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Credere, perch no?

Di padre Giulio Cittadini


Autore: Gabriele Filippini

Ragionando, in vista di questa presentazione, sul piccolo ma prezioso volume di padre Giulio Cittadini ho cercato prima di ogni altra cosa di impedire che mi facessero velo l'affetto e l'ammirazione che nutro per padre Giulio. L'affetto sincero di un amico, l'ammirazione di un discepolo verso un maestro. Ho cercato di ripiegare e mettere in parte questi sentimenti, come il sudario giovanneo...per pormi nella condizione critica di rispondere a queste domande: giovano queste pagine ad un pastore che chiamato a trasmettere la fede, giovano al lettore di oggi? Perch? Per quali ragioni? Pu essere una pubblicazione da far circolare, un sussidio per affrontare i temi capitali della vita? Non solo la mia risposta un entusiasta s, ma motivata da alcune ragioni. *** La prima: le ragioni del credere sono presentate con semplicit. Oggi la semplicit morta. L'abbiamo ammazzata col desiderio di far colpo, di stupire, di strappare applausi e consensi. Ma con conseguenze disastrose. Massimo Baldini, in una sua opera, cita una barzelletta inglese, molto nota: dopo la funzione religiosa una gruppo di rispettabili signore salutano il pastore. Una di loro dice: deliziosa, stupenda la sua omelia. Poi si rivolge alle amiche e dice: ma cosa ha detto? Inoltre nella deriva del linguaggio e nella banalizzazione della comunicazione abbiamo identificato la semplicit con la povert espressiva. Abbiamo fatto diventare la semplicit la caratteristica del minus abens del villaggio globale. Invece la semplicit grande virt. La simplicitas latina la capacit di raggiungere il fine direttamente, senza sprecare troppi mezzi. toccare l'obiettivo con l'essenziale. Noi abbiamo bisogno di parole semplici e chiare, che giungono al nostro cuore e alla nostra mente, ci parlano, ci aprono, accendendo la fiamma del desiderio di cercare. Uno dei pi grandi e autorevoli giornalisti del Novecento, Enzo Biagi ha detto che le verit che contano, i grandi principi alla fine restano sempre due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino.

E papa Francesco, nei suoi discorsi, ha pi di una volta ricordato la sua nonna, affermando che quello che gli insegnava da piccolo rimane ancora il fondamento della sua vita. E la nonna gli insegnava l'amore a Ges, ai fratelli, ai poveri. Ai giovani e ai ragazzi papa Francesco ha ricordato che quegli insegnamenti ricevuti con essenzialit e credibilit sono la chiave, il segreto del nostro futuro. Sono il fondamento su cui possiamo continuare a costruire. Padre Giulio, nell'affrontare i temi della fede, ha adottato la semplicit della madre e della nonna catechista: ci conduce di fronte alle poche cose che contano e che vanno tramandate da una generazione all'altra. *** Una seconda ragione. La semplicit non significa scarsit di conoscenza, di cultura, di sapere, mancanza di didattica, anzi. Il pregio di questo volume proprio nel suo essere una lezione attraente che tiene conto di un percorso fatto dall'uomo con la ragione, la scienza e il pensiero filosofico. C' vero magistero. Conservo un bel ricordo personale, ormai lontano nel tempo quando nella pause di redazione de La Voce del popolo conversavo col direttore Mario Cattaneo. Un giorno il nostro colloquio ci port ad argomentare di come spesso oggi le nomine nella Chiesa sono fatte quasi per tappare buchi pi che per rispondere ad esigenze inviando gli uomini giusti capaci di realizzare quanto ci si attende in quella missione. E fra gli esempi che port c'era proprio questo. In passato al Ginnasio Liceo Arnaldo da cui sarebbero usciti i futuri professionisti, i Vescovi nominavano insegnanti di religione gli Almici, i Manziana, i Cittadini... Quello che il compianto prof. Cattaneo intendeva era chiaro. Ma oggi l'humus culturale che mezzo secolo fa c'era all'Arnaldo lo troviamo ovunque. E una parola autorevole, rispettosa, dialogica che con rispetto conduce per mano l'interlocutore a riflettere necessaria ovunque. Con questo libro padre Giulio pu aiutare tanti altri a tenere lezioni preziose per chi si confronta con la fede. *** Ho parlato di rispetto. Ed questa un'altra ragione del pregio pastorale di questo volume. All'inizio e in conclusione padre Giulio traccia un quadro veritiero della fede oggi. Posso attestare che le nostre comunit parrocchiali sono cos. Di fronte a un gruppo di credenti, ci sono i tanti tiepidi, i lontani (gli allontanati...) gli atei

devoti e gli atei che ricercano...Lo scritto di padre Giulio si rivolge loro con rispetto. Nessuno pu giudicare. Natalia Ginsburg diceva che il credere e il non credere vanno e vengono, come le onde del mare...Dobbiamo entrare in punta di piedi e in silenzio nella coscienza dell'altro quando si mette di fronte a Dio e vuole una parola, per abbracciarlo, per negarlo... La fede si propone, non si impone. Quello di padre Giulio uno stile da imitare nell'affrontare i temi della fede. Non sono le crociate che salvano: la luce dello spirito che prende possesso di un cuore semplice, umile. *** Un'altra ragione a favore sono i temi trattati che riguardano il credere non tanto nel suo aspetto intellettuale ma esistenziale. I vari capitoli toccano i temi capitali dell'esistenza: il vivere e il morire, il bene e il male, l'io e gli altri...Le grandi domande dell'uomo, quelle perenni ritornano: chi sono? da dove vengo, dove vado? E poi la domanda sempre bruciante: se Dio c' perch il male, perch soffro? Padre Giulio non disprezza nessuna delle parole umane fiorite per rispondere a queste domande... ma alla fine emerge solo la forza della parola di fede che non si identifica con la cultura e la ragione, n le disprezza ma altro: la resa a Dio. Quel Dio che il primo alleato dell'uomo secondo la felice espressione di Benedetto XVI. Ed consolante pensare che un cammino di fede riguarda tutti. La fede quella grande degli autori citati: da Agostino a Paolo, da Pascal a Newman, ed la stessa delle nostre mamme.
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Ancora una osservazione pastorale: riguarda quello che potremmo chiamare la metodologia impiegata dall'autore nel sostenere la basilarit esistenziale del credere: troviamo intrecciati argomenti a favore della ragionevolezza del credere e argomenti tipici della fede come salto nel baratro per usare una espressione kirkegardiana. Ma come dice il teologo Bruno Forte, con Dio non si discute, si capitola. Ed allora l'argomentazione di padre Giulio si concentra sulla fede che ci stata data in dono, sulla rivelazione che ha al suo Centro Cristo. Sono abbondantissime le citazioni di Paolo e dei vangeli. Cristo il centro della fede. E la Chiesa assume in pieno il suo senso se relativa a Cristo.

Nella scelta di questa metodologia padre Giulio offre un contributo non piccolo all'Anno della fede e al suo obiettivo: un esame di coscienza sulla nostra fede oggi, o sulla nostra incredulit. E molti passaggi del motu proprio di Benedetto XVI Porta fidei trovano una applicazione nel volumetto del Pellicano rosso: troviamo il gioco armonico fra fides qua e fides quae, troviamo la fides quaerens intellectum e l'intellectus quaerens fidem. Troviamo il conforto per chi crede, l'incoraggiamento per chi dubita ed in ricerca, la mano tesa per chi non crede. C' anche uno sguardo lucido e disincantato alla attuale crisi di fede. Ma pi forte di ogni crisi di fede deve essere la certezza, come ha detto il Papa nella sua lettera, che la porta della fede sempre aperta. Per tutti, ad ogni et e stagione della vita e della storia. Inoltre l'impianto del discorso sul credere non fa sconti: alla fine il credere che emerge quello forte, libero, radicale del vangelo. E in questo mi permetto di affermare che l'opera di padre Cittadini in sintonia con la preoccupazione di papa Francesco quando sottolinea la necessit di lasciar perdere un cristianesimo da salotto o da ora del t, per assumere una fede autentica , che porta a scelte pi giuste e umane, anche se pi costose. Questo l'umanesimo cristiano. *** Da ultimo queste pagine hanno il valore della testimonianza. Se l'argomentazione importante nel credere, l'esempio dell'amore insostituibile. Paolo VI parlava di testimoni oltre che di maestri. Padre Giulio in questo libro maestro credibile perch la sua una testimonianza. Insegna quello che vive, vive ci che insegna. Da pi di ottant'anni di vita e pi di sessanta di sacerdozio. La sua stata una vita spesa per gli altri, per amore, nella letizia della famiglia oratoriana filippina. Mons. Tonino Bello, morto 20 anni fa: se la fede ci fa essere credenti e la speranza ci fa essere credibili, solo la carit ci fa essere creduti. Padre Giulio merita di essere creduto perch uomo di amicizia e carit. *** Non ho dubbi, concludendo queste mie valutazioni, affermando che padre Cittadini merita tanta gratitudine per questo libro. Non la dimensione del volume a fare grande un libro, come ben insegnano la Lettera a Diogneto o L'Imitazione di Cristo.

Si tratta di un dono perch ci aiuta a credere. Ognuno pu dire io credo perch noi crediamo e noi crediamo perch c' sempre qualcuno che nella verit e nell'amore dice io credo. Il poeta francese Charles Peguy usa una immagine affascinante del passato: come i fedeli entrando in chiesa si passavano di mano in mano l'acqua per il segno di croce, cos ogni generazione passa all'altra il dono della fede. Perch, potremmo dire con Giuseppe Tovini: i nostri figli senza la fede non saranno mai ricchi, colla fede non saranno mai poveri. Le pagine di padre Giulio, allora, sono un piccolo tesoro per tutti noi. Grazie.

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