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Luca Beltrami Gadola MILANO LE PAROLE FALSE DI UN BILANCIO VERO Marco Ponti DA GENOVA A MILANO: IL FESTIVAL DEI COCCODRILLI D EL TRASPORTO PUBBLICO Marina Cosi "CHIAMALA VIOLENZA,NON AMORE": OGNI IMMAGINE VALE PI DI MILLE PAROLE Pierfrancesco Sacerdoti IL "RESTAURO" DELLA CASA DEL PARCO DI GARDELLA: UNO SCEMPIO CHE SI POTEVA EVITARE Paola Bocci DOPO BOOKCITY. IN RETE LE IDEE: GIOVANI LETTORI CITTADINI PI FELICI Giuseppe Gario FINANZA PUBBLICA. SE LO STATO DIVENTA UNA ONLUS Mario Bisson ARREDO URBANO: IL TEMPO E IL LUOGO DEL PROGETTO Giulia Mattace Raso IN QUANTI ACQUARI NAVIGANO I MILANESI? Walter Marossi PRIMARIE E NON: TUTTO IL MONDO PAESE Rita Bramante CONSIGLIERI JUNIOR A PALAZZO MARINO VIDEO PHILPPE DAVERIO: L'ASCENSORE DEL DUOMO DI MILANO suggerimento musicale Haris Alexiou canta L'alba minore
rubriche di attualit CINEMA - Anonimi milanesi MUSICA - a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Virginia Colombo LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero SIPARIO - E. Aldrovandi - D. G. Muscianisi www.arcipelagomilano.org
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DA GENOVA A MILANO: IL FESTIVAL DEI COCCODRILLI DEL TRASPORTO PUBBLICO Marco Ponti
Il quadro che esce dalla recente analisi del trasporto pubblico italiano (TPL) fatto dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP; non certo un covo di liberisti) allucinante, anche se noto agli addetti ai lavori, e sistematicamente ignorato dai media. E spiega molte cose dei fatti di Genova, ma non come sono state rappresentati da giornali e TV. LItalia ha i costi di produzione tra i pi alti dEuropa (in buona misura rappresentati da costi del lavoro, bassi per chi sta in strada ma molto alti per le folle che stanno in ufficio), accoppiati alle tariffe pi basse dEuropa, e a una dotazione gen erosissima di servizi (posti km offerti / abitanti), quindi il massimo dei deficit e dei sussidi possibili. A Milano n. 41 V 27 novembre 2013 un milione di euro al giorno, a Genova circa la met, per intenderci. Gli utenti, poveri o ricchi, pagano meno del 30% dei costi che generano alla collettivit. Sono state fatte un centinaio di gare per laffidamento temporaneo delle concessioni, tutte vinte dalle aziende pubbliche che cerano gi, cio tutte rigorosamente finte. Tanto qualcuno pagava. Adesso quel qualcuno, cio lo Stato, cio noi, paga un po meno (ma non molto meno ). Poi i media dicono che ci sono aziende pi virtuose (Milano, Torino ...) e altre meno virtuose, e ci dicono in base al deficit o ai profitti che fanno, senza sprofondare dalla vergogna: infatti quei profitti o deficit sono a valle di un fiume di sussidi pubblici. Quindi se i sussidi sono maggiori si fanno profitti, se sono minori si fanno deficit: son buoni (o cattivi) tutti, con i soldi degli altri. Infatti i sussidi sono totalmente arbitrari: perch non il doppio o la met? Qualcuno ha mai testato scenari alternativi, in termini sociali o ambientali? (Oggi anche tecnicamente semplice farlo, ma pericoloso il re sarebbe nudo, occorrerebbe aprire magari un dibattito politico ecc.). Il Comune di Milano si prende 25 milioni di profitti (erano 55) dalla virtuosa ATM, cui d ogni anno 350 milioni di euro netti. Ma vogliamo scherzare? E far credere a quei fessi dei cittadini che ATM fa profitti?!? (assicuro che moltissimi milanesi ci credono davvero ). 2
www.arcipelagomilano.org Poi ovunque i coccodrilli del TPL (che non hanno mai mosso un dito) minacciano di tagliare i servizi in seguito ai tagli nazionali (perfide sanzioni!), facendo davvero credere che non si possono ridurre i costi o portare le tariffe a livello europeo. Un ricatto sociale davvero inqualificabile. Quanto ai tagli, doloroso dirlo, temo che ci siano servizi socialmente molto pi prioritari del trasporto (che un bisogno derivato, dicono gli economisti), come emerge dal confronto col resto dEuropa sopra ricordato, dove al TPL assegnata una priorit molto minore. E la situazione reale dei conti del TPL poi assai peggiore di quella presentata in quello studio della CDP: infatti le imprese in questo settore non fanno gli accantonamenti per rinnovare il parco mezzi (qualcuno pagher), e intanto si mangiano il capitale, nostro, non loro, sotto gli occhi benevoli degli amministratori complici. E sorvoliamo su esuberi e produttivit, emersi a Genova molto chiaramente. A Genova poi laccordo raggiunto fantastico, proprio al di l del credibile: sulle linee di collina si risparmier affidandole in gara ma allora si pu produrre a costi pi bassi e perch non in tutta la citt?
Come saranno trattati quegli autisti di serie B? Non avrebbero ragione a chiedere trattamenti uguali? (e certo lo faranno ma cosa importa, intanto si messa una pezza, la gente mica se ne accorge ). Si anche promesso di tenere pubblica lazienda genovese: e se un privato, rispettando ovviamente la normativa sul lavoro, vincesse la futura gara chiedendo meno sussidi? Il Comune di Genova dir no, voglio spendere di pi del necessario, e quindi voglio tagliare altri servizi pubblici? Ci s ono dubbi persino sulla legalit di questa operazione, oltre allo scandalo sociale che rappresenterebbe: infatti la normativa europea non consente, in un contesto di gare, quali quelle imminenti anche a Genova, di discriminare tra aziende pubbliche e private. A Milano intanto si discute sulla possibile fusione ATM - Trenord, che renderebbe del tutto impossibile fare gare serie per i prossimi secoli chi entrerebbe in competizione sfidando sia un concorrente enorme posseduto dal giudice della gara, sia il sindacato, compatto nel chiedere che nulla cambi? Ma c un altro grazioso scenario possibile, caro a molti amministratori, che temo qualcuno proporr anche per Milano: vendere in blocco
alla societ FS, che certo tutta pubblica, ma ha tanti soldi (nostri), come si visto fare a Firenze e Torino, e che quindi garantirebbe in eterno la pace sociale bloccando anche per questa via ogni gara ulteriore . il nuovo che avanza, bambole! Alitalia docet. Linsostenibilit di gestioni dissennate per il TPL italiano diventa sempre pi evidente, e rende ovvie le raccomandazioni conclusive di questa nota: le amministrazioni locali devono ricercarsi il consenso sociale fornendo ai cittadini buoni servizi con costi per le casse pubbliche contenuti e trasparenti, senza trucchi, e decidendo le tariffe (e quindi i sussidi) sulla base di un confronto tra priorit sociali alternative. Basta con il voto di scambio con addetti e con fornitori, che si sposa perfettamente con quella forma appena mascherata di corruzione che nota in inglese come revolving doors, cio posti nei consigli di amministrazione e manipolazione clientelare delle gestioni aziendali, basata su slogan dichiarati tipo il trasporto un bene comune, essenziale per lambiente e simili ipocrite schermature, ma radicati nel ben pi concreto concetto di tanto qualcunaltro pagher.
"CHIAMALA VIOLENZA, NON AMORE": OGNI IMMAGINE VALE PI DI MILLE PAROLE Marina Cosi
Non necessario mostrare volti tumefatti o intingere il teleobiettivo nel sangue per creare consenso attorno alla battaglia che vuole bandire dalla civilt la violenza sulle donne. Come hanno dimostrato i fotografi vincitori (ma anche i molti bravi partecipanti) del concorso "Lo Sguardo di Giulia", promosso dalle giornaliste dell'omonima associazione. Vedere per credere: dopo una settimana all'Umanitaria, la mostra "Chiamala violenza, non amore" esposta sino al 6 dicembre presso la Camera del Lavoro di corso di Porta Vittoria. Poi andr per una settimana in via Tadino (Cisl) e in seguito in tourne nelle diverse citt che l'hanno richiesta, per tornare infine ospite di alcune zone cittadine. Ma la grande consolazione di questa mostra non viene tanto dalla bellezza delle immagini, dal gran numero di recensioni, dai patrocini del Comune di Milano e dell'Ordine dei giornalisti, pur importanti, ma dall'aver toccato con mano quanto cresciuta e diffusa sia la consapevolezza del dover combattere questa battaglia. Presso gli autori e presso i visitatori. Lo sforzo, riuscito, dei primi stato di raccontare, attraverso 125 fotografie e sette video, una violenza abbietta fuori dagli stereotipi e senza retorica. E il quaranta per cento degli autori erano uomini; molti i giovani. Consapevoli che dal baratro si esce insieme, che, certo, sar una lunga marcia per scrostare pulsioni ancestrali e comportamenti di possesso e consumo, ma che soltanto lavorando anche sugli uomini e soprattutto su bimbe e bimbi si potr modificare una cultura giustificazionista o addirittura negazionista. Anche la tipologia dei visitatori concorre a dare speranza sul cambiamento in atto: diversi gli uomini, molte le coppie, una scolaresca varesina che "scende" a Milano apposta assieme all'insegnante, le "riprese" dell'iniziativa da Lucca a Trieste, le molte email d'incoraggiamento. Comunque, anche se le foto qui pubblicate parlano da sole, conviene arricchirle con qualche indicazione sui premiati e, per concludere, sulla prossima edizione del concorso. I premi sono andati a: - Per la categoria Professionisti ex aequo a Karen Di Paola di Roma (Freedom) ed Ylenia Carnevali di Lucca (L'uomo perfetto), entrambe 37enni. - Nella categoria Non Professionisti a Marco Castelli, 21enne studente di Firenze, per la serie Shooting. Sempre per la categoria Non Professionisti il riconoscimento per il progetto ad Armando Casalino, cinquantenne di Trieste, per la sua denuncia delle violenze culturali (infibulazione, breast ironing, obbligatoriet del burqa... ) - Per la categoria Video al romano Paolo Samarelli di 64 anni, per un coinvolgente disegno animato che trasforma un cuore in una mano pronta a colpire. - Infine per la categoria Under 18 a Rossella Leone, liceale di Bari, per il tenero Una donna non si picchia neanche con un fiore. La giuria ne ha dunque premiati sei, ma ha ritenuto che altri 22 meritas-
www.arcipelagomilano.org sero una segnalazione perch non meno interessanti per capacit di denuncia degli stereotipi e per soluzioni formali delle opere. Tutte le immagini sono state composte, assieme ai testi d'accompagnamento, sui 20 pannelli che compongono la mostra. Per i pigri e per i posteri stato composto anche un breve video, di 5 minuti, firmato da Rita Musa: http://giulia.globalist.it/Detail_News_ Display?ID=59904&typeb=0&Fotodi-violenza-non-d-amore. Chi siamo invece noi "giulie lombarde", presto detto: il gruppo territoriale dell'associazione Giulia, network di giornaliste impegnato per le donne, quelle che lavorano nelle o per le redazioni e quelle che sono oggetto dell'informazione. Il cui coordinamento, di sette colleghe, si anche costituito in giuria. Quanto alla prossima edizione de Lo Sguardo di Giulia, cadendo nel 2014, anno internazionalmente dedicato all'arduo tema della conciliazione, non potevamo esimerci. Il titolo-slogan del premio fotografico verr reso noto entro la fine dell'anno assieme al relativo bando. Con la speranza che nel 2014 si riesca a trovare non solo onorevoli patrocini, ma anche e finalmente qualche dignitoso finanziamento. In conclusione vanno sempre i ringraziamenti. Ad essi, stavolta, aggiungiamo anche un grano di pepe. Ringraziamo: col Comune Milano la delegata del sindaco Francesca Zajczyk e la presidente della Commissione pari opportunit Anita Sonego; con la Societ Umanitaria che ci ha ospitate per prima il presidente Amos Nannini e il consigliere Gianni Bombaci tessitore di trame di relazioni; con la Camera del lavoro di Milano la segretaria Tiziana Scalco e la responsabile del Centro Donna Maria Costa. Per inciso, per illustrare la locandina e il dpliant della manifestazione unitaria del 25 novembre le tre confederazioni hanno scelto la bella foto di Antonella Monzoni (La collana di perle). Quindi l'attrice Consuelo Ciatti, giunta da Firenze per recitare due brani tratti dal suo spettacolo Sangue Nostro, e poi due amici e colleghi senza la cui competenza grafica e il robusto supporto organizzativo la mostra non sarebbe decollata: Mauro Del Corpo e Giovanna Salvini. Infine il pepe. Come scrive o scriveva sotto l'intestazione la Settimana enigmistica, che "vanta" molteplici tentativi d'imitazione, anche la nostra mostra nel suo piccolo stata oggetto di attenzioni pirata all'altro capo del Bel Paese ...
IL RESTAURO DELLA CASA AL PARCO DI GARDELLA: UNO SCEMPIO CHE SI POTEVA EVITARE
Pierfrancesco Sacerdoti
Da vari anni la Casa al Parco di Ignazio Gardella, tra i capolavori dellarchitettura moderna milanese, avvolta dai ponteggi di un cantiere. Solo poco fa sono state rimosse le prime impalcature, rivelando il nuovo volto della facciata che guarda il Parco Sempione. Pur essendo un edificio simbolo dellarchitettura moderna italiana, pubblicato in importanti monografie e presentato in mostre prestigiose, non gli stata risparmiata una radicale ristrutturazione, i cui esiti sono stati presentati al pubblico gioved 17 ottobre al convegno Movimento Moderno e Razionalismo: esempi di restauro a Milano. Ne hanno parlato larchitetto Francesca Riva Belli-Paci, principale progettista, e una vasta schiera di professionisti addetti ai vari aspetti tecnici. Il committente non stato citato, ma qualche indizio lascia pensare che si tratti della famiglia Tognella, la stessa che fece costruire ledificio negli anni 1947-1953. Nel 2011 la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano ha apposto un vincolo monumentale sulledificio, che per non sembra aver influenzato affatto lesito dei lavori: una pesantissima opera di ristrutturazione che, dopo la demolizione di molte parti anche strutturali delledificio, ha tentato goffamente di riprodurne dettagli e finiture esterni con materiali nuovi. Tutto ci in palese contrasto con i pi avanzati criteri del restauro, secondo i quali conta non solo il rispetto dellimmagine originaria delledificio ma anche, quando possibile, la scrupolosa conservazione dei materiali originari. Le demolizioni sono tanto pi gravi se si considera che dallepoca della sua costruzione la Casa al Parco aveva subito ben poche modifiche, tranne qualche opera di manutenzione ordinaria. A giustificazione dello scempio sono state addotte motivazioni tecniche e normative: vi sarebbero stati gravi fenomeni di degrado e vari difetti costruttivi, nonch una totale inadeguatezza alle attuali norme antisismiche e per il risparmio energetico. Ma un intervento su un edificio che riveste una tale importanza per la storia dellarchitettura milanese poteva ammettere qualche deroga alla normativa, cos come avviene per gli edifici monumentali delle epoche passate. Il progetto ha comportato leliminazione delle pareti divisorie, degli arredi fissi, degli infissi e dei pavimenti, tra cui quelli pregiatissimi in marmo che compaiono nellarticolo di Gio Ponti dedicato alla casa, pubblicato sulla rivista Domus nel 1951. Demoliti e rifatti anche il solaio dellultimo piano e la copertura, nonch le velette in ferro, legno e rame che come unaureola (cos scrisse Gio Ponti) definiscono la terminazione delledificio verso il cielo. Linserimento delle nuove strutture in acciaio - motivato ufficialmente da ragioni sismiche - pare assai pi giustificato dalla costruzione del nuovo piano in sopralzo, che moltiplica a dismisura un preesistente volume tecnico. Il sopralzo ha laspetto di una scatola in stile posata sul tetto e altera in modo irreversibile le proporzioni delledificio e la sua concezione a rchitettonica. Durante le loro presentazioni i progettisti hanno naturalmente evitato di citare il sopralzo o mostrare immagini compromettenti, che avrebbero offuscato il loro prestigio di provetti restauratori! Neppure sono state mostrate le piante dei piani, sicch non chiaro se la nuova organizzazione interna degli appartamenti sia rispettosa del progetto di Gardella. Se alcune modifiche possono essere giustificate con largomento del comfort degli abitanti, altre appaiono superflue e giustificate unicamente dallansia di eliminare la pur minima spesa futura di manutenzione: la sostituzione dei parapetti in ferro con parapetti nuovi in acciaio zincato e il rifacimento con strutture in acciaio delle velette di coronamento delle facciate, con il pretesto del ferro arrugginito e del legno marcio. A un confronto attento tra le velette originarie e quelle nuove si osservano varie difformit di disegno, tra cui laumento di spessore e la minore sporgenza - assolutamente inspiegabile - sul lato verso via Paleocapa. Sul lato verso il Parco viene inoltre a mancare il passaggio della luce sotto la veletta, impedito dal parapetto del sopralzo, con la perdita delloriginario effetto aureola.
www.arcipelagomilano.org Loperazione pi grave riguarda la facciata verso il Parco Sempione: la trave in alto, appena sotto la veletta di coronamento, riapparsa con un rivestimento in rame, del tutto difforme rispetto alla sua originaria finitura intonacata. La soluzione adottata rivela la sostituzione della trave originaria in cemento armato con quella nuova in acciaio, che difficilmente potrebbe essere ricoperta dintonaco. Si persa cos loriginaria soluzione di raccordo con i pilastri del loggiato sottostante, che si sovrapponevano alla trave con una lieve sporgenza: era uno dei dettagli pi raffinati dellintero edificio. Nellinsieme, questa operazione ricorda quella subita da un altro celebre edificio milanese del Novecento, il Palazzo Castiglioni di corso Venezia - capolavoro assoluto del liberty italiano - sventrato impunemente nei primi anni Settanta per trasformarlo in sede dellUnione del Commercio della Provincia di Milano. E non tanto diverso un altro intervento recente presentato allo stesso convegno, quello sullArengario trasformato in Museo del Novecento su progetto di Italo Rota. Viene spontaneo domandarsi quali progressi abbia fatto la tutela dellarchitettura del Novecento a Milano da quarantanni a questa parte, e quale sar la prossima vittima del modernismo sfrenato che, nel bene e nel male, contraddistingue la nostra citt. Tra gli edifici a rischio, su cui sar opportuno tenere gli occhi ben aperti, ci sono la ex Casa del Balilla in via Mascagni, la Torre Galfa in via Galvani e la ex stazione di servizio AGIP in piazzale Accursio.
DOPO BOOKCITY. IN RETE LE IDEE: GIOVANI LETTORI CITTADINI PI FELICI Paola Bocci
Un bambino, che ama leggere sar un adulto pi felice. Sono parole di Roberto Denti, straordinario fondatore della libreria dei ragazzi di Milano, luogo amatissimo da molte generazioni di bambini e ragazzi in citt, ricordato in biblioteca Sormani, durante un incontro promosso dalla Commissione Cultura, da me presieduta, in collaborazione con il settore Biblioteche. Un incontro articolato in gruppi di lavoro che hanno coinvolto autori, editori, librai, bibliotecari, insegnanti e qualche giovane lettore, voluto per consolidare il principio che per trasmettere e diffondere nei pi giovani lamore per la lettura, indispensabile la partecipazione dialogante di tutti gli attori che se ne occupano. A leggere simpara da piccoli, spesso nellintimit delle favole della buona notte insieme a mamma o pap, per continuare da soli quando si cresce. Forse. Perch crescendo possibile che quel desiderio, quella curiosit si perda e non si riesca a ritrovarla. E per riconquistare lattenzione di questi giovani lettori, c bisogno di sforzi comuni. Era diffusa la necessit di comprendere come si potessero stringere alleanze solide e durature tra tutti coloro che simpegnano per promuovere la lettura nei giovani lettori, e con quali strumenti lamministrazione pubblica potesse favorire e supportare questo scambio di saperi ed esperienze collettive. Il percorso era cominciato pi di un anno fa e aveva gi prodotto una riflessione articolata, condivisa tra alcuni bibliotecari e alcuni editori specializzati, che aveva evidenziato una richiesta condivisa da tutti: superare la frammentariet dei contatti tra mondi affini, facendo rete e lavorando in maniera continuativa. Il primo obbiettivo listituzione di un gruppo di lavoro partecipato composto da figure di riferimento stabili del sistema bibliotecario urbano e non urbano, del mondo delleditoria e delle librerie indipendenti, per poter definire insieme linee guida, indirizzi, progetti da sottoporre allAm ministrazione. Ogni attore del processo ha un punto di osservazione privilegiato per valutare ci che piace e non piace a ragazzi e adolescenti, ma spesso lavora da solo. Accade infatti che in alcune scuole superiori, come il liceo Volta, gli studenti insieme ai loro insegnanti, creino gruppi di lettura e approfondimento e riescano a portare il loro lavoro sui testi fuori dalla scuola, in luoghi non usuali (ad esempio la Casa della Carit), coinvolgendo un nuovo pubblico, senza che ad esempio la biblioteca di Zona sia a conoscenza del loro lavoro Progetti editoriali. Come succede che alcune Biblioteche dei comuni di cintura propongano un fitto programma di incontri studiati ad hoc per la fascia det 12/16 di cui le scuole di Milano sanno poco o nulla. Bookcity restituisce e concentra in pochi giorni per i pi giovani unofferta vasta e ricca di sfumature e contenuti, ma non basta. Serve un lavoro costante attraverso un coordinamento permanente a livello cittadino e anche extra urbano tra biblioteche, editori e librerie in grado di mettere a sistema iniziative strutturate e di supportare lazione di promozione della lettura nelle scuole e nelle biblioteche. In questo modo la figura e il ruolo del bibliotecario troverebbe la giusta valorizzazione quale interlocutore competente e qualificato del settore delleditoria per ragazzi e delle scuole, per dare indicazioni sui gusti e i desideri dei giovani utenti e cos pure il libraio. Oggi la spesa media annua per acquisto di libri per alunno di qualcosa come 0,68 euro: poco, troppo poco per formare i lettori di domani. Il legame con il mondo della scuola va ripensato e rivisto anche alla luce delle difficolt che la scuola sta vivendo: non sufficiente la visita della classe alla biblioteca di quartiere per stabilire rapporti a doppio binario e per conquistare nuovi pubblici. Un tempo era il Sistema Bibliotecario Urbano, attraverso personale dedicato, a scegliere i libri delle biblioteche scolastiche sul territorio e ad aggiornare il loro patrimonio librario, con acquisti annuali. Ora che i fondi si sono molto ridotti questi acquisti non si fanno pi, (la disponibilit nelle biblioteche scolastiche in Italia oggi di 0,1 libri nuovi per studente rilevata da una recente indagine a cura dellUfficio studi dellAssociazione Italiana Editori), e si aggiorna faticosamente il patrimonio con gli esigui fondi delle casse scolastiche o con iniziative meritorie come Amo chi legge e gli regalo un libro promossa da AIE, ma forse ancora non troppo conosciuta. Nel contempo si perso anche il servizio di consulenza e aggiornamento fatto dai bibliotecari civici e le biblioteche delle scuole, soprattutto nelle scuole superiori, sono percepite come luoghi obsoleti e polverosi, e quindi sono poco utilizzate da studenti e insegnanti. Nelle scuole dei pi piccoli, la loro gestione lasciata spesso a genitori volenterosi e autodidatti, che molto desidererebbero essere aiutati e supportati in un percorso, anche breve, di formazione condotto da editori, librai e bibliotecari che li aiuti a sentirsi meno impreparati davanti alle richieste dei bambini. Ultime voci, ma non
www.arcipelagomilano.org meno importanti quelle dei giovani lettori che potrebbero essere pi coinvolti, in forme ludiche o di confronto aperto, sia nella scelta sia nella valutazione di ci che leggono. Tutto quanto emerso indica che per promuovere azioni forti e dimpatto diffuso tutti gli attori del processo devono lavorare insieme. C desiderio e disponibilit a farlo, e lAmministrazione della citt, deve fare suo questo bisogno e assumere il ruolo di coordinamento della messa a sistema del progetto di interscambio, per supportarne al meglio lefficacia. Non servono grandi capitali, e le risorse umane gi ci sono. Serve dare valore e visibilit al loro lavoro, creando ponti e momenti periodici di aggiornamento e confronto. Credo ne valga la pena, per avere adulti pi felici, e quindi cittadini pi felici, come insegnava Roberto Denti.
www.arcipelagomilano.org Perch dia tutti i suoi frutti, allEuropa va dato un governo invece di una commissione di tecnocrati (il parlamento c gi) e una costituzione scritta dai rappresentanti degli europei e non da tecnocrati. No Europa no futuro, solo un presente estenuato. Provare per credere.
www.arcipelagomilano.org Shanghai per il passaggio di testimone di Expo e esaminava con il Sindaco Yang Xiong i possibili scambi tra il Grande Teatro di Shanghai e la Scala e le opportunit offerte dalla nuova Shanghai Pilot Free Trade Zone per imprese milanesi e italiane. Forse proprio questo il grande impero di cui i leghisti hanno ancora paura. Bisogner informarli che si sta lavorando per creare nuovi centri visti nei consolati italiani in Cina per permettere di ottenerne il rilascio in tre giorni Se poi si ha il tempo di leggere con calma lAgenda Italia 2015 ovvero il Masterplan del governo per Expo Milano 2015 ci si rende conto che gli obiettivi strategici per il sistema paese -promuovere il ruolo dellItalia nel mondo, sviluppare i contenuti e i temi dellesposizione universale, contribuire allo sviluppo del paese si declinano in progetti ministeriali e azioni strutturali che vanno a costituire le dorsali del lascito di Expo al Paese ma prima di tutto a Milano. In termini di relazioni internazionali, promozione culturale, promozione turistica il nome di Milano il primo che viene speso. La proiezione internazionale non si esaurisce qui. Le elezioni europee sono dietro langolo, Milano ci arriva tra laltro come capoluogo di regione, di una regione che nelle mire del suo presidente pretende di diventare macro. Ma di quale macroregione stiamo parlando? Quella di un fantomatico nord, una macroregione locale italiana, o una macroregione alpina europea? La macroregione del Pd guarda allEuropa e non al proprio ombelico. Vede nelle Alpi una cerniera tra lItalia e il resto dellUnione, non un modo per chiudersi agli altri. Considera la montagna una risorsa e non un mero problema o al massimo un elemento di folclore locale. Cos si esprime il Partito democratico delle regioni del nord, riunito lo scorso 18 novembre a Milano. Per noi macroregione una collaborazione tra Regioni ed enti locali che hanno problemi simili: leconomia di montagna, il turismo nelle valli, la viabilit e laccessibilit difficili sono questioni concrete, cui va data risposta contribuendo alla realizzazione della risoluzione del Parlamento europeo su una strategia macroregionale per le Alpi, approvata il 23 maggio 2013. Ma ci rendiamo conto da cittadini milanesi dei diversi livelli, scale territoriali, tavoli tematici cui contemporaneamente Milano chiamata a rispondere? Ognuno naviga nel proprio acquario , ma se cos fosse il nostro giudizio sarebbe forse pi indulgente nei confronti della amministrazione, la delusione (ancora tutta da dettagliare, se c) meno recriminante. Coraggio, non ci resta che svuotare le ampolle e navigare in mare aperto.
www.arcipelagomilano.org con questo sistema anche il segretario generale sono state respinte nella recente conferenza nazionale del PSOE e rinviate al congresso. A Barcellona, dove si svolgeranno le prime primarie aperte della storia dei socialisti, nel prossimo aprile hanno anche normato le spese che il candidato alle primarie a sindaco potr sostenere: 50.000 euro complessivi di cui 10.000 al massimo di mezzi propri. Proprio la partecipazione alle primarie di Barcellona dove i socialisti contano 3.000 militanti e 7.000 simpatizzanti dar il segno del gradimento di questo nuovo modo di indicare i candidati. E si potrebbe continuare con altri esempi e aneddoti, ma quello che volevo evidenziare che il processo delle primarie del PD con conseguenti travagli non un fatto "italiano bens generalizzato nel bene e nel male a tutta la comunit dei partiti di centro sinistra quindi, prima di fasciarsi la testa per le incongruenze e le contraddizioni delle primarie del PD, guardate all'estero che sarete rincuorati.
*) Il Palazzo della Moncloa un edificio storico di Madrid, situato nell'omonimo quartiere, che, dal 1977, ospita la sede della Presidenza del Consiglio del Regno di Spagna e la residenza ufficiale del Presidente e della sua famiglia.
MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Lottava sinfonia di Mahler
La settimana scorsa Milano stata percorsa da due brividi che per fortuna non si sono fatti concorrenza lun laltro ma si sono felicemente integrati in una grande festa culturale in cui gran parte dei milanesi si lasciata coinvolgere e che ha persino riempito gli alberghi. Sembra addirittura che venerd sera le strade
www.arcipelagomilano.org in uscita dalla citt fossero meno affollate del solito! Parliamo di BookCity - su cui ovviamente non ci soffermiamo - con i suoi 673 eventi sparsi in ben 176 diversi luoghi della citt, e lesecuzione della ottava Sinfonia di Mahler, che invece loggetto di questa nota. Raccontare di questa Ottava vuol dire affrontare diversi temi: la Sinfonia, che per la sua diversit gi da sola merita una grande quantit di riflessioni; la sua esecuzione e interpretazione, i cui problemi sembrano sconvolgere sempre le certezze degli estimatori, aumentandone o diminuendone ogni volta il numero; levento che - grazie alla sua rarit- finisce per diventare sempre mondano oltrech culturale; e infine il suo rapporto con lo spazio fisico, della sala e della citt, a causa della quantit di persone coinvolte sul palcoscenico e in platea. Cominciamo dalla Sinfonia. un mistero, anche per i mahleriani pi incalliti, per le sue incredibili anomalie. Innanzitutto non una Sinfonia, non ne ha per nulla limpianto fo rmale ma, come dice Giacomo Manzoni, piuttosto una grande Cantata o forse un Oratorio. I due testi scelti sono quanto di pi antitetico e incompatibile si possa immaginare: per il primo tempo linno latino Veni creator spiritus, scritto dallArcivescovo di Magonza nel IX secolo per essere cantato in gregoriano durante la liturgia della Pentecoste e, per il secondo (lunghissimo e anche ultimo tempo della Sinfonia), i versi in tedesco che concludono il Faust di Goethe (langelo che spiega il motivo per il quale Faust stato salvato, vale a dire la sua continua aspirazione all'infinito), sublime manifesto del grande romanticismo europeo. Il legame fra i due testi stato analizzato infinite volte ma nessuno riuscito a darne una vera spiegazione; lAutore stesso ne ha detto che lOttava Sinfonia talmente singolare e nella forma e nel contenuto che non possibile scriverne. Lui lha scritta nellestate del 1906, in quegli anni inquieti in cui la vita culturale viennese era dominata da Klimt, Schiele, Kokoschka, Schnberg, Berg, Webern: si frequentavano tutti, si stimavano, si sostenevano lun laltro e si sentivano - giustamente - al centro del mondo e di una grande rivoluzione. Schnberg ebbe a definire le due parti dellottava Sinfonia "un'unica idea di inaudita lunghezza e poderosa ampiezza, concepita e dominata nello stesso momento (come a dire che anche lui ne era sopraffatto). Webern e Berg girarono lEuropa intera per ascoltarne tutte le esecuzioni, tanto da far pensare che esistesse gi allora una sorta di Circolo di mahleriani itineranti (chiss se ne era al corrente Attilia Giuliani quando, centanni dopo, cre il Club degli abbadiani itineranti!). Mahler in particolare era un provinciale (veniva dalla Boemia), piccolo e bruttino, un ebreo costretto dallantisemitismo burocratico imperiale a convertirsi al cattolicesimo senza crederci, era gi un famosissimo direttore dorchestra e al centro della vita musicale viennese, aveva sposato quattro anni prima la irrequieta, bellissima e ambitissima Alma Schindler, molto pi giovane di lui, che gli dar molto filo da torcere (dovette rivolgersi a Freud, il povero Gustav, per placare la gelosia che lo stava consumando!); insomma, decifrare le ragioni profonde di questopera, anche attraverso la biografia dellautore e il contesto in cui nata, tuttaltro che semplice. Ciononostante il suo fascino dura da pi di un secolo, e ogni sua esecuzione si presenta sempre come un evento straordinario. Cos stato per le due recite di gioved e di sabato scorso alle quali hanno partecipato ottomila spettatori incantati da tutto: dalla musica, dagli esecutori (laVerdi rinforzata e i suoi due cori - sinfonico e di voci bianche, smaglianti pi che mai con il loro amato direttore ritrovato dopo otto anni di assenza e alla vigilia di una attesa e auspicata nomina di direttore musicale della Scala - il magnifico coro spagnolo Orfen Donostiarra, e ancora tre soprano, due mezzosoprano, un tenore, un baritono e un basso provenienti da tutto il mondo), dalla grandiosa scena di 570 musicisti schierati sul palcoscenico, dominati dalle quattro trombe e tre tromboni in bandina e sostenuti dallorgano e da una inverosim ile quantit di percussioni. Ma soprattutto ammaliati dalla sicurezza e dalleleganza con cui Riccardo Chailly ha diretto questa inverosimile massa di persone. La sola nota triste della festa stata - come si usa dire oggi - la location. Il Centro Congressi della Fiera di Milano, il cosiddetto MiCo, gi squallido per conto suo forse perch non ancora ultimato, ha ospitato il concerto in quella sala da quattromila posti che quanto di meno accogliente ci si possa aspettare; ma la tragedia la sua acustica che, nonostante gli accorgimenti usati per loccasione, assolutamente inidonea ad accogliere un concerto di musica classica, incompatibile come si sa con ogni genere di amplificazione. Triste che a Milano non esista una sala adatta, o non la si trovi in occasioni come queste: lultima volta che sentimmo lOttava di Mahler - ventisette anni fa diretta, vedi un po, sempre da Chailly - fu al Palatrussardi, e cio anche allora in condizioni acustiche assolutamente improbabili! E pensare che nel 1910, per la prima assoluta, a Monaco fu costruita una sala apposta
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org La lenta rinascita del Maga di Gallarate
A dieci mesi dal terribile incendio che devast il museo, il MAGA di Gallarate riapre i battenti. Sabato scorso, alla presenza delle autorit cittadine e di un grandissimo pubblico, si svolta linaugurazione, che ha svelato una parte del museo restaurata e rinnovata, pronta a ospitare una mostra tutta particolare: With a little help from my friends. Artisti per il Maga. 180 artisti italiani, tra cui anche qualche grande nome di risonanza internazionale, hanno voluto donare unopera destinata a essere esposta temporaneamente al museo per poi essere venduta, e i cui proventi serviranno a finanziare parte dei futuri lavori di restauro del museo. Il progetto sicuramente molto sentito, come dimostrano le tante decine di visitatori presenti allinaugurazione, cos come sentito da parte degli artisti stato il bisogno e la necessit di smuovere qualcosa per ricreare in fretta un
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www.arcipelagomilano.org museo sul territorio, rovinato e distrutto da quel terribile incendio del febbraio scorso, le cui cause, ancora oggi, sono avvolte nel mistero. Se il piano terra stato in parte restaurato e reso pronto per lutilizzo, la struttura nel suo complesso ancora necessiter di tempo, soldi e attenzioni. Molto gi stato fatto con i contributi della Regione Lombardia (150mila euro) e della Fondazione Cariplo (250mila euro). Senza dimenticare la Triennale di Milano e la Villa Reale di Monza, che hanno messo in mostra la collezione permanente del museo, dando un senso di continuit e speranza alle opere darte che con tanta fatica sono state strappate alle fiamme. L'idea quella di organizzare una mostra che permetta di riaprire il MAGA con un evento informale e discorsivo capace di far percepire il museo come un luogo davvero aperto alla collaborazione della comunit da cui nato - spiega Giovanni Orsini presidente del Premio Gallarate - Le opere in mostra saranno cedute a fronte di un contributo anche modesto, i contribuiti raccolti dal Premio Gallarate avranno l'obiettivo di costituire un fondo per permettere lo sviluppo delle attivit del MAGA nel 2014, e di rispondere alle necessit di recupero dello stabile. With A Little Help from My Friends dunque il segnale di come il Premio Gallarate, come accade dal 1949, sostenga con forza la presenza di un museo cittadino dedicato alla contemporaneit e che questo museo, il MAGA, sia supportato e accolto da un'ampia comunit di artisti, curatori, ma anche appassionati di arte e cultura, in primis da Gallarate e dalla nostra regione. Sino al 22 dicembre il MAGA ritorna a essere spazio di incontro e condivisione, con una mostra che permette non solo di acquistare arte, ma anche e soprattutto, di farlo per unottima e validissima causa.
MAGA - Fondazione Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea 'Silvio Zanella' - via De Magri, 1, Gallarate Orari: marted - mercoled - venerd 11.00 - 18.30 gioved 11.00 - 21.00 sabato - domenica 11.00 - 19.30 Chiuso il luned INGRESSO GRATUITO
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www.arcipelagomilano.org Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino che questanno celebra il suo 1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la Veneranda Fabbrica ha scelto di inserirsi in questa felice congiuntura temporale, significativa per la citt, dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro. Il Museo un piccolo gioiello, per la qualit delle opere esposte cos come per la scelta espositiva. Larchitetto Guido Canalico lo ha concepito come polo aperto verso quella variet di generi e linguaggi in cui riassunta la vera anima del Duomo: oltre duecento sculture, pi di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal XV secolo alla contemporaneit. E lallestimento colpisce e coinvolge gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue di santi e cherubini, da apostoli, da monumentali gargoyles - doccioni, tutti appesi a diversi livelli attraverso un sistema di sostegni metallici e di attaccaglie a vista, di mensole e supporti metallici che fanno sentire losservatore piccolo ma allo stesso tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del Duomo per tanti secoli. Si poi conquistati dalla bellezza di opere come il Crocifisso di Ariberto e il calice in avorio di san Carlo; si possono vedere a pochi centimetri di distanze le meravigliose guglie in marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini esempi di grazia e potenza espressiva su vetro. C anche il Cerano con uno dei Quadroni dedicati a San Carlo, compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare il Paliotto di San Carlo, pregevole paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto, con bozzetti e sculture in terracotta; per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che un congegno in ferro del 1700, sembra unopera darte contemporanea. E al contemporaneo si arriva davvero in chiusura, con le porte bronzee di Lucio Fontana e del Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo. Il Duomo da sempre il cuore della citt. Questo rinnovato, ampliato, ricchissimo museo non potr che andare a raccontare ancora meglio una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo stesso. Museo del Duomo Palazzo Reale piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero 6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.
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www.arcipelagomilano.org Dopo la grande mostra in Triennale del 2004, e una monografica di stampe al Museo del Novecento questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposizione: le opere della collezione di Peter Brant. La mostra si presenta subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di Pittsburgh, comprendente alcune delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra d ipinti, serigrafie, sculture e fotografie. La mostra, curata da Francesco Bonami e dallo stesso Peter Brant, sar unoccasione interessante per approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola, di Andy Warhol, artista invece ben pi complesso e tormentato. Peter Brant, magnate americano, fu intimo amico di Warhol, e ad appena ventanni inizi a comprare i lavori dellartista, partendo proprio dalla famosa lattina di zuppa Campbell riprodotta da Warhol. Sar un legame lungo tutto una vita quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero e segnarono insieme i pazzi anni 60 e 70 della scena newyorchese. Un sodalizio di vita e lavoro il loro, che sfocer nella collaborazione tramite la rivista Interview, fondata dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa editrice dopo la morte dellamico, avvenuta nel 1987 in seguito ad unoperazione chirurgica finita male. La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione warholiana. Attraverso un percorso cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e pubblicitario, famoso gi allepoca per rivoluzionari e particolarissimi disegni di calzature femminili e per il suo atteggiamento irriverente. La pubblicit per era solo linizio. Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, o vvero a quel substrato culturale che coinvolgeva tutti gli americani, dal Presidente alluomo comune. Il suo universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e tanti altri divi osannati dallAmerica, e che per ebbero anche, quasi Warhol fosse stato un profeta, fini tragiche o destini infelici. Come a dire, lapparenza, nonostante i colori e i sorrisi smaglianti, inganna. Una presa di coscienza di quello che lamericano medio aveva sotto gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol ripropose ingrandito, ripetuto fino allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza mai criticare. Anzi. La pop art di Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo smodato o il capitalismo. Warhol stesso ci era cresciuto, e la cosa pi naturale per lui era proprio partire da quello che conosceva meglio e che poteva riguardare tutti. Senza messaggi nascosti o significati troppo profondi. Oltre ai famosi Flowers multicolor e ai ritratti di Mao, paradossale vera icona pop, la mostra propone anche le rielaborazioni che Warhol fece di un grande classico come lUltima Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle polaroid che amava tanto, e che usava per riprendere anche i suoi amici Mick Jagger, Diana Ross e Jane Fonda. Tutti presenti in mostra. Emerge cos un Warhol non solo mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in cui numerosi assistenti producevano effettivamente le sue opere, ma anche un Warhol pi introverso, spaventato forse da quella celebrit raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti vittima di un tentato omicidio, per mano di una femminista, e dal quale si salv per miracolo nel 1968. Vittima di un diverso colpo di arma da fuoco fu invece una delle opere pi famose di Warhol, una Marilyn blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza motivo da unamica dellartista nel 1964. Da quella data lopera venne chiamata, per lappunto, Blue Shoot Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui osservava quasi in disparte, dietro i suoi occhiali da sole e al riparo di una parrucca argentata.
Warhol, dalla collezione Peter Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30 Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50 euro.
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www.arcipelagomilano.org la Napoleonica dellAccademia di Brera curata da Samuele Boncompagni e da Giovanni Iovane e approfondisce limpatto dellinnovativo metodo di insegnamento di Albers, dapprima al Bauhaus, quindi al Black Mountain College di Asheville (North Carolina, USA), dove emigr con la moglie alla chiusura del Bauhaus tedesco, e infine alla Yale University di New Haven (Connecticut, USA). La passione e la creativit impiegate da Albers durante le sue lezioni saranno rilette attraverso quattro Omaggi al quadrato di Albers e cento tra documenti, foto, libri, materiale didattico dello stesso Albers e dei suoi studenti, che documentano in maniera approfondita la qualit del suo insegnamento.
Josef Albers. Sublime optics, Milano, Fondazione Stelline (corso Magenta 61), fino al 6 gennaio 2014, orario di apertura: dalle 10 alle
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www.arcipelagomilano.org comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 28 febbraio 2014 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Donatella Bisutti Un amore a due braccia
LietoColle, 2013, 118 pp.
Mercoled 27 novembre, ore 18 il libro verr presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, con Erminia Dell'Oro e Vivian Lamarque a cura di Unione Lettori Italiani Milano Nicolas Boileau, oltre trecento anni fa decret "La fine del mare in poesia, perch - diceva - oramai si esaurita tutta la gamma dei colori, dal celeste al grigio, dal verde al turchino, al nero, e di tutti i possibili suoni, dai sussurri alle grida, agli schianti." Dopo il mare, la stessa fine va predicata anche per l'amore? Che bisogno c' oggi di un libro di poesie di amore? Certo che ce n' bisogno, eccome. La musa agrodolce e gioiosa di Donatella Bisutti, rappresenta la risposta pi tenera, sfumata, ironica (e qualche volta grottesca) alla domanda che nasce, in fondo, dalla vita di tutti e che si confonde nel caleidoscopio in cui "si risvegliano e confluiscono le nostre solidariet amorose, certi ricordi di amore e disamore che sprizzano ancora scintille e nostalgia...." come scrive nella sua prefazione al volume Maria Luisa Spaziani. Il "tu ed io" maneggiato dalla Bisutti in tutte le possibili sfaccettature, dal pudico all'irritato, ma sempre ricorrendo a un linguaggio affascinante, avvolgente, imprevedibile che fa dire al lettore stupito: vediamo quale nuova invenzione trover nella prossima pagina. Non a caso i versi vellutati o corrosivi della Bisutti hanno fatto scattare un richiamo ai "Frammenti amorosi" di Roland Barthes, sia pure, quelli, non espressi nella misura e nella struttura del verso. Del resto fin da "Inganno ottico" del 1985 (Premio Montale per l'inedito) e dalla "Poesia salva la vita" (Oscar Mondadori 1998) le ricerche dell'Autrice sul significato e la funzione del linguaggio e del suo suono in poesia costituiscono uno dei confini pi interessanti da visitare e percorrere. Questo "Un amore con due braccia" segna un nuovo passo nell'accurato, fantasioso e sempre vivo e palpitante viaggio in cui la Bisutti accompagna il lettore, lungo i binari del sogno, del suono e della emozione. Paolo Bonaccorsi
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www.arcipelagomilano.org sordida inquietudine malcelata della vita familiare. Tutto raggelato, anche lelaborazione del lutto dramm atico di Angeliki; lutto vissuto in silenzio senza esplosioni di rabbia e di disperazione. Crudelt e sottomissione sono palpabili, trattenute nel cerchio di una continua obbedienza richiesta dal capofamiglia, nonno di Angeliki e padre di sua madre e di unaltra f iglia adolescente, che mantiene la famiglia occupandosi di richiedere sussidi e facendo saltuariamente il contabile. Padre effettivo e affettivo di tutti, cos appare allinizio: a lui si chiede il permesso, e si concede obbedienza silenziosa, a lui lasciato il compito di stabilire quando e chi si siede a tavola, quando si pu andare in gita al mare, a lui sono spettano i colloqui con gli insegnanti, lui d i tranquillanti alla bellissima e instabile figlia. Lui soprattutto dispone dei corpi e delle menti di moglie, figlie e nipoti femmine, abusandone e facendole abusare da altri, e infierendo psicologicamente sulla fragilit dellunico nipote maschio. Tutto composto, dallarredo della casa, ai gesti, allespressione dei volti. Tutto compresso, anche listinto di ribellione delle vittime, in uno scambio di sguardi e parole non pronunciate. Anche la violenza dellorco nascosta e lasciata a presentimenti - la macchina che si ferma in un vicolo cieco, lo zaino sui sedili posteriori - poco rivelata dal regista allo spettatore, se non in una dolorosa e ripetuta scena di sesso vissuta dalla e con la figlia quattordicenne. Anche il gesto finale, della dolente e silenziosa mater familiae, sempre in ombra, sempre stanca, raccontato solo attraverso la fredda preparazione e lesito, senza lacrime n parole di spiegazione, senza una messa in scena evidente di una vera catarsi, che mette a dura prova lo spettatore. I personaggi dolorosamente veri e ben diretti, la fotografia senza luminosit e artificialit, la grande tenuta della regia ha portato a Avranas il Leone dargento per la miglior regia e a Themis Panou, il patriarca orco, la Coppa Volpi per il miglior attore. Adele H.
SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org LAida di Verdi e le sue danze
Il khediv dEgitto Isml B voleva inaugurare il nuovo teatro dopera del Cairo con un soggetto archeologico nazionale egiziano. Sottopose il libretto a Giuseppe Verdi che accett di scrivere la partitura. Il Teatro alla Scala accolse la prima europea dellAida e con lAida la Scala conclude la stagione operistica 2012/13 come omaggio in anticipazione della prossima stagione interamente dedicata a Verdi per il bicentenario della sua nascita (La Traviata aprir nel tradizionale giorno di SantAmbrogio la stagione 2013/14). A completare la grandiosit di sapore orientale dellopera lirica inte rvengono non solo mimi, ma anche danze appositamente disegnate e preparate dai solisti del corpo di ballo. Latto II dedicato interamente ai preparativi (scena 1) e ai festeggiamenti (scena 2) per la vittoria degli Egizi sugli insorti Etiopi, durante i quali fanno il loro ingresso i prigionieri e gli schiavi etiopi (comunemente e tradizionalmente chiamati selvaggi). Il grande ballerino Vladimir Vasilev (1940-) stato chiamato nel 2006 in occasione della riapertura del Teatro alla Scala di Milano dopo i restauri per creare le coreografie. Vasilev stato toile del Teatro Boloj di Mosca tra gli anni 60 e 80, sotto la direzione artistica di J urij Grigorovi, il quale per lui e la moglie Ekaterina Maksimova cre il balletto virtuosistico Spartacus. Nelle creazioni per lAida Vasilev non si ispirato al repertorio moscovita, che comprendeva lelegante balletto La figlia del faraone, firmato Petipa, di ambientazione evidentemente egizia, le cui danze per i festeggiamenti (anche l compaiono schiavi etiopi) sarebbero potute essere di ispirazione. Vasilev, invece, ha disegnato delle coreografie totalmente ex novo, ispirate - sembra - alla propria fisicit e al proprio virtuosismo: infatti, sulle note picchiate degli archi fa il suo ingresso la Coppia dei Selvaggi, che danza praticamente nuda. La nudit non solo un espediente teatrale per identificare i personaggi, ma una precisa scelta coreografica per mettere in evidenza le doti dei danzatori, che si esibiscono in un pas molto veloce, scattoso, atletico e muscolare, virtuosismo puro. Lamore non al centro della coreografia, come nella migliore tradizione romantica, ma Vladimir Vasilev ha voluto risaltare la durezza della condizione servile in cui versa il popolo selvaggio, che viene da un territorio aspro e duro. Le coreografie potrebbero ricordare quelle della Sagra della primavera di Stravinski, nelle quali i riti aspri e selvaggi di una societ paleo-slava sono espressi con grandi virtuosismi e muscolarit. Per questa coreografia, nellanno di re-inaugurazione sono stati scelti due grandi danzatori Roberto Bolle (toile della Scala e dellAmerican Ballet Theatre) e Myrna Kamara (prima ballerina del Balletto di Zurigo), che insieme hanno creato latmosfera selvaggia dei prigionieri, e in questo anno verdiano sono stati scelti solisti e corifei del Teatro alla Scala (Beatrice Carbone, Denise Gazzo, Marco Agostini e Christian Fagetti per la Coppia del Selvaggi, Deborah Gismondi e Beatrice Carbone per Akhmet), tutti danzatori giovani, con grandi doti espressive e virtuosistiche. Domenico G. Muscianisi
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PHILIPPE DAVERIO: LASCENSORE DEL DUOMO DI MILANO https://www.youtube.com/watch?v=51U0VR-9pM0
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