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LA STAMPA
SABATO 2 GIUGNO 2007
PAGINA I

TUTTOlibri
SETTIMANALE
LEGGERE
GUARDARE
ASCOLTARE
NUMERO 1566
ANNO XXXI
tuttolibri@lastampa.it

C’è un sito, www.ilprimoamore.com, c’è una rivista, «Il RUBRICHE ANTEPRIMA DIARIO DI LETTURA
FULMINI primo amore», ci sono la Benedetti, Voltolini, Moresco,
NICO ORENGO
che hanno incrociato un patito inglese di Giacomo Parole Il peperoncino Tex e Kiki
nico.orengo@lastampa.it Leopardi: Kay Baldwin che vuol tradurre per il Regno
Unito lo «Zibaldone». I tre organizzano una
e versi di Colombo per Mughini
Sillabe di vino e La spezia che Fra le grandi
SANTA sottoscrizione, via Banca Sanpaolo, da un euro per
rendere possibile l’impresa. Qui in Italia ci abbiamo
inediti: dialoghi ha reso saghe, il caso
BANCA
messo un secolo per averne un’edizione critica. Buona
fortuna all’iniziativa! Ma vien da chiedersi: non varrebbe
la pena affiancarne un’altra perché la si diffonda da noi.
con i lettori piccante la vita Calabresi
LEOPARDI E che il Sanpaolo, d’amblè, le pagasse entrambe? BECCARIA-CUCCHI P. II OGGERO P. III SERRI P. XI

Al Festival di Trento Non c’è solo una povertà economica: l’Occidente sviluppato sembra
aver perso ogni «modello di umanità», incapace di idee e soluzioni per affrontare il progresso

SIAMO I RICCHI
(materiali, intellettuali, simbo-
lici) con cui gli esseri umani af-
frontano il mondo, è facilmen- I TITOLI
te intuibile che questi mezzi
possano essere più o meno effi- DAI TROPICI

SENZA CULTURA
Prosegue fino a domani 3 giugno a Trento il «Festival di natura epistemologica e un In alto una foto
dell’Economia», organizzato da Laterza e Sole 24ore e altro conto sono i fenomeni: di Tuca Vieira:
promosso da Provincia, Comune e Università di Trento. anche se non si vuole affatto ri- a San Paolo
Anticipiamo qui una sintesi della relazione di Francesco pristinare schemi valutativi del Brasile
Remotti «L’impoverimento culturale» (oggi, h.10,30, ex così ampiamente screditati le palazzine
Convento degli Agostiniani). Il programma completo dei sul piano epistemologico, ri- di un quartiere
dibattiti si trova nel sito: www.festivaleconomia.it. tengo che si debba riconosce- residenziale
re che la povertà culturale ap- con piscina
partiene alla sfera dei fenome- e campi
FRANCESCO l'appunto, la povertà cultura- ni, con cui non solo gli antropo- da tennis
REMOTTI
le. Gli antropologi sono restii a logi, ma un po' tutti hanno da si affacciano
E' segno di una visione parlare di povertà culturale, confrontarsi. su una favela
ristretta e limitata considera- perché intravedono in questo Non c'è bisogno di lambic- battezzata
re la povertà soltanto come un discorso il rischio di introdur- carsi troppo il cervello per ren- - provocazione
fenomeno economico; è indice re vecchi metri di valutazione dersi conto che la povertà cul- o ironia ? -
di una certa povertà culturale - tipo «barbari» e «civilizzati» turale è un'evenienza nient'af- «Borgata
non essere in grado di ricono- - di cui presumiamo di esserci fatto strana. Se definiamo in- Paradiso»
scere che vi sono anche altri ti- per fortuna liberati. Ma un fatti la cultura come un insie-
pi di povertà, e tra questi, per conto sono le preoccupazioni me di mezzi di varia natura
caci e, nel contempo, costitui-
scano una dotazione più o me-
no ricca. Di fronte al mondo e
alla vita, di fronte alla comples-
sità del reale che ci circonda,
nessuna cultura (a parte even-
tuali deliri di onnipotenza) po-
trà mai vantare un perfetto e
completo adeguamento: i suoi
mezzi saranno sempre decisa-
mente inferiori e inadeguati; ci
sarà sempre uno scarto tra la
capacità di controllo sul reale,
di cui una cultura può vantar-
si, e la quantità di aspetti e di-
mensioni del reale che inevita-
bilmente sfuggono a tale con-
trollo.
Potremmo dire, in effetti,
che ogni cultura è sempre e
inesorabilmente una coperta
troppo corta: qualcosa si sot-
trae comunque alla sua preveg-
genza, al suo sapere, al suo po-
tere (e le culture spesso lo am-
p Continua a pag. III
AGLI SLUM
Ecco 4 titoli «di riferimento»
per i temi affrontati qui a
fianco da Francesco Remotti,
autore per Laterza di «Prima
lezione di antropologia» e
«Contro l’identità»:
- Claude Lévi-Strauss,
«Tristi Tropici»
(Il Saggiatore, 1960):
un classico dell'antropologia,
che denuncia la monocultura
imposta dall’Occidente («la
nostra sozzura gettata sul
volto dell'umanità»);
- Oscar Lewis,
«La cultura della povertà»
(il Mulino, 1973);
- Serge Latouche,
«L’occidentalizzazione del
mondo»
( Bollati Boringhieri, 1992) ;
- Mike Davis,
«Il pianeta degli slum»
( Feltrinelli, 2006).
NA

Rubriche Tuttolibri
SABATO 2 GIUGNO 2007
II LA STAMPA

SCRIVERE A
LA POSTA DI CARLO FRUTTERO Carlo Fruttero, Tuttolibri-La Stampa, via Marenco 32, 10126 Torino cf@fruttero.net BLOC NOTES
CONVEGNI

Fidatevi romanzo di successo secondo lui

di Sebald
Cari e fiduciosi lettori, mi vergogno e
mi scuso per quanto vado ora a
scrivere, ma succede che le vostre
lettere a me indirizzate nella trascorsa
settimana presentino tutte una
qualche difficoltà insormontabile.
A mi chiede un giudizio su una sua
raccolta di poesie, B vorrebbe un
commento sui rifiuti in Campania,
C sui rifiuti (di tagliarsi i privilegi) dei
politici, D invoca la stroncatura di un
PROSSIMAMENTE
esecrabile; e così via. Ma per ciascuna
di tali incombenze il giornale ha già i
suoi eccellenti e fulminanti addetti,
che rendono la lettura di questo foglio
un incalzante piacere riassumibile
nello slogan: no Stampa, no party.
Converrete anche voi, ragionevoli
lettori, che non posso sostituirmi,
accodarmi a quei colleghi tanto più
attrezzati di me per risolvere la
questione della legge elettorale.
Non mi resta che restringermi nel mio
privato, che al momento consiste nella
lettura di un libro che trovo
straordinario. Tanto da consigliarlo a
tutti? No di certo, anche perché ne ho
letto soltanto la metà, le prime due
storie. E poi soprattutto perché
appartiene alla letteratura «difficile»,
chiamiamola pure così.
Dell'autore tedesco, so poco. Si chiama
W. G. Sebald e di lui avevo letto anni fa
«Austerlitz», strano e inquietante
libro. Questo che sto leggendo si
chiama «Gli emigrati», pubblicato
ancora da Adelphi, ed è in sostanza
una indagine in un vasto patrimonio di
ricordi, magistrale. Ricordi dell'autore
tracciati con sapientissimo uso di ago
e filo e ricordi di parenti, amici,
conoscenti, vicini di casa circa la vita
di due (in tutto quattro, ma non ci sono
ancora arrivato) appunto «emigrati»,
ebrei che lasciarono la Germania prima
di Hitler o giusto in tempo. Ma lo
Sterminio non è mai nominato, mentre
una serie di testimonianze molto
«parlate», corredate addirittura da
piccole foto in bianco e nero prese
dall'album di casa, ricostruisce le
peripezie di questi esuli in Inghilterra,
America, Svizzera, eccetera.
Che ci può importare di tali frammenti
di esistenze di basso profilo (sempre
però immerse in paesaggi
memorabili)? Non lo so. Io mi ci sono
abbandonato e chi si fida può fare
come me. Chi non si fida ha ragione
anche lui.
Carlo Fruttero
Cultura ebraica
e Grand Re-tour
= «Oy, oy, oy!» è il festival
internazionale di cultura ebraica
dal 1˚al 10 giugno, tra Casale
Monferrato, Valenza,
Alessandria, Vercelli, Moncalvo,
Trino, Valenza. Incontri, mostre,
film. Oggi a Casale, sede di una
preziosissima Sinagoga, si
presenta «Il grande libro della
Costituzione Italiana» per i
ragazzi, di Roberto Piumini con le
tavole di Lele Luzzati (ed. Sonda).
Sempre oggi il Grand Re-Tour,
fra i progetti di «Torino Capitale
Mondiale del Libro», fa sosta a
Orta San Giulio, sede del
convegno internazionale
«Paesaggio. La terra dove
fioriscono i limoni: il paesaggio
italiano fra natura e invenzione»,

P
a cura di Carlo Ossola e Paolo
arola d’ordine: «Ag- filosofia Avanzini. Cifre di co- mila copie in un mese (secondo Pejrone.

gredire tutto il mer-
cato». Questa «filo-
sofia» semplice ma
tutt’altro che facile,
Vittorio Avanzini, prima, suo
figlio Raffaello, adesso (diret-
tore generale), la mettono in
pratica da quasi 40 anni con
GRANDI
pertina tra le più basse dell’edi- l’editore 100 mila con i due pre-
toria italiana. Qualche esem- cedenti) e l’esordiente Raffael- LUOGHI
pio, tra migliaia: a 5 euro Le re-
lazioni pericolose così come
la Bedini, tra Moccia e il primo
Brizzi, con Sei parte di me, men-
Gadda
e la Brianza
LIBRI PER
L’amante di Lady Chatterley o tre a ottobre uscirà Mi vendo,
Madame Bovary nella traduzio- dal blog di una ragazza che dà
ne di Lunetta- Muscatiello; per il proprio corpo per avere un = Nell’Alta Brianza, sulle
30 euro i 5 tomi di Tutto Plauto lavoro, a firma di Saradispera- orme di Carlo Emilio Gadda.

la Newton Compton i cui at-
tuali 30 mila titoli in catalogo
(5-6 mila in produzione) dila-
gano dalle Alpi alla Sicilia,
dalla grande distribuzione
agli uffici di «scouting» che
l’impresa libraria con l’anima
più popolare del nostro Pae-
se (per questo, tappa interes-
sante nel nostro viaggio tra
gli editori italiani «di peso»)
ha aperto a Londra e a N.Y.,
diffondendo le sue oltre 20
collane. Dai manuali (accura-
ti) ai classici latini e greci con
testo a fronte, ai «Libri che
hanno cambiato il mondo»
(l’iter, nel tempo, del Capitale
e del Corano, dell’Origine del-
la specie di Darwin, ecc); dalle
opere complete dei grandi
dell’800-900, Dostoevskij e
Kafka, Maupassant e Poe,
ma anche Dante, Ariosto,
Shakespeare, alla storia, ai
grandi tascabili economici
(ultimo, notevole, le Foglie
d’erba di Whitman), all’Italia
tascabile, alle Guide insolite
(a ruba i volumoni del «Gam-
bero rozzo», ricette, osterie,
agriturismi ecc).
E 2 ASSI NELLA MANICA
1˚: la distribuzione (spina nel
fianco di quasi tutti gli edito-
ri) che, spiega Avanzini jr.,
«facciamo noi stessi presso le
grandi catene e nelle varie
Regioni». 2˚: i prezzi «strac-
ciati». Parte integrante della
POCHI EURO
a cura di Paratore; per 25,98
euro l’integrale di Leopardi a
cura di uno dei suoi massimi
studiosi, Lucio Felici, e di Ema-
nuele Trevi; per 12,90 Tutto
Wilde, traduzione, curatela e
inediti di un grande anglista co-
me Masolino d’Amico e, tra po-
chi giorni, un Don Chisciotte
tradotto da Alessandra Riccio
Newton Compton, dai classici greci e latini ai capolavori
dell’Orientale di Napoli. Con
questi e molti altri titoli la
Newton ha lavato anche una
sua non piccola macchia, pro-
prio legata alle traduzioni: da
dimenticare quella (molti anni
fa) di Fiesta di Hemingway.
ANAGRAMMA, VERTIGO
Forti di 22 milioni di euro di fat-
turato, 18 dipendenti stabili,
tre editor, Cristiano Armati,
Chiara Ferrari, Martina Rinal-
di, gli Avanzini puntano ades-
so parecchio sul romanzo con-
temporaneo. Si è consolidata
la «Nuova narrativa Newton»
da cui è uscito ora Il profumo
della neve di Matteucci, tra i
candidati allo Strega e dove ar-
riveranno in autunno La com-
pagnia P.38 - Un romanzo delle
B.R. di Dario Morgante e la
new entry americana Scarlett
Thomas con Che fine ha fatto
Mr.Y, una Alice postmoderna.
Nata due anni fa, «Anagram-
ma» ha qualche tendenza chi-
ck lit. Autrici di punta: la giova-
ne Federica Bosco al terzo li-
bro L’amore non fa per me, 40
ta, nom de plume sin troppo
esplicativo. E, alle porte, la col-
lana più nuova, «Vertigo». Ag-
gressiva sui temi di oggi. Tre ti-
toli iniziali: Amore senza amore
della giornalista-poetessa Usa
MIRELLA Michelle T, un «on the road» al
APPIOTTI femminile; Mi chiamo Billie
Morgan e sono un’assassina,
giallo esistenziale dell’inglese
Joolz Denby; ma soprattutto
del nostro tempo in edizioni accurate ed economiche, Islampunk di Michael Muham-
alle porte la collana «Vertigo», aggressiva mad Knight, storia di un grup-
sui temi di oggi, dedicata in particolare ai giovani po di ragazzi americani, ribelli,
progressisti, sognatori tra rigi-
Raffaello Avanzini, direttore generale della Newton Compton de regole e trasgressione, ro-
manzo in presa diretta, contro
l’Islam più ortodosso. Collana
dedicata in particolare ai gio-
vani. Come un po’ tutto il lavo-
ro, politica dei prezzi in primo
luogo, degli Avanzini. Il massi-
mo merito di quel grande, sim-
patico, bazar che è la Newton
Compton.
SELLERIO EUROPEO
L’editrice di Donna Elvira ha
vinto all’unanimità la nona edi-
zione, presidente Vigini, del
«Premio Alassio 100 libri - Un
editore per l’Europa». Nella
motivazione si rileva come la
Sellerio «sia arrivata alle gran-
di cifre di bestseller di Camille-
ri senza rinunciare alla lettera-
tura classica o contemporanea
dei "piccoli numeri" nella fedel-
tà alla propria identità origina-
ria». Ma quanta fatica, anche
con Camilleri, all’inizio...
Come «capitale» Longone al
Segrino, dov’era la villa di
famiglia, dominante nella
«Cognizione del dolore». A
«Gadda e la Brianza» fu dedicato
un convegno nel 2005. Gli atti
escono ora per i tipi di Medusa
(pp. 226, €19,50). In appendice
una lettera una lettera inedita
dell’Ingegnere all’amico Alberto
Vigevani: «E ripenso la tua
biblioteca proustiana, i tuoi rari
libri, le edizioni del Polifilo, la tua
alacrità...».
PREMIO BIELLA
All’editore
Caracciolo
= La giuria del Premio Biella
Letteratura e industria,
presieduta da Raffaele Crovi, ha
selezionato i cinque finalisti per
l’edizione 2007. Sono Donatella
Alfonso e Patrizia Avagnina,
«Romanza popolare» (De
Ferrari); Andrea Colli,
«Capitalismo famigliare» (Il
Mulino); Luigi Furini, «Volevo
solo vendere la pizza»
(Garzanti); Antonio Galdo,
«Fabbriche» (Einaudi); Aldo
Gianolio, «Teste quadre»
(Aliberti Editore). Un premio
speciale è stato assegnato a
Carlo Caracciolo, autore, in
dialogo con Nello Ajello, di
«L’editore fortunato» (Laterza).
Il 26 ottobre la cerimonia di
premiazione.

H R
o riletto il libro di
Mario Soldati, Vi-
no al vino, ristam-
pa recente dei suoi
tre viaggi in Italia
alla ricerca dei vini genuini.
Un libro di «straparole», come
disse Zavattini. Ma cibo e vino
trascinano di solito lo scritto-
re al registro stilistico alto, in-
ventivo, fantastico. Il che si è
evidenziato negli ultimi tempi
negli attributi che indicano gu-
sto e retrogusto, limpidezza e
colore dei vini.
Prima che ne scrivessero Solda-
ti o Veronelli il repertorio era
molto ridotto. In Piemonte un
vino lo si diceva o abucant, o
gross, o vin ch’a mussa e poco
più. Poi la sapienza linguistica
del colto ha ampliato la tastie-
ra. Cito Soldati, dal racconto
Un sorso di Gattinara: «Ha un
colore limpidissimo: rosso mar-
roncino che tira al giallo: ma
quando ce ne resta soltanto una
goccia in fondo al bicchiere, e lo
guardi contro il bianco della to-
vaglia, ha il colore rosa scuro,
PAROLE
IN CORSO
GIAN LUIGI
BECCARIA
IL VIN
CH’A
MUSSA
rosa oro, rosa antico; la luminosi-
tà, a notte, dei portici di Gattina-
ra»; e in Vino al vino, sul trebbia-
no d’Abruzzo: «Giallo paglierino
con riflessi verdolini. Limpidissi-
mo, molto asciutto, liscio, profu-
mato, amarognolo: retrogusto, co-
me di noccioli di pesca».
I sommelier oggi sfoggiano una
fiorita tastiera di possibilità de-
scrittive: il Barbaresco che sa
«di viola e liquirizia, ma anche
di susina matura, di leggera to-
statura e speziatura, e cuoio ani-
male», un vino del Roero con
«quel colore di mattone di forna-
ce», e i vini dal «sapore di pe-
sca», con un «amalgama di frut-
ta rossa, matura, impastata di
sabbia di conchiglie», vini dal
gusto «ampio, complesso, aristo-
cratico», che chiudono «in tanni-
no dolce e carezzevole» (sto ci-
tando le parole di Daniel, il som-
melier del romanzo di Orengo,
Di viole e liquirizia).
Soldati tirava giustamente in bal-
lo l’esposizione al sole e alle brez-
ze. Ancora il Gattinara «attinge
la sua forza segreta al vento che
passa sui ghiacciai del Rosa po-
chi minuti prima di soffiare tra le
vigne». L’esposizione, l’orienta-
mento geografico conta moltissi-
mo: sul Tanaro, dice Soldati, «le
colline della sinistra, ossia il Mon-
ferrato, prendono soprattutto il
sole del mattino. E il sole del mat-
tino significa luce. Le colline della
destra, ossia le Langhe, prendono
soprattutto il sole del pomerig-
gio. E il sole del pomeriggio signi-
fica calore… Il sole del mattino, la
luce, produce generalmente vini
più vivaci, da bere più giovani».
gianluigi.beccaria@unito.it
iprendo qui una fortu-
nata rubrica che ho te-
nuto per dieci anni su
Specchio della Stam-
pa. Riapro dunque un
dialogo sulla poesia con i lettori
che scrivono versi e chiedono un
parere, un interlocutore a cui ri-
volgersi. Ogni settimana sceglie-
rò anche un testo da pubblicare
per intero. Due sole richieste:
mandate inediti e in quantità
non superiore ai 200 versi.
Anita Biscazzi ci parla dei gior-
ni di scuola e di una sua vecchia
cartella, con crepuscolare rim-
pianto: «Ti guardavo / mi piace-
va il tuo profumo / di menta e
quaderni». D'accordo, purché
non se ne compiaccia troppo, evi-
tando soluzioni, appunto, scola-
stiche, tipo: «radice di tronchi
/fermi aulenti /come spiriti divi-
ni /a portar urla di antiche bat-
taglie».
Il diciottenne astigiano, Federi-
co Guglielmi fa intravedere qual-
che tratto di personalità acerba,
ma che potrebbe evolversi, specie
se trova soluzioni meno scontate
DIALOGHI
IN VERSI
MAURIZIO
CUCCHI
SBREGHI
DI DOLORE
NON MENTA
del personaggio che introduce:
«Fra due amanti di Magritte /e
gioielli medio-orientali /[…]/co-
nobbi un uomo /che coltivava i se-
greti del cosmo: // Seduto sui suoi
stracci / assecondava il tremore
dell'aria».
A Gabriella Cavelli consiglio di
evitare certe rimette [«Di Levante
o di Ponente /ha una forma diver-
tente /si prepara facilmente /mi
dispiace per l'assente»] e di colti-
vare invece quel suo procedere più
ricco e complesso, nel quale si
esprime meglio: «Tu ed io noi due
citanti insieme /sulla quadra di
un esistere insapore /calpestiamo
ostinati le sue assi /in attesa di un
velario che non cala».
Fabrizio Nunnari, ventitreenne di
Fiuggi, trova vie d'uscita semplici
e piane, trasparenti e plausibili:
«e la luce è un alone tenero / lenta-
mente si schiarisce / come quello
che ho nascosti». Oppure: «Per un
minuto / ci siamo salvati. / […]/
Nel palmo di una mano, / l'istante
più profondo». Lavori di più sul
verso, vada a capo di meno.
Scelgo infine i versi di Anna Lisa
De Mercurio:
«Usi fummo a sbreghi di dolore
però nell'indigenza
il lamento scorato
tramuta a volte
nella smania d'uno scoppio - rosso
rossissimo
che in mare va a morire.
Traversa all'argine
è l'incidente, il pennacchio/
all'incontrario
l'indugio della luna nel solstizio
qualcosa come a dire
se non ora
poi sarà».
dialoghi@lastampa.it
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Anteprima Tuttolibri
SABATO 2 GIUGNO 2007
LA STAMPA III

Storia Sulle rotte del peperoncino, I LIBRI

sinonimo di forza, eros, salute:
arrivò in Europa con il navigatore

E COLOMBO
FECE
PICCANTE
VITO TETI
Storia del peperoncino
Un protagonista
delle culture mediterranee
DONZELLI, pp. 491, €32

LA VITA
JACK TURNER
Spezie
Storia di una tentazione
ARABA FENICE, pp. 477 €19,90

MARGHERITA
OGGERO
Le spezie vanno di moda.
Se ne parla a tal punto che il termi-
ne ha dilatato la capienza e tra le
sue maglie slabbrate accoglie an-
che lo scalogno, la cipolla e l'aglio.
I grandi chef, o meglio i maître à
penser della cucina mediatica, di
volta in volta ne propongono usi
nuovi e arditi, oppure una drastica
riduzione se non la totale abolizio-
ne. Ma i negazionisti dichiarati so-
no stati preceduti da colleghi oc-
culti, dai boss dell'alimentazione
industriale, che dal pesto cosiddet-
to alla ligure hanno fatto scompari-
re l'ingrediente aglio, sostituito
(sostituito?) da patate in fiocchi e
fagiolini. Non messi a tocchetti a
cuocere insieme con la pasta, ma
direttamente inseriti nell'intruglio
con cui condirla. Roba da brividi.
Sulle spezie si scrive anche.
Nell'ottobre scorso è uscito il libro
appassionante come un romanzo
di Jack Turner (Spezie. Storia di
una tentazione, edizioni Araba Fe-
nice), passato un po' sotto silenzio
da noi, ma molto letto e apprezza-
to nei paesi di lingua inglese. Ora è
fresco di stampa, per i tipi della
Donzelli, il più settoriale (ma non
troppo) Storia del peperoncino. Un
protagonista delle culture mediterra-
nee, in cui l'autore Vito Teti, do-
cente di etnologia all'università
della Calabria e direttore del cen-
tro di antropologie e letterature
del Mediterraneo, affronta l'argo-
mento in una prospettiva molto
ampia e ben documentata, in cui
convergono la scoperta e diffusio-
ne del piper rubrum indicum (ovve-
ro capsicum), l'utopia sociale e ali-
mentare di Tommaso Campanella,
il rinnovamento dell'antica dieta
mediterranea con l'arrivo delle
piante americane (mais, pomodo-
ro, patata), la nostalgia alimentare
degli emigranti e il ritorno del pepe-
roncino in America, la costruzione
dell'identità etnica attraverso il ci-
bo, lo studio di piatti tradizionali ca-
labresi quali la 'nduja, la sardella e il
morzello. Un approccio, quindi, alla
materia in cui si intrecciano l'antro-
pologia, la storia alimentare, lo stu-
dio di miti e folklore, ma dove il filo
conduttore è dato dall'attaccamen-
to alla terra di Calabria, raccontato
in modo accattivante attraverso la
descrizione degli splendori e mise-
rie della regione, i ricordi d'infan-
zia, le emozioni, le fughe, i ritorni e
la rivisitazione di luoghi e consuetu-
dini che l'irrompere della moderni-
tà ha profondamente mutato.
«Ho scritto questo libro - affer-
ma l'autore - per il piacere di scri-
verlo, ma anche come una sorta di
allegra e divertita recherche di un
tempo perduto e di un presente da
riguadagnare». E nel ricco volume
non manca neppure un ricettario
d.o.c., nel senso che l'origine delle
ottantacinque ricette è riportata
con le generalità degli autori o con
Un protagonista delle culture
mediterranee: inizialmente
venne creduto pepe, solo
verso la metà del Cinquecento
l’equivoco cominciò a chiarirsi
l'indicazione dei ristoranti in cui
vengono proposte, anche se Vito Te-
ti si dichiara «moderato, altalenan-
te, incerto, a volte esagerato altre
volte distaccato mangiatore di pepe-
roncino».
Il quale peperoncino arriva in Eu-
ropa, e precisamente in Spagna, con
il secondo ritorno di Colombo dalle
Indie e per qualche tempo viene cre-
duto pepe (da qui il nome di piper ru-
Penelope Cruz sul set del film «Per incanto o per delizia» di Fina Torres
brum indicum), in quanto pochi allo-
ra avevano visto di persona il favolo-
so albero del vero pepe. Solo verso
la metà del 1500 l'equivoco comin-
cia a chiarirsi e l'axì (questo il nome
indigeno) viene descritto da Barto-
lomé de Las Casas con le caratteri-
stiche proprie e distinto in tre spe-
cie principali in base alla forma dei
frutti: grandi quasi un dito, tondi co-
me le ciliegie, piccolissimi. Nelle
Americhe era coltivato da moltissi-
mo tempo, gli aztechi lo chiamava-
no chili - nome che si è conservato in
Messico - e ne facevano un grande
uso, terapeutico, cosmetico e ali-
mentare, anche nella cucina sacrifi-
cale e cannibalica.
La nuova pianta ha un'ecceziona-
le adattabilità, non richiede cure
particolari e rivela presto le sue doti
principali: conferire un diverso sa-
pore a un'alimentazione povera,
prevalentemente vegetariana, ma-
scherare il gusto scadente di carni
di seconda scelta. Il «pepe d'India»
(il termine peperoncino si diffonde
solo alla fine dell'800) arriva anche
in Italia, viene coltivato in tutte le
regioni, ampiamente usato dalle
classi povere, ma solo sporadica-
mente da quelle ricche, il che spiega
La pianta, che rivela
un’eccezionale adattabilità,
conferisce un diverso sapore
a un’alimentazione povera,
prevalentemente vegetariana
come appaia piuttosto tardi nei ri-
cettari di cucina.
In Calabria il peperoncino trova
il suo terreno d'elezione e diventa
una specie di simbolo d'identità, ca-
ricandosi di metafore: si concretiz-
zano nella sua piccantezza il fascino
e la capacità di seduzione della don-
na, la robustezza e la vis amatoria
dell'uomo. Peperoncino uguale
eros, salute, forza, per taluni addi-
LA RICETTA
LA PASTA ZITA
CON CIME DI RAPA
Tra le 85 ricette d’autore pubblicate
nel libro di Vito Teti, ecco quella della
pasta zita con cime di rapa, frutti di
mare e peperoncino proposta
dall’Osteria Lo Sciamano di Soverato:
«Mettete in padella olio, aglio, cozze,
vongole; quando sono aperti i gusci,
aggiungete mezzo bicchiere d’acqua e
le rape; unite la pasta a metà cottura
aggiungendo i gamberi e il pomodorino
a pezzetti. Per 4 persone: 320 gr. di
pasta, 1 kg di cime di rapa, 12 vongole,
16 gamberi sgusciati, 8 pomodorini,
1 spicchio d’aglio, 4 peperoncini».
rittura una sorta di viagra naturale
senza (troppi) effetti collaterali. Ma
anche elemento indispensabile della
convivialità, con tutti i corollari buo-
ni e cattivi che ne derivano: l'amore
per la cucina, la nostalgia del buon
tempo andato, l'insoddisfazione per
le pratiche alimentari odierne, la sfi-
ducia nella medicina, la critica a un'
ideologia delle diete per cui ciò che
piace farebbe male.
Ma perché il peperoncino piace
tanto (non a tutti, beninteso, neppu-
re alla mamma dell'autore che lo
aborriva)? Forse perché c'è un'inte-
razione tra dolore e piacere, forse
perché c'è una sfida con se stessi
nell'accettare e controllare un mes-
saggio di pericolo, ma forse - ci av-
verte l'autore - non è il caso di cerca-
re giustificazioni razionali ad ogni
comportamento che riguardi l'ali-
mentazione.
E per finire: la ricetta di pag. 435
(Pasta zita con cime di rape ecc.) è
una vera meraviglia.

Economia ricca, cultura povera interne o da cause esterne),

p Segue da pag. I
mettono). Va da sé che di
fronte ai molteplici misteri
della vita o dell'universo le
culture manifestino la loro in-
trinseca limitatezza; ma ciò
che qui si vuole segnalare è
un'inadeguatezza più prosai-
ca, una povertà che affiora in
rapporto a problematiche
più concrete e immediate.
Per esempio, è abbastan-
za evidente l'insensibilità di
cui molte società occidentali,
tutte prese dalla smania del
progresso, hanno dato prova
per i problemi di ordine am-
bientale: le grandi potenze
(come si usa dire) stentano a
dare spazio all'ecologia e -
per considerare comporta-
menti quotidiani delle nostre
città - colpisce l'incapacità di
affrontare, per esempio, in
maniera adeguata la cosiddet-
ta emergenza rifiuti.
Sui rifiuti, in effetti, non sia-
mo quel gran che attrezzati sul
piano culturale, nonostante
tutta la nostra enorme tecnolo-
gia: ci basta poterli deporre da
qualche parte, senza sapere e
senza chiedersi quale sia il loro
destino. Possiamo convenire
che su questi temi c'è una note-
vole e preoccupante cecità cul-
turale. Altre società - che trop-
po spesso abbiamo chiamato
primitive (società di cacciatori
e raccoglitori, per esempio) -
manifestano invece per l'ecolo-
gia un'attenzione culturale as-
sai più pronunciata.
Le culture - pur essendo
ognuna a suo modo una coper-
ta corta - si differenziano non
soltanto per la scelta dei mezzi
con cui affrontare il mondo,
ma anche per i tipi di problemi
verso cui dirigono la loro atten-
zione. Semplificando in manie-
ra molto vistosa, potremmo di-
re che le culture sono caratte-
rizzate dalle seguenti operazio-
ni: a) scorgere certi problemi,
b) preoccuparsene, c) provve-
dere in qualche modo alla loro
soluzione. La compresenza di
questi livelli genera «densità»
culturale. Se qualcuno di que-
sti livelli non è attivato, vi è in-
vece «esiguità» culturale; se è
assente anche il primo livello,
siamo autorizzati a usare
l'espressione di «penuria» o
«mancanza» culturale.
Adottando ora una visione
dinamica, i concetti che affiora-
no sono quelli di «incremento»
culturale (un allargamento di
orizzonti per un verso o un ap-
profondimento di temi per l'al-
tro) e, all'opposto, di «decre-
mento» culturale. L'impoveri-
mento culturale designa tutti
quei processi (attivati da cause
che provocano la riduzione de-
gli orizzonti tematici, l'assotti-
gliarsi dei mezzi disponibili, la
sparizione di particolari preoc-
cupazioni. Lungo questa stra-
da un processo di impoveri-
mento può non soltanto creare
vuoti culturali, ma erodere a
tal punto una cultura da snatu-
rarla, ridurla a mera sopravvi-
venza folklorica o provocarne
addirittura l'estinzione.
LE «MAPPE» DI GEERTZ
A questo punto, la questione
non riguarda più soltanto le
culture in quanto tali, bensì gli
individui che le vivono e ne frui-
scono, che utilizzano i mezzi
culturali per orientarsi nel
mondo. Una cultura in effetti
può essere paragonata a una
mappa o a un insieme di map-
pe; più precisamente Clifford
Geertz, un antropologo ameri-
cano scomparso alcuni mesi
fa, sosteneva che ogni cultura
è fatta di modelli di, la cui fun-
zione è quella di descrivere fe-
nomeni, eventi, processi, e di
modelli per, che invece fornisco-
no istruzioni per costruire una
qualche realtà.
Ponendoci in una prospetti-
va antropo-poietica, che trae
ispirazione anche dal pensiero
di Geertz, si perviene alla tesi
che tra le realtà che gli esseri
umani hanno culturalmente da
costruire vi sono in primo luogo
se stessi, la propria umanità, se-
condo criteri e modelli che essi
hanno ereditato, discusso, va-
gliato, rielaborato.
Se questo è uno dei compiti
ineludibili della cultura, che co-
sa succede quando una cultura
si impoverisce a tal punto da
perdere i suoi modelli di uma-
nità, quando le forme di umani-
tà in cui si era maggiormente
identificata non sono più credi-
bili e praticabili, quando nel
contempo si stenta a trovare
schemi e soluzioni alternativi,
quando i modelli offerti da al-
tre società - specialmente se
dominanti ed economicamen-
te ricche - sono anch'essi trop-
po miseri e inadeguati, incapa-
ci di dare risposte convincenti
ai problemi del «fare umanità»
e così superare le sfide e le diffi-
coltà di «umanizzazione»?
Se il disorientamento cultu-
rale diviene antropologico
(quali modelli di umanità fare
propri), vuol dire che si è giun-
ti al grado zero di una cultura:
il vuoto è immenso, e sono altri
i meccanismi che entrano in
funzione.
Rimediare a questa profon-
da penuria culturale (quella
che riguarda i modelli di uma-
nità) è tutt'altro che facile. Le
culture possono impoverirsi e
possono sfaldarsi piuttosto ra-
pidamente (sono sufficienti al-
cuni eventi catastrofici); la ri-
costruzione culturale, con altri
mezzi e con altre prospettive,
richiede tempo, prove, dibatti-
ti, e soprattutto nuovi patti,
che non vengono perlopiù sti-
pulati a tavolino, e che invece
nascono faticosamente da fre-
quentazioni, convivenze, persi-
no conflitti.
NA
Narrativa Italiana
IV
Pariani «Dio non ama i bambini»,
nella Buenos Aires degli immigrati
UN MOSTRO
NEI BASSI
ARGENTINI
p Laura Pariani
p DIO NON AMA I BAMBINI
p
p
EINAUDI
pp. 297, €18
LORENZO
MONDO
Ancora l’Argentina, e
le vicende degli emigrati italia-
ni in Argentina, nel romanzo di
Laura Pariani Dio non ama i
bambini. In lei il ricordo di ante-
nati che hanno lasciato la terra
lombarda per cercare lavoro e
dignità nella remota «Mèrica»
prende vita attraverso una in-
chiesta, tra narrativa e antropo-
logica, alla quale affida il suo
personale sentimento della per-
dita e dell’esilio. Come già acca-
deva in Quando Dio ballava il
tango, anche qui abbiamo un ro-
manzo corale, dove a reggere il
filo non è la storia verticale, e ra-
Laura Pariani
ha esordito
nel 1993
con i racconti
«Di corno
o d’oro»
Vive sul
lago d’Orta
mificata, di una famiglia ma l’oriz-
zontalità di un quartiere di Bue-
nos Aires nel primo decennio del
‘900. In un miserabile falanste-
rio, vicino a un maleodorante ma-
cello, si ammucchiano decine di
famiglie di immigrati, la maggior
parte italiani. L’integrazione è
lontana. Vivono nella più degra-
dante promiscuità. Gli uomini
praticano mestieri faticosi e avvi-
lenti, sono spesso disoccupati e si
smemorano nell’alcolismo, che fo-
menta trasgressioni e violenze:
«Amano stare fuori casa, chi per
il lavoro, chi per la rivoluzione,
chi per il vino: la norma è che
stan sempre lontano». Sono le
donne che custodiscono, in tanta
miseria materiale e morale, un te-
nace spirito di sopportazione,
una superstite tenerezza.
Lo scenario più mosso è rap-
presentato dalla strada, campo
d’azione dei bambini che, quando
non devono guadagnarsi precoce-
mente il pane, si perdono in gio-
chi incustoditi o si riuniscono in
bande avventurose. I «grandi» so-
no per lo più assenti, compresi i
tutori dell’ordine, che fanno irru-
zione in quel mondo chiuso sol-
tanto per reprimere scioperi o in-
vestigare sul seme della rivolta
diffuso dagli anarchici tra gli emi-
grati. Distratta e impotente si ri-
vela la polizia quando nel quartie-
re avviene in breve volgere di
tempo una strage di bambini, ra-
piti, torturati e uccisi in modo rac-
capricciante. I particolari che ci
vengono offerti da Laura Pariani
- l’ansietà davanti all’agguato del-
la vittima, il ritrovamento dei cor-
picini mutilati - prendono alla go-
la, diventano insostenibili. Per la
loro stessa ripetitività. Il mostro
che si aggira e compie la sua ope-
ra nefanda tra detriti e cumuli di
immondizia, catapecchie abban-
donate e sterpaglie, sembra inaf-
ferrabile. Anche se troppi indizi -
in una comunità meno disgrega-
ta, con una polizia meno incline
all’indifferente razzismo - porte-
rebbero a identificarlo facilmen-
te. Dopo un ultimo efferato delit-
to, saranno i ragazzi della strada
a scoprirlo e a renderlo inoffensi-
vo. Toccava al loro mondo paral-
lelo e separato, al loro sguardo
non ancora corrotto mettere fine
all’incubo. Non ai grandi che, pa-
rola dei piccoli, «sono tutti hijos
de puta».
IL PIMENTO DEL NOIR
Confesso che nutro sempre per-
plessità davanti alle storie di psi-
copatici, come si rivelerà essere
quello raccontato da Laura Paria-
ni. Senza altri supporti, questi
personaggi stentano a redimersi
in superiori ragioni di umanità e
di scrittura, a prendere un signifi-
cato universale. La scrittrice ci in-
forma nell’epilogo che si tratta di
crimini realmente accaduti e do-
cumentati, dai quali è rimasta evi-
dentemente colpita. Ma non oc-
correva il pimento del noir per
rendere più emozionante e coin-
volgente la rappresentazione del
suo microcosmoitalo-argentino.
Gremito di figure indimentica-
bili, una per ogni capitolo, con-
trassegnato da nome e professio-
ne: «Ginetta Goletti, 10 anni, lavo-
rante a domicilio», «Nicanora
Korn, 40 anni, tenutaria di bordel-
lo», «Vitaliano Maricucci, 11 anni,
lustrascarpe»... Sembrerebbero
sulle prime contenere delle sche-
de segnaletiche, accennare maga-
ri a una vaga Spoon River, e sono
invece veri e propri racconti che
s’intrecciano l’un l’altro a com-
porre un vivido tessuto narrati-
vo. Vi contribuiscono certi stac-
chi in forma di cantate popolari,
dove trova libero corso il senti-
mento dell’autrice. Ma compaio-
no anche brani di verbali polizie-
schi, di articoli giornalistici, di
manifesti (da segnalare una pre-
ghiera anarchica, a suo modo di-
vertente, che ricalca il Credo cat-
tolico). Convince ancora una vol-
ta la lingua del romanzo: mescida-
ta di italiano e spagnolo, oltreché
delle varie parlate della Penisola,
inventiva e robusta, «comica»
suo malgrado, nel tono dominan-
te di indignazione e di afflizione.
Nonostante le accennate riserve,
Dio non ama i bambini conferma
che Laura Pariani è uno degli
scrittori più dotati, più significati-
vi, della sua generazione.
PIERSANDRO
PALLAVICINI
«Quando la gente sa
che ti può comprare diventa fe-
roce. [...]Essere brava significa
seguire le regole, non lamentar-
si, non prendere iniziative»: co-
sì dice la giovane operaia prota-
gonista del racconto Bacia per
terra, di Federica Senigagliesi.
Parole che insieme alla rasse-
gnata noncuranza con cui sono
lasciate cadere ben rappresen-
tano lo spirito che abita l'antolo-
gia di racconti al femminile Quo-
te rosa, appena pubblicata da
Fernandel (pp. 186, €13).
Raccontare le donne nell'Ita-
lia di oggi è ciò che si sono pro-
posti i due curatori, Gianluca
Morozzi e Grazia Verasani, riu-
scendo con intelligenza nel pro-
prio intento, in virtù della scel-
ta, assai consona allo stile dell'
editore ravennate, di reclutare
scrittrici «di scuderia», e dun-
que esordienti assolute o tutt'al
più con modeste esperienze di
racconti in riviste e blog. In que-
sti sedici racconti, quasi tutti di
Milena Agus «Mal di pietre»,
una barbaricina memoria familiare
MA COM’E’
MATTA
LA NONNA
p Milena Agus
p MAL DI PIETRE
p
p
NOTTETEMPO
pp. 120, €12
GIOVANNI
TESIO
Una storia singolare
quella di Milena Agus, la scrit-
trice sarda che con il suo secon-
do romanzo, Mal di pietre, pub-
blicato dalla romana nottetem-
po, è entrata fra i tredici che si
contenderanno le eliminatorie
del premio Strega. Nata a Ge-
nova, la scrittrice vive a Caglia-
ri insegnando italiano e storia
in un istituto tecnico, non trop-
po diversamente da Salvatore
Niffoi (vittorioso l'anno scorso
al Campiello), che insegna in
una scuola media del Nuorese.
Assonanze lievi, che altre po-
trebbero richiamarne con altri
Quote rosa Sedici storie palpitanti
di esordienti assolute (o quasi)
AMICHE, ZIE,
SORELLE D’ITALIA
buona qualità, non ci sono cioè la
furbizia, il mestiere, il disincanto
(e talvolta anche la «protervia
narrativa») di chi scrive con già
qualche libro all'attivo, ma piutto-
sto un raccontare spontaneo, sin-
cero, palpitante, con quella capa-
cità di comunicare e empatizzare
che è il valore aggiunto dell'auten-
ticità. Fiction e allo stesso tempo
testimonianza, insomma, per
quel che riguarda «Donne, politi-
ca e società nei racconti delle ra-
gazze italiane» (come recita il sot-
totitolo del volume). Naturalmen-
te sì, verissimo che la politica e la
società passano dai racconti delle
Milena Agus,
sarda,
è fra
i tredici
scrittori
da cui uscirà
la cinquina
del premio
« Strega»
scrittori, da Giulio Angioni a
Marcello Fois per non dire della
voce sempre rimpianta di Sergio
Atzeni, capaci di inventarsi il lo-
ro italiano attingendo in modi di-
versi al sardo dell'origine.
Ma la curiosità vera, che ri-
schia di fare della Agus un caso
letterario, è la sua fortuna france-
se. L'accoglienza che in Francia
hanno riservato a Mal di pietre re-
gistra - stando al risvolto di co-
pertina - quattro ristampe in un
mese e cinquantamila copie ven-
dute. Non poco nemmeno per un
Paese che legge più del nostro.
Di certo non male per un roman-
zo che dietro quel successo va fa-
cendosi strada anche nel merca-
to italiano, essendo ormai appro-
dato alla terza edizione in un giro
breve di tempo.
La storia è astuta, la scrittura
nitida (nessuno stupore sul fatto
che in Francia possa essere pia-
ciuta anche per questo). Dietro
una vicenda ricca di anni e di fi-
gure, che copre un arco di tempo
dalla seconda guerra mondiale ai
giorni nostri, c'è un personaggio
che dice io a tenere insieme le fila
di una fitta memoria familiare.
Nell'andirivieni dei tempi, una
data a fare da spartiacque. Una
data legata al personaggio fonda-
mentale - protagonista indiscus-
so del romanzo - che è la nonna
paterna (mai altrimenti chiama-
ta che Nonna), una nonna matta,
giovani autrici, ma lo fanno con,
appunto, distratta e rassegnata
noncuranza. Come? Attraverso il
quotidiano confrontarsi, tutto al
femminile, con amiche e sorelle,
madri e zie, colleghe e compagne
di studi. Leggiamo di concorsi
per abilitazioni scolastiche (Dove
non si parla d’amore? di Daniela
Russo), di contratti a progetto
striminziti in un Sud desolato
(Un posto al Sud di Elisa Ruotolo),
di femministe vecchia maniera
che propugnano come unica, in-
sensata soluzione l'abolizione de-
gli uomini (il piccolo gioiello Di-
ventare lesbica di Susanna Bissoli,
Tuttolibri
SABATO 2 GIUGNO 2007
LA STAMPA
una nonna poetante e immagino-
sa, una nonna malata della malat-
tia dell'Amore più che della ma-
lattia delle pietre cui il titolo allu-
de, ossia dei calcoli renali che le
intralciano ogni gravidanza.
Accanto a lei altre figure di ta-
glio diverso. Il nonno incredibile
(mai altrimenti chiamato che
Nonno) avvinto a Nonna da un le-
game di inconsueta e discreta as-
solutezza. E poi il Reduce incon-
trato dalla nonna alle Terme - ec-
colo l'Amore - e con lui la storia
drammatica della sua famiglia.
Ma anche la nonna materna, il
padre musicista, la madre devo-
ta. E ancora altre figure di zie e
prozie che spuntano da parente-
le disseminate. Figli che non si sa
mai bene di chi siano e che dise-
gnano la traccia impalpabile di
un'instabilità piena di enigmi. Ge-
sti minimi, tempi assorti, espres-
sioni romantiche, una scrittura
un po' di porcellana in cui espres-
sioni sarde emergono incastona-
te nell'italiano (tanto da suggeri-
re la traduzione a piè di pagina).
Accanto alla storia familiare,
il suo valore sottilmente simboli-
co. Accanto al paesaggio sardo
(tra Cagliari e Gavoi, cuore bar-
baricino), la sua forza si rivendi-
cazione ambientale. Ma su tutto
il gioco della falsificazione e della
verità, della parvenza e della real-
tà, legato alla cognizione del fat-
to che se l'amore non vuole arri-
vare, «non arriva con il letto e
neppure con la gentilezza e le
buone azioni». E a dare corpo al
tutto, un colpo di scena finale che
rovescia il prevedibile, virando
l'incertezza in una spiegazione
inattesa (l'ordine ripristinato nel
disordine delle cose che la vita
impone?). Un'idea davvero im-
prevedibile, che però conferisce
a tutta la narrazione un senso al-
trimenti perduto dietro la preve-
dibilità di una storia - se non pro-
Dalla seconda guerra
mondiale ai giorni
nostri, una figura
potente e immaginosa,
malata d’Amore
prio consueta - certamente già in
qualche modo letta e narrata.
Non conviene dire di più per
non sciupare al lettore il filo della
sicura sorpresa. Deus ex machi-
na? Non proprio e, in ogni caso,
non importa granché. Perché a
quel rovesciamento resta appeso
tutto il senso del romanzo. Solo
così certi passaggi che - alla lettu-
ra ancora ignara - verrebbe vo-
glia di confinare negli armamen-
tari dell'insopportabile, prendo-
no da lì la loro linfa e si collocano
nella giusta dimensione. Sciogli-
mento davvero felice per un ro-
manzo che allo Strega potrebbe
incunearsi - nella fase finale - tra
i titoli di scrittori più titolati.
e Di che sesso sei, di Patrizia Caffie-
ro). Leggiamo tutto questo e ci ac-
corgiamo che il lavoro è precario,
i sentimenti sono precari, la vita è
precaria nell'Italia di oggi, per le
ragazze di questi racconti. Que-
sto vale per tutta una generazio-
ne, naturalmente, maschi o fem-
mine che si sia, ma - ecco il punto
- la spietatezza, la ferocia, la re-
pressione dell'intelligenza, della
sana sregolatezza creativa, del ta-
lento e della voglia di fare, si sca-
tenano in misura maggiore con-
tro chi è donna. Questa è la cifra
di uno Stato, il nostro, con per-
centuali ridicole di donne in ruoli
dirigenziali e decisionali, e lo ve-
diamo tutti i giorni, e finiamo per
darlo per scontato - nonostante
commissioni, assessorati e mini-
steri dediti al perseguimento del-
le «pari opportunità». Ben venga-
no allora sedici racconti che ce lo
ricordano con grazia e misura,
trasversalmente, e facendo, chis-
sà quanto consapevolmente, un
bel cortocircuito tra la narrativa
intimista al rosa e la spumeggian-
te, modernissima chick lit.

Visioni
p Frank Wynne
p IO ERO VERMEER
p traduzione di Marina Visentin
p PONTE ALLE GRAZIE
p pp. 244, €16.50
p Il libro racconta la vita e le
opere di Han van Meegeren,
nato nel 1889, pittore cele-
bre per le sue «false copie»
di Vermeer
Particolare da «La cena
di Emmaus» dipinta
da van Meegeren
e attribuita a Vermeer
Van Meegeren Il magnifico pittore artefice della «Cena di Emmaus»,
capolavoro che pare l’anello di congiunzione nell’opera del maestro di Delft
L’ALTRO VERMEER
MARTA
MORAZZONI
È un ricordo di anni
fa, quando ho letto La civiltà
olandese del ’600 di Huizinga e
sottolineato con entusiasmo
una nota dello storico che,
parlando di Vermeer, ne indi-
cava come opera più fragile
«La cena di Emmaus». Credo
che il libro fosse del 1942, cir-
ca: tre anni dopo si scoprì, a
seguito di un clamoroso pro-
cesso, che la tela in questione
era un falso. Mi aveva colpito
l'occhio dello storico che rico-
nobbe, non tanto il falso, quan-
to il minor fascino di quel che
non era un vero Vermeer.
Il libro di Frank Wynne mi
ha subito interessata come un
fatto personale, perché amo il
pittore olandese più di ogni al-
tro, senza voler dire che ha di-
pinto i quadri più belli del
mondo (l'ha già detto Proust,
ed è un arbitrio) e perché la vi-
ta e le opere di Han van Mee-
geren, falsario, hanno qualco-
sa di commovente. È una sto-
ria rabbiosa e tracotante la
sua, pone non pochi problemi
nel mondo della critica e del
mercato d'arte, ma è soprat-
tutto la storia della sconfitta
di un uomo nato nel tempo e nel
mondo sbagliati. Van Meege-
ren scopre da ragazzino di ave-
re delle qualità pittoriche note-
voli, sente di essere un artista e
produce cose di pregio, cose
che nel 1650 o magari fino al se-
condo '800 sarebbero state di
pregio; ma quando lui, nato nel
1889, propone la sua idea e la re-
lativa realizzazione di un'opera
d'arte, nel mondo si aggira
l'opera di Duchamp «Fontane»
e scassa tutte le teorie e le pras-
si relative all'arte. Sto natural-
mente semplificando, non è sta-
to solo l'orinatoio o la ruota di
bicicletta a cambiare la faccia
dell'arte e relativo mercato, ma
la distanza che passa tra l'ope-
ra dell'innovatore Duchamp e
un buon pittore tradizionale è
un abisso dentro cui perdersi.
Van Meegeren era un ma-
gnifico pittore tradizionale, con-
dannato a morte dai tempi e po-
co disposto a morire. Matura
così la vendetta che lo trasfor-
ma in uno stupefacente falsa-
rio, abile e raffinato, colto e pre-
parato tanto da saper colmare
lo strano silenzio pittorico che
sta tra il primo Vermeer che di-
pinge soggetti religiosi e il suc-
cessivo maestro di interni fami-
liari, l'intenso suggeritore dei si-
lenzi misteriosi che circondano
la normalità. E nasce la cena di
Emmaus, quel capolavoro che
pare l'anello di congiunzione
nell'opera del maestro di Delft.
Mi soffermo solo su questo
quadro dei tanti che Van Mee-
geren dipinse da grande artefi-
ce, risalendo alle tecniche del
Goulden Euwe, alla fabbricazio-
ne artigianale dei colori di cui
vediamo l'esito nei trentacin-
que quadri di Vermeer oggi ri-
Un artista tradizionale
fuori del suo tempo:
matura così la vendetta
che lo trasforma in uno
stupefacente falsario
conosciuti autentici, studiando
come costruire un'opera che
avesse tutti i carismi che atte-
stassero trecento anni di età e
potesse così passare al vaglio
dell'occhio critico degli intendi-
tori, ma anche a quello di anali-
si chimiche più approfondite.
Ci riuscì e in qualche modo que-
sto è meraviglioso: ci riuscì la-
vorando nell'eremo sulla Costa
azzurra, chiuso a tutto intanto
NA
Tuttolibri
SABATO 2 GIUGNO 2007
LA STAMPA V
Chevalier Con il grande visionario
dall’adolescenza all’età adulta
FOLGORATA
DA BLAKE
MIA tastrofe, bensì per la profonda
PELUSO
mutazione presente nel diffici-
Folgorata alla Tate
le passaggio dall’adolescenza
Gallery di Londra dal-
all’età adulta».
le opere di William Blake,
Innocente è lo sguardo di
Tracy Chevalier decide di va-
Jem e Maisie, giunti dal Dor-
lersene per un nuovo roman-
setshire a Londra con il padre,
zo capace di rinnovare il suc-
fabbricante di sedie, attratto
cesso, finora da lei ineguaglia-
dal miraggio di un lavoro pro-
to, di La ragazza con l’orecchi-
messogli dal proprietario di un
no di perla. Anche perché
circo che all’intera famiglia ap-
Blake, poliedrico artista visio-
pare luogo di miracoli e magie.
nario inglese - fu poeta, pitto-
Persino il traffico dei sobbor-
re e incisore - le sembra, spul-
ghi, che frastorna le orecchie e
ciando le cronache del tem-
obnubila gli occhi, ha per loro
po, il personaggio ideale per
conferire un’aura romantica
al racconto e rendere più sug-
un sapore fiabesco, subito ridi-
mensionato dalla comparsa di
Maggie, il carattere più intri-
gestivi e intriganti quegli sce-
nari storici nei quali con rara
gante della storia.
Scaltra e a suo modo inno-
abilità sa infondere vita.
Nasce quindi con la voca-
zione del bestseller L’innocen- «L’innocenza», dopo
za, pubblicato in Italia in an- «La ragazza
teprima mondiale, come
omaggio a un Paese che l’ar- con l’orecchino di perla»:
te la respira da secoli e che tre adolescenti
più di ogni altro (700.000 co-
pie vendute) ha mostrato di nel tardo Settecento
apprezzarne il talento.
che il mondo andava passo a cente, pur avendo assaggiato
Il titolo rimanda ai Canti
passo verso la II guerra mon- gli aspetti più torbidi dell’esi-
dell’innocenza e dell’esperien-
diale. In un giro complesso di stenza, la ragazzina è una pre-
za del grande visionario.
conoscenze e di menzogne rag- senza viva. I tre adolescenti co-
«Per me», commenta la scrit-
giunse il critico più famoso e at- stituiscono il polo narrativo
trice per spiegare l’ambienta-
tendibile del tempo, l'anziano dell’intera vicenda, che si sno-
zione del proprio lavoro in
Abraham Bredius, ne ebbe l'en- da in uno squallido ambiente
un’epoca lontana e comples-
tusiasta riposta che sì, era stato urbano, brulicante di vizi e di
sa come il tardo Settecento,
trovato uno splendido Verme- viziosi piaceri. Un mondo di
«l’innocenza e l’esperienza di
er rimasto misteriosamente inaudita miseria che mette a
Blake sono come il prima e il
ignoto per secoli. dura prova gli incanti della pri-
dopo dell’11 settembre. Non
Qualcuno di noi, forse, ricor- ma età e orienta a una doloro-
già per le dimensioni della ca-
da lo stupore e l'ammirazione e sa maturazione. A loro si uni-
la conseguente mostra dedica- sce più tardi Rosie, quindicen-
ta a Modigliani a Livorno nell' ne estromessa dal suo villaggio
estate del 1984, quando si pe-
scarono dal fosso le famose
per una balordaggine e costret-
ta per sopravvivere alla decli-
sculture! Allora lo scherzo du- nazione più umiliante del ma-
rò poco, anche se compromise laffare.
qualche grande nome, qui la Deus ex machina il visiona-
storia fu ben più lunga e lo sa- rio Blake, di cui Chevalier co-
rebbe stata ancora di più, se struisce un’immagine romanti-
non fosse subentrato l'amor di ca: inquietante e generoso, per-
patria olandese alla fine della duto nelle proprie visioni e ma-
guerra. nipolatore della realtà, emer-
Ma questa è una vicenda gente dalle nebbie e dalle brut-
che il lettore nel caso scoprirà ture con gli occhi vividi a for-
da sé. Resta l'ammirazione, per- giare sogni, il poeta è la contro-
ché no? per la maestria e l'auda- p Tracy Chevalier parte sotterranea del padrone
cia del grandissimo artigiano p L’INNOCENZA del circo. Questi «fa agire cose
cui mancò il quid che genera p trad. di Massimo Ortelio vere e le trasforma in ricordi»,
l'originalità dell'artista, e che p NERI POZZA mentre lui «trae le idee dal pro-
p pp. 360, €17
forse anche nella stagione di prio cervello e le traspone in
Vermeer sarebbe stato un otti- qualcosa che si può vedere e
mo gregario. toccare, ora e in futuro».
NA

Narrativa Straniera Tuttolibri

SABATO 2 GIUGNO 2007
VI LA STAMPA

Gaudé In «Eldorado» Ali Smith «Free love»,

destini così opposti e affini donne intense e disperate
DUE SOLDI CHE PASSIONI
DI VERDE NEI GIOCHI
SPERANZA DI PAROLE
GABRIELLA CHIARA
BOSCO SIMONETTI

Eldorado è un romanzo d'iniziazione in
cui però nulla è univoco, a partire dall'Eldorado
stesso. Se per tanti disperati di varia provenienza
la terra dei sogni e dell'abbondanza siamo ingan-
nevolmente noi, continente europeo, luogo della
libertà illusoria, per Salvatore Piracci, comandan-
te di fregata che da vent'anni incrocia con la sua
nave al largo delle coste catanesi per intercettare
Mohsin Hamid, pakistano, residente a Londra, autore di «Il fondamentalista riluttante» le imbarcazioni dei clandestini e «difendere la cit-
tadella», l'Eldorado viene a essere al contrario e
di colpo - in seguito a un fatto scatenante, l'evento
Mohsin Hamid «Il fondamentalista riluttante», motore del romanzo - proprio l'Africa della dispe-
razione reale, il luogo della schiavitù concreta.
Il romanzo è così costruito su due movimenti
un brillante analista finanziario da Lahore a New York contrari, due opposti viaggi della speranza, che in
un punto preciso s'incontrano, un attimo prima
Per chi conosce già Ali Smith, classe
1962, autrice scozzese di grande talento, sarà
estremamente piacevole ritrovare la sua perso-
nale cifra narrativa in questi delicati racconti
che hanno segnato il suo esordio nel 1995 e che le
hanno valso il premio Saltire First Book Award.
Ali Smith è una scrittrice dalla produzione
varia e generosa: in dodici anni ha già dato alle
stampe tre romanzi, due dei quali pubblicati in
Italia da minimum fax (Hotel world, 2004) e Fel-
trinelli (Voci fuori campo, 2005), tre raccolte di
racconti (una delle quali già edita da minimum
fax: Altre storie e altre storie, 2005) e un'opera te-
atrale (The seer, Faber and Faber 2006).
Il pubblico italiano questa volta dovrà rivol-
gersi nuovamente a Feltrinelli (sembra che i

TRA PAKISTAN
del fallimento di entrambi. Quel momento fugace,
centro di gravità della narrazione, contiene in sé
solo tutti i significati della parola «salvezza». È il
momento in cui prendono senso, dopo fatiche e
due editori se la siano, nel corso degli anni, viva-
cemente e giustamente contesa) ma fortunata-
mente la traduzione è affidata alla stessa mano
di Federica Aceto che, avendola tradotta fin

E AMERICA NON
sofferenze grandi, le esperienze contrarie - ognu-
na a suo modo «limite» - dei due personaggi prin-
cipali. Il segno dell'incontro, la prova materiale
dell'allacciarsi per sempre di due destini opposti,
qui, la conosce più che bene.
I racconti contenuti in Free love ( pp. 136,
€13) parlano d'amore, di sesso, di sogni, talvolta
sono cerebrali e letterari, come «Testo del gior-

METTERE L’AMORE
è in una collana di perline verdi, da due soldi ma
preziosissima, pegno postmoderno d'amore e ri-
conoscenza, che uno dei due protagonisti, quello
giovane e motivato, dona all'altro, vecchio e sfidu-
no» (una giovane donna disperde nel vento,
strappandole, le pagine dei suoi libri preferiti
dopo aver mandato all'aria tutta la sua vita), ma
soprattutto sono intrisi di malinconia. C'è una

Laurent Gaudé, Ali Smith,

p Mohsin Hamid
p IL FONDAMENTALISTA
RILUTTANTE
p traduzione di Norman Gabetti
p EINAUDI
p pp. 134, €14
ALESSANDRO
MONTI
L'enigmatico e denso
romanzo breve, ben tradotto
da Norman Gobetti, Il fonda-
mentalista riluttante del paki-
stano di Lahore Mohsin Ha-
mid, oggi residente a Londra
dopo anni trascorsi negli Sta-
ti Uniti, affronta con ottica
nuova il cosiddetto e nefasto
«scontro di civiltà», affidan-
do la sottile introspezione dei
sentimenti di un brillante
analista finanziario, che da
Lahore studia a Princeton e
lavora a New York, alle tecni-
che narrative ormai desuete
del monologo drammatico
vittoriano.
Qui le vicende sono narra-
te attraverso il filtro di una
conversazione tra il giovane
pakistano e un criptico turi-
sta, o altro, americano, le cui
parole traspaiono solo dai
commenti del suo interlocu-
tore. In modo analogo, nei
versi di Robert Browning la
dinamica dei fatti veniva
messa in luce con tensione
progressiva da un dialogo
con un ascoltatore implicito:
si pensi alla «Defunta/Ulti-
ma Duchessa» di Browning,
con la rivelazione indiretta di
un omicidio.
Il racconto attorce il letto-
re come le spire sempre più
strette di un serpente, soffo-
candolo nella consapevolez-
za di ciò che è avvenuto e sta
avvenendo. Nel libro di Hamid
si definisce il romanzo breve
un ornitorinco, ossia come un
ibrido di creature diverse. Ab-
biamo quindi la concisione qua-
si epigrafica del racconto, con-
centrato anche su pochi perso-
naggi, insieme alla densità di
eventi del romanzo, il tutto
frullato e servito con la forza
concentrata di un monologo
drammatico nato dal teatro e
infine trasferito nella poesia
narrativa ottocentesca.
Hamid cancella con un trat-
to solo le banalità ormai ripeti-
tive e stucchevoli della narrati-
va indiana d'emigrazione,
Changez (pronuncia Chan-
ghes), studente e poi esperto fi-
nanziario modello, vive a di-
stanza negli States, per contra-
sto implicito e con ansia d'inte-
grazione, la decadenza nel
Pakistan di oggi della classe da
cui proviene, ossia la borghe-
sia urdu pre-industriale, for-
mata da professionisti o intel-
lettuali un tempo al servizio
dell'impero, prima moghul poi
inglese. In un certo senso egli
rivive il passato della sua clas-
se inserendosi e appropriando-
si del freddo determinismo ca-
pitalistico che regge la società
Il giovane Changez,
l’amicizia con una
ragazza della «higher
middle class», la miccia
delle Torri Gemelle
americana. Almeno così crede,
dal momento che il suo sguar-
do, orientato dentro l'Occiden-
te in cui vive, dipende in realtà
da una visione e da un voler es-
sere esterni ed estranei rispet-
to all'America circostante.
Non si tratta, com'è ovvio, del
cupo ed estremo attaccamen-
to, intriso di arcaico fanatismo
fondamentalista, alle proprie
radici, ma dell'impossibilità
che una cultura entri in contat-
to con un'altra senza sottrarsi
a processi di egemonia.
Changez accetta le regole
del gioco finanziario, con tutte
le conseguenze ideologiche
che tale sistema comporta, ma
nell'interiorità rimane se stes-
so. Il precario equilibrio rag-
giunto è distrutto dalla tor-
mentata storia d'amore con
Erica. La ragazza, esemplare
perfetto della «higher middle
class» americana, si autodi-
strugge nel ricordo e nel dolo-
re non sopiti per la morte pre-
matura del suo ragazzo.
Changez, abituato alle rigi-
de convenzioni islamiche che
tengono a distanza uomini e
donne prima del matrimonio,
s'innamora della ragazza, no-
nostante la precaria saltuarie-
tà dei loro incontri. Da questa
amicizia, che da parte della ra-
gazza giunge forse a un passo
dall'amore, nasce il mutamen-
to psicologico di Changez, a
cui fa anche da miccia l'atten-
tato alle Torri Gemelle.
Erica sprofonda nella paz-
zia, sino al probabile suicidio fi-
nale, mentre l'amore di Chan-
gez, imbevuto di una tradizio-
ne romantica e passionale, spe-
cifica della cultura urdu, oscil-
la tra l'incomprensione, è stu-
pendo il modo in cui è rappre-
sentata l'estraneità psichica di
Erica così come la vede Chan-
gez, e il desiderio dubbioso di
prendere in mano il destino
della ragazza.
E' forse dall'animo così lace-
rato di Changez che esplode,
con sua stessa sorpresa, la sod-
disfazione per la strage delle
Torri. Poi l'occupazione dell'
Afghanistan, la guerra incom-
bente tra India e Pakistan, di
cui il personaggio ritiene re-
sponsabili gli Stati Uniti, rom-
pono in modo definitivo l'equili-
brio instabile di Changez, os-
sessionato dalle interferenze
americane e dal pericolo di di-
struzione che vede incombere
sul proprio mondo.
Che cosa diventerà e che co-
sa farà Changez, lo lascio deci-
dere al lettore, che dovrà
squarciare il cono d'ombra che
addensa il romanzo. Posso az-
zardare che il terrorismo na-
sce dal terrore dentro di noi,
ma nel Fondamentalista rilut-
tante la reazione è forse deter-
minata dall'angoscia che di-
strugge la ragazza americana:
è l'incontro tra Occidente e
Oriente a generare mostri.
autore
del romanzo
«Eldorado»
edito da
Neri Pozza
(pp. 208, €15).
Nato nel 1972,
ha vinto
il Goncourt
nel 2004 con
«Le soleil
des Scorta»
(«Gli Scorta»)
ciato, rianimandolo - non per molto in termini di
tempo vitale, ma per sempre nel suo io più profon-
do.
Laurent Gaudé, autore del romanzo (Eldora-
do, Neri Pozza, pp. 208, €15, traduzione di Riccar-
do Fedriga), nato nel 1972, ha vinto il Goncourt
nel 2004 con Le soleil des Scorta (Gli Scorta, Neri
Pozza) dopo aver ottenuto il Goncourt des
Lycéens nel 2003 con La mort du roi Tsongor (La
morte di re Tsongor, Adelphi). Molto amato da
pubblico e critica, che lo apprezzano anche come
autore teatrale (quella di drammaturgo è anzi sta-
ta, fino a oggi, la sua principale attività), Gaudé
predilige, nell'ambito di una scrittura che trae
sempre ispirazione o dal mito o dalla storia, i per-
sonaggi che sente destinati all'oblio, a una triste e
ingiusta dimenticanza.
Rispetto ai due romanzi precedenti, già en-
trambi in forme diverse romanzi di formazione,
Gaudé ha intinto la penna questa volta nella con-
temporaneità. Per farlo, ha sentito il bisogno di
scindere la narrazione tra vittime e carnefici. Far
vedere come i ruoli possano, ma solo a volte, an-
che invertirsi. E soprattutto, dimostrare come in
un mondo così nettamente diviso tra sommersi e
salvati, non esista - non possa esistere - alcun con-
cetto di verità. Lo stesso momento salvifico, quel-
lo in cui Piracci e Soleiman s'incontrano al merca-
to di Ghardaïa (il primo, spogliatosi di tutto, che
avanza incerto nel suo viaggio di redenzione den-
tro all'inferno; il secondo, ragazzo sudanese, che
fugge dalla morte per miseria ed è ormai sull'orlo
della resa), quello stesso momento che riavvia mi-
racolosamente i due viaggi permettendone il com-
pimento, si basa su una finzione, un'invenzione,
una non-verità il cui nome in codice è «Massam-
balo». Piracci finge di essere «qualcosa», un'enti-
tà propiziatrice, senza il cui intervento Soleiman
sprofonderebbe. E Soleiman gli crede, si lascia
salvare salvando al contempo - redimendo in ex-
tremis - l'anima di Piracci.
Nel romanzo di Gaudé c'è qualcuno che parla
in prima persona (Soleiman, prima di lui la donna
il cui neonato è morto per l'empietà del passeur si-
riano che prende i soldi dei disperati, li imbarca e
poi li abbandona in mezzo al mare) e c'è qualcuno
che risponde: come può, non direttamente, attra-
verso la finzione, per voce altrui. Il traduttore,
convincente, è Riccardo Fedriga.
classe 1962,
autrice scozzese.
I racconti
contenuti in
«Free love»,
editi da
Feltrinelli
(pp. 136, €13),
parlano d’amore,
di sesso, di sogni,
talvolta sono
cerebrali e
letterari
cifra dolorosa che sottende il racconto di episo-
di cruciali della vita dei protagonisti, della quale
ci si accorge a lettura conclusa, come se fosse
un retrogusto amaro.
«Amore Gratis» ad esempio, narra dell'ini-
ziazione sessuale ad Amsterdam, durante un
(apparentemente) innocente viaggio tra ami-
che, di una giovane donna (ma scopriremo il
sesso della protagonista solo a metà racconto)
che sceglie di esplorare la propria (omo)sessua-
lità con una prostituta, per poi lasciare esplode-
re la sua (vera e tormentata) passione amorosa
per la sua compagna di viaggio.
Spesso narrati in prima persona, ma anche
in seconda, a metà tra il tu inglese, impersonale
e generico, e un tu concreto, effettivo protagoni-
sta del racconto cui l'autrice si rivolge, gli
squarci di vita descritti nascondono passioni in-
tense, pudicamente imbrigliate da una prete-
stuosa timidezza. «Il mondo con amore» narra
di quei lontani tempi in cui il corteggiamento
consisteva in una timida offerta della registra-
zione di brani su audiocassette, ma anche di
una passione secretata dalle parole di un glossa-
rio di francese. I giochi di parole, molto cari all'
autrice, servono in questo caso per nascondere
i veri sentimenti della protagonista, ma verran-
no spesso ripresi e disseminati nella narrazione
per riflettere sul senso ultimo dell'esistenza.
«Guardiamo nella fessura del muro della fortez-
za e tu dici che probabilmente serviva per sus-
surrarsi cose tra un muro e l'altro, a fior di leb-
bra. Io ti dico che sono lebbra di gioia. Tu danzi
lungo il sentiero tra la gente e canti sottovoce
per farti sentire solo da me fammi baciare le tue
labbra amor». («Toccare legno»)
Più che libero, come vorrebbe il titolo, l'amo-
re narrato da Ali Smith in questi racconti è in-
tenso e disperato: nello struggente «Al Cine-
ma», un segreto io narrante, nascosto nel buio
di una sala cinematografica, mescola la sua pas-
sione per le storie di celluloide con quello, mai
confessato, per una giovane mascherina, che
passa le sue domeniche mattina a strappare bi-
glietti, a chiudere dall'interno le porte antincen-
dio e a vivere attraverso la finzione proiettata
dalla luce sullo schermo amori irreali, esatta-
mente come quello di chi, nel buio, la guarda vi-
vere e non osa avvicinarla.

Costume
Sesso solitario Peccato nefando, malattia tremenda:
ma l’allarme si levò solo nel ’700, in ansia per i Lumi
TUTTI PAZZI
PER ONAN
p Thomas Laqueur
p SESSO SOLITARIO
Storia culturale
della masturbazione
p IL SAGGIATORE
p pp. 444, €25
p In libreria anche:
p «L’orgasmo e l’Occidente. Sto-
ria del piacere dal Rinascimen-
to a oggi» di Robert Muchem-
bled (Cortina, pp. 368, €29)
p «Storia del pene. Da Adamo a
al viagra» di David Friedman
(Castelvecchi,pp. 341, €16,50)
EUGENIA
TOGNOTTI
Dopo aver letto que-
sto libro brillante e ricco di
dottrina, Sesso solitario, si ca-
pisce perché, recensendone
l’edizione inglese su The New
York Review of Books, Stephen
Greenblatt, professore ad
Harvard, dedichi tanto spazio
al brioso racconto della riunio-
ne di Facoltà in cui aveva pre-
sentato la proposta di invitare
l’autore, Thomas Laqueur, do-
cente all’Università di Berke-
ley, ad un seminario su «Sto-
ria e Letteratura». Tema: la
storia culturale della mastur-
bazione, di cui si stava allora
occupando lo studioso, notissi-
mo per il libro cult sull’inven-
zione medica della differenza
sessuale, Making Sex. Le rea-
zioni dei colleghi - uomini e
donne, colti e altamente spe-
cializzati - erano state di stu-
pore, panico e imbarazzo. Al-
cuni erano impalliditi. Di tutto
- commentava - sarebbero sta-
ti disposti a discutere con gli
MICHELE
AINIS
In Italia lavora il
57,6% della popolazione adul-
ta, ma l'indice di produttività
si situa ben al di sotto della
media europea. In altre paro-
le gli occupati crescono, il lo-
ro rendimento viaggia in calo
verticale. Anche perché fra i
dipendenti pubblici l'assen-
teismo per malattia e per
scioperi sbriciola 18,71 giorni
lavorativi l'anno (50,75 tenen-
do conto delle ferie), mentre
altrettanti vanno in fumo per
santificare le feste comanda-
te, dall'Epifania a Ognissanti
a varie altre.
Al contempo gli studenti
fuori corso nelle università
italiane sono il 79%, e uno su
tre si laurea con almeno 4 an-
ni di ritardo. Abbiamo i rifles-
si lenti davanti all'innovazio-
ne tecnologica, tanto che il
40,7% delle famiglie manife-
sta l'intenzione di tenersi
stretto il gestore di energia,
anche quando sarà possibile
allievi - coprofagia, sodomia, in-
cesto, di qualsiasi cosa, insom-
ma, ma non di quello! Ma per-
ché «il sesso solitario» - uno dei
comportamenti umani più o me-
no universali - suscita una così
intensa e particolare corrente
di ansietà?
Si apre con questa domanda
il libro di Laqueur, che cerca la
risposta muovendosi tra lette-
ratura, medicina e storia, teolo-
gia e antropologia dall’antichità
all’era di Internet in cui miglia-
ia di «siti pornografici soddisfa-
no ogni possibile fantasia ma-
sturbatoria». La prima conclu-
sione è che quell’ansietà non è
presente in tutte le culture e
neppure alle origini della no-
stra. Nell’antica Grecia e a Ro-
ma la masturbazione era solo
motivo di scherno e di imbaraz-
zo. Né se ne trova traccia nel
pensiero ebraico delle origini.
Per i rabbini il peccato di Onan
- il personaggio biblico punito
con la morte per aver sparso il
suo seme per terra - non era la
masturbazione, bensì l’ostinato
cambiarlo. In nome dello sta-
tus quo, ci opponiamo strenua-
mente a tutte le grandi opere,
dai ponti all'alta velocità ferro-
viaria, dai rigassificatori alle
autostrade: nel 2005 sono stati
171 gli impianti contestati. Fac-
ciamo del conformismo un abi-
to mentale, non abbiamo vo-
glia d'impelagarci in discussio-
ni con chi inalbera un'opinione
avversa, chiniamo sempre il ca-
po di fronte ai superiori, e in-
somma 6 italiani su 10 sono af-
flitti da una sorta di «addome-
sticamento dell'anima», come
lo definiscono gli esperti di
comportamento sociale. Infine
(come stupirsi?) siamo ormai
diventati un popolo di sedenta-
ri: la percentuale di chi pratica
uno sport è del 4%, mentre la
media europea tocca il 15%.
UNA SOCIETÀ IMMOBILE
Tutti questi dati si traggono
da un libro di Roberto Petri-
ni, il cui titolo è quantomai
eloquente: L’economia della pi-
grizia. Petrini è un giornali-
Particolare
da un dipinto
di Schiele
rifiuto di procreare. Nel medio-
evo, i teologi consideravano un
peccato la masturbazione, ma
non certo «contro natura» co-
me sodomia e bestialità. Non
per niente sono assenti dal giro-
ne dantesco dei lussuriosi dove
compaiono le categorie canoni-
che di trasgressione - dall’adul-
terio all’omosessualità. Non so-
Per i Greci e i Romani
la masturbazione era
solo motivo di scherno
e di imbarazzo, anche
Dante la ignora
lo. La pratica non sembra im-
pensierire i medici: qualche
cenno fugace è tutto quello che
è stato possibile trovare nei
classici, da Ippocrate a Galeno.
Ma quando e perché si pas-
sa da un così modesto interesse
per la masturbazione ad un al-
larme quasi parossistico? La
svolta coincide con la data - 1712
- della pubblicazione di un opu-
Pigrizia Un Paese con un’economia
poco produttiva e senza innovazione
ABBIAMO PURE
IL VIZIO OBLOMOV
sta, e infatti le sue analisi non
hanno il timbro togato né l'ap-
profondimento teorico che
t'aspetti quando l'autore par-
la dall'alto d'una cattedra.
Ma coglie un aspetto della
malattia italiana, e lo fa attra-
verso pagine agili e leggere;
almeno in questo esercizio di
lettura, non si rinnova quindi
lo sbadiglio collettivo con cui
trascorriamo le nostre gior-
nate.
Lui lo chiama virus di
Oblomov, dal nome del prota-
gonista d'un romanzo russo
ottocentesco, che non si
scolo, Onania, scritto da un
oscuro chirurgo, John Marten,
segnalatosi già con opere a me-
tà strada tra divulgazione medi-
ca e pornografia. Oggetto della
trattazione una nuova malattia,
l’onanismo, che nell’intermina-
bile sottotitolo era definita
«peccato nefando», «abomine-
vole pratica» dalle spaventose
conseguenze. Alla diffusione
del libro contribuisce un’abile
strategia di marketing in cui en-
trano alcuni preparati - «Tintu-
ra rafforzante» e «Polvere proli-
fica» - approntati da un «pio me-
dico». L’autore, allora anonimo,
ne sosteneva l’efficacia nella cu-
ra della tremenda malattia, ca-
pace di rendere ciechi e storpi.
Il moralismo etico e religioso
non avrebbe saputo fare meglio
della medicina nell’avviare un
meccanismo universale, specifi-
co e moderno, atto a generare
paura, sensi di colpa, vergogna.
Benché il nome non fosse ap-
propriato - quella cui ricorreva
Onan, il coitus interruptus, era
una pratica anticoncezionale -
il nome di onanismo anche nella
terminologia medica ebbe
un’enorme fortuna. Non solo
entrò nelle grandi opere enci-
clopediche, ma diede il titolo al-
la celebre opera, Onanisme
(1760) di un insigne medico
francese, Samuel-Auguste Tis-
sot, che legittimò l’idea della
masturbazione come pericolo-
sa patologia. In pochi anni, l’in-
tero mondo medico europeo so-
steneva con sicurezza che «il vi-
zio solitario» era responsabile
di un elenco interminabile di
malanni: dalla cecità al deperi-
mento organico, dalla tuberco-
losi spinale alla pazzia. Cosa
che spinse generazioni di geni-
tori a terrorizzare i figli adole-
scenti e a ricorrere persino a in-
gegnosi strumenti per renderla
impossibile.
La masturbazione moderna
- sostiene Laqueur - è il frutto di
un’epoca, la stessa che vede
un’altra innovazione suscitatri-
ce di ansia, la lettura solitaria
delle donne. Il trionfo della Ra-
gione sulla superstizione, l’ac-
cettazione convinta della ses-
sualità umana creano il mostro
del sesso solitario che dava cor-
po a paure nascoste. L’aumen-
to dell’autonomia individuale si
lega - argomenta persuasiva-
mente - all’emergere dell’in-
quietudine di fronte al piacere
non socializzato e non produtti-
vo: «Il progetto di liberazione
degli illuministi - l’approdo al-
l’età adulta dell’umanità - rese
il più segreto degli atti sessuali,
il più privato, il più apparente-
mente innocuo e il più difficile
da scoprire il cuore stesso di un
programma inteso a controlla-
re l’immaginazione, il desiderio
e l’io che la stessa modernità
aveva scatenato».
p Roberto Petrini
p L'ECONOMIA DELLA PIGRIZIA
Inchiesta su un vizio italiano
p Laterza, pp. 134, €14
L’ultimo tabù La Chiesa cattolica
e l’obbligo del celibato sacerdotale
SERVI DI DIO
TRAVOLTI
DALL’AMORE
ELENA
LOEWENTHAL
In Italia vivono circa
ottomila sacerdoti sposati e so-
no centoventimila in tutto il
mondo. Per la Chiesa cattolica
il sacerdozio è un sacramento
indelebile, «che rimane per
tutta la vita», spiega Giuseppe
Serrone, parroco di Chia, fra-
zione del Comune di Soriano,
provincia di Viterbo - sposato
con Albana, una «bella ragaz-
za dagli occhi neri che adesso
cominciano a sorridere», ma
che hanno visto tante difficol-
tà. Giuseppe e Albana sono
uno fra gli incontri che danno
voce a L’ultimo tabù. Storie ve-
re di amori segreti nella Chiesa,
il libro a quattro mani di Ma-
ria Corbi e Giacomo Galeazzi,
edito da Cairo (pp. 237, € 14,
con postfazioni di Giovanni Ni-
colini e Antonio Socci).
Sono tutte storie una diver-
sa dall'altra, alcune a lieto sep-
pure sofferto fine (Marco e
Linda), altre stroncate (Clau-
dio e Lucia) o impossibili (Ro-
berto e Davide), altre ancora
sul filo della perversione senti-
mentale (Jozsef e Greta). Alcu-
ni protagonisti si presentano
con il loro vero nome, altri no
perché, come dice giustamen-
te il titolo del libro, l'amore ter-
reno e quello celeste sono an-
cora, per la Chiesa cattolica,
inconciliabili. «La gente ama
di più un sacerdote che ha fat-
to della sua vita una donazio-
ne completa. Il mondo non è
tutto eros e sesso», precisa Ju-
lián Herranz, presidente del
Pontificio Consiglio per l'inter-
pretazione dei testi legislativi.
Ma in effetti il celibato eccle-
siastico, il voto di verginità
che il sacerdote pronuncia,
non è un dogma bensì una nor-
ma disciplinare. Il che potreb-
be significare un'apertura di
discussione, visto lo stato del-
le cose.
Aumentano, sì, le nuove vo-
cazioni di stretta clausura. Ma
è soprattutto vero che mai co-
me ora la Chiesa si trova calca-
ta nella realtà, integrata nel so-
schiodava mai dal suo diva-
no. Però alla prova dei fatti il
nostro divano nazionale non
è poi così comodo, se la pigri-
zia si traduce in un perenne
deficit di efficienza dei servi-
zi, se l'avversione al nuovo
impedisce la riforma d'un si-
stema che a parole tutti vor-
remmo riformare, se l'immo-
bilismo sociale penalizza i più
capaci (per dirne una, in Ita-
lia il 61% delle imprese passa
di padre in figlio, e la succes-
sione viene programmata
ben prima che il titolare ab-
bandoni la tolda di comando).
FINIREMO COME GLI AMISH?
Fra le ragioni del fenomeno su
cui punta l'indice Petrini, ce
n'è almeno una che va qui sot-
tolineata. Essa chiama in cau-
sa il ruolo della scienza, o me-
glio il modo in cui quest'ultima
viene percepita alle nostre lati-
tudini. Come? Con un misto
d'incomprensione e di paura,
manifestate per esempio nei
due referendum del 1987 e del
NA
Tuttolibri
SABATO 2 GIUGNO 2007
LA STAMPA VII
ciale, a stretto contatto con la vi-
ta «laica». Ne è emblema la vi-
cenda di Claudio e Camilla: un
prete e una ragazza madre che
si sono conosciuti in chat, dove
galeotto fu il pc. Ma tutti questi
casi, compreso quello del prela-
to e del transessuale, sono frut-
to di incontri con il mondo, di
scontro fra la vocazione e i senti-
menti, fra la chiamata di Dio e
quella degli istinti. E sono tutte,
anche le più risolte - come la
ventennale vita coniugale di
Marco e Linda - storie di margi-
nalità. Di rinunce gravi e soffer-
te, quali non siamo più abituati
ad ascoltare in questo mondo
così comodo e libero.
«Di nascosto si ruba e si ucci-
de, non certo si ama», spiega Al-
berto dalla sua deliberata visibi-
lità. Eppure questo libro che tie-
ne incollati alla pagina ci parla
soprattutto di fantasmi dell'
amore, di un sentimento che
contrasta con le scelte della vi-
ta. A volte questi uomini sono
andati deliberatamente incon-
Storie vere di scontro
tra la vocazione
e i sentimenti, sofferte
vicissitudini di rinunce
e di emarginazione
tro alla vita, a volte tutto è piom-
bato loro addosso senza che nul-
la facessero. Sono amori passio-
nali, travolgenti avventure eroti-
che ma anche sereni matrimo-
ni. Hanno in comune, nella di-
versità di esiti ed esperienze, un'
umana invisibilità che è il loro
vero dramma: di queste storie
non si può che parlare sottovo-
ce perché sono ancora un poco
indicibili persino in questa mo-
dernità che ha per bandiera i di-
ritti dell'individuo.
Con lo stesso tono sommes-
so eppure fermo, gli autori ci
consegnano queste storie. Sen-
za giudicarle né, soprattutto,
metterle in competizione l'una
con l'altra, ma sapendo ascoltar-
le per quello che sono: profonda-
mente vere.
2005 sul nucleare e sulle cellu-
le staminali. Messi al bando en-
trambi, come l'ingegneria ge-
netica, come gli Ogm. Anche
se la ricerca scientifica può al-
lungarci la vita, e anche se l'Ita-
lia resta l'unico Paese al mon-
do che ha bocciato l'atomo.
In questi casi il fondamenta-
lismo religioso si coniuga al
fondamentalismo ambientali-
sta: l'uno e l'altro tirano il fre-
no a mano contro il nuovo, con-
tro il rischio, contro ogni inve-
stimento sul futuro. Ma il risul-
tato, avverte Petrini, è la «sin-
drome Amish». Che in conclu-
sione può ridurci come quella
comunità di agricoltori che vi-
ve in Pennsylvania da tre seco-
li, gli uomini vestiti di nero, le
donne con indosso un grembiu-
le, e tutti rigorosamente senza
elettricità, senza telefoni, sen-
za tv, senza neppure l'automo-
bile, dato che montano soltan-
to su carrozze a cavallo.
È davvero questo il nostro
orizzonte collettivo?
micheleainis@tin.it
NA

Idee Tuttolibri
SABATO 2 GIUGNO 2007
VIII LA STAMPA

L’arte della politica Al carisma del capo

OTTOCENTO
oltre alla tecnica serve la creatività GLI SCRITTORI

IL BUON LEADER ANTIPARLAMENTARI

E’ anche un capitolo, la romanzesca

È PIÙ POETA
biblioteca antiparlamentare, dello
iato fra intellettuali e politica.
Evidenziatolo, Rosario Romeo, lo
storico di Cavour, osservava: «La
visione negativa e “fallimentare”

CHE IDRAULICO
FRANCO
GARELLI
C'è una grande voglia di lea-
dership nella società contemporanea,
non imputabile soltanto a questioni di
gossip. Si tratta di una domanda anzi-
tutto connessa al bisogno di avere dei
capi autorevoli nei diversi ambiti di vi-
ta, come reazione ad un'epoca segna-
ta da molte incertezze e difficoltà di
decisione e di orientamento. Oltre a
ciò, molti vedono nel leader il simbolo
di una vita di successo, per cui si rap-
portano a queste figure con un mix di
ammirazione e di identificazione. Da
un lato si apprezzano le qualità del tut-
to particolari e rare di un leader; dall'
altro, si è attratti da ciò che egli rap-
presenta, dalla sua capacità di essere
un caso esemplare, da seguire e emu-
lare. Vi può essere poi una ragione
«estetica» alla base dell'attuale rivalu-
tazione del leader, tipica di quanti ri-
tengono che una società sia insipida
senza figure straordinarie, il cui cari-
sma è in grado di smuovere gli oriz-
zonti di sempre e la vita comune.
La domanda di leader è così diffu-
sa che molti pensano di poter costrui-
re questa figura a tavolino o perlome-
no di potenziare i germi di leadership
insiti in ciascuno di noi. Così si molti-
plicano sugli scaffali delle librerie pub-
blicazioni e manuali che hanno la pre-
tesa in poche lezioni di farci diventare
persone di successo. Ma a fianco di
queste ricette di riuscita a basso prez-
zo, vi è una letteratura consolidata
che continua a coltivare un'idea alta
di leadership e che si applica alle for-
me in cui si esplica il carisma umano
sia nei rapporti sociali che nelle gran-
di organizzazioni. Rientra in questo
modo più impegnativo di affrontare
l'argomento il volume di James G.
March e di Thierry Weil, L’arte della
leadership.
Si tratta di un testo che si distin-
gue per due particolari prospettive:
anzitutto per l'idea che le questioni
della leadership siano fortemente in-
trecciate con quelle della vita umana;
in secondo luogo che gli spunti più ri-
levanti al riguardo si possano indivi-
duare non tanto negli studi organizza-
tivi (da sempre considerati il serbato-
io naturale di questo tipo di riflessio-
ne) quanto nella letteratura.
Queste tesi poco ortodosse sono il
colpo d'ingegno non di un umanista, di
un cultore della tradizione poetica e
narrativa di una particolare età della
storia; quanto di uno studioso brillan-
te che si è sempre occupato di proces-
si decisionali, di grandi organizzazio-
ni, di management, di tecnologia. E'
questo, infatti, il curriculum di James
G. March, professore emerito nell'Uni-
versità di Stanford, ove per molti anni
ha tenuto lezioni sul tema della leader-
Part. da Füssli: «L’artista sgomento di fronte alla grandezza delle rovine greche»
IL LIBRO
JAMES G. MARCH - THIERRY WEIL
L'arte della leadership
IL MULINO
pp. 115, € 10
ship, poi raccolte e sviluppate in un vo-
lume da un suo collega-ammiratore
più giovane (Weil, appunto).
La leadership, dunque, si fondereb-
be su una qualità umana e sociale che
va ben oltre la capacità tecnica di ge-
stire le grandi organizzazioni. C'è cer-
tamente una leadership «idraulica»
che consiste nell'abilità di applicare
tecniche note, facendo sentire tutti
sulla stessa barca, dando i tempi e le
motivazioni a tutto l'insieme, promuo-
vendo l'efficienza e la competenza or-
ganizzativa. Ma soprattutto c'è la lea-
dership «poetica», tipica dei capi che
rendono attraente la vita e il lavoro
collettivo, il cui carisma personale si
impone su quello d'ufficio.
I grandi leader sono tali proprio
perché esprimono un'idea alta di sé,
che dipende dal particolare modo in
cui essi affrontano i grandi problemi
dell'esistenza umana: come conciliare
vita privata e ruoli pubblici? come es-
sere creativi senza risultare strava-
ganti? come comporre l'immaginazio-
ne con l'azione pragmatica? come
mettere insieme le ambizioni di pote-
re col benessere (sia personale, che di
quanti ci stanno attorno)?
Questi dilemmi umani sono da sem-
pre al centro della grande letteratura,
per cui la rivisitazione dei capolavori
di Shakespeare, Shaw, Tolstoj, Cer-
vantes - su cui è incentrato il volume - ,
offre molti spunti per comprendere le
qualità che un leader deve possedere
della storia d’Italia trova un’eco
larghissima nella intellettualità
italiana in genere». E quindi negli
scrittori. Da sempre. Da subito.
Come documenta l’antologia
ottocentesca (pagine di Faldella, De
Roberto, Fogazzaro, Serao, Onufrio e
Socci) a cura di Paola Frandini che
inaugura la collana «IncontraRoma»
per i tipi di Anemone Purpurea:
«Montecitorio. La Banca dei cervelli»
(pp. 186, €10), ovvero «i classici della
letteratura italiana contro i deputati
della Roma capitale».
A mancare è Ferdinando Petruccelli
della Gattina, il caustico collezionista
(ed era solo il 1862) di moribondi
(«I moribondi di Palazzo Carignano»).
Assenza geograficamente
ineceppibile. Torino non è Roma.
Ancorché, per il sapido giornalista,
la prima e l’ultima (e la seconda)
capitale pari fossero. Non a caso
vorrà, post mortem, riposare
Oltremanica, dove il Parlamento è
Westminster: «Se nascerò pianta,
son sicuro di essere ben coltivata; se
uomo, di trovar rispetto e
protezione; se bestia, avrò carezza e
considerazioni del comitato che le
garantisce».
[b.q.]
e il contributo che può dare al miglior
funzionamento della società.
I poeti e i letterati abbelliscono la
nostra vita non soltanto affinando i
sentimenti e il gusto artistico, ma an-
che proponendo quelle verità profon-
de che spingono alcuni a ruoli etici e
sociali di grande rilievo.

NEWTON COMPTON EDITORI

I N P R I M O P I A N O STUART MACBRIDE
CLAUDIA BOCCA Il cacciatore di ossa
I personaggi che «Prostitute brutalmente assassinate,
roghi omicidi e corruzione del potere
hanno fatto convergono in questo acuto
grande Torino romanzo poliziesco.»
Val McDermid
Cento ritratti per raccontare «I fan di Ian Rankin e Denise Mina
la storia del capoluogo saranno felici del pungente MacBride,
piemontese: da Emanuele il cui secondo romanzo è tanto buio
Filiberto a Rita Levi e avvincente quanto il suo debutto,
Il collezionista di bambini.»
Montalcini, dalle avanguardie Booklist
Progetto grafico StudioTi srl

politiche e culturali del

Novecento ai successi NUOVA NARRATIVA n. 72 (368 pp.). € 9,90

sportivi di Torino e Juventus,

cento protagonisti che hanno
contribuito a rendere illustre ALEC COVIN
il nome di Torino in Italia La setta dei lupi
e nel mondo. sanguinari
Un modo diverso per
conoscere Torino e la sua Il ricordo è un incubo
storia, insieme ricco e che viene dall’inferno
approfondito nei contenuti, «Nel romanzo di Alec Covin
ma anche piacevole riecheggiano le più potenti immagini
del cinema e della letteratura dell’orrore.
da leggere.
Penso a Lo squalo di Steven Spielberg,
al Freddy Krueger di Wes Craven
ma anche ai libri di H. P. Lovecraft.»
Le libraire

QUEST’ITALIA n. 339 (464 pp.). € 20,00 NUOVA NARRATIVA n. 75 (352 pp.). € 9,90

W W W . N E W T O N C O M P T O N . C O M

Storie
I fratelli Rosselli Vittime emblematiche della reazione
il 9 giugno 1937, anno terribile per l’antifascismo europeo
PISTOLE E PUGNALI
PER FAR TACERE
L’ ITALIA CIVILE
I funerali dei Rosselli (Parigi, 19 giugno 1937): in primo piano Aldo Garosci. Alle sue spalle Emilio Lussu
ANGELO
D’ORSI
Anno terribile il 1937,
per l'antifascismo europeo: in
Spagna la distruzione di
Guernica; in Italia la morte di
Gramsci, dopo un decennio di
carcere duro fascista, men-
tre, con la nascita del Mincul-
pop, la cultura diventava
pressoché tutta propaganda;
e in Francia, i fratelli Rosselli.
Furono uccisi, Carlo e Nello,
a Bagnoles-de-l’Orne, nel
Nord, da una banda di cagou-
lards, terroristi di estrema de-
stra che, ispirandosi al movi-
mento mussoliniano, mirava-
no a restaurare la monarchia
e impiantare un regime rea-
zionario nel Paese dove all'
epoca viveva la sua estrema
stagione, stancamente, il
Fronte Popolare.
Il delitto fu compiuto in
modo tecnicamente «riusci-
to», ma non abbastanza da
non lasciare robuste tracce,
che portarono ai suoi autori
materiali. Ma di là cominciò
un'altra storia, quella del pro-
cesso, che produsse, nelle sue
diverse fasi francesi e in quel-
le italiane, esiti sconcertanti.
Bene ha fatto Mimmo Franzi-
GIORGIO
BOATTI
In questa storia - pa-
rola di Giuseppe Casarru-
bea e Mario J. Cereghino,
autori di Tango connection.
L’oro nazifascista, l’America
Latina e la guerra al comuni-
smo in Italia 1943-1947 (Bom-
piani, pp. 200, €9) - «le coin-
cidenze abbondano…». E, ol-
tre alle coincidenze, nel li-
bro traboccano anche i mi-
nacciati «colpi di Stato» -
tutti ovviamente non riusci-
ti per un pelo - che sembra-
no costituire la tessitura fon-
damentale delle vicende ita-
liane negli anni decisivi dell'
avviarsi della Repubblica.
Nonostante l'immensa
quantità di documenti con-
sultati, e l'ampia e un po' di-
sordinata bibliografia ripor-
tata in nota, Tango connection
non è, in effetti, di quelle rico-
gnizioni nel passato che faci-
litano una complessiva com-
prensione degli eventi, so-
prattutto di quelli avvolti da
p Mimmo Franzinelli
p IL DELITTO ROSSELLI
9 giugno 1937. Anatomia
di un omicidio politico
p MONDADORI, pp. 291, € 18,50
nelli, ormai tra i massimi specia-
listi sia del mondo di GL sia del-
le strutture repressive del regi-
me fascista, a ricostruire per fi-
lo e per segno questa brutta sto-
ria che ricorda analoghe vicen-
de, finite, in questo nostro Pae-
se dove quasi nessuno paga per
le sue colpe, con una bella mano
di vernice sbiancante sul passa-
to. Era già uscito, lo scorso an-
no, per la verità, un libro inte-
ressante di Sergio Anelli (9 giu-
gno ’37. Uccidere Rosselli, Ara-
gno, pp. 348, €17), che in una
forma narrativo-romanzesca ri-
pesanti e legittimi interrogati-
vi. Nello zelo di collezionare in
ogni pagina sospetti di com-
plotti, tracce di trame, ipotesi
di connessioni vertiginose tra
poteri più o meno forti, i mo-
menti più difficili dell'avviarsi
della Repubblica - come sono
stati quelli che nel 1947 vedono
l'estromissione di socialisti e
comunisti dal governo De Ga-
speri - rischiano di ridursi a un
canovaccio fumettistico, dove
a campeggiare sono protagoni-
sti e comprimari del sottobo-
sco spionistico impegnato a
sceneggiare tutte le possibili
cospirazioni e non più i De Ga-
speri e i Togliatti, i Nenni e gli
Scelba che, assieme alle forze
politiche popolari che rappre-
sentano, costruiscono davve-
ro la Storia di quegli anni.
Proprio all'operato di Scel-
ba - esponente democristiano
legatissimo sin dalla prima gio-
ventù al conterraneo don Stur-
zo, fondatore del Partito Popo-
lare, quindi convinto e silenzio-
so oppositore del regime mus-
costruiva sulla base di un'eccel-
lente documentazione il crimi-
ne e le successive peripezie giu-
diziarie. Ora, con questo di
Franzinelli, si può asserire che
tutto quanto (o quasi! La ricer-
ca non si chiude mai, e nuove
fonti sono sempre possibili, e
nel caso auspicabili) c'era da
scoprire, almeno di essenziale,
è stato portato alla luce, in un
thriller che avvince e deprime.
La crudeltà con cui il duplice
omicidio venne consumato fu
terribile. Una trappola tesa con
due auto a bloccare la Ford su
cui i due fratelli stanno rien-
trando all'hotel dove sono allog-
giati; Nello che scende e si diri-
ge verso la Peugeot ferma con
un uomo chino sul motore co-
me a riparare un guasto, e scat-
ta la trappola; il tizio, tale Filliol,
si rialza e spara. Nello, ferito,
viene assalito alle spalle da un
complice di Filliol, che lo colpi-
sce a pugnalate. Intanto ancora
Filliol si accosta all'auto dove
Carlo è rimasto al volante, e gli
spara, per poi finirlo a coltella-
te. E ritornare verso Nello che è
ancora vivo, malgrado i colpi su-
biti; la mattanza continua.
Nello Rosselli, una delle
grandi promesse della storio-
Il dopo-fascismo Complotti, misteri
e ordine pubblico: il ruolo di Scelba
LA REPUBBLICA
STRETTA FRA
I NERI E I ROSSI
soliniano fino a quando, dopo
la Liberazione, con i governi
De Gasperi, diventa ministro
dell’Interno e fronteggia le tur-
bolenze dell'ordine pubblico di
quegli anni con inflessibile rigo-
re, tanto da rappresentare per
le opposizioni di destra e di si-
nistra l'icona polemica del «mi-
nistro di polizia» - sono dedica-
ti i due volumi che l'editore
Rubbettino ha pubblicato in
collaborazione con l'Istituto
Luigi Sturzo.
grafia italiana del Novecento,
muore dopo 17 pugnalate, e al-
cuni colpi di revolver. Suo fra-
tello Carlo subisce lo stesso
trattamento: pistola e pugna-
le. Entrambi i corpi esanimi fi-
niscono nel fossato laterale,
da dove saranno poi spostati
nella macchia circostante. Lì
ritrovati a distanza di alcuni
giorni, ormai in stato di prede-
composizione.
Così Mussolini si liberò del
più coraggioso leader dell'oppo-
sizione militante, una delle figu-
re più rappresentative dell'anti-
fascismo europeo: era Carlo
Rosselli il vero obiettivo dell'ag-
guato, ma l'interrogativo stori-
co che si pone è se quel crimine
odioso fu compiuto dai francesi
per ingraziarsi Mussolini da lo-
ro guardato con ammirazione,
o se non fu commissionato dagli
italiani. E da chi? Mentre tutta
la stampa italiana attribuiva il
delitto a «faide» dell'antifasci-
smo (si mise in luce, con il suo
ben noto cinismo, Giovanni An-
saldo), i francesi giunsero tardi-
vamente a processare gli auto-
ri. Processo poi rifatto nel dopo-
guerra, con pesanti condanne:
ma il principale tra essi, Filliol,
se ne stava protetto nella Spa-
gna franchista.
Nel primo processo italiano,
l'Alta Corte di Giustizia pronun-
ziò una esemplare sentenza di
condanna di chi era ancora vi-
vo, tenendo conto che il primo
responsabile fu Galeazzo Cia-
no, ed è difficile pensare che
l'iniziativa non fosse concorda-
Mimmo Franzinelli
ha ricostruito come in
un thriller l’omicidio,
le responsabilità
di Mussolini, il processo
ta con quel Duce suo suocero
che poi l'avrebbe condannato a
morte; individuati come man-
danti, il diplomatico Filippo An-
fuso ebbe come pena la fucila-
zione, mentre l'ergastolo fu
comminato al capo dei servizi
militari generale Roatta, e ai
suoi uomini Emmanuele e Na-
vale, con pene minori per altri.
Amnistia a parte, il processo
fu poi portato a Perugia, dove il
13 ottobre 1949, proprio mentre
Marion Cave, la moglie inglese
di Carlo spirava, si consumava
l'estremo atto: l'assoluzione de-
gli imputati, con una sentenza
bollata con parole di fuoco da
Piero Calamandrei e Gaetano
Salvemini. Era «l'Italia civile»
che emetteva il suo grido di sde-
gno. Ma aveva vinto, ancora
una volta, l'Italia barbara, l'Ita-
lia ipocrita, l'Italia disonesta.
Eppure il sangue dei Rosselli è
là a dirci che «un'altra Italia» è
sempre possibile.
Il primo , Mario Scelba, con-
tributi per una biografia (pp.
446, 50 euro) , curato da Pier
Luigi Ballini, affronta in dieci
saggi - in buona parte costrui-
ti su documentazione archivi-
stica inedita - le diverse tappe
della biografia politica di un
uomo politico che, seppur velo-
cemente dimenticato dopo la
morte avvenuta nel 1991, ha
pesato non poco nelle vicende
italiane. La militanza antifasci-
sta nel Partito Popolare e
L’OCCHIO E L’ORECCHIO
UN TALK SHOW
LA FINE DEL PCI
Mentre sta per nascere il Partito Democratico, torna
«La cosa» di Moretti, documento di una «recita politichese»
che ha anticipato la crisi della rappresentanza politica
P
oche emozioni, molta
compostezza istitu-
zionale. Il Congresso
con cui i Ds hanno re-
centemente sciolto il
loro partito si è svolto all'inse-
gna di quella stessa fredda,
pragmatica «governabilità»
che guida la costruzione del
nuovo partito democratico. E
molti dei vecchi militanti han-
no rimpianto le passioni che
accompagnarono la dissoluzio-
ne del Pci, dopo la svolta della
Bolognina dell'autunno del
1989. Allora Achille Occhetto
propose di cambiare il nome;
era l'unico modo per far capire
a tutti che non si trattava di un
normale «aggiustamento» del-
la linea, ma di una rottura dra-
stica con la propria storia. Si
avviò una fase tumultuosa che
portò alla fine del Pci e alla sua
scissione in due tronconi.
Di quel periodo possedia-
mo una testimonianza prezio-
sa: il film (La cosa) che Nanni
Moretti girò seguendo il dibat-
tito in varie sezioni (Roma, Bo-
logna, Torino, Napoli, Franca-
villa di Sicilia, Genova, San
Casciano ecc.), in un intermi-
nabile viaggio dal Nord al
Sud. A lungo introvabile, è sta-
to ora riproposto in Dvd da
Feltrinelli insieme a un libro
(C’era una volta il Pci, a cura
di Benedetta Tobagi) e a un al-
tro dvd (Il fare politica. Crona-
che della Toscana rossa, di Hu-
gues Le Paige), con un film
che segue, dal 1982 al 2004, le
vicende di una piccola sezione
comunista della Toscana.
Un'operazione editoriale
tempestiva ed efficace che of-
fre risultati sorprendenti.
Nel film di Moretti non c'è
quasi traccia delle emozioni
che ci si aspetta di trovare;
c'è tanta Italia di allora nei
dialetti, nelle fogge degli abi-
ti, nei tipi fisici, ma nessuna
lagrima, pochi drammi.
Il linguaggio dei vari inter-
venti è un politichese sottrat-
to a ogni spontaneità, ingessa-
to negli stereotipi. Le figure
che si avvicendano ai microfo-
ni riproducono una tipologia
l'opera per la costruzione del-
la Dc, di cui Scelba tesse all'ini-
zio le fila organizzative, i sei
anni trascorsi al vertice del-
l’Interno che si concludono
con la legge che porta il suo no-
me contro le organizzazioni
neo-fasciste, la presidenza del
Consiglio retta dal febbraio
1954 al 1955 (quando viene ri-
solta l'annosa questione del ri-
torno di Trieste all'Italia) e i
successivi incarichi (ancora
ministro dell’Interno in un go-
verno Fanfani, parlamentare,
eurodeputato) sono ricostruiti
con ampiezza di documenta-
zione dai vari studiosi che fir-
mano i contributi (Sindoni,
D'Angelo, Malgeri, Taverni,
Canavero, Guasconi, Boiardi).
Particolarmente denso di il-
luminanti chiarificazioni è il
saggio con cui Piero Craveri
affronta il tema dell'atteggia-
mento di Scelba verso la que-
stione comunista. In particola-
re viene sottolineata la duplici-
tà della linea adottata, in bilico
tra un dispositivo repressivo
NA
Tuttolibri
SABATO 2 GIUGNO 2007
LA STAMPA IX
GIOVANNI
DE LUNA
rituale (il partigiano, il sindaca-
lista, la donna, lo studente, l'in-
tellettuale ecc.), gli interventi
sembrano la recita di un copio-
ne con ruoli rigidamente prede-
finiti (chi sta con il «vecchio» e
chi sta con «il nuovo», senza
che si capisca cosa sia l'uno e
cosa sia l'altro).
I riferimenti più frequenti so-
no alla caduta del Muro di Berli-
no e a quanto sta avvenendo nei
paesi dell'Est. Per l'Italia i temi
in discussione sono il «dialogo»
con la Dc (esiste una sua parte
sana?) o l'«alternativa sociali-
sta» con Craxi. E la «grande sla-
vina» che stava per travolgere
la Prima Repubblica? Non c'è.
Cosa è successo? Siamo tra-
diti dalla nostra memoria o
quelle immagini mentono cla-
morosamente? No. La ritualità,
l'andamento di un dibattito che
segue le cadenze di una partita
Nessuna lacrima, molti
stereotipi per esorcizzare
lo sgomento, in un’Italia
che stava per essere
travolta da Tangentopoli
a ping-pong ripetitiva ed este-
nuata, l'aggrapparsi ai luoghi
comuni sedimentatisi in una
storia lunghissima, sono anche
un modo per esorcizzare il disa-
gio e lo sgomento.
Ma non è solo questo. Il fatto
è che quelle riunioni si svolgono
davanti alla macchina da presa.
I militanti ne sono totalmente
consapevoli e si adeguano: guar-
dano compiaciuti verso l'obietti-
vo, assumono posture, compio-
no gesti, come se recitassero un
copione. Alla fine, quella a cui as-
sistiamo è una gigantesca mes-
sa in scena. In questo senso sono
immagini proiettate nel futuro.
Se è vero che non c'è nessuna
consapevolezza di una Tangen-
topoli imminente, è anche vero
che in quella «rappresentazio-
ne» si anticipano la cadenze dei
talk show che negli anni succes-
sivi andranno ad occupare gli
spazi anche della «rappresen-
tanza» politica.
stridente con i principi di uno
Stato democratico e il sostan-
ziale accordo, o meglio, com-
promesso politico che conti-
nua a sancire, anche dopo la
rottura dei governi di unità na-
zionale, la presenza del Pci nel
sistema democratico.
Altrettanto rilevanti sono i
contributi di Pier Luigi Balli-
ni, sulla legge Scelba per la re-
pressione dell'attività fasci-
sta, e di Giovanni Tassani,
sempre sul fascismo risorgen-
te di quegli anni. Tassani cura
anche il secondo volume,
L’Italia difficile di Mario Scel-
ba (pp. 192, €20), composto
dalle testimonianze di Giulio
Andreotti, Gianni Baget Boz-
zo, Emanuele Macaluso, Calo-
gero Mannino, Francesco Pa-
risi, Oscar L. Scalfaro, Nicola
Signorello. Una pluralità di
voci che compongono un affre-
sco mosso, complesso, denso
di spunti inediti su un primat-
tore della storia iniziale della
Repubblica Italiana.
gboatti@venus.it
NA

Classifica Tuttolibri
SABATO 2 GIUGNO 2007
X LA STAMPA

A
ltro che i Faraoni. Sono i politici la casta
AI PUNTI che più avvince gli italiani, in un bel mix
LUCIANO che stando ai sociologi unisce sfiducia,
GENTA scetticismo (Diamanti) e menefreghismo
disprezzante (De Rita). Sta di fatto che
Wilbur Smith ha regnato una sola settimana e la
GIORNALISTI coppia Rizzo-Stella riconquista il primato con un ec-
cezionale rimbalzo (i suoi 100 punti valgono ora cir-
toriato Afghanistan: pur con un ottimo avvio (fate i
conti), si deve accontentare del secondo posto, a
una distanza di 50 punti. La casta è ormai sventolato
come libretto dell’antipolitica, bipartisan, rosso e
nero, come il gatto del compagno Mao: non importa
di che colore sia, l’essenziale è che acchiappi il topo.
Lo usano con ipocrisia persino le vittime, in una sor-
ta di cupio dissolvi. Sul fronte della narrativa, tra i
sulle pagine e La Stampa). Ma a dominare sono le te-
stimonianze, le memorie, le inchieste, la faction che
batte la fiction, come conferma anche il 6˚ posto di
Beah «soldato bambino». Scorrendo la sequenza de-
gli autori giornalisti - da Allam e Calabresi - 4˚ e 5˚
assoluti - a Caprarica (1˚ nella varia) a Minà, Kapu-
scinski, Franceschini, Beha nella tabella della saggi-
stica - sorge un enigma da proporre al professor

NUOVI ca 30 mila copie), riducendo in percentuale ai mini-

mi tutti gli altri punteggi. E rovinando la festa al
nuovo Hosseini, Mille splendidi soli, riscatto doloroso
ROMANZIERI di due donne, da rivali a «sorelle», in un sempre mar-
primi 10, a Hosseini, Smith e Coelho si aggiungono
l’esordiente Edwards (Figlia del silenzio, una bambi-
na Down rifiutata dal padre) e Camilleri (Le inchieste
Honsell, il magnifico rettore di Che tempo che fa (2˚
nella varia): chissà come mai sono loro i più venduti,
mentre si continuano a sfornare statistiche sulla cri-
del commissario Collura, collega di Montalbano, nate si dei giornali, specie se di carta?

I PRIMI DIECI

1 100
2 50
3 26
4 19
5 16

La casta Mille splendidi Alle fonti Viva Spingendo la

soli del Nilo Israele notte più in là

STELLA; RIZZO HOSSEINI SMITH ALLAM CALABRESI

RIZZOLI PIEMME LONGANESI MONDADORI MONDADORI

6 16
7 14
8 14
9 13
10 12

Memorie di un La strega Il cacciatore Figlia Le inchieste del

soldato bambino di Portobello di aquiloni del silenzio commissario
Collura
BEAH COELHO HOSSEINI EDWARDS CAMILLERI
NERI POZZA BOMPIANI PIEMME GARZANTI MONDADORI

Narrativa Narrativa Saggistica Varia Tascabili Ragazzi

italiana straniera
1. Gomorra 8 1. Mille splendidi soli 50 1. La casta. Così i politici... 100 1. Com’è dolce Parigi... o no!? 9 1. Le inchieste del commissario Collura 12 1. Il piccolo principe 4
Saviano [1] Hosseini [-] Stella; Rizzo [1] Caprarica [1] Camilleri [-] Saint-Exupéry [1]
15,50 MONDADORI 18,50 PIEMME 18,00 RIZZOLI 18,00 SPERLING & KUPFER 8,00 MONDADORI 7,00 BOMPIANI

2. Mal di pietre 5 2. Alle fonti del Nilo 26 2. Viva Israele 19 2. L’algoritmo del parcheggio 4 2. L’ombra del vento 4 2. Arthur e la guerra dei due mondi 2
Agus [3] Smith [1] Allam [4] Honsell [7] Ruiz Zafon [1] Besson [2]
12,00 NOTTETEMPO 19,60 LONGANESI 17,00 MONDADORI 15,00 MONDADORI 12,00 MONDADORI 16,00 MONDADORI

3. Giallo su giallo 5 3. Memorie di un soldato bambino 16 3. Spingendo la notte più in là... 16 3. L’E neide di Virgilio 3 3. Leggere Lolita a Teheran 4 3. La mummia senza nome 1
Mura [4] Beah [-] Calabresi [3] Sermonti [2] Nafisi [2] Stilton [-]
14,00 FELTRINELLI 15,50 NERI POZZA 14,50 MONDADORI 24,00 RIZZOLI 10,00 ADELPHI 8,20 PIEMME

4. Mi fido di te 5 4. La strega di Portobello 14 4. Gesù di Nazaret 10 4. Il pressappoco. Elogio del quasi 3 4. Dio ci salvi dagli inglesi... o no!? 3 4. Un ponte per Terabithia 1
Carlotto; Abate [2] Coelho [2] Benedetto XVI [2] De Crescenzo [-] Caprarica [3] Paterson [-]
14,00 EINAUDI 17,00 BOMPIANI 19,50 RIZZOLI 12,00 MONDADORI 6,00 SPERLING & KUPFER 16,00 MONDADORI

5. Le pecore e il pastore 4 5. Il cacciatore di aquiloni 14 5. Perché non possiamo... 8 5. L’alunno è stato assente... 3 5. La masseria delle allodole 2 5. Una magica estate... 1
Camilleri [5] Hosseini [3] Odifreddi [6] Beer (cur.) [8] Arslan [4] Bat [-]
10,00 SELLERIO 17,50 PIEMME 14,60 LONGANESI 10,00 RIZZOLI 10,00 BUR RIZZOLI 15,90 PIEMME

6. Caos calmo 4 6. Figlia del silenzio 13 6. Politicamente scorretto 7 6. Cuore di gatta 3 6. L’impero di Cindia 2 6. Il cagnolino 1
Veronesi [7] Edwards [-] Minà [-] Colò [5] Rampini [5] Autori vari [-]
6,00 BOMPIANI 18,60 GARZANTI 16,00 SPERLING & KUPFER 15,00 MONDADORI 9,00 MONDADORI 4,90 DE AGOSTINI

7. Testimone inconsapevole 4 7. Nido vuoto 7 7. Infedele 5 7. Lepidezze postribolari ovvero... 2 7. Libera nos a Malo 2 7. Le due guerriere... 1
Carofiglio [-] Giménez Bartlett [4] Hirsi Ali [5] Luttazzi [10] Meneghello [8] Troisi [7]
11,00 SELLERIO 13,00 SELLERIO 18,50 RIZZOLI 14,00 FELTRINELLI 7,00 BUR RIZZOLI 17,00 MONDADORI

8. Scusa ma ti chiamo amore 4 8. La figlia perfetta 7 8. L’altro 3 8. E’ facile smettere di fumare... 2 8. Il fasciocomunista 2 8. Il mostro di Lago Lago 1
Moccia [6] Tyler [-] Kapuscinski [-] Carr [-] Pennacchi [6] Stilton [-]
18,00 RIZZOLI 15,50 GUANDA 6,00 FELTRINELLI 10,00 EWI 9,00 MONDADORI 6,50 PIEMME

9. Brucia Troia 3 9. La cattedrale del mare 6 9. Avevo vent’anni... 3 9. Oggi cucini tu light 2 9. Il quinto giorno 1 9. Eragon. L’eredità vol. 1 1
Veronesi [9] Falcones [5] Franceschini [-] Clerici; Flachi [4] Schätzing [-] Paolini [-]
16,00 BOMPIANI 18,60 LONGANESI 8,50 FELTRINELLI 14,00 MONDADORI - RAI ERI 12,00 TEA 18,90 FABBRI

10. Se domani farà bel tempo 3 10. Ungiorno questodolore tisaràutile 6 10. Italiopoli 3 10. Tripli interismi! 2 10. Le uova del drago 1 10. La compagnia del gatto volante 1
Bianchini [-] Cameron [9] Beha [-] Severgnini [-] Buttafuoco [9] Hoving [-]
16,00 MONDADORI 16,50 ADELPHI 13,60 CHIARELETTERE 13,00 RIZZOLI 6,00 MONDADORI 18,60 SALANI

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALL’ISTITUTO DEMOSKOPEA DI MILANO, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 120 LIBRERIE A ROTAZIONE, DI CUI 80 EFFETTIVE. SI ASSEGNANO I 100
PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA CIFRA FRA PARENTESI, SOTTO IL PUNTEGGIO, INDICA LA POSIZIONE IN CLASSIFICA NELLA SETTIMANA PRECEDENTE.
LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 19 AL 25 MAGGIO.

D
omenica scorsa un IN CADUTA tavolo da poker, e di un altro rico intitolato Pearl Harbor. I
libraio di Kansas Un uomo coperto di cenere, uomo di nome Hammad che recensori lo massacrano, sot-
City ha fatto un sangue e schegge di vetro si CHE LIBRO FA... NEGLI USA schianta l'aereo contro le torri tolineando che pullula di erro-
bel falò per sgom- staglia sulla soglia. Ritorna a GIOVANNA gemelle. Fra i due romanzi ri d'ogni tipo, e che non c'è
brare il magazzi- casa. L'Ulisse nostro contem- ZUCCONI (ma mettiamoci almeno anche neppure un personaggio fem-
no. Dopo cinquanta minuti poraneo è appena sfuggito al Libra) c'è la distanza che c'è minile. Si ignora se le due cose

TUTTI CONTRO
sono arrivati i pompieri e crollo delle Twin Towers, la fra la visionarietà profetica e siano connesse.
l'hanno spento, perché non spazientita Penelope è l'ex mo- l'inimmaginabile che è diventa-
era autorizzato. Ma il libraio glie che lo accoglie offrendogli to realtà. Allora Don DeLillo DONNE

ha annunciato che si procu-
rerà i regolari permessi e da-
rà alle fiamme i ventimila vo-
lumi di troppo. Aveva prova-
to a regalarli alle bibliote-
che, ma invano. Niente spa-
zio, ne hanno già troppi. Il li-
braio sostiene che il suo falò
è «la pira funebre del pensie-
ro in America», brandendo
le statistiche che segnalano
il crollo dei lettori.
Qualche pia dama è inter-
venuta pagando un pugno
di dollari di riscatto per sal-
vare almeno alcuni volumi.
Tra i quali spiccano, oppor-
tunamente, parecchie copie
del Falò delle vanità di Tom
Wolfe.
DON DE LILLO
un bicchiere d'acqua e soprat- preconizzò l'ascesa del terrori- La classifica della saggistica è
tutto spegnendo il televisore sta, il «credente letale» che uc- capeggiata da un ennesimo
che manda immagini dall'in- cide e muore per la propria fe- saggio contro le religioni, sta-
ferno al quale lui è scampato. de; ora le sue foto segnaletiche volta del polemista Chri-
Piccoli involontari eroi del no- sono in tutti i telegiornali. I cri- stopher Hitchens (God is not
stro tempo, miti ancora con la I critici stanno tici americani stanno impieto- Great. How Religion Poisons
minuscola. Nonostante l'aedo impietosamente samente stroncando Falling Everything). Ma stravende an-
sia un grande: Don DeLillo. stroncando Man. Pur inchinandosi alla ma- che Animal, Vegetable, Miracle
Trent'anni fa nei Giocatori «Falling Man», estria stilistica e ammettendo di Barbara Kingsolver, che
scrisse di un uomo che lavora- storie parallele quanto sia difficile scrivere ro- racconta un anno di vita fami-
va nel World Trade Center e fi- di un uomo vittima manzi nell'era dell'iperinfor- liare nutrendosi soltanto dei
nì coinvolto nei giochi pericolo- dell'11 settembre mazione, danno a Don DeLillo prodotti della fattoria. Niente
si del terrorismo. Trent'anni il colpo di grazia: il geniale pro- cibi industriali, niente fuori
dopo, oggi, nel nuovo romanzo
e di un altro uomo feta non è più tale, è stato sor- stagione. Nel frattempo mez-
che si intitola Falling Man, scri- di nome Hammad passato dall'epoca. za America festeggia il cente-
ve le storie parallele di un uo- che schianta l’aereo nario di Rachel Carson, quella
mo che lavora nel World Tra- contro le Torri UOMINI di Primavera silenziosa (1962),
de Center e rimane vittima Newt Gingrich, repubblicano profetessa dell'agricoltura am-
Don DeLillo, autore
dell'11 settembre fino a dissipa- in corsa per le presidenziali, bientalista. L'altra mezza,
di «Falling Man»
re la propria vita sconvolta al pubblica un romanzo fantasto- sgranocchia junk food.

Diario di lettura
Giampiero La vita. Giampiero Mughini è nato a Catania il 16 aprile 1941). Laureatosi in let-
teratura francese, ha seguito la carriera giornalistica muovendo i primi passi
nel quotidiano «Paese Sera». È tra i fondatori del Manifesto, abbandonato do-
Mughini po soli tre giorni per incompatibilità con i colleghi.
“DA TEX WILLER
ALL’EROTICA
MADAME KIKI”
MIRELLA
SERRI
L'iscrizione suona così:
«Questa casa nata nel 1922 rimes-
sa a nuovo nel 2002 onora: Longa-
nesi, Caproni, Munari, Parise, Pa-
zienza». E l'elenco degli artisti
«onorati» mica si ferma qui. Il rico-
noscimento peraltro piuttosto so-
lenne che orna la facciata della pa-
lazzina liberty nei pressi di Viale
Trastevere non è una scritta fatta
vergare dal sindaco di Roma. E
nemmeno dal ministro dei Beni
culturali. Ma da Giampiero Mughi-
ni, il più eccentrico «novecenti-
sta», nel senso di cultore del secolo
passato, collezionista - ma non feti-
cista, ci tiene a precisare - e irrive-
rente bibliofilo del secolo che fu.
Un gran sacerdote del libro no-
vecentesco, Mughini, che nella sua
casa accoglie circa 3 mila tomi mol-
to rari (una prima edizione dei
Canti orfici di Dino Campana e una
prima edizione degli Ossi di seppia
di Eugenio Montale) e 12 mila volu-
mi che Mughini chiama «da lavo-
ro». E non solo. Il custode di que-
«Ho appena chiuso
“Spingendo la notte più
in là”: il commissario
Calabresi è fra le grandi
saghe della mia vita»
sta montagna di carta che appar-
tiene in larga parte al secolo breve,
onora anche l'oggetto d'arte ed è
capace di mescolare sapientemen-
te art déco e culto dei venerati An-
ni 50 con meravigliosi oggetti di
Gaetano Pesce ed Ettore Sottsass,
chaise longue di Franco Albini e
scrivania di Ico Parisi. Un gigante-
sco Helmut Newton e pile di rivi-
ste non recentissime con in cima
Courtney Love ti accolgono tra in-
gresso e studio con cromatismi ar-
diti che richiamano gli occhialoni
colorati dell'ex ragazzo juventino
che da sempre coltiva la fede per
la sua stella bianconera.
Giornalista, opinionista, ospite
di salotti tivù, autore di saggi, co-
me il più recente dedicato al mito
della magnifica BB, la storia cultu-
rale del catanese Mughini è inizia-
ta a 21 anni quando, approdato
nella capitale alla fine degli Anni
Sessanta, fondò una rivista che
ancora oggi si ricorda, Giovane cri-
tica. Vi scriveva gran parte dell'in-
telligencija di sinistra - da Goffre-
do Fofi a Luciano Cafagna - ed era
destinata a diventare oggetto di
culto non solo per i coetanei. I pez-
zi preziosi di questo monumento
al sapere, Mughini, però, non li
considera come reperti del Museo
delle cere, bensì valuta la sua rac-
colta «palpitante»: lui stesso, ine-
sausto raccoglitore, i suoi tomi li
«respira, li vive, li adopera per
scrivere altri libri».
Lo scrittore, novello Umberto Eco da
Catania, come il gran bibliofilo di
Alessandria non ama il volume inton-
so. Ma cosa legge un bibliofilo? Sem-
pre opere che sanno d’antico o si ci-
menta con qualche altro assaggio?
«Ho appena chiuso l'ultima pagina
di Mario Calabresi, Spingendo la
TUTTOlibri RESPONSABILE: NICO ORENGO. IN REDAZIONE: LUCIANO GENTA, BRUNO QUARANTA.
«Nudo» (1913) un acquerello di Man Ray, il fotografo di Kiki de Montparnasse
notte più in là (Mondadori). Questa
storia della famiglia del commissario
Calabresi vittima del terrorismo rap-
presenta una delle grandi saghe non
solo della mia vita ma di quella della
mia generazione. Ha inciso molto
più dell'uccisione di Aldo Moro. Nel
1978, quando lo statista democristia-
no fu assassinato, il terrorismo ave-
va già mostrato il suo volto. Ma negli
anni intercorsi tra la morte di Pinelli
nel 1969 e l'omicidio di Calabresi nel
1972, veramente tutta l'Italia intellet-
tuale gridava “Calabresi boia” e
“Calabresi assassino”. Questo au-
menta l'infinito senso di debito nei
confronti dei tre figli del commissa-
rio rimasti orfani e cresciuti con il
“peso” di quel nome ingiustamente
infangato».
Altre incursioni in settori culturali non
lontani?
«Guappo e altri animali di Raffaele La
Capria (Mondadori). L'autore di Feri-
to a morte è un classico italiano viven-
te. La passeggiata con il cane Guappo
è un vero gioiello d'autore. E poi Mor-
Le opere. Nel 2006 ha pubblicato «E la donna creò l’uomo» (Mondadori), una
lettera d’amore a BB. Fra gli altri suoi titoli, sempre per Mondadori: «Un disa-
stro chiamato Seconda Repubblica» e «Un sogno chiamato Juventus». Ha de-
dicato anche a un libro a Telesio Interlandi, direttore di «La difesa della razza».
decai Richler, Un mondo di cospiratori
(Adelphi), articoli di rivista ricchi di
humour e molto sofisticati, come da
noi non se ne leggono».
Ma lei viveva in una casa stracolma di li-
bri fin da ragazzo?
«Macché. Bilocale a Catania, con
mamma e nonna. Entrambi separate
dai rispettivi consorti. Ho cominciato
a capire che la lettura era un'occasio-
ne straordinaria quando per caso va-
do in soffitta e scopro la Storia della
letteratura italiana di Francesco De
Sanctis. Mi ha galvanizzato. Insieme
c'erano dei romanzi di Anatole Fran-
ce e, eredità di mio nonno comunista,
Cronache di vita italiana. 1944-1958 di
Marcella e Maurizio Ferrara. Prima i
compagni delle mie serate erano sta-
ti Salgari e Tex Willer. Dopo le pareti
di casa hanno cominciato a tappez-
zarsi di tomi, prima uno poi un altro
poi un altro ancora…».
Ma sui banchi di scuola non appagava
un po’ il suo appetito di cultura?
«Andavo dai preti. Non lo dico per
anticlericalismo preconcetto ma
LE SUE SCELTE
f scoperta di Histoire d’O».
ERNESTO ASSANTE
E GINO CASTALDO
33 dischi senza i quali
non si può vivere
EINAUDI - STILE LIBERO
pp. 401, €15
«Ci sono alcuni dischi degli Anni 60 e
70 che sono for ever. Il fatto di
considerarli la musica della vita,
quella di sempre e per sempre è un
vizio a cui non ci si può sottrarre.
Attraverso una vera crisi. Vorrei
acquistare i vinili originali di quei
33». Ieri e oggi: «Tenco a tempo di
tango» di Carlo Lucarelli è lo
spettacolo musicale apprezzato di
recente da Giampiero Mughini.
f «Ho cominciato a capire
MARTIN PARR
7 nature morte
comuniste
NAZRAELI PRESS, p. 7, s.p.
«Questo minuscolo libretto l'ho
acquistato in una libreria milanese
specializzata in libri di arte e di
fotografie. Raccoglie 7 fotografie di
dettagli di vita reale del comunismo.
Basta guardarle. La discussione sul
comunismo finisce così. Non c'è
bisogno di aggiungere niente altro».
Tre le fotografie care a Mughini,
quelle di Man Ray in «un gioiello della
letteratura europea, 1929, sei poesie
erotiche di Louis Argon e sei di
Benjamin Péret».
f Giovanni Macchia ha detto con non-
MARIO PASTA E MARIO SIRONI
Juventus
il processo farsa
Inchiesta su calciopoli
Presentazione di Piero Ostellino
e Christian Rocca
GUERINI E ASSOCIATI, pp. 140, €120
«L'hanno scritto due degli undici
milioni di tifosi juventini. Hanno
studiato il processo che ha cambiato
il mondo del calcio italiano. Lo
consiglio a tutti quelli che amano il
football». Da sempre Mughini coltiva
la fede per la sua stella bianconera.
Da ragazzo ha praticato lo sport, la
palestra, la gara, la ginnastica
artistica, il calcio, il ping pong.
E-MAIL: tuttolibri@lastampa.it SITO INTERNET: www.lastampa.it/tuttolibri/
NA
Tuttolibri
SABATO 2 GIUGNO 2007
LA STAMPA XI
quei religiosi con cui ho avuto a che
fare erano delle vere canaglie. E' sta-
to l'Auschwitz della mia vita. Quella
sì è stata una vera scuola. Vi ho im-
parato la nobiltà del sentimento dell'
odio. La grande esperienza intellet-
tuale era stata comunque lo sport, la
palestra, la gara, la ginnastica arti-
stica, il calcio, il ping pong. A 18 anni
entro nell'aura della sinistra e lì la
musica cambia. Gramsci, Sartre so-
no gli autori-guida di un periodo in
cui mi trasferisco per due anni a Pa-
rigi. Il filosofo esistenzialista ho avu-
to modo di apprezzarlo anche uma-
namente come molto generoso, mu-
nifico direi, capace di grandi slanci.
Forse oggi per via delle sue idee poli-
tiche è stato un po' troppo dimenti-
cato. Ma ecco poi a Parigi anche la
A proposito del romanzo più discusso
degli Anni 50, lei cosa conserva nella
sua stanza «proibita», quella che acco-
glie i tomi più audaci?
«Un gioiello della letteratura euro-
pea. Anno di pubblicazione 1929. Ri-
sulta stampato a Bruxelles. Ma il luo-
go forse è falso per depistare even-
tuali sequestratori. Sono sei poesie
erotiche di Louis Aragon e sei di
Benjamin Péret. Più quattro fotogra-
fie di Man Ray che rappresentano un
lui e una lei durante un coito in pose
molto esibite. Lei sembra la cantante
e diva dei Café parigini Kiki de Mon-
tparnasse, amante dell'artista che la
utilizzò a lungo come modella. Quan-
do Kiki scomparve, negli Anni 50, in
fila ai suoi funerali c'era tutta la cultu-
ra parigina».
Il suo libro più maledetto?
«Il primo, quello con cui ho inaugura-
to la mia collezione negli Anni 80. So-
no sempre stato un grande estimato-
re di Leo Longanesi strafottendome-
ne del fatto che non fosse di sinistra.
che la lettura è un’occasione
straordinaria scoprendo
in soffitta la Storia della
letteratura di De Sanctis»
Una volta entro in una libreria nei
pressi di Piazza Navona e metto gli
occhi sui alcuni volumi pubblicati da
Longanesi per le edizioni della rivista
da lui diretta, L’italiano. Tra questi
c'era la raccolta degli articoli di Tele-
sio Interlandi con prefazione di Vin-
cenzo Cardarelli».
Prezzo della sua prima pietra della co-
struzione cartacea?
«Trecentomila. Ma ne valeva la pe-
na. Interlandi, che io definirei un
Luigi Pintor in camicia nera, certo
fu direttore de La difesa della razza
ma fu anche un giornalista geniale,
esaltato da Longanesi, osannato du-
rante il fascismo e poi dimenticato.
Utilizzando quell'acquisto ho poi de-
dicato un libro proprio a Interlandi e
alle sue riviste di cui il francesista
chalance: “Vi collaboravo nonostante
il direttore”».
Casa-museo, una marea di opere da
sfogliare, curare, riverire, ma lo trova il
tempo per un’evasione dalla vita libre-
sca verso cinema o teatro?
«Splendide Le false confidenze tratte
da Marivaux e portate sul palcosceni-
co da Toni Servillo e Anna Bonaiuto.
Carlo Lucarelli, il giallista improvvi-
satosi commediografo in Tenco a tem-
po di tango, ha dato vita a un delizioso
spettacolo musicale interpretato da
Adolfo Margiotta e con la meraviglio-
sa tanghera Mascia Foschi. Ma il mio
monumento cinematografico è Clint
Eastwood, ora confermato da Lettere
da Iwo Jima. Io non mi commuovo
molto facilmente ma mi sono tratte-
nuto a fatica di fronte alla scena fina-
le del premio Oscar Le vite degli altri,
storia delle persecuzioni e dello spio-
naggio indiscriminato a opera della
Stasi, la famigerata polizia segreta
della Ddr. Qualche lacrima stavo per
versarla anch'io».