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numero 41 anno V 27 novembre 2013


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Luca Beltrami Gadola MILANO LE PAROLE FALSE DI UN BILANCIO VERO Marco Ponti DA GENOVA A MILANO: IL FESTIVAL DEI COCCODRILLI D EL TRASPORTO PUBBLICO Marina Cosi "CHIAMALA VIOLENZA,NON AMORE": OGNI IMMAGINE VALE PI DI MILLE PAROLE Pierfrancesco Sacerdoti IL "RESTAURO" DELLA CASA DEL PARCO DI GARDELLA: UNO SCEMPIO CHE SI POTEVA EVITARE Paola Bocci DOPO BOOKCITY. IN RETE LE IDEE: GIOVANI LETTORI CITTADINI PI FELICI Giuseppe Gario FINANZA PUBBLICA. SE LO STATO DIVENTA UNA ONLUS Mario Bisson ARREDO URBANO: IL TEMPO E IL LUOGO DEL PROGETTO Giulia Mattace Raso IN QUANTI ACQUARI NAVIGANO I MILANESI? Walter Marossi PRIMARIE E NON: TUTTO IL MONDO PAESE Rita Bramante CONSIGLIERI JUNIOR A PALAZZO MARINO VIDEO PHILPPE DAVERIO: L'ASCENSORE DEL DUOMO DI MILANO suggerimento musicale Haris Alexiou canta L'alba minore

rubriche di attualit CINEMA - Anonimi milanesi MUSICA - a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Virginia Colombo LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero SIPARIO - E. Aldrovandi - D. G. Muscianisi www.arcipelagomilano.org

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SINDACO PISAPIA, CHIEDICI SE SIAMO FELICI Luca Beltrami Gadola


Premetto che non sono n un esperto di semantica n un esperto di bilanci pubblici, sono poco di pi della famosa casalinga di Voghera, anche se penso di essere in folta compagnia. Veniamo per ai fatti: il Comune di Milano ristorna alla ATM 25 milioni di euro dei 50 di utili che aveva chiesto di poter prelevare dalle casse di quella societ. Per fortuna gli anziani ai quali stato raddoppiato il prezzo dellabbona mento, per la maggior parte pensionati, preferiscono le pagine di cronaca nera dei quotidiani, quando possono permetterseli, o magari le trasmissioni dei canali berlusconiani che di questo non parlano, altrimenti si sarebbero fatti qualche domanda in materia di equit. Ma veniamo a noi e alla semantica. I 50 milioni di euro sono gli utili dellATM. Io ero solito pensare che quando si parli di utili sintenda, in unazienda, il frutto del capitale, grossolanamente la differenza tra costi e ricavi dopo aver pagato tasse, fatti gli ammortamenti e accantonamenti vari. Ma se i miei ricavi sono costituiti almeno per la met da corrispettivi che un terzo, il Comune in questo caso, mi d a fronte di un servizio prestato, chiaro a tutti che utili o perdite sono determinati dallammontare di questi corrispettivi. Ora passiamo dallaltra parte, da quella di chi questi corrispettivi li d: li d in cambio del servizio reso che, stando al caso, dovrebbe essere il servizio di trasporto pubblico migliore possibile. Su come valutare la bont del servizio reso ne parliamo unaltra volta ma ammesso che esso sia soddisfacente, se la societ ha fatto utili chiaro che il corrispettivo versato era eccessivo e che dunque non si tratta di utili ma sarebbe meglio chiamarlo avanzo di gestione. Insomma dovremmo poter considerare unazienda pubblica di trasporto alla stregua di unattivit no profit. Ma la cosa curiosa proprio questa: possiedo una societ, i suoi bilanci sono in utile o in perdita a seconda di quanto io paghi i suoi sevizi, quando fa utili le chiedo di darmeli, insomma di restituirmi i miei soldi. Un giro vizioso con infiniti inconvenienti a cominciare dal principale: impossibile valutare lefficienza guardando agli utili, un sistema largamente praticato. Dunque si scrive utili ma si dovrebbe pi veritieramente parlare di avanzo di gestione (da utilizzarsi nellesercizio successivo). Da questo pasticcio, non il solo nelle aziende a propriet pubblica, si pensa di uscire con le famose privatizzazioni, nel settore dei trasporti pubblici imposta tra laltro dalle norme europee (disattese). Lo sciopero di Genova dei giorni scorsi era contro lipotesi di privatizzazione dei trasporti pubblici, gestiti da unazienda particolarmente dissestata, ovviamente non era questione di utili. Privatizzare una parola magica, un misto di ipocrisia, incapacit e coscienza sporca. Ipocrisia perch si spera di trovare qualcuno che levi le castagne dal fuoco (risolvere il problema delleccesso di dipendenti); incapacit perch non si saputo scegliere manager allaltezza dei loro compiti, spesso assunti solo per fedelt politica; coscienza sporca perch leccesso di personale frutto di operazioni clientelari decennali e di contratti concordarti con parti sociali la cui benevolenza elettorale era preziosa. La privatizzazione, che comunque a me non piace per ragioni troppo lunghe da elencare ora, risolve male il problema. Privato non sempre bello, buono e onesto. Quando si privatizza in un modo o nellaltro si devono garantire i livelli di occupazione, pratica socialmente ineccepibile ma che va esattamente nella direzione opposta della soluzione dei mali da eccesso di personale. La condizione del mantenimento dei livelli di occupazione diventa un onere passivo per chi si prende lazienda e ne terr conto nel pretendere i corrispettivi dei servizi prestati. E siamo punto e a capo. Avremo mai la fortuna di poter risolvere questi problemi, come dire una classe politica coraggiosa in grado di farlo? Sono operazioni di lacrime e sangue che puniscono chi le fa sul piano elettorale: chi le fa va a casa per averle fatte scontentando gli elettori a tutto beneficio di una opposizione che cavalcher lo scontento ma trover i problemi risolti.

DA GENOVA A MILANO: IL FESTIVAL DEI COCCODRILLI DEL TRASPORTO PUBBLICO Marco Ponti
Il quadro che esce dalla recente analisi del trasporto pubblico italiano (TPL) fatto dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP; non certo un covo di liberisti) allucinante, anche se noto agli addetti ai lavori, e sistematicamente ignorato dai media. E spiega molte cose dei fatti di Genova, ma non come sono state rappresentati da giornali e TV. LItalia ha i costi di produzione tra i pi alti dEuropa (in buona misura rappresentati da costi del lavoro, bassi per chi sta in strada ma molto alti per le folle che stanno in ufficio), accoppiati alle tariffe pi basse dEuropa, e a una dotazione gen erosissima di servizi (posti km offerti / abitanti), quindi il massimo dei deficit e dei sussidi possibili. A Milano n. 41 V 27 novembre 2013 un milione di euro al giorno, a Genova circa la met, per intenderci. Gli utenti, poveri o ricchi, pagano meno del 30% dei costi che generano alla collettivit. Sono state fatte un centinaio di gare per laffidamento temporaneo delle concessioni, tutte vinte dalle aziende pubbliche che cerano gi, cio tutte rigorosamente finte. Tanto qualcuno pagava. Adesso quel qualcuno, cio lo Stato, cio noi, paga un po meno (ma non molto meno ). Poi i media dicono che ci sono aziende pi virtuose (Milano, Torino ...) e altre meno virtuose, e ci dicono in base al deficit o ai profitti che fanno, senza sprofondare dalla vergogna: infatti quei profitti o deficit sono a valle di un fiume di sussidi pubblici. Quindi se i sussidi sono maggiori si fanno profitti, se sono minori si fanno deficit: son buoni (o cattivi) tutti, con i soldi degli altri. Infatti i sussidi sono totalmente arbitrari: perch non il doppio o la met? Qualcuno ha mai testato scenari alternativi, in termini sociali o ambientali? (Oggi anche tecnicamente semplice farlo, ma pericoloso il re sarebbe nudo, occorrerebbe aprire magari un dibattito politico ecc.). Il Comune di Milano si prende 25 milioni di profitti (erano 55) dalla virtuosa ATM, cui d ogni anno 350 milioni di euro netti. Ma vogliamo scherzare? E far credere a quei fessi dei cittadini che ATM fa profitti?!? (assicuro che moltissimi milanesi ci credono davvero ). 2

www.arcipelagomilano.org Poi ovunque i coccodrilli del TPL (che non hanno mai mosso un dito) minacciano di tagliare i servizi in seguito ai tagli nazionali (perfide sanzioni!), facendo davvero credere che non si possono ridurre i costi o portare le tariffe a livello europeo. Un ricatto sociale davvero inqualificabile. Quanto ai tagli, doloroso dirlo, temo che ci siano servizi socialmente molto pi prioritari del trasporto (che un bisogno derivato, dicono gli economisti), come emerge dal confronto col resto dEuropa sopra ricordato, dove al TPL assegnata una priorit molto minore. E la situazione reale dei conti del TPL poi assai peggiore di quella presentata in quello studio della CDP: infatti le imprese in questo settore non fanno gli accantonamenti per rinnovare il parco mezzi (qualcuno pagher), e intanto si mangiano il capitale, nostro, non loro, sotto gli occhi benevoli degli amministratori complici. E sorvoliamo su esuberi e produttivit, emersi a Genova molto chiaramente. A Genova poi laccordo raggiunto fantastico, proprio al di l del credibile: sulle linee di collina si risparmier affidandole in gara ma allora si pu produrre a costi pi bassi e perch non in tutta la citt?

Come saranno trattati quegli autisti di serie B? Non avrebbero ragione a chiedere trattamenti uguali? (e certo lo faranno ma cosa importa, intanto si messa una pezza, la gente mica se ne accorge ). Si anche promesso di tenere pubblica lazienda genovese: e se un privato, rispettando ovviamente la normativa sul lavoro, vincesse la futura gara chiedendo meno sussidi? Il Comune di Genova dir no, voglio spendere di pi del necessario, e quindi voglio tagliare altri servizi pubblici? Ci s ono dubbi persino sulla legalit di questa operazione, oltre allo scandalo sociale che rappresenterebbe: infatti la normativa europea non consente, in un contesto di gare, quali quelle imminenti anche a Genova, di discriminare tra aziende pubbliche e private. A Milano intanto si discute sulla possibile fusione ATM - Trenord, che renderebbe del tutto impossibile fare gare serie per i prossimi secoli chi entrerebbe in competizione sfidando sia un concorrente enorme posseduto dal giudice della gara, sia il sindacato, compatto nel chiedere che nulla cambi? Ma c un altro grazioso scenario possibile, caro a molti amministratori, che temo qualcuno proporr anche per Milano: vendere in blocco

alla societ FS, che certo tutta pubblica, ma ha tanti soldi (nostri), come si visto fare a Firenze e Torino, e che quindi garantirebbe in eterno la pace sociale bloccando anche per questa via ogni gara ulteriore . il nuovo che avanza, bambole! Alitalia docet. Linsostenibilit di gestioni dissennate per il TPL italiano diventa sempre pi evidente, e rende ovvie le raccomandazioni conclusive di questa nota: le amministrazioni locali devono ricercarsi il consenso sociale fornendo ai cittadini buoni servizi con costi per le casse pubbliche contenuti e trasparenti, senza trucchi, e decidendo le tariffe (e quindi i sussidi) sulla base di un confronto tra priorit sociali alternative. Basta con il voto di scambio con addetti e con fornitori, che si sposa perfettamente con quella forma appena mascherata di corruzione che nota in inglese come revolving doors, cio posti nei consigli di amministrazione e manipolazione clientelare delle gestioni aziendali, basata su slogan dichiarati tipo il trasporto un bene comune, essenziale per lambiente e simili ipocrite schermature, ma radicati nel ben pi concreto concetto di tanto qualcunaltro pagher.

"CHIAMALA VIOLENZA, NON AMORE": OGNI IMMAGINE VALE PI DI MILLE PAROLE Marina Cosi
Non necessario mostrare volti tumefatti o intingere il teleobiettivo nel sangue per creare consenso attorno alla battaglia che vuole bandire dalla civilt la violenza sulle donne. Come hanno dimostrato i fotografi vincitori (ma anche i molti bravi partecipanti) del concorso "Lo Sguardo di Giulia", promosso dalle giornaliste dell'omonima associazione. Vedere per credere: dopo una settimana all'Umanitaria, la mostra "Chiamala violenza, non amore" esposta sino al 6 dicembre presso la Camera del Lavoro di corso di Porta Vittoria. Poi andr per una settimana in via Tadino (Cisl) e in seguito in tourne nelle diverse citt che l'hanno richiesta, per tornare infine ospite di alcune zone cittadine. Ma la grande consolazione di questa mostra non viene tanto dalla bellezza delle immagini, dal gran numero di recensioni, dai patrocini del Comune di Milano e dell'Ordine dei giornalisti, pur importanti, ma dall'aver toccato con mano quanto cresciuta e diffusa sia la consapevolezza del dover combattere questa battaglia. Presso gli autori e presso i visitatori. Lo sforzo, riuscito, dei primi stato di raccontare, attraverso 125 fotografie e sette video, una violenza abbietta fuori dagli stereotipi e senza retorica. E il quaranta per cento degli autori erano uomini; molti i giovani. Consapevoli che dal baratro si esce insieme, che, certo, sar una lunga marcia per scrostare pulsioni ancestrali e comportamenti di possesso e consumo, ma che soltanto lavorando anche sugli uomini e soprattutto su bimbe e bimbi si potr modificare una cultura giustificazionista o addirittura negazionista. Anche la tipologia dei visitatori concorre a dare speranza sul cambiamento in atto: diversi gli uomini, molte le coppie, una scolaresca varesina che "scende" a Milano apposta assieme all'insegnante, le "riprese" dell'iniziativa da Lucca a Trieste, le molte email d'incoraggiamento. Comunque, anche se le foto qui pubblicate parlano da sole, conviene arricchirle con qualche indicazione sui premiati e, per concludere, sulla prossima edizione del concorso. I premi sono andati a: - Per la categoria Professionisti ex aequo a Karen Di Paola di Roma (Freedom) ed Ylenia Carnevali di Lucca (L'uomo perfetto), entrambe 37enni. - Nella categoria Non Professionisti a Marco Castelli, 21enne studente di Firenze, per la serie Shooting. Sempre per la categoria Non Professionisti il riconoscimento per il progetto ad Armando Casalino, cinquantenne di Trieste, per la sua denuncia delle violenze culturali (infibulazione, breast ironing, obbligatoriet del burqa... ) - Per la categoria Video al romano Paolo Samarelli di 64 anni, per un coinvolgente disegno animato che trasforma un cuore in una mano pronta a colpire. - Infine per la categoria Under 18 a Rossella Leone, liceale di Bari, per il tenero Una donna non si picchia neanche con un fiore. La giuria ne ha dunque premiati sei, ma ha ritenuto che altri 22 meritas-

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www.arcipelagomilano.org sero una segnalazione perch non meno interessanti per capacit di denuncia degli stereotipi e per soluzioni formali delle opere. Tutte le immagini sono state composte, assieme ai testi d'accompagnamento, sui 20 pannelli che compongono la mostra. Per i pigri e per i posteri stato composto anche un breve video, di 5 minuti, firmato da Rita Musa: http://giulia.globalist.it/Detail_News_ Display?ID=59904&typeb=0&Fotodi-violenza-non-d-amore. Chi siamo invece noi "giulie lombarde", presto detto: il gruppo territoriale dell'associazione Giulia, network di giornaliste impegnato per le donne, quelle che lavorano nelle o per le redazioni e quelle che sono oggetto dell'informazione. Il cui coordinamento, di sette colleghe, si anche costituito in giuria. Quanto alla prossima edizione de Lo Sguardo di Giulia, cadendo nel 2014, anno internazionalmente dedicato all'arduo tema della conciliazione, non potevamo esimerci. Il titolo-slogan del premio fotografico verr reso noto entro la fine dell'anno assieme al relativo bando. Con la speranza che nel 2014 si riesca a trovare non solo onorevoli patrocini, ma anche e finalmente qualche dignitoso finanziamento. In conclusione vanno sempre i ringraziamenti. Ad essi, stavolta, aggiungiamo anche un grano di pepe. Ringraziamo: col Comune Milano la delegata del sindaco Francesca Zajczyk e la presidente della Commissione pari opportunit Anita Sonego; con la Societ Umanitaria che ci ha ospitate per prima il presidente Amos Nannini e il consigliere Gianni Bombaci tessitore di trame di relazioni; con la Camera del lavoro di Milano la segretaria Tiziana Scalco e la responsabile del Centro Donna Maria Costa. Per inciso, per illustrare la locandina e il dpliant della manifestazione unitaria del 25 novembre le tre confederazioni hanno scelto la bella foto di Antonella Monzoni (La collana di perle). Quindi l'attrice Consuelo Ciatti, giunta da Firenze per recitare due brani tratti dal suo spettacolo Sangue Nostro, e poi due amici e colleghi senza la cui competenza grafica e il robusto supporto organizzativo la mostra non sarebbe decollata: Mauro Del Corpo e Giovanna Salvini. Infine il pepe. Come scrive o scriveva sotto l'intestazione la Settimana enigmistica, che "vanta" molteplici tentativi d'imitazione, anche la nostra mostra nel suo piccolo stata oggetto di attenzioni pirata all'altro capo del Bel Paese ...

IL RESTAURO DELLA CASA AL PARCO DI GARDELLA: UNO SCEMPIO CHE SI POTEVA EVITARE

Pierfrancesco Sacerdoti
Da vari anni la Casa al Parco di Ignazio Gardella, tra i capolavori dellarchitettura moderna milanese, avvolta dai ponteggi di un cantiere. Solo poco fa sono state rimosse le prime impalcature, rivelando il nuovo volto della facciata che guarda il Parco Sempione. Pur essendo un edificio simbolo dellarchitettura moderna italiana, pubblicato in importanti monografie e presentato in mostre prestigiose, non gli stata risparmiata una radicale ristrutturazione, i cui esiti sono stati presentati al pubblico gioved 17 ottobre al convegno Movimento Moderno e Razionalismo: esempi di restauro a Milano. Ne hanno parlato larchitetto Francesca Riva Belli-Paci, principale progettista, e una vasta schiera di professionisti addetti ai vari aspetti tecnici. Il committente non stato citato, ma qualche indizio lascia pensare che si tratti della famiglia Tognella, la stessa che fece costruire ledificio negli anni 1947-1953. Nel 2011 la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano ha apposto un vincolo monumentale sulledificio, che per non sembra aver influenzato affatto lesito dei lavori: una pesantissima opera di ristrutturazione che, dopo la demolizione di molte parti anche strutturali delledificio, ha tentato goffamente di riprodurne dettagli e finiture esterni con materiali nuovi. Tutto ci in palese contrasto con i pi avanzati criteri del restauro, secondo i quali conta non solo il rispetto dellimmagine originaria delledificio ma anche, quando possibile, la scrupolosa conservazione dei materiali originari. Le demolizioni sono tanto pi gravi se si considera che dallepoca della sua costruzione la Casa al Parco aveva subito ben poche modifiche, tranne qualche opera di manutenzione ordinaria. A giustificazione dello scempio sono state addotte motivazioni tecniche e normative: vi sarebbero stati gravi fenomeni di degrado e vari difetti costruttivi, nonch una totale inadeguatezza alle attuali norme antisismiche e per il risparmio energetico. Ma un intervento su un edificio che riveste una tale importanza per la storia dellarchitettura milanese poteva ammettere qualche deroga alla normativa, cos come avviene per gli edifici monumentali delle epoche passate. Il progetto ha comportato leliminazione delle pareti divisorie, degli arredi fissi, degli infissi e dei pavimenti, tra cui quelli pregiatissimi in marmo che compaiono nellarticolo di Gio Ponti dedicato alla casa, pubblicato sulla rivista Domus nel 1951. Demoliti e rifatti anche il solaio dellultimo piano e la copertura, nonch le velette in ferro, legno e rame che come unaureola (cos scrisse Gio Ponti) definiscono la terminazione delledificio verso il cielo. Linserimento delle nuove strutture in acciaio - motivato ufficialmente da ragioni sismiche - pare assai pi giustificato dalla costruzione del nuovo piano in sopralzo, che moltiplica a dismisura un preesistente volume tecnico. Il sopralzo ha laspetto di una scatola in stile posata sul tetto e altera in modo irreversibile le proporzioni delledificio e la sua concezione a rchitettonica. Durante le loro presentazioni i progettisti hanno naturalmente evitato di citare il sopralzo o mostrare immagini compromettenti, che avrebbero offuscato il loro prestigio di provetti restauratori! Neppure sono state mostrate le piante dei piani, sicch non chiaro se la nuova organizzazione interna degli appartamenti sia rispettosa del progetto di Gardella. Se alcune modifiche possono essere giustificate con largomento del comfort degli abitanti, altre appaiono superflue e giustificate unicamente dallansia di eliminare la pur minima spesa futura di manutenzione: la sostituzione dei parapetti in ferro con parapetti nuovi in acciaio zincato e il rifacimento con strutture in acciaio delle velette di coronamento delle facciate, con il pretesto del ferro arrugginito e del legno marcio. A un confronto attento tra le velette originarie e quelle nuove si osservano varie difformit di disegno, tra cui laumento di spessore e la minore sporgenza - assolutamente inspiegabile - sul lato verso via Paleocapa. Sul lato verso il Parco viene inoltre a mancare il passaggio della luce sotto la veletta, impedito dal parapetto del sopralzo, con la perdita delloriginario effetto aureola.

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www.arcipelagomilano.org Loperazione pi grave riguarda la facciata verso il Parco Sempione: la trave in alto, appena sotto la veletta di coronamento, riapparsa con un rivestimento in rame, del tutto difforme rispetto alla sua originaria finitura intonacata. La soluzione adottata rivela la sostituzione della trave originaria in cemento armato con quella nuova in acciaio, che difficilmente potrebbe essere ricoperta dintonaco. Si persa cos loriginaria soluzione di raccordo con i pilastri del loggiato sottostante, che si sovrapponevano alla trave con una lieve sporgenza: era uno dei dettagli pi raffinati dellintero edificio. Nellinsieme, questa operazione ricorda quella subita da un altro celebre edificio milanese del Novecento, il Palazzo Castiglioni di corso Venezia - capolavoro assoluto del liberty italiano - sventrato impunemente nei primi anni Settanta per trasformarlo in sede dellUnione del Commercio della Provincia di Milano. E non tanto diverso un altro intervento recente presentato allo stesso convegno, quello sullArengario trasformato in Museo del Novecento su progetto di Italo Rota. Viene spontaneo domandarsi quali progressi abbia fatto la tutela dellarchitettura del Novecento a Milano da quarantanni a questa parte, e quale sar la prossima vittima del modernismo sfrenato che, nel bene e nel male, contraddistingue la nostra citt. Tra gli edifici a rischio, su cui sar opportuno tenere gli occhi ben aperti, ci sono la ex Casa del Balilla in via Mascagni, la Torre Galfa in via Galvani e la ex stazione di servizio AGIP in piazzale Accursio.

DOPO BOOKCITY. IN RETE LE IDEE: GIOVANI LETTORI CITTADINI PI FELICI Paola Bocci
Un bambino, che ama leggere sar un adulto pi felice. Sono parole di Roberto Denti, straordinario fondatore della libreria dei ragazzi di Milano, luogo amatissimo da molte generazioni di bambini e ragazzi in citt, ricordato in biblioteca Sormani, durante un incontro promosso dalla Commissione Cultura, da me presieduta, in collaborazione con il settore Biblioteche. Un incontro articolato in gruppi di lavoro che hanno coinvolto autori, editori, librai, bibliotecari, insegnanti e qualche giovane lettore, voluto per consolidare il principio che per trasmettere e diffondere nei pi giovani lamore per la lettura, indispensabile la partecipazione dialogante di tutti gli attori che se ne occupano. A leggere simpara da piccoli, spesso nellintimit delle favole della buona notte insieme a mamma o pap, per continuare da soli quando si cresce. Forse. Perch crescendo possibile che quel desiderio, quella curiosit si perda e non si riesca a ritrovarla. E per riconquistare lattenzione di questi giovani lettori, c bisogno di sforzi comuni. Era diffusa la necessit di comprendere come si potessero stringere alleanze solide e durature tra tutti coloro che simpegnano per promuovere la lettura nei giovani lettori, e con quali strumenti lamministrazione pubblica potesse favorire e supportare questo scambio di saperi ed esperienze collettive. Il percorso era cominciato pi di un anno fa e aveva gi prodotto una riflessione articolata, condivisa tra alcuni bibliotecari e alcuni editori specializzati, che aveva evidenziato una richiesta condivisa da tutti: superare la frammentariet dei contatti tra mondi affini, facendo rete e lavorando in maniera continuativa. Il primo obbiettivo listituzione di un gruppo di lavoro partecipato composto da figure di riferimento stabili del sistema bibliotecario urbano e non urbano, del mondo delleditoria e delle librerie indipendenti, per poter definire insieme linee guida, indirizzi, progetti da sottoporre allAm ministrazione. Ogni attore del processo ha un punto di osservazione privilegiato per valutare ci che piace e non piace a ragazzi e adolescenti, ma spesso lavora da solo. Accade infatti che in alcune scuole superiori, come il liceo Volta, gli studenti insieme ai loro insegnanti, creino gruppi di lettura e approfondimento e riescano a portare il loro lavoro sui testi fuori dalla scuola, in luoghi non usuali (ad esempio la Casa della Carit), coinvolgendo un nuovo pubblico, senza che ad esempio la biblioteca di Zona sia a conoscenza del loro lavoro Progetti editoriali. Come succede che alcune Biblioteche dei comuni di cintura propongano un fitto programma di incontri studiati ad hoc per la fascia det 12/16 di cui le scuole di Milano sanno poco o nulla. Bookcity restituisce e concentra in pochi giorni per i pi giovani unofferta vasta e ricca di sfumature e contenuti, ma non basta. Serve un lavoro costante attraverso un coordinamento permanente a livello cittadino e anche extra urbano tra biblioteche, editori e librerie in grado di mettere a sistema iniziative strutturate e di supportare lazione di promozione della lettura nelle scuole e nelle biblioteche. In questo modo la figura e il ruolo del bibliotecario troverebbe la giusta valorizzazione quale interlocutore competente e qualificato del settore delleditoria per ragazzi e delle scuole, per dare indicazioni sui gusti e i desideri dei giovani utenti e cos pure il libraio. Oggi la spesa media annua per acquisto di libri per alunno di qualcosa come 0,68 euro: poco, troppo poco per formare i lettori di domani. Il legame con il mondo della scuola va ripensato e rivisto anche alla luce delle difficolt che la scuola sta vivendo: non sufficiente la visita della classe alla biblioteca di quartiere per stabilire rapporti a doppio binario e per conquistare nuovi pubblici. Un tempo era il Sistema Bibliotecario Urbano, attraverso personale dedicato, a scegliere i libri delle biblioteche scolastiche sul territorio e ad aggiornare il loro patrimonio librario, con acquisti annuali. Ora che i fondi si sono molto ridotti questi acquisti non si fanno pi, (la disponibilit nelle biblioteche scolastiche in Italia oggi di 0,1 libri nuovi per studente rilevata da una recente indagine a cura dellUfficio studi dellAssociazione Italiana Editori), e si aggiorna faticosamente il patrimonio con gli esigui fondi delle casse scolastiche o con iniziative meritorie come Amo chi legge e gli regalo un libro promossa da AIE, ma forse ancora non troppo conosciuta. Nel contempo si perso anche il servizio di consulenza e aggiornamento fatto dai bibliotecari civici e le biblioteche delle scuole, soprattutto nelle scuole superiori, sono percepite come luoghi obsoleti e polverosi, e quindi sono poco utilizzate da studenti e insegnanti. Nelle scuole dei pi piccoli, la loro gestione lasciata spesso a genitori volenterosi e autodidatti, che molto desidererebbero essere aiutati e supportati in un percorso, anche breve, di formazione condotto da editori, librai e bibliotecari che li aiuti a sentirsi meno impreparati davanti alle richieste dei bambini. Ultime voci, ma non

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www.arcipelagomilano.org meno importanti quelle dei giovani lettori che potrebbero essere pi coinvolti, in forme ludiche o di confronto aperto, sia nella scelta sia nella valutazione di ci che leggono. Tutto quanto emerso indica che per promuovere azioni forti e dimpatto diffuso tutti gli attori del processo devono lavorare insieme. C desiderio e disponibilit a farlo, e lAmministrazione della citt, deve fare suo questo bisogno e assumere il ruolo di coordinamento della messa a sistema del progetto di interscambio, per supportarne al meglio lefficacia. Non servono grandi capitali, e le risorse umane gi ci sono. Serve dare valore e visibilit al loro lavoro, creando ponti e momenti periodici di aggiornamento e confronto. Credo ne valga la pena, per avere adulti pi felici, e quindi cittadini pi felici, come insegnava Roberto Denti.

FINANZA PUBBLICA. SE LO STATO DIVENTA UNA ONLUS Giuseppe Gario


Le parole seguono ci che nominano. Lo Stato nazionale un fatto universale e dominante dalla seconda met del Novecento per limpegno dellONU contro il colonialismo. In teoria, lo Stato sovrano, dentro e fuori. Dentro, perch monopolizza la violenza usando i soldi ottenuti col fisco. No fisco, no Stato: quello italiano molto debole, se non con i tapini, perch per un terzo il fisco evaso/eluso/condonato, oltre alleconomia illegale, una bella fetta del prodotto interno lordo inesistente per il fisco (e in piena fioritura perch ricco di contante). Paga le tasse chi costretto ma anche chi vuole salute, istruzione, infrastrutture, sicurezza e non si fa del male da solo. Quasi un volontario, cittadino di uno statonlus di incerte risorse (pu fare debiti, ma anche i suoi cittadini ne fanno mercato, a usura: corda per impiccarsi). Unici al mondo, in Italia abbiamo la riserva del plurisecolare apparato della Chiesa, un concorrente dello Stato che nel disastro fascista ne ha per preservato unit e continuit. La lucidit di non farsi del male da soli. Ma anche il sistema di riserva debole, perch debole la nostra mentalit, di scarsa coscienza e spesso inconsapevole; inoltre, col concordato ha legato le proprie finanze allo Stato italiano. Conseguenza emblematica ne lannuncio in una piccola chiesa del centro milanese: Chiesa videosorvegliata. E la Provvidenza, fatta anche di fedeli e sacrestani? Come il fisco per lo Stato, c ma non basta, ed ecco la videoprovvidenza, con gli stessi scarsi risultati. Non siamo fuori dal mondo, ma anzi una punta - non per scelta e con sofferenza - nella trincea della crisi globale della sovranit, perch tutti gli Stati sono in crisi fiscale, inclusi USA e UK, dove Wall Street minaccia di trasferirsi nella City, e la City a Wall Street: curioso, tanto pi che la City vuole diventare la capitale della finanza islamica. Il solo segreto bancario costa al fisco 170 miliardi di dollari nel mondo (65 in UE). Forse da noi pi diffusa la sindrome del Ponte sul fiume Kway, in cui lottusa certezza che un uomo possa salvare la situazione cancella ogni altra prospettiva (Michael Burleigh). Siamo recidivi, perdiamo tempo prezioso e passiamo in coda, ma restiamo in corsa. Nel 1997 a Luigi Ferrajoli (La sovranit nel mondo moderno, Laterza) era gi evidente la crisi degli Stati nazionali unitari e indipendenti, ora troppo grandi per le cose piccole (amministrative) e troppo piccoli per le grandi (governo, sicurezza). Sono poi sempre pi artificiali ed etero determinate le condizioni economiche, ambientali, tecnologiche, politiche e culturali del mondo in cui viviamo come singoli e comunit [p. 50]. Lo Stato ha trionfato, ma ora in crisi irreversibile, per lo stesso principio di effettivit: giusto e naturale ci che ha la forza di imporsi. Questo principio ha fatto la cultura giuridica moderna fino a Hans Kelsen, citato da Ferrajoli nellintroduzione per aver capito (1920) che il concetto di sovranit deve essere radicalmente rimosso. questa la rivoluzione della coscienza culturale di cui abbiamo per prima cosa bisogno (Il problema della sovranit e la teoria del diritto internazionale, nella conclusione). Poich si tarda a capire, ad abbattere le mura sovrane degli Stati provvede la forza dei fatti tecnologici ed economici che uniscono il mondo. Come gi le citt e le regioni, le comunit politiche possono sopravvivere solo aprendosi reciprocamente in ununica costituzione, stabilita e condivisa democraticamente. Kelsen ha previsto e Ferrajoli prova con i fatti che siamo diretti verso una costituzione mondiale [p. 51]: quella dei princpi gi stata realizzata nella carta dellONU e nelle Dichiarazioni e convenzioni sui diritti umani; si tratta ora di darci le concrete garanzie giuridiche, che gli Stati non sono pi capaci di assicurare, delegittimati dai loro stessi fallimenti nellattuare i solenni impegni di pace, uguaglianza, sviluppo, rispetto dei diritti universali delle persone e dei popoli [p. 46]. Dal 2002, allAja, opera la Corte internazionale di giustizia, primo mattone di una effettiva uguaglianza di tutti in tutto il mondo; lONU a sua volta il seme di un governo mondiale, sia pure con la tutela di superpotenze sempre meno super; i movimenti migratori sono inarrestabili, nonostante i tentativi sistematici di eliminarli anche fisicamente; la tecnologia e le sue meraviglie vere o presunte dimostrano quotidianamente che il mondo ci che noi vogliamo e facciamo, e distruggiamo, anzitutto col diritto e la politica [p. 52-5]. In questo contesto, lEuropa unita alle prese con un nuovo e difficile appuntamento, lUcraina, nella transizione dei paesi orientali. Ma continua a farsi complice dei governi africani nel criminalizzare lemigrazione, mentre allAja i giudici inte rnazionali hanno di fronte a s i peggiori criminali e crimini contro lumanit, di guerra e di genocidio. E intanto lEuropa si preoccupa anche di ridurre i consumi dacqua degli sciacquoni (25% dei consumi dacqua, dopo il 35% di docce e b agni). Europa specchio del mondo, ma a scala giusta, rispetto agli Stati sempre pi indebitati perch privi di potere fiscale, e di ogni credibilit nella conduzione degli affari del mondo. Affari in cui recuperano i fondi speculativi dopo i risultati spesso deludenti degli ultimi anni; in tre mesi hanno attratto nuovi capitali per 40 miliardi di dollari, portando il totale amministrato a 2.400 (pi del nostro prodotto interno lordo). Fondi pensione, fondi sovrani, fondazioni caritative investono contro di noi, sfruttando la nostra debolezza di statonlus. Al contempo lUnione Europea ha destinato allItalia 29,24 miliardi di euro (38 miliardi di dollari) della politica di coesione 2014 - 2020. In privato scommettiamo contro noi stessi sui mercati finanziari. In Europa lavoriamo per il nostro futuro: una rivoluzione copernicana.

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www.arcipelagomilano.org Perch dia tutti i suoi frutti, allEuropa va dato un governo invece di una commissione di tecnocrati (il parlamento c gi) e una costituzione scritta dai rappresentanti degli europei e non da tecnocrati. No Europa no futuro, solo un presente estenuato. Provare per credere.

ARREDO URBANO: IL TEMPO E IL LUOGO NEL PROGETTO Mario Bisson


Lespansione dei luoghi abitati, di lavoro e di trasporto, trascurando vincoli naturali, psicologici, biologici, diventata troppo spesso aggressione indiscriminata a un sistema complesso in costante trasformazione, fatto di differenze ambientali, storiche, culturali. La tendenza a un appiattimento delle differenze territoriali esempio e risultato di una pianificazione umana priva di cognizioni temporali, senza previsione n verifica degli effetti che pu causare luso di strumenti di progettazione troppo grossolani e brutali rispetto alla fragile finezza delle configurazioni con le quali ci si misura. Questaggressivit progettuale deriva comunque dal persistere dellidea che la grandezza degli esseri umani pi nella loro attitudine tecnologica che nella loro capacit di mettersi in consonanza con i ritmi arcani della natura, pur sottolineando che tecnologia e scienza hanno decretato il progresso e, spesso, un nuovo benessere. Il problema risiede nella necessaria compensazione naturale, nella rottura di equilibri che vengono da una sottrazione senza restituzione. Si tratta allora di elaborare concetti e metodi che portino a definire e attuare le necessarie trasformazioni spaziali, ma coerentemente con la complessit dei territori in cui accadono. Oggi non possiamo pi fare riferimento a principi etici, morali, politici e religiosi statici nella progettazione del territorio, trovandoci piuttosto in una situazione in continua mutazione, in continua ricerca di equilibri che, appena raggiunti, si dissolvono sotto la spinta delle rapide trasformazioni che caratterizzano il nostro tempo. Diventa necessario comprendere il territorio, imparando a conoscerlo e impegnando tutto lo spettro percettivo di cui disponiamo, dalla ragione alla passione, insieme alla cultura e al frutto dellesperienza. Mentre il territorio sta perdendo le sue caratterizzazioni strutturali e formali, ci restituisce monotonia percettiva ed effetti livellanti sui modi di vivere degli individui e dei gruppi sociali. Il territorio deve invece essere continuamente inteso attraverso la percezione multisensoriale, ambientale e materica, che trasmissione di significati. Colore, dunque, ma anche luce, forma, materia, texture Ci che manca, una formazione progettuale rispetto al colore che vada a scardinare una ben troppo radicata concezione formale acromatica, che considera ancora il colore a posteriori, come decorazione. La forma non pu essere percepita senza il colore, e la componente cromatica dovrebbe essere studiata ed elevata al pari delle altre componenti che portano alla configurazione del progetto architettonico e urbano. Parlare di colore nel rapporto tra ambiente, percezione e design impone quindi un approccio trasversale e mai univoco, certamente consapevole del legame di memorie e storia, in chiave interpretativa multidisciplinare, tra cultura architettonica e identit. Se evidente la perdita di identit progressiva di alcune aree cittadine e luoghi periferici contemporanei, uno sguardo al passato permette di verificare che esistito un lungo tempo nel quale il legame tra territorio, architettura e colore era invece denso e partecipato. I maestri toscani partivano dalla forma e il colore nasceva con essa. Per i veneti era la luce a generare il colore e lo spazio architettonico era composto dal colore; cos la ricerca pittorica era esclusivamente affidata ai valori visivi e in particolare coloristici. Sulla mutevole pelle del territorio urbano si sovrappongono insiemi di segni stabili ed effimeri, stratificati in messaggi e racconti-graffiti e storie narrate da muri antichi. Oggi, presso il Laboratorio Colore del Dipartimento Indaco del Politecnico di Milano, si vuole riaprire un dibattito sul problema dellidentit delle citt, un problema di convivenze, di habitat, di spazio pubblico e privato, di estetica, in relazione con cromie e grane superficiali. Comunicazione, percezione, estetica sono alla base di un possibile modello interpretativo delluniverso colore. Universo interpretabile come percezioni degli occhi e del corpo, oltre che tramite i sistemi cromatici attualmente disponibili e le molte culture del progetto colore. C un vento impetuoso che percorre il mondo, carico di stimoli che ci attraversano e che i nostri cedevoli sensi, se ben temperati, in parte trattengono provocando quel turbamento interno che noi chiamammo Percezione ma che forse sarebbe meglio chiamare come una volta, sygkinesis commozione. (Narciso Silvestrini)

IN QUANTI ACQUARI NAVIGANO I MILANESI? Giulia Mattace Raso


Allora bisogna decidere in che acquario vogliamo vivere. In questo momento siamo in quello di Maroni e compagnia cantante: il 29 maggio festeggeremo la festa regionale della Lombardia, deciso, lo chiedeva lo Statuto. La data stata scelta in memoria della battaglia di Legnano, quando la Lega Lombarda, vittoriosa, sconfisse Federico Barbarossa e il Sacro Romano Impero di Germania: si inaugur una stagione di libert e autonomia, let dei comuni in Lombardia, sic dicunt. C il tentativo di piegare la storia allesigenza di costruire una simbologia di parte, quasi ci fosse il bisogno impellente di aggrapparsi a riferimenti identitari del passato perch non si capaci di trasmettere e riconoscersi in unidea di futuro che pre nda atto dei profondi cambiamenti della societ cos Alessandro Alfieri capogruppo Pd in Regione. Non sembra avere tutti i torti perch appena ti sposti, e cambi acquario, ti accorgi che Pisapia alle prese con il sindaco Chen Jianhua di Guanzhou (Canton) che gli propone di organizzare nella terza megalopoli pi importante della Cina la Settimana di Milano in cui mostrare ai cantonesi ci per cui la capitale economica dItalia conosciuta in tutto il mondo moda, design, sport, qualit della vita e scoprire quello che ancora la nostra citt pu offrire, soprattutto in vista di Expo 2015. Qualche giorno prima era a

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www.arcipelagomilano.org Shanghai per il passaggio di testimone di Expo e esaminava con il Sindaco Yang Xiong i possibili scambi tra il Grande Teatro di Shanghai e la Scala e le opportunit offerte dalla nuova Shanghai Pilot Free Trade Zone per imprese milanesi e italiane. Forse proprio questo il grande impero di cui i leghisti hanno ancora paura. Bisogner informarli che si sta lavorando per creare nuovi centri visti nei consolati italiani in Cina per permettere di ottenerne il rilascio in tre giorni Se poi si ha il tempo di leggere con calma lAgenda Italia 2015 ovvero il Masterplan del governo per Expo Milano 2015 ci si rende conto che gli obiettivi strategici per il sistema paese -promuovere il ruolo dellItalia nel mondo, sviluppare i contenuti e i temi dellesposizione universale, contribuire allo sviluppo del paese si declinano in progetti ministeriali e azioni strutturali che vanno a costituire le dorsali del lascito di Expo al Paese ma prima di tutto a Milano. In termini di relazioni internazionali, promozione culturale, promozione turistica il nome di Milano il primo che viene speso. La proiezione internazionale non si esaurisce qui. Le elezioni europee sono dietro langolo, Milano ci arriva tra laltro come capoluogo di regione, di una regione che nelle mire del suo presidente pretende di diventare macro. Ma di quale macroregione stiamo parlando? Quella di un fantomatico nord, una macroregione locale italiana, o una macroregione alpina europea? La macroregione del Pd guarda allEuropa e non al proprio ombelico. Vede nelle Alpi una cerniera tra lItalia e il resto dellUnione, non un modo per chiudersi agli altri. Considera la montagna una risorsa e non un mero problema o al massimo un elemento di folclore locale. Cos si esprime il Partito democratico delle regioni del nord, riunito lo scorso 18 novembre a Milano. Per noi macroregione una collaborazione tra Regioni ed enti locali che hanno problemi simili: leconomia di montagna, il turismo nelle valli, la viabilit e laccessibilit difficili sono questioni concrete, cui va data risposta contribuendo alla realizzazione della risoluzione del Parlamento europeo su una strategia macroregionale per le Alpi, approvata il 23 maggio 2013. Ma ci rendiamo conto da cittadini milanesi dei diversi livelli, scale territoriali, tavoli tematici cui contemporaneamente Milano chiamata a rispondere? Ognuno naviga nel proprio acquario , ma se cos fosse il nostro giudizio sarebbe forse pi indulgente nei confronti della amministrazione, la delusione (ancora tutta da dettagliare, se c) meno recriminante. Coraggio, non ci resta che svuotare le ampolle e navigare in mare aperto.

PRIMARIE E NON: TUTTO IL MONDO PAESE Walter Marossi


A proposito delle primarie il Ministro Carlotti ha dichiarato: "Abbiamo assistito a un clientelismo che ha funzionato a pieno regime con unorganizzazione che non esito a definire paramilitare, con passaggi di danaro, con minibus che spostavano gli elettori ... bisogna interrogarsi sulle regole del finanziamento delle primarie" e, quando sembrava essere pronta a delegittimare il risultato, dovuto intervenire il primo ministro per raffreddare gli animi. Sto parlando delle elezioni per scegliere il candidato a Sindaco di Marsiglia dei socialisti francesi e Anne Arlette Carlotti era la candidata favorita che non riuscita neppure ad andare al secondo turno. Marsiglia, dove unaltra candidata, la senatrice Samia Ghali, ha perso al secondo turno contro l'ex spin doctor di Segolene Royal, Patrick Mennucci che l'ha sobriamente definita "l'araba" denunciando il di lei sponsor ed ex leader dei socialisti locali come l'organizzatore di una rete di malaffare; in risposta i sostenitori di Samia hanno sobriamente fischiato il Presidente della repubblica. I votanti sono stati circa 24.000 per una citt dove nel 2008 gli elettori erano stati 270.000 al primo turno e 199.000 al secondo. Anche il centrodestra ha fatto ricorso alle primarie, adottando per indicare il candidato a sindaco di Parigi addirittura il sistema di voto elettronico. Un giornale online ha per dimostrato che ogni "registrato" poteva votare pi volte mentre diversi candidati minori hanno denunciato l'impossibilit di iscriversi nelle liste elettorali con conseguente richiesta di sospensione e polemiche a non finire. Inoltre il figlio dell'ex sindaco Tiberi (indagato per frode elettorale) sar capolista di una lista dissidente in una delle municipalit non accettando le scelte della vincitrice delle primarie del centro destra Polemiche sulla legittimit del diritto al voto vi sono stati in entrambi i campi in molti comuni dove si sono svolte le primarie, in generale gli sconfitti denunciano le iscrizioni dell'ultimo minuto e l'impossibilit di avere una base elettorale certa. In Spagna il PSOE decider la formula delle primarie per la leadership nel prossimo gennaio, ma gi oggi il Partito socialista Valenciano stato autorizzato a tenere primarie aperte in previsione delle elezioni autonomiche anticipate. Ma il principio di selezionare il candidato attraverso primarie aperte nelle citt con pi di 50.000 abitanti deciso dal PSOE e lasciato all'autonomia di quelle che da noi sarebbero le singole federazioni contestato in molte realt. Cos a Rubi citt di 75.000 abitanti a 15 chilometri da Barcellona, i socialisti hanno deciso di fare le primarie interne per soli iscritti e il sindaco uscente ha accusato "el aparato del partido" di fare politica al vecchio modo richiudendosi in logiche settarie prospettando una lista autonoma. Lo stesso avviene in altre citt dove il dibattito tra fautori dei diritti dei militanti e sostenitori delle primarie aperte. Ma lo scontro pi duro tra i socialisti stato tra chi voleva anticipare le primarie per la candidatura a primo ministro a febbraio e chi le vuole tenere dopo le elezioni europee o a ridosso delle elezioni. La questione non di poco conto, il leader dei socialisti Rubalcalba ritenuto inadeguato da una parte dei leader locali a partire da quello di Madrid e anticipare le primarie significherebbe andare a uno scontro tra apparato e innovatori concentrando il dibattito pi sulla leadership che sui contenuti. I "barones", come vengono definiti in Spagna i sindaci e presidenti di Regione, hanno ottenuto di definire la questione della data nelle prossime settimane ma sopratutto hanno ottenuto di ridurre il numero di firme necessarie per presentarsi alle primarie dal 10% al 5% del totale degli iscritti e contemporaneamente hanno limitato la possibilit delle sottoscrizioni; per evitare quello che avvenuto in Andalusia dove la candidata dell'apparato ha ottenuto cos tante sottoscrizioni da rendere impossibile nei fatti la presentazione di altre candidature e lo svolgimento delle primarie. La scelta delle primarie aperte, inoltre, limitata al candidato alla Mon(*) cloa ; tutte le proposte di eleggere

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www.arcipelagomilano.org con questo sistema anche il segretario generale sono state respinte nella recente conferenza nazionale del PSOE e rinviate al congresso. A Barcellona, dove si svolgeranno le prime primarie aperte della storia dei socialisti, nel prossimo aprile hanno anche normato le spese che il candidato alle primarie a sindaco potr sostenere: 50.000 euro complessivi di cui 10.000 al massimo di mezzi propri. Proprio la partecipazione alle primarie di Barcellona dove i socialisti contano 3.000 militanti e 7.000 simpatizzanti dar il segno del gradimento di questo nuovo modo di indicare i candidati. E si potrebbe continuare con altri esempi e aneddoti, ma quello che volevo evidenziare che il processo delle primarie del PD con conseguenti travagli non un fatto "italiano bens generalizzato nel bene e nel male a tutta la comunit dei partiti di centro sinistra quindi, prima di fasciarsi la testa per le incongruenze e le contraddizioni delle primarie del PD, guardate all'estero che sarete rincuorati.

*) Il Palazzo della Moncloa un edificio storico di Madrid, situato nell'omonimo quartiere, che, dal 1977, ospita la sede della Presidenza del Consiglio del Regno di Spagna e la residenza ufficiale del Presidente e della sua famiglia.

CONSIGLIERI JUNIOR A PALAZZO MARINO Rita Bramante


Una location speciale per il debutto dei consiglieri junior, neoeletti nei Consigli di Zona dei Ragazzi e delle Ragazze: accolti dall'Assessore all'Educazione Cappelli a Palazzo Marino, proprio nella sala del Consiglio con arredi in noce, velluto rosso alle poltrone e lampadari in bronzo. Orgoglioso del lavoro portato avanti nelle classi e nei Tavoli di Zona e di tenere a battesimo un progetto cos importante per la citt, l'Assessore ha dialogato con i presenti: "Qui non stiamo giocando! Siamo nel luogo dove si prendono decisioni importanti per la citt e siamo pronti ad ascoltare i bisogni e le proposte di miglioramento che arrivano dalle nostre scuole e a tradurle in azioni concrete deliberate dai Consigli di Zona degli adulti". Per arrivare qui a rappresentare migliaia di loro coetanei i consiglieri junior hanno seguito con i loro insegnanti un percorso supportato da UNICEF e da associazioni che credono nel protagonismo dei cittadini pi giovani. Hanno fatto campagna elettorale nelle loro scuole, hanno illustrato i punti dei loro programmi e si sono dichiarati disponibili a mantenere gli impegni, una volta eletti. L'idea di dar vita a consigli municipali dei bambini e dei ragazzi nata in Francia alla fine degli anni Settanta e a seguito di numerose esperienze positive nel 1985 il Ministero nazionale francese dell'Educazione ha valorizzato questa esperienza come una forma efficace di educazione civica attiva. Gli educatori coinvolti nel progetto si impegnano a trovare la via migliore attraverso la quale favorire forme di reale coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi in pratiche concrete di democrazia vissuta e in azioni per il bene comune. Nel 1995 nata anche in Italia un'associazione - 'Democrazia in erba' - con la finalit di promuovere e coordinare le esperienze italiane dei Consigli Comunali dei Ragazzi, riconoscendo che i bambini sono una risorsa, rappresentano il nostro futuro e hanno il diritto di fare sentire la propria voce nella citt. Al consiglio municipale degli adulti i bambini e i ragazzi sottopongono considerazioni critiche sulle cose che ai loro occhi nel Comune non funzionano e propongono idee semplici, ma per nulla banali. Alcuni esempi: pi piste ciclabili, bici del Comune anche a misura di bambini e ragazzi e rastrelliere per biciclette vicino alle scuole; cestini pi spaziosi e adatti per la raccolta differenziata dei rifiuti; sacchetti e guanti monouso gratis, appesi ai pali, per la raccolta degli escrementi dei cani; muri sui quali si possano dipingere murales che rendano pi colorata la citt; piante rampicanti fiorite sui lampioni e una festa di quartiere all'anno nelle vie intorno alla scuola. Oltre a proposte che riguardano ambiente e tempo libero, grande attenzione ai temi della nondiscriminazione e della solidariet: pi impegno sociale per i poveri e gli emarginati senzatetto; dare il cibo che si avanza nelle mense scolastiche a chi non ha da mangiare; prolungare la durata della luce verde dei semafori, soprattutto per rendere pi agevole l'attraversamento da parte degli anziani. I consiglieri junior dimostrano di avere idee concrete, di saper affrontare la difficolt di gestire spazi di autonomia e di avere gi buone capacit comunicative e relazionali. Il presidente del Consiglio di Zona 1, Fabio Arrigoni, assicura l'impegno a realizzare qualche punto del programma dei ragazzi e il presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, esprime l'auspicio che tra dieci o quindici anni qualcuno dei giovani che oggi ha occupato la sala consigliare possa dire di essere stato qui da bambino e esserci ritornato con il voto dei concittadini. Gli amministratori hanno garantito il proprio impegno a realizzare qualche punto del programma dei ragazzi. Dai bambini c' molto da imparare e accogliere il loro sguardo sul mondo pu far bene agli adulti e alla citt.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Lottava sinfonia di Mahler
La settimana scorsa Milano stata percorsa da due brividi che per fortuna non si sono fatti concorrenza lun laltro ma si sono felicemente integrati in una grande festa culturale in cui gran parte dei milanesi si lasciata coinvolgere e che ha persino riempito gli alberghi. Sembra addirittura che venerd sera le strade

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www.arcipelagomilano.org in uscita dalla citt fossero meno affollate del solito! Parliamo di BookCity - su cui ovviamente non ci soffermiamo - con i suoi 673 eventi sparsi in ben 176 diversi luoghi della citt, e lesecuzione della ottava Sinfonia di Mahler, che invece loggetto di questa nota. Raccontare di questa Ottava vuol dire affrontare diversi temi: la Sinfonia, che per la sua diversit gi da sola merita una grande quantit di riflessioni; la sua esecuzione e interpretazione, i cui problemi sembrano sconvolgere sempre le certezze degli estimatori, aumentandone o diminuendone ogni volta il numero; levento che - grazie alla sua rarit- finisce per diventare sempre mondano oltrech culturale; e infine il suo rapporto con lo spazio fisico, della sala e della citt, a causa della quantit di persone coinvolte sul palcoscenico e in platea. Cominciamo dalla Sinfonia. un mistero, anche per i mahleriani pi incalliti, per le sue incredibili anomalie. Innanzitutto non una Sinfonia, non ne ha per nulla limpianto fo rmale ma, come dice Giacomo Manzoni, piuttosto una grande Cantata o forse un Oratorio. I due testi scelti sono quanto di pi antitetico e incompatibile si possa immaginare: per il primo tempo linno latino Veni creator spiritus, scritto dallArcivescovo di Magonza nel IX secolo per essere cantato in gregoriano durante la liturgia della Pentecoste e, per il secondo (lunghissimo e anche ultimo tempo della Sinfonia), i versi in tedesco che concludono il Faust di Goethe (langelo che spiega il motivo per il quale Faust stato salvato, vale a dire la sua continua aspirazione all'infinito), sublime manifesto del grande romanticismo europeo. Il legame fra i due testi stato analizzato infinite volte ma nessuno riuscito a darne una vera spiegazione; lAutore stesso ne ha detto che lOttava Sinfonia talmente singolare e nella forma e nel contenuto che non possibile scriverne. Lui lha scritta nellestate del 1906, in quegli anni inquieti in cui la vita culturale viennese era dominata da Klimt, Schiele, Kokoschka, Schnberg, Berg, Webern: si frequentavano tutti, si stimavano, si sostenevano lun laltro e si sentivano - giustamente - al centro del mondo e di una grande rivoluzione. Schnberg ebbe a definire le due parti dellottava Sinfonia "un'unica idea di inaudita lunghezza e poderosa ampiezza, concepita e dominata nello stesso momento (come a dire che anche lui ne era sopraffatto). Webern e Berg girarono lEuropa intera per ascoltarne tutte le esecuzioni, tanto da far pensare che esistesse gi allora una sorta di Circolo di mahleriani itineranti (chiss se ne era al corrente Attilia Giuliani quando, centanni dopo, cre il Club degli abbadiani itineranti!). Mahler in particolare era un provinciale (veniva dalla Boemia), piccolo e bruttino, un ebreo costretto dallantisemitismo burocratico imperiale a convertirsi al cattolicesimo senza crederci, era gi un famosissimo direttore dorchestra e al centro della vita musicale viennese, aveva sposato quattro anni prima la irrequieta, bellissima e ambitissima Alma Schindler, molto pi giovane di lui, che gli dar molto filo da torcere (dovette rivolgersi a Freud, il povero Gustav, per placare la gelosia che lo stava consumando!); insomma, decifrare le ragioni profonde di questopera, anche attraverso la biografia dellautore e il contesto in cui nata, tuttaltro che semplice. Ciononostante il suo fascino dura da pi di un secolo, e ogni sua esecuzione si presenta sempre come un evento straordinario. Cos stato per le due recite di gioved e di sabato scorso alle quali hanno partecipato ottomila spettatori incantati da tutto: dalla musica, dagli esecutori (laVerdi rinforzata e i suoi due cori - sinfonico e di voci bianche, smaglianti pi che mai con il loro amato direttore ritrovato dopo otto anni di assenza e alla vigilia di una attesa e auspicata nomina di direttore musicale della Scala - il magnifico coro spagnolo Orfen Donostiarra, e ancora tre soprano, due mezzosoprano, un tenore, un baritono e un basso provenienti da tutto il mondo), dalla grandiosa scena di 570 musicisti schierati sul palcoscenico, dominati dalle quattro trombe e tre tromboni in bandina e sostenuti dallorgano e da una inverosim ile quantit di percussioni. Ma soprattutto ammaliati dalla sicurezza e dalleleganza con cui Riccardo Chailly ha diretto questa inverosimile massa di persone. La sola nota triste della festa stata - come si usa dire oggi - la location. Il Centro Congressi della Fiera di Milano, il cosiddetto MiCo, gi squallido per conto suo forse perch non ancora ultimato, ha ospitato il concerto in quella sala da quattromila posti che quanto di meno accogliente ci si possa aspettare; ma la tragedia la sua acustica che, nonostante gli accorgimenti usati per loccasione, assolutamente inidonea ad accogliere un concerto di musica classica, incompatibile come si sa con ogni genere di amplificazione. Triste che a Milano non esista una sala adatta, o non la si trovi in occasioni come queste: lultima volta che sentimmo lOttava di Mahler - ventisette anni fa diretta, vedi un po, sempre da Chailly - fu al Palatrussardi, e cio anche allora in condizioni acustiche assolutamente improbabili! E pensare che nel 1910, per la prima assoluta, a Monaco fu costruita una sala apposta

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org La lenta rinascita del Maga di Gallarate
A dieci mesi dal terribile incendio che devast il museo, il MAGA di Gallarate riapre i battenti. Sabato scorso, alla presenza delle autorit cittadine e di un grandissimo pubblico, si svolta linaugurazione, che ha svelato una parte del museo restaurata e rinnovata, pronta a ospitare una mostra tutta particolare: With a little help from my friends. Artisti per il Maga. 180 artisti italiani, tra cui anche qualche grande nome di risonanza internazionale, hanno voluto donare unopera destinata a essere esposta temporaneamente al museo per poi essere venduta, e i cui proventi serviranno a finanziare parte dei futuri lavori di restauro del museo. Il progetto sicuramente molto sentito, come dimostrano le tante decine di visitatori presenti allinaugurazione, cos come sentito da parte degli artisti stato il bisogno e la necessit di smuovere qualcosa per ricreare in fretta un

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www.arcipelagomilano.org museo sul territorio, rovinato e distrutto da quel terribile incendio del febbraio scorso, le cui cause, ancora oggi, sono avvolte nel mistero. Se il piano terra stato in parte restaurato e reso pronto per lutilizzo, la struttura nel suo complesso ancora necessiter di tempo, soldi e attenzioni. Molto gi stato fatto con i contributi della Regione Lombardia (150mila euro) e della Fondazione Cariplo (250mila euro). Senza dimenticare la Triennale di Milano e la Villa Reale di Monza, che hanno messo in mostra la collezione permanente del museo, dando un senso di continuit e speranza alle opere darte che con tanta fatica sono state strappate alle fiamme. L'idea quella di organizzare una mostra che permetta di riaprire il MAGA con un evento informale e discorsivo capace di far percepire il museo come un luogo davvero aperto alla collaborazione della comunit da cui nato - spiega Giovanni Orsini presidente del Premio Gallarate - Le opere in mostra saranno cedute a fronte di un contributo anche modesto, i contribuiti raccolti dal Premio Gallarate avranno l'obiettivo di costituire un fondo per permettere lo sviluppo delle attivit del MAGA nel 2014, e di rispondere alle necessit di recupero dello stabile. With A Little Help from My Friends dunque il segnale di come il Premio Gallarate, come accade dal 1949, sostenga con forza la presenza di un museo cittadino dedicato alla contemporaneit e che questo museo, il MAGA, sia supportato e accolto da un'ampia comunit di artisti, curatori, ma anche appassionati di arte e cultura, in primis da Gallarate e dalla nostra regione. Sino al 22 dicembre il MAGA ritorna a essere spazio di incontro e condivisione, con una mostra che permette non solo di acquistare arte, ma anche e soprattutto, di farlo per unottima e validissima causa.

MAGA - Fondazione Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea 'Silvio Zanella' - via De Magri, 1, Gallarate Orari: marted - mercoled - venerd 11.00 - 18.30 gioved 11.00 - 21.00 sabato - domenica 11.00 - 19.30 Chiuso il luned INGRESSO GRATUITO

Musica e grandi emozioni per i Visitors di Ragnar Kjartansson


The Visitors, la mostra installazione di Ragnar Kjartansson allHangar Bicocca, una di quelle ormai rare mostre-esperienze darte che lasciano davvero qualcosa allo spettatore, che commuovono e che ci fanno sentire parte di qualcosa, di unesperienza lirica ed emoziona nte. Lartista islandese, gi affermato sulla scena internazionale e sperimentatore di vari linguaggi, come la musica, il teatro e il cinema, propone una grande e suggestiva installazione di nove video proiezioni in scala 1:1, per una mostra di grandissimo successo che stata prorogata fino al 5 gennaio 2014. The Visitors, il cui titolo rimanda allultimo e malinconico album degli ABBA, racconta una storia musicale. Nove musicisti diversi, tutti amici di Kjartansson, cantano e suonano visivamente in contemporanea per pi di unora, ognuno con il proprio strumento, la stessa canzone, una poesia intitolata Feminine Ways, composta dallex moglie dellartista e musicata da Kjartansson stesso. I musicisti, tra cui le sorelle fondatrici della band Mm e alcuni membri dei Sigur Rs, sono ripresi da una videocamera fissa, allinterno di n ove stanze differenti, tutte parte di una antica e malinconica dimora di propriet della famiglia Astor, nellUpstate di New York. In uno dei video, in cui viene ripresa lottocentesca veranda della casa, sono presenti anche alcuni dei proprietari stessi, che interpretano una sorta di coro e di accompagnamento vocale. Le nove tracce audio e video sono girate separatamente, ma vengono proiettate in contemporanea sui grandi schermi, per far s che lo spettatore venga circondato, nonch reso partecipe, di questa straordinaria performance ed esperienza sensoriale. Non solo la melodia straziante e commovente in alcuni momenti, ma anche la fotografia delle scene, che sembrano tableaux vivant daltri tempi, riesce a proiettare lo spettatore al centro di questa situazione, estraniandolo totalmente dalla realt quotidiana che lo aspetta dietro la porta dingresso. Figura trainante dellintera opera proprio lartista stesso, che canta, accompagnato da una chitarra, in una vecchia vasca da bagno, facendo da direttore dorchestra a questo improbabile e suggestivo coacervo di artisti islandesi che tramite cuffie, seguono il ritmo, suonano, cantano, e sono parte dellopera. Kjartansson non nuovo a questo tipo di operazioni, che vogliono esprimere concetti per lui fondamentali: la forza della musica, le sensazioni e le connessioni psicologiche che una melodia pu creare, larte come forza di collaborazione tra diverse persone ed elementi, lamore per la performance. Si potrebbe dire molto altro. In realt meglio lasciar la magia e la sorpresa della scoperta di questopera, cos forte emozionalmente e di grande impatto emotivo. In contemporanea sar possibile visitare la mostra Islands, di Dieter Roth e Bjorn Roth, artisti tedeschi, padre e figlio, maestri dellaccumulazione e del creare opere in cui si uniscono pittura, scultura, fotografia, video ed editoria. Senza dimenticare una serie di opere fatte interamente di zucchero e cioccolato, inediti busti ritratto dartista. Ragnar Kjartansson The Visitors a cura di Andrea Lissoni e Heike Munder. La mostra riaprir gioved 5 dicembre. prorogata fino al 5 gennaio 2014. Dieter Roth Bjrn Roth - Islands a cura di Vicente Todol Fino al 9 febbraio 2014 HANGAR BICOCCA via Chiese 2 Orari: Lun-mar-merc: chiuso Gioven-sab-dom: 11-23 Entrata gratuita

Perch il Museo del Duomo un grande museo


Inaugurato nel 1953 e chiuso per restauri nel 2005, luned 4 novembre, festa di San Carlo, ha riaperto le sue porte e le sue collezioni il Grande Museo del Duomo. Ospitato negli spazi di Palazzo Reale, proprio sotto il primo porticato, il Museo del Duomo si presenta con numeri e cifre di tutto rispetto. Duemila metri quadri di spazi espostivi, ventisette sale e tredici aree tematiche per mostrare al pubblico una storia fatta darte, di fede e di persone, dal quattordicesimo secolo a oggi. Perch riaprire proprio ora? Nel 2015 Milano ospiter lExpo, diventando punto di attrazione mondiale per il futuro, cos come, in passato,

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www.arcipelagomilano.org Milano stata anche legata a doppio filo a quelleditto di Costantino che questanno celebra il suo 1700esimo anniversario, con celebrazioni e convegni. Non a caso la Veneranda Fabbrica ha scelto di inserirsi in questa felice congiuntura temporale, significativa per la citt, dopo otto anni di restauri e un investimento da 12 milioni di euro. Il Museo un piccolo gioiello, per la qualit delle opere esposte cos come per la scelta espositiva. Larchitetto Guido Canalico lo ha concepito come polo aperto verso quella variet di generi e linguaggi in cui riassunta la vera anima del Duomo: oltre duecento sculture, pi di settecento modelli in gesso, pitture, vetrate, oreficerie, arazzi e modelli architettonici che spaziano dal XV secolo alla contemporaneit. E lallestimento colpisce e coinvolge gi dalle prime sale. Ci si trova circondati, spiati e osservati da statue di santi e cherubini, da apostoli, da monumentali gargoyles - doccioni, tutti appesi a diversi livelli attraverso un sistema di sostegni metallici e di attaccaglie a vista, di mensole e supporti metallici che fanno sentire losservatore piccolo ma allo stesso tempo prossimo allopera, permettendo una visione altrimenti impossibile di ci che stato sul tetto del Duomo per tanti secoli. Si poi conquistati dalla bellezza di opere come il Crocifisso di Ariberto e il calice in avorio di san Carlo; si possono vedere a pochi centimetri di distanze le meravigliose guglie in marmo di Candoglia, e una sala altamente scenografica espone le vetrate del 400 e 500, alcune su disegno dellArcimboldo, sopraffini esempi di grazia e potenza espressiva su vetro. C anche il Cerano con uno dei Quadroni dedicati a San Carlo, compagno di quelli pi famosi esposti in Duomo; c un Tintoretto ritrovato in fortunate circostanze, durante la Seconda Guerra mondiale, nella sagrestia del Duomo. Attraverso un percorso obbligato fatto di nicchie, aperture improvvise e sculture che sembrano indicare la via, passando per aperture ad arco su pareti in mattoni a vista, si potr gustare il Paliotto di San Carlo, pregevole paramento liturgico del 1610; gli Arazzi Gongaza di manifattura fiamminga; la galleria di Camposanto, con bozzetti e sculture in terracotta; per arrivare fino alla struttura portante della Madonnina, che pi che un congegno in ferro del 1700, sembra unopera darte contemporanea. E al contemporaneo si arriva davvero in chiusura, con le porte bronzee di Lucio Fontana e del Minguzzi, di cui sono esposte fusioni e prove in bronzo di grande impatto emotivo. Il Duomo da sempre il cuore della citt. Questo rinnovato, ampliato, ricchissimo museo non potr che andare a raccontare ancora meglio una storia cittadina e di arte che ebbe inizio nel 1386 con la posa della prima pietra sotto la famiglia Visconti, e che continua ancora oggi in quel gran cantiere, sempre bisognoso di restauro, che il Duomo stesso. Museo del Duomo Palazzo Reale piazza Duomo, 12 Biglietti: Intero 6 euro, ridotto 4 euro Orari: MartedDomenica: 10.00 -18.00.

Il marmo vivo di Rodin


Sessanta sculture e un allestimento che sembra un cantiere in corso, per dare lidea di un atelier vivo ma in momentaneo riposo. Cos la sala delle Cariatidi stata invasa e resa un cantiere artistico tutto in divenire, creato appositamente per ospitare i preziosi marmi di Auguste Rodin, celebre scultore francese, protagonista della rassegna pi completa sulle opere in marmo del maestro francese. Tre le sezioni presentate, che illustrano temi e modi del lavoro di un artista che, al pari di Michelangelo, ha saputo trasformare un materiale difficile come il marmo in qualcosa di tenero e seducente. Lillusione della carne e della se nsualit infatti il tema intorno a cui si sviluppa la prima sezione, nella quale sono raccolte alcune opere giovanili e di stampo classico. Protagonista indiscusso di questa prima parte Il bacio, che spicca, anche per dimensioni, su tutta la sala, e che fece scalpore nella Francia di fine Ottocento per la libert e la sensualit dei due amanti colti in un gesto proibito. La seconda sezione propone alcune fra le sculture pi conosciute di Rodin e dimostra la piena maturit del maestro anche dal punto di vista della capacit di elaborazione delle figure che emergono dai candidi blocchi di pietra. Accanto a ritratti di grande intensit, lontani dalla fredda precisione dinizio carriera, come il busto dedicato alla compagna di una vita Rose Beuret, si alternano richiami alleros e alla disinibita ricerca formale ed estetica del maestro, manifestando la sua necessit di tentare nuovi percorsi scultorei. Qui le commoventi Mains damant sono un richiamo lirico allamore e alla sensualit, ma lasciano gi pienamente comprendere il lavoro di recupero della tradizione che Rodin conduce insieme allaffermazione di una nuova idea di scultura. La poetica dellincompiuto caratterizza la terza sezione dove c il trionfo del non finito, espediente che rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin rielabora in una chiave di assoluta novit. Una mostra che spiega anche la modernit del pensiero di Rodin, gi conscio dellimportanza di avere opere darte riproducibili e che chiama a lavorare con alcuni tra i pi valenti maestri lapicidi dellepoca, diretti e indirizzati proprio da Rodin stesso nel creare e sbozzare marmi preziosi. Scrive Aline Magnien conservatore capo del patrimonio del Muse Rodin di Parigi: Se la mano dello scultore fondamentale per i suoi interlocutori, evidente come Rodin tenga separate le cose: da una parte lideazione e il modello, di cui si assume la piena responsabilit, dallaltra lesecuzione, aperta mente delegata e alla quale non esita a far partecipare il committente, a cui lascia talvolta scegliere il titolo che preferisce. Rodin era considerato un maestro ineguagliabile, i contemporanei dicevano che davanti a lui la materia tremava. Dominatore di quella stessa materia, il marmo gli permetteva di studiare la luce e la vita, cos come il bronzo era strumento per studiare le ombre. E alcuni marmi sembrano vivi davvero, sembrano scavare e farsi strada tra la materia grezza e incompiuta di alcune opere, e che a fatica fa emergere volti di fanciulle, amanti abbracciati, mani che si rivolgono al cielo. Rodin il marmo, la vita Palazzo Reale - Sala delle Cariatidi Fino al 26 gennaio 2014 Orari Luned dalle 14.30 alle 19.30 Marted, mercoled, venerd, domenica dalle 9.30 alle 19.30 Gioved e sabato dalle 9.30 alle 22.30 Biglietti: Intero 11,00, Ridotto 9,50

Autunno Americano parte 2: Andy Warhol

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www.arcipelagomilano.org Dopo la grande mostra in Triennale del 2004, e una monografica di stampe al Museo del Novecento questa primavera, Andy Warhol torna a Milano con una super esposizione: le opere della collezione di Peter Brant. La mostra si presenta subito come una grande retrospettiva del lavoro dellartista originario di Pittsburgh, comprendente alcune delle sue opere pi famose e conosciute a livello mondiale, per un totale di oltre 150 opere darte, tra d ipinti, serigrafie, sculture e fotografie. La mostra, curata da Francesco Bonami e dallo stesso Peter Brant, sar unoccasione interessante per approfondire la figura, a torto ritenuta spesso solo superficiale e frivola, di Andy Warhol, artista invece ben pi complesso e tormentato. Peter Brant, magnate americano, fu intimo amico di Warhol, e ad appena ventanni inizi a comprare i lavori dellartista, partendo proprio dalla famosa lattina di zuppa Campbell riprodotta da Warhol. Sar un legame lungo tutto una vita quello che accompagner lavventura di Brant e Warhol, che vissero e segnarono insieme i pazzi anni 60 e 70 della scena newyorchese. Un sodalizio di vita e lavoro il loro, che sfocer nella collaborazione tramite la rivista Interview, fondata dallo stesso Warhol nel 1969 e acquistata da Brant e dalla sua casa editrice dopo la morte dellamico, avvenuta nel 1987 in seguito ad unoperazione chirurgica finita male. La mostra presenta capolavori assoluti, che caratterizzano la collezione Brant come una delle pi importanti e significative a livello internazionale rispetto alla produzione warholiana. Attraverso un percorso cronologico si potr ricostruire a tutto tondo la figura di Warhol, partendo dai suoi inizi come grafico e pubblicitario, famoso gi allepoca per rivoluzionari e particolarissimi disegni di calzature femminili e per il suo atteggiamento irriverente. La pubblicit per era solo linizio. Warhol voleva far parte dellelite artistica, ecco perch si rivolse sempre pi allarte e al mondo pop, o vvero a quel substrato culturale che coinvolgeva tutti gli americani, dal Presidente alluomo comune. Il suo universo si popola di lattine di zuppa, di Coca-Cola, di scatole di detersivo Brillo; dalle sue tele si affacciano Liz, Marilyn, Elvis, Jackie e tanti altri divi osannati dallAmerica, e che per ebbero anche, quasi Warhol fosse stato un profeta, fini tragiche o destini infelici. Come a dire, lapparenza, nonostante i colori e i sorrisi smaglianti, inganna. Una presa di coscienza di quello che lamericano medio aveva sotto gli occhi tutti i giorni, visto al supermercato o sui giornali, e che Warhol ripropose ingrandito, ripetuto fino allo sfinimento, disarticolato, sovrapposto e modulato, ma senza mai criticare. Anzi. La pop art di Warhol lontanissima dal voler lanciare invettive contro il consumo smodato o il capitalismo. Warhol stesso ci era cresciuto, e la cosa pi naturale per lui era proprio partire da quello che conosceva meglio e che poteva riguardare tutti. Senza messaggi nascosti o significati troppo profondi. Oltre ai famosi Flowers multicolor e ai ritratti di Mao, paradossale vera icona pop, la mostra propone anche le rielaborazioni che Warhol fece di un grande classico come lUltima Cena di Leonardo; cos come stupiranno una serie di Portraits, di autoritratti che lartista si fece grazie alle polaroid che amava tanto, e che usava per riprendere anche i suoi amici Mick Jagger, Diana Ross e Jane Fonda. Tutti presenti in mostra. Emerge cos un Warhol non solo mondano e padrone del suo palcoscenico, la celeberrima Factory, in cui numerosi assistenti producevano effettivamente le sue opere, ma anche un Warhol pi introverso, spaventato forse da quella celebrit raggiunta e cercata, ma che era diventata perfino pericolosa. Fu infatti vittima di un tentato omicidio, per mano di una femminista, e dal quale si salv per miracolo nel 1968. Vittima di un diverso colpo di arma da fuoco fu invece una delle opere pi famose di Warhol, una Marilyn blu che venne colpita da un proiettile in piena fronte, sparato senza motivo da unamica dellartista nel 1964. Da quella data lopera venne chiamata, per lappunto, Blue Shoot Marilyn. Ennesimo esempio del circo che circondava lartista e che lui osservava quasi in disparte, dietro i suoi occhiali da sole e al riparo di una parrucca argentata.

Warhol, dalla collezione Peter Brant Palazzo Reale fino al 9 marzo 2014 Orari: Luned: 14.3019.30 Dal marted alla domenica: 9.3019.30 Gioved e sabato: 9.30-22.30 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,50 euro.

Josep Albers torna a Milano


Milano celebra il genio di Josep Albers attraverso una mostra in due sedi che ripercorre alcuni degli aspetti fondanti della carriera del grande artista modernista ed esponente del Bauhaus, promossa dalla Josef & Anni Albers Foundation. Fino al 6 gennaio presso la Fondazione Stelline sar possibile visitare Josef Albers. Sublime Optics, prima mostra monografica milanese dedicata allartista tedesco. Curata e allestita da Nick Murphy (Projects Director della Josef and Anni Albers Foundation) la mostra offre una prospettiva unica su questo grande artista e maestro del Bauhaus, raccogliendo rari disegni giovanili, interessanti ed emozionanti vetri colorati, vetri sabbiati e una selezione di dipinti astratti. Il percorso espositivo presenta 78 lavori realizzati all'inizio della sua carriera artistica, quando Albers insegn in Vestfalia, per arrivare fino agli ultimi giorni della sua vita: dal primissimo disegno conosciuto fino all'ultimo e straordinario Omaggio al Quadrato. Una carriera artistica permeata, nonostante le rigide geometrie e strutturazioni delle sue opere, dalla sua religiosit cattolica e dal suo credere fermamente che, applicando il talento artistico con dedizione e verit, sarebbe stato possibile trasformare la realt quotidiana in modo miracoloso. La mostra - afferma Nick Murphy analizza gli esperimenti del maestro con la luce (attraverso raffinate manipolazioni di colore, forme e linee) in modo da creare ulteriori misteri nel mondo, misteri che possano funzionare come esercizi spirituali per nostri occhi. come un ottico mistico che ci fa indossare lenti per veder meglio il sublime intorno a noi. Liniziativa alla Fondazione Stelline il primo ritorno a Milano delle opere dellartista dopo quasi ottanta anni di assenza. Lultima volta che Albers ebbe una mostra personale in citt fu quando lamico e collega della Bauhaus Wassily Kandinsky organizz una mostra delle sue stampe presso la galleria Il Milione nel 1935, a un anno dalla chiusura del Bauhaus (di cui Albers fu studente e docente dal 1920 al 1933). La seconda esposizione Imparare a vedere: Josef Albers professore, dal Bauhaus a Yale in programma dal 2 ottobre al 1 dicembre 2013 nella Sa-

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www.arcipelagomilano.org la Napoleonica dellAccademia di Brera curata da Samuele Boncompagni e da Giovanni Iovane e approfondisce limpatto dellinnovativo metodo di insegnamento di Albers, dapprima al Bauhaus, quindi al Black Mountain College di Asheville (North Carolina, USA), dove emigr con la moglie alla chiusura del Bauhaus tedesco, e infine alla Yale University di New Haven (Connecticut, USA). La passione e la creativit impiegate da Albers durante le sue lezioni saranno rilette attraverso quattro Omaggi al quadrato di Albers e cento tra documenti, foto, libri, materiale didattico dello stesso Albers e dei suoi studenti, che documentano in maniera approfondita la qualit del suo insegnamento.

Josef Albers. Sublime optics, Milano, Fondazione Stelline (corso Magenta 61), fino al 6 gennaio 2014, orario di apertura: dalle 10 alle

Il volto del 900: capolavori dal Pompidou di Parigi


Cosa ci fanno insieme capolavori di Matisse, Bacon, Mir, Picasso, Magritte e unaltra cinquantina di artisti del secolo scorso? Sono solo alcuni dei protagonisti indiscussi della mostra Il Volto del 900, antologica con 80 opere darte provenienti dal prestigioso Centre Pompidou di Parigi e che ripercorre la storia del ritratto dallinizio del 900 ai (quasi) giorni nostri. Il ritratto una delle forme darte pi antiche della storia, il cui uso variato molto nel tempo, a seconda dellepoca e delle classi dominanti. Dallarte egizia al Rinascimento, dalla nascita della borghesia alla ritrattistica ufficiale, il ritratto stato veicolo di rappresentazione di mondi interi, ognuno col suo codice linguistico, di valori e di simboli. E nel '900? Il ritratto sembra essere giunto alla resa dei conti con la grande invenzione della fotografia:un confronto/scontro che se da una parte lo ha condotto allemarginazione dal punto di vista utilitario, dallaltra ne ha fatto riscoprire anche un nuovo utilizzo e un nuovo potenziale, come si resero conto anche gli stessi Impressionisti gi dalla fine dell'800. Il 900 stato il secolo difficile, nella storia come nellarte. Gli artisti, testimoni di guerre e genocidi, si sentono impossibilitati a esprimere il volto umano delle persone, ed ecco allora che ne rappresentano il volto tragico. La nascita della psicanalisi di Freud, lannientamento dellIo singolare a favore di un Io di massa portano a rivoluzionare il ritratto, che diventa non solo rappresentazione fisica ma anche e soprattutto rappresentazione intima e interiore del soggetto. Le avanguardie si scatenano: rovesciano tutti i canoni, lastrazione entra prepotente, i colori si allontanano dalla realt, i soggetti non sono pi seduti in posa nello studio dellartista ma vengono copiati da fotografie prese dai giornali, dando vita a opere fino a qualche anno prima impensabili, di grande rottura e scandalo. Picasso (in mostra con 3 lavori) docet. La mostra, curata da Jean-Michel Bouhours, conservatore del Centre Pompidou, presenta sei sezioni tematiche, incentrate su temi filosofici o estetici. I misteri dellanima, lautoritratto, il formalismo, il surrealismo, caos e disordine e infine larte dopo la fotografia coinvolgeranno il visitatore in questa galleria di opere che si snoda da sculture di eccezionale valore, come la Musa dormiente di Brancusi, e il Ritratto del fratello Diego, di Alberto Giacometti; passando per lautoritratto angosciante di Bacon e quello a cavallo tra futurismo e cubismo di Severini; senza dimenticare i dipinti stranianti di Magritte e Mir, e per poi concludere, con molti capolavori nel mezzo, con liperrealismo di Chuck Close e il Nouveau Realisme di Raysse. In un mondo in cui siamo bombardati di immagini e i nostri autoritratti impazzano sui social network, la mostra del Pompidou aiuta a contestualizzare e a comprendere perch questa fame di immagini ci , fo rse, scaturita. ll Volto del '900. Da Matisse a Bacon - I grandi Capolavori del Centre Pompidou Palazzo Reale Fino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Luned 14.30-19.30; da Marted a Domenica 9.30-19.30; Gioved e Sabato: 9.30-22.30

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per

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www.arcipelagomilano.org comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 28 febbraio 2014 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Donatella Bisutti Un amore a due braccia
LietoColle, 2013, 118 pp.
Mercoled 27 novembre, ore 18 il libro verr presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, con Erminia Dell'Oro e Vivian Lamarque a cura di Unione Lettori Italiani Milano Nicolas Boileau, oltre trecento anni fa decret "La fine del mare in poesia, perch - diceva - oramai si esaurita tutta la gamma dei colori, dal celeste al grigio, dal verde al turchino, al nero, e di tutti i possibili suoni, dai sussurri alle grida, agli schianti." Dopo il mare, la stessa fine va predicata anche per l'amore? Che bisogno c' oggi di un libro di poesie di amore? Certo che ce n' bisogno, eccome. La musa agrodolce e gioiosa di Donatella Bisutti, rappresenta la risposta pi tenera, sfumata, ironica (e qualche volta grottesca) alla domanda che nasce, in fondo, dalla vita di tutti e che si confonde nel caleidoscopio in cui "si risvegliano e confluiscono le nostre solidariet amorose, certi ricordi di amore e disamore che sprizzano ancora scintille e nostalgia...." come scrive nella sua prefazione al volume Maria Luisa Spaziani. Il "tu ed io" maneggiato dalla Bisutti in tutte le possibili sfaccettature, dal pudico all'irritato, ma sempre ricorrendo a un linguaggio affascinante, avvolgente, imprevedibile che fa dire al lettore stupito: vediamo quale nuova invenzione trover nella prossima pagina. Non a caso i versi vellutati o corrosivi della Bisutti hanno fatto scattare un richiamo ai "Frammenti amorosi" di Roland Barthes, sia pure, quelli, non espressi nella misura e nella struttura del verso. Del resto fin da "Inganno ottico" del 1985 (Premio Montale per l'inedito) e dalla "Poesia salva la vita" (Oscar Mondadori 1998) le ricerche dell'Autrice sul significato e la funzione del linguaggio e del suo suono in poesia costituiscono uno dei confini pi interessanti da visitare e percorrere. Questo "Un amore con due braccia" segna un nuovo passo nell'accurato, fantasioso e sempre vivo e palpitante viaggio in cui la Bisutti accompagna il lettore, lungo i binari del sogno, del suono e della emozione. Paolo Bonaccorsi

CINEMA questa rubrica a cura di Anonimi Milanesi rubriche@arcipelagomilano.org Miss Violence


di Alexandros Avranas [Grecia, 2013, 99', VM14] con Themis Panou, Rena Pittaki, Eleni Roussinou
La prima inquadratura del film una porta bianca, chiusa, con una maniglia dottone; a ritroso poi la macchina da presa svela un interno borghese dove si festeggiano in famiglia gli undici anni di Angeliki, ragazzina delicata, bionda e vestita di bianco come laltra giovanissima che con lei. Una casa ben arredata, una famiglia dignitosa, ma non ricca, che ha preparato sandwich e torte per loccasione e scatta polaroid di ricordo. Mentre gli altri della famiglia le danno le spalle, con calma agghiacciante, Angeliki esce in balcone e si butta, dopo aver lasciato un sorriso e uno sguardo infinitamente consapevole, diretto verso lobiettivo della macchina da presa. Partono poi i titoli di testa, e la visione del film lascia unintensit di sofferenza e inquietudine difficile da reggere, che persiste anche usciti dalla sala, tanto che non sono io stessa riuscita a descriverla e a fatica la metto su carta oggi nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Ci sono tante donne in famiglia, e per pi della met del film non si capisce chi sia figlia, madre o nipote, in una incertezza dei ruoli che provoca nello spettatore ancora pi smarrimento della sensazione di

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www.arcipelagomilano.org sordida inquietudine malcelata della vita familiare. Tutto raggelato, anche lelaborazione del lutto dramm atico di Angeliki; lutto vissuto in silenzio senza esplosioni di rabbia e di disperazione. Crudelt e sottomissione sono palpabili, trattenute nel cerchio di una continua obbedienza richiesta dal capofamiglia, nonno di Angeliki e padre di sua madre e di unaltra f iglia adolescente, che mantiene la famiglia occupandosi di richiedere sussidi e facendo saltuariamente il contabile. Padre effettivo e affettivo di tutti, cos appare allinizio: a lui si chiede il permesso, e si concede obbedienza silenziosa, a lui lasciato il compito di stabilire quando e chi si siede a tavola, quando si pu andare in gita al mare, a lui sono spettano i colloqui con gli insegnanti, lui d i tranquillanti alla bellissima e instabile figlia. Lui soprattutto dispone dei corpi e delle menti di moglie, figlie e nipoti femmine, abusandone e facendole abusare da altri, e infierendo psicologicamente sulla fragilit dellunico nipote maschio. Tutto composto, dallarredo della casa, ai gesti, allespressione dei volti. Tutto compresso, anche listinto di ribellione delle vittime, in uno scambio di sguardi e parole non pronunciate. Anche la violenza dellorco nascosta e lasciata a presentimenti - la macchina che si ferma in un vicolo cieco, lo zaino sui sedili posteriori - poco rivelata dal regista allo spettatore, se non in una dolorosa e ripetuta scena di sesso vissuta dalla e con la figlia quattordicenne. Anche il gesto finale, della dolente e silenziosa mater familiae, sempre in ombra, sempre stanca, raccontato solo attraverso la fredda preparazione e lesito, senza lacrime n parole di spiegazione, senza una messa in scena evidente di una vera catarsi, che mette a dura prova lo spettatore. I personaggi dolorosamente veri e ben diretti, la fotografia senza luminosit e artificialit, la grande tenuta della regia ha portato a Avranas il Leone dargento per la miglior regia e a Themis Panou, il patriarca orco, la Coppa Volpi per il miglior attore. Adele H.

SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org LAida di Verdi e le sue danze
Il khediv dEgitto Isml B voleva inaugurare il nuovo teatro dopera del Cairo con un soggetto archeologico nazionale egiziano. Sottopose il libretto a Giuseppe Verdi che accett di scrivere la partitura. Il Teatro alla Scala accolse la prima europea dellAida e con lAida la Scala conclude la stagione operistica 2012/13 come omaggio in anticipazione della prossima stagione interamente dedicata a Verdi per il bicentenario della sua nascita (La Traviata aprir nel tradizionale giorno di SantAmbrogio la stagione 2013/14). A completare la grandiosit di sapore orientale dellopera lirica inte rvengono non solo mimi, ma anche danze appositamente disegnate e preparate dai solisti del corpo di ballo. Latto II dedicato interamente ai preparativi (scena 1) e ai festeggiamenti (scena 2) per la vittoria degli Egizi sugli insorti Etiopi, durante i quali fanno il loro ingresso i prigionieri e gli schiavi etiopi (comunemente e tradizionalmente chiamati selvaggi). Il grande ballerino Vladimir Vasilev (1940-) stato chiamato nel 2006 in occasione della riapertura del Teatro alla Scala di Milano dopo i restauri per creare le coreografie. Vasilev stato toile del Teatro Boloj di Mosca tra gli anni 60 e 80, sotto la direzione artistica di J urij Grigorovi, il quale per lui e la moglie Ekaterina Maksimova cre il balletto virtuosistico Spartacus. Nelle creazioni per lAida Vasilev non si ispirato al repertorio moscovita, che comprendeva lelegante balletto La figlia del faraone, firmato Petipa, di ambientazione evidentemente egizia, le cui danze per i festeggiamenti (anche l compaiono schiavi etiopi) sarebbero potute essere di ispirazione. Vasilev, invece, ha disegnato delle coreografie totalmente ex novo, ispirate - sembra - alla propria fisicit e al proprio virtuosismo: infatti, sulle note picchiate degli archi fa il suo ingresso la Coppia dei Selvaggi, che danza praticamente nuda. La nudit non solo un espediente teatrale per identificare i personaggi, ma una precisa scelta coreografica per mettere in evidenza le doti dei danzatori, che si esibiscono in un pas molto veloce, scattoso, atletico e muscolare, virtuosismo puro. Lamore non al centro della coreografia, come nella migliore tradizione romantica, ma Vladimir Vasilev ha voluto risaltare la durezza della condizione servile in cui versa il popolo selvaggio, che viene da un territorio aspro e duro. Le coreografie potrebbero ricordare quelle della Sagra della primavera di Stravinski, nelle quali i riti aspri e selvaggi di una societ paleo-slava sono espressi con grandi virtuosismi e muscolarit. Per questa coreografia, nellanno di re-inaugurazione sono stati scelti due grandi danzatori Roberto Bolle (toile della Scala e dellAmerican Ballet Theatre) e Myrna Kamara (prima ballerina del Balletto di Zurigo), che insieme hanno creato latmosfera selvaggia dei prigionieri, e in questo anno verdiano sono stati scelti solisti e corifei del Teatro alla Scala (Beatrice Carbone, Denise Gazzo, Marco Agostini e Christian Fagetti per la Coppia del Selvaggi, Deborah Gismondi e Beatrice Carbone per Akhmet), tutti danzatori giovani, con grandi doti espressive e virtuosistiche. Domenico G. Muscianisi

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PHILIPPE DAVERIO: LASCENSORE DEL DUOMO DI MILANO https://www.youtube.com/watch?v=51U0VR-9pM0

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