Vous êtes sur la page 1sur 29

= LE ORIGINI = I pi antichi documenti della lingua latina sono: Fibula praenestina: fibbia doro con iscrizione greca.

Probabile falso ottocentesco. Vaso di Dueno: piccolo vaso dargilla a tre corpi con iscrizione di carattere religioso

CARMINA Carmen: prosa ritmica, ma ne vera prosa ne vera poesia, conteneva formule rituali o espressioni tipiche dei trattati e dei giuramenti. Stile quasi da preghiera, che aggiunge sacralit ad ogni cosa della vita. Rester tipico degli scrittori latini. Carmen Fratum Arvalium: legato rito della purificazione e fertilit dei campi. Neniae: canti funebri. Intonati allinizio dalla famiglia del morto, successivamente da donne prezzolate. Carmina Convivialia: carmi cantati nel corso di banchetti che elogiavano gli antenati. Dovevano iniziare qui le prime leggende di Roma, ad esempio delle origini di alcune famiglie come gli Orazi e i Deci. Elogia: Altre lodi dei defunti. Carmina Popularia: cantilene legate alla vita dei campi della famiglia, degli affetti, del quotidiano. Sono anonimi e improvvisati. Carmina trumphalia: canti dei soldati verso i comandanti vittoriosi. Termini ironici e canzonatori per scongiurare eventuale malocchio.

PRIME FORME DRAMMATICHE Fescennini: Forma primordiale di rappresentazione scenica. In origine canti rustici, dovevano probabilmente allontanare il malocchio. Satura: Prima autentica rappresentazione teatrale. Indole religiosa e rituale alle origini, solo dopo in forma scritta e tendente ad essere una riflessione sulla vita e i costumi degli uomini. Atellana: Originaria degli Osci, rappresentazione drammatica accostata al dramma satiresco greco. Vi sono maschere fisse e una trama con intrighi e imprevisti. Non vi resta niente se non pochissimi frammenti.

LA PROSA Leggi delle dodici tavole: Prima legislazione scritta di Roma antica. Esposte nel foro su tavole di bronzo, pervenute a noi in forma rimaneggiata. Commentari: O libri. Raccoglievano gli atti pi rilevanti che riguardavano magistrati o collegi sacerdotali. Fasti: Elenchi curati dai pontefici che che distinguevano i giorni in cui si poteva amministrare la giustizia da quelli in cui non si poteva. Annales Pontificum: Nomi dei magistrati, dei consoli ed eventi rilevanti riportati anno per anno.

APPIO CLAUDIO CIECO Primo personaggio di rilievo della letteratura latina. Fu console ed un acuto interprete delle esigenze di Roma. Costru la via Appia. A lui attribuita la diffusione del rotacismo (s intervocalica al posto di r). Famose le sue Sententiae, a noi pervenute solo tre di queste. La pi famosa quella de: ognuno artefice del proprio destino. Di lui si ricorda soprattutto il discorso contro Pirro riguardante le offerte di pace da questultimo offerte. Questo discorso venne in seguito poeticamente reso negli Annales di Ennio.

= DALLE GUERRE PUNICHE ALLA MORTE DI SILLA = LIVIO ANDRONICO Tarantino, da considerarsi liniziatore della letteratura latina. Scarsi i dati biografici. Traspose dal greco tragedie e commedie. Sappiamo che una sua fabula f presentata nel 240 nel corso dei Ludi Romani: linizio ufficiale della letteratura latina. Tipico del suo tradurre la tendenza a intensificare le tinte ed a accentuare il pathos. Livio linventor di un modo di rendere loriginale in maniera letteraria. Inaugura un metodo che porter a risultati di eccezione (come nellarte Plautina). Odusia: Con la sua Odusia ha presentato per la prima volta lodissea al pubblico di Roma. Non riproduce alla lettera la lingua di questa, ma la traspone in altro ambiente culturale e quindi in un altro sistema linguistico. Discusso rimane il motivo per cui non abbia scelto lIliade. Probabilmente meglio si presentava lodissea per interessare il pubblico romano, in quanto poema del ritorno e dunque del legame con la patria, non solo di guerre ma fatto anche di avventure e di amore. Dal punto di vista metrico traduce in saturni gli esametri omerici, rendendo arcaica la sua traduzione. Problema f quello di tradurre i nomi delle divinit elleniche nei loro corrispondenti latini e la resa di alcuni termini. Tragedie: Otto tragedie, di cui il modello principale sembra essere stato Euripide e con argomenti relativi al ciclo troiano. Livio doveva forse accentuare lelemento sentimentale e patetico, ma capace di rendere suggestivi scorci di vita. Commedie: ne restano a noi appena sei versi e tre titoli. Importante dire che sostitu le prime forme di rappresentazione con testi tratti da modelli greci. La trama di fondo solitamente una storia damore che vede i figli contrapporsi ai padri avari, giovani che si invaghiscono di fanciulle di umili origini se non schiave e che alla fine vengono riconosciut come di onorevole famiglia diventando degne spose dei loro pretendenti. Da ci possiamo capire che se per la tragedia i poeti latini si rifecero alla produzione attica del V secolo, per il teatro comico cercarono i loro modelli nella na.

NEVIO Autore di commedie, tragedie e di un poema epico. Inventore della praetexta, cio la tragedia di argomento romano. Fu il primo poema nazionale romano. Pochi e incerti i dati biografici: probabilmente campano, combatt nella prima guerra punica. Ostile nei confronti dellaristocrazia soprattutto della famiglia dei Metelli. Atteggiamento che lo fece imprigionare. Tragedie: A noi pervenuti frammenti e sei titoli di fabule cothurnatae, cio tragedie di argomento greco. Come per Livio Andronico ha una preferenza per il ciclo troiano. Tuttavia a sua differenza accosta a questi anche le fabulae praetextae. Lo stile tende a porsi su un tono elevato e che tende ad allontanarsi il pi possibile dalla sfera del quotidiano. Bellum Poenicum: Epica di attualit storica, in saturni sulla prima guerra punica. Questa si intreccia con la leggenda dei viaggi di Enea che in seguito sar narrata nelleneide (di cui se ne sentir fortemente la presenza). Sebbene prese spunto da diverse fonti, chiaro appaiono le note originali di Nevio. La lingua rispetto alle tragedie risulta pi arcaica tuttavia vi sono anche spunti di satira come quello di un arrogante generale che strapazza le sue legioni. Spunti che ritroveremo nelle sue commedie.

Nevio comico: Non pochi spunti questa sua attivit verranno presi in seguito da Plauto. Alcuni dei titoli delle sue palliate rivelano la presenza di modelli greci e sembrano far pensare alla atellana e alla satura italiana. Probabilmente Nevio stato anche il primo a comporre fabulae togatae, commedie di ambiente e argomento romano. Da un prologo di Terenzio inoltre veniamo a sapere che Nevio fu forse liniziatore della contaminazione, tecnica che consiste nel variare la trama di una commedia presa a modello con linserimento di scene da un'altra fonte. Il suo riso grossolano, del popolo. Il linguaggio ricco di vocaboli coloriti e con frecciate decisamente acute ed alla Aristofane. Proprio per la sua avversione allaristocrazia non risparmia nessuno. Nemmeno Scipione Africano, ritratto mentre esce dalla casa di un amichetta. Nei suoi frammenti vediamo gi dimenarsi quelli che saranno i personaggi della scena plautina: canaglie, biscazzieri, papponi. Ma soprattutto la Tarentilla della commedia omonima. Prima vera figura feminile autentica della letteratura latina per la sua vivacit e malizia.

PLAUTO Con Plauto abbiamo la fusione della na con la mentalit ed esigenze del rozzo ma vivace mondo italico. Umbro, probabilmente il suo era un nome darte in quanto plautus voleva dire dai piedi piatti. Lavor da giovane in una compagnia di comici. Per pagare un debito fu costretto a lavorare in una macina, facendo girare proprio questa. Qui scrisse le sue prime tre commedie e da l avrebbe avuto un immensa fama sino alla sua morte. Per questa sua fortuna, Plauto ebbe numerose falsificazioni delle sue opere. Commedie: 21 autentiche. Lintreccio di queste sostanzialmente quello della commedia nuova: una vicenda condotta sul filo dellastuzia e dellintelligenza impegnate a danno di sprovveduti e maldestri. Ama le immagini dilatate, la dismisura nelle parole e nelle azioni quanto pi la realt descritta fatta di situazioni comuni e sgangherate allo stesso tempo Da qui nasce la comicit del suo teatro. Non esamina lanimo dei suoi personaggi, cosa tipica di Terenzio, in quanto i suoi burattini sulla scena suscitano un riso grossolano dettato dalle loro azioni. Il prologo, quando presente cosa viva: descrive infatti il pubblico stesso della commedia, tra senatori, pubblici ufficiali, donne di dubbio mestiere e addirittura quello che accade fuori dal teatro: venditori ambulanti, avventori di osterie e cos via. Personaggi che bene o male si ritrovano anche sulla scena delle sue commedie. Caratteristica la figura del servo astuto, un Ulisse in miniatura che aiuta il proprio padrone perennemente impacciato ed innamorato. Servo memorabile fra i vari delle commedie plautine Pseudolo della commedia omonima. Con lui vi il trionfo dellintelletto (e della frode che gi ha nel nome). Da lui dipende tutto lintrigo nella commedia, anche quando vi lelemento irrazionale nellazione da cui ne riesce ad uscire grazie alla propria fortuna. Alla base del linguaggio plautino il sermo familiaris, la lingua di tutti i giorni piena di allitterazioni, ambigui giochi di parole, termini volutamente alterati dove in sintesi domina la pura ricerca della sonorit in un linguaggio che appare del tutto spontaneo. Da ricordare nei metri linvenzione dei numeri innumeri. In una commedia plautina dobbiamo distinguere le parti recitate senza accompagnamento musciale, i recitativi accompagnati col flauto e le parti cantate vere e proprie in un incredibile variet di metri. Plauto passa con grande frequenza dal recitato al canto nelle sue commedie, in una sorta di opera buffa.

I PRIMI ANNALISTI Con le guerre puniche Roma vede nascere la sua prima storiografia. Il metodo di questi primi storici quello annalistico, cio una composizione anno per anno come gli Annales pontificum. Tuttavia possediamo solo pochi frammenti di questa produzione e pertanto impossibile precisare con certezza i legami fra i due. La lingua adoperata il greco poich questa era la lingua di commercianti e politici e lannalistica sorge con

intenti soprattutto di propaganda politica. Infatti i primi annalisti furono in prevalenza patrizi che anche col sostegno dei loro archivi privati ebbero modo di trasmettere una visione del mondo in cui risaltasse il loro status e che orient in seguito la successiva storiografia. Pertanto lattendibilit storica dei primi annalisti assai scarsa. Quinto Fabio Pittore: Della gens Fabia, primo fra gli annalisti. Parente del Temoreggiatore. Compose annali dellepoca mitica di Enea e Evandro sino alla seconda guerra punica. Cincio Alimento: Di famiglia plebea, compose annali dalla fondazione di Roma sino ai suoi tempi. Oggettivit e onest di ricerca fu attribuita alla sua opera dagli antichi.

ENNIO: Padre della poesia latina, lesse Omero tenendo conto degli alessandrini. Cre un linguaggio poetico che ebbe un seguito enorme: fra questi Virgilio, Lucrezio ed il primo Tito Livio. Naque nellantica calabria e pertanto Ennio si vanta di avere tre cuori grazie alla fusione della civilit greca e romana. Entr in confidenza a Roma con gli Scipioni. La sua vastissima produzione ci pervenuta sfortunatamente solo in frammenti. Fu autore di tragedie, commedie, satire, opere dottrinali ed erudite. La sua fama tuttavia legata agli Annales. Dal grande ingegno ma di arte rude il giudizio che d a lui Ovidio. Tuttavia, Ennio introduce grecismi e termini nuovi, ma il suo mondo espressivo conserva un che di rigido a causa dellesametro e degli arcaismi. Rest imitatissimo. Tragedie: Pi che le commedie dovette essergli congeniale la composizione di tragedie. Scrisse una praetexta sul ratto delle Sabine, e diverse cothurnetae. Euripide fu il modello principale delle sue tragedie. I suoi personaggi sono scrutati in fondo allanimo che essenzialmente tormentato. Nello sfondo, una natura che di contrasto ricca di colori e di luce. Una natura opulenta che sembra anticipare quella descritta da Lucrezio. Annales: Poema epico di trentamila versi circa suddivisi in diciotto libri che comprendeva la storia di Roma dalle origini al II secolo: di questopera a noi rimangono circa 600 versi a noi trasmessi per tradizione indiretta, cio per citazioni di altri scrittori. Con il titolo Ennio voleva collegarsi alla tradizione degli Annales Pontificium. Segue infatti il metodo annalistico, sviluppando in ordine cronologico la storia di Roma. Evidente che gli eventi vicini al poeta ricevono una maggiore trattazione. E una storia che esalta la grandezza di Roma, il eroismo in guerra ma anche la fedelt agli antichi costumi. Nei confronti di Nevio, Ennio ha una posizione critica. Egli espone la storia di Roma in maniera continuata, soprattutto riguardo le guerre, articola i fatti in secondo la tecnica alessandrina ed invoca le Muse allinizio del poema. Ma soprattutto sostituisce lesametro al saturnio di Nevio, come a voler marcare il suo legame con lepica di Omero. A tal proposito, Ennio stesso ci dice nel proemio che il simulacro del grande poeta greco gli appare in sogno dicendogli di aver trasmigrato la sua anima nel corpo di Ennio, facendone di fatto il poeta nazionale romano. Saturae: Quattro libri. Non la satira aggressiva che avreo in seguito, n chiaro il rapporto con la satura drammatica. Sembra rifarsi ai giambi di Callimaco ma doveva toccare numerosi altri argomenti come si capisce dai frammenti a noi pervenuti, tra cui scene di vita, spunti personali ed altro ancora. Questa molteplicit di toni e contenuti si manterr costante pure nella satira di Lucilio e Orazio.

CECILIO STAZIO Il pu grande poeta comico latino secondo Cicerone. La sua arte risente di quella Plautina e ci resta ben poco delle sue opere. Di toni simili a quelli terenziani, vi un analisi e cordialit dei sentimenti assente in Plauto. Cecilio ama il sentenzioso importato su una gravitas del tutto romana. Specie analizza i fatti tramite lottica di chi nella vecchiaia. Quella vecchiaia che fa capire che si di peso agli altri. Si potrebbe in effetti sintetizzare il teatro di Cecilio come un teatro di vecchi. La sua comicit si vela a tratti di tristezza e di un senso umano che gi lascia pensare allo spirito del Circolo degli Scipioni. Tant che il pubblico tard ad apprezzare le commedie di Cecilio.

PACUVIO Nipote di Ennio, apprezzato pittore e poeta tragico. Visse a contatto con gli Scipioni. Compose tragedie e coturnate. Ancora pi dello zio, di cui fu per altro allievo, Pacuvio cerca di calare in un espressivit tutta latina la ricchezza di immagini e di espressioni degli originali greci. La tragedia pacuviana intende essere, al massimo grado, commovente e patetica. Il poeta predilige miti poco conosciuti, personaggi al colmo della desolazione, intrecci romanzeschi e imprevedibili, ma il meglio di se lo d nella descrizione dei paesaggi e delle scene delle sue opere. Memorabile quella di una tempesta marina in una delle sue tragedie. Continuatore del suo stile, probabilmente Seneca tragico, che da lui riprender certe scene pittoriche sconfinanti nel macabro, le apparizioni di defunti e la tendenza allo stile sentenzioso.

TERENZIO Nato a Cartagine, condotto schiavo a Roma venne affrancato per il suo ingegno e la bellezza. Entr ben presto nel Circolo degli Scipioni diventando intimo di Scipione Emiliano e di Lelio. Questamicizia gli procur laccusa di non essere lautore delle sei commedie a lui attribuite ma un semplice prestanome di potenti amici. La Suocera, la pi delicata tra le commedie, fu accolta nel disinteresse generale. Commedie: Le commedie di Terenzio non ebbero grande fortuna tranne che per lEunuco, commedia che spiccava per il suo brio e che ebbe un enorme successo. Le ragioni della sua scarsa popolarit sono semplici: quella di Terenzio una arte delite. La lingua quella dei ceti elevati da lui piegata a strumento danalisi interiore senza quei mutamenti di registro tipici di Plauto, una commedia dai toni smorzati che rispondono ad una precisa scelta poetica. La comicit si trova soprattutto in sfumature, con qualche accenno di sorriso. La principale novit del suo teatro fu tuttavia lo studio dei caratteri. Lintreccio delle vicende sulla scena si pu dire subordinato allo studio del personaggio, lasciando quasi pensare con con un nuovo evento si possa rivelare una nuova condizione dellanimo umano. Le maschere tradizionali del teatro con Terenzio diventano pertanto caratteri umani veri e propri, anche per quanto riguarda quelli pi negativi o ridicoli della na. Da sottolineare che le puellae di norma non appaiono materialmente sulla scena. Ma lo sono spiritualmente con lamore che ispirano lasciando desiderare la loro immagine. Quando descritte infatti sono creature dolci e piacenti, contemplate nella loro quotidianit. Del prologo, Terenzio fa un uso nuovo e rivoluzionario. E infatti usato come mezzo di polemica contro i critici del suo teatro, particolarmente contro un non nominato poeta in seguito identificato come un certo Luscio, autore di commedie e sostenitore della fedelt assoluta nei confronti del modello greco. Le accuse contro Terenzio furono principalmente due: la gi citata di essere solo un prestanome e quella di contaminazione. Da questultima gli fu facile difendersi, in quanto gli bast citare altri illustri autori che erano soliti usarla, come Nevio, Plauto ed Ennio. Dalla accusa pi grave invece si difese con abilit ma senza una negazione precisa.

Ai fini di un confronto per verificare un eventuale autenticit delle sue opere poco ci resta delle commedie greche rielaborate da Terenzio. Ci che possiamo affermare lunit artistica e formale della sua commedia.

CATONE Figura di rigorismo morale e di difesa accanita delle tradizioni. Nato a Tuscolo da agiata famiglia plebea. Partecip alla seconda guerra punica e combatt al Metauro. Fu eletto censore e ci gli procur un sacco di nemici per via della sua linea politica. Colp e critic duramente il lusso (specie quello delle donne) e riusc a far espellere molti aristocratici dal senato. La sua critica era soprattutto contro gli Scipioni e lideale di vita e di cultura ellenica di cui si fecero portavoci. Catone considerava la grecit come lorigine dei mali di Roma e della degenerazione dei costumi. Sub molti processi ma fu sempre assolto. Mor senza vedere la distruzione di Cartagine che aveva ripetutamente reclamato. De agri cultura: Unica opera catoniana a noi pervenuta ed anche il primo testo in prosa integro a noi giunto. E un manuale sulla coltivazione dei campi rivolto sostanzialmente al piccolo proprietario terriero che voglia far fruttificare il suo fondo. La campagna di Catone vista con intenti pratici e il suo trattato una serie di precetti asciutti sui lavori agricoli nelle diverse stagioni, tra la cura degli animali e la produzione di olio e vino. Vi sono anche suggerimenti in merito a come trattare la manodopera e preghiere per i campi. Il tutto appare disorganico in quanto il vero fine dellopera quello di formare il lettore dal punto di vista morale lasciando intendere la durezza della vita civile al pari di quella militare. Praecepta ad filium: Dedicati al figlio Marco, erano un opera enciclopedica, la prima fra le lettere latine, che trattava di medicina, agricoltura, oratoria e arte militare. Ne abbiamo pochissimi frammenti. Con essa Catone voleva istruire il figlio evitandogli un precettore greco che di norma doveva erudire i figli degli aristocratici. Ma al di l di questa polemica, Catone avvertiva il bisogno di una somma del sapere che garantisse un mezzo di formazione. Carmen de morbus: Precetti morali in prosa ritmica sempre indirizzati al figlio Marco. Ne restano 3 frammenti. Orazioni: Circa ottanta titoli di cui a noi sono giunti diversi frammenti. Tuttavia Cicerone conosceva oltre 150 titoli. Catone sostiene che loratoria nata da improvvisazione senza il sostegno di una elaborazione di stile che egli rigetta con tutto se stesso. Nel Catone oratore troviamo passionalit etica e politica ma anche un egocentrismo esasperato. Definisce le cose per come realmente sono, ma si lascia allo stesso tempo andare alla battuta di spirito o al sarcasmo aperto e feroce. Origini: Sono lopera di maggior rilievo, in sette libri. E la prima opera storica composta in lingua latina: e questa la prima marcata differenza con gli Annales. Laltra luso di un disegno organico ignoto agli annalisti. Viene conferita da Catone molta importanza alle origini e alla storia delle citt italiche. Non pi solo le origini dunque ma anche le vicende e le civilt di tutta la penisola, col contributo determinante delle citt italiche alledificazione della potenza romana. A Catone interessa la collettivit rispetto ai singoli. Mai cita nomi di condottieri, che siano importanti, romani o stranieri. Semmai li chiama in base alle loro cariche. Lo stesso Annibale viene chiamato Dictator. Vi da sottolineare anche la presenza di discorsi nel vivo della narrazione. Da ricordare fra queste le sue orazioni contro Galba in difesa dei Rodiesi.

LUCILIO Campano, sappiamo che era ricco ed in contatto con lambiente scipionico. Inventore della satira per come oggi la conosciamo. Nella letteratura greca mancava infatti una satira come genere autonomo anche se spunti satirici sono presenti in vario modo. Lucilio dellantica satira conserva in parte la variet dei temi. Tuttavia varia lo sfondo psicologico e culturale della sua satira. Che egli abbia attinto da greci come Aristofane palese anche per via di ci che si respirava grazie agli Scipioni, tuttavia Lucilio impone sui suoi testi una spiccata originalit alimentata da un serio impegno etico. Compose trenta libri di satire (che egli chiama poemata o ludus ac sermones). A noi ne restano diversi versi ed in frammenti quasi sempre molto brevi. In esametri erano 22 libri (i primi venti) mentre negli altri usa il senario giambico ed il settenario trocaico, versi tipici della commedia. La disposizione dei libri nella raccolta non corrisponde allordine cronologico di composizione. Il carattere pi saliente della satira luculliana ladesione totale ai fatti che rappresenta. Abbiamo richiami autobiografici ed un attenzione al mondo umano che ben si sposa con il concetto di humanitas scipionica. Lucilio vive in un otium letterario: sta lontano dalla vita pubblica ma rivela una precisa attivit legata alla sfera civile e politica. La radice pi profonda della sua critica da ravvisare nel suo concetto di virtus. Non esita a scagliarsi contro i personaggi pi eminenti e si mostra benevolo solo nei confronti della virt e di chi le amico. Con lo stesso principio pone alla base delle sue polemiche il decorum. Il linguaggio da lui usato per rendere ci quello del sermo cotidianus, con certe deformazioni che lasciano ricordare Plauto. Per questa scelta verr criticato da Orazio che lo giudica ignaro di labor limae e procedente come un torrente fangoso. ACCIO Di origine servile, considerato lultimo grande tragediografo dellet arcaica, inizi la sua carriera in una gara contro un anziano Pacuvio. La sua fama legata alle tragedie, ma sappiamo anche di alcuni suoi scritti di filologia e di grammatica. Ci sono pervenuti 45 titoli di coturnate e due di preteste per 700 versi circa. Si rif al ciclo troiano, con leccezione delle due preteste, esaltazioni rispettivamente di Giunio Bruto e della stirpe dei Deci. La sua tragedia nasce allinsegna dellefferatezza, con tinte grandiose e magniloquenza di stile il quale teso e ricco di vocaboli rari. Memorabile nellAtreus il protagonista che imbadisce al fratello un banchetto con le carni dei suoi figli. Al pari di Pacuvio, possiamo dire che Accio fornisce una base a quella che sar lattivit di Seneca tragico.

TOGATA ED ATELLANA Togata: dopo Accio, la tragedia inizia il suo tramonto, per i nuovi gusti letterari che ricercano una poesia pi individualistica. In piena fioritura troviamo invece la togata, commedia ambientata in Italia con personaggi romani di una certa severitas che li poneva fra commedia e tragedia. Tre sono gli scrittori che ricordiamo: Titinio, dai cui versi e titoli a noi pervenuti comprendiamo che prediligesse caratteri femminili; Afranio che fra i tre fu il pi grande, lodatissimo per la sua rappresentazione del quotidiano e di cui abbiamo 400 versi e 44 titoli da cui traspare una predilezione per argomenti di vita familiare; infine Atta, anche egli esperto ed abituato a personaggi femminili ma di cui abbiamo veramente poco. Atellana: limitata in origine ad una improvvisazione finale al termine degli spettacoli era una farsa di gusto popolare fondata su scene di vita di ogni giorno che spesso sconfinava nella sconcezza. Principali autori sono Pomponio e Novio. Let di Silla vede laffermarsi dellatellana, mentre quella di Cesare vedr un'altra forma teatrale acquisire dignit letteraria: il mimo.

= LETA DI CESARE = VARRONE In seguito considerato come il pi erudito fra i romani, la sua influenza culturale nel medioevo fu enorme, cos come lo fu la sua conoscenza da parte dei Padri della Chiesa, Agostino in particolare, che ravvisarono in lui il pi compiuto espositore della teologia pagana. Nato a Rieti, da ricchi proprietari terrieri. Partecip alla vita politica e militare con poca passione. Il suo animo era legato alle antiche tradizioni, combatt con Pompeo fino alla guerra civile e in seguito a questa si arrese a Cesare che lo perdon e gli concesse di costruire una biblioteca pubblica. Di fronte alla crisi di Roma e alla rapida decadenza dei costumi Varrone guarda con nostalgia al passato. Mir costantemente nella sua vita a conservare e riproporre il patrimonio delle lettere, delle scienze e della civilt latina. Immensa la sua produzione di cui a noi sono pervenuti solo alcuni libri del re rustica e del de lingua latina, oltre che vari frammenti. Antichit romane: lopera pi importante di Varrone, di 41 libri e di cui a noi sono giunti pochi frammenti. Opera di erudizione immensa, doveva essere divisa in varie sezioni che trattavano di uomini, luoghi, fatti del passato, usanze e divinit. Una sorta di enciclopedia del popolo romano in sintesi. Da sottolineare di questopera lottica che ha Varrone della religione: la quale viene intesa come strumento di governo in funzione della vita dei popoli e delle istituzioni. Immagini: 700 biografie che trattano di uomini letterati, illustri, artisti che non erano solo di Roma anche stranieri, in prevalenza greci. Il modello era ispirato a quello usato da Cornelio Nepote, suo contemporaneo. De lingua latina: 25 libri di cui a noi sono giunti solo due. E importante non solo per la storia della cultura ma anche perch ci ha trasmesso una serie di antiche forme linguistiche che altrimenti non sarebbero giunti fino a noi. Degna di nota la questione nei libri dall8 al 10 sullanalogia e anomalia. Qui varrone contrappone due scuole: quella di Alessandria (che sosteneva lanalogia) e quella di Pergamo (lanomalistica). Varrone concilia le idee di questi due indirizzi proponendo una sorta di analogismo moderato: la lingua va soggetta a leggi che conferiscano regolarit e uniformit ma come ogni organismo suscettibile allo scorrere del tempo e pertanto pu accogliere cambiamenti. Varrone colloca le origini del latino in una primitiva unit greco-italica. A lui non interessa il fatto formale quanto il rinvenimento di questa. Da qui una serie di etimologie fantastiche e assurde. Disciplinae: nove libri, una sorta di enciclopedia per lintellettuale. In ogni libro era tratta una scienza diversa. La sua influenza si estese anche nel medioevo. De re rustica: in tre libri e in forma dialogica. Se Catone si rivolgeva al piccolo proprietario, Varrone si rivolge al grosso, anche tenendo conto della mutata situazione sociale. Ad essi propone una idealizzazione della vita dei campi con una umana cordialit. Il tutto in suggestivi paesaggi e in un linguaggio rustico che preludono alla descrizione nelle Georgiche virgiliane della vita delle api. Saturae Menippeae: Un opera di ben 150 libri in un misto di prosa e versi. A noi sono giunti diversi frammenti quasi sempre molto brevi e diversi titoli. Il suo titolo prende nome da tale Menippo, un ex schiavo divulgatore di una filosofia aspra e cinica in un misto di prosa e versi. Comuni a questo dovevano essere i toni ora gravi ora scherzosi, lintento morale e la critica nei confronti della decadenza dei costumi, cos come labbandono a certe visioni fantastiche. Ma anche denso di senso del passato storico di Roma. Il linguaggio si alterna fra luso di termini dotti a quello colorito, con un evidente labor limae come lo

definirebbe Orazio. Da tutto ci possiamo dichiarare linizio di un nuovo genere letterario che senza dubbio porter ispirazione anche a Petronio e al suo Satyricon.

CICERONE Figura, assieme a Cesare di rappresentanza del I secolo. Di grande aiuto per penetrare nelle vicende della sua biografia e nellepoca stessa sono le sue Lettere. Sebbene lintera opera ciceroniana costituisce una summa corposa ma colta nei suoi momenti particolari pi che nel complesso. Un difetto tipico di Cicerone sul quale non si pu non tornare. Nacque da agiata famiglia equestre ma priva di tradizioni politiche, molti i suoi maestri da cui ebbe una formazione culturale completa che poi avrebbe richiesto al suo modello di oratore. Le opere poetiche rappresentano un episodio marginale. Egli individu terreno congeniale nellarte oratoria ma allesercizio di questa affianc da giovane una ricerca teorica nel settore delleloquenza oltre che uno stile tipicamente dellasianesimo che in seguito rigetter per uno stile totalmente originale e in risposta allatticismo. De inventione: opera ancora acerba di un giovane Cicerone, trattava della ricerca e disposizione degli argomenti e del modo di memorizzarli e declamarli. La troveremo pi avanti nella formazione delloratore. Pro Quinctio: prima orazione di Cicerone nel foro, per una controversia di diritto privato. Pro Sexto Roscio Amerino: orazione successiva in difesa di Sesto Roscio accusato di parricidio da un liberto di Silla. Riesce tuttavia a non gettare responsabilit su questultimo Verrine: accusa contro Verre in difesa dai siciliani, che avevano da lui subito ogni sorta di angheria e ingiustizia. Questo tuttavia un semplice pretesto per Cicerone, che voleva fermare la scalata al potere e gli intrighi di Verre nei confronti del senato. La forza delle sue argomentazioni fu tale che con la sola prima parte della sua orazione Verre prefer lesilio volontario. Cicerone pubblicher in seguito la seconda parte. La prosa delle Verrine pi asciutta e robusta rispetto a quella esuberante della Pro Sexto Roscio Amerino. Lettere: lintensa attivit di Cicerone stata accompagnata da una corrispondenza epistolare che occupa 25 anni e solo per quanto riguarda le lettere a noi pervenute. Come gi detto, documento interessantissimo di vita, lepistolario ciceroniano ci d la misura di un ambiente e di un uomo che si confessa senza reticenze proprio perch affida alla lettera il suo stato danimo. Quando le scriveva, Cicerone non pensava ad una loro pubblicazione. Ci fu fatto dopo la sua morte dai fedelissimi Tirone e Pomponio Attico. Sono circa 900 divise in 37 libri: ad Attico, a parenti e amici, al fratello Quinto e a Bruto. Petrarca scopr quelle ad Attico (che contengono probabilmente le descrizioni pi belle dellintera opera ciceroniana) a Verona e ne rimase profondamente deluso per via del crollo di quello che era un suo mito. Eppure, a dispetto di ci alcune pagine dellepistolario raggiungono la compiutezza del capolavoro sebbene non dal punto di vista formale. Come sintende, i contenuti sono vari: dal personale si spazia ad avvenimenti politici o a informazioni riguardo nascita e composizione di alcune delle opere ciceroniane. Altre ancora sono quasi dei trattati. Pro lege Manilia: prima orazione politica nellanno della sua pretura, in cui sostiene la proposta del tribuno Manilio di conferire un comando straordinario a Pompeo nella guerra contro Mitridate. De lege agraria: quattro orazioni che respinsero il progetto di distribuzione delle terre avanzato da Servilio Rullo e che contribu indirettamente a reprimere la congiura di Catilina.

Catilinarie: quattro orazioni. Con la prima Cicerone denunci in senato i programmi di un Catilina esasperato da una doppia sconfitta elettorale e che gi aveva raccolto una massa di scontenti. Nella seconda si dichiara apertamente Catilina come capo di questi e viene declamata proprio durante la fuga di questultimo. Con la terza, Cicerone denunci al popolo gli intrighi dei catilinari rimasti a Roma e il loro conseguente arresto per alto tradimento. Lultima catilinaria probabilmente la meno incisiva: il discorso di Marco Catone che convinse il senato a condannare i traditori a morte senza regolare processo contro lopinione di Cesare mentre Cicerone venne proclamato padre della patria. Lo stile risente dellentusiasmo del momento, della volont di tenere lontana dal pericolo la repubblica di cui Cicerone si atteggia gi unico salvatore. Sfortunatamente per lui, la conclusione di questa vicenda fece si che Cicerone andasse in esilio a causa di una legge proposta da uno dei tribuni di Cesare, Clodio, che colpiva chi aveva fatto giustiziare un cittadino romano senza processo. Opere dellesilio: nonostante lesilio, lattivit di cicerone non si interruppe, specialmente per difendersi dallaccusa di Clodio o per accusarlo. Del periodo dellesilio sono le orazioni Pro domo sua che chiedevano la restituzione del terreno dove sorgeva la sua casa, abbattuta per fare spazio ad un tempio della Libert edificato dallo stesso Clodio e la Pro Sestio, in cui per difendere un tribuno accusato di violenza da Clodio, Cicerone sviluppa una nuova concezione dello Stato, in cui la soluzione ad ogni proble della repubblica la concordia fra i cittadini di qualsiasi ceto sociale. Mirabile tuttavia la Pro Caelio in cui Cicerone attacca la sorella di Clodio, sotto il nome di Lesbia. Ne delinea un ritratto di donna gretta e sfrontata in cui traspare un Cicerone scrittore satirico di primordine. Con la De provinciis consularibus appoggi il rinnovo del proconsolato di Cesare in Gallia di altri cinque anni e con la Pro Balbo e Rabiro difese alcuni dei partigiani di questultimo. Tentativo vano di conciliare loperato dei triumviri con laristocrazia senatoria. De Oratore: scritto 30 anni dopo il De inventione rappresenta la teoria ciceroniana sulleloquenza. E in forma di dialogo che si immagina avvenuto nella villa di Crasso. Interlocutori principali lo stesso Crasso e Antonio, celebri oratori di tendenze opposte. Tramite Crasso esce lideale di eloquenza di Cicerone: il dire non pu essere separato dal pensiero e alloratore necessaria oltre ad una predisposizione naturale un ampia preparazione giuridica, filosofica e letteraria. Il De oratore, prima ancora di esposizione teorica opera darte. In esso vivono le idealit pi vere e concrete di Cicerone. De republica: in sei libri di cui da ricordare il finale: il Somnium Scipionis, pervenutoci grazie a Macrobio e alcuni frammenti. E in forma dialogica e si immagina ambientato nella villa di Scipione Emiliano. Modello dellopera la Politeia di Platone. Nellordinamento della repubblica romana Cicerone individua la concreta attuazione di una costituzione mista, unica idonea a fondere le tre tipologie di governo decritte da Aristotele: monarchia, aristocrazia, democrazia. Prospetta la figura di un princeps che si fa garante della costituzione, di cui delinea essenzialmente un modello. Nel Somnium, lAfricano appare in sogno allEmiliano e gli rivela il destino immortale dellanima e la sorte felice di chi si reso utile alla patria. A integrazione del De republica, il De legibus, ispirato al dialogo sulle leggi della Politeia. Anche questo in forma di dialogo, stavolta fra Cicerone, il fratello ed Attico. Opera essenzialmente di filosofia del diritto, che ricalca lo stile sacro delle leggi delle dodici tavole. Pro Milone: Clodio viene ucciso in uno scontro tra bande armate da Milone. Mosso dal rancore, Cicerone assunse la difesa di questultimo ma per la fretta parl poco e male, perdendo la causa. In seguito riscrisse lorazione ed quella che oggi abbiamo. Sicuramente la migliore fra quelle di Cicerone, vivacissima nelle descrizioni.

Le opere retoriche: Assieme al De Oratore, il Brutus e lOrator costituiscono quasi una trilogia. Entrambe sono dedicate allamico Bruto. Nel Brutus, in forma dialogica delineata una storia delleloquenza romana vista come proseguimento di quella greca, con la rappresentanza di Cicerone stesso. Il quale polemizza contro latticismo da lui ritenuto freddo ed incapace di autentico pathos. Questa polemica si fa ancora pi viva nellOrator, che sebbene in forma sistematica la meno organica fra le opere di retorica. Qui Cicerone delinea i caratteri delloratore ideale: probare, delectare, flectere. Le opere filosofiche: Perduta la Consolatio, un dialogo con se stesso per confortarsi della morte della moglie Tullia. Alcuni frammenti restano dellHortensius che ebbe una parte nella crescita spirituale di Agostino. Opera maggiormente speculativa sicuramente quella degli Academica, rielaborata in seguito. Come lascia intendere il titolo, Cicerone qui segue le teorie neoaccademiche.

CESARE De analogia: trattato in due libri dedicato a Cicerone in cui si difende la purezza e luniformit delle scelte linguistiche contro le tendenze innovatrici degli anomalisti. Cesare raccomanda di evitare ogni nuova e insolita parola. Cicerone stesso loda il filtro usato da Cesare. Cesare oratore: da ricordare la sua produzione oratoria di cui ci resta solo qualche frammento. Da questi possiamo capire che dellatticismo ebbe la chiarezza e la propriet di linguaggio ma che adott in una asua personalissima versione. Cicerone nel Brutus esalta leleganza di questo, un giudizio confermato anche in seguito da altri autori. Tra le orazioni ricordiamo quella contro Dolabella e quella in difesa della condanna a morte dei catilinari, giunta a noi tramite Sallustio. Nella lode funebre della zia paterna, abbiamo inoltre un esaltazione della Gens Iulia in cui Cesare afferma lorigine divina di questa. Commentari: ci sono pervenuti i sette libri del commentari belli Gallici e i tre del commentari belli civilis. Ogni libro corrisponde ad un anno della campagna: nel belli Gallici accanto allesposizione degli eventi Cesare d ampio spazio a digressioni sul carattere e gli usi dei popoli che incontra. Nel belli civilis la guerra fra Cesare e Pompeo. Nei commentari si vede confluire vario materiale, infatti commentari significa appunti. Da questi traspare la figura di un Cesare che a differenza dei suoi avversari rispetta la legge. Per questa particolare angolazione dei fatti si sono mosse polemiche nei confronti dellattendibilit dei fatti ma si tratta solo di un arte della deformazione: i commentari sono opera di propaganda personale, quindi lontani da ogni obiettivit tuttavia perch mai Cesare avrebbe dovuto mentire in maniera sistematica? Un personaggio della sua grandezza non sabbandona a menzogne grossolane, anche nei confronti dei Pompeiani dove al massimo utilizza le armi dellironia e della satira. In sintesi, possiamo dire che il testo ci riporta la misura di Cesare come generale e uomo politico. Stile: nitido, dal linguaggio sobrio e controllato come gi si evidenzia dal De Analogia. Sopra ogni altra cosa, Cesare, protagonista, indicato con la terza persona. Luso del passato fa si che la sua figura si stagli assoluta in una vicenda che ha il tono di qualcosa che definitivamente compiuto. In realt questa prosa apparentemente nuda il risultato di un raffinatissimo processo di elaborazione. Non mancano tuttavia pagine decisamente articolate come i gi citati toni satirici nel De bello civili o quelli drammatici nel De bello gallico quando viene descritta la battaglia contro i Nervi. Corpus Caesarianum: Opere non di Cesare ma ispirate ai suoi commentari. Di queste un autore certo Aulo Irzio che imitando lo stile di Cesare, tenta di saldare gli eventi tra i due commentari con un ottavo libro del

De bello Gallico. Probabilmente anche su un Bellum Alexandrinum che espone le vicende della battaglia in Egitto. Non suoi per evidenti motivi stilistici il Bellum Africum e il Bellum Hispaniense, questultima con la presenza di volgarismi e di forme di latino colloquiale tanto da essere uno dei pi significativi documenti del sermo vulgaris.

LUCREZIO La vita un totale mistero. Della natura da cui bandisce il pensiero divino, ne esalta la vitalit. Lucrezio si attiene a ci che reale ma anche capace di ritrarre limmenso ed il minimo. O meglio ancora, il minimo alla luce dellimmenso. Egli non ha descritto solo il mondo ma lha reinventato attraverso luso frequente di metafore e immagini, questo grazie ad una formazione epicurea la quale ricorreva spesso al ragionamento per analogia. Lucrezio vuole dare ragione di ogni cosa e attraverso la selezione delle analogie muovere psicologicamente il lettore. Le immagini lucreziane non esauriscono in se stesse la loro funzione ma sono strettamente collegate al discorso raziocinativo con il quale vanno a fondersi. Nello stile si collega alla lezione di Ennio: la sua una scrittura solenne di chi vuole rivelare una verit sublime. Di qui la presenza ed il significato del suo linguaggio prettamente arcaico. De rerum natura: in esametri, sei libri. Lultima parte stata completata da Cicerone. Preso a modello il trattato Sulla natura di Epicuro. E dedicato a Memmio: con questa dedica Lucrezio da un lato vuole ribadire il concetto di amicizia, centrale nel pensiero epicureo, dallaltro vuole rivolgersi ai ceti aristocratici che con sospetto guardavano allepicureismo. Nel De rerum natura vengono esposte le linee fondamentali della filosofia materialistica di questultimo allo scopo di spiegare razionalmente lorigine delle cose e di dissipare il terrore della morte e degli dei. Solo dimostrando che ogni cosa pu essere spiegata tramite logica e che anche lanima mortale, luomo pu essere liberato dai falsi timori degli dei e dei castighi delloltretomba. I libri sono disposti in gruppi di due a due: la prima coppia espone la dottrina atomica; la seconda la dottrina dellanima e delle sensazioni, lultima la teoria del cosmo nella sua totalit. Ognuna delle tre coppie contiene allinizio una lode di Epicuro. Il primo libro si apre con un inno a Venere ed il sacrificio di Ifigenia. Inizia poi la trattazione teorica: niente nasce dal niente e niente perisce nel niente. E nessuna cosa cresce se non per la morte di un'altra in un continuo equilibrio. Nel secondo abbiamo le lodi e la descrizione del saggio, assieme al primo accenno in merito agli atomi che vengono descritti come base del nostro mondo. Nel terzo abbiamo lorigine dellanima e la distinzione di questa tra anima e animus. Nel quarto vi la teoria dei Simulacra. Nel quinto abbiamo una digressione sulla storia del mondo e della primitiva umanit. Il sesto esamina sotto una luce scientifica i fenomeni atmosferici e tellurici che sono facilmente attribuibili al divino. La forma poetica usata da Lucrezio per la divulgazione del messaggio epicureo da attribuirsi soprattutto per avvicinare laristocrazia al poema in quanto mezzo di facile propaganda. Infatti Lucrezio giudica la poesia come ricca di invenzioni e di miti, quindi lontana da quella che la sua logica. E inoltre consapevole che con la sua opera il primo ad aver introdotto nel mondo latino il poema filosofico. Infinito lucereziano: la concezione delluniverso infinito entro cui incessantemente si muovo gli atomi costituisce il fondamento non solo del mondo ideale ma anche di quello poetico di Lucrezio. In continuo ciclo di vita/morte, in cui ogni cosa delluniverso ne volente o nolente partecipe. Luomo stesso composto atomico e il suo nasce e morire si disperde nellinfinit del tutto. Uno strazio che tuttavia Lucrezio non limita al solo uomo ma anche ad altri esseri presenti nel cosmo. Ogni cosa dunque va messa a confronto con il tutto, la summa summai totium omnis, luniverso. In questa summa tuttavia vi una forza nascosta che si diverte a calpestare le cose umane: la vis naturae, i fenomeni naturali che agiscono in

modo imprevedibile provocando terribili sconvolgimenti nellordine delle cose. Occorre, dice Lucrezio conoscere lorigine delle cose ed il loro inserirsi nel tutto per poterle contemplare serenamente e adeguarsi alle loro leggi. Anche lamore ha un posto in questo tutto, ma da quel sentimento descritto da Platone ora esso diventa illusione sovrana. Si tratta semplicemente di Simulacra di corpi femminili che tentano di aggrapparsi ai corpi degli amanti dai quali sono stati feriti. La passione damore rabbia che non pu essere placata e che minaccia lequilibrio.

SALLUSTIO Cesariano, riflette sulla storia umana con stile prettamente drammatico e pessimista. La sua opera non altro che cronaca di eventi: una mediazione sullagire umano che tormentato a causa del crollo della Repubblica. Per lui tutti i problemi della storia sono i problemi delluomo: un pensiero simile a quello di Tucidide al quale vicino anche per luso della forma monografica, dalla narrazione ampia e dettagliata di singoli episodi. Alla base della sua ricerca un interesse politico ma che un tuttuno con quello morale e filosofico. Fondamentale una visone dualistica che contrappone anima e corpo: la vita per lui non pu esaurirsi nellappagamento degli istinti ma nella pratica delle attivit dellanima e nelle azioni nobili da tramandare ai posteri. Notevole larte del ritratto. Dietro i volti e le parvenze esteriori, la sua prosa vuole cogliere i segreti celati nellanimo in un gioco di chiaroscuri tra linterno e lesterno delluomo. De Catilinae coniuratione: Sallustio scrisse due monografie. Nel De Catilinae Sallustio tent di dichiarare con estrema oggettivit un impresa fra le pi memorabili per la novit del delitto e del pericolo. Apre con una digressione sulla storia di Roma, vista come un progressivo decadere della sua condizione in antichit di rigore morale. Ma Catilina il centro dellopera di cui vengono ritratti gli intrighi ma anche la sua grandezza, per quanto contorta, sino alla battaglia finale di Pistoia. Gli altri personaggi sono sempre introdotto in funzione del protagonista. Da notare che Cicerone, il quale ebbe certamente un ruolo chiave nella vicenda viene posto in ombra da Sallustio, probabilmente perch questultimo tentava ancora di trovare un metro di valutazione da una vicenda cos importante a ventanni dal suo culmine. Evidente traccia di questa imparzialit il discorso fra Cesare e Catone in senato riguardante il processo contro i catilinari. Bellum Iugurthinum: crisi della Repubblica era soprattutto per Sallustio crisi dellaristocrazia che gi si era manifestata nella guerra contro Giugurta. Nel Bellum Igurthinum, lo storico si sofferma sulle conseguenze interne della guerra: eroe di questo Mario, la cui integrit morale e il valore bellico si stagliano sullo sfondo di una nobilt superba e rammollita dal denaro di Giugurta. Mario Homo Novus, plebeo dorigine e che non vanta illustri natali, che ha come unico onore le ferite di guerra. Sallustio tenta un approccio puramente moralistico che contrappone un aristocrazia corrotta alla sanit morale dei democratici. La sua storia resta storia di uomini esaminati nella loro consistenza psicologica e morale. Rispetto alla Catilinaria la Giugurtina procede compatta, vi un suggestivo gusto per lesotico (specialmente nelle descrizioni di popoli tanto lontani quanto infidi) che a volte conferiscono un tono quasi romanzesco alla narrazione. Historiae: cinque libri, scritte per scandagliare ulteriormente i motivi della decadenza dello stato e caratterizzate da un pessimismo decisamente marcato. Da tenere presente che del progetto di sovvertire lo stato, Sallustio lontanissimo. Egli un moderato che ama le riforme graduali e rispettoso delle leggi al pari di ogni fedele di Cesare. Ricche di eventi, come la guerra di Sertorio e di Spartaco e di quella contro i pirati, eventi che per Sallustio dovevano essere rivelatori degli effetti funesti causati dalla dittatura di Silla.

Centrale il tema della libertas, che segna il culmine dellarte di Sallustio e anche del suo pessimismo. E quanto inoltre possiamo dedurre dal poco che ci resta di questopera. Epistulae ad Caesarem: ritroviamo qui la concezione dualistica di Sallustio, la cui attribuzione tuttavia dubbia sebbene lo stile sembri il suo. In esse suggerisce a Cesare ampie riforme miranti ad un risanamento morale ed ad un opera ispirata dalla clementia e ad una giustizia sociale da contrapporre alla prepotenza dei nobili.

POMPONIO ATTICO Nato a Roma, il soprannome Attico a causa della sua perfetta conoscenza della lingua greca. Cre un circolo culturale con alcune delle menti pi brillanti dellepoca, tutte accumunate dal concetto di humanitas. Amico di Cicerone, da lui ebbe complimenti per la sua opera, il Liber Annalis a noi non pervenuto: si trattava di un accurata raccolta dei principali eventi della storia di Roma a cominciare dalla fondazione senza per trascurare le vicende degli altri popoli al punto da configurarsi come una sintesi di storia universale. CORNELIO NEPOTE Sappiamo pochissimo su di lui. Da Plinio il Vecchio sappiamo che era originario della Gallia Cisalpina e che mor sotto Augusto. Riservato, amico di Attico e Cicerone e di Catone a cui dedic il suo Libellus. Titoli noti sono i Chronica in cui riassume la storia universale ancor prima di Varrone e Attico, gli Exempla in cui d esempi di vizi e virt con finalit morali ma soprattutto il De viris illustri bus, a noi pervenuto solo in parte: divisa in categorie divise a loro volta in due libri, il primo dedicato ai pi celebri personaggi stranieri il secondo ai pi celebri romani. A Cornelio non interessa tanto il fatto ma piuttosto il celebrare le virt dei suoi uomini illustri. I POETAE NOVI Quasi tutti provenienti dalla Gallia Cisalpina, introdussero la lirica della passione damore. Furono chiamati in questo modo (e con ironia) da Cicerone. Per questultimo erano i poeti alla moda dellepoca che palesavano gusti ricercati, alessandrini con atteggiamenti innovatori e spregiudicati nellarte come nella vita in una sorta di bohme. Si richiamano allesperienza di Callimaco ed oggetto del loro canto il mondo del mito nei suoi aspetti umani e meno conosciuti. In particolare sono attratti dai miti damore e dolore dietro i quali alloccasione poter celare o alludere a intime esperienze. La loro esperienza letteraria sar fondamenta per la produzione poetica successiva ed anche nel periodo imperiale. Dei poetae novi possediamo solo alcuni titoli e esigui frammenti. Furio Bilbaculo: la sua produzione sembra essere stata vasta, compose epigrammi 8alcuni contro Cesare) e un opera miscellanea in prosa, i Lucibrationum libri. Varrone Atacino: ha interesse per forme tradizionali come il poema epico e la satira. Rielabora le Argonautiche di Rodio. Elvio Cinna: Zmyrna, che cantava la passione incestuosa di Mirra per il padre. F lodata da Catullo. Caio Licinio Calvo: oratore criticato da Cicerone per la gracilit della sua eloquenza. Compose epigrammi, specialmente contro Pompeo.

CATULLO Veronese, si trasfer a Roma dove conobbe Clodia, la sorella di Clodio (il nemico di Cicerone) che sar in seguito declamata dal poeta con il nome di Lesbia. Nome scelto per rievocare latmosfera del mondo di Saffo, essa fu la donna che il poeta am ed odi. Di et maggiore e dai modi spregiudicati 8di cui ne abbiamo avuto un assaggio nella Pro Caelio di Cicerone) ma colta e di gran fascino. Essa fece conoscere a Catullo labbandono dellamore e le delusioni del tradimento oltre che i capricci delle donne. Difficile cogliere cronologicamente le fasi di questa storia dai carmi della raccolta di Catullo. Liber: il liber di Catullo consiste in 113 carmi distinti in 3 sezioni: brevi poesie alla leggera, otto carmina docta che sono di maggior impegno e epigrammi in distici elegiaci su scene di vita quotidiana. I carmi della prima e terza sezione possono essere considerati insieme. In essi Catullo parla di s a tutto tondo facendo un bilancio della sua vita e dellamore in una sofferta presa di coscienza. Lesbia pertanto al centro della poesia catulliana: destinataria di espressioni dolcissime e ingiurie atroci. Dalla politica in tutto ci Catullo si mantiene lontano e interviene solo per mostrare indifferenza nei confronti di Cesare o per tributare sarcastiche lodi a Cicerone. Laffetto per il fratello morto un altro dei temi del canzoniere catulliano cos come lintreccio di amicizia e inimicizia, ire, amori e slanci damore che ci rimandano alla vita da bohme dei poeate novi. Eppure dietro tutta questa confusione ne esce un artista di primordine: Catullo sembra improvvisare e invece costruisce per sempre: fa uso della brevitas, affina lo stile ma poi v oltre gli aspetti formali dellalessandrinismo. Un arte di finitura che probabilmente si realizzer solo con Foscolo. Per quanto riguarda i carmina docta, lerudizione di tipo alessandrino si fa pi vistosa che nelle poesie brevi. Ci tuttavia non vuol dire che ci troviamo di fronte a due aspetti diversi e opposti della produzione catulliana, anzi. In esso ogni netta separazione si dissolve in un tuttuno. Al centro sempre il poeta con la sua ottica e le sue sensazioni. Tra gli otto carmi, memorabile quello delle nozze di Peleo e Teti al cui centro per oltre duecento versi si estende un kphrasis, una digressione di gusto alessandrino. IL MIMO Let di Cesare vede laffermarsi di questa forma darte. In origine non avevano una trama ben definita: si fondavano su libere improvvisazioni degli attori su un semplice spunto. Innovativo fu lintroduzione delle donne sulla scena. Al pari della satira vi erano maschere caratteristiche, come un buffone e uno stupido oggetto di scherzi e botte. In scena vi erano perlopi intrighi di ancelle e avventure damore. Ne conosciamo tre tipi: recitato, cantato, danzato che tuttavia potevano coesistere. Dalla forma danzata si pass in seguito alla pantomima. Il mimo deger in seguito in forme sempre pi turpi e crudeli a causa dei gusti di un pubblico oramai abituato a panem et circens. Decimo Laberio: equestre di Pozzuoli. Dalla battuta pungente non risparmi neanche personaggi in vista, persino lo stesso Cesare che lo costrinse a recitare sulla stessa scena con Publio Sirio. Nonostante perse la sfida fu comunque reintegrato nel suo rango ed ebbe un cospicuo compenso per la sua recitazione. Dei suoi mimi a noi resta parecchio ed erano principalmente legati al mondo greco. Per Laberio il mimo era strumento di lotta politica e di rivendicazione di libert. La sua lingua fu quella del sermo vulgaris. Publilio Siro: schiavo affrancato di Antiochia, fu di indole pacata. Seneca lo ebbe in gran conto per la sua sentenziosit, tant che scrisse una raccolta di sentenze di cui sono una piccola parte ci giunta. Queste sono ispirate dalla sapienza popolare, mentre altre racchiudono un senso triste della vita, talvolta amaro e distaccato. A causa dei suoi natali, Siro recitava personalmente i suoi mimi e spesso improvvisando.

= LETA AUGUSTEA = MECENATE E con lui che gli intellettuali vengono a gravare sullo stato e lo stato stesso promuove la vita culturale. Di sangue etrusco e fine studioso, non fu scrittore di grande valore ma ebbe sicuramente abilit nel trovare i pi vivi ingegni del periodo augusteo. Programm una politica culturale che nei secoli a venire rest simbolica. Le sue opere rivelano diversi metri stilistici e ci restano pochissimi frammenti, di cui il pi conosciuto in priapei.

AUGUSTO Delle sue numerose opere a noi pervenuto solo lIndex rerum gesta rum, le Res gestae composte alla fine della sua vita. Testo memorabile ed affidato alle Vestali che lo fecero incidere su tavole in bronzo nel suo mausoleo. Erano di stile decisamente pi asciutto rispetto ai Commentarii.

ASINIO POLLIONE Apr a Roma la prima biblioteca pubblica e inaugur la consuetudine delle recitationes. I suoi scritti sono andati perduti ed a noi ci sono giunte solo tre epistole scritte a Cicerone. Di temperamento animoso cedeva spesso a valutazioni imparziali. Il figlio, Asinio Gallo nonfu da meno del padre che pi di una volta esalt loratoria di questultimo a dispetto di quella ciceroniana.

CIRCOLO DI MESSALLA CORVINO Messalla fu uno degli uomini della aristocrazia repubblicana recuperato dalla politica di Augusto. Rinomato oratore, nel suo circolo era caratteristica lesaltazione dellamore e della vita nei campi, il tutto lontano da quella che era la ricostruzione morale e sociale che promosse il Circolo di Mecenate.

VIRGILIO Della Gallia Cisalpina era figlio di proprietari terrieri. Le sue propriet vennero date ai soldati di Antonio e Ottaviano, ed il dolore per la loro perdita costituir argomento per alcune delle sue Bucoliche, la sua prima opera che gli permetter gi di entrare nel circolo di Mecenate. Donato ci dice che era un uomo imponente ma di salute precaria e con difficolt di linguaggio. Bucoliche: dal greco Buklos, bovaro. Riprendono il tema pastorale preso in passato da Teocrito. Sono dieci ed in esse possiamo dire gi compiuto il mondo della fantasia virgiliana. Vi la storia delluomo, del divino con ninfe ed altre creature del mito in uno sfondo duna terra dArcadia ed addirittura lelemento magico come quello dellottava bucolica, il tutto descritto come un intreccio di immagini che Virgilio tocca, sfiora senza soffermarsi su di esse pi di tanto. Tra le dieci, interessantissima la quarta, probabilmente la pi discussa in quanto definita come profetica nel Medioevo. Si parla della nascita del figlio di Pollione, che viene messo come simbolo di un inizio di una nuova et delloro. Si riteneva che ci avrebbe preannunciato la nascita del Messia quarantanni prima ma in realt solo una mirabile coincidenza. Ma pi che questo la bucolica resta un ottimo esempio dello stile dei libri in questione: un canto intessuto di immagini fantastiche con quello che pu essere definito come colonna sonora dei fatti, semplicemente formata da mirabili descrizioni dellambiente circostante la scena nei pi minuti dettagli. Un linguaggio poetico nuovo pertanto quello di Virgilio, dottissimo eppure fresco e spontaneo.

Georgiche: in quattro libri in esametri. Non pi la natura fantastica delle Bucoliche, ma la realt dura della vita dei campi che insegna valori a chi le si rivolge. Con le Georgiche Virgilio entra in un mondo lasciato da parte nella sua prima raccolta. Alle radici di questo poema il legame dellautore stesso con il mondo agricolo e lesperienza della espropriazione dei beni in un momento delicatissimo per lo stato. Non poema di propaganda, ma tuttavia documenta la crisi e le incertezze di quei momenti. Tra le fonti di ispirazione sicuramente Varrone e Catone che gi trattarono largomento e gli alessandrini per quanto riguarda alcune didascalie sebbene affinate ancora una volta nello stile di Virgilio. Tuttavia come modelli principali vi sicuramente Lucrezio. Virgilio umanizza la natura, sia flora che fauna che conoscono al pari degli uomini lo strazio dellamore e della morte. Avverte la terra come una madre tenacemente legata agli esseri viventi, e della natura avverte la ricchezza e complessit di vita in un armonioso abbraccio. Eneide: dodici libri in prosache possiamo suddividere in otto riguardanti i viaggi di Enea e del suo popolo e quattro in quelli della guerra. Virgilio fu ammaliato dal nuovo ordine determinato da Augusto e vi vide lintervento del Fato stesso. Col suo poema egli volle rintracciare le origini lontane di questo progetto e inserire il presente nella sacralit del passato. Vivacissima la fede in questa missione provvidenziale per Roma. Non descrive un mondo senza luce, sebbene ad un occhio disattento si possa dire il contrario: attraverso guerre e lutti Enea deve guidare i resti della citt di Troia alla fondazione di una nuova nazione: scopo ultimo resta Roma, lImpero con la sua missione di pace e di civilt da dare al mondo intero. Quello di Enea un sacrificio per il bene superiore di cui Enea stesso, Enea eroe tragico, consapevole. Da qui possiamo dire che lepica virgiliana si collega direttamente con quella omerica. Gi la stessa divisione del poema pu far pensare ai modelli omerici, le peregrinazioni di Enea richiamano lOdissea e le guerre nel Lazio, lIliade. Ma ancora vi lesperienza alessandrina, specialmente nellamore tradito di Didone le cui vicende saranno poi inizio delle inimicizie fra Roma e Cartagine. Un simbolismo peraltro che presente nellintero poema data la sua funzione e che ha alla base uno scrupoloso studio sulle tradizioni italiche e sulle antichit romane oltre che della storia in generale. Rispetto Omero tuttavia, nellEneide prevale la drammaticit lirica, uno stile soggettivo che ama il pathos misurato, lapprofondimento psicologico e lanalisi dei sentimenti. Virgilio stesso inoltre interviene nellazione con commenti personali che si possono ridurre anche a soli, singoli aggettivi. Vi una tensione ininterrotta dallinizio alla fine in cui quel bene superiore incombe in ogni dettaglio del poema. Con la sua opera, Virgilio ha toccato lenigma del dolore umano, che non sempre riesce a trovare risposta appagante nel momento della trascendenza. Eppure questo suo soffermarsi su momenti irrisolti non si tramutano mai in denuncia o enfatizzazioni, semmai viene smorzato. Virgilio il poeta del contrasto: ogni nota acuta tende ad ammorbidirsi nel tutto, nel pathos. Esempio quello dei giovani, dallingenuo eroismo e dalla morte precoce. Sullo sfondo il paesaggio che sembra rendere ancora di pi il fascino della natura presente nelle Bucoliche e nelle Georgiche. Ma soprattutto viene di volta in volta reso come mito, leggenda, storia. Ogni luogo visto da Enea sembra riempirsi di spiritualit. Appendix Vergiliana: nome dato da Scagliero nel 1573 a una raccolta di poemetti e brevi carmi tramandati col nome di un giovane Virgilio e anteriori alle Bucoliche. Si discusso a lungo della loro autenticit e non da escludere che alcuni epigrammi del Catalepton e del Culex possano davvero essere del poeta. Il Catalepton una raccolta di brevi poesie composte alla spicciolata in cui il poeta d laddio alla ampollosit dei retori per dedicarsi alla filosofia di Sirone. Il Culex un poemetto in esametri: un pastore si addormenta e viene punto da una zanzara (culex). Questa viene uccisa tuttavia con il suo gesto salva il pastore dal morso di un serpente. La zanzara appare in seguito in sogno al pastore descrivendogli loltretomba e chiedendo sepoltura. Si hanno gi alcuni temi del Virgilio adulto: la morte, la natura, laldil.

ORAZIO La sua poesia si propone come il culmine della sapienza e delleleganza classiche. Sappiamo che partecip alla guerra civile fra le fila di Bruto e Cassio e che in seguito allamnistia concessa fu notato da Mecenate per le sue doti, da l in poi sar molto legato a questultimo ed al pensiero del suo circolo. Orazio fu anche poeta del principato augusteo, cantore dei destini di Roma. Grazie alla pace offerta dal principato, egli fu libero di potersi gustare la sua libert interiore senza il timore di preziosi attimi sottratti al Tempo, tema centrale nelle sue Odi. Rappresentantiva ladesione di Orazio al regime nelle Odi Romane di queste ultime, in cui esalta leroismo romano e auspica un ritorno alla semplicit e alla virt delle antiche tradizioni latine. Epodi: 17 componimenti scritti insieme alle Satire. Il termine epodo indica un verso pi corto posto dopo uno pi lungo con cui si forma un distico. In essi Orazio indugia nella ricerca di effetti troppo caricati o nella rappresentazione di realt ripugnanti. Non mancano tuttavia i momenti poetici che rievocano la crisi e la tensione dellepoca, sono infatti sincere e dolorose le noti civili e politiche. Alcuni epodi anticipano gi alcuni dei temi che saranno sviluppati nelle Odi, come labbandonare ogni affanno per dedicarsi ai piaceri della vita o quello della figura femminile. Satire: in due libri. Modello diretto Lucilio ma di cui vi sono sostanziali differenze: tanto per iniziare perde ogni aspetto aggressivo per dilungarsi in una amabile conversazione. Orazio si disinteressa della politica e non attacca personaggi in vista, piuttosto discute della natura e dei difetti delluomo, conservando in comune con Lucilio il carattere autobiografico e alcuni temi come quello del viaggio. Al pari dellinventor utilizza lesametro. Degne di nota sono due satire del secondo libro: la sesta in cui ringrazia mecenate per il dono di una villa ed una digressione in merito a questa come Locus Amenus e che si conclude con la famosa fabula del topo di citt e del topo di campagna. Nellottava invece vi la descrizione di un banchetto offerto a Mecenate da un cafone arricchito, probabile precursore del petroniano Trimalchione. La satira oraziana sembra ad occhio disattento disorganica, tuttavia vi detro un accurato labor limae come spesso dice il poeta in merito ad altri artisti. E la brevitas oraziana, che fa si che si scivoli da un tema allaltro ma sempre con un nesso logico. Il poeta ama procedere per associazioni di immagini mentre dai toni colloquiali passa a quelli elevati in un susseguirsi di battute che non lascia tregua al lettore. Odi: 103. Composte verso la fine della guerra civile, sono influenzate sicuramente dalla cultura greca. Qui Orazio intende rifarsi alla lirica, prendendo spunto anche dagli Alessandrini. I loro contenuti possono dare limpressione di appartenere in buona parte a luoghi comuni, eppure il carattere di questa raccolta st proprio nella ripresa di motivi tradizionali per meditare su di essi e farli propri nella continua ricerca di un equilibrio sia spirituale che etico. Temi che ben si sposano con quella che fu lideale di politica augusteo: il convito, lamore, la voglia di vivere e di godersi la vita. Insistente in esse il tema del carpe diem: ogni attimo unico e non pu ripetersi e per Orazio il tempo di una concezione essenzialmente negativa. Bisogna valorizzare ogni singolo momento della propria vita. Son assenti i toni discorsivi che caratterizzavano le Satire e vi uno stile sostenuto ed essenziale, seppur elegante. Le immagini appaiono nitide e ben definite in ogni dettaglio, come si pu intuire dallo studio del metro usato per la composizione, introdotto dal mondo greco e adattato a quello latino. Non v infatti dimenticato che a differenza della lirica greca le Odi non sono destinate al canto ma alla recitazione e quindi prive di accompagnamento musicale. Singolare la presenza della figura femminile: Orazio non avvert questo come quel giogo fino ad ora descritto: anche quando si atteggia a geloso il suo sentimento non tarda a placarsi anzich mutare in furor. Egli esamina quasi sorridente sia se steso sia le vicende strane ed imprevedibili del tempo e dellamore.

Epistole: in versi, dovette essere una novit per il genere. Orazio comunica ai suoi amici il suo itinerario per la conquista della sapienza con umorismo e malinconia, in un linguaggio ricco ed elegante. Divise in due libri: il primo tratta vari argomenti ed il secondo di argomento critico-letterario e comprende tre epistole se si considerano in quanto tali quella chiamata Ars poetica. Nella prima parte abbiamo nellultima epistola un ritratto piuttosto malinconico del poeta stesso. E sempre riguardo la prima parte da sottolineare che Orazio tende molto a parlare di se, forse come nessun altro del mondo antico. Oltre ad una difesa dellIo interiore ed un esaltazione della vita in campagna egli racconta la sua vita, le sue amicizie, le sue attivit nei pi minuti dettagli sottolineando che nella vita volle essere e fu libero. Per la sua libert personale fu pronto ad ogni rinuncia e proprio per questo fu incapace di vincoli duraturi damicizia (ed esemplare in questo lepistola a Mecenate, che viene congedato tramite la scusa di una salute cagionevole). Fu incline allautocontrollo e allintrospezione. Il secondo libro si divide in un epistola ad Augusto, di argomento letterario (in cui viene marcato il concetto di labor limae ed il consiglio ad Augusto di incentivare un genere di poesia delit come la sua); un epistola a Florio nella quale Orazio rivela di voler abbandonare la poesia per dedicarsi al perfezionamento di se stesso ed infine lepistula ad Pisones (o Ars poetica) in cui il teatro e lepica sono messi in assoluto risalto. Un totale stravolgimento rispetto alla sua precedente produzione poetica: lArs ha un atteggiamento diverso nei confronti del teatro perch si tratta molto semplicemente di una formulazione di una teoria. Principio fondamentale quello del decorum e della convenientia: lopera darte deve essere armonica e coerente in ogni sua parte. Per la complessit della teoria lepistola appare alquanto disorganica ma emerge fondamentale proprio questo punto.

LELEGIA Attualmente noi diamo al termine elegia il significato di un componimento mesto e languido. In effetti nella storia lelegia ha conosciuto toni e contenuti molto diversi pur nellunit della stessa struttura metrica: il distico elegiaco. I latini si rifecero principalmente agli alessandrini (Callimaco) come maestri ma mancano prove per un eventuale confronto con il mondo greco. Certa limportanza di Catullo e del suo mondo per la formazione dellelegia latina: egli aveva immesso i temi del dolore/amore nella drammatica esperienza della vita vissuta. Al centro dellelegia latina la figura femminile quindi: una donna dai connotati spirituali e dalla presenza fisica ossessiva e ben delineata, idealizzata si nel nome. Accanto a lei il poeta stesso che la decanta, in quanto suo ingenium sebbene i tradimenti, le liti e le riappacificazioni.

CORNELIO GALLO Am una donna giunta a noi con lo pseudonimo di Licoride: schiava, era riuscita a diventare mima ed attricetta idoleggiata. Fu amante sia di Bruto che di Antonio. Discusso rimane il titolo in cui raccolse le sue elegie, questo perch sub una damnatio memoriae da Augusto, un fatto che costrinse persino Virgilio a modificare il testo delle Georgiche che si chiudevano con le sue lodi. Limportanza di Gallo come scrittore di elegie ci viene detto anche da Quintiliano che lo colloca come massimo poeta. Probabilmente nella sua poesia dovevano esserci i motivi e la struttura compositiva della elegia augustea.

TIBULLO Poche notizie su di lui ed in gran parte ci vengono date da un epistola di Orazio, il quale lo descrive come un uomo immerso nei suoi pensieri. Fece parte del circolo di Messalla Corvino. Il suo mondo poetico si configura come un nostalgico vagheggiare damore e ombra.

Corpus Tibullianum: tre libri di elegie trasmessi dai codici, di cui sicuramente i primi due sono di Tibullo. Il primo parla dellamore verso Delia mentre il secondo si parla anche di una chiamata Nemesi, nome probabilmente scelto per simboleggiare una Vendetta nei confronti dei tradimenti di Delia. Il terzo libro pu essere diviso in due parti: una raccolta di elegie di un poeta di nome Ligdamo che dedica ad una donna di nome Neera. La seconda comprende un anonimo Panegyricus Messallae, in cui si racconta lamore fra Sulpicia e Cerinto ed un epigramma. Molto probabilmente il Corpus frutto dei poeti del circolo di Messalla. Tibullo ama vedere la sua donna, Delia sullo sfondo di una campagna e l la contempla con tenerezza tinta in alcuni tratti di dolore. Una campagna che non solo quella di Delia ma anche quella che si contrappone alla vita frentica e corrotta della citt, descritta con abitanti avidi ed il fragore darmi. La narrazione diventa in questo senso pi sofferta e cruda per adattarsi al carattere della venale Nemesi, che sembra porre il poeta in un crudele schiavit. Lamore di Tibullo non quello travolgente di un Catullo per Lesbia: semmai tenerezza mista a nostalgia e vagheggiare in vicende pi inventate che vissute. La trama poetica pur unitaria si risolve in una variazione di temi che si fondono senza un qualcosa che sappia di limatura di stile, di maniera seppure appaia sottile proprio questultima data lorganicit della narrazione. Lassenza di erudizione mitologica rende ancora pi nitido il disegno dellelegia tibulliana.

PROPERZIO Cinzia il nome della donna amata ed anche quello del suo primo libro di elegie: ne compose quattro. Per le sue abilit poetiche fu notato da Mecenate ed integrato nel suo circolo. Poesia e amore sono due elementi omnipresenti in Properzio. Il poeta si sente vittima damore e si proclama servo di questo, dedito totalmente alla passione e pertanto lontano dalle ambizioni di foro e politica. A differenza di Tibullo che sembra smarrirsi nelle sue fantasie Properzio ha un immaginazione corposa, dalle tinte intense. Un amore fatto di passione coinvolgente e che tormenta come se fosse una vita vera e propria sino a superare anche le barriere della morte. Centrale nelle sue elegie appunto lamore per Cinzia, che con il suo corpo assilla la fantasia del poeta. Properzio si compiace ad immaginarla in situazioni difficili, come un naufragio ma anche in momenti del quotidiano, come quando le raccomanda di farsi bella per il suo compleanno o nel suo sonno. Memorabili rimangono comunque le scene di Cinzia furens, che fisicamente attacca il poeta con ceffoni o lanci doggetti. Il tutto si conclude con la morte di lei e la sua seguente apparizione al poeta che sebbene par concedergli carta bianca con le altre donne, ricorda che alla fine della sua vita sar per sempre suo. A questa intensit di contenuti corrisponde uno stile denso, difficile, che pi di una volta costringe il lettore a fermarsi per comprendere il significato di qualche termine.

OVIDIO Con lui il distico elegiaco raggiunse il massimo splendore. Destinato alla carriera forense e politica avvert linclinazione verso la poesia al punto che tentava di parlare in versi. Ebbe tre mogli, i primi due matrimoni furono sfortunati ma alla fine am lultima sino alla fine. Nell8 d.C. quando sembrava avere il vento a favore fu colpito da una relegatio che lo costrinse ad allontanarsi da Roma. Non era un exilium ed ebbe quindi ancora tutti i suoi beni ma il rimanere isolato in una terra selvaggia e inospitale gli caus una tristezza che dur sino alla sua morte. Ignoti i motivi di una simile decisione, ed Ovidio stesso sembra parlarne enigmaticamente. Probabilmente si trattava di uno scandalo di corte in quanto persino il successore Tiberio neg a Ovidio il rientro a Roma. La sua attivit pu essere divisa in tre parti: al primo periodo appartengono le poesie erotiche che cantano lamore nella cornice di Roma: gli Amores, le Heroides, lArs Amatoria, i Medicamenta e i Remedia amoris. Al secondo periodo appartengono le opere mitologico narrative ed in varia misura collegati con lesaltazioni del principato: le Metamorfosi e i Fasti,

che vennero interrotti a causa della relegazione. Proprio con linizio di questa si ha il terzo periodo, che comprende i Tristia e le Epistulae ex Ponto. Niente ci rimane tuttavia di molte altre opere come un poema epico intitolato Gigantomachia. Amores: elegie di carattere amoroso in cui cantata una donna smalziata ed ammaliate di nome Corinna, di cui non sappiamo con certezza se sia realmente esistita. Ad alimentare la fantasia ovidiana la precedente produzione elegiaca e una serie di luoghi comuni come il lamento davanti la porta dellamata. Soprendente gi la capacit del poeta di comprendere nel profondo la psicologia femminile. Quella degli Amores una poesia che tratta il superficiale ma che riesce ad incantare il lettore mentre legge di un continuo gioco di galanterie. Non un solo tipo di bellezza pare inoltre suscitare nel poeta lamore: ogni donna ha una sua attrattiva, a volte particolare ma sempre irresistibile. Heroides: con esse Ovidio pu vantarsi di aver introdotto il genere dellepistola erotica in versi nella letteratura antica. Sono 21 lettere damore in elegiaco indirizzate da donne (in genere eroine appunto) del mito ai loro amanti. Domina in esse la suasoria: un discorso che tenta di convincere il destinatario ad intraprendere una determinata azione, in questo caso ricambiare lamore. Ovidio umanizza le antiche eroine ed alla base vi il tema dellamore infelice, in particolare quello della donna abbandonata. Una donna a pezzetti per colpa dei suoi sentimenti, delle sue emozioni e della sua sensibilit. Queste fratture permettono ad Ovidio di dare nuova luce a passioni anche scabrose e segreti inconfessabili. Ars amatoria: tre libri in distici elegiaci. I primi due indirizzati agli uomini ai quali Ovidio insegna come conquistare e conservare lamore di una donna e lultimo dedicato con gli stessi consigli alle donne. Anche lArs costituisce un genere nuovo: sebbene strutturata come un opera didascalica si tratta di un vero e proprio manuale nel quale Ovidio riesce ad istituire una sorta di gioco di ruolo che lamore. Sullo sfondo ancora la citt eterna, dalle vie affollate in cui figura chiave appare ancora la donna, cos come ancora torna lelemento del mito: dei ed eroi vengono coinvolti nella narrazione come un Ulisse che discute con Calipso sulla spiaggia. De medicamina formae: trattato di cosmetica. Remedia amore: trattato al pari dellArs amatoria, vuole insegnare al lettore come curare gli effetti nefasti dellamore, in particolare gli amori sfortunati. Le Metamorfosi: 15 libri in esametri contenenti circa 250 miti uniti fra loro con il tema della trasformazione: uomini o creature del mito che siano. Numerosi possono essere state le fonti per questopera: basti pensare a Callimaco e Omero o a dei pi vicini Catullo e Virgilio. Un patrimonio letterario che chiaramente traspare dalla lettura della sua opera. Essa inizia con la pi antica trasformazione, quella del Chaos primitivo nel cosmo sino alla trasformazione in astro di Cesare divinizzato e alla celebrazione di Augusto. Ovidio si dichiara convinto gi nei primi versi di poter comporre un carmen continuum, opera non solo unitaria in senso stilistico ma anche cronologico (cio dalle origini fino alla gloria attuale di Roma). Domina la gioia di narrare con modi vari ed eleganti: della trasformazione Ovidio mette in risalto ora il carattere repentino, ora la lentezza graduale o la sofferenza patita nellatto. Il tutto si accompagna ad una sensibilit inquieta di creature tormentate che trovano nel trasformarsi lunica via di uscita da una situazione impossibile. Accanto al mito, lamore laltro grande tema delle Metamorfosi, non pi quello delle galanterie ma bens lamore del mito (come gi nelle Heroides) che conosce un ampia gamma di tipi: dalla passione malata, allincantamento, alla fedelt coniugale.

Fasti: anchessi opera narrativa che vuole illustrare il calendario romano. Interrotti a causa della relgatio. Cantano in distici le tradizioni romane nellordine in cui compaiono nel calendario latino, si interrompono fino al sesto libro che racconta il mese di giugno (doveva seguire lordine annalistico in quanto ad ogni libro corrispondeva un mese dellanno). In questopera Ovidio manca tuttavia di motivazioni interiori, vi pi che altro la curiosit nei confronti del mondo divino che aveva caratterizzato le Metamorfosi. Mito che ancora una volta avvertito dal poeta con una certa familiarit per quanto riguarda i culti, le feste e gli dei stessi: basta a documentarlo il colloquio che Ovidio stesso ha con venere allinizio del quarto libro. Opere dellesilio: oramai lontano dalla societ di Roma e del pubblico che lo adorava, Ovidio conosce e sperimenta il dolore, mentre allo stesso tempo la sua esperienza umana e poetica si scarnifica. E un Ovidio rimasto solo con se stesso che piange e ricorda gli eventi passati. I lamenti del poeta sono tema centrale nelle Epistulae ex Ponto (in cui i nomi dei destinatari sono chiaramente espressi) e nei Tristia (in cui non lo sono): la solitudine e i lamenti dellesule, la desolazione che lo circonda, il rimpianto di Roma e della vita mondana nella speranza che il principe gli conceda il perdono per ritornare nuovamente vivo.

LIVIO Estremamente duttile, pur nel complessivo ossequio ai canoni del classicismo, lo stile liviano appare come lunico idoneo per concretizzare in immagini la monumentale storia di Roma. Talvolta sovrabbondante, sembra comunque conoscere il senso della misura. Livio guarda con nostalgia al passato al quale si volge anche per ritrarre lo sguardo dalle tristezze del presente. La sua fama legata ai 142 libri (divisi in gruppi di dieci) Ab urbe condita: a noi ne sono giunti 35. La storia di Livio comprendeva il periodo delle leggendarie origini di Roma sino alla morte di Druso. Livio stesso definisce la sua opera come annales, ed in effetti almeno nella sua forma esteriore una narrazione annalistica, ma in realt si tratta pi di un mirabile epos in prosa che accompagna la nascita e la crescita della potenza romana. Per questo motivo lAb urbe condita risulta essere una storia a 360. Piuttosto arduo definire quali sono state le sue fonti in quanto Livio parla di esse come generici scrittori, autori. Probabilmente vi sono i primi annalisti come Fabio Pittore. A parte da invece considerare il greco Polibio con cui condivide la sua ricerca di una visione globale e universale della storia pi che del dettaglio. A Livio infatti non interessa il fatto in se quanto lesaltare la virtus dei protagonisti della sua storia. Un metodo che potr sconcertare gli storici moderni, ma bisogna tenere conto che allepoca non era raro (anzi) esaltare la potenza di Roma. Ha avuto cura di riportare con scrupolo le antiche leggende ma senza cedere al facile gusto del romanzesco cos come chiaro fin dalla praefatio lintento di illustrare quale sia stata la vita, i costumi e per opera di quali uomini e mezzi sia nata e cresciuta la potenza romana. La sua vicenda vista inoltre come una progressiva decadenza dai tempi antichi sino alla corruzione contemporanea nella quale n i mali ne i rimedi a questi sembrano sopportabili. Dimportanza basilare la virtus del popolo romano: i pi valenti condottieri saranno anche morti ma mai potr morire la potenza di una citt che per volere divino durer per sempre. Riguardo lo stile lautore concretizza il suo mondo ideale con scene e personaggi di intensa drammaticit: sa rendere in maniera eccellente la psicologia di una folla cos come in uno scontro riesce ad individuare la contrapposizione innanzi tutto dideali. Frequente anche linserimento dei discorsi dei personaggi, riferiti in forma diretta e ricostruiti secondo la tradizione tucididea nei loro concetti sostanziali: questi oltre che mirabili esempi di eloquenza servono ad infiammare gli animi dei personaggi, almeno per come Livio vuol farli apparire.

VITRUVIO Nel fervore edilizio dellepoca di Augusto da inquadrare lopera di Vitruvio. Il suo De Architetura, un trattato in dieci libri, verr usato fino al 1500 per le tecniche l riportate. In esso Vitruvio convinto che lumanit abbia toccato il vertice del progresso riguardo la tecnica della costruzione: si parla di costruzione in quanto non di soli edifici civili che si parla nel trattato. Abbiamo la descrizione dellarchitetto ideale che deve possedere sia la scienza teorica che larte pratica oltre che la conoscenza di geometria, disegno ma anche delle lettere, della storia, della musica 8nel caso dei teatri) astronomia, medicina, diritto e filosofia. La mancanza di studio non potr mai dare un architetto perfetto. Si parla di templi, di decorazione degli interni, di urbanistica in generale e persino di macchine da guerra. Ma limportanza del De architectura sta anche dal punto di vista linguistico, in quanto vi linserimento di nuovi termini che han carattere prettamente tecnico, in quanto la lingua latina risultava insufficiente per la spiegazione di alcuni passaggi.

POMPEO TROGO Al contrario di Livio, limpero romano era solo un momento nella storia generale degli imperi, destinato quindi a soccombere per dar vita a qualcosa di totalmente nuovo. La sua una storia universale che va dallimpero di Babilonia finisce ai Parti con il quale Trogo identifica una probabile fine dellimpero di Roma. Opera principale di Trogo sono le Hiestoriae Philippicae, per noi quasi del tutto perdute in cui si narrano le storie dellimpero macedone, specialmente nella figura di Filippo.

SENECA IL VECCHIO Le sue opere sono preziosi documenti per conoscere le declamazioni dellepoca. La sua fama legata ad un opera sulle forme della retorica che compose nella vecchiaia, dal titolo Orathorum et retori sententiae, divisiones, colores che comprendeva espressioni sentenziose, la divisione dei discorsi in schemi e lo stile e il colorito dei discorsi degli oratori pi celebrati della sua epoca. Nostalgico del passato, rimpiange loratoria di Cicerone, suo modello ideale. Afferma che loratoria venuta a decadere mano a mano con la decadenza dei costumi.

= LETA DELLA DINASTIA GIULIO-CLAUDIA = MANILIO Noto per la lettura degli spazi celesti negli Astronomica che fu mirabile per Goethe. Al centro del suo mondo spirituale e poetico vi il legame che salda il cosmo e luomo, la mente umana a quella divina: lanima mundi, luomo che viene dalle stelle e che ad esse ritorna, luomo al centro del cosmo e il cosmo che a sua volta si slancia verso il lgos. In questo cosmo che immenso, un uno-tutto, vi armonia totale ed impensabile che vi sia qualcosa non necessario ad esso. Niente inoltre regolato dal caso ma ha un intimo quanto coerente e necessario sviluppo. Tuttavia questa armonia cosmica ha un tragico risvolto: e ogni cosa legata con il resto del tutto allora ogni essere umano viene svuotato di ogni libert e di ogni responsabilit morale. Queste pagine degli Astronomica sono di una essenzialit e drammaticit unica nel mondo latino almeno prima della speculazione agostiniana sulla grazia e il libero arbitrio cos come memorabili sono le descrizioni di un umanit che curiosamente si aggira sotto la volta stellata.

FEDRO A Esopo Fedro si collega per lo stile, pur con lorgoglio di voler introdurre a Roma un nuovo genere letterario come egli stesso in seguito dir negando di aver attinto alla sua opera da Esopo come ha invece dichiarato allinizio delle sue fabulae. Restano con lui protagonisti gli animali come esempi di morale ma con una sostanziale differenza: nella cornice del fantastico Fedro introduce la vita, la storia con le loro questioni irrisolte e la loro tristezza. In effetti la favola di Fedro una vera e propria meditazione sulle angustie della vita e dei rapporti umani, chiaramente dal gusto amaro. E la trasposizione letteraria di un mondo dominato da furbi e disonesti nel quale vige la legge del pi forte e ove non c posto per la giustizia e linnocente destinato a soccombere davanti al prepotente.

VELLEIO PATERCOLO Compose delle Historiae che sintetizzano bene il suo stile: la narrazione degli eventi squilibrata: parte dalla guerra di Troia, toccando argomenti anche di storia orientale per poi concludersi con linizio del principato di Tiberio. Diventer sempre pi sommario e sintetico mano a mano che si avvicina ai suoi tempi. Ha interesse per la persona umana, certo non per scorgervi come aveva fatto Sallustio la molla delle vicende storiche ma curiosit, particolari con una tendenza che Svetonio svilupper in seguito.

VALERIO MASSIMO Della sue opere, di cui abbiamo ben poco al pari della vita, da ricordare sono i suoi Exempla: stralci di storia di vari personaggi, sia romani che stranieri composti per le scuole di retorica che costituivano un repertorio di insegnamenti. Lopera tuttavia significativa per le notizie sulle istituzioni romane che altrimenti non avremmo e per conoscere alcuni dei gusti dellepoca.

CURZIO RUFO Al contrario di valerio massimo egli si basa su un unico grande exempla: Alessandro Magno. Pertanto si rif alla tradizione ellenistica che aveva esaltato la figura del condottiero: la sua storia ha laria di un romanzo davventura ed probabilmente il primo romanzo della letteratura latina. Rufo non ha intenzione di riportare la verit storia e ancor meno lo a ideologia.

CELSO Noto per il De medicina. Dallo stile nitido ed elegante

POMPONIO MELA Compose una descrizione della terra che costituisce la pi antica opera geografica in latino a noi pervenuta.

COLUMELLA Tribuno, ebbe molti terreni in Italia centrale e visse con mano la vita agreste che alla base del su De re rustica, il quale ci pervenuto integro (rendendolo il pi ampio trattato di agricoltura a noi pervenuto). In esso tratta gli argomenti virgiliani quali la coltivazione dei campi, lallevamento e lapicoltura. E da ricordarsi tuttavia per lultimo libro che tratta invece di giardini.

REMMIO PALEMONE Scrisse lArs grammatica che rest una base per tutta la produzione successiva.

APICIO Marco Gavio, chiamato Apicio per il nome di un buongustaio fu uomo immorale da quanto ci riferisce Seneca. Ha scritto un trattato di cucina che sicuramente stato rimaneggiato.

CALPURNIO SICULO Scrisse delle bucoliche ove domina limitazione virgiliana, il cui mimo non si limita solo alle bucoliche ma anche alle georgiche e allepica del poeta, tuttavia da riconoscere che riuscito ad utilizzare ad arte la contaminazione riuscendo ad ottenere risultati originali.

SENECA La ricerca della perfezione interiore e linteresse per i problemi etici caratterizzano lo stoicismo di et imperiale ed anche Seneca, che ne fu il tipo esponente. In Nerone, di cui era precettore, allinizio il filosofo vide quasi attuarsi un ideale di stato che avrebbe condotto gli uomini alla felicit. Il contatto con quella figura spregiudicata che fu Nerone per molto tempo convinse Seneca a ritirarsi e a cambiare il suo pensiero in una ricerca interiore per perfezionarsi come evidenziato dalle Lettere a Lucilio composte poco prima della sua morte. Quello di Seneca uno stoicismo aperto a ogni apporto vitale di pensiero, anche da correnti filosofiche distanti dalla sua, tuttavia il suo pensiero rest sostanzialmente legato allo stoicismo. Notevole il problema di Dio. Seneca ribadisce che il divino coincide con il raziocinio insito nel reale e con luniverso in un tutt-uno che era in parte stato sviluppato da Manilo. Eppure in alcuni passi Seneca sembra di rendere Dio separato dalla materia e soprattutto presente nellanima umana. Anche dellanima ne mette in risalto il contrasto con il corpo e il suo volersi liberare da quella prigione per poter trascendere alleternit. Centrale nella ricerca morale di Seneca lindifferenza del saggio, il quale chiuso nella sua intimit guarder con indifferenza eventi che solo dei superficiali possono giudicare negativi in quanto mai comprenderanno limpossibilit a modificare lordine deciso dalluniverso.

Dialogi: di contenuto filosofico, il nome dovuto forse alla forma tipicamente colloquiale dellesposizione. Del tutto assente (tranne che nel De tranquillitate animi) la classica forma dialogica. Probabilmente furono composti quando era ministro di Nerone. Clementia: dedicato a Nerone appena salito al trono, insiste su questa caratteristiche del principe illuminato. Da considerare che siamo ai primi anni del governo Neroniano, cio quando si immaginava il ritorno dellet delloro. Naturalium quaestionum: indirizzati a Lucilio costituiscono lopera scientifica di Seneca, dedicata alla astronomia, alla meteorologia e alla geografia. Il filosofo si sofferma soprattutto sui fenomeni celsti quali fulmini, i venti, i terremoti e le comete. Sebbene ancora una volta lintento sia quello morale: attraverso la conoscenza di questi fenomeni luomo pu liberarsi dalla paura per dedicarsi al perfezionamento interiore. Lettere a Lucilio: frutto pi maturo del Seneca filosofo di cui la summa della sua filosofia morale. Pi che a Lucilio, Seneca si rivolge alluomo in genere, alla parte intima di ogni creatura umana cui propone i temi dominanti dellesistenza: la vita, la morte, la libert e lindipendenza dello spirito. Centrale il tema della morte. Apokolokyntosis: una sferzante satira menippea rivolta contro limperatore Claudio. Leggendola si ha quasi limpressione di trovarsi davanti a un altro scrittore. Nonostante tutto lo stile rimane sempre quello di Seneca: nervoso ed essenziale. Al centro della vicenda i viaggi dellanima dellodiato imperatore che prima assiste alla propria funzione funebre, per poi venirsi negata la sua divinizzazione dagli dei ed infine finire agli inferi. Al di la di quelli che sono i risentimenti del filosofo, lopera un capolavoro non solo di inventiva ma anche di stile, nel quale Seneca probabilmente raggiunger il suo culmine con luso anche del sermo familiaris. Resta inoltre testimonianza della versatilit di Seneca nellarte come nella vita. Tragedie: Sono nove. Hercules furens (Ercole reduce dagli inferi che uccide moglie e figli), Troade (il sacrificio della figlia di Priamo per il ritorno della flotta greca), Phoenissae (strage fraterna fra Eteocle e Polinice), Medea (la quale si vendica del tradimento di Giasone con una veste avvelenata donata alla rivale), Phaedra (il rapporto incestuoso fra Fedra, moglie di Teseo ed il figliastro Ippolito), Oesdipus (in cui viene ripreso lEdipo Re di Sofocle), Agamemnon (riprende lomonima tragedia di Eschilo), Thyestes (Atreo da in pasto al fratello Tieste le carni dei suoi figli), Hercules Oetaeus (leroe indossa la tunica imbevuta con il sangue del centauro Nesso e subisce dolori strazianti che lo portano ad una desiderata morte). Nelle tragedie di Seneca centrale il contrasto come gi si capisce dagli argomenti tratta ti fra il furore e il raziocinio, tra una mens sana e la totale perdizione. Una tragedia filosofica pertanto, se si considerano i tempi in cui visse il filosofo.

PERSIO Scrittore di satire che per modus operandi ci fa pensare ad un Leopardi, il suo liber esprime il suo pensiero sulla poesia in polemica di chi vi si accosta solo in cerca di guadagni. Fu stoico ma da quella corrente non attinse le indagini cosmologiche ma una sorta di breviario di norme morali per troppo lontane da quella che fu la sua vita, passata perlopi fra le mura domestiche. Il suo stile tutto teso per tentare di cercare la novitas, col risultato che tralascia i legami logici per concentrarsi su immagini improvvise e di grande impatto. Un linguaggio poliglotta che spesso rende difficile la comprensione delle sue satire.

LUCANO Nipote di Seneca. Noto per il suo poema storico, la Pharsalia detta anche come Bellum civile. Vi descritta la guerra civile fra Cesare e Pompeo dal Rubicone fino alla rivolta di Alessandria. In esametri, lultimo libro certamente incompiuto. Lucano vede le vicende in maniera distorta. Sceglie gli episodi che intensificano il pathos e non quelli necessari per una corretta interpretazione degli eventi. Eppure ebbe fonti di tutto rispetto come lo stesso Cesare, Livio e le guerre civili di Seneca retore. Probabilmente fu colpa del barocco neroniano in cui visse se arriv a questa particolare fisionomia del suo poema. Notabile il tema dellamore e della figura femminile in generale, come nel caso del dolore di Cornelia al ritorno di Pompeo o della bellezza di Cleopatra. Ma centrale nella sua opera il tema della rovina che culmina nella battaglia di Farsalo, non solo luogo di una sconfitta ma simbolo della sconfitta di uno stato, un popolo, fino a toccare il cosmo. Non vi per questo motivo un personaggio protagonista nellepica lucanea, piuttosto si potrebbe parlare di protagonismo corale, protagonista la storia stessa della guerra civile ed i vari personaggi non fan nientaltro che condurre questa verso la sua conclusione.

PETRONIO Scrittore problematico, il suo Satyricon, una satira menippea, probabilmente lopera pi problematica della letteratura latina. Venne ritenuto elegantiae arbiter da Nerone, che niente stimava elegante se non era approvato dal suo gusto. Oltre al Satyricon scrisse diversi carmi la cui paternit dubbia. Caratteristica rilevante nel suo mondo artistico il distacco da situazione scabrose e sconcertanti da cui ne resta sostanzialmente fuori. Troppe le componenti che toccano la composizione della sua opera: mimo, milesia, diatriba, lepica alla base di tutte le narrazioni di avventura e certamente non ultima la satira latina anche se di essa ignora sia la tensione morale sia lanalisi dei personaggi. Pi che altro bisognerebbe leggere il Satyricon come unico nel suo genere: invano potremmo cercare una dinamica di motivazioni e forze storiche dietro la trama narrativa Satyricon: Protagonisti sono Encolpio (narratore, uomo raffinato ed acculturato, aperto a qualsiasi esperienza. A salvarlo sempre la sua superiore intelligenza che allo stesso tempo non gli permette di sconfinare nel cattivo gusto in cui sguazza), Ascilto (compagnone fuggito con la fiamma comune ad Encolpio, rappresenta la forza bruta e lignoranza), il sedicenne Gitone (fiamma dei due, giovane furbastro che contrasta lessere rude di Ascilto), Eumolpo (poetastro incontrato durante linseguimento di Encolpio fuggito dallalbero dopo la cena di Trimachione, rappresenta lintellettuale pervertito e pronto ad ogni compromesso). Lazione si svolge in Prima fuga - furto dal tempio di Priapo Quartilla Cena Trimalchionis Seconda fuga Viaggio per mare Naufragio Crotone.

= LETA DEI FLAVI E DI TRAIANO = VALERIO FLACCO Noto per le Argonautiche, dedicate a Vespasiano in occasione della sua spedizione in Britannia (quindi in comune il tema del viaggio). Trattano lo stesso argomento dellomonimo poema di Apollonio Rodio sebbene quello di Flacco si interrompe bruscamente nellottavo libro con l parole di risposta di Giasone a Medea. Non si sa se sia solo perduto o se vi sia dietro altro. Nonostante i tentativi di critica da parte degli studiosi, le Argonautiche mancano di unit strutturale e di coerenza compositiva e narrativa. Predilige scene isolate con una cura per i dettagli e con un linguaggio raffinatissimo. Dei suoi eroi, Valerio non avverte il valore bellico bens bravissimo a descriverne i momenti di riflessione interiore, di pentimento, di colpa. Eroi dalla profonda sensibilit che lo distanziano del tutto dallopera di Apollonio. Eppure allo stesos tempo impossibile leggerlo senza confrontarlo con Rodio. Spesso il suo testo illeggibile in quanto fa riferimenti a quello che il testo del greco, specialmente perch Valerio filtra la natura, la vita attraverso il testo delle Argonautiche Apolloniane. Da Ovidio probabilmente prese il gusto dellintrospezione dellanimo femminile, di cui la figura di Medea si erge in maniera memorabile. E una Medea dolente, appassionata ed intensamente femminile che sembra essersi lasciata alle spalle la Medea tragica di Euripide e di Seneca, ma anche quella dello stesso Apollonio e la Didone virgiliana, suoi diretti modelli. Valerio ne segue psicologicamente il mutamento del pensiero dalle timide avvisaglie fino al cedimento totale in un intima sofferenza. Tuttavia, i giochi di potere fra gli dei in un Olimpo umanizzato lasciano anche pensare pi volte al lettore dove inizia la responsabilit degli dei e dove quella di Medea nelle vicende. In sintesi potrem definire Valerio come poeta delle ombre: egli acutizza le sfumature anche in merito alla sfera dei sentimenti, caratteristica dellarte virgiliana e larricchisce con una coscienza pi complicata.

SILIO ITALICO Compose i Punica, che narrano le vicende della seconda guerra punica dal passaggio attraverso le alpi fino alla battaglia di Zama. In contrapposizione a Lucano, di cui imita le innovazioni storiche, Silio vuole rievocare la gloria di Roma, sebbene lo faccia tenendo presente una gran variet di fonti con il risultato di un ipertrofico poema storico in cui vi uno sfoggio talvolta eccessivo di erudizione. Come per Ennio e Lucano, lintero popolo romano protagonista della storia.

STAZIO Napoletano, noto per la Tebaide. Poema epico in dodici libri riprende largomento dei Sette contro Tebe con la lotta fraticida tra Eteocle e Polinice. Era dedicata a Domiziano. Difficile precisare le numerosi fonti greche e latine, in quanto il mito era uno dei pi trattati dellantichit ed in gran parte andato perduto. Con certezza si pu invece affermare che il modello principale Virgilio, a cominciare dalla struttura del poema e della sua divisione. Lo stesso Stazio ci avvisa di ci nel dodicesimo libro invitando la sua opera a non tentare di emulare la divina Eneide. Eppure ben lontano dai toni classici di questa, semmai un Virgilio a tinte barocche, alla luce delleccessivo, dello spettacolare e smisurato in un atmosfera oppressiva che lascia emergere pennellate ispirate da un Seneca tragico. Un pathos esasperato che si sostituisce al senso della vita dellEneide. Achilleide: in due libri, viene raccontato il mondo dei giovani, gi intravisto nella Tebaide ma arricchito da elementi patetici e da un gusto figurativo che potremmo definire neoclassico. Il poema narra gli amori tra Achille e Deidamia, dai primi incontri sino alla partenza delleroe.

Silvae: con le Selve, Stazio affront il genere lirico in epigrammi infarcendo lattualit con una eccessiva decorazione mitologica ed erudita. Il titolo vuole alludere al carattere improvvisato dei componimenti anche se possibile scorgere anche il riferimento alla grande variet di temi dellopera.

PLINIO IL VECCHIO I particolari della sua morte, durante la famosa eruzione del Vesuvio, ci vengono minuziosamente raccontati dal nipote Plinio il Giovane mentre scriveva a Tacito. Morte emblematica, quasi a coronare quello che era il principio della sua opera: lintento di portare luomo fuori dalle tenebre dellignoranza fino alla conoscenza guidandolo ed aiutandolo a raggiungerla. Spirito avido di nuove conoscenze, trascorreva le giornate a leggere e schedare libri, utilizzando tutto il suo tempo. Frutto di questa sua curiositas un lungo elenco di opere sempre trasmesso dal nipote. A noi restano i libri di Naturalis historiae, opera colossale e di immensa (e dispersiva) erudizione. Egli tende ad accatastare opinioni svariate su un argomento senza capire se siano notizie false, infondate. Lideale enciclopedico di Varrone in Plino sembra risolversi in un ammasso indiscriminato di notizie, normale quindi che il suo stile risenta di questa enorme diversit di fonti da cui ha attinto: se prima appare letterario, poi diventa strettamente tecnico e cos via. Tuttavia egli spesso ricerca il linguaggio da usare nellintento di soddisfare un pubblico curioso di novit ed alla ricerca del favoloso anche nellambito delle scienze naturali. Sbaglieremo tuttavia se di lui ci facessimo lideale di uno studioso chiuso e chino sui testi tanto da dimenticarsi della vita civile e sociale. Tuttaltro, fa parte dei consiglieri del princeps e inquadra la sua opera di erudito in quello che era il programma di restaurazione dei Flavii. Una unit si pu tuttavia riscontrare nel valore che Plinio d alla dignit delluomo che lo scrittore pone al centro della natura, della scienza e di un cosmo che sembra avere il carattere divino. Un sapere che in funzione delluomo il quale e solo luomo ha bisogno di continuare a imparare e di conoscere.

MARCO VALERIO PROBO La sua fama legata soprattutto alla cura critica dei testi di Terenzio, Virgilio e di altri. Svetonio ci avvisa che il lavoro di Probo consisteva nel correggere gli errori degli amanuensi e nello scegliere la lezione migliore fra quelle offerte dai manoscritti e nel commentarle con apposite note a margine.

Vous aimerez peut-être aussi