come un film in bianco e nero visto da bambini , per dirla con il titolo, anche un po ironico, di un libro piuttosto interessante. Marco Vitale lha curato ed Evaldo Violo responsabile della nuova Bur, quellache and in libreriadal 74 in poi, ma ancoroggi viva e vegeta ha ripercorso la sua lunga storia editoriale, che nella Bur hail suo epicentro. Trattasi,dunque, di memorie professionali proposte,senzaeccessivenostalgie,nellaconsapevolezza di aver vissuto un momento in cui cambiarono molte cose nel modo di fare e pensareilibri.Ediaver incontratointellettualidirimarchevole forzaeoriginalit:frai molti, basti citare il "favoloso" Edmondo Aroldi, eclettico affabulatore, amico di pittori e industriali, frequentatore di nightclub ed entreneuses; nonch il grande burbero benefico Giampaolo Dossena. Chi lha conosciuto non ne dimentica lanticonformismo, lironia e il fascino intellettuale. Comunque, tentato dalleditoria di cultura, Violo attraversa la bufera del 68 dalla postazione travagliata del Saggiatore di Alberto Mondadori. Poi passa alla Rizzoli grazie a Mario Spagnol, personaggio che possedeva le caratteristiche di un vero editore: solidissima cultura,curiositatuttotondo,donodellasintesi, sguardo permanente ai lettori ma anche aiconti.SpagnolvolevarimettereinpiedipropriolavecchiaBur,aggiornandoladopolavvenuta trasformazione dei lettori e dei loro gusti

stile alcorn Alcune copertine di Alcorn per Rizzoli e il simbolo da lui creato per Bur

e dopo il terremoto degli Oscar Mondadori che erano arrivati fin nelle edicole insieme ai classici della contemporaneit, come Hemingway per esempio e si affid alla cultura umanistica di Violo. Cambiarono lecopertine, rese pi coloratee moderne da John Alcorn, gli scrittori presero a

Nelle memorie di Evaldo Violo, ex responsabile della collana, una sorniona riflessione sui processi editoriali del boom e le loro modificazioni odierne
prefare i classici, la storia di Montanelli e la divulgazionestoricaentrnellacollana,ilpotere, e il caratteraccio, di Oriana Fallaci, forte dei bestseller di quegli anni, sinsedi anche nellestanzedellaBur;ma,auncertopunto,arrivaronoanchenuoviamministratoridelegati. Nonvadimenticato,infatti,chelaRizzoliattra-

vers anni assai complessi, non solo economicamente. Ecco, lelemento di precipuo interesse di queste memorie consiste, oltre che nella seducente colloquialit, nella messa a fuoco di alcuni annosi problemi che, nel decennio di finesecolo,emersero picogenti:primofratutti il palesarsi della famigerata parola marketing, insieme a una cultura seconda la quale un bagnoschiumaounlibrodovevanorispondereallestesselogichecommerciali.Larrivodegliuominideicontieilcambiodiprospettiva,allepoca, furono traumatici, per alcuni salutare, per altriintollerabile,oltraggioso. Oggi Violo minimizza, sornione quelladel polso del mercato un cromosoma che appartiene al dna del lavoro editoriale , ma la sua posizione resta ferma: la responsabilit ultimadeveesseredichiconosceveramenteilprodotto e il marketing deve rimanere un servizio. E un altro quesito sinsinua fra questi ricordi,coniltoccodiscretomadecisodichibussialla coscienza deglieditori, l dove si potrebbe addirittura usare, sottovoce per carit, lespressioneeticadellacultura:checosasignifica,oggi,ladesuetaparoladivulgazione?IlVioloformatosiallascuoladiEnzoPaci,inunaMilano del secondo dopoguerra intrisa di senso civile,non hasolo il merito di averci consegnato queste memorie"civili" e professionali. Forse varrebbe la pena, dopo tanti cambiamenti, di riparlare deiproblemi che pone. Non ultimo quello della qualit del prodotto. Nel caso ci ricordassimo dei lettori.
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Evaldo Violo, Ah, la vecchia Bur a cura di Marco Vitale, Unicopli, Milano pagg. 186, 14,00.

n. 262

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

Il Sole 24 Ore

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Artelibro, il primo Sherlock Holmes a 62.000 euro


A Study in Scarlet, pubblicato da Ward, Lock & Co nel 1888 a Londra, rara prima edizione del celeberrimo romanzo che segna lesordio del detective creato da Conan Doyle sar tra i protagonisti delle esposizioni bibliofile di Artelibro, che chiude oggi a Bologna. Lo mette in vendita la libreria Arion. Le illustrazioni (foto) del libro vennero realizzate dal padre dellautore, Charles Altamont Doyle (1832-1893)

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biblioteche restituite

La Tommasi risorge a LAquila


di Carlo De Matteis

uno dei simboli culturali del territorio, che rinasce nellAquila del dopo-terremoto, a due anni e mezzo di distanza dallevento che lha semidistrutta: riapre finalmente la Biblioteca Provinciale intitolata dal 1883, ancora egli vivente, al medico abruzzese Salvatore Tommasi, tra i pi significativi rappresentanti del positivismo italiano, partecipe dei moti del 1848 e quindi incarcerato ed esiliato a Torino, per una singolare coincidenza in quello stesso anno in cui la biblioteca veniva istituita per iniziativa dellIntendente della Provincia Mariano dAyala, nel breve periodo di liberalizzazione seguito alla concessione della costituzione da parte di Ferdinando II di Borbone. Inglobati quale primo fondo i volumi del Regio Liceo, la Biblioteca ebbe vita piuttosto stentata

per vari decenni, decollando decisamente, dopo aver nel 1872 ottenuto una completa autonomia gestionale, solo a partire dagli anni Ottanta, quando consistenti donazioni private, tra quella dello stesso Tommasi, nonch consistenti fondi conventuali provenienti dalle congregazioni religiose soppresse, ne vennero progressivamente arricchendo il patrimonio librario, facendone, secondo un bibliotecario del secolo scorso, Ettore Moschino, dopo quella di Napoli, la pi ricca e significativa biblioteca dellantico Regno napoletano. Collocata nellesteso complesso edilizio dagli ampi portici appena realizzato nel centro storico della citt nel penultimo decennio del secolo con labbattimento del primitivo convento francescano, prospiciente lantica piazza di S. Francesco chiamata poi del Palazzo, la Biblioteca venuta abbellendo e ampliando sempre pi gli spazi interni, tra cui merita di essere citato il centrale salone di lettura dal raffinato arredo ligneo con scaffalatu-

online la fotogallery | La sala della biblioteca con le rovine del terremoto. Sul nostro sito le immagini della ristrutturazione

re e balaustra in alto percorribile lungo lintero perimetro. Agli inizi di questo secolo, prima del terremoto, la Biblioteca Tommasi era giunta a possedere, tra volumi e documenti, 260.000 pezzi, 50.000 dei quali costituenti il Fondo antico, comprendente circa mille manoscritti a partire dal XV secolo, 140 incunaboli tra cui alcune delle prime stampe edite allAquila dallo stampatore tedesco allievo di Gutemberg Adam Rotwill, approdato nella citt nel 1482, 3.500 cinquecentine, comprendenti esemplari assai rari, 20.000 edizioni del XVII e XVIII secolo e infine una trentina di imponenti corali del Quattro-Cinquecento, corredati di splendide miniature. Una parte di questo prezioso materiale aveva trovato di recente collocazione in una sede distaccata situata nellex complesso conventuale di S. Maria di Collemaggio, entro ariose sale dallincantevole vista convenientemente restaurate. Ai titoli menzionati occorre aggiungere unopera di particolare rilievo, i 54 volumi autografi (donati nel 1883 dai marchesi Giulio e Giovanni Dragonetti, figli del patriota Luigi) che lo storico settecentesco aquilano Anton Ludovico Antinori, collaboratore del Muratori nelledizione del VI tomo delle Antiquitates Italicae Medii Aevi interamente dedicato agli scritto-

Il ruolo decisivo di Fondazione Telecom


Linaugurazione della nuova sede della biblioteca provinciale si terr allAquila, (localit Bazzano, via Niccol Copernico), domani alle ore 11.30. Lintervento della Fondazione Telecom consiste nella restituzione alla citt della biblioteca, ma, soprattutto, in un nuovo progetto tecnologico che ne fanno un gioiello. La nuova biblioteca completamente informatizzata ed dotata delle migliori infrastrutture di rete, di postazioni multimediali, tablet e ebook reader per la lettura dei quotidiani, un portale web completamente rinnovato. Unarea sar dotata di scanner planetario a luce fredda per la digitalizzazione: si parte con lopera manoscritta di Anton Ludovico Antinori. Una ristrutturazione, spiega Joaqun Navarro-Valls, presidente di Fondazione Telecom Italia, in linea con i nostri obiettivi: lutilizzo delle tecnologie come strumento per la valorizzazione del patrimonio storico-artistico e per la ridefinizione degli spazi sociali e culturali.

ri medievali aquilani, venne redigendo nel corso della sua vita: miniera insostituibile di fonti, di cui molte non pi reperibili, e informazioni per lo studio della storia dellAquila e dellAbruzzo dallet romana fino al XVIII secolo. Strappata al suo naturale centro storico, la Biblioteca Provinciale Tommasi, col suo patrimonio prezioso custodito a lungo in sale accoglienti e raccolte, luogo di memorie dei tanti, tra studiosi e studenti, che le hanno frequentate, si trova ora di fronte allarduo compito di recuperare i suoi tradizionali fruitori sparsi nei luoghi pi disparati, per tornare a esercitare quella funzione di promozione culturale e di aggregazione sociale per tanto tempo adempiuta: occorre, in definitiva, inventarle un futuro non indegno del suo passato. Lintervento meritorio della Fondazione Telecom Italia pu servire a tal fine e far s che questa prestigiosa istituzione culturale riprenda una nuova vita, occorre almeno sperarlo, dalle inedite ma suggestive prospettive, tessera insostituibile di quel frantumato mosaico che ancora la citt e che a fatica, con esasperante lentezza, la comunit e le istituzioni stanno provando a ricomporre.
Universit dellAquila
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biblioteche dautore

fondo manoscritti in mostra

Esperto a buon diritto


Il giurista e bibliofilo Oliviero Diliberto apre la sua collezione agli studiosi. Spiccano i testi sulle XII Tavole, rari e preziosi codici
di Stefano Salis

oi dicecheunodiventabibliofilo.OlivieroDiliberto,exministrodellaGiustizia, oggi docente di Istituzioni di Diritto romano alla Sapienza di Roma (ma tra i pi giovani vincitori di concorso delluniversit italiana: a 29 anni era associato a Cagliari), e, insomma, il politico e comunista di lungo corso che tutti conoscono, , per chi frequenta il mondo delle librerie antiquarie, della rarit tipografica o di legatura, uno dei pinotiecompetentiprotagonistidellabibliofilia italiana. Pedigree affinato e completato non solo bazzicando mercatini, compulsando cataloghidi librerie, frequentando quella strana gena di bizzarri e, spesso, malmostosi personaggichesonoi"bibliofolli",madivenendone una sorta di capo carismatico da quando ha presoa scrivere di bibliofilia,conuna precisione non seconda alla felicitdi penna. E valga la pena ricordare la sua Biblioteca stregata (Robin), dedicata alle vicende dei libri dello storico Theodor Mommsen e alle loro tracce in Italia, il giro per librerie antiquarie dItalia dei Libronauti (Aliberti) o, pi recentemente, la caparbia ricerca di tutti i pezzi della prima Bur in Nostalgia del grigio (Biblohaus), o, ancora, gli interventisparsiperlabenemeritarivistaonline Cantieri (www.biblohaus.it), "sorvegliata" da Massimo Gatta. Eppure, se gli si chiede conto della sua passione per i libri passione vera: e non cos comune come si crede tra i bibliofili , Oliviero Diliberto tira in ballo il nonno, Romolo Reale. Disegnatore dimappe alcatasto spiegasornione ma anche illustratore e miniatore di pergamene e oggetti cartacei vari: edizioni doccasione, libelli matrimoniali, robe di questo genere. Si trovato immerso in un mondo fatto di libri fin dallinfanzia, sapendo, in fondo, che non ne sarebbe mai uscito, n voluto uscire. Studente di diritto, dialoga con EdoardoVolterraeDomenicoMaffei:lointroduconoalmondo deiprofessionistideldirittoedella bibliofilia. E, ora, dopo 20 mila volumi rac-

la casa dei libri Oliviero Diliberto compulsa uno dei libri della sua biblioteca (1); una raccola ri preziosi edizioni cinquecentesche della Legge delle XII tavole (tra cui anche il rarissimo Aymar) (2); uno dei libri provenienti dalla biblioteca di Theodor Mommsen, a cui Oliviero Diliberto ha dedicato un libro (3); uno scorcio della casa adibita a biblioteca. Contiene circa 20 mila volumi (4) (Fotografie di Basso Cannarsa)

Pavia svela scritti e segreti


di Matteo Motolese
a prima cosa che colpisce il giallo su cui scritto Pirelli. E poi lo slogan accanto a due pneumatici bluchedice:"Anteo" "Sigilloverde".I giganti dialtaresa chilometrica.Colpisce perch lintestazione di un foglio in cui sono annotati un paio di versi a matita: Tardi, anche tu li hai uditi / quei passi che salivano alla morte. Pi in basso, dopo un po di spazio, altri versi: LItalia, una sterminata domenica. / Le motorette portano lestate. E ancora: Sfreccia vano lultimo pallone / e si perde; ma gi / sfavilla la ruota vittoriosa. Sono frammenti di una poesia che Vittorio Sereni, tra i massimi poeti del nostro Novecento, annota mentre impiegato alla Pirelli come direttore dellufficio stampa (ci lavor dal 1952, per sei anni). Nella versione finale, la poesia bellissima avr il titolo Nel sonno. Il foglio intestato Pirelli uno dei pezzi meno pregiatidella mostra organizzata dal Centrosullatradizionemanoscrittadiautori moderni e contemporanei dellUniversit di Pavia: un racconto degli ultimi centocinquantanni dellastoria italianaattraverso gli originali degli scrittori dellOtto-Novecento. Ma, a guardarlo oggi, sembra contare anche pi della lettera di Foscolo a Silvio Pellico. Pi del Manifesto di Fiume firmato Gabriele dAnnunzio. Pi dellautografo del discorso di Ungaretti che ritorna sul suo Carso, negli anni Sessanta, e rivede quella pietraia... infida a chi, tra lincrocio fittodelmiagoliodellepallottole,lattraversava smarrito nella notte, ormai coperta di fogliame. Tutti pezzi della nostra storia che abbiamo alle spalle, senza rimpianti. Non cos quelfogliettodi bloc-notesintestatoPirelli. Che arriva direttamente dagli anni della ricostruzione, della ripartenza, dellinnesco delboom economico, lItaliamigliore. Anni in cui la Pirelli investiva sulla cultura dei propri dipendenti organizzando mostre, concerti, e finanziava una rivista Pirelli. Rivista di informazione e di tecnica affidata(anche)alladirezionediLeonardoSinisgalli, poeta. Ci scrivevano Quasimodo, Buzzati, molti altri. Gli incroci tra letteratura e industria erano frequenti al tempo. Daltronde lo si dimenticaspessoquasi tuttiigrandiscrittori del nostro Novecento hanno conosciuto in qualche modo le fabbriche: Svevo, nella

colti, tutti rigorosamente per un motivo (questo fa un vero collezionista: non compra perch pu,maperch sa cosastacomprando),restituisce questa passione. Diliberto, infatti, ha appena ristrutturato un seminterrato dalle parti di casa sua a Roma (quartiere Prati), secondo gli standard bibliotecari, e lo apre alla comunit, dei bibliofili e degli studiosi soprattutto. La mia biblioteca incentrata sul diritto. Nonlapigrandeesistente,etichettachecredosipossaattribuire,invece,aquelladiDomenicoMaffei.Mahopezziunicisullemiespecifiche materie.... Che poi sarebbe, Diliberto, il politicocomunistaecceteraeccetera,semplicemente, uno dei massimi esperti di codificazione tanto che il Governo cinese lo ha "assunto" come consulente per i codici che sta varandoinquestiannie forseilmassimo almondo per quanto riguarda la Legge delle XII tavole, il monumento legislativo fondamentale del dirittoromano.Perilsettore,Dilibertounautorit, conferma avuta di recente da Michael Crawford, altro luminare, che ha accettato le sue intuizioni. Libri e interventi tecnici (i titoli suonanoqualcosacome Umanesimo giuridicoantiquario epalingenesi delle XIItavole )chehanno spostato leconoscenze scientificheintorno al tema. Per questo, nella sua biblioteca, il pezzo pi pregiato una cinquecentina. Forse la prima storia del diritto mai scritta, da Aymar du Rivail.Sene conosconotre copiedellaprimaedizione (1515): una allaBnf di Parigi, una allaBritish Library di Londra. Una a casa di Diliberto. Epoilappendicealcodiceteodosianodelgesu-

ita Sirmond (1631: le costituzioni imperiali, a lungocredutefalse),ottenuta grazieaunregalo di un collega. Sempre in tema di regali, ecco unedizione delle XII tavole del giurista Ragusa (primi del Novecento, rarissima) donata a Diliberto da un amico libraio. Gli antiquari, del resto, li conosce bene: sa cosa offrono, ha lo storicodei prezzi, valuta cosa passail mercato. una specie di Sherlock Holmes da biblioteca e, non a caso, un conandoyliano esperto come Enrico Solito ha scritto, nel 2004, un apocrifo sherlockiano. Titolo: Lenigma delle XII tavole . Non c bisogno di dire sulla falsariga di chi esemplato il protagonista solutore dellenigma. La biblioteca, comunque, non si esaurisce coldiritto.Dilibertohai suoibravi pezzida esibizione (per dire: le due edizioni manzoniane, ventisettana e quarantana), o una curiosa sezione dedicata ai libri sui gladiatori, una sulla rivoluzionefrancese (pezzirari:un Atlante della rivoluzione di Thiers pescato a Lisbona), e unagustosa (per noi comuni bibliofili)dedicata ai "libri che parlano di libri". dai libri, in fondo, che Diliberto trae ispirazione. Ora sta scrivendo una biografia di Celio Calcagnini, giurista ferrarese del Cinquecento e autore di Opera aliquot (Basilea1544), incuianticipavale tesi che avrebbero reso immortale Copernico. Diliberto, che ovviamente possiede lopera, ne ha tracciato un profilo per il Dizionario dei giuristi, di prossima uscita. Il diritto qui si mischia ad altro, in questo caso nientemeno che allastronomia. Complici sempre questi fatati materiali di carta nei quali vite, passioni, cielo e terra, uomini e sogni convivono senza soluzione di continuit.
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sua ditta di vernici; Gadda, come ingegnere; Levi, come chimico. Poi cera Paolo Volponi, che ebbe una carrieradi alto dirigente alla Olivetti. Gi,lOlivetti.Inmostracunafoto diOttieroOttiericonallespallelacatenadimontaggiodellostabilimentodiPozzuoli(apochimetridalla macchinada scrivere Olivetti,quellavera,diMontale).Lavoravaallufficio del personale, Ottieri. C anche il diario di quel periodo, in cui si hanno pagine (inedite)comequesta:spaventosalusuradegli uomini in una grande industria moderna (almeno come la si vede dallUfficio Personale). il materiale umano che si consumaconglianni,talqualeilmaterialemeccanico.Cosesigelacontinuitdellaproduzione.Daunlatostaquestamorte dituttiigiorni; dallaltro lo sguardo lungimirante delle Direzioni,iloroprogrammialungascadenza, che prevedono e divorano il tempo. Lo scriveva mentre lavorava al suo romanzo Donnarummaallassalto,primoesempiosignificativo del filone industriale della nostra letteratura. Nella mostra pavese c unadellestesure,conprovedi titoloeannotazioni. Si legge, tra laltro, lindicazione a s stesso di cambiare tutti i nomi propri veri, compresi Eternit e Rotary. (Togliere leternit, allora, era una questione di stile). Laltrafacciadelboomnon erasololusura degli uomini ma anche la corrosione del paesaggio,laconsegnadellItaliaaipalazzinari. Chilometri di costa mangiati dal cemento.ItaloCalvino,sanremese, dedic alla deriva di quegli anni un lungo racconto intitolato, senza ambiguit, La speculazione edilizia. A Pavia hanno lautografo, pieno di cancellature e ripensamenti. datato 25 aprile 1956. La febbre del cemento si legger nella versione definitiva sera impadronita della Riviera: l vedevi il palazzo gi abitato, con le cassette dei gerani tutti uguali ai balconi, qua il caseggiato appena finito, coi vetri segnati da serpenti di gesso, che attendeva le famigliole lombarde smaniosedeibagni.LItaliacheabbiamointorno cominciava allora.
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Raccontare lItalia unita. Le carte del Fondo Manoscritti. Mostra e catalogo a cura di Maria Antonietta Grignani con la collaborazione di Gianfranca Lavezzi, Giuseppe Polimeni, Nicoletta Trotta, Mirko Volpi. Allestimento di Enrico Valeriani. Pavia, fino al 4 novembre 2011, Universit di Pavia, Aula del disegno. Catalogo Interlinea Edizioni

stampato a brescia

Il raro incunabolo ritrovato


di Giancarlo Petrella

nche i libri, come gli uomini, fanno talvolta perdere le proprie tracce. Scompaiono allimprovviso, per poiriaffiorarealtrettantoinaspettatamente, come i fiumi della tradizione carsica. questalavicenda,solorecentementeconclusasidopounsilenziocheperduravadal1925, di unesileincunabolodisolequattrocartefirma-

to, ma non datato, al colophon: Impresso in BressapermeserepreBaptistaFarfengo. (nella foto). Tramanda un cantare cavalleresco di una cinquantina di ottave noto col titolo La venutadel re diFranza inItalia.Quantoallannodi stampa, assente, gli eventi narrati, ossia la discesa di Carlo VIII in Italia e il suo precipitoso ritorno in Francia dopo la sconfitta di Fornovo nelluglio1495, nonconsentonodiarretrareoltretaledata,spingendoledizioneversogliultimiannidiattivitdeltipografobrescianoBattistaFarfengo (1489-1500), lecuiultimeedizioni datatenote risalgono al dicembre 1500.

Lesemplarepuragionevolmenteconsiderarsi lunica copia oggi sopravvissuta di quelledizione (la seconda a suo tempo nota, conservata presso la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, and distrutta nel corso della Seconda Guerra Mondiale). E ci acuisce il fascino della riscoperta della Venuta del re di Franza, data finora perduta dai principali repertori bibliografici. Lultima segnalazione risaliva al 1925, quando lincunabolo apparve in una deliziosa collezione riunita dallantiquario Tammaro De Marinis col titolo di Anciens livres figures italiens. Poi pi nulla, neppure

seguendo i destini della collezione di Vittorio Cini che pure acquist molto, e bene, dal De Marinis. La Venuta del re di Franza rimasta irreperibile per unottantina danni fino a uninaspettata quanto fugace comparsa in unasta di Sothebys del 2002. Rimasta invenduta, fin nuovamente colleclissarsi. Ora la plaquettetornaadaffacciarsisulmercatoantiquario italiano (la possiede la libreria milanese Chartaphilus) offrendo cos loccasione per studiare pi da vicino un piccolo gioiello delleditoria rinascimentale, frutto di squisita sensibilit estetica e tipografica. Un appunto a matita al primo foglio di guardia conferma che lesemplare appartenne a De Marinis e fu da questi venduto a un anonimo collezionista italiano nel dicembre 1951. Quello che oggi unraffinatissimopezzoperbibliofili,erainoriginepressappocounistantbookdifacilesmercio, stampato in pochi giorni di lavoro e offer-

todalFarfengoaunpubblicodiartigiani,mercanti e semiletterati desiderosi di leggere o ascoltare le recenti vicende belliche. Larma dellillustrazione veniva perci incontro a chi fosse poco pratico del volgare e seguisse piuttosto il cantare letto da altri con laiuto di un corpus qui persino esagerato di silografie. Un re in tronocircondato da armigeri e cortigiani, probabilmente a raffigurare il consiglio di guerra di Carlo VIII, adorna la prima pagina; a testo le ottave sono intercalate ad altre tre scenedibattaglia,pergiungereinchiusura,alversodellultimacarta,aunasilografiaapienapagina di gusto mantegnesco che raffigura due imponenti cavalieri a capo scoperto e coronati, reggenti due vessilli crocesignati sulla cui identificazione la tradizione si divide: i santi patroni Faustino e Giovita o piuttosto due capi delletruppe della Lega antifrancese?
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Il Sole 24 Ore

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

n. 262

Darwin nella collana Beautiful minds con il Sole 24 Ore

Scienza e filosofia
neuroscienze

Tuttora avversato e sbeffeggiato dai fondamentalisti, Darwin il giovane inglese geniale e di immense vedute che partito su una nave, ha saputo vedere quello che era sotto i nostri occhi ma nessuno aveva visto. Da venerd 30 settembre al prezzo di 9,90 in edicola Charles Darwin. Luomo: evoluzione di un progetto? di Edoardo Boncinelli

OLYCOM

italia in panne
considerare segno di coscienza residua lattivit spontanea o provocata di piccole aree corticali, quando indiscusso che la coscienza richiede lattivit di gran parte della corteccia. E qui nasce il dubbio su quel che egli intenda per coscienza. Il titolo del libro Self comes to Mind (Lio arriva alla mente) la sintesi della idee di Damasio, che, per la loro oscurit, non sono facili da riassumere. Il primo passo del cervello sulla via della coscienza sarebbe la mente inconscia, risultato dellaggregazione di mappe corticali flessibili diffuse in tutto il cervello. Che cosa sintenda con mind non chiaro, perch gli aggregati delle mappe sarebbero cose ed eventi estranei collocati fuori dal cervello [...] e a questo stadio ancora totalmente inconsci. Lunica interpretazione possibile che la mente inconscia, primo passo dei meccanismi del cervello verso la coscienza, sarebbe linsieme di ci che si percepisce, prima che sia percepito. Il cervello crea lIo (Self), di cui Damasio riprendendo in parte William James descrive tre stadi e che considera essenzialmente costituito dai qualia (senso di piacere, dolore, il senso dellesperienza eccetera). Quando lIo, che non un nucleo del cervello, ma un processo nervoso, si aggiunge (is added) al processo fino allora inconscio della mente, nasce la coscienza, che uno stato della mente in cui c la conoscenza di s stessi e dellambiente. Quanto ci sia darbitrario in questo modello della coscienza evidente se si considera che, se la coscienza nasce dallincontro dellIo con la mente, lIo fino a quel momento deve essere un meccanismo inconscio. LIo per, per Damasio, linsieme dei qualia, che sono parte dei meccanismi nervosi dellesperienza del mondo esterno e di s stessi, cio parte essenziale della coscienza. Pagine non prive dinteresse su descrizioni fenomenologiche dei qualia , del feeling delle emozioni, della memoria si alternano a modelli speculativi deventi per i quali lapproccio naturalistico sarebbe indispensabile. Il libro di Damasio la conferma che le riflessioni sulla coscienza senza riferimenti ai correlati nervosi sono costruzioni spesso lussureggianti, ma che non spiegano nulla. ajb@bluewin.ch
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Dove nasce la coscienza


Antonio Damasio rilancia limportanza primaria del tronco encefalitico nel cammino della mente verso lio. Un approccio ricco di suggestioni non sempre ben corroborate
di Arnaldo Benini
n un saggio del 1921 il filosofo Nicolai Hartmann sostenne che il rapporto mente-cervello destinato a diventare il destino della ragione, perch essa, pur non essendo in grado di capirlo, non pu ignorarlo. Chi se ne occupa disse Hartmann pu contribuire a chiarire il dilemma o a renderlo ancora pi confuso. Losservazione vale per tutta la letteratura sul tema. Dopo molti e riveriti saggi di neurofilosofia e monografie sulla mente, Damasio affronta laspetto pi complesso del rapporto mente-cervello, e cio la coscienza. Il filosofo John Searle lo ha ringraziato per avergli chiarito in unemail quel che voleva dire. Pur apprezzando il libro, pensa per che non sia sulla buona strada. Neanche la recensione-saggio di Searle (New York Review of Books, 9 giugno 2011) aiuta a capire il lavoro di Damasio. Un lettore della rivista (29 settembre 2011) chiede ai due autori che senso abbia occuparsi con tanto accanimento di un problema insolubile. La ricerca naturalistica ha trovato aree della corteccia attive nelle attivit di mente e coscienza, delle quali, entro certi limiti, si conoscono le attivit elettro-chimi-

Prontuario per evitare linganno


di Remo Bodei
ra i tanti libri che sinterrogano sul visibile declino dellItalia, proprio mentre festeggia i centocinquantanni della sua unit, il volume di Carlo Donolo si caratterizza per il taglio originale con cui affronta problemi e possibili soluzioni. La crisi che si attraversa per lui, nello stesso tempo, cognitiva e normativa. Da un lato, infatti, essa dovuta alla minore capacit di riconoscere le cose per quello che sono, al ritorno dellignoranza e, soprattutto,allatendenzadellamaggiorpartedeicittadiniallingannoeallauto-inganno, che si manifestano nelle immagini deformate di se stessi e della realt: Ciascuno vede e stravede anzi, non in funzione, ma certamente a seconda dei propri interessi.Quindi gliinteressiparticolaricontano molto, ma ciascuno ne d una rappresentazione di comodo: levasore dice che lo fanno tutti; le categorie a rischio fiscale concedono solo lesistenza di poche mele marce, contro levidenza statistica; labitante di casa abusiva crede (qui si tratta di fede) che la casa condonata sanata, cio anche "sicura", molto sorpreso che non siavero,e sisorprende selosi contesta,ma cipensalanaturaadarglitorto.Taleautoinganno fornisce a molti lalibi per godere diprivilegiepiccoleo grandi renditedi posizione (e questo vale specialmente, si sostiene, per un ceto medio "plebeizzato", impauritoedispostoacredereallemenzogne consolatorie di una classe dirigente inetta e, a sua volta, disorientata e illusa). Considerata dalla complementare ottica normativa, la crisi provocata invece dal mancato rispetto delle regole pi elementari, dalla consumazione del territorio, dallo sperpero delle risorse e dallerosione profonda delle basi etiche della convivenza. I mali dellItalia, elencati e analiticamente esaminati, sono sotto gli occhi di tutti. I danni sono stati fatti e il recupero di un futuro migliore sar pertanto estremamente arduo, sebbene non impossibile. Donolo consapevole delle immani difficolt che si incontrano nel trovare vie duscita da una situazione compromessa a causa di un sistema politico sfilacciato e di una societ che hanno, insieme, dilapidato sia i beni collettivi (ambiente, patrimonio culturale e civile), sia i beni pubblici (certezza del diritto e sicurezza). Tra gli ostacoli al risanamento della situazione italiana, viene segnalata la presenza di soggetti incapacitati, vale a dire privi di quelle capabilities , indicate da Amartya Sen, che consistono, in questo caso, nellapprendere a procurarsi un numero maggiore di alternative mediante laccrescimento delle conoscenze, delle informazioni e del saper fare. Il cambiamento dovrebbe incanalarsi in spazi del possibile grazie alla formazione di una cittadinanza attiva e allentrataa pienotitolodellItalianellacontemporaneit: La mossa strategica quella di puntare su una rapida e concentrata transizione verso una "societ dellaconoscenza", fondata su grandi investimenti in innovazione scientifica e tecnologica, sulla diffusione dei saperi e delle competenze tecniche, maanche dellinformazione per le scelte collettive e, in generale, sulla crescita molto marcata dei livelli di scolarizzazione della popolazione. Questa societ della conoscenza non pu esistere senza unampia piattaforma sociale di diffuse e solide capacitazioni di massa, senza agganciarsi alla parallela transizione ecologica (mettendo in questione luso delle fonti energetiche, delle materie prime e del territorio e vagliando la sostenibilit dei processi di trasformazione) e senza la netta presa di coscienza del fatto che la democrazia del futuro sar certamente molto diversa da quella attuale: pi telematica, pi partecipata e deliberativa, con un ruolo molto pi grande per i saperi, le competenze e le conoscenze nelle politiche. Se i nostri concittadini riusciranno ad aggregare quelle forze disperse e latenti che esistono nella societ e nello Stato (un patrimonio "sperduto" di intelligenze, di competenze e di energie morali), lItalia potr tenere il passo, nelcontesto globale, con i Paesi pi avanzati e non scivolare sulla china di un declino annunciato. Questi dati e queste previsioni vengono da chi, come Donolo, abituato a studiarli come docente di Sistemi sociali complessi alla facolt di Scienze statistiche dellUniversit di Roma La sapienza. Speriamo quindi, davvero, che "noi ce la facciamo"...
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che. La metodologia della ricerca, che cerca di capire se e in che misura la correlazione fra eventi mentali e aree cerebrali attive causale, ben strutturata, e i protocolli che accompagnano le comunicazioni sono dettagliati ed esaurienti. La ricerca punta alla conoscenza delle connessioni fra le aree corticali e sottocorticali, alla plasticit della corteccia a seconda delle esperienze, al ruolo dei geni e della distribuzione causale dei neuroni, alle conseguenze dellinvecchiamento sui processi cognitivi. La scoperta della sincronizzazione delle cellule di reti neurali geneticamente omogenee nei processi della coscienza stata, ad esempio, fondamentale per capire la formazione e il funzionamento delle mappe neuronali. La coscienza gli scienziati lo sanno percepisce s stessa senza potersi capire o spiegare, perch il cervello a un tempo il soggetto che studia e loggetto studiato. Damasio vede invece nellattenzione quasi esclusiva ai meccanismi nervosi di talamo e corteccia a scapito del tronco encefalico una delle cause della mancata comprensione della natura della coscienza. In realt gi dagli anni 50, quando si sco-

in california | Damasio ha fondato nel 2006 il Brain and Creativity Institute dell UCS

pr la sostanza reticolare, noto il ruolo chiave del tronco encefalico nella vigilanza, condizione indispensabile, ma non sufficiente, per la coscienza. La persona in stato vegetativo permanente, ad esempio, nella quale il tronco encefalico funziona e la corteccia no, vigile ma non cosciente. Per sostenere che il tronco encefalico produce quantomeno un barlume di coscienza, Da-

masio descrive la condizione degli idroanencefalici, cio di nati privi di corteccia, senza che si capisca in che cosa essi siano diversi da persone in stato vegetativo. Egli ritiene che lo stato vegetativo sarebbe pi blando (milder) del coma, mentre, in realt, in entrambe le condizioni la coscienza non c perch la corteccia ha cessato di funzionare. Damasio incorre nellerrore di

Antonio Damasio, Self Comes to Mind. Constructing the Conscious Brain, Heinemann, London, pagg.368, 25,00

filosofia politica

Se la democrazia diventa tirannide


CORBIS

di Sebastiano Maffettone

epenser la dmocratie un libro di autorivari che fa seguito a un progettointernazionaledirettoecoordinato da Yves Charles Zarka, un assai noto teorico della politica francese. Il contenuto del volume quello esplicitamente e genericamente indicato dal titolo francese che non ha bisogno di traduzione. Pregi e difettisonoquelliditutteleoperesimili:lodevoli sistematicit e rigore corrispondono a una certa prevedibilit dei singoli pezzi che compongonolarmoniosoquadrocomplessivo.Vaanchedettoche,nelcasoinquestione,i menzionati pregi superano di gran lunga qualchepiccolodifetto(peresempio,qualche ripetizionedi troppo). Lintero volume diviso in sette parti, affidateadiversiautori:lademocraziainquestione(question,recitailfrancese),lalegittimitdemocratica,la contestazione indemocrazia,causedeiconflittieragionidellaviolenza, lo spazio pubblico e la privatizzazione della violenza,democraziaeautoritpubblicheindipendenti, la democrazia altrove. Lequilibriodeglispazitraivariautoribenconservato nellarco dellopera, e tra gli autori spiccano ottimo esempio di collaborazione internazionale autori italiani di prestigio quali FrancescoSaverioTrinciaautorediduearticoli,dicuiunodiscutecoraggiosamentedella democraziainItaliaGianfrancoBorrelli,MichelaMarzanoe Stefano Petrucciani. Il volume parte dalla crisi della democrazia chetutti esperiamo e se vogliamo usare lespressionedi Bobbio dallesuepromesse mancate. La democrazia di oggi anche

causalimperversaredinuovi mediatecnologici rischiasemprepidisomigliareaquello che dovrebbe essere il suo opposto, la tirannide. Un regime di servitude, come diceZarkanellasuaintroduzione,dietrolangolo.Questaminacciaimponeunesamedellasferapubblicaalgiornodoggiedellaseparazionedeipoteripervedere inchemodoassicurano un effettivo governo del popolo, cio una democrazia. Da francese, Zarka non pu che prendere le mosse dalluniversalit dei principi che dovrebbero guidare il camminoimperviodellademocrazia.Cancoraunarealtchecorrispondaaquestiprincipi,acominciaredaquellopifondamentale, se mi si permette lespressione, cio la sovranit popolare. Lindagine su ripensare la democrazia a partire dalle sue fondamenta inizia da tre questioni: lalegittimit, la contestazionee la riformadello Stato. Se, in questa ottica, Boudon si interroga sulla attualit del concetto classico di democrazia, Trincia (nel primo deisuoiinterventi)insistesulpopulismo.Petrucciani, invece, preferisce piuttosto che analizzare il fenomeno di una crisi della democrazia che gli appare evidente andare allaricerca dellecause, primatra tuttelacrisi di fiducia nei confronti della democrazia stessa. In conclusione, di un volume lungo, complesso e articolato come questo non si pudiremoltodipichenoncherappresenti una guida utile a una questione complessa. Proprio per ci chi voglia saperne di pi dovrebbe prendersi la briga di leggerlo.
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Yves Charles Zarka (a cura di), Repenser la dmocratie, Armand Colin, Paris Sorbonne, pagg. 616, 35,00

Carlo Donolo, Italia sperduta. La sindrome del declino e le chiavi per uscirne, Roma, Donzelli, pagg. 176, 18,00

n. 262

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

Il Sole 24 Ore

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Al Bergamoscienza si celebrano i Nobel italiani


Comincia il 1 ottobre Bergamoscienza, la rassegna di divulgazione scientifica arrivata alla IX edizione. Questanno oltre ad ospitare i premi Nobel per la medicina Barry James Marshall e R. Timothy Hunt, la rassegna celebrer i 12 Premi Nobel italiani in occasione del 150 anniversario dellUnit dItalia. inoltre prevista la partecipazione dellendocrinologo polacco Janusz Nauman.

Scienza e filosofia
Microbiology Review. Infatti lHelicobacter uno dei patogeni di maggior successo nella specie umana, in alcuni Paesi in via di sviluppo infetta l80% della popolazione, in quelli sviluppati il 40 per cento. Oltretutto non lunico a causare danni nello stomaco, e le ricerche di Barry Marshall hanno consentito di identificare altri patogeni che lacidit non scoraggia affatto. Si userebbe di nuovo come cavia? Me lo chiedono spesso. Se ci fosse una buona domanda scientifica alla quale potrei rispondere solo cos, perch no? Ma oggi mi pare pi efficace invitare altri a partecipare allesperimento e osservare il processo dallesterno. Se lo volesse fare un giovane del suo laboratorio, proverebbe a dissuaderlo. Per mi chiedono spesso di arruolarli tra i volontari. E come risponde? Che vietato ed giusto cos. troppo difficile somministrare qualcosa in doppio cieco a colleghi dello stesso laboratorio e rischia di essere un modo per esercitare una pressione indebita sui giovani. Infine quando

esperimenti cruciali

Ricerca per stomaci forti


Ingerendo una coltura di batteri, Barry Marshall scopr la causa dellulcera gastrica. Ha vinto il Nobel e rilanciato i medici-cavia che con coraggio sperimentano su di s
di Sylvie Coyaud

l festival della scienza di Bergamo, il 1 ottobre interviene Barry Marshall, premio Nobel per la Medicina nel 1995 insieme a Robin Warren, entrambi australiani, per una scoperta fatta grazie a un metodo caduto in disuso, il quale richiede una breve premessa storica (i lettori di stomaco delicato saltino il primo paragrafo, per favore). Lauto-sperimentazione fu applicata per la prima volta con il dovuto rigore scientifico in Sicilia, da Giovanni Battista Grassi. Durante unautopsia, nellintestino del defunto aveva trovato dei nematodi, insieme alle loro uova. Le coltiv in escrementi umidi mentre per nove mesi verificava quotidianamente che non ce ne fossero nei propri. Certo di non esserne infettato, il 20 luglio 1879 prelev cento uova dalla coltura e le inger. Verifiche uguali alle precedenti rivelarono che lesperimento aveva avuto successo e il dottor Grassi si cur con un vermifugo vegetale. Il metodo venne migliorato dal professor Zschokke dellUniversit di Basilea che reclut i propri studenti, met come gruppo di controllo. Nello stesso periodo, allUniversit di Torino Guido Bizzozzero identificava nello stomaco dei cani un batterio a virgola, detto poi Campylobacter pyloridis . Come i vermi e le loro uova, per quasi centanni si pens che provenisse da ci-

bo avariato e fosse in transito: lo stomaco era ritenuto troppo acido per essere colonizzato. Nel 1979, Barry Marshall aveva ventinove anni e si specializzava in gastroenterologia al Real Ospedale di Perth, nel quale affluivano pazienti con ulcere ricorrenti e tumori allo stomaco. In cento visite consecutive, cont 58 pazienti le cui lesioni coincidevano con la concentrazione dei batteri. Possibile che non ne fossero la causa? Con Robin Warren, prov a farli riprodurre in vitro, ma dopo 48 ore il loro numero non cambiava. Stava per rinunciare quando un venerd sera si dimentic di buttar via le colture e al luned ne trov il doppio. Nel 1984 ne aveva abbastanza da infettare 50 maialini. Dopo settimane di endoscopie negative diventavano sempre pi belli e grassi, e purtroppo lo stabulario dellospedale era concepito per topi e ratti, al massimo conigli. Frustrato anche dallincredulit dei colleghi, inger una coltura. Si aspettava di sviluppare unulcera dopo qualche anno e la settimana dopo si alzava di notte per vomitare lanima. Resistette unaltra settimana ai sintomi dellevidente gastrite, ma come nel caso dei maialini lendoscopia fu negativa. Sua moglie minacci comunque di buttarlo fuori di casa, ci mancava solo che infettasse i quattro bambini. Marshall si somministr antibiotici e

La tecnica fu applicata per la prima volta nel 1879 da Giovanni Battista Grassi che coltiv i bacilli trovati nellintestino di un cadavere
losservatore e losservato sono la stessa persona, potrebbe diventare irresistibile la tentazione di modificare i risultati. Comunque ha rilanciato gli auto-esperimenti, sebbene rifiuti di attribuirsene il merito. Nel 2004, per esempio, in una ferita che si era fatta allavambraccio, David Pritchard inseriva nematodi di cui saggiare le propriet immunitarie contro lasma e la febbre da fieno; lanno dopo Bart Knols e Ruurd de Jong smettevano di lavarsi i piedi che, in Kenya, esponevano alle zanzare portatrici della malaria per vedere se erano maggiormente attratte da un odore replicabile in apposite trappole. Avevano ricevuto solo un premio IgNobel per la scienza che fa prima ridere e poi pensare quando, nel luglio scorso, la Fondazione Gates ha dato 775mila dollari a Knols e a un collega kenyota per testare ulteriormente la trappola e progettarne una che costi poco.
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Illustrazione di Guido Scarabottolo

sali di bismuto, guar in pochi giorni e lo raccont in un articolo del 1985. Lauto-esperimento fu ripetuto due anni dopo da Andrea Morris, oggi professore allUniversit della Pennsylvania, che ci mise due mesi a riprendersi. Nel frattempo unanalisi del Dna aveva classificato il patogeno in una famiglia a s, lHelicobacter , della quale si scopro-

no tuttora nuove specie. Lo scetticismo rimase prevalente negli Stati Uniti e in Australia. In Europa, invece decine di gastroenterologi come Giovanni Gasbarrini e Dino Vaira allUniversit di Bologna sperimentarono subito la nuova terapia. Marshall riusc finalmente a infettare il gerbillo della Mongolia, e a verificare lefficacia di test dia-

gnostici meno invasivi dellendoscopia. Ormai i test sono parecchi, e dove sono diffusi lincidenza di ulcere e tumori notevolmente calata. In compenso, le pubblicazioni scientifiche sono passate da una media annua di 200 negli anni Novanta a oltre 1.500, ha scritto Johannes Kusters della clinica universitaria Erasmus di Amsterdam, sulla Clinical

genetica / 1

In Africa gli antipodi dellumanit


di Guido Barbujani

i chiamano !Gubi e G/aqo, e sono due cacciatori seminomadi del Kalahari. Varrebbe la pena di conoscerli anche solo per la singolareortografia dei loro nomi. Il punto esclamativo, lapostrofo e la barretta diagonale indicano infatti consonanti tipiche delle loro lingue, le lingue San. Si chiamano click, si producono facendo schioccare la lingua contro il palato, le guance o i denti. Un tempo si sarebbe detto che !Gubi e G/aqo sono boscimani. Ma le parolesono pietre, e in questo caso pietre molto pesanti. Boscimane, infatti, nelle intenzioni dei primi coloni olandesi dellAfrica meridionale, designava creature non umane: gli uomini della boscaglia: non essendo costoro umani, si poteva ucciderli senza commettere peccato mortale. Ma parole alternative non ci sono: nelle lingue San non c un termine collettivo per indicare s stessi. Si pu solo dire che !Gubi e G/aqo hanno la pelle chiara, gli occhi a mandorla e vivono di caccia e raccolta, mentre le popolazioni bantu intorno a loro hanno pelle scura e tipicamente coltivano la terra. Non conosciamo bene la storia delle migrazioni umane in Africa, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che i bantu sono scesi dal nord qualche migliaio di anni fa, e si sono messi a dissodare le terre su cui gli antenati di !Gubi e G/aqo avevano cacciato per molti millenni. Comunque chiamiamo il loro popolo, !Gubi e G/aqo hanno una caratteristica straordinariamente interessante: sono, a tuttoggi, i due esseri umani geneticamente pi diversi mai studiati. A livello di Dna, la differenza fra loro, che vivono a pochi chilometri di distanza, pi grande di quella fra qualsiasi altra coppia di persone, anche se scelte in due diversi continenti. Lo ha scoperto nel 2010 un gruppo di ricercatori diretto da Stephan Schuster, e lo conferma tutta una serie di studi su altre popolazioni, che ormai vengono pubblicati con cadenza settimanale. Studiare il genoma di qualcuno significa leggere i 6 miliardi e passa nucleotidi del suo Dna e metterli nellordine giusto in modo da ricostruire la successione, cio la sequenza, di questi nucleotidi nei 46 cromoso-

mi. Unoperazione fino a qualche anno fa inconcepibile e che oggi costa meno di 5mila dollari: il progresso tecnologico stato rapidissimo. Meno rapido, e anzi, piuttosto deludente, stato il progresso nella comprensione di questi dati. Agli albori del Progetto Genoma Umano, negli anni Novanta, la speranza era quella di capire meglio (o addirittura capire perfettamente, come promettevano famosi premi Nobel) le basi di tutte le malattie e anche delle differenze individuali non patologiche: perch qualcuno grasso e qualcuno magro, perch a qualcuno laspirina fa bene e a qualcuno no. Si sottovalutava clamorosamente la complessit della materia. Si presumeva, ingenuamente, che ogni malattia sia colpa di uno o pi geni che non funzionano, e il problema fosse solo scovarli. Oggi chiaro invece che le interazioni fra geni, e con lambiente, sono in realt complicatissime. Il solo colore della pelle dipende da almeno settanta geni diversi, che si influenzano a vicenda in maniera intricata, e il cui effetto cambia a seconda dellesposizione ai raggi del sole. Insomma, del cancro, delle malattie cardiocircolatorie, e di quelle neurodegenerative, qualcosa abbiamo capito, ma moltissimo resta ancora da spiegare. In compenso, i costi della ricerca si sono abbassati fulmineamente, e oggi, se uno vuol togliersi la soddisfazione di sapere cosa c nel suo Dna, pu farlo al prezzo di una Vespa Gts (soldi buttati via, a mio modesto parere, e non solo mio: ne ha parlato su questo giornale Lucio Luzzatto il 26 giugno). Ma per capire levoluzione della nostra specie, la grande masse di dati prodotta in questo sforzo una magnifica risorsa. Cos oggi, grazie anche allo studio dei Dna di !Gubi e G/aqo, si sono chiariti molti aspetti della vicenda che ha portato qualche migliaio di nostri antenati a colonizzare tutto il pianeta. Infatti, la grande differenza fra !Gubi e G/aqo dimostra che nel sud dellAfrica c un campionario vastissimo della diversit genetica umana. Con una piccola esagerazione, si pu dire che ogni pezzetto del nostro Dna o tipicamente africano o genericamente umano, cio presente (a volte a frequenze alte, a volte in pochi individui) in tutto il mondo. E questo pu solo voler dire che lumanit si diversificata in Africa, prima che un gruppo di africani trovasse modo di uscire dal continente e di espandersi nel resto del mondo. Adesso, confrontando con gli altri genomi i genomi di !Gubi e G/aqo, si sta cercando di capire in che modo siamo riusciti ad adattarci alla vita in ambienti molto diversi. Ma soprattutto si cercano le tracce dei cambiamenti genetici che hanno accompagnato il passaggio da unalimentazione scarsa alla grande disponibilit di calorie fornite dallagricoltura. Se fra qualche anno saremo in grado di controllare meglio lobesit, e di conseguenza il diabete e le malattie cardiocircolatorie, dovremo ringraziare !Gubi e G/aqo per averci gentilmente fornito il loro Dna.
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genetica / 2

Dagli aborigeni luce sulle migrazioni


Non discendiamo tutti da ununica migrazione duomini che lasci lAfrica decine di migliaia di anni fa: nel genoma degli aborigeni scritta unaltra storia. Sequenziandolo e paragonandolo a quello di europei, africani e asiatici, Morten Rasmussen e altri ricercatori dallImperial College di Londra, dellUniversit di Cambridge e del museo di storia naturale di Copenhagen hanno concluso che circa 70mila anni fa un gruppo di africani intraprese un viaggio solitario che 20mila anni dopo li condusse in Australia. E che gli aborigeni di oggi sarebbero gli eredi di questo antico gruppo di esploratori, mentre gli europei e gli asiatici discenderebbero da movimenti di popolazioni che ebbero luogo solo 24mila anni dopo. Lo studio, pubblicato venerd su Science, ribalta dunque la teoria pi accreditata sulle migrazioni umane allorigine dellattuale popolamento dei continenti, cio quella che sosteneva che tutti gli uomini moderni derivano da un solo gruppo di persone che lasci lAfrica e si diffuse in Europa, Asia e Australia, con i primi australiani discendenti da popoli asiatici che si erano gi separati dagli europei. Invece, il Dna estratto da un ciuffo di capelli che un aborigeno, allinizio del XX secolo, don (i ricercatori usano questa parola gentile) a un antropologo inglese, mostra che quando gli antenati degli aborigeni iniziarono il loro viaggio solitario, gli asiatici e gli europei non si erano ancora differenziati. I contatti tra gli antenati degli asiatici e i discendenti di questi primi esploratori avvennero solo successivamente, e in parte i loro geni si mischiarono. Gli aborigeni discendono dai primi esploratori - ha affermato Eske Willerslev, delluniversit di Copenhagen -. Mentre gli antenati di europei e asiatici se ne stavano stanziali da qualche parte nel Medio Oriente, quelli degli australiani si diffusero rapidamente, attraversando i territori sconosciuti dellAsia per solcare poi loceano e giungere in Australia. Fu un viaggio straordinario, che deve aver richiesto eccezionali doti di sopravvivenza e coraggio. Che gli australiani avessero capacit tecniche superiori a tutti i popoli che in quellepoca remota abitavano il pianeta lo aveva gi sottolineato Jared Diamond in Armi acciaio e malattie, osservando gli utensili di pietra dai bordi affilati e dotati di manico da loro usati 40mila anni fa, i dipinti rupestri e il fatto che avessero costruito le prime barche. Fu poi lambiente inospitale e lisolamento a limitare il loro sviluppo.
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Il Sole 24 Ore

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

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La fine del mondo a Torino Spiritualit


Comincia gioved la settima edizione di Torino Spiritualit intitolata In fine. Vivere sul limite dei tempi. Il festival ospita, nellarco di quattro giorni, il dialogo interculturale per approfondire temi spirituali ed etici attraverso diverse culture e confessioni. Fino al 2 ottobre saranno proposti 86 incontri animati da oltre 110 relatori internazionali, quattro progetti speciali e quattro spettacoli che comprendono arte, musica, teatro, cinema

Religioni e societ
judaica

islamica

Squarciare il velo della xenofobia


MARKA

il libro

di Giovanni Santambrogio

possibile spiegare aileghisti che stanno fraintendendo lIslam? Khaled Fouad Allam,sociologo di origine algerina, loha fatto con pacatezza, efficacia e con particolare sensibilit politica. Leaffermazioni sulle moschee covi di terroristi nonch ipaventati rischi di colonizzazione dellItalia colpiscono limmaginario alla ricerca del consenso (che, nellimmediato, c stato), ma producono sentimenti ambigui e pericolosi nel medio periodo. Ilpregiudizio non porta pivoti elettorali ma genera cultura miope, incapace di cogliere letrasformazioni, digovernarle e quindidipoter costruire e convivere con le nuove situazioni. Malincomprensione culturale non appartiene solo alla Lega. Ilsaggio diKhaled Fouad Allam simuove su tre piani dilettura: lesperienza personale intrecciata daricordi, confronti divita vissuta e ungrande amore per lItalia; lanalisi dello studioso con una profonda conoscenza della cultura islamica nella quale si formato ed cresciuto; la concretezza del cosmopolita e del politico, essendo stato deputato italiano nella XVlegislatura. Il libro tocca ogni aspetto dalla libert religiosa alla figurae ruolo della donna (velo s/no), dal tema della democrazia al multiculturalismo. Maaiutaacapire anche il dibattito interno al mondo islamico su modernit e tradizione. Certo, inOccidente molte sono le questioni aperte dal caso-Turchia alle vie per lintegrazione. Fermarsi aisospetti e alla paura non aiuta.ElEuropa non pu morire aLampedusa.
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Khaled Fouad Allam prova a sciogliere i nodi della diffidenza di chi, come i leghisti, insiste sui pericoli dellintegrazione
di Khaled Fouad Allam

Khaled Fouad Allam, Lislam spiegato ai leghisti, Piemme, Milano pagg. 182, 15,50

l sole dagosto mi acceca dinanzi agli splendidi palazzi della capitale. Il barocco romano mi trascina in un altro mondo, quello dellOccidente. Quel giorno il caldo umido e soffocante. Mia figlia vuole mangiare cibo cinese. Decidiamo di andare verso la stazione Termini dove stato appena aperto un nuovo ristorante cinese. Arrivando nei paraggi del ristorante, una strana sensazione mi attraversa, quasi una visione; in un attimo il quartiere della stazione TerminimisembraununiversosimileallacortedeimiracoliincuinellaParigimedievalegiocolieri,ladriedemarginatisiriunivano,masomiglia anche alla celebre piazza Jama al Fna a Marrakesh, uno spazio definito non da un patrimonio architettonico ma dalla moltitudine eterogenea della gente che lo occupa, girovaghi di tutte le provenienze. In quelmomentola zona dellastazione Termini si sovrappone ai miei ricordi diMarrakesh; entrambe sono attraversate dai mille popoli della Terra, mille lingue e mille culture chesembranodarvita a unmondosenza frontiere; la variet fonetica delle diverse lingue mi sembra tradursi nei canti e nelle melodie che il musicista e compositore ungherese Bela Bartok andava a cercare nellAlgeria degli anni20. Unimmensitdi popoli slavi, india-

paura e diffidenza | Una donna musulmana, il cui velo lascia trasparire solo gli occhi

ni, africani, arabi, asiatici si mescola attorno alla stazione Termini, sulle strade e sui marciapiedi del nuovo universo globale. La moltitudine prende forma ma non acquista un reale contenuto. E in quellattimo penso che capisco i leghisti, semplicemente perch non comprendo pi nulla: Roma sembra unaltra cosa, le frontiere del mondo si sono diluite sui binari delle stazioni dOccidente. Stiamoperarrivarealristorante.Nellacapitale della coda alla vaccinara e degli spaghetti cacio e pepe di cui sono ghiotto, devo andare a mangiare involtini primavera, anatra laccata, riso alla cantonese, pollo al bamb. Tutto mi sembraparadossale,ilciboromanodiventacibo etnico mentre il cibo cinese quello globa-

le,ormaisenzaconfini. Gliinvoltiniprimavera volano da Pechino a Roma. Sono passati oltre due anni da quel giorno di agosto. Era appena terminatoilmiomandatodiparlamentaredella XV legislatura: avevo lavorato sul tema dellintegrazione, soprattutto sul modo di strutturare un islam italiano, ma la vita politicadelPaesedecise altrimenti,eiprogettirimasero negli archivi del Parlamento. Moltecoseaccadderoinseguito.Il14 settembre 2008 fui chiamato a New York da un organismodelleNazioniUniteasvolgereunaconferenza su Democrazia, mondo arabo e dialogo delle civilt; quello stesso giorno leconomia mondiale trem a causa del crollo della banca Lehman Brothers a New York. Sentivo irrazio-

nalmentechenonsitrattavasoltantodiunacrisi economica, ma di qualcosa di pi ampio, che investiva tutti gli elementi su cui le societ si erano costruite almeno a partire dalla Rivoluzione francese; forse una crisi di civilt. Il paradigma del mondo cambiava; e questo cambiamento lo intravedevo nei conflitti che si moltiplicavano e nella complessa questione che lislamsuscitava nel mondo. Osservavo e osservo la crescita esponenziale dei partiti e dei movimenti xenofobi, e nei sondaggi dellopinionepubblicaoccidentalelimmaginenegativadellislamedeimusulmani.UnpoovunqueinEuropa sitendevaesitendeaprivilegiarelaspettodellasicurezzanellagestionepolitica dei fenomeni migratori e dei rapporti fra musulmani e popolazioni autoctone. Si sono moltiplicati gli interventi amministrativo-legislativi sulla questione del velo e del velo integrale (burqa o niqab). Io stesso sono intervenuto sul Sole 24 Ore in favore di un divieto del burqa, ritenendo che lo strumento giuridico possa a volte rappresentare un fattore di emancipazione e persino di innovazione sociale: va ricordato in proposito lintervento delpresidentedellaRepubblicatunisinaHabib Burghiba che promulg, nel 1956, una legge che vietava il regime matrimoniale poligamico. Ma vedevo sia i musulmani pi modernisti sia gli europei smarriti dinanzi alla questione, combattuti tra una visione ideologica del rispettodelleculturealtruielacoesionesocioculturale in una societ sempre pi eterogenea. Il panorama oggi sempre pi sconcertante, e si passa facilmente da un estremo allaltro: il referendum sulle moschee in Svizzera, la difficolt che i musulmani incontrano nellavere un luogo di culto, la paura del terrorismo, una giovent musulmana sempre pi borderline ed esposta alla manipolazione di cattivi maestri che propagano violenza e odio contro lOccidente. Si mescolano a tutto ci la crisi economica, la crisi della costruzione europea, la questione turca (dove inizia e dove finirlEuropa?),un mondo complessoe difficile in cui una violenza diffusa, anche verbale, tende a costruire nuove barriere, una visione alterata del rapporto fra identit e territorio.
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Infinito alfabeto ebraico


di Giulio Busi

ochi minuti per scriverlo, lunghi annipercontemplarlo,unavitaintera per raccontarne una minima parte. Le forme semplici e austere delle sue lettere, dai contorni ben nitidi e sempre staccate le une dalle altre, si possonotracciareconpochitrattidi penna.Mapoi i profili taglienti dellalef e della bet, e delle loro altre venti compagne, si scompongono aloro volta in fisionomie inaspettate.Lalfabeto ebraico sembra semplice, ma non lo . Letteregermoglianoentrolettere,suonispiranoentroaltrisuoni.Dove sembravaesserci posto per una sola consonante ne appaiono altredue, o tre, o quattro, e al posto di una parola balena il suo anagramma, o una sequenza casuale di fonemi . Ma poich nulla purestaresenzasignificatonelrecintodella lingua santa, provando e riprovando anche una successione arbitraria di segni sapr alla fine svelare un messaggio nascosto, uneco sopita della creazione. Del resto, chi vuol scendere negli abissi dellalfabeto deve imparare a non aver fretta. Nel lavorio di contemplazione,decifrazioneepermutazione,rabbiecabbalistihannoinvestitodasempre grandi tesori di tempo. Qualcosadellasapienzaalfabeticagiudaica si pu trovare adesso in un libriccino di PaoloDeBenedetti.Iltestonascedaunintervista radiofonica, e del colloquio mantieneil carattere provvisorio e il piacere delloralit. Ecosdeveessere,giacchsecondolatradizione anche la lettera pi minuta porta in s la traboccante energia dellinconoscibile, che balena per un attimo alla nostra comprensione per poi subito dileguarsi.
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Paolo De Benedetti, Lalfabeto ebraico, a cura di Gabriella Caramore, Morcelliana, Brescia, pagg.104, 10,00

agiografie

Sante, martiri e guerriere


di Gianfranco Ravasi
el 1975 Giovanni Testori pubblicavala Passio Laetitiae etFelicitatis, un romanzo nel quale egli avevaemulsionatotuttigliingredienti e le spezie della sua sigla letteraria e umana:dallamisticaallablasfemia,dalleros visionario alla purezza angelica, dallosceno allascesi, dal peccato alla santit. Pochi, per, avevano sottolineato lammiccamento cheeracontenutoinqueltitolo.Testori,infatti,rimandavaaunodeitestipialtidellagiografia cristiana antica, la Passio Perpetuae et Felicitatis, un racconto composito ove emergonoPerpetua,unamadredi22 anni,chetiene il diario della sua prigionia attorno al 203 a Cartagine, e Felicita, anchessa coniugata, destinateentrambealmartirio.Ecco,chipensa che il cristianesimo delle origini veda come protagonisti solo vescovi, presbiteri, diaconietestimonimaschili,smentitoproprio da queste e da altre pagine che vedono disegnati a tutto tondo tanti profilifemminili. Cos, leggendo il poderoso saggio che una studiosa, Adele Monaci Castagno delluniversit di Torino, ha dedicato proprio allagiografia dei primi secoli cristiani, abbiamo voluto puntare lattenzione alla schiera didonnechesiaffaccianosullascenaadiverso titolo, prima di tutto quello del martirio. Si stracciava, cos, lo stereotipo classico (ma non solo...) della fortezza come emblema mascolino: la parola virtus deriva da vir, cio uomo, dichiarava Cicerone nelle Tusculanae , tirandone le ovvie conseguenze maschiliste in due casi estremi, disprezzare la morte e disprezzare ildolore. Ecco, invece, oltre a Perpetua e Felicita, nella Lettera dei martiri di Lione (siamo nel 177), la figura di Blandina, una schiava bruttina che, per, nel racconto della sua passione viene trasfigurata in unatleta, divenuta libera per la scelta coraggiosa della fedelt allasua fede. Ma altre donne popolano quei secoli tormentati e gloriosi. Pensiamo a Macrina, la cuivitadescrittadalfratello,unodeigiganti della cultura cristiana di Cappadocia, Gregorio di Nissa. , questo, il primo ritratto abbozzato secondo il genere di una lettera a un amico di una santa aristocratica,coltae anchessa atleta invincibile, una madre dopo nostra madre (non si dimentichi che

regina |Radegonda fu ripudiata da Clotario e si rifugi in monastero a curare i lebbrosi

Macrina era sorella di un altro grande Padre cappadoce, Basilio). Anche un personaggio cos rubesto come san Girolamo, il celebre traduttore latino della Bibbia, era circondato da nobildonne che lo seguiranno da Roma fin nelle aspre solitudini del deserto di Giuda,aBetlemme,costituendo unoriginale monastero femminile. Alle romane Lea e Asella,cheinpassatoavevano indossatovesti eleganti,abbandonate perun rudesacco, che avevano banchettato nei loro palazzi e che ora si nutrivano di cibo scarso e grossolano, vivendo nella capitale in preghiera e povert, Girolamo dedica un profilo affettuoso,coscomefarperlastraordinariaPaola,giunta con lafiglia Eustochionelle grotte di Betlemme, e per Marcella, donna di altissimo rango, erudita, vedova e mistica. Sempre scorrendo il volume della Monaci Castagno, ci si imbatte poi nelle due patrizie romaneMelaniasenior,lanonna,ejunior,la nipote, coltissime e fondatrici anchesse di monasteri (IV-V secolo). A loro riservarono biografiescrittoricristianidellivellodiPaolino di Nola e Palladio, ma anche altri autori comeilsacerdoteGeronzio.Unsecoloemezzo dopo, sar il grande poeta latino VenanzioFortunatoacantareunasantareginadella Gallia Merovingia, Radegonda, celebrata anchedaunaltradonna,lamonacaBaudovinia...Fermiamoci qui in questa galleriafemminilecheattestaquantosiainfondatoilluo-

go comune di un cristianesimo antico misogino.Edproprioinquestalineacheaggiungiamo una "chicca" curiosa che conferma la qualit intellettuale delle donne cristiane. Sonoduestudiose,AntoniaBadinieAntonia Rizzi, a tradurre i 694 esametri latini del Centone approntato dalla nobile Proba, sposa e madre cristiana vissuta nel IV secolo. Il termine originario cento presupponeva lunionedipezzidiversi,comeaccadeincerte vesti o coltri, o drappi o tende. La metafora tessile veniva applicata ai florilegi di versi modulati su imitazioni omeriche o virgiliane, sottoposte per a ermeneutica cristiana. Si creava, in tal modo, unosmosi culturale tra la classicit e la nuova fede, secondo un processo di risemantizzazione del lessico e dellasimbologia.Il Centone diProbadimatrice virgiliana (autore caro alla tradizione cristiana per la celebre rilettura cristologica della IVEcloga)esisvolgesecondoduemovimenti: il primo rielabora le pagine iniziali della Genesi con la creazione, il peccato di Adamo ed Eva, Caino e Abele, il diluvio; la seconda trama , invece, dominata dalla figura di Cristo e, quindi, dalla redenzione. Un dittico ove esegesi, antropologia e cristologiasonodeclinatealfemminilepersensibilit e finezza poetica, come annotano nellampia introduzione le due curatrici: Una donna, madre di famiglia felicemente coniugata, riesce a rasserenare una diffusa interpretazionecupaeavvilentedelpeccato dei progenitori mostrando un Dio sempre alleatodelluomo.Riscrivelastoriadellasalvezza con sottile ed elegante poesia, frutto del suo interrogarsi sul senso della vita, comunicandounraffinatobuonsensoteologico. Sarebbe troppo definirla "madre della Chiesa"?. Siamo partiti dalla letteratura profana con Testori. Concludiamo nello stessocampocon duecolossidellaletteratura italiana, ammiratori di Proba. Nel suo De mulieribus claris,Boccaccio,sullasciadimolti predecessori latini, ne tesse lelogio presentandola come una straordinaria artista, capace di finalizzare al suo scopo i versi virgiliani con una tecnica meravigliosa, ma anche con tanta finezza e abilit che solo uno molto esperto ne pu scoprire le connessioni. Petrarca laltro estimatore di Proba, la matrona che consacr al tempio in cestelli di vimini aurei pomi, raccolti in ortilontani(cosnel Bucolicum Carmen):infatti,nelsuo Centone ,riassuntodalpoetatoscano nelle sue Familiari, essa aveva saputo vendemmiare negli orti della classicitsimboli, immagini, temi, vocaboli antichi per tessere il suo inno alla fede di Cristo.
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Adele Monaci Castagno, Lagiografia cristiana antica, Morcelliana, Brescia, pagg. 498, 32,00; Proba, Il Centone, a cura di Antonia Badini e Antonia Rizzi, Dehoniane, Bologna, pagg. 262, 25,00

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Il Sole 24 Ore

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

n. 262

Biennale Antiquariato
firenze - palazzo corsini tesori in mostra
dipinti antichi
tra Rinascimento e Barocco
Pier Francesco di Jacopo Foschi (Firenze 1502 1567), Ritratto di gentiluomo, dipinto ad olio su tavola (cm 114,3 x 85). In Biennale lofferta di dipinti antichi piuttosto ampia, con ricche presenze di opere della scuola fiorentina.

novecento doc
con opere di Wildt
Adolfo Wildt (1868 - 1931), Tertia Dies, 1925. Matita e carbone su carta (cm 131 x 90). Specializzata nellarte italiana medievale e moderna, la Biennale accoglie nei suoi stand anche autori e opere di rilievo del Novecento.

sculture
marmo, bronzo e terracotta
Piero Tacca (Carrara 1577 - Firenze 1640), Coppia di mori in bronzo parzialmente dorato (altezza cm 70 e 71). Gli stand della kermesse fiorentina appaiono particolarmente gremiti di sculture, di marmo, bronzo e terracotta.

in collarobazione con Biennale Internazionale dellAntiquariato di Firenze

intervista a giovanni pratesi


le testimonianze

giro tra gli stand

Opere darte sicure e esportabili


di Antonio Paolucci
na caratteristica che rende particolarmente apprezzabile la Biennale fiorentina dellantiquariato il fatto che le opere che vengono esposte nei vari padiglioni sono esportabili. Questo perch? Perch c sempre ilrischio che, quando qualcuno acquista qualcosa da un antiquario, poi lUfficio esportazione glielo blocchi. Nelloccasione della Mostra fiorentina dellantiquariato, si fanno delle revisioni preventive: si invitano i soprintendenti, i funzionari dei musei, gli specialisti dei singoli settori e in questo modo si garantisce al cliente che quello che vede, che tocca la sua attenzione e che desidera comprare, potr essere liberamente esportato. Perch la Biennale fiorentina dellantiquariato particolarmente affascinante? Perch pi di altre colpisce lattenzione e la curiosit del pubblico colto? Perch la Biennale dellantiquariato esemplifica, fa vedere, fa capire soprattutto la straordinaria variet della storia artistica italiana. LItalia il Paese delle scuole, la scuola veneta, la scuola toscana, la scuola lombarda, la scuola marchigiana, la scuola umbra e quella fiorentina. Lantiquariato fiorentino ha saputo raccogliere, qualificare, valorizzare, presentare tutta la molteplice, variegata realt dellarte italiana. Non a caso proprio in questa citt gli antiquari hanno costruito dei musei: il Museo Bardini, per esempio, ilMuseo Horne, il Museo di Palazzo Davanzati, il Museo della Collezione Salvatore Romano. Firenze davvero la citt degli storici dellarte, la citt dei restauratori, ma anche in modo assai evidente la citt del grande antiquariato.
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Lantica bellezza del made in Italy


MASSIMO LISTRI

Primizie di novanta mercanti


di Marina Mojana
na commissione scientifica (vetting) di 19 studiosi, uno per ogni comparto della storia dellarte, ha vagliato la bont degli esemplari proposti dagli 89 antiquari (79 italiani e 10 stranieri) invitati a Palazzo Corsini. Migliaia di oggetti, centinaia di storie avventurose, una pi affascinante dellaltra. Come raccontarle tutte se non in modo arbitrario? Abbiamo perci seguito il criterio delleccellenza,della rarit o del contributo inedito alla storia del collezionismo, individuando alcuni pezzi da museo in qualche modo legati a Firenze. Ve li presentiamo in una sorta di caccia al tesoro tra uno stand e laltro, dove non sempre vince chi paga di pi. Nello stand numero 1, a piano terra, balza agli occhi un inedito omaggio al capoluogo toscano: si tratta di due vedute fiorentine del pittore inglese Thomas Patch proposte in pendant, per poco meno di un milione di euro, da Robilant+Voena. Sono la Veduta dellArno con il ponte di Santa Trinit e la Veduta di piazza della Signoria firmata in basso a sinistra; lattribuzione confermata da Marco Chiarini ed unimportante aggiunta al catalogo dellartista originario del Devonshire, dove nacque nel 1747. Centanni dopo ancora un altro grande pittore,ilmacchiaiololivorneseGiovanniFattori(1825-1908), ascegliereFirenzecomemeta del suo fare arte. Se ne ha una prova nel vibrante brano di pittura Manovre di cavalleria, firmato in basso a destra e datato 1900, proposto dalla Societ di Belle Arti (stand 33); i prezzi di Fattori sono in lievitazione dal 2008, centenariodellamorte,elesuetelequotano oggi da 40mila a 400mila euro. Legata a Firenze anche la proposta della parigina Galerie Canesso, che espone (stand 13) tra gli altri un importante dipinto di Francesco Montelatici detto Cecco Bravo, ritrovato in una collezione privata belga. Protagonista del seicento fiorentino (1601-1661), lautore dipingeva eleganti quadri da stanza dove si illustravano storie da melodramma; in questo caso lincontro tra Ulisse e Nausica . Il clima artistico della Firenze del primo 600 pure al centro dello stand dellantiquario Pratesi (14), che presenta una splendida Coppia di mori in bronzo parzialmente dorato, del carrarese Pietro Tacca (1577-1640). Fabrizio Moretti (stand 12) propone un prezioso dittico fondo oro di scuola senese, attribuito a Giovanni Di Paolo (circa 1400-1482) e proveniente da una collezione privata. piccolo, ma raffigura due grandi donne che vestirono il saio francescano prima di essere beatificate: Santa Chiara dAssisi e SantElisabetta dUngheria . Ancora un omaggio alla citt ospite si trova da Enrico Frascione (stand 42); uno squillante olio su tela del fiorentino Galileo Chini (1873- 1956) con Natura morta , firmata in alto a destra e datata 1930. Lasciato il file rouge fiorentino, si scopre che lItalia intera fu una fucina di capolavori degni di un re; alla famiglia reale olandese, ad esempio, appartenne lo strepitoso servizio da tavola messo allasta lo scorso marzo da Sothebys Amsterdam e ora proposto da Piva & C. (stand 44). Sono 130 pezzi di maiolica "alla frutta barocca" (cio con decoro di frutta e verdura adagiate su una conchiglia), usciti a met 700 dalle fornaci della manifattura veneta Antonibon di Nove e approdati secoli dopo sulla mensa di Giuliana Oranje-Nassau, regina dal 1948 al 1980. Agli amanti di opere pi lievi, ma ricche di riferimenti colti da decifrare, suggeriamo una sosta da W. Apolloni (stand 16), dove spicca un disegno neoclassico, firmato dal russo Karl Pavlovich Briullov (1779-1852) con Amore e lo Spirito illuminano la Natura agli occhi dellArte . Mentre degna del gusto raffinato di Gabriele dAnnunzio La Vittoria prigioniera al Piave , monumentale fusione in bronzo, firmata e datata 1922, del ferrarese Arrigo Minerbi (1881-1960). Proposta da Scultura italiana di Dario Mottola (stand 53), proviene dal Palazzo Enel di Genova e conserva una patina straordinaria.
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La Biennale di Firenze, istituzione attiva da 50 anni tra evoluzione del gusto, influsso degli studi e consigli degli interior designer
di Marco Carminati

I collezionisti aiutano i restauri


di Cristina Acidini
ono molto grata alla Biennale dellantiquariato, a Girolamo Etro generoso sostenitore del premio 2009 per la scultura pi bella, e al premiato che col suo atto di mecenatismo rende possibile i restauri di altre due sculturedei musei fiorentini, allinsegna della valorizzazione diuna forma artistica che, sebbene sia tra le pi importanti e durature, deve ancora affermarsi appieno nellapprezzamento del grande pubblico. Dairestauri, affidatia specialisti dicomprovata professionalit e sensibilit, ci aspettiamo il ritorno alle sedi abituali di due capolavori resi nuovamente leggibili e godibili dallintervento: lascetico, raffinato Ludovico Martelli in terracotta policroma al Museo di Casa Martelli, il complesso rilievo marmoreo di Antonio Rossellino al Museo Nazionale del Bargello. Due musei del Polo museale fiorentino molto amati dallAssociazione degli antiquari, che ha dimostrato a piriprese negli anni affezionata eilluminata attenzione per ilpatrimonio artistico pubblico, fiorentino e italiano.AEtrotorna lagratitudine per aver accettato di sostenere anche questanno il premio per la scultura. Un ringraziamento sentito va inoltre alla Banca diCambiano, che sponsorizza il premio di questa XXVII Biennale, dedicato al dipinto pi bello. Come gi annunciato, il premio servir al restauro della lunetta di Lorenzo da San Severino con il Compianto di Cristo morto e della tela con Giobbe di Salvator Rosa: e mi unisco alla gratitudine della Galleria degli Uffizi per questaltra liberale e prestigiosa iniziativa. Anche in forza di iniziative come queste, ma soprattutto della propria comprovata eccellenza, laBiennale dellantiquariato non rappresenta un appuntamento rituale, per quanto gradito, maunopportunit ricorrente per far emergere allattenzione e allapprezzamento del pubblico il patrimonio vasto ediversificato che ilmercato dellarte metteincircolazione. Un valore, certo, per gliaddetti ailavori che ne traggono spunto per aggiornamenti e verifiche; e quel che pi conta, un momento altissimo per confermare la consapevolezza desser tutti partecipi nel pubblico come nel privato della conoscenza e della salvaguardia di opere e di oggetti darte, processi indispensabili per unautentica e condivisa tutela della nostra memoria.
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a prima edizione della Biennale Internazionale dellAntiquariato di Firenze apr i battenti a Palazzo Strozzi nel 1959. Lultima edizione (la numero ventisette) in dirittura darrivo. Aprir i battenti dall1 al 9 ottobre prossimi nella fastosa sede di Palazzo Corsini a Firenze. Presenti 89 antiquari italiani e stranieri in grado di offrire al pubblico internazionale il meglio dellantiquariato italiano. Chiuso nel suo ufficio di Palazzo Corsini, Giovanni Pratesi, presidente dellAssociazione Antiquari dItalia e segretario generale della Biennale fiorentina, lavora agli ultimi dettagli della mostra. Sul suo tavolo campeggia il catalogo della prima edizione del 1959. Chiedo al presidente Pratesi se tiene aperto quel catalogo perch prova nostalgia per quellet doro del collezionismo e del mercato italiano. Nessuna nostalgia. Contrariamente a quanto si possa credere, alla fine degli anni Cinquanta non circolavano pi capolavori di oggi. Erano presenti opere differenti, questo s. E quali opere circolavano? Si viveva ancora nellonda lunga del gusto di Stefano Bardini, per cui erano esposti gli allievi degli allievi di Giotto e i pittori senesi di seconda fascia, e poi cerano molti bei mobili fiorentini rinascimentali (allora di gran moda), mobili veneziani e qualche mobile impero di particolare bellezza. Era una situazionedi gusto che gli architetti di interni di allora continuavano a privilegiare e suggerivano ai loro clienti. Dunque gli interior designer hanno avuto un ruolo importante per lalto antiquariato italiano? S, ma non solo. Se osserviamo i cataloghi delle edizioni delle Biennali negli anni Ottanta e Novanta, notiamo la presenza di opere darte diverse. Spiccano, rispetto al passato, le opere del Seicento, i mobili del barocco e le scuole regionali. Scelte che non sono state orientate dagli architetti bens dal fiorire degli studi. Faccio un esempio: le ricerche compiute da Alvar Gonzlez-Palacios sui mobili delle Regge italiane non solo hanno dato vita a repertori di eccezionale valore scientifico ma hanno decisamente orientato il gusto del collezionismo. Poi, ci sono state le grandi mostre dei bolognesi, dei napoletani, dei romani, dei genovesi e dei fiorentini del Seicento. Tutti questi studi hanno attivato linteresse del mercato per questi nuovi settori. Per, con una grande differenza rispetto al passato: se prima a Firenze si potevano trovare gli allievi degli allievi di Giotto, ora si trovavano i maestri, le opere di Luca Giordano, di Guercino, di Guido Reni, vale a dire i protagonisti della grande stagione barocca. Scusi, ma voi antiquari, in questi cinquantanni, come vi siete evoluti? Decisamente in meglio. Ci basti leggere le didascalie del cataloghi di allora, molto approssimative, a volte molto ingenue. Oggi, i nostri cataloghi contengono schede scientifiche assai precise, redatte da studiosi specializzati nei singoli settori, oppure dai figli dei titolari delle gallerie, giovani antiquari che hanno fatto nel frattempo ottimi studi storico-artistici.

leader | Giovanni Pratesi, presidente degli Antiquari dItalia e segretario della Biennale

Pratesi ottimista. Per lo riportiamo coi piedi per terra ricordandogli che, nei dieci anni del suo mandato di presidente dellAai, accaduto davvero di tutto. Nello sfascio di quanto avvenuto dalle Torri Gemelle a oggi, noi cerchiamo tenacemente di resistere. E la nostra linea di resistenza si basa su una constatazione molto semplice: che, pur nel cataclisma del mondo, ci sono ancora molte persone affamate di bellezza. In questa specie di smottamento universale, esiste ancora una forma di collezionismo bulimico, quasi esasperato, coltivato da persone che non si arrendono di fronte a nulla pur di entrare in possesso di un oggetto bello. Tenga presente che la manifestazione di Palazzo Corsini si rivolge alla fascia alta del collezionismo, e non un caso che qui si presenti il meglio dellantiquariato italiano del mondo. Insomma, vuole dire che voi lavorate per affamati di bellezza ad alto reddito? Lei ironizza, ma noi stessi, come antiquari, sappiamo benissimo che cosa significhi questa sorta di febbre per il bel-

per la visita

DOVE E QUANDO
La 27 Biennale Internazionale dellAntiquariato aperta a Palazzo Corsini di Firenze (Lungarno Corsini) dal 1 al 9 ottobre 2011, tutti i giorni dalle 10.30 alle 20.00.

BIGLIETTO DINGRESSO
Il biglietto dingresso costa 10,00 (intero), 8.00 (gruppi e riduzioni).

CATALOGO
Il catalogo della 27 Biennale di Firenze edito da Allemandi & C di Torino.

INFORMAZIONI
Per lelenco completo degli antiquari presenti, per i loro indirizzi e per tutte le altre informazioni sulle numerose iniziative collaterali si consiglia di visitare il sito: www.mostrantiquariato.it

Q fotobiennale online I capolavori da non perdere esposti negli stand e le immagini storiche di tutte le Biennali dal 1959 al 2009 www.ilsole24ore.com/domenica

lo, perch anche noi, pur di ottenere il possesso di un oggetto importante, arriviamo a indebitarci con le banche. Le dir di pi: di questi malati di bellezza se ne incontrano anche tra i direttori dei musei, che spesso cercano senza sosta banche e sponsor pur di poter assicurare al loro museo un oggetto che non potrebbero acquistare con i bilanci ordinari. Per, converr con me che gli antiquari attivi sono in Italia e nel mondo sempre meno. O sbaglio? No, non sbaglia. In via Maggio a Firenze i negozi di antiquari erano 50, oggi sono 30. A Londra, a Mount Street o a Pimlico Road le gallerie sono quasi del tutto sparite. Che fare davanti a questa situazione? Chiudiamo tutti e ce ne andiamo a fare altro, o restiamo e resistiamo? La Biennale di Palazzo Corsini contiene la risposta: noi restiamo, resistiamo e lo facciamo alla grande. Certamente. E visto che gli affamati di bellezza hanno ancora molto appetito, che cosa state cucinando per loro? Piatti squisiti. Sar una Biennale ricca di dipinti molto importanti, ci sar molta scultura, ci saranno oggetti sorprendenti come un grande ostensorio del Cinquecento firmato da un orafo di Camerino. In questo caso, non siamo davanti a Cellini per loggetto straordinario e mi permetta di sottolineare che oggetti cos non si trovano n Londra n a New York, ma a Firenze s. In mostra si sconfina fino al Novecento, con ad esempio bellissimi disegni di Wildt. Sbaglio o ci sono pochi mobili? Non sbaglia. I mobili rispetto ai quadri e alle sculture sono un poco meno. Ma c una ragione precisa. Le grandi riviste di interni come Interiors, Vogue Casa o AD dettano moda in fatto di arredamento, consigliando di non eccedere troppo nei mobili. Dietro i consigli di prediligere arredamenti rarefatti con quadri e sculture senza troppi mobili, si nascondono in realt particolari strategie di mercato. Chi fabbrica mobili oggi anche chi compera pubblicit in queste riviste patinate. Le quali, a loro volta, assecondano i loro inserzionisti spingendo i lettori a preferire larredamento contemporaneo rispetto a quello dantiquariato. So di dire una cosa un po antipatica, ma mi sembra di non essere troppo lontano dalla verit. Allora, presidente Pratesi, concluda dicendo una cosa simpatica. Va bene. Dico questo: che alla Biennale di Firenze troverete il meglio di Made in Italy prodotto dal Quattrocento a oggi. Pu bastare? Si, grazie.
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Il Sole 24 Ore

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Biennale Antiquariato
firenze - palazzo corsini
mobili
lastronati e intarsiati
Ribalta a urna o pagoda lastronata in noce e radica di noce e filettata in legno dacero (cm 60 x 140 x 120). Mobile realizzato in Lombardia tra il 1730 e il 1770. Tra gli arredi esposti in Biennale si distinguono tavoli, consolles e divani.

disegni
schizzi di Canaletto
Giovanni Antonio Canal detto Canaletto (Venezia, 1697 - 1768), uno di una serie di sette disegni a penna e inchiostro bruno con tracce di matita, raffiguranti vedute di Venezia, preparatori per importanti dipinti del maestro.

arredi
un servizio da re
Zuppiera appartenente al superbo servizio di ceramica di Nove (manifattura Antonibon) realizzato a Venezia nel 1760-1770 per la famiglia reale dOlanda Orange-Nassau. Il servizio completo, esposto alla Biennale internazionale di Firenze, appartenuto alla regina Giuliana dOlanda e proviene dal Palazzo Noordeinde allAia.

storia della biennale


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iniziative

premi per dipinti e statue


Offerti da Banca Cambiano e da Etro
Un comitato di esperti sceglier tra gli stand della 27esima Biennale dellAntiquariato il miglior dipinto e la miglior scultura presenti in questa edizione. Il dipinto prescelto verr premiato con 10mila euro messi a disposizione della Banca di Cambiano. La scultura pi bella verr premiata con la stessa cifra offerta da Girolamo Etro. Gli antiquari riceveranno una targa in porfido e oro sormontata da un piccolo busto di Lorenzo il Magnifico (il Lorenzo doro) a ricordo del premio ricevuto, mentre la cifra vinta verr da loro interamente devoluta per il restauro di due opere darte appartenenti alle raccolte pubbliche italiane. La cerimonia di premiazione si terr il 6 ottobre alle ore 17 in Palazzo Capponi (Lungarno Guicciardini 1) a Firenze.

Quando Moro tagliava il nastro


di Ada Masoero

documentario darte doc


Vince Piero Angela
La Biennale dellAntiquariato di Firenze ha istituito un premio da assegnare al miglior documentarista darte. Il primo anno (2007) ha vinto il riconoscimento Luciano Emmer, il secondo anno Folco Quilici (2009). Questanno il premio verr assegnato a Piero Angela. La cerimonia della consegna del Lorenzo doro avverr il 6 ottobre alle ore 16 in Palazzo Capponi (Lungarno Guicciardini 1) a Firenze.

(1) Bottega di Lorenzo Bartolini (1777-1856), Coppia di busti raffiguranti Napoleone e Maria Luisa DAsburgo-Lorena. (2) Pietro De Angelis (attivo a Venezia alla fine del XVIII secolo), Allegoria della citt di Firenze, acquerello, matita, inchiostro e penna (3) Cesare da Sesto (1477-1523) e collaboratore meridionale, Adorazione del Bambino e committente, tempera e olio su tavola (4) Tappeto Bergama, XVIII secolo, Ghirlandaio, Anatolia (5) Francesco Abbiati (documentato dal 1783 al 1828), tarsia lignea raffigurante Diana ed Endimione (6) Tabernacolo di Bonoconte da Camerino, in bronzo dorato e argentato

ricordodellunit ditalia
Un monumento di Marcello Guasti
La Biennale di Firenze del 2011 cade nellanno di commemorazione dei 150 anni dellUnit italiana. Per sottolineare questimportante anniversario, la Biennale fiorentina ha chiesto allo scultore Marcello Guasti di realizzare un piccolo monumento da tavolo. Il monumentino raffigura la Venere Italica di Canova sotto un cielo minaccioso di nubi dalle quali filtrano i raggi del sole della speranza. Sopra la Venere si apre un arcobaleno, composto di soli tre colori: il bianco, il rosso e il verde della bandiera italiana. Questa scultura, replicata in poche copie, verr donata a ogni espositore e alle autorit politiche e culturali vicine alla Biennale.

ove, se non a Firenze, sarebbe potuta nascere (e crescere) una manifestazione come la BiennaleInternazionaledellAntiquariato? Se questa mostra mercato, giunta alla XXVII edizione, conserva da sempre lo scettro in Italia e compete con le pi importanti fiere antiquarie dEuropa, lo deve infatti certamente al prestigio e alla tenacia degli organizzatori (che non vollero interrompere la tradizione nemmeno dopo lalluvione del 1966), ma lo deve anche, e moltissimo, alla sua citt, eletta sin dalla fine del XIX secolo a residenza da colti aristocratici stranieri, da studiosicomeBernardBerenson, dacollezionisticomeHerbertP.Horne: unliteintellettuale che da qui diffuse nel mondo la conoscenza del nostro Rinascimento e contribu aformareungustointernazionaleincuiopere darte e arredi italiani occupavano il posto donore.Loavrebbero conservatoperdecenni, tanto che negli anni del boom Luigi Bellini prima poi i suoi figli Mario e Giuseppe ebbero lintuizione di dar vita a una manifestazione capace di riunire a Firenze il meglio dellantiquariato, richiamandovi quello che si chiamava allora jet-set. Era il 1959. Anche la sede era superba: Palazzo Strozzi, esempio della migliore architettura rinascimentale fiorentina. Anni dopo,perragionidiagibilit,si dovettetraslocare altrove, per poi tornarvi brevemente, fino a trovare dal 1997 una nuova splendida sede in Palazzo Corsini sullArno. Lecronachedeltemporaccontanodellevisite del presidente della Repubblica GiovanniGronchiallaprimaedizioneedelpresidente del Consiglio Amintore Fanfani alla successiva. Ma le fotografie, in bianco e nero, ci mostrano anche Greta Garbo, Josephine Baker, Sophia Loren, Silvana Mangano... Per gli esponenti del bel mondo di allora era in-

apertura ufficiale | Aldo Moro inaugura la IV edizione della Biennale dellAntiquariato di Firenze

fatti un must arredare la casa solo con pezzi dantiquariato, con una netta predilezione per i riccioli, le curve e le lacche del Settecento veneziano. Poi sarebbe venuta l"alta epoca", mischiata al contemporaneo, e ora tutto ancora cambiato. Ma nel frattempo gli studiosi, grazie anche allo stimolo di molti antiquari,divenuticolticonoscitori,avevano posto le basi per una conoscenza vera di tanti ambitidicollezionismosinoad alloratrascurati. E se oggi non si vedono pi in Biennale uominipoliticidirango, cisipuperimbattere in un principe come Amyn Aga Khan, in collezionisti come i marchesi Berlingieri o larchitetto Piero Sartogo e in studiosi di fama come Alvar Gonzles Palacios.
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bona frescobaldi
Lambasciatrice della Biennale
La marchesa Bona Frescobaldi tra le pi attive "ambasciatrici" della Biennale di Firenze nel mondo. Affiancata dalla contessa Livia Branca di Romanico e dalla contessa Lucrezia Miari Fulcis, Bona Frescobaldi presiede il Comitato sostenitore della Biennale dellantiquariato con il compito di invitare a Firenze molti personaggi rappresentativi della societ e dellaristocrazia internazionale. In loro onore, il 29 settembre, sar offerta, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, unimportante cena di gala.

palazzo principesco | La Biennale Internazionale dellAntiquariato ospitata in uno dei palazzi barocchi pi belli e spettacolari di Firenze. Uninfilata di scaloni, sale affrescate e ninfei, nei quali si inserisce garbatamente la sequenza degli stand disegnati da Pierluigi Pizzi

la sede

i piccoli musei fiorentini


Un tour tra il collezionismo
In coincidenza con lapertura della Biennale dellantiquariato, i musei di Firenze hanno organizzato una mostra diffusa in citt dedicata al tema del collezionismo. Le Meraviglie dei collezionisti nei musei di Firenze (dal 3 ottobre 2011 al 15 aprile 2012) si presenta come un intrigante itinerario che da Palazzo Medici Riccardi tocca tutti i piccoli musei della citt e dei dintorni nati dal collezionismo (Bardini, Horne, Palazzo Davanzati, Fondazione Romano, Stibbert e Bandini di Fiesole). Liniziativa promossa dallEnte Cassa di Risparmio di Firenze insieme al Polo Museale (info: www.stanzedeitesori.it; 0552340742). pagine a cura di

Nel fasto dei Corsini

marco carminati

uando nel 1696 si inaugur a Firenze la sontuosa Sala del Trono di Palazzo Corsini sullArno, alla sommit del nuovo, scenografico scalone a doppia rampa, lo stupore degli invitati fu grande e la fama di questo ambiente barocco, inconsueto in una citt dominata dalla ben pi severa architettura medievale e rinascimentale, si diffuse ben presto anche fuori dai confini della citt. Quel palazzo era del resto di una magnificenza regale: nato come "casino", una piccola villa di delizia immersa in un parco, di propriet del granduca Ferdinando II, il palazzo fu acquistato nel 1649 da Ma-

ria Maddalena Macchiavelli Corsini e poi arricchito dalle due generazioni successive, che si affidarono ad Alfonso Parigi il Giovane, a Ferdinando Tacca e infine ad Antonio Maria Ferri: a lui che si devono il maestoso impianto definitivo, con la corte verso lArno chiusa da tre ali e da una galleria, il grandioso scalone, le sale sontuose del piano nobile (decorate secondo un programma celebrativo delle glorie della famiglia da A.G. Gabbiani, Alessandro Gherardini e Pier Dandini), il coronamento di statue e vasi, cos inconsueto per Firenze, e la grotta del Ninfeo. Ma il vero gioiello del palazzo la quadreria, istituita nel 1765 da don Lorenzo Corsini, nipote di papa Clemente XII: ricca di dipintiitaliani ed europei del 600 e di opere di scuola fiorentina del 400 e 500, la galleria non sar visibile nei giorni della Biennale perchin parteoccupata dallamanifestazione,ma normalmentevisitabilesu appuntamento (www.palazzocorsini.it):unoccasione da non perdere per tornare in questa piccola reggia affacciata sullArno.

Ada Masoero
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Quanto Stato serve nel terzo millennio?


Domani alle ore 18 presso la Sala delle Colonne della Banca popolare di Milano verr presentata ledizione italiana del libro del Principe del Liechtenstein Hans-Adam II (nella foto) Lo Stato nel Terzo millennio, un vero e proprio manifesto liberale. Lincontro verr introdotto dal presidente della Banca Popolare di Milano Massimo Ponzellini e coordinato dal direttore dellIstituto Leoni Alberto Mingardi.

Economia e societ
tassare, e quindi di prendere soldi in prestito. Per fare una cosa del genere servirebbe un nuovotrattato,chetrasformiilFesfinun Tesoro a tutti gli effetti. Per fare tutto questo serve un drastico mutamento dopinione da parte dellacittadinanza,in particolare in Germania. I tedeschi sono ancora convinti di poter scegliere se sostenere leuro o abbandonarlo, ma sbagliano: leuro esiste e le attivit e passivit del sistema finanziario sono intrecciate fra di loro a tal punto, per via della valuta comune, che una frantumazione di Eurolandia provocherebbe un collasso di proporzioni tali che le autorit non sarebbero in grado di contenerlo. Pi tempo ci metteranno i cittadini tedeschi a rendersi conto di questo dato di fatto, pi alto sar il prezzo che loro e il resto del mondo dovranno pagare. Il dubbio se sar possibile convincere lopinione pubblica tedesca. Angela Merkel forse non riuscir a persuadere la sua coalizione, ma potrebbe fare affidamento sullopposizione; e avrebbe meno da temere dalle prossime elezioni se ci arrivasse avendo risolto la crisi delleuro. Il fatto di prendere misure per prepararsi alleventualit di un default o di un abbandono delleuro dei tre Paesi piccoli in difficolt non significa che questi Paesi verrebbero abbandonati. Al contrario, la possibilit di un default ordinato, finanziato dagli altri Paesi dellEurozona e dal Fmi, offrirebbe alla Grecia e al Portogallo margini di manovra sulle misure da adottare e spezzerebbe il circolo vizioso che in questo momento minaccia tutti i Paesi in deficit, con lausterit che indebolisce le prospettive di crescita spingendo gli investitori a chiedere tassi di interesse proibitivi e costringendo quindi i governi a tagliare ulteriormente la spesa. Lasciare leuro consentirebbe a questi Paesi di recuperare pi facilmente competitivit, masefossero dispostia fareisacrificinecessari potrebbero anche evitare lipotesi-uscita. In entrambi i casi, il Fesf garantirebbe i depositi e il Fmi contribuirebbe a ricapitalizzare il sistemabancario,aiutandoquestiPaesiausciredallatrappolaincuisitrovanoattualmente.Sarebbe contro gli interessi dellUnione europea lasciare che questi Stati crollino trascinandosi dietro il sistema bancario mondiale. Non sta a me illustrare i dettagli del nuovo trattato,quellisaranno gliStatimembri adeciderli, ma necessario che le discussioni comincino fin da subito, perch anche in una situazione di estrema pressione ci vorr parecchio tempo prima che si concludano. Una volta raggiunto un accordo sullistituzione di un Tesoro europeo, il Consiglio europeo potrebbe autorizzare laBce a intervenire per tappare la falla, tutelandola in anticipo contro i rischi per la sua solvibilit. il solo modo per prevenire il rischio di un collasso finanziario e di unaltra Grande Depressione.
New York review of books (Traduzione di Fabio Galimberti)
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exit strategy

Pensare limpensabile
CORBIS

lofficina di Stefano Folli

La creazione di un Tesoro europeo e un mutamento di opinione in Germania Cos si evita il default e si salva leuro
di George Soros

La fine della balena bianca


a storia del movimento cattolico, dal Partito Popolare alla Democrazia Cristiana, stata scritta nel tempo da illustri studiosi: da Gabriele De Rosa a Pietro Scoppola a Piero Craveri con la sua biografia definitiva di Alcide De Gasperi, senza dimenticare Gianni Baget Bozzo. Ma lultima parte di questa storia, gli anni della crisi e del collasso, prima e dopo Tangentopoli, ancora un cantiere aperto a causa della relativa vicinanza di quegli eventi. Peraltro trascorso circa un ventennio dallinizio evidente di quel declino, che si pu collocare simbolicamente intorno al 1990. Ora Gerardo Bianco mette a fuoco il periodo cruciale della crisi: dal 1990, appunto, al 94. Sono gli anni della destabilizzazione, degli allarmi non raccolti, delle occasioni perse, delle riforme mancate. Ma sono anche gli anni in cui la Dc d prova di senso dello Stato e di responsabilit, favorendo la nascita dei governi di Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi e avviando quellitinerario complesso, a tratti impopolare, che permetter allItalia di non perdere laggancio con lEuropa. Facile immaginare cosa sarebbe accaduto se al crollo della classe dirigente e alle incognite della transizione si fosse aggiunto il distacco dalla Comunit europea, cio la smentita di una linea quarantennale. Bianco una fonte preziosa per essere stato egli stesso protagonista di una lunga fase della storia democristiana (era capogruppo alla Camera gi ai tempi del governo Spadolini, al debutto degli anni Ottanta) e per essere osservatore equilibrato, oltre che un buon narratore. Testimonianze come la sua sono essenziali per riannodare il filo di una vicenda che attende ancora, potremmo dire, il suo De Felice. Anche lagile volumetto scritto da Giovanni Di Capua e Paolo Messa (Dc, il partito che fece lItalia) interessante soprattutto per lultima parte, quella che offre una sintesi non priva di vis polemica circa la fine del partito. In verit il saggio vuole essere un compendio generale della storia della Dc, partendo dal celebre incontro nella biblioteca vaticana fra De Gasperi e il giovane Andreotti (autore della prefazione). Ma il tema un po troppo vasto e qui peraltro fa da fondale agli ultimi capitoli. I quali meriterebbero di essere allargati attraverso un lavoro di scavo a cui i due autori potrebbero dedicarsi nel prossimo futuro. Una segnalazione anche per la biografia di Attilio Piccioni scritta da Gabriella Fanello Marcucci. Non si parla, come ovvio, di anni recenti, ma si compie un atto di verit storica nei confronti di un nome rispettabile della storia del movimento cattolico, ingiustamente dimenticato e prima ancora messo alla gogna con laffare Montesi come conseguenza di una crudele guerra di potere.
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i vuole una crisi per rendere possibile quello che politicamente impossibile. Sotto la pressionediunacrisifinanziaria le autorit intraprendono qualunque misura necessaria per tenere insieme il sistema, ma fanno solo il minimo indispensabile e i mercati finanziari ben presto percepiscono questi sforzi come inadeguati: cos una crisi chiama laltra, condannando lEuropa a una successione di crisi apparentementesenzafine.Misurecheavrebbero funzionato se fossero state adottate prima si rivelano inadeguate nel momento in cui diventano politicamente possibili. questa la chiave per comprendere la crisi delleuro. Achepuntosiamoinquestoprocesso?Icontornidellingredientemancante,ciounTesoro comune, cominciano a delinearsi, con il Fesf,ilFondoeuropeodistabilitfinanziariacreato dai 27 Stati membri dellUe nel maggio del 2010, e con lorganismo che dal 2013 ne prender il posto, il Meccanismo di stabilit europeo (Mse). Ma il Fesf non adeguatamente capitalizzato e le sue funzioni non sono adeguatamentedefinite. Il suo limitemaggiore sta nel fattodinon essere nientedi pidiunmeccanismoperlaraccoltafondi:lautoritdispenderli demandata ai governi degli Stati membri. Di fatto, dunque, uno strumento inutile per reagire alla crisi perch deve attendere istruzioni dagli Stati membri. Il modo in cui le autorit hanno risposto allultimacrisigetta gi isemi dellasuccessiva: igovernihannoaccettato ilprincipiocheiPaesi che ricevono assistenza non devono essere costretti a pagare tassi di interesse punitivi, e a questo scopo hanno istituito il Fesf. Se questo principiofosse stato in vigore da prima, la crisi greca non sarebbe diventata cos grave. Cos com, invece, il contagio sotto forma di una crescente incapacit a rifondere il debito pubblico e di altro genere si esteso a Spagna e Italia,ma questi Paesi non hanno la possibilit

illusione pericolosa | | I tedeschi credono di poter scegliere se sostenere l'euro o abbandonarlo (nella foto il Cancelliere Angela Merkel) di prendere soldi in prestito ai tassi di favore concessi alla Grecia e questo significa che finirannoperritrovarsinellastessasituazionedella Grecia. Nelcaso di Atene, il fardellodel debito diventato chiaramente insostenibile: i detentori dei titoli di Stato greci hanno offerto una ristrutturazione "volontaria", accettando tassi di interesse pi bassi e un rinvio o una riduzionedeirimborsi,manonstatapresanessunaltra misura per un possibile default o per unuscita della Grecia dalleuro. Queste due carenze niente tassi di favore per Italia o Spagna e nessuna preparazione alleventualit di un default e di una defezione della Grecia dalleuro hanno gettato una pesante ombra di dubbio sui titoli di Stato di altri Paesi in deficit e sul sistema bancario dellEurozona, sovraccarico di questi titoli. Con una soluzione tappabuchi, la Bce intervenuta acquistando sul mercato titoli di Stato spagnolie italiani. Ma non una soluzione praticabile: Francoforte aveva fatto la stessa cosa per la Grecia, ma questo non ha impedito che il debito greco diventasse insostenibile. Se lItalia, che ha un debito pari al 108 per cento del Pil e una crescita inferiore all1 per cento, dovesse pagare premi di rischio del 3 per cento o pi per avere soldi in prestito, anche il suo debito diventerebbe insostenibile. Per risolvere una crisi in cui limpossibile diventa possibile necessario pensare limpensabile. Per cominciare, imperativo prepararsi alla possibilit di un default e di un abbandono delleuro nel casodellaGrecia,delPortogalloeforsedellIrlanda.Per prevenire uncollassofinanziario,bisognerebbe prendere misure in quattro ambiti diversi. Per prima cosa, proteggere i depositi bancari: se chi ha euro depositati in una banca grecaperdesseiproprisoldi,glieurodepositati in una banca italiana varrebbero meno di quelli depositati in una banca tedesca od olandese e nelle banche degli altri Paesi in deficit si scatenerebbero gli assalti agli sportelli. Per seconda cosa, garantire che una parte delle banche dei Paesi che finiscono in default continui a funzionare, in modo da prevenire un collasso delleconomia. Per terza cosa, ricapitalizzare il sistema bancario europeo e sottoporlo a una supervisione non pi nazionale, ma europea. Per quarta cosa, proteggere dal contagio i titoli di Stato degli altri Paesi in deficit. Questi ultimi due requisiti sono validi anche se nessun Paese dovesse andare in default. Tutto questo avrebbe un costo. Gli accordi esistentiimpongonodinonstanziarealtrifondi e la decisione della Corte costituzionale tedesca non consente di cambiare gli accordi senza lautorizzazione del Bundestag. Non c alternativa alla creazione dellingrediente mancante: un Tesoro europeo con il potere di

Q continua sul sito del sole 24 ore Lintervento integrale di George Soros disponibile sul sito del Sole 24 Ore www.ilsole24ore.com/domenica

robert putnam

Il mercato della religione


di Salvatore Carrubba
a religione serve alle societ? Anche su questo tema, il divario fra le due sponde dellAtlantico sembra farsi sempre pi largo. Lo dimostra uno spesso libro di un grande politologo americano, Robert Putnam, particolarmente attento al valoredelcapitalecivico,lacuidebolezza,aparere dello studioso, contribuirebbe a spiegare la persistente arretratezza delle regioni del SudItalia.Questavolta,Putnam,assiemealcollega David E. Campbell, affronta con una massa impressionante di dati il tema della religione negli Stati Uniti, per verificarne la forza, le prospettive e limpatto nel dibattito pubblico. Idati confermano innanzituttolaforte reli-

giosit del popolo americano che partecipa ai servizi religiosi settimanali con unintensit tra le pi alte al mondo, perfino superiore a quella dellIran fondamentalista. Per la gran parte degli americani la religione o quanto meno la fede in Dio serve a tenere insieme il Paese.Il38% (controil9 degliitaliani)membro attivo di una confessione religiosa; il 47 (controil9 deglisvedesi) ritienechelareligione sia molto importante nella propria vita; un terzo (contro il 9% degli inglesi) crede che le Scritture rappresentino davvero la parola di Dio. Ma, assieme allalto tasso di religiosit,lasocietamericanamostraunaltraimportante caratteristica, ossia limpressionante diversit religiosa che tuttavia non esclude, anzi favorisce, un alto grado di tolleranza per quelli di (tantissime) altre religioni, compresiquellisenza religionenelleproprievite. E proprio nellaver fatto convivere apparte-

nenza e pluralismo sta il miracolo, la grazia americana alla quale allude il titolo del libro. Il dinamismo della societ statunitense, naturalmente, ha modificato radicalmente negli anni convinzioni, atteggiamenti e ruoli. Questi andamenti rafforzano tuttavia la convinzione dei due studiosi che la religione, in America, possadavveroessereconcepitacomeunmercato, ossia come unarena nella quale si compete per reclutare adepti (e per convertire chi non crede), grazie anche a una fedelt non ferreaallareligionedeipropripadri,spessoannacquata, o sottoposta a confronti, in matrimoni misti e nella frequentazione di ambienti di diverso orientamento: l, i preti, genericamente intesi,sipresentanodavverocomeimprenditori religiosi volti a innovare continuamente (nella creazione di nuove espressioni, nellelaborazione di nuove aggregazioni, nella riforma dei riti tradizionali) la propria offerta.

Lafede harisvolti politicinon secondari:generalmente,pi probabiletrovare gentereligiosa tra i repubblicani; e pi atei tra i democratici,senzache ci,tuttavia,renda la religione esclusivamente di una parte politica. Questo,naturalmentesi riflette sugliorientamenti relativi a questioni fortemente divisive qualilaborto e lomosessualit (inmerito, i giovani si dimostrano pi liberal sulla seconda e pi conservatori sul primo). E proprio su questitemisisaldaunineditaalleanzatralediverse religioni che rappresenta una sfida sostanziale per il funzionamento del sistema politicostatunitense: seitemilegatia sessoefamiglia, infatti, dovessero perdere di rilevanza presso gli elettori, i partiti avrebbero minori ragioni per inseguire (come fanno diversi repubblicani)operdistinguersi(moltidemocratici) dai moniti religiosi, che perderebbero dunquemoltadellinfluenzacheoggiesercitanosuldibattitopubblico.Sempreche,naturalmente, gli imprenditori religiosi non riuscissero a formare,come non affatto daescludere, nuove coalizioni su temi altrettanto sensibili: Il cambiamento sar sul come la religione impatti sulle politiche, non sul se. Secondo Putnam e Campbell, comunque,

queste alleanze fanno bene alla societ americana:icittadinireligiosi,documentano,purrisultando meno tolleranti sono mediamente pi altruisti, cittadini pi coscienziosi, pi civiciepermoltiaspettipisimpatici.Edforse per questo che gli americani, credenti o meno, restano convinti che la religione non rappresenti un fattore grave di divisione; mentre la societ americana si orienta a difendere il proprio autentico capolavoro, ossia il pluralismo,cheimplica,efavorisce,rispettoeabitudine al confronto. Cos, la religione diventa un "ponte" che aiuta a costruire capitale sociale: Avere un gruppo di amici di diverse religioni sembra favorire lallargamento del circolo del "noi". E pluribus unum, concludono gli autori, riecheggiando Tocqueville; e lasciandoci nel dubbio se anche Italia ed Europa possano avviarsi verso un rapporto tra religione e politica reciprocamente meno stizzito o strumentale.
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La balena bianca. Lultima battaglia 1990-94 di Gerardo Bianco Rubbettino, pagg. 170, 14,00 Dc. Il partito che fece lItalia di Giovanni Di Capua, Paolo Messa Marsilio, pagg. 290, 14,00 Attilio Piccioni. La scelta occidentale di Gabriella Fanello Marcucci Rubbettino, pagg. 522, 22,00

Robert D. Putnam e David E. Campbell, American Grace - How Religion Divides and Unites Us, Simon & Schuster, New York, Londra, Toronto, Sidney, pagg. 674, $ 30,00.

ultime da babele di Giorgio DellArti

Il funerale ubiquo di Abramovic


dalle donne che si vanta in continuazione di non essere finocchio. Berlusconi 2. Festa in casa Angelini (editore di Libero) nella villa che fu di Sofia Loren. Ugo Magri: Nessuno risultato pi allegro e gigione di Berlusconi. Barzellette, aneddoti, si perfino inginocchiato per celia davanti al padrone di casa. La serata ha avuto il suo top con meravigliosi fuochi dartificio. Sono cos tanto piaciuti al premier, che ha subito contattato la ditta per uno spettacolino in Sardegna, quando ricever qualche leader straniero. Armani. Mercoled scorso Giorgio Armani accolse i suoi ospiti con una giacca bucherellata ( della linea Emporio di due anni fa). Carducci. Gadda, terrore fobico per Giosu Carducci. Lang Lang. Lang Lang, essendo stato cacciato da un insegnante, il padre gli intim di buttarsi dalla finestra. Funerale. Marina Abramovic vuole che Bob Wilson si occupi del suo funerale, da svolgersi per contemporaneamente a Belgrado, Amsterdam e New York e con lobbligo di seppellire il corpo in tutte tre le citt. Marina. Marina Abramovic, 65 anni, nellultima retrospettiva del MoMa, sarebbe riuscita a restare immobile e muta per 736 ore. Almodvar. Il regista Almodvar passa la vita chiuso tra quattro pareti, finita lepoca in cui si tirava notte con cinquanta persone al seguito, ero un fenomeno da baraccone da esportare di fiera in fiera, licona della trasgressione a ogni costo. La mia parte pubblica un frammento di passato, non intendo sciupare la vita portandola in giro in bala del quotidiano, fino a farne una stucchevole estranea. Sultani. Zeffirelli porter la Turandot nellOman, perch il sultano Qabus ben Said, educato a Londra, un appassionato di lirica e ha messo sul tavolo per loperazione due milioni e mezzo di euro. Debutto il 12 ottobre a Muscat. Stesso impianto disneyano che si visto allArena di Verona: reggia madreperlacea, pagoda, guglie, maschere, popolo pechinese di straccioni. Tra i vari problemi: la Royal Opera House di Muscat non ha i camerini . Arte. "Larte lenta (Miuccia Prada) . Societ. "Non esiste una cosa come la societ. Esistono gli individui maschi e femmine ed esistono le famiglie (Margaret Thatcher, 1987). Sopravvivere. La Natura o, se vogliamo, la Civilt ha dato allitaliano un gran compito: quello di sopravvivere (Flaiano) . Benini, CdS 23/9; Gadda, lettera a Leone Traverso, 29/2/1940; Pagani, Espresso 23/9; Magri, Sta 16/9; Di Stefano, CdS 23/9; Manin, Corriere 22/9; Aspesi, Rep 20/9; Cappelli, CdS 17/9; Bonami, Stampa 22/9; Ajello, Rep 23/9; Flaiano Varie, 1960-197.
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in libreria

rtemisia Orazio Gentileschi prese a chiamare puttana la figlia Artemisia quando lei aveva 17 anni. Canneto. Mi pare dessere quella vecchia trojona che in una delle mie passeggiate solitarie lungo il Tevere vidi venir su dal canneto soffiando come un vitello marino e esclamando "Nun ne pozzo pi; nun ne pozzo pi". Un giovinastro laveva impantanata gi l e poi se lera data a gambe senza pagare lo scotto. Cos mi spieg, facendomi delle proposte a me. Al mio cortese rifiuto di adire a pratiche illecite tra le canne, disse: "Ah, siete ammogliato". Glielo lasciai credere: e mediante oblazione di Lire 5 me ne liberai (Gadda). Berlusconi. Almodvar su Berlusconi: Quanti anni ha? Settantaquattro? una figura molto interessante, anche in foto. In Spagna i ritocchi di zigomi a favore di telecamere non sono ancora uno stile. Berlusconi un omofobo ossessionato

Philip Ball

Listinto musicale
Come e perch abbiamo la musica dentro
introduzione di Franco Fabbri

Un libro per gli appassionati di musica e per chi deve ancora scoprirla, e per tutti coloro che si interessano al funzionamento della nostra mente.

www.edizionidedalo.it

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Il Sole 24 Ore

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Il design delle auto di lusso

Architettura
citt mutanti

Centanni di storia dei veicoli a motore dalto design nellasta Oldtimer di Dorotheum alla Classic Expo di Salisburgo il 1 ottobre 2011. Tra i top lot una Aston Martin DB 2/4 Mk. del 1956 stimata tra 160 e 200mila euro. In vendita anche Jaguar, Rolls-Royce e Cadillac. Info: www.dorotheum.com

gli edifici dei potenti

Se la piazza una spiaggia


Cristina Bianchetti analizza il cambio di rotta: come lo spazio urbano passato da bene pubblico a luogo di felicit individuale
di Fulvio Irace
er tutto il XX secolo architetti e urbanisti hanno progettato stazioni, strade, piazze, quartieri, parchi e grandi edifici partendo da unidea di pubblico come patrimonio comune. Una concezione del suolo accessibile a tutti consentiva a Le Corbusier, ad esempio, di pensare la citt come una "ville radieuse " di case e uffici immersi in un parco aperto e a disposizione di tutti, una libert che oggi se ci pensiamo del tutto contaminata dalla paura, che ci spinge a recintare ogni angolo verde delle nostre citt. Di tutto ci che il Novecento ha prodotto in questi termini sembra oggi importare davvero poco. Loriginaria funzione pubblica dello spazio viene spesso dichiarata obsoleta e dismessa sul pubblico mercato. Da questa mutazione nascono le domande che si rivolge Cristina Bianchetti in un libro che sarebbe un peccato confinare ai soli addetti ai lavori. Domande nate da uninsoddisfazione ma non da nostalgia: poich impossibile tornare al passato necessario creare qualcosa di nuovo. Magari partendo da un preciso quesito: Lo spazio del pubblico ancora il principale spazio del riconoscimento e della condivisione nella citt contemporanea?. Oggi, al posto di "un" pubblico capace di orientare luso collettivo della citt ci sono frammenti di pubblici che si formano e dissolvono sulla base di istanze momentanee: mantenere o no il grande "dito" di Cattelan in piazza della Borsa a Milano, costruire o boicottare il nuovo ingresso degli Uffizi a Firenze, abbattere o mantenere la teca dell'Ara Pacis a Roma, eccetera.

Faccio un palazzo e passo alla storia


ALINARI

di Marco Sammicheli
ra le manifestazioni muscolari delpotere,larchitetturamantiene un primato che non conosce declino. Tiranni, presidenti eletti democraticamente, facoltosi finanzieri e nuovisatrapisonoricorsiallamanodellarchitetto per dare corpo a una visione e cristallizzare nel tempo unidea che evocasse il passato nel presente, che inventasse una tradizione o quantomeno servisse da scenografia per un ideale il pi possibile permanente. Il tema non certo nuovo, le biblioteche delprogetto ne hanno scaffalidedicati, eppure la contemporaneit fornisce casi studio le cui modalit espressive appaiono inalterate. Le rivoluzioni nordafricane degli ultimi mesi ci hanno mostrato palazzi della politica e residenze private in cui il kitsch in salsa californiana si mischiava a una macedonia di citazioni stilistiche che spaziavanodal classicismoallalugubre allure sovietica. Un contributo al dibattito, rigoroso nellapproccio e accattivante nella prosa, lo ha dato il libro Architettura e Potere. Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo scrittodaDeyanSudjic,criticodiarchitettura per l Observer e figura nota anche in Italia dove ha diretto Domus e nel 2002 la Biennale di Venezia. Oggi dirige il Design MuseumdiLondrache,ironiadelcaso,presto si trasferir in un palazzo di Kensington che degli anni Sessanta fino al 2001 statosededelCommonwealthInstitute,ultima roccaforte dellimpero inglese. La forma e lo stile di una personalit al potereespresseattraversolarchitetturasono per lautore una malattia incurabile. Larassegnavasta,si ripercorrono iclassici di Hitler con Albert Speer, di Mussolini con Marcello Piacentini o di Ataturk con ClemenesHolzmeisterfinoacasimenonoti tra cui lo sfortunato tentativo dello sci di ricostruire Teheran sotto forma di citt occidentale (ndr grazie a Tange, Hollein e Stirling), o limpulso irrefrenabile dei Marcos di sommergere Manila sotto una pioggia di monumentali cubi di cemento, per mano di Leandro Locsin, che dimostrano come talvolta larchitettura acceleri i processi di cambiamento dei regimi. Tali pro-

sogni hitleriani La nuova Berlino monumentale disegnata da Albert Speer

Tiranni e dittatori, ma anche capitalisti e presidenti, hanno sempre usato larchitettura per imprimere il loro pensiero nel mondo
gettiscriveSudjicsonoapparsicomefollieaunostadioavanzatodifissazione,piuttosto che il risultato di processi razionali. Anche oggi larchitettura rappresenta nuovi potenti. A cavallo tra politica ed economia il libro riflette sui rapporti tra Mitterand, Attalie gli architetti coinvolti nel progetto della Dfense o del quartier generale della banca Ebrd a Londra; il sogno di Albany,laBrasiliadeiRockfeller;ilcontroversorapportotrailfilantropoLewis,lexdirettore del Guggenheim Krens e Frank Gehry; fino alla simbolica committenza di Gianni Agnelli a Renzo Piano per la pinacoteca sul tetto del Lingotto.
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mare in citt | La numerose spiagge sorte in questi anni nel centro e lungo i fiumi di Berlino

Se il XX secolo associato allidea fisica di spazio ordinato secondo una gerarchia urbana in zone (centro, periferia, quartieri daffari, aree verdi, eccetera), oggi le pratiche en plein air che comprendono feste di quartiere, spiagge, manifestazioni musicali o teatrali, happenings, sfilate di moda, iniziative commerciali provvisorie, raduni e persino incursioni di free running , di parkour o guerrilla gardeners giocano sullintera estensione della citt, rimescolando usi depositati dal passato o sanciti dallurbanistica. Lo spazio a disposizione interpretato come un teatro che trasforma lanonimato in esibizione e gli spettatori in attori. Lo spazio urbano diventa trascrizione fisica dello spazio virtuale del social network, con tutte le ambiguit, naturalmente, e le

contraddizioni di una ricerca della felicit che afferma il diritto del singolo contro ogni pretesa del collettivo, il predominio dellindividuale contro il pregiudizio del condiviso. I nuovi progetti per lo spazio pubblico

Le Corbusier aveva pensato a una ville radieuse con case e uffici immersi in parchi pubblici aperti. Ora si preferisce puntare su musica e divertimenti
dal Millennium Park di Chicago allEsplanada Forum di Barcellona e ai parchi ibridi di West 8 ad Amsterdam sono attraversati da curiosit, ma anche dallansia che tutto sia flessibile, mutabile, liquido, "verde", sensua-

le e gradevole, utilizzando il design come strumento di consenso. Un potenziamento estetico, annota Cristina Bianchetti, cui corrisponde un depotenziamento sociale: Una volta liberati dalla cittadinanza, i problemi sono percepiti come mancanza di armonia. E il rimedio cercato nei colori e nel microclima. Occorre produrre innovazioni conclude lautrice che siano autentiche sperimentazioni, occorre discutere le trasformazioni riconsegnandole a un pubblico consapevole e sottraendole a una politica compiacente solo al consenso.
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Deyan Sudjic Architettura e Potere. Come i ricchi e i potenti hanno dato forma al mondo Editori Laterza, pagg. 368, 20,00

Cristina Bianchetti Il Novecento davvero finito Donzelli, Roma pagg. 140, .25,00

Q online le fabbriche dei dittatori Una photogallery dedicata ai grandi architetti e ai grandi edifici dei tiranni da Hitler, a Mussolini, a Stalin www.ilsole24ore.com/domenica

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Il Sole 24 Ore

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Nudi di Pirandello a Palazzo Grimani di Venezia


Lesposizione Fausto Pirandello. I nudi aperta fino al 27 novembre a Palazzo Grimani di Venezia. Questi nudi femminili del pittore italiano del Novecento (1899-1975), realizzati tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta, sono in mostra messi a confronto con immagini di nudi di Lucian Freud, in un ideale parallelismo pittorico tra il figlio di Luigi Pirandello e il nipote di Sigmund Freud

Arte
Tomassoni, Pio Monti, Laura Cherubini, Ludovico Pratesi, Giacinto di Pietrantonio, Marco Tonelli. Con loccasione saranno esposti materiali inediti tratti dallArchivio della Quadriennale e relativi alle mostre di quel decennio. DallAccademia ai maestri del Divisionismo , oltre 50 opere illustrano il percorso critico dal terzo decennio dell800, quando si afferma anche in Lombardo-Veneto il gusto Biedermeier e si impone la scuola pittorica di Lione. Opere di Francesco Hayez, Domenico Induno, Francesco Inganni e Tommaso Castellini e altri.

calendart
a cura di Marina Mojana

Cristo, della Fondazione Cavallini Sgarbi, attribuita al pittore fiammingo.

Milano Bagolino (Brescia)


Allo Studio dArte Zanetti (via Fioravante; www.zanettiarte.com) fino all8 dicembre Fragilit del Sacro: acquerelli e disegni di Velasco Vitali per il volume Apriti Cielo (Skira) e la proiezione del film di Elisabetta Sgabri La Madre e la Croce, dedicato al Santuario Mariano di Mongiovino affrescato da Hendrick Van Der Broeck detto Arrigo Fiammingo. In mostra la Flagellazione di Palazzo Reale - Sala Cariatidi (piazza Duomo 12; www.intervallum.it) ospita fino al 20 novembre Inter/Vallum di Roberto Ciaccio, romano classe 1951, autore di lavori minimalisti che perseguono lopera darte totale, in cui confluiscono espressioni visive, musicali, filosofiche e architettoniche.

della Biennale di Mosca sul tema Riscrivere i mondi con 16 gruppi e 64 artisti di 33 Paesi; tra i pi attesi il cinese Ai Weiwei, tornato libero di esprimersi e i russi Valery Chtak, Olga Kisseleva e Igor Makarevich.

Roma
La Quadriennale promuove il 28 settembre alle ore 18 in Villa Carpegna una conversazione sullarte figurativa in Italia negli anni 80; parteciperanno artisti, critici, galleristi tra cui Sandro Chia, Enzo Cucchi, Gianni Dess, Marco Tirelli, Achille Bonito Oliva, Italo

Tortona (Alessandria)
Da oggi al 19 febbraio 2012, nella Pinacoteca Fondazione Cassa di Risparmio, Palazzetto Medievale (corso Leoniero 6; www.fondazionecrtortona.it) La meraviglia della natura morta 1830-1910.

Versailles
Nel parco della Reggia di Versailles (tel. +33130837800; www.chateauversailles.fr) fino al 1 novembre Bernard Venet , classe 1941, espone sette monumentali sculture.

Mosca
Fino al 30 ottobre in corso la 4 edizione

ribera giovane | In mostra a Napoli

personaggi dellarte

calendast

Dora nelle grinfie di Picasso


THE GRANGER COLLECTION-ALINARI

a cura di Marina Mojana

Brescia
In occasione della manifestazione Arte nellArte . Opere dalle gallerie di Brescia dal 24 settembre al 9 ottobre il Museo Santa Giulia (via dei Musei 81/b; www.bresciamusei.com) espone 20 opere di altrettanti artisti contemporanei, presentati ognuno da una galleria attiva sul territorio.

Un immaginario monografo della fotografa Maar, che fu musa, amante e vittima del pittore-despota
di Giuseppe Scaraffia

ella vetrinetta dello studio, dove Picasso conservava i suoi ricordi, cera un paio di guanti neri a fiorellini rosa. Quando, nel caff dei Deux-Magots, aveva notato una bruna avvenente, Dora Maar, Pablo aveva cinquantaquattro anni e un ciuffo beffardo sulla fronte. Laveva osservata togliersi lentamente i guanti per iniziare uno strano gioco: con un coltello affilato colpiva sempre pi rapidamente lo spazio tra un dito e laltro della piccola mano, senza fermarsi quando si feriva. Ma quali erano i colpi giusti? In quel gioco sadomasochista si riassumeva perfettamente lorientamento verso la vita di quella geniale fotografa, intima dei surrealisti e dellestrema Sinistra. A questa bellezza austera, colta e intelligente, Nicole Avril dedica un commosso monologo, in cui, identificandosi con la musa di Picasso ricostruisce la sua storia dolorosa e densa. Una sfida vinta, malgrado qualche sbavatura e qualche eccesso di interpretazione. Le unghie delle magnifiche mani di Dora, ricorda un amico dellartista, Brassa Gli artisti della mia vita, Abscondita Editore erano laccate di rosso. La venticinquenne si arrese senza resistere a Pablo, affascinato dalla scura limpidezza del suo sguardo e dalla note gorgheggianti della sua voce. In quel periodo Picasso si trovava in bilico tra il naufragio del suo matrimonio con unaristocratica danzatrice

dora maar | Nome darte della pittrice fotograta francese Henriette Theodora Markovitch (1907-1997), musa e amante di Picasso

dei balletti russi, Olga, e il declino della sua recente relazione con la modesta Marie-Thrse, che lo amava pur detestando i suoi quadri. Allergico a ogni tipo di rottura, in cui vedeva un preavviso della morte, il pittore era riluttante a troncare definitivamente. Sistemata Marie-Thrse in un sobborgo, si dedic alla nuova relazione. Dora stimolava il suo impulso di domarla e di distruggerla, il che non gli impediva di subissare laltra di lettere infiammate. Malgrado il successo e le innumerevoli avventure, Picasso era spesso devastato da unintollerabile sensazione di disastro, in cui la vanit della vita, il terrore di

malattie immaginarie e la sensazione di perdere lispirazione si mescolavano dolorosamente. La sofferenza scatenata in lui dalla Guerra civile spagnola esacerb quella ferita interiore. Nel nuovo, grande studio di rue des Grands-Augustins, trovatogli da Dora, Pablo dipinse Guernica , in ricordo della strage perpetrata dai franchisti in quellanno, 1937. Per Picasso, le donne si dividevano in due categorie, dee e pezze da piedi, e godeva sommamente a farle precipitare da una categoria allaltra. Sei troppo alta, troppo bella, troppo libera, la rimproverava, imbarazzato dalla sua statura. Per

indebolirla, la convinse ad abbandonare la fotografia per la pittura, dove lui dominava indiscutibilmente il campo. In quel periodo le due rivali affiorano sovente, insieme o separate, nei quadri dello spagnolo, che si divertiva a ritrarle luna coi vestiti dellaltra. Gli piaceva umiliare Dora, dandole continui motivi di gelosia. Una volta riusc persino a esasperarla viziando eccessivamente una scimmietta. Poi cominci a picchiarla fino a farla svenire. Lei resisteva con ladorazione regale della vittima. Divenne la celebre figura piangente di tante tele. Dora, per me, sempre stata una donna che piange. Sempre

[]. importante, perch le donne sono macchine per soffrire. Durante la guerra, Picasso aveva visto la sua gloria crescere irresistibilmente. Dora cap che il loro tempo era finito. Inutilmente Paul luard, che aveva sempre cercato di proteggerla dalla ferocia delluomo che idolatrava, le propose di sposarlo. La rottura con lamato precipit la Maar in una grave depressione. Con labituale crudelt, Picasso si divertiva a farle incontrare il suo nuovo amore, la giovanissima Franoise Gilot. Un giorno la costrinse persino a dichiarare, di fronte a quella scolaretta, che tra loro tutto era finito. Dora reag con una dolente serie di stravaganze. Era pazza molto prima di diventare pazza!, sentenzi Pablo. Dopo un vano tentativo di scuoterla con l elettrochoc, lo psicanalista Jacques Lacan, medico di Picasso, la prese in cura e riusc, se non a guarirla, a farla convivere con la malattia. Ormai la Maar vestiva solo di nero e alternava lunghi periodi solitari a rapide incursioni nella mondanit. Convertitasi al cattolicesimo, Dora spiegava agli amici: Dopo Picasso c solo Dio. Nei rari incontri con lamato cercava di spingerlo alla religione. Se continuerai a vivere come hai fatto finora, ti cadr addosso una tremenda sciagura!. Picasso dava la colpa di quegli sfoghi allirrazionalismo dei surrealisti che, secondo lui, laveva spinta verso la follia. La vita, commentava, fatta cos, elimina automaticamente i disadatti. Quattro anni dopo la morte di Picasso, Marie-Thrse si impicc. Tredici anni dopo Jacqueline, lultima compagna, si spar alla tempia. Dora sopravvisse a Picasso, chiusa nel suo appartamento tra le opere dellamato, che si era divertito a dipingere sulle pareti una serie di insetti. Riassumendo il loro legame, aveva detto: Io non sono stata lamante di Picasso. Lui era soltanto il mio padrone.
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Firenze
Alla Galleria Frediano Farsetti (Lungarno Guicciardini 21/23 rosso; www.farsettiarte.it) dal 30 settembre al 10 dicembre Firenze New York, Rinascimento e Modernit da Luca Signorelli ad Andy Warhol . In vendita dipinti da 50mila euro in su.

Londra
Ultimo giorno oggi per visitare Berkeley Square promosso da Lapada The Association of Art & Antique Dealers (tel. +44 02078233511; www.lapadalondon.com), la rassegna annuale di antiquariato con circa 90 espositori, soprattutto britannici, che offrono arredi, gioielli, dipinti, vetri e orologi da 100 a 100mila sterline.

Nicole Avril Io Dora Maar traduzione di M. Cavalli, Colla Editore, Milano pagg. 198, 18,50

marrakech Contemporain Art Fair Da Sothebys (34-35 New Bond Street; www.sothebys.com) il 4 e 5 ottobre due giornate dedicate allAntica Arte islamica ; circa 450 lotti tra tappeti, ceramiche, bronzi, manoscritti miniati e arredi di legno come le ante delle porte, scolpite nel XVII secolo, da un maestro persiano della calligrafia e quotate 150.000-250.000 .

roma

milano

E gli indiani vanno al Maxxi


di Marinella Venanzi

La Lisson nellorto di Leonardo


di Pia Capelli

iace a tutti Indian Highway. Perch ben allestita, perch sufficientemente esotica da farci ricordare le vacanze,perchleoperesonoavvolgenti e comunicative, e in fondo perch, diciamolo, osservare un po di abilit manuale arresta locchio e d conforto. La mostra partita quattro anni fa dalla Serpentine Gallery di Londra, sotto laguida di dueguru del sistemaespositivo come Julia Peyton Jones e Hans Ulrich Obrist, ed cresciutadisedeinsede, arrivandoacontare ildoppio delle opere. Ha attraversato Oslo, Herning, Lione,arricchendosiognivoltadiunprogettocuratorialespecifico,unamostranellamostraacura di artisti indiani, che poi diventa parte integranteallatappasuccessiva.Cosancheilcatalogo,unveroepropriopuntodipartenzaperconoscerelarteindiana,con tantodiutilissimaguida in coda, citt per citt. Questo approccio ha consentitodisupplirealproblemadiunavisionemonolitica e istantanea, e la mostra divenuta un rizoma,unentitcapacedistabilireconnessioni disensoinpidirezioni.Nonbanale,sepensiamo a quanto attuale il problema dellidentit dei Paesi postcoloniali e che gli studi principali suquestitemidaEdwardSaidaHomiBhabha, fino a Edouard Glissant ci indicano che al crollodelsistemaculturaleoccidentale,segueilrecuperodiunastoriafattaditracce,ritorniesovrapposizioni.Unastoriadellesottoculture,pifragilee intuitiva, ma in sincronia con ilmondo caotico e imprevedibile, dove New York la nuova

installazione | La mostra Indian Highway allestita al Maxxi di Roma

Calcutta e siamo tutti migranti e viaggiatori. Indian Highway partita proprio dal bisognodi conoscerelegrandiculturerimaste marginalialcampodellarte,esichiestainchemodo potesse avvenire un recupero consapevole. Cos eccoci al Maxxi, immersi tra i suoni della forestadel collettivoDesire Machine;c lironica carta da parati del duo Thukral e Tagra, che presenta il drammatico problema dellAids; ci sonoibarilidi catramediSheelaGowdacheriusaimaterialidellatradizione indianapercreare allusioni e metafore; le diverse 100 mappe dellIndia di Shilpa Gupta e la sua installazione sonoracheriproduceidiscorsidiindipendenza di India e Pakistan nel 47; il tuc tuc fatto di finte ossa di Jitish Kallat. Ma si vede che Bharti Kher, con il suo trittico ammaliante fatto di bindi, ha studiato a Londra e utilizza i codici della produ-

zione artistica occidentale, cos come le grandi fotodiDayanitaSinghnonhanno,daanni,niente da invidiare ai grandi maestri europei della fotografia. Se vediamo anche lontanamente un utensile dacciaio, andiamo immediatamente a Subodh Gupta, che ne ha fatto il suo marchio distintivo, ma la realt che lIndia ne sar il maggiore produttore mondiale in pochi anni. Cos,ammaliatidaodoriesuoni,sottolacampata gotica di Sumakshi Singh, che rielabora liconografia di Giotto, Cimabue e le storie di San Francesco,non siamonquinlmainquellarcipelago creativo che il mondo dellarte.
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Indian Highway, Roma, Maxxi fino al 29 gennaio 2012; info: www.fondazionemaxxi.it

ilano batte New York, Hong Kong, Pechino e Dubai come destinazione per la prima sedeinternazionaledi unagalleria come la londinese Lisson. Sar perch tuttivogliono aprire in Italia?No, peril motivo opposto: Nessuno si posiziona a Milano, tutti vanno gli uni dietro gli altri come pecore. Per questo la nostra una mossavincente. I posti troppo affollati non ci interessano. E poi, certo, Milano la capitale finanziaria dItalia, i collezionisti sono qui, siamo nel cuore dEuropa, eccetera. Nel presentare la prima costola non inglese della sua galleria (che incidentalmente anche la prima galleria non italiana ad aprire a Milano), il fondatore Nicholas Logsdail settimana scorsa si destreggiato fra la lusinga e lagaffe. Ma resta ilfatto che larrivo dellaLissonGallery in uno spazio deliziosamentesegreto della Milano rinascimentale, in via Zenale 3, unoccasione per riflettere. La mostra inaugurale, affidata per la curatela allartista superconcettuale Ryan Gander, si intitola I know about creative block and I know not to call it by name (fino al 5 novembre, www.lissongallery.com). Raccoglie lavori di Allora e Calzadilla, Haroon Mir-

za, Jonathan Monk, Giulio Paolini, Spencer Finch e altri, che hanno in comune il fatto di essereconcettualis,maconunallusioneforteallacreativitumana,contrappostaallapochezza emotiva di ci che automatico, impersonale. Lo spazio espositivo ridotto, una sala pi un piccolo ufficio seminterrato. Il contesto per straordinario: il piano terra del palazzo del 1901, di propriet della famiglia Castellini, che divide il parco interno con PalazzodegliAtellani(quisitrovavano gliortiodiLeonardoda Vinci).LaLissonsi aggiudicata il diritto di usare anche i giardini per linstallazionedi operemonumentali. Sisperadunquecheneiprossimimesisiavvicendinomostrepersonalideipezzidanovantadella scuderia: Ai Weiwei e Daniel Buren, Tony Cragg e Sol LeWitt, Julian Opie e Santiago

Marrakech
Dal 30 settembre al 3 ottobre II edizione di Marrakech Art Fair (www.marrakechartfair.com) la fiera larte contemporanea pi seguita in Marocco. Tra le 45 gallerie internazionali, sei arriveranno da Istanbul a rappresentare la scena emergente dellarte turca; 11 sono marocchine, 2 tunisine e 3 mediorientali, tutte vetrine delle realt creative nordafricane. La galleria francese Lelong presenta unopera monumentale di Jaume Plensa, creata appositamente per la fiera; unica partecipante italiana la Galleria Continua di San Gimignano.

La galleria londinese ha aperto una filiale nel Parco degli Atellani. Motivo? Questa la capitale finanziaria dItalia, i collezionisti stanno qui
Sierra, Marina Abramovic e Lee Ufan, Anish Kapoor.Mapuanchedarsichela"LissonMilan" resti soprattutto un lussuoso avampostodicontattoconicollezionisti(ruoloaffidato alla nuova direttrice Annette Hoffmann). Rimane da vedere se la galleria fondata a Londra nel 1967, considerata una tra le pi potenti del mondo, poi sosterr anche le nostrefiere, i nostri artisti. La speranzadi tutti che la sua presenza invogli altri grossi nomi a guardare verso lItalia. Nel frattempo, sono a confronto le due versioni della realt date dallassessore Boeri (Milano citt darte di prestigio internazionale) e dal proprietario dellaLisson (Milano interessante perch una stanza ancora vuota). Chi avr ragione?
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Milano
Marted 27 settembre, dalle ore 18 alle 19.30, presso la sede dellUnione femminile (corso di Porta Nuova, 32; www.soroptimist.it) si terr unasta di opere darte contemporanea a favore del Mubaq: Museo interattivo dei bambini de LAquila. Le 49 opere selezionate di pittura, oreficeria, scultura e fotografia sono state tutte realizzate da artiste socie del Soroptimist International dItalia. Lesposizione pre-vendita sar nella stessa giornata dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.

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Il Sole 24 Ore

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

n. 262

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DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

Il Sole 24 Ore

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Duo Gazzana, violino e pianoforte; 1 cd ECM


Cammeo insolito nel catalogo ECM: un duo italiano. Natascia e Raffaella Gazzana, sorelle di sangue e di temperamento, offrono un impaginato ricco e raffinato, ben caratterizzando i Novecenti diversi di Janacek, Hindemith, Takemitsu e Silvestrov: quest'ultimo, coi "Five Pieces", un sorprendente capolavoro. (C.M.)

Musica
Al Teatro Franco Parenti, dal 4 al 9 ottobre, Terra promessa! Briganti e migranti di Marco Baliani e Felice Cappa. Info: www.teatrofrancoparenti.com River di Edgar Lee Masters, Dormono sulla collina, d il titolo allo spettacolo che lAccademia dei Folli presenta il 30 settembre al Salone Comunale. Info: www.assembleateatro.com

musica
a cura di Angelo Curtolo

Jesi
Il 30 e il 2 al Teatro Pergolesi Lo frate nnamorato , di Pergolesi, dirige F. Biondi. (www.fondazionepergolesispontini. com).

Torino
Il 1 al Carcere Le Nuove il violoncellista Mario Brunello, assieme ad A. Balanescu, D. Rossi, A. Bernardi, al video di E. Zanetti e allelettronica di T. Teardo, in Bach: Streetview. LArte della Fuga , una presentazione radicalmente nuova del capolavoro bachiano, per la 6 edizione di Torino Spiritualit (www.torinospiritualita.org).

teatro
a cura di Elisabetta Dente

Bolzano
Oggi alle 16 alle Caserme Druso, a Silandro, prima di Voicity , concerto collettivo in movimento del russo Boris Filanovsky, per il Festival Transart, musica, arte, performance, teatro, dalle aree industriali dismesse alle chiese, fino alle case dei singoli spettatori con il progetto Rent a musician (www.transart.it).

Genova
Sabina Guzzanti al Teatro dellArchivolto il 4 e 5 ottobre nel suo nuovo rcital S! S! S! Oh, s. Info: www.archivolto.it

Napoli
Lina Sastri, diretta da Lluis Pasqual, la protagonista di La casa di Bernarda Alba di Federico Garca Lorca, al Teatro Mercadante il 30 settembre e l1 ottobre. Info: www.napoliteatrofestival.it

Vicenza
Il 64 Ciclo di spettacoli classici al Teatro Olimpico prosegue con lallestimento di The Winters Tale di Shakespeare (29 settembre-1 ottobre), scene e costumi di Nick Ormerod e la regia di Declan Donnellan. Info: www.olimpico.vicenza.it

Milano
AllAuditorium Parco della Musica la chitarra flamenca di Paco De Lucia, anteprima del Festival del Flamenco, dal 5 al 16 ottobre (www.auditorium.com).

Milano
Storie di vite vissute, musiche e versi in Chelsea Hotel di Massimo Cotto al Tieffe Teatro dal 29 settembre al 2 ottobre. Info: www.tieffeteatro.it

Piscina (To)
Uno dei primi versi dellAntologia di Spoon

LUCIE JANSCH

milano
giorgio gaber con il sole 24 ore

LUlisse glaciale di Wilson


Settimana nel segno di Monteverdi: il ritorno delleroe greco alla Scala e la Poppea al festival MiTo
di Carla Moreni
estano due perplessit, dopo il Ritorno di Ulisse in patria della Scala: perch la trilogia monteverdiana sidia cos centellinata (2009-2011-2013), quasifosseunamedicina amara; e perch non si osi allargare lo strumentale in buca, adeguandolo allospazio dellesecuzione,come ogni compositore allimprontaavrebbe richiesto. In qualsiasi epoca. Ieri, nella Venezia del debutto dellopera(1640), come oggi. Erano i due interrogativi con cui entravamo in teatro. Glistessi che ci frullavanoin uscita. Forti per di una conferma: Monteverdi, il divino Claudio, il pi anziano in assoluto della storia dellopera, sempre e con una magia tutta sua ha il potere di conquistare teste e cuori. Adire ilvero, lariconferma delpoterestregonescodellasuascritturaquesta settimana stata doppia. Infatti, a distanza di quattro giorni luna dallaltra, abbiamo avuto a Milano ben due opere di Monteverdi. In sostanza quasi unintegrale. Per di segno molto diverso. Alla Scala, il griffatissimo Ulisse di Bob Wilson: cinque stellelusso. Ermetico, simbolico, ghiacciato e schiacciato in gesti compressi e geometrici;costruitosu luciabbacinanti,maisullabbandono fisico, e con costumi inamidati, rigidi comecorazze; sempredigrande stile,sempreimpeccabile, senza una piega nella realizzazione, ma diciamoancheunpo gi visto (Flauto magico, Parigi, ventanni fa, Butterfly , eccetera). Invece di l, al Franco Parenti, per Mito, si data una Poppea formato campeggio:spartana, tuttaalloppostodellagriffe.Informadi concerto, niente costumi, dove i cantanti entravano e uscivanounpo generici,ma costruita musicalmente su un crescendo fatato, col giusto peso lasciato libero allelemento comico, che c ed il sale del teatro di Monteverdi (e la sala infatti pi duna volta se la rideva di gusto) e per poi con un duetto finale, il Pur ti miro, pur ti godo, gidisuouno delleassolutemeravigliedellesistenza, qui eseguito con imprevedibilit di attacchi, sorprendente a ogni frase, col piacere di assaporareogni ripetizione, dalasciare in estasi. E infatti trionfo finale e si era dopo la mezzanotte pubblico in piedi, che non voleva pi uscire. Non che siano state una meglio dellaltro, Poppea contro Ulisse.Ancheperch allaScalaceranoMonicaBacellieSaraMingardo,letteralmentesublimie ormaiinarrivabili.Ma certamente, nel punteggio finale, uno pari. In Poppea , col gruppo La Venexiana di Claudio Cavina, direttore e al cembalo, trionfava il

Da venerd scorso per 16 uscite il Sole 24 ore propone una collana dedicata al

cantautore Giorgio Gaber. Due cd con la presentazione dellartista (sotto quella di Teatro canzone, la prima uscita) al prezzo di 12,90 , oltre al prezzo del quotidiano. Venerd 30 sar in edicola Unidiozia conquistata a fatica
dedicati alla prosa. Le canzoni e i monologhi appartengono quasi tutti a precedenti spettacoli, ma non vengono qui proposti per desiderio nostalgico o peggio per auto-celebrazione. Prevale viceversa lintento di verificare anche a distanza di anni se effettivamente, al di l di alcune necessarie riletture, i brani scelti, mantengano ancora una loro attualit e validit

teatro canzone
di Giorgio Gaber e Sandro Luporini Teatro Canzone la pi sintetica definizione di un certo modo di fare spettacolo a partire dagli anni 70. Questa volta non si tratta per di una definizione, ma di un vero e proprio titolo per sottolineare il ritorno a questo genere teatrale dopo alcuni anni esclusivamente

DANZA

grande interprete | Sara Mingardo nel ruolo di Penelope in Il ritorno di Ulisse in patria

Commedia da circo Italia 2000 dantesco resistente e forte


di Marinella Guatterini
opo un fugace pre-debutto allHangar Bicocca di Milano, tra le torri di Anselm Kiefer, La Commedia di Emio Greco e Pieter Scholten approdata a TorinoDanza, la sua sede naturale, gi ospite di tre delle quattro tappe del viaggio dantesco iniziato nel 2006. La nuova pice, per otto eccellenti danzatori della compagnia Emio Greco/PC (sede ad Amsterdam ma gittata internazionale) scansameritoriamentelatentazionediriassumere a brandelli ci che gi stato trasfigurato in danza, anche se dai due veementi Purgatori(Popopera e InVisione)rubachitarre elettriche e nasi da clown. Dal Paradiso (youPara/Dise)raccattailbrillantebodyinterodi Victor Callens,e dal magnifico Hell (Inferno) un alberello rinsecchito e la porta ad arco, punteggiata di lampadinerosse, che l fungevadavarcoperentrarenellacittdolente e qui, ribaltata sul fondo scena come una grande U, consente lapparizione di un cerimoniere in cilindroe bretelle. Ora per siamo in uno strano circo: gli interpreti incarnano i giorni della settimana. Ogni d ha il suo sfizio. Linquietante Sawami Fukuoka/Mercoled,in abito giallo e velo nero sul viso, forse allude alla bimba della famiglia Adams. Si aggira con due coltelli, e vorrebbe tagliare la gola a tutti. Invece, la seducente e formosa Venerd (Neda Hadji-Mirzaei) balla il mambo e il cha cha cha in un cono di luce tutto per lei. Mentre la magrezza, sommersa in un gran costume-sacco di Giovedi/Suzan Tunca con barba islamica, finisce per gonfiarsi di speranza tra le note di Let the Sunshine in. In questindulgente Commedia senza peccatori e santi, echeggiano,oltre alle parole esaltate del cerimoniere, anche Gluck e Beethoven nei pezzi di danza corale; rintocchi di campane e campanellini religiosi, quando Domenica/Emio Greco inscena una sorta di messa benedicente ogni giorno, inclusi il malizioso trans Marted e langelico Sabato. La cerimonia pare balinese: sono tanti i nasi rossi sulla testa di Greco ed evocano, con grazia sottile, un Oriente mescolato a un Occidente vibrante di citazioni, etnie e follie. La Commedia ha vis spettacolare, non drammaturgica: infatti, si perde nella prevedibilit del "settimanale". Ha un retrogusto pertinente al possibile slittamento da Dante a Balzac (quegli otto romans de jeunesse ): unallegria alla fine tristissima nelleccesso di clamore. Forse lintelligente raziocinio dellimpresa coreutico-umanistica schiaccia lesalazione di autentica poesia.
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degni di nota di Quirino Principe

teatro di affetti, bandiera di Monteverdi e della sensibilit rinascimentale. Tutti gli affetti: dalla sensualit della favorita di Nerone, qui ottima Valentina Coladonato, al comico pieno di doppi e tripli sensi della nutrice Arnalta, entravesti , lirresistibile Alberto Allegrezza (nome destino). In Ulisse eravamo gi invece nel Seicento che diventa maniera: pi estenuati gli accompagnamenti dellorchestra scheletrica di Rinaldo Alessandrini, pi attenzione ai timbri pizzicati, aspri, che alle morbidezze di appoggio degli archi, pi marcate le dissonanze, nel tessuto armonico. Con i madrigalismi sulle vocali tenute, fredde, senza vibrato, esibiti come pennellate di inquietudine. Il ritorno in patria diventava una lunghissima meditazione sul tempo. Il libretto gioiello (di Badoaro, ma certo anche di Monteverdi) di-

ventava coi gesti meccanici pi sentenzioso. La Penelope di Sara Mingardo gi nel Lamento desordio, a singhiozzi freddi, valeva tutta lopera. Avendo accanto, a contrasto, la Melanto godereccia di Monica Bacelli, unica ad ammiccare verso la sala, e lUlisse autorevole di Furio Zanasi. Niente azione per, per lui: nemmeno nella prova con larco. Niente mai pelle: nemmeno quando Ulisse e Penelope duettano infine riuniti. Senza sfiorarsi. scelta discutibile, ma per Bob Wilson si racconta non raccontando. Monteverdi, comunque, esce.
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Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi; direttore Rinaldo Alessandrini, regia di Bob Wilson; Teatro alla Scala, fino al 30 settembre

cento anni di rota

Nino dietro la colonna


di Pier Andrea Canei

ue creature che dovevanonecessariamente,neilimiti dei loro risultati, coabitare questa espressione; ecco,lespressionediunfilmresopivitale,reso pi seducente, pi suggestivo dalla musica. Cos Federico Fellini, in unintervista alla radio del 1978, riassume il sodalizio artistico con Nino Rota, che per lui compose tutte le colonne sonore dal 1952 (Lo sceicco bianco) al 1979 (Prova dorchestra), con un buon ventennio di capolavori, da La strada (54) ad Amarcord (74). Qui, celebrandoNino, ilfenomenale Federico lo costringe per entro il suo universo,inunabbraccioinegualmisuraaffettuosoe

possessivo:lamusicacomeingredienteperdare pi sapore e pi seduzione al suo cinema. Roger Ebert, principe (e primo premio Pulitzer) della critica cinematografica americana, glirende unomaggio uguale e contrario quando scrive: Potrei vedere un film di Fellini alla radio, un modo per dire che quelle musiche struggenti, quelle trombette per Giulietta o quelle rumbe vitali e funeree della Dolce Vita sono racconti sonori che trascendono la funzionedicommmentoalleimmagini,circondanocuoree cervello,diventano ilcentroditutto. Meglioprovareadistricaredallabbracciofellinianoquesto wunderkind milanesenatoil3 dicembre di 100 anni fa, in grado di dirigere unorchestra a dodici anni (e in tal veste celebrato,nel1923, sulNewYorkTimes),poidiplomatosicompositoreaRomae,nonancoraventenne, spedito (dal suo mentore Arturo Toscanini)inAmerica.Scansatoilfascismo,Rotator-

prodigio Rota, a 12 anni, celebrato in un articolo del New York Times. Al cinema Gnomo di Milano dal 27 settembre al 2 ottobre gli sar dedicata la rassegna Play it again Nino

nerdifilatoinItalia,aviveredaschivoprovinciale, a insegnare a Bari. Senza mai smettere di comporre temi che a distanza di decenni non perdono il loro appeal da pelle doca in 3d: per Giamburrasca, per il Gattopardo di Luchino Visconti, per il Padrino

di Francis Ford Coppola (con Stanley Kubrick, che lo aveva chiamato sul set di Barry Lyndon, non ci fu invece feeling). Un gigante del Novecento, insomma; e dal 27settembreal2ottobreloGnomo,ultimocineforum della sua Milano, ospita Play it again, Nino, rassegna a cura diGrazia Fallucchie Maurizio Principato che permetter di riascoltarne le musiche attraverso sette film (tra cui il primo, Treno popolare, diretto da RaffaelloMatarazzo nel1933, elultimo,laProvadorchestrafelliniana, uscito nel 1978, lanno prima della morte di Nino). Tra gli ospiti della rassegna il musicologoFrancescoLombardi,cheallafondazioneCinidiVeneziacuralArchivioRota.Lombardidefinisce Rota un Leonard Bernstein meno protagonista; difatti, in America tutti si ricordano dei suoi temi, ma pochi del suo nome. Ripreso daviolinisticlassicicomeGidonKremerofisarmonicisti jazz come Richard Galliano, riciclato da registi come Gus Van Sant, molto scaricato via iTunes e non meno rilanciato su YouTube: da qualche parte tra Giuseppe Verdi ed Ennio Morricone, Nino Rota un classico pop, italiano e universale,novecentesco e senza tempo.
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gommalacca di Christian Rocca

Gi le mani da Damien Rice


tra laltro, sono buone anche le polpettine ai mirtilli dellIkea). Idue dischi di Rice, 0 e 9, sono meravigliosi per molti motivi, a cominciare dalle tormentate e laceranti storie di amori e di tradimenti e di addii (ascoltare: TheBlowers daughter da 0 e 9 crimes da 9). Un altro dei motivi la voce femminile che lo accompagna. La voce femminile Lisa Hannigan, una ragazza che fa venire un colpo alla prima intonazione. Lisa Hannigan era la fidanzata di Damien Rice. Poi si sono lasciati. Lanno scorso Lisa H. ha pubblicato un disco-diario della separazione di rara e austera bellezza. Sea Sew sembrava un disco di Damien Rice. Ora Lisa H. presenta un secondo disco, meno intimo, pi mainstream.Siintitola Passenger ed prodotto da uno dei geni della musica indie americana, quel Joe Henry che ogni volta si deve sentir ripetere che ilcognato di Madonna (per averne sposato la sorella). Il primo brano, Home, sembra una canzone dei Coldplay e, in generale, gli arrangiamenti di Henry aggiungono molto allo stile asciutto di Lisa H., anche se poi finiscono per togliere centralit alla sua voce. Ascoltate la differenza tra la ricca versione di Knots contenuta nellalbum e quella essenziale registrata su una barchetta nel mare dIrlanda (su YouTube). Ma Lisa H. non si dimenticata di Damien R.In O sleep canta con RayLamontagne, ilcantante pi simile a Damien che ci sia. Damien, nel frattempo, ha scritto 5 canzoni per Mlanie Laurent, la sventola a caccia di nazisti in Bastardisenzagloria nonch la violinista scampata aisovietici di Ilconcerto.Le canzoni di EnTattendant sono puro Damien Rice. E quando Damien canta con Mlanie, cos come quando Lisa canta con Ray, be, sembra che ilpi grande spettacolo dopo ilbig bang siano sempre Damien e Lisa, Lisa e Damien.
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ono ormai cinque anni che Damien Rice non pubblica un disco. Non che ne abbia fatti tanti, ilcantautore irlandese. Solo due, esclusi ilive. Secondo alcuni, Damien Rice in realt una bufala, uno che fa rock da Ikea, una musica fintamente raffinata, ma in realt grossolana e a buon mercato. Ora, va bene tutto. La fine delle ideologie, le serate eleganti, iburraco con Tarantini e tutto quanto. Ma ci sono cose che non sipossono tollerare. Sarei perfino disponibile ad accettare lidea di un tavolo della pace con un talebano, un interista o uno del Fatto, ma mai con chi insulta Damien Rice e le sue canzoni (e,

ensare il tempo per segmenti, decenniodopo decennio, un artificio.Il tempo rettilineo scavalcacon noncuranza le date di confine. Tuttavia, immaginare le dcadi che scorrono via, ciascuna con un suo nome, come faceva Ernst Jnger nei suoi diaridella senilit (Siebzig verweht, Achtzigverweht), aiutala nostra immaginazione,e visualizza lastratto.In questepocadi fine prossima ventura, nella quale il fantasma di Rutilio Namaziano compie di nuovo, invisibile, la sua circumnavigazionedellimperoin rovina, abbiamo pi volte chiuso e riaperto gli occhi, evocando un effetto cinematografico:"ten years later". Molto abbiamo sofferto, neglianni Novanta del secolo scorso, dinanziallafucilazione delle orchestresinfoniche della Rai,alla trasformazione dei teatri dopera in ipocritamentemessianiche e illusorie Fondazioni, la "riforma" dei Conservatori e lindecentebufala, degna di un cialtrone venditore di cravatte taroccate,della "parificazione"allUniversit. Volgiamo invece lo sguardo al decennio appena concluso, agli anni Zero del nuovo secolo. Oggi difficile parlare di "demolizione", poich oramai non c' pi quasi nulla che rimanga in piedi. ("Quasi", poich in verit qualcosa di vivo e di forte c ancora, pur se circondato da odio vendicativo: ossia, ci siamo noi). Il panorama non ancora marziano n plutoniano, non roccia, sabbia, ghiaccio e deserto senza atmosfera. No, una distesa di macerie e di cadaveri, fra cui si agita e freme sanguinando o soffocando una miriade di feriti a morte o mutilati o con un cappio che si sta stringendo alla gola. Di questo parla, con eccezionale vigore e inevitabile consumata dottrina, Italia 2000, di Andrea Estero, direttore di "Classic Voice", e di Guido Salvetti, musicologo illustre, "doctor subtilis" e gi direttore del Conservatorio di Milano. Lo stato (doloroso) dellarte, il mistero di una volont insopprimibile di resistere e combattere che ha in s la musica forte in Italia: lo spirito di Simmaco contro il vile Teodosio. Una ricognizione, un nuovo De reditu che i due eccellenti curatori affidano a eccellenti diagnostici: Gianni Sibilla, Daniela Cardini, Marcello Ruggieri, Simone Ciolfi, Alessandro Mastropietro, Lello Camilleri, Marcello Piras, Lucio Spaziante, Bianca Maria Antolini, Carmela Bongiovanni, Mauro Balestrazzi. Ma allora larmata della Resistenza c? Ricordano nella premessa, i curatori, che il primo anno dello sciagurato decennio ha visto il crollo delle Twin Towers. Bene: traiamone le conclusioni.
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www.camillo.blog

La Commedia/Emio Greco/PC da gennaio ad Amsterdam in tourne. Torinodanza prosegue dal 13 ottobre con Italian Dance Platform

Aa.Vv., Italia 2000, a cura di Andrea Estero e Guido Salvetti, Guerini Studio, Milano, pagg. 410, 30,00

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Il Sole 24 Ore

DOMENICA - 25 SETTEMBRE 2011

n. 262

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Non credo che Shakespeare ci voglia insegnare nulla Ci prende per mano attraverso paesaggi straordinari Declan Donnellan

In scena
mostravanoquantoquestoartistaavessesempremiratoal cuoredellaparolashakespeariana,puntandosoprattuttosullaforzainterpretativa di chi la pronuncia in palcoscenico.Ho scelto di lavorare sul teatro di Shakespeare commenta Donnellan , perch continua a sorprendermi.Pensochecisidebbaaccostare aquestoautoreconunatteggiamentodiumilt e direi di ignoranza. Non credo che Shakespeare ci voglia insegnare nulla. Ci prende semplicemente per mano e ci conduce, come sefosseunodinoi,attraversodeipaesaggiche sono assolutamentestraordinari. Dunqueiterminidellapartitasonoaluinoti, ma anche questa volta si gioca fuori casa e soprattuttoconungruppodiattorichehaapprofondito le grandi teorie del teatro russo del Novecento fondendole in modalit del tutto nuove. A loro Donnellan ha proposto il suo metodo di recitazione, raccolto in un librointitolato Lattore e ilbersaglio (editoinItalia da Dino Audino). Anche se in effetti il librostato inizialmentepubblicatoinrusso sottolineailregista,lequestionichegliattorisitrovanoadaffrontaresonolestesse,indipendentementedallaloroculturaedallaloro nazionalit,eilmiolavoro cercadicomprendere i problemi ai quali mi sono trovato di fronte nella mia esperienza in sala prove. Del resto proprio il Racconto dinverno a narrare di lente trasformazioni interiori, di ambiguit e doppiezze dellessere umano, di capovolgimentidiruoloedisituazionepossibilipertutti.Tuttoquesto sembrarispecchiare idealmente le tecniche di ricerca espressiva del regista:Penso che pu essere utile allattore nota Donnellan , lasciare un po da parte lidea che lagire sia qualcosa che si pudecidere e pianificare in anticipo,rispetto al quale si pu avere una strategia precisa a priori. pi utile cercare di vedere con gli occhi del personaggio che si interpreta. Insomma la cosa fondamentale rinunciare allimmagine di se stessi. Il problema che ci troviamo ad affrontare conclude Donnellansemprequellodivedereilmondo liberandoci dei nostri filtri.
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vicenza

Racconti dinverno per un british russo


di Antonio Audino

i trover a suo agio laustero Declan Donnellanperlasuamessain scena del Racconto dinverno diShakespeare, ospitata dal 29 settembre al primo ottobre nellimponente teatro Olimpico diVicenza,conquellaTebeinprospettivarealizzata dallo Scamozzi nel 1585 per linaugu-

razione delledificio palladiano e, per fortuna,mairimossa dal?Lo sipotrebbe chiedere allostessoregista,manon facileporglidelle domande,luiastabiliredicosavuolparlare, e lui a decidere se rispondere o meno. Inglese di nascita, conosciuto in Italia per alcuni significativi allestimenti di celebri drammishakespeariani,Donnellanhadaanni un fitto rapporto di scambio con la Russia, edopoaverlavoratoalungoconattorimoscoviti ora si misura con una delle formazioni pi forti di quel Paese, la compagnia del Maly

di S. Pietroburgo, capitanata da un maestro come Lev Dodin.Qualche anno dopo il nostroarrivoinRussia,affermaabbiamoavutolafortunadiesserechiamatidaLevDodina realizzareunanostraproduzionenelsuoteatro e la scelta cadde su The winters tale. Nel sistemateatralerussolecompagniesonostabili e cos potemmo scegliere lo spettacolo in rapporto alla squadra con la quale avremmo lavorato: un lusso raro!. La scelta fu quindi naturale una volta fatta conoscenza con quei formidabili interpreti. Sentivamo chiarisceDonnellanchePyotr Semaksarebbestato un magnifico Leonte, possiamo dire in un certosensochestatoiltestoasceglierenoi. Ed spinto da questa intuizione che il regista sposta il suo raggio di attenzione dalle tragedie pi note a questopera. Amo molto le tarde commedie romantiche di Shakespeare confessaDonnellan.Vidoloreesofferenza,maancheunsensodiredenzione.Lamore resiste,sopravvive.Pensochequestecommediesianounasortadirispostaallegranditragedie.Proprio i suoi allestimentiprecedentidi-

sperimentatore | Una scena di The winters tale e sopra unimmagine del regista Declan Donnellan, scattata da Johan Persson

camera-look

close up di Luigi Paini

teatro

Amorevole vendetta
PHOTOMOVIE

Scenari neri buffi, ma innocui


PHOTOMOVIE

Il tempo questione di spirito


di Renato Palazzi
i conclude oggi a Lucca la seconda edizione dei Teatri del Sacro, un bel festival tematico interamente dedicato al rapporto fra la scena e la religiosit in tutte le sue varianti. Il pregio di questa rassegna, sostenuta dalla Cei e regolata da un bando di partecipazione biennale, che essa accoglie senza preclusioni realt della pi diversa provenienza, compagnie amatoriali e gruppi ultra-sofisticati, la tradizione e la ricerca, la parola e la danza, la prospettiva della fede e quella laica. Un testo di Copi rappresentato in una chiesa non si era ad esempio mai visto. Il disegnatore franco-argentino stato

senza confini | Antonio Banderas nei panni di Robert Ledgard e Elena Anaya, nel ruolo di Vera nellultimo film di Pedro Almodvar La pelle che abito, tratto dal romanzo Mygale dello scrittore francese Thierry Jonquet, scomparso nel 2009

In La pelle che abito un chirurgo trasforma in donna lo stupratore della figlia. Almodvar sempre un maestro, ma manca la fantasia
di Vincenzo Cerami

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ioco di incastri, rivelazioni e colpi di scena scandiscono lultimo film di Pedro Almodvar La pelle che abito . Non manca lagnizione finale, tipica del melodramma. Il regista sceglie di lavorare con i canoni del genere horror evitando al pubblico, per fortuna, scene orripilanti. Come tutti i film noir, anche questo richiede la complicit dello spettatore il quale accetta di credere lincredibile. La vicenda infatti al limite della verosimiglianza, senza per questo abbandonare un contesto nel quale ci che succede, in teoria, potrebbe succedere nella realt. Il fulcro narrativo gira intorno allattualissimo tema della genetica. Antonio

Banderas un ingegnere delle strutture cellulari, un chirurgo plastico in grado di riparare i corpi umani danneggiati, ma anche di trasformarli, se non addirittura foggiarli, come nel film. La cadenza degli eventi procede in armonia con le deformazioni professionali del chirurgo. In questo senso La pelle che abito rientra nel tipo di storie che hanno come protagonisti personaggi devastati da passioni distruttive. Almodvar, senza troppo abbandonare la sua vocazione allenfasi drammatica, sempre vicina alla farsa, mette in scena un amour fou cieco e delirante, che trasforma lo scienziato carnefice in vittima. Il duello tra i due si svolge sul pi antico motore del melodramma: la vendetta. Solo che qui la vendetta non il fine dellazione ma il mezzo per un secondo e pi intrigante gesto. Banderas mette le mani sul violentatore della figlia, sembra volerlo torturare per fargliela pagare. Ma poi si scopre che nel suo disegno c qualcosa di pi terribile, e che ha a che fare con il suo mestiere di chirurgo plastico che trasforma i corpi e manipola i connotati. La scienza, nel cinema, offre di s lidea dellonnipotenza, fin dai tempi del dottor Jekyll. Nel film, tradendo ogni principio della bioetica, la chirurgia molecolare restituisce addirittura la vita, crea fantasmi reali, in carne e ossa. Viene da pensare allve future di Villiers de lIsle-Adam, un singolare romanzo scientista di fine Ottocento nel quale viene introdotta la figura dellan-

droide, di un robot con le sembianze di una meravigliosa fanciulla. E viene da pensare anche a Olympia , la bambola meccanica di Hoffmann. La scienza, in questa nostra epoca, fa promesse fantascientifiche e Almodvar, suggestionato dalla lettura di un romanzo francese di Thierry Jonquet del 99, Mygale , ne approfitta per tessere una trama, appunto, ottocentesca, con tanto di intrighi famigliari, conflitti sentimentali e finale classico tipo: Mamma! Figlio mio!. Un regista di genere avrebbe girato La

il pirata di Mabuse
mabuse1922@gmail.com TIVUCINEMASITI DA SCOPRIRE http://goo.gl/CxO4H "Salome" (1978), tratto da Oscar Wilde, uno dei primi lavori di Pedro Almodovar http://goo.gl/twERj "La legge del desiderio" (1987): eccentrico, grottesco, kitsch. Almodovar! http://goo.gl/MdVjr "Arrebato" (I Zulueta, 1980), introvabile cult movie, esplora i rapporti fra lartista e le sue opere

pelle che abito senza rinunciare agli effetti da Grand Guignol e portando allestrema conseguenza la materia scientifica. Almodvar, invece, cura le inquadrature legandole in uno stile teatrale. La luce, i fondali, il dcor, i movimenti della macchina da presa hanno un taglio espressionistico che si ispira al cinema degli anni Quaranta. Le pareti della casa del protagonista sono tappezzate di quadri che rimandano direttamente alla vicenda: donne dalla candida pelle nuda, somiglianti alla sua bellissima prigioniera, anchessa racchiusa nella cornice di un grande schermo da cui il carceriere la spia, e se ne bea. Il film di Almodvar , quindi, anche un film sul cinema. Ce ne d un ulteriore segnale la perfetta musica di Alberto Iglesias (che firma anche il film Carnage di Polanski): sottolinea i momenti di attesa creando con ironia e maestria atmosfere cariche di suspense. Il rigore con cui il film stato scritto, preparato e girato non sfugge allo spettatore, soprattutto perch abbiamo a che fare con un regista scapigliato e anarchico. Stare sulla storia costruita a tavolino raffredda la materia e cos scarseggiano le preziose divagazioni en pote di cui Almodvar maestro. Il regista confeziona lopera attento al dettaglio, tenendo sotto controllo il suo istinto al disordine: ottimo atteggiamento per non sfociare nel fotoromanzo, ma che porta a frenare la fantasia, che per definizione libera e gratuita.
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Bella lidea. E poi? E poi, come capita troppo spesso nel cinema italiano, lidea si affloscia, non si traduce fino in fondo in una sceneggiatura credibile. E qual lidea? Immaginate che un brutto mattino, improvvisamente, tutti gli extracomunitari poff scompaiano. Niente pi lavavetri, certo, niente pi questuanti, ma allo stesso tempo niente pi badanti, operai, infermieri... Un pasticcio totale, soprattutto nel laboriosissimo Nordest, dove Patierno ambienta la vicenda. C lindustrialotto dalla doppia morale (poteva mancare?), che mentre predica dalla sua tv contro i "ngher", coltiva una tresca con una dolcissima prostituta nigeriana. E c una giovane maestra che, dopo aver lasciato il fidanzato poliziotto, si messa con un ragazzo di colore, da cui ora aspetta un figlio. E, a tenere uniti i vari sentieri della trama, c appunto lo stralunato poliziotto, un po di qua e un po di l, tanto disincantato quanto incavolato con il mondo intero. Abatantuono e Mastandrea, si sa, da soli possono tenere in piedi un film, ma le storie arrancano, un buonismo di maniera rischia di mandare tutto a monte, i bersagli da colpire sono troppo scontati e facili. Attenti alle belle idee: sul grande schermo, basta un nonnulla e trasmutano in ideuzze.
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sorprendente | Una scena di Guai a voi ricchi quanto di meno spirituale si possa immaginare. Ma nellinterpretazione del Teatro Alkaest di Milano La giornata di una sognatrice uno dei primi testi da lui scritti per il teatro dietro il suo stile dissennato e i suoi umori irridenti rivela uninquietudine profonda, leco di un bruciante interrogativo sulla condizione umana. In molte sue pice Copi sembra esprimere al di l dei furori trasgressivi uninsanabile solitudine, un dolore senza nome. Nella Giornata di una sognatrice racchiude dalla mattina alla sera la durata di una vita, con la protagonista che si sveglia ragazzina e si ritrova poche ore dopo matura signora che deve fare i conti con la morte, dopo avere assistito alla fine delle persone che le sono state care, laviatore-postino che lha amata, lamica dinfanzia un po svampita. E il figlio uscito di casa adolescente vi ritorna ormai adulto. In questa visione dissestata c persino lincontro con un cocomeraio che forse come il Godot di Beckett incarna unentit superiore: Lei Dio? chiede la donna, e lui risponde: possibile. Ma lansia di trascendenza della protagonista affiora soprattutto dal suo costante ricercare il senso delle cose, dal legame quasi metafisico con la casa, col giardino. brava lattrice Lorena Nocera a rendere questa interiorit sospesa, questo vago smarrimento. Ed bravo il regista Giovanni Battista Storti a conciliare i ritmi stralunati dellautore con una sorta di tenera nostalgia della vita e delle sue illusioni. Laltra sorpresa del festival, per quanto riguarda almeno ci che ho visto, lattore teatrale e televisivo Giovanni Scifoni, che in Guai a voi ricchi inventa un estroso racconto satirico a met fra il cabaret e la "narrazione" sul cattocomunismo, sui preti operai, sulla Chiesa militante dellAmerica Latina. Estraendo da un sacco ogni sorta di oggetti (c anche un gioco, "Lotta di classe", equivalente di sinistra del "Monopoli") Scifoni evoca unepoca, un buffo album di famiglia. Lui spigliato, ha il coraggio della battuta irriverente: ma quando arriva a ricordare luccisione del vescovo Romero o del prete-guerrigliero Camillo Torres, passa a toni pi seri, pi commossi. E dimostra un autentico talento nel far coesistere senza scosse questi due livelli.
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Cose dellaltro mondo, di Francesco Patierno, commedia, 90, Italia, 2011

i film del sole


COME AMMAZZARE IL CAPO E... VIVERE FELICI Seth Gordon Usa, 98 Commedia 2011 Come andare al cinema e... uscire felici. Si ride, e molto: qualcuno offre di pi?

truman di Daniele Bellasio


voglia di famiglia in tv, vista la (ri)vittoria agli Emmy di Modern Family, commedia che racconta i nuovi tipi di famiglie, compresa quella omosessuale, tra gag, battute abrasive e spunti seri, non eccezionale per lespediente delle interviste guardando in camera stile documentario. Un tempo la tv era molto famigliare, oggi meno, ma non colpa di Sex and the City. Ora la tv insegue i gusti dei singoli e per farlo moltiplica i canali. Lalto numero delle reti ostacola la diffusione di fenomeni popolari. Difficile dire se vanno pi di moda i polizieschi o i fantasy, i medici o gli avvocati. Va di moda tutto, ci sono passeggeri perfino per treni impensabili dove di bisturi in bisturi il concetto classico del bello si trasforma in quello di dolore. Ci sono cuochi (appena sufficiente Kitchen Confidential su Fox Life) e pasticceri che confondono la cucina con West Point (ma il Boss delle torte, su Real Time, simpatico). Va di moda tutto e gli ospedali di pi. Il sospetto, da E.R. a Off The Map (selvaggio, con il pronto soccorso nella giungla, carino ma incompleto),

Dove finita la famiglia?


che gli ospedali offrano a basso costo, perch il teatro di posa uno solo, scene dazione e suspence, quasi come un inseguimento di Mission Impossible. Ci che pare andare meno di moda in tv la famiglia: una tv di singoli per singoli. E se ti imbatti nei Robinson su K2 viene nostalgia. In amore e a colazione tutto lecito, ricorda Cliff, pap Robinson, alla sveglia Rudy. I Robinson parlano per unintera puntata della marcia su Washington di Martin Luther King e fanno pensare alle battute dei Jefferson, piccolo nucleo famigliare. Nulla a che vedere con i Bradford, otto figli e un manuale di pedagogia applicata a ogni et. Se la volevi politicamente vivace cera Casa Keaton, se la volevi politicamente scorretta cerano gli Addams. E poi Happy Days, Arnold, Baby Sitter, perfino Dallas, Dynasty, i Soprano, fino al Beautiful non credibile della cattiva Stephanie redenta. Nel bene e nel male, tutto in famiglia. Oggi ci sono eccezioni che confermano la regola, poi tanti individui e ospedali affollati. http://danielebellasio.blog.ilsole24ore.com/ danton/
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THIS IS ENGLAND Shane Meadows Gran Bretagna 101 Drammatico 2006 Giovent e tanta rabbia. Amore, niente. lInghilterra, bellezza!, quella della signora Thatcher.

CARNAGE Roman Polanski Germania, Francia 79 Drammatico 2011 Metti due coppie educate e gentili in un appartamento di New York: non ci vuole molto perch saltino tutti i "tappi". Polanski strepitoso, interpreti da dieci e lode. E dunque, a Venezia, nessun premio... TERRAFERMA Emanuele Crialese Italia, 88 Drammatico 2011 C sempre unisola nel cinema del bravo Crialese: una terra ferma su cui, finalmente, approdare.

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Guido Scarabottolo - Elogio della pigrizia


Da venerd prossimo, 23 settembre, al 9 ottobre, alla Porta degli Angeli di Ferrara si terr la mostra dellillustratore Guido Scarabottolo (collaboratore della Domenica) Elogio della pigrizia. L1 e il 2 ottobre dalle 16 alle 18 incontrer i lettori. Mentre il 30 settembre, nellaula magna della facolt di Giurisprudenza, Scarabottolo dialogher con Goffredo Fofi nellambito del festival di Internazionale

Tempo liberato
in bici / 2
San Lorenzo al Mare

Il percorso segue il tracciato dei binari


Galleria verso Ospedaletti (chiusa) Porto sole San Martino Taggia
A10

SANREMO

Galleria Poggio Galleria Bussana Arma di Taggia Santo Stefano al Mare


Mar Ligure km

Galleria

Su due ruote lungo il Danubio


di Claudio Visentin
ellattimo precedente il primo colpo di pedale, considerato il mio stato di forma e soprattutto il peso raggiunto negli ultimi tempi, ho pensato che, anzich percorrere in bicicletta la ciclovia del Danubio, forse sarebbe stato pi sensato farsi trasportare da una delle molte chiatte cariche di merci che discendono il corso del fiume. Ma era gi troppo tardi. E invece la bellezza di questa regina delle piste ciclabili ha supplito alla forma fisica carente, con il suo paesaggio diverso a ogni curva: castelli, paesi, boschi e animali che vivono con lo stesso respiro del grande fiume. Pedalando in uno stato di permanente grazia e meraviglia ci si ritrova la sera ad aver percorso una cinquantina di chilometri e pi senza quasi la sensazione di fatica; e questo con abiti da campagna e la bicicletta di casa con soltanto un grande cestino dove mettere lo zaino con i vestiti di ricambio. Pronti, via. Da Passau a Vienna sono 330 chilometri circa e in una settimana a dir tanto si attraversa tutta lAustria settentrionale sino alla capitale. La strada corre piana a fianco del fiume, sullalzaia dove un tempo i cavalli trainavano i battelli. Niente auto se non in pochi tratti e comunque sempre con una corsia riservata alle biciclette. Quando si vuole cambiare punto di vista e compagni di strada basta chiamare uno dei numerosi piccoli traghetti in legno e in pochi minuti si passa sullaltra riva, dove si continua sempre sulla pista ciclabile, dal momento che quasi ovunque questa corre su entrambi i lati del fiume. Per tutte le questioni pratiche vitto, alloggio ed eventuali riparazioni basta una buona guida e ce ne sono ormai molte (per esempio Alberto Fiorin, Ciclovia del Danubio da Passau a Vienna, Ediciclo, pagg. 168, 16,00). Questa ciclovia fu immaginata per un turismo di nicchia sostenibile, lento, a misura duomo ed diventata invece quasi una moda, con numeri di tutto riguardo. Un ottimo spunto di riflessione anche per noi italiani che non abbiamo molto di simile da proporre, dal momento che il confronto con la

Vecchia stazione ferroviaria Galleria

in bici / 1

Pedalare come un treno


Un tratto della vecchia linea ferroviaria Genova-Ventimiglia ora una pista ciclabile Si viaggia tra mare, stazioni e gallerie
di Alfredo Sessa
ri si confonde con lo struscio sul lungomare sanremese, con il traffico dellAurelia, con le voci degli stabilimenti balneari destate, con il respiro del mare dinverno. Troppoaportatadimano,lapista,percedere subito allinvito a percorrerla. Lasciatevi prima incuriosire da Sanremo, che diventa unpogelosadelsuofioreallocchiellocicloturistico quando i visitatori, invece di assaggiare la sardenaira (la saporita focaccia locale), prendere un aperitivo in piazza Bresca, fare una puntata alcasin, si mettono subito a pedalare. Visitate la Pigna, la citt vecchia, la grandemadreche veglia dallalto.Pochi passi nel borgo antico di Sanremo, e scatta lo spaesamento. Si viene risucchiati da vicoli, porte medioevali, sentieri urbani che si susseguono, si affastellano e si incrociano come in una casbah nordmediterranea. Si incontrano volti di pirati e bucanieri, anziani bloccati in casa perch prigionieri delle ripide salite, immigrati che fanno rivivere leconomia dei vicoli. Sui balconi si coltivano, nelle pentole, basilico e origano. Si torna gi un po storditi, in cerca di una dimensione contemporanea da recuperare,econlasensazionediavereattraversato una delle Citt Invisibili di Italo Calvino. Prima di salire in sella e pedalare in direzionediSanLorenzoalMare,unultimatentazione: la visita della Chiesa russa ortodossa, cenotafiodeirealidelMontenegro,quisepolti fino al 1989. Con i vecchi hotel un po decadenti, lachiesa ortodossa fa pensare allaSanVentimiglia, recuperata e bonificata. E una classica gita in bicicletta si trasforma, allimprovviso, in un viaggio in seconda classe. Passerete sotto le pensiline di vecchie stazioni, alcune gi recuperate e tirate a lucido, altre cadenti e in vendita. Sfiorerete grandi magazzini ferroviari, e piccoli scali merci che sembrano rubati a un plastico di treni in miniatura. Qua e l pezzi di staccionata, vecchi pali della linea aerea di alimentazione, caselli trasformati in abitazioni, che profumano di basilicoedibucato,vifarannosentireunpasseggero seduto su una vecchia carrozza, con il naso appiccicato al finestrino. Ma attenzione: severamente vietato sporgersi, perch vi troverete a entrare pi di una volta in galleria, al freddo e allumido, qualche volta al buio, con tanti colleghi ciclisti che vi sfiorano, vi incrociano, vi sorpassano (consigliate bici con luci efficienti). La galleria pi lunga da percorrere(1,5 km)collegaSanLorenzoalMare e Aregai di Cipressa. Nellattraversarla guarderete pi volte davanti a voi, alla ricerca delluscita,forse allaricerca di voi stessi. Sentirete qualche volta il bisogno di accelerare, nel timore di sentire, allimprovviso, il rumore di un treno vero che vi insegue. Alla fine ritroveretelalucedellaRiviera,enonvibaster.Desiderereteche unapistaciclabiledolcee affettuosacomequellatra SanremoeSanLorenzoalMarenonfiniscamai,echevi accompagni in sicurezza in giro per il mondo.
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l brivido di un andare facile e sicuro. lasensazione che regala la pista ciclabile di Sanremo. Si pedala a tu per tu con il mare, su una striscia di asfalto larga e confortevole, che vi porta con un lento sprint di una ventina di chilometri da Sanremo verso Levante, fino a San Lorenzo al Mare. L"autostrada per biciclette" della Liguria disegnata sul lungomare della Citt dei fiori, poi esce dallabitato e si avventura tra scogliere, spiagge, speculazione edilizia, ville liberty, ristorantini tipici, borghi marinari. Dal mattino al tramonto, un frusco di raggi etubola-

sul mare | Un tratto della ciclovia

remo cosmopolita della Belle poque, quandoincittpasseggiavanovecchiinglesiearciduchi russi. Percorretelapistaadandaturalenta,quandolalucesi attenuaei colorisi fanno pastello. Si pedala sul velluto, si incontrano aree di sosta e di ristoro con fontanelle e panchine. Se la "gamba" c, filerete via come un treno. In tutti i sensi. Perch quella che percorrete la vecchia sede ferroviaria della linea Genova-

ciclovia del Po, al di l delle buone intenzioni, mortificante. Il viaggio austriaco comincia nellultimo lembo di terra tedesca, a Passau, il luogo della grande confluenza tra tre fiumi: lancora giovane Danubio, lInn e la piccola Ils. Sembra di avvertire lenergia sotterranea che percorre questi luoghi dove i fiumi uniscono le loro acque. Qui morte e rinascita con un nome nuovo toccano allInn, che arriva al fatidico appuntamento dopo aver percorso oltre cinquecento chilometri dalla sorgente svizzera. In questo punto lInn pi ampio, profondo e ricco dacqua rispetto al Danubio; e, somma ironia, le sue acque alpine sono quelle che rendono blu il fiume del celebre valzer di Johann Strauss junior. Perch allora non ascoltiamo Sul bellInn blu? Perch lInn ha il solo torto di entrare nel Danubio con un angolo maggiore rispetto al corso successivo del grande fiume; soccombe e perde il suo nome per una banale insufficienza in geometria. Quando giunge a Schlgen il Danubio ormai largo e imponente, ma deve contorcersi per aprirsi una strada tra monti di granito. Atmosfere renane e parecchie navi da crociera che vanno avanti e indietro senza sosta. Troppi turisti qui, e troppe industrie a Linz, la citt pi importante che si incontra prima di Vienna. quando il rapporto con il grande fiume sfiora lidillio, che compaiono allorizzonte le casette colorate di Mauthausen, paesino danubiano come se nulla fosse. Invece dopo pochi chilometri di salita dura quasi la sola affrontata sin qui si giunge al campo della morte nazista, dal quale centomila prigionieri non tornarono. Poi arriva Melk e la mole smisurata del monastero barocco. Da ogni finestra si affaccia un monaco dice lantico proverbio, ma da aggiornare: infatti le finestre sono tante ma i monaci rimasti pochi e oltretutto impegnatissimi a gestire i turisti (tanti) e le anime zelanti (poche). unimpresa trovarne uno, che con piglio manageriale racconta un futuro tutto da inventare. Di futuro ne ha invece molto la regione della Wachau, specie da quando entrata nel Patrimonio dellumanit Unesco. Trentacinque chilometri di cartoline, nellalternarsi di vigneti e frutteti, coi turisti nuovamente a farla da padroni. Mi resta nella memoria unimmagine di ottimismo: davanti a una casa, su una sedia, dei sacchetti di ciliegie incustoditi; se ne prende uno e si lascia cadere un euro nella casella delle lettere. Questa microeconomia fruttifera ha tutta la fiducia nel prossimo che manca alla grande finanza. Dopo la Wachau la presenza di Vienna si comincia a sentire, anche se la citt ancora distante. In bicicletta si pu arrivare nel centro storico della capitale austriaca seguendo il Donaukanal e togliersi la soddisfazione di un giro donore lungo il Ring.
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a me mi piace di Davide Paolini

Macellai stellari
spesso disconosce lorigine ( solo una moda menzionarein menu la razza: chianina, piemontese, cinta senese, mora romagnola, eccetera), lalimentazionedegli animali,i taglidel quarto anteriore(quanti cuochi sono ingrado di disossare un manzo?). tempo di alzare il sipario, conoscere chi, dietro le cucine, fa la fortuna di molti chef, a cominciare dai macellai, non i "passa carne" di botteghe spesso ricche di cibi per cani, marmellate e biscotti che offrono tagli gi pronti e rifiniti dai distributori, bens gli artigiani del coltello che scelgono i capi dagli allevatori, macellano in proprio, offrono tagli, spesso, inconsueti per valorizzare il quarto anteriore e le frattaglie. Un modo questo illuminato per calmierare i tagli prelibati del quarto posteriore, gli unici richiesti dalle casalinghe senza tempo. Non solo, alcuni di questi Macellai (con la M maiuscola) spesso sono anche oscuri suggeritori di piatti di chef blasonati o addirittura in grado loro stessi di offrire bocconi succulenti. Ecco un esempio di menu a base di suino pesante, realizzato da quattro bravissimi artisti del coltello, in una cena provocazione, a Mantova, senza le star della padella: Franco Cazzamali (di Romanengo, Cremona): carpaccio di lonza marinata in salamoia; Simone Fracassi (Castel Focognano, Arezzo): pici al rag in bianco di suino brado grigio del Casentino; Sergio Motta (Inzago, Milano): prosciutto cotto caldo di maiale pesante; Giorgio e Gian Pietro Damini (Arzignano, Vicenza): maialino da latte croccante e coppa di maiale pesante panata. Un pokerdi macellaiin grado di preparare anche una eccellente tartare, la stessa servita nei ristoranti griffati, per rivestita con una qualcheguarnizione cromatica inutile. Non cisono per solo questi moschettieri: ma sparsi per l Italiasono tanti i silenziosi protagonisti del dietro le quinte. Il pi noto Dario Cecchini (Ponzano, Firenze), grazie al grande successo del funerale della bistecca , maquesto toscanaccio un grande professionista in grado di offrire tagli e preparazionidi qualit. Le sue carni sono spagnoleproprio perch Cecchini crede siano le migliori.E Cecchini ne segue i vari passaggidallallevamentoallamacellazione. Severino Gala(La Maddalena,Sardegna), proponeaddirittura, in un posto di mare, bistecchedi bestie locali da lui stesso allevatein campagna e uno straordinario hamburger di carne. E ancorala macelleria Aldo Martinidi San Sepolcro, la macelleria Giacobbe di Sassello. Dulcis in fundo la macelleriaMichele Martinidi Boves: a detta dei suoi colleghi,un maestro, fornitore di localifamosi e non. I suoi agnelli,i suoi capretti,il suo fassone sono stellari.E chiss quanti altri eccellentisconosciuti macellaici sono dietro le quinte degli chef. Sine qua non.
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calal di Donata Marazzo

Riso Gaddiano
personalit. Sfumate con del buon vino bianco a fuoco vivace ma solo per una rilettura della ricetta. Altrimenti aggiungete unicamente il brodo (un lesso di manzo con sedano e carote) in cui avrete sciolto i pistilli di zafferano, spezia vivace, incomparabile . Volendo, unite due o pi cucchiai di vin rosso e corposo (Piemonte)... Conferiranno alla vivanda quel gusto aromatico che ne accelera e ne favorisce la digestione. Consentita laggiunta di midolle di bue che conferiscono al piatto una sobria untuosit. Cuocete venti-ventidue minuti. Sul finale ogni chicco risulter giallo-arancio e si manterr individuo, non appiccicato ai compagni, non ammollato in una melma, in una bagna. Grana padano appena ammesso. Ingredienti 400 gr di riso Vialone nano, 1,5 litri di brodo di carne, 200 gr di vino bianco secco, 40 gr di burro, 40 gr di midollo di bue, 40 gr di grana padano, 30 gr di cipolla, 0,5 gr di zafferano in pistilli

erch il palcoscenico,cio i quotidiani, le riviste, la televisione, le seratevip, ribollono di chef mentre gli agricoltori, i mugnai, i macellai,i casari, i panettierisono tenuti a bagno maria nellecronache dei media? Questionedi feeling, di fisico o di relazioni? davvero un mistero perch i protagonisti del mangiarbere,in particolare di questo secolo e di quellia venire, sono gli sconosciuti produttoridi materie prime e di ingredienti. Se non c qualit alloriginenon ha senso disquisiresulla cucina creativa, su quella destrutturatae anche su quelladel territorio. Edi riflesso anche sul gusto perch come alcuniproduttori credono che uve di mediocre qualit passatein barrique possano produrrebuon vino altres illusorio pensareche una carne ottenuta da una bestia alimentatacon mangimi scadenti e allevata inspazi angusti possa essere trasformata in eccellentipietanze. Il cuoco un trasformatoredi materia prima altrui di cui

Il gastronauta ogni sabato alle 11 su Radio24

arlo Emilio Gadda era un conclamato gourmet. Dedic al risotto alla milanese un racconto pubblicato nel 1955 su Gatto Selvatico, rivista del gruppo Eni ideata e curata dal poeta Attilio Bertolucci. Sul risotto e la sua esecuzione esistono diverse scuole di pensiero, ma quello gaddiano ha regole ferree: Lapprontamento di un buon risotto alla milanese domanda riso di qualit, come il tipo Vialone... Il risotto alla paesana riesce da detti risi particolarmente squisito, ma anche il risotto alla milanese: un po pi scuro, vero, dopo laurato battesimo dello zafferano. Prendete una casseruola rotonda, meglio se di rame stagnato (prezioso arredo della vecchia, della vasta cucina. Rapitoci il vecchio rame, non rimane che aver fede nel sostituto: lalluminio). Tagliate minimi pezzi di cipolla, aggiungete brodo e burro lodigiano di classe. Al primo soffriggere... sar buttato il riso. Durante la tostatura i chicchi dovranno mantenere ognuno la propria

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