Vous êtes sur la page 1sur 2

Lidolatria 1.

Etimologicamente idolatria vuoi dire culto degli idoli, adorazione di oggetti fabbricati dall'uomo, che hanno un significato religioso, oggetti che possono raffigurare un uomo, una donna oppure anche un animale (serpente, vitello, aquila). A essi si presta onore, si attribuiscono poteri divini, magici, superiori, si prestano riverenza e adorazione offrendo sacrifici. 2. on ! facile capire perch" l'uomo si comporta cos#$ dovremmo entrare in discussioni complesse di antropologia e di psicologia religiosa. % &a motivazione pi' immediata, che forse valeva per gli antichi, va cercata nel fatto che pensavano a una forza misteriosa insita in determinati oggetti. % (robabilmente per) c'era dell'altro$ pensavano a una forza divina della persona o della realt* raffigurata. on possiamo quindi vedere l'idolatra sempre come qualcuno che scambia l'oggetto per +io, piuttosto, egli crede nel suo riferimento a una personalit* divina oppure a una forza astrale, mitica. % Anche l'idolo pu) dunque avere un valore relativo e perci) la sua adorazione pu) indicare un certo atto religioso verso ci) che l'uomo non riesce bene a immaginare. -hi onora l'idolo pu) volere onorare in un segno visibile una forza divina invisibile. Era questo che intendevano fare gli Ebrei costruendosi nel deserto il vitello d'oro$ non pensavano di sostituire a ./0/ un altro dio, ma di rendergli culto in maniera tangibile, di avere un simbolo della potenza propria di ./0/ che li aveva condotti fuori dall'Egitto. 1 aturalmente, anche in tal caso, che ! quello pi' genuinamente religioso di idolatria, ci si potrebbe chiedere$ la forza divina a cui si vuole rendere culto ! una forza veramente trascendente oppure ! una idealizzazione di una realt* umana2 3e gli Ebrei nel deserto avevano quasi certamente la volont* di adorare ./0/, nei culti di 4aal, invece, veniva adorata la forza della fecondit*, della natura con i suoi cicli riproduttivi di morte e di vita, di vita che nasce dalla morte, della primavera che nasce dall5inverno. 6li adoratori di 4aal esprimevano un senso religioso di riverenza e di dipendenza verso le grandi forze che reggono il mondo$ l5amore, il sesso, la natura, la fertilit*. 7 dunque difficile entrare a fondo nei meandri del cuore umano. 3. -omunque noi sappiamo che la 3crittura ! contrarissima a ogni atteggiamento che risenta anche minimamente di idolatria. (ur essendo consapevole che ci sono tanti modi di essere idolatri, la 4ibbia non ammette che si riduca la divinit* a qualcosa di umano, di tangibile, nemmeno se si tratta di un simbolo, di un riferimento a una 8ealt* pi' alta. 9ualcuno si stupir* della rigidit* e intransigenza della 3acra 3crittura, infatti, se si pensa ad altre religioni, potrebbe sembrare legittimo esprimere un certo valore religioso attraverso degli oggetti, almeno come tentativo di affermare un Essere supremo che bisogna adorare. -ome mai, quindi, l5idolatria viene rigettata anche nelle sue forme pi' spirituali, pi' alte2 &a ragione, a mio avviso, la troviamo nella definizione che Elia d* di s"$ : (er la vita del 3ignore, +io di ;sraele, alla cui presenza io sto < (1 8e 1=, 1). Per la vita del Signore, : >ivit +ominus , secondo la versione latina. 9uesta ! la chiave per capire la lotta di Elia contro gli idoli e la lotta della 4ibbia contro tutto ci) che, sia pur minimamente, appare come idolatria. .ahv" ! un Dio vivo. el contesto che ci interessa, significa che +io ! imprevedibile, che la sua azione nei nostri riguardi ! libera e sovrana, che non possiamo mai calcolare niente in anticipo. Ecco l5enorme differenza tra la concezione del vero +io e ogni altra forma di religiosit*. (erch" l5idolo, anche se con esso si intende personificare e venerare la giustizia, la verit*, la santit*, non ! ancora il +io imprevedibile, il +io vivo. &5idolo ! sempre, in qualche modo, controllato dall5uomo che pu) prevederne le esigenze e, avendo una sua idea della giustizia, della santit*, della verit*, pu) tenerlo, in certo senso, in mano. ;nvece ./0/ ! libero, non si lascia disporre dalla sua creatura, non si lascia incapsulare nei nostri ragionamenti e nelle nostre previsioni. oi non sappiamo come +io si comporter* perch" ! una personalit* vivente e trascendente, da lui tutto dipende e non deve rendere conto a nessuno. Al contrario, come dicevo sopra, un valore umano personificato, rende conto a me del concetto che io ho di lui e posso, se voglio, esorcizzarlo. ./0/ agisce come vuole, si rende presente come e dove vuole, non ! un principio astratto, ma ama, suscita e distrugge, premia e castiga, eleva ed abbassa, e lui solo sa il perch". 9uesto ! il +io vivo, e perci) la 4ibbia non ammette che si possa restringerlo in una rappresentazione, in un concetto, neppure in una definizione perch" ! :-olui che !< (cf Es ?,1@), si rende cio! presente dove e come vuole, agisce dove e come vuole, ama l'uomo perch" lo vuole amare e lo salva nel modo che lui sa.

;n fondo, il nome di Elia ! la sintesi di quanto andiamo dicendo$ : ;; mio +io ! ./0/ <, il mio +io non me lo sono immaginato io, non me lo sono costruito, magari con la mia ragione, con la mia filosofia, con la mia concettualizzazione, ./0/ ! lui, l'imprevedibile, il +io che mi coinvolge, che mi attrae. 3erviamo al +io vivo2 Aggi vi sono molte forme di superstizioni che ricordano quelle del passato, tanta gente usa i talismani, gli amuleti, la divinazione, le carte, gli oroscopi. Ba possiamo affermare che nel nostro mondo occidentale l'idolatria ! diversa dall'antica idolatria. Bolti hanno una certa idea di un Essere superiore, e non sono cos# numerosi come si potrebbe credere gli atei convinti, razionali. Anche le statistiche religiose riferiscono che persone non credenti nel +io della -hiesa cattolica sono pensose sul tema dell'al di l*. Cuttavia pochi, forse, pur tra i battezzati, sono giunti alla conoscenza del +io vivo, cos# come ce la presenta la 3crittura e come ce la presenta 6es'. Dn +io che non ! fatto come lo penso io, che non dipende da quanto io attendo da lui, che pu) dunque sconvolgere le mie attese, proprio perch" ! vivo. &a riprova che non sempre abbiamo la giusta idea di +io ! che talvolta siamo delusi$ mi aspettavo questo, mi immaginavo che +io si comportasse cosi, e invece mi sono sbagliato. ;n tal modo ripercorriamo i il sentiero dell'idolatria, volendo che il 3ignore agisca secondo l'immagine che ci siamo fatta di lui. E3ignore, noi ti conosciamo poco, e tu infatti hai detto che nessuno conosce il (adre se non il Figlio e colui a cui il Figlio lo voglia rivelareE. 7 soltanto nella rivelazione della 3crittura, che ha il suo culmine in 6es', che noi possiamo conoscere il +io vivo. -olui che n" la carne n" il sangue ci rivelano, n" i ragionamenti, n" le abitudini, n" le deduzioni della nostra mente. -erto, noi possiamo giungere a dire che c'! qualcuno al di l* di noi, al di l* di tutto, ma non lo riteniamo mai cos# superiore a noi da poterci : deludere < e sorprendere. ;stintivamente lo riduciamo alla nostra misura, mentre l'adorazione del +io vivo, l'adorazione dello zelo forte, instancabile, ardente fino alla crudelt*, di Elia ! per il +io a cui nessuno pi' dire nulla, che ! la di l* di ogni immagine e pensiero nostro, che si rivela per amore e con amore sconvolge sempre e ancora una volta le idee umane. Cutto il vangelo ! una manifestazione della fatica compiuta dagli uomini per accettare il +io di 6es', a cominciare dagli apostoli, perch" lo attendevano diverso. E quando il +io di 6es' annuncia che si riveler* nella croce, si scandalizzano accorgendosi che non ! il +io che pensavano. 3erviamo davvero il +io vivo2 E8ivelati, 3ignore, a me, rivelati sconvolgendo i miei pensieri, rivelati distruggendo le mie idee prefabbricate su di te, distruggendo gli idoli, le false immagini di te che occupano il mio cuoreE. ; nostri idoli (ossiamo concludere con una domanda$ quali sono gli idoli che mi impediscono la conoscenza del +io vivo2 -ertamente sono tanti, personali e sociali. (ersonali$ l'orgoglio, l'ambizione, tutte le pretese che mi porto dentro. E poi sociali, esterni a me e che tuttavia mi impediscono la conoscenza del +io vivo$ gli idola tribus, gli idola fori, gli idola theatri. el linguaggio moderno$ la razza, la cultura di una gente, che in parte ! un valore e in parte pu) imprigionare la mentalit* mettendo gli uni contro gli altri, la paura di ci) che pensa la gente, dell'opinione pubblica, lo stare sempre soltanto a ci) che ! la media del pensiero comune, infine, gli idola theatri, tutto ci) che mi rende schiavo delle attese altrui. 3i tratta di piccoli idoli, come quelli che le mogli dei patriarchi si portavano dietro, nascosti, per non perdere del tutto il loro legame col passato. (iccoli idoli sono i legami alle opinioni, alle abitudini degli altri, alle false abitudini della cultura, che alla fine mi tolgono la libert* e la purit* del cuore. (otremmo dire, in sintesi, che tutto ci) che ! contro la purezza di cuore rappresenta la nostra idolatria$ :4eati i puri di cuore perch" vedranno +io < (Bt G,H).
-.B. BA8C; ;, Il Dio vivente. Riflessioni sul profeta Elia, -entro Ambrosiano, Bilano 1IIJ, G=KL?)

Vous aimerez peut-être aussi